Peter Sagan da padrone al Tour de France. Lo slovacco della Bora Hansgrohe ha vinto oggi, in volata, la seconda tappa dell’edizione numero 105 della Grande Boucle, la Mouilleron Saint Germain-La Roche sur Yon, di 182.5 chilometri. Il campione del mondo ha preceduto di un soffio sul traguardo dei Paesi della Loira l’italiano Sonny Colbrelli (Bahrain Merida). Il bresciano si è arreso per questione di centimetri, piazzandosi sul secondo gradino del podio di gioranta, davanti al francese Arnaud Demare (Groupama FDJ). Assente nello sprint finale lo specialista tedesco Marcel Kittel (Katusha Alpecin), ieri terzo, attardato a causa di una foratura a sette chilometri circa dall’arrivo. Distacchi annullati, per via di una caduta negli ultimi tre chilometri, che ha visto coinvolti anche il vincitore della prima tappa, ovvero il colombiano Fernando Gaviria (Quick Step Floors), e l’australiano Michael Matthews (Sunweb).
A Sagan è andata anche la maglia gialla (leader della classifica generale), che indossa per la quarta volta in carriera. E’ la vittoria numero 9 al Tour per lo slovacco ma anche il successo numero 110 da quando ha iniziato a correre. Tutti assieme all’arrivo i big della corsa. Mantiene quindi una buona classifica il siciliano Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), a 16″ da Sagan; mentre restano attardati il britannico Chris Froome (Sky), staccato di un minuto e 7″, e il colombiano Nairo Quintana (Movistar), a un minuto e 31″.
Poco soddisfatto a fine tappa Colbrelli. “Sono seccato. Ho fatto tanta fatica per prendere una buona posizione per il finale. Volevo anticipare questo sprint, per sorprendere Sagan, ma è partito prima lui. Ho provato a rimontare ma ho perso per poco, peccato”, ha detto il bresciano dopo il traguardo. Raggiante invece Peter Sagan. “Mi aspettavo uno sprint meno difficile. La strada era in discesa, con un arrivo molto veloce. Sono stato fortunato oggi: Colbrelli era veramente molto vicino a me. Quanti giorni resterò in cima alla classifica generale? Io proverò a tenere la maglia gialla il più a lungo possibile. Sono molto contento: qui ci sono anche mio padre e i miei amici. Ora festeggerò con loro”, ha affermato il campione del mondo in carica.
Intanto, da registrare i primi due ritiri della corsa. A 90 chilometri circa dall’arrivo ha alzato bandiera bianca, per dolori addominali, l’etiope Tsgabu Grmay (Trek Segafredo). A ruota ha dato forfait, ai meno 40 km, lo spagnolo Luis Leon Sanchez (Astana), ferito e dolorante al braccio sinistro dopo una rovinosa caduta.
Protagonista di gioranta il francese Sylvain Chavanel (Direct Energie), che è stato in fuga dal primo chilometro fino a 12 km dal traguardo, conquistando anche i 3″ di abbuono del “neonato” sprint bonification, piazzato oggi a 14 km dall’arrivo.
Domani è in programma la terza frazione di questo Tour 2018, la cronometro a squadre, di 35.5 chilometri, lungo le strade di Cholet.
(ITALPRESS).
A SAGAN TAPPA E MAGLIA GIALLA, 2° COLBRELLI
RUGGITO VETTEL, FERRARI VINCE A CASA MERCEDES
Scacco al re. Un ruggito tinto di rosso scuote Silverstone e come nei migliori auspici di Sebastian Vettel, la magia Mercedes si spezza. Sul circuito che negli ultimi cinque anni aveva sempre visto le Frecce d’Argento trionfare, è stavolta la Ferrari a prendersi il gradino più alto del podio, con Kimi Raikkonen terzo a completare la festa. Un successo che a Maranello mancava dal 2011 – allora grazie a Fernando Alonso – e che porta prepotentemente la firma di Vettel, 51 vittorie in carriera come un certo Alain Prost. Un successo che parte dalla qualifica di ieri, con quella prima fila ottenuta stringendo i denti, e costruito oggi giro dopo giro sin dalla partenza. Più forte del mal di collo e di una tradizione che lo aveva visto imporsi sulla pista inglese solo nel 2009, Vettel approfitta della partenza al rallentatore di Hamilton per portarsi in testa, non si scoraggia quando si ritrova in mezzo alle due Mercedes dopo la doppia safety-car nè quando Bottas respinge i suoi primi assalti. E a cinque giri dalla fine piazza il sorpasso vincente sulla Mercedes del finlandese che gli permette di guadagnare qualche altro punto sul rivale (171 contro 163). “La safety car ha reso tutto più frizzante ma è stata una bella battaglia con Valtteri – può sorridere Vettel – Ho spinto come un pazzo, non è stato semplice trovare un modo per passarlo ma credo di averlo sorpreso. Una giornata fantastica, abbiamo vinto a casa loro”. “Siamo in casa della Mercedes, non era facile vincere qui, Sebastian ha guidato come un leone”, concorda Arrivabene, che porta due Rosse sul podio a Silverstone per la prima volta dal 2004, dalla doppietta Schumacher-Barrichello.
E questo grazie anche a uno straordinario Kimi Raikkonen, che attacca subito Hamilton, si becca 10 secondi di penalità, gioca d’anticipo nella prima sosta e poi mette in atto una splendida rimonta, condita dalla lotta con Verstappen e dal sorpasso a Bottas nei giri finali che vale la terza piazza. In mezzo alle due Rosse un Hamilton che per come si era messa la gara limita i danni ma di certo avrebbe voluto raccogliere di più in un circuito dove aveva sempre vinto nelle ultime quattro edizioni. Il pilota anglo-caraibico paga il pessimo avvio – dove si fa superare da Vettel e Bottas – e un po’ di sfortuna, con quel contatto con Raikkonen alla curva 3 che lo manda in testacoda. Dalla pole all’ultimo posto, Hamilton parte all’arrembaggio, risale in un amen fino alla sesta posizione, lascia passare Bottas dopo la prima sosta nella speranza che possa infastidire Vettel e alla fine, grazie all’incidente di Ericsson e al contatto Sainz-Grosjean che rallentano i ritmi della gara, non ha bisogno di tornare ai box e il secondo posto finale è oro colato. “Mi dispiace non essere riuscito a regalare la vittoria a questo pubblico che mi ha aiutato in una giornata difficile. Ma non ho mollato mai e, credetemi, mai lo farò. Chiudere secondo e perdere solo 7 punti è una benedizione. Il problema è stata la partenza? No, la Ferrari che mi ha colpito”, replica a muso duro Hamilton, al quale non basta il mea culpa di Raikkonen (“è stato un errore mio, ho accettato la penalità e sono tornato a lottare”) scatenando una polemica a cui partecipano anche l’ex dt della Ferrari Allison (“incompetenti”) e Arrivabene (“bisogna saper perdere”).
Nemmeno il quarto posto di Bottas può far sorridere la Mercedes. Il finlandese, quando la seconda safety-car è rientrata, si è ritrovato al comando della gara a 10 giri dalla fine, guidando un mini-trenino di 4 piloti – le due Frecce d’Argento e le due Ferrari – raccolti in un paio di secondi. Ma da primo si è ritrovato quarto, cercando inutilmente di resistere a Vettel prima e Raikkonen poi. Probabilmente la scelta di puntare su un solo cambio gomme si è rivelata azzardata e con qualche giro in più Daniel Ricciardo avrebbe potuto pure lui superarlo. Alla fine per l’australiano un quinto posto che salva solo in parte una gara anonima per le Red Bull, con Verstappen che, sorpasso all’esterno su Raikkonen a parte, resta in ombra ed è poi costretto al ritiro. A completare la Top Ten cinque scuderie diverse (Renault con Hulkenberg, Force India con Ocon, McLaren con Alonso, Haas con Magnussen e Toro Rosso con Gasly) mentre resta a bocca asciutta la Sauber: sfortunato Leclerc, la cui gara si chiude dopo 18 giri mentre era in piena lotta per andare di nuovo a punti.
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TRIONFO BERLINO 12 ANNI DOPO, LIPPI “GRUPPO UNICO”
“Noi abbiamo ottimi giovani che ormai giocano tutti titolari in A, un ct esperto e di grande capacita’, portato a costruire squadre propositive: sono fiducioso per il futuro della Nazionale italiana. Questo gruppo, con questo ct, riuscira’ a costruire una squadra importante come Francia e Inghilterra”. A 12 anni esatti dal trionfo mondiale in Germania, Marcello Lippi ‘lancia’ il nuovo commissario tecnico Roberto Mancini e la Nazionale che sta costruendo dopo la mancata qualificazione a Russia2018. “Contrariamente a quanto molti pensano abbiamo un nucleo di giocatori importanti, di qualita’ in tutti i reparti, serve looro un tecnico che abbia in mente un calcio propositivo oltre che equilibrato, e Mancini lo e’ – sottolinea l’ex ct azzurro ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno -. I giocatori si divertono, partecipano, con Mancini costruiranno una squadra importante. Poi ci vuole equilibrio. Martinez ha giocato sempre con Mertens, Lukaku e Hazard, con il Brasile ha lasciato fuori Mertens e messo De Bruyne attaccante, con un centrocampista in piu’. Non si va avanti con i sogni, e Mancini credo sia in grado di fare questo”.
Tornando a quei giorni magici del 2006, Lippi ricorda che “in due anni abbiamo costruito un gruppo cosi’ forte che quando successe il casino che successe (calciopoli, ndr) trasformo’ tutto in energia positiva. C’era grande autostima. Sono tanti i flash che mi vengono in mente: la grinta di Gattuso che mi prendeva per la gola visto che avevo detto che sarei andato via…; la grande qualita’, saggezza e il trasmettere tranquillita’ di Pirlo; i leader Buffon, Cannavaro, Peruzzi…queste cose le porto sempre nel cuore e ogni volta che vedo un’immagine di quei giorni li’ mi torna tutto in mente”.
“Chi vincera’ il Mondiale? Se e’ un gioco io dico Belgio. Adesso tutti parlano della Francia, perche’ c’e’ un fenomeno come Mbappe’ e altri buoni giocatori, ma secondo me ci sara’ una sorpresa”. E’ il pronostico di Marcello Lippi, ct dell’Italia che esattamente 12 anni fa trionfava a Berlino, alla vigilia delle semifinali di Russia2018 che vedranno di fronte Francia-Belgio e Inghilterra-Croazia. “E’ un Mondiale attuale, nel senso che non esistono piu’ le squadre piccole e tutti i Paesi, anche se hanno campionati modesti, con poca competitivita’, hanno 14-15 calciatori che giocano in Europa e riescono a fare una squadra forte – spiega Lippi -. Ecco perche’ le difficolta’ iniziali di alcune squadre, ed ecco perche’ alcuni grandi campioni non riescono a fare con la Nazionale quello che fanno nel club. Cosi’ si crea equilibrio”. Solamente due squadre su quattro hanno vinto un Mondiale, Francia (1998) e Inghilterra (1966). “Non e’ un segnale negativo, e’ l’attualita’ – replica il ct della Cina -. In Belgio ci sono dei grandi calciatori, tra i migliori al mondo, in Francia lo stesso, e’ giovane e forte, l’Inghilterra e’ cresciuta tanto con allenatori diversi, nuovi, con un’altra mentalita’, non e’ piu’ il solito calcio inglese, e’ quello che fa il City, il Chelsea, lo United, il Tottenham…L’attualita’ dice questo, il problema per noi italiani e’ che sono squadre giovani e dureranno nel tempo… Stanno crescendo tutte, poi non so se la forza del Belgio sara’ confermata nel tempo, se continueranno a sfornare grandi giocatori o e’ la casualita’ di questo periodo che ha dato al Belgio 3-4 big tutti insieme”.
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FIGC-FEDERLEGNOARREDO, COVERCIANO SI RIFÀ LOOK
In occasione del 60° anniversario della sua fondazione, il Centro Tecnico Federale di Coverciano entra nel futuro con un ampio e profondo restyling, frutto della collaborazione tra la Federazione Italiana Giuoco Calcio e FederlegnoArredo. La casa delle Nazionali italiane, della Scuola Allenatori piu’ famosa al mondo e del neonato centro di preparazione Var, rappresenta un punto di riferimento per il calcio internazionale, come ha recentemente confermato la scelta della FIFA di organizzare proprio sui campi di Coverciano il raduno premondiale della squadra arbitrale. La FIGC e’ intenzionata a potenziare la sua funzionalita’, ma anche l’immagine del Centro, ed e’ proprio in questa ottica che si inquadra il progetto presentato oggi nell’Aula Magna, alla presenza del direttore generale della FIGC Michele Uva, del direttore generale del Salone del Mobile Marco Sabetta, del presidente del Settore Tecnico della FIGC Gianni Rivera, del presidente dell’AIA Marcello Nicchi, del presidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani e dell’Assessore allo Sport del Comune di Firenze Andrea Vannucci. La partnership tra la FIGC e la Federazione delle industrie del legno e dell’arredo-design e’ stata siglata alla fine del 2016 e ha previsto il rifacimento della pavimentazione, delle luci e degli arredi di cinque aree del Centro, cui hanno partecipato 11 aziende leader del settore: ANM Parquet, Arper, Ditre Italia, Flos, Gruppo Saviola, Kartell, Natuzzi, New Design Porte, Poliform, Poltrona Frau e Way. Il progetto, nato da un’idea di Paola Bottelli, e’ stato affidato all’architetto Giancarlo Tintori, fondatore di Italian Design & Architecture Agency, e riposiziona Coverciano come benchmark internazionale di stile del made in Italy, del comfort e della funzionalita’.
“Finalmente il Centro di Coverciano ha completato un’ampia opera di ristrutturazione – ha dichiarato il Dg Michele Uva – che l’ha reso piu’ moderno, piu’ funzionale e anche piu’ bello. Grazie alla collaborazione con FederlegnoArredo e le aziende leader nel design italiano, si presenta oggi come un esempio di stile del made in Italy. La FIGC ha investito molto nel Centro perche’ rappresenta un patrimonio del calcio italiano che genera valore in termini di
professionalita’ e credibilita’ anche in campo internazionale”. “Grazie alla disponibilita’ di 11 tra le piu’ importante aziende del settore, che hanno partecipato con entusiasmo a questo progetto – le parole del direttore generale del Salone del Mobile Marco Sabetta – siamo riusciti a realizzare qualcosa di bello e funzionale e i complimenti che ci sono arrivati da chi vive tutti i giorni questo Centro (calciatori, allenatori, arbitri e dirigenti, ndr) sono il miglior premio cui potevamo ambire. Spero che la collaborazione con la FIGC sia solo all’inizio”. Il presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini, non ha fatto mancare il suo saluto: “La giornata di oggi conferma l’impegno di FederlegnoArredo nella promozione delle eccellenze made in Italy. Con l’inaugurazione odierna si chiude idealmente il cerchio e mettiamo a sistema LegnoArredo e Calcio, che sono tra i principali motori di crescita del Paese. Dopo l’esposizione delle Coppe del Mondo al Salone del Mobile Milano Shanghai oggi festeggiamo un nuovo importante momento di incontro tra le imprese del legnoarredo, che rappresentano il secondo settore manifatturiero nazionale, e il mondo del calcio, terza industria italiana per investimenti”.
Per FederlegnoArredo presente a Coverciano il dg Sebastiano Cerullo. “Abbiamo fatto un lavoro bellissimo: secondo me chi viene qua deve trovare anche il bello, e questo le nostre imprese lo sanno fare molto bene. Gia’ un primo accordo” con la Figc era stato trovato “nel portare le quattro Coppe del mondo al primo ‘Salone del Mobile Milano’ a Shanghai -ha aggiunto Cerullo-. E’ stato amore a prima vista, e quindi venendo qui a Coverciano abbiamo visto che effettivamente siamo campioni del mondo, e lo dovevamo essere anche nelle strutture, nel design e nei mobili, e quindi abbiamo cominciato a mettere insieme un progetto con un architetto per noi importante”, ovvero Giancarlo Tintori, “e con le nostre undici imprese”. “Il nostro settore rappresenta 41,5 miliardi di fatturato, 320.000 addetti e 77.000 imprese, quindi e’ un settore del Made in Italy. L’idea e’ quella delle quattro effe:
eravamo abituati al food, al fashion, al furniture, adesso mettiamo anche il football”.
Presente in Aula Magna anche la Ct della Nazionale femminile Milena Bertolini, impegnata a Coverciano nello stage di fine anno con le ragazze Under 18 piu’ promettenti: “E’ una ristrutturazione davvero affascinante – ha sottolineato – perche’ sono stati introdotti elementi e stile di grande modernita’, preservando il fascino della tradizione di questo luogo magico”. L’intervento di restyling ha riguardato cinque aree, su cui si e’ uniformemente lavorato con la posa di parquet e con la valorizzazione degli spazi. In aggiunta, ecco il dettaglio delle opere per ciascuna area: nella hall del CTF e’ stata realizzata artigianalmente e installata l’iconica parete bifacciale retroilluminata con disegno “a diamante” e intarsi in legno policromo, dietro alla quale c’e’ un nuovo divano con poltrone e
punti luce; nel salotto dietro la zona bar sono state create aree relax e riunioni, con divani, poltrone, tavoli, tavolini, luci e libreria; la sala bar e’ stata arredata con poltrone, tavolini e luci; nel ristorante sono state inserite nuove sedie e lampade, ed e’ stata affissa alla parete principale una stampa digitale che raffigura Firenze; nella Sala Righetti e’ stato realizzato un maxi-tavolo per riunioni, sempre su misura, che richiama la parete “a diamante” della hall, con poltrone da ufficio, e un nuovo pannello in velluto blu ospita le maglie-simbolo della Nazionale azzurra. Le attivita’ svolte con FederlegnoArredo hanno completato il generale rifacimento del Centro su cui la FIGC ha investito complessivamente 7 milioni di euro. Dei lavori di ristrutturazione sono state interessate in primis le infrastrutture sportive (campi e spogliatoi), ma anche l’innalzamento degli standard della ricettivita’ alberghiera, l’ampliamento degli spazi dedicati all’area medica e la trasformazione dell’ex palestra in Auditorium per le conferenze.
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EMRE CAN “ALLA JUVE PER VINCERE”
Nel primo giorno di preparazione in vista della nuova stagione, la Juventus ha dedicato la ribalta ad Emre Can, centrocampista tedesco di origine turca prelevato dal Liverpool che già in mattinata aveva scritto sul suo profilo Twitter: “Oggi sarà un gran giorno” e che nel pomeriggio è stato ufficialmente presentato nella sala stampa dell’Allianz Stadium. “Beh il club lo conoscevo già da prima e so che è un club grandissimo e lo si può vedere dalla sede e dalle strutture”, sono state le sue parole sulle prime impressioni bianconere. A dargli qualche dritta sulla Juventus, anche Khedira: “Sì, ho avuto contatti con Sami, mi ha detto che è un club eccezionale e sono contento di essere qui”. Un aneddoto narra che la Juventus fosse nel suo Dna fin da quando era bambino. Storiella confermata dal neo numero 23 bianconero: “Il primo allenatore che ho avuto è italiano, è sempre stato un grande tifoso della Juventus e un giorno mi disse: ‘giocherai per la Juventus’. Oggi sono qui, è una storia interessante e lui è molto contento che sia arrivato a Torino. Era il periodo in cui c’erano Nedved, Del Piero, un periodo eccezionale”. Inevitabile la domanda sul tema più caldo in questi giorni a Torino, ovvero Cristiano Ronaldo: “Penso che per qualunque giocatore sarebbe grandioso poter giocare con Cristiano Ronaldo però onestamente non so se ci siano stati contatti tra il club e il giocatore”, ha abilmente dribblato Can.
Ha scelto la Juventus al posto di tanti altri club che gli facevano la corte, il perchè lo ha spiegato così: “So quanto è grande questa società, la conosco molto bene e so che ha una mentalità vincente come ce l’ho io. Io sono venuto qua per vincere”. La Champions è uno degli obiettivi, ma non il primo per il centrocampista tedesco: “Il primo obiettivo dev’essere la Serie A e poi arriverà anche la Champions – ha aggiunto -. So che la società ci sta dietro da 22-23 anni, tutti vogliono vincere la Champions e io voglio essere di aiuto per farlo. Ma l’attenzione tanto per cominciare sarà per la Serie A”. Ad influire sulla scelta di Emre Can di scegliere Torino anche “un progetto molto grande” e la voglia di “far parte di questo progetto”. Sul ruolo, l’ex Liverpool che aveva in Zinedine Zidane il suo idolo da bambino ha spiegato: “Mi piace giocare in diverse posizioni ma mi sento a mio agio come centrocampista. In ogni caso spetterà all’allenatore decidere. Ho parlato con Allegri ma non ancora di tattica, oggi è solo il mio primo giorno e nei prossimi giorni avremo modo di parlare anche di questo”. Emre Can si è detto lieto anche dell’accoglienza dei compagni: “Tutti i giocatori mi hanno dato una calorosa accoglienza, mi hanno chiesto come sono andate le vacanze, come mi trovo, come sta andando il recupero dopo l’infortunio”.
La presenza di alcuni media tedeschi gli ha dato l’occasione anche di parlare del flop della Germania ai Mondiali: “Penso che per tutti in Germania sia stata una grandissima delusione, non so perché, ma penso che dobbiamo rafforzarci e riusciremo a tornare forti. Loew è un grandissimo allenatore e so che riuscirà a rimettersi in piedi”. E, a proposito di tecnici tedeschi, Emre Can ha negato qualsiasi problema con Jurgen Klopp al Liverpool: “Sento questa cosa per la prima volta. Io avevo un rapporto molto buono con Klopp. Alla fine mi ha fatto il suo in bocca al lupo, ma assolutamente nessun problema con lui”.
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BUFFON “VOGLIO DIMOSTRARE DI ESSERE ANCORA GRANDE”
Prime parole in francese, con lo stesso entusiasmo di un ragazzino che approda in un grande club, ma anche la sicurezza del campione che ha tanto da dimostrare a dispetto della carta d’identità. Gli anni sono 40, ma per Gigi Buffon c’è ancora spazio per una prima volta. Per la prima esperienza all’estero, una tappa che arriva dopo più di 20 anni come numero 1 dei numero 1. Adesso si ricomincia. “Sono molto contento di essere qui, sono estremamente eccitato per questa nuova avventura che mi dà un’energia particolare in un posto che ha un’atmosfera magica, ringrazio il presidente che mi ha voluto fortemente”, sono le prime parole di Buffon da giocatore del Psg, qualche ora dopo il primo allenamento con tanto di applausi di benvenuto da parte dei nuovi compagni. Al suo fianco c’è Nasser Al-Khelaifi, grande capo del club campione di Francia che lo presenta quasi con emozione: “Un grande portiere, un grande leader, un campione del mondo che ha vinto tanti trofei. Oggi comincia una bella storia per il Psg”, dice il patron che poi lascia spazio all’ex numero 1 della Juventus, uno che aveva pronto un futuro da dirigente della Signora ma che non ha resistito al richiamo del campo, alla voglia di misurarsi in una nuova sfida. “L’offerta del Psg è stata una sorpresa molto gradita per me, probabilmente, anzi sicuramente, stavo già programmando un altro tipo di futuro, ma dentro di me ho sempre avuto l’ambizione e la speranza che accadesse un qualcosa, perchè sento di avere dentro ancora qualcosa di importante da dare. E’ arrivata questa offerta, è accaduto quello che speravo, la vita è veramente imprevedibile”.
Con la Juventus ha sfiorato più volte la Champions, non è mai riuscito a mettere le mani sulla Coppa dalle grandi orecchie che ormai da anni è il suo primo obiettivo, proprio come il Psg, esattamente come Al-Khelaifi. “Ho iniziato molto prima di questo club la caccia a questo trofeo, ma non credo sia un’ossessione nè per me nè per il Psg. Ho acettato volentieri l’offerta del club perchè credo ci siano le condizioni per potermi migliorare sia come calciatore che come persona e questo non è un aspetto secondario – dice Buffon -. Credo di poter dare il mio contributo e di poter aiutare il Psg a migliorare un po’, quindi ad ambire a traguardi sempre più importanti. Quando inizia una stagione non puoi pensare solo alla Champions, sarebbe una follia e qui non siamo pazzi”. Al Psg trova Areola e Trapp, due che non hanno nessuna intenzione di cedergli la maglia, ma per Gigi Buffon meritarsi il posto è sempre stato un fatto naturale. “Sono sempre stato titolare a Parma, nella Juve e in Nazionale, ma mai nessuno mi ha detto lo che sarei stato a priori, la maglia me la sono conquistata sempre sul campo. Lo sport è questo, la competizione è questa, ho 40 anni, ma godo di un ottimo stato di salute fisica e mentale. Per esperienza so che per andare fino in fondo c’è bisogno di tutti, dei 25 giocatori e della società e credo che tutti, nell’arco della stagione, possano trovare uno spazio importante per essere protagonisti. Io farò di tutto per aiutare i miei compagni a rendere al massimo, l’obiettivo è dimostrare di essere ancora un grande portiere e credo che lo farò”.
La carta d’identità non è un fatto da sottovalutare, ma non è la prima cosa che conta. “Quando avevo 30 anni, pensavo di avere davanti ancora 2-3 anni di carriera, poi l’ho pensato a 34, a 36 e a 38, ora ne ho 40, ma ho giocato fino a pochi mesi fa in Nazionale e quando si è in Nazionale credo si possa dire di essere ai massimi livelli. Io voglio giocare fin quando sto bene e penso di essere tra i più forti, quando mi renderò conto che non è così sarò il primo a voler smettere. Sono stato 10 anni a Parma e 17 alla Juve, mi ero ormai creato una zona di comfort, ma in realtà ho sempre cercato la sfida, il misurarmi non solo come calciatore, ma anche come persona. Oggi ho fatto il primo allenamento con il Psg, con i compagni parliamo lingue diverse, ma abbiamo lavorato, riso e scherzato e i momenti di disagio iniziali saranno bellissimi da ricordare. Fra 1-2 mesi parlerò con tutti, diventerò anche un portiere migliore perchè conoscerò un altro modo di parare, secondo me si migliora così, allargando gli orizzonti”. Lo scorso anno ha avuto come compagno Matuidi, ex Psg con cui ha legato subito. “Siamo stati poco insieme ma avevamo un legame veramente speciale, l’affetto reciproco era molto forte, quando ha saputo che c’era la possibilità di andare al Psg, mi ha incitato a venire qui, mi ha detto che secondo lui c’era bisogno di una persona come me e che mi sarei trovato benissimo. Sapendo quanto mi vuole bene e quanto mi stimi, sapevo che il suo era un pensiero vero al quale ho dato anche ascolto”. Al Psg troverà, sempre che non vada via, un Neymar che esce male dal Mondiale.
“I momenti poco felici e difficili li abbiamo passati tutti nella nostra carriera e nella nostra vita, sono tappe che se affrontate nel modo giusto ti fanno migliorare tantissimo, credo che un campione come Neymar da una delusione come quella Mondiale possa tornare con una rabbia agonistica e una voglia di vincere incredibile. Se ne gioveranno i suoi compagni e il Psg”. Neymar è la stella dello scorso anno, lui, a 40 anni, quella della nuova stagione. Non un compito facile, ma Buffon è abituato a certe pressioni e a certe attese. “Sono arrivato alla Juve a 23 anni, avevo un’esperienza limitata, il mio mondo fin lì era stato solo Parma e considerando anche la spesa che fece la Juve per comprarmi, la responsabilità e il peso c’erano. Ora sono sbarcato a Parigi con l’entusiasmo di un ragazzo, la verità è quella, la carta d’identità non tradisce, ma penso che uno debba seguire l’energia e l’entusiasmo che ha dentro. Credo che lo sport sia cambiato molto, ci sono parecchi giocatori che a 34 anni sono considerati ancora i migliori, una cosa impensabile fino a qualche anno fa. Non vedo perchè un portiere, seppure a 40 anni, non possa ritagliarsi momenti belli e di grande passione, poi i 40 anni di un portiere possono essere i 33-34 di un calciatore”. Detto che secondo lui la Francia può vincere il Mondiale (“ha un grandissimo ct e grandi qualità”), Buffon torna brevemente sulla squalifica di tre giornate inflitta dalla Uefa per l’espulsione e le dichiarazioni post Real-Juve. “La mia decisione di venire a Parigi non dipendeva dalle giornate di squalifica, rispetto la decisione della Uefa, l’arrabbiatura per quello che è stato è passata, quindi si accetta la decisione senza fare polemiche inutili”.
(ITALPRESS).
BMC VINCE CRONO A SQUADRE, VAN AVERMAET GIALLO
La Bmc vince la tappa dedicata alla crono a squadre e Greg Van Avermaet indossa la maglia gialla. Terza tappa, dunque, terzo leader della corsa dopo Fernando Gaviria e Peter Sagan nelle prime due. La squadra di Richie Porte ha vinto completando i 35,5 km del percorso in 38’46”, precedendo su un percorso molto veloce ma senza particolari difficoltà, il team Sky di Chris Froome di 4″ ed un pò a sorpresa la Quick Step di 7″. Più indietro, la Bahrain Merida di Vincenzo Nibali, che si posiziona all’11esimo posto con un ritardo di 1’06” rispetto al vincitore. Dopo aver vinto Gand e Parigi Roubaix bel 2017, il belga Van Avermaet campione olimpico in carica e con due vittorie in altrettante tappe al Tour sul groppone, indossa per la seconda volta la maglia gialla dopo averlo già fatto nel 2016 quando la sfilò anche allora a Peter Sagan (a corto di energie e staccatosi dai compagni a 9 km dall’arrivo) e dopo tre giorni dovette cederla a Chris Froome. Adesso guida la classifica con lo stesso tempo di Van Garderen, con 3″ su Geraint Thomas, 5″ su Philippe Gilbert, 11″ su Tom Dumoulin, 35″ su Rigoberto Uran, 51″ su Richie Porte, 52″ su Ilnur Zakarin, 53″ su Alejandro Valverde, 55″ su Chris Froome, 1′ su Adam Yates. Subito dietro Vincenzo Nibali, 22esimo con 1’06” di ritardo dalla testa della classifica. “L’umore e’ normale, tranquillo” le prime parole del corridore siciliano al termine della tappa.
“Non siamo andati fortissimo, nel finale siamo rimasti solo in quattro ed abbiamo cercato di dare il massimo. Non siamo grandi specialisti, quindi poteva andare anche peggio. Abbiamo cercato di salvare il salvabile. Abbiamo cercato di difenderci al meglio possibile. Gli avversari sono tanti, io sto bene e andiamo avanti cosi'”.
Domani, intanto, è in programma la 4a tappa, da La Baule a Sarzeau di 195 km, completamente pianeggiante e senza alcuna asperità: appena un Gpm di 4a categoria (800 metri a 7,8%). Sulla carta una giornata che dovrebbe mettere in luce i velocisti, ma al Tour non si sa mai.
(ITALPRESS).
LEBRON JAMES HA FIRMATO PER I LAKERS
ROMA (ITALPRESS) – Finite le vacanze in Italia, appena rientrato negli Usa LeBron James ha firmato il contratto che lo legherà per i prossimi quattro anni ai Los Angeles Lakers. La stella Nba, come annunciato il 2 luglio, ha siglato un accordo con il club gialloviola per una cifra totale pari a circa 154 milioni di dollari.
“E’ un grande giorno per i Lakers e per i nostri tifosi in tutto il mondo: diamo il benvenuto a LeBron James, tre volte campione Nba e 4 volte mvp”, lo ha detto Magic Johnson, presidente e bandiera storica della società gialloviola.
“LeBron è eccezionale. E’ il miglior giocatore del pianeta. Ama la competizione ed è un leader incredibile. A lui importa vincere e assicurarsi che i propri compagni abbiano successo. I giocatori dei Lakers sono entusiasti di avere un compagno che è stato 9 volte alle Finals”, ha aggiunto Johnson.
(ITALPRESS).










