È tutto pronto per il via alle Kinderiadi – Trofeo delle Regioni. Lunedì la cerimonia di apertura della manifestazione segnerà l’inizio ufficiale della trentacinquesima edizione del grande evento di pallavolo giovanile, che per la prima volta sbarca in Abruzzo. L’appuntamento è alle 18 circa, quando le rappresentative si ritroveranno nella zona della vecchia stazione di Pescara, da dove muoveranno per attraversare Corso Umberto ed arrivare alla Nave di Cascella, la fontana che è uno dei simboli della città e del suo splendido lungomare. Qui il cerimoniale proseguirà con altri significativi momenti alla presenza di numerose autorità. Sarà il primo atto di un evento atteso, che vedrà la presenza nel corso della settimana di 42 rappresentative regionali, 523 atleti, 210 componenti degli staff delle varie delegazioni, 16 tecnici membri delle squadre nazionali Fipav, 71 componenti del settore arbitrale, circa 150 tra dirigenti federali e accompagnatori delle delegazioni, per un totale di circa mille presenze. Da martedì prenderanno il via le gare. Al mattino giocheranno le formazioni maschili, nel pomeriggio quelle femminili. Nove i campi sui quali disputeranno le partite: il palasport Valle Anzuca di Francavilla, il palavolley Santa Maria di Pineto, il palasport Cornacchia di Pescara, il PalaTricalle di Chieti, il palasport Quaranta di Pescara, il palasport Colle Dell’Ara di Chieti, il palasport Evangelista di Pescara ed i due campi allestiti al Pala Dean Martin di Montesilvano. Sabato mattina, 30 giugno, al PalaTricalle di Chieti sono in programma le finali 1°/2° posto maschile e femminile che assegneranno i titoli.
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LUNEDI’ CERIMONA APERTURA 35^ EDIZIONE KINDERIADI
FEDERAZIONE E GIOCATORI “ARGENTINA È UNITA”
Nessun ammutinamento, nessuna frattura fra squadra e ct, solo bugie. L’Argentina alza la voce e lo fa attraverso il presidente della Federazione, Claudio Tapia, e uno dei suoi giocatori simbolo, Javier Mascherano. Il primo ha denunciato “coloro che vogliono ferire questo gruppo e danneggiare la sua immagine”, negando qualunque dissidio interno dopo la falsa partenza nel Girone D dei Mondiali in Russia (1-1 con l’Islanda e, soprattutto, il ko per 3-0 con la Croazia) che ha di fatto complicato l’approdo agli ottavi di finale. “Mi sembrava opportuno per me venire a parlare con voi, oggi lo staff tecnico ha guidato la sessione ed il gruppo si è allenato – ha detto il numero uno dell’Afa ai giornalisti – È una dimostrazione chiara che quello che molti di voi hanno detto sono menzogne che non sono accadute”. Tapia ha poi invitato la stampa argentina a “collaborare”, anche in risposta ad alcune ‘teorie’ che vorrebbero la squadra in realtà autogestita: “Per lungo tempo avete vissuto con questo gruppo. Alcuni di voi hanno fatto tre, quattro o cinque Coppe del mondo, ed è grazie a loro (i giocatori, ndr). Oggi avete l’opportunità di dimostrare che siete argentini, dicendo la verità. Collaborando per raggiungere il successo dello sport”. Sampaoli dunque è confermato alla guida dell’Argentina, che il 26 dovrà battere la Nigeria a San Pietroburgo per sperare di proseguire l’avventura mondiale.
“Confermo: la riunione tecnica ieri c’è stata – sono state invece le parole del Jefecito – Abbiamo avuto un incontro nel tentativo di trovare il modo di uscire da questa situazione; su quello che è successo dopo però ho letto solo bugie. Noi sappiamo bene come sono andate le cose e confermo che non ci sono problemi. Il rapporto con Sampaoli è normale”. “C’è pero un certo disagio – ha aggiunto Mascherano – Se non lo ammettiamo saremmo ipocriti, cerchiamo però tutti il bene collettivo. Siamo in 23 e siamo uniti. Sappiamo che la situazione è complessa. Tutti gli allenatori che hanno lasciato questo team hanno detto la stessa cosa: noi però non abbiamo mai remato contro la squadra. Sulla nostra generazione si è creato un mito, pubblicato prima da un giornalista, poi da un altro e quindi creduto da molti. Ma la squadra non ha smesso mai di lavorare: saremo responsabili per il risultato. Tutto questo rumore però non aiuta di certo. Ora abbiamo la possibilità di qualificarci per gli ottavi di finale e lotteremo tutti insieme per questo obiettivo”.
Nel frattempo Lionel Messi, finito sulla graticola per il rigore fallito con l’Islanda, compie 31 anni. Se in patria la ‘pulce’ è diventata quasi un caso, la moglie Antonella Roccuzzo gli ha inviato su Instagram dei dolcissimi auguri: “Felice compleanno Amor, ti vogliamo tanto bene!!! Grazie per avermi reso la donna piu’ felice del mondo e per la famiglia che abbiamo formato. Sei il nostro piu’ grande tesoro. Ti auguro di essere felice oggi e sempre, amore”. Il tutto condito da foto di famiglia e cuoricini. Una dimostrazione d’affetto che il fuoriclasse del Barcellona avrà sicuramente gradito.
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TIRO ARCO: ORO BOARI A TARRAGONA “FELICE PER ME”
Lucilla Boari è d’oro. L’arco azzurro si regala una gemma da incastonare nel palmares dei Giochi del Mediterraneo, grazie alla vittoria dell’atleta tricolore (7-1 il punteggio finale) contro la spagnola Monica Galisteo Cruz nella finale individuale. “Il quarto posto di Rio è stato già un grande risultato per noi – ricorda l‘azzurra -, è stata un’emozione partecipare ai giochi. Quello di Rio è stato un grande risultato (quarto posto con polemiche per un titolo offensivo di un giornale, ndr) ma questo vale un po’ di più. Sono contenta per me. È un gradino in più da cui partire per i prossimi traguardi. Dedico l’oro a papà, ho iniziato a tirare con lui, mi ha sempre seguito e penso sia la persona più orgogliosa di me. Volevo rifarmi del risultato a squadre, sono molto contenta” le parole dell’azzurra, abbracciata dal presidente federale Mario Scarzella. “Dopo le delusioni delle squadre era un bel momento per la ragazza e per tutti noi perchè se l’è meritata davvero tirando con un pò di vento che le dava fastidio e tirando davvero bene. Complimenti a Lucilla per quello che ha fatto, siamo davvero soddisfatti di questa sua performance” le parole all’Italpress del numero uno della Fitarco. “Adesso non è finita la stagione, due ragazze partono da Tarragona per la Grecia in vista degli Europei giovanili dove si giocheranno la qualifica per Buenos Aires e quindi la stagione continua”.
“Abbiamo anche alcune tappe di Coppa del mondo e poi inizieremo a prepararci per i Mondiali del prossimo anno facendo in accordo con Berruto un lungo raduno cercando il vento perchè in Olanda probabilmente troveremo molto vento e quindi dovremo essere preparati a tirare anche in questa situazione”.
Soddisfatto anche il neo dt della Federazione Mauro Berruto, che “assapora” il primo oro da quando riveste questo nuovo ruolo. “Questo è uno sport che nelle fasi finali riserva molta adrenalina. Non è così all’inizio dove è tutto molto diluito e proprio per questo sto imparando tante cose. Come ad esempio che servono abilità diverse per gareggiare nella parte iniziale rispetto al momento che si assegnano le medaglie. Sono contento per Lucilla, che ha passato un inverno complicato ed invece da qualche mese ha cambiato marcia e ritmo. In generale, ci aspettavamo di più da questa trasferta in particolare dalle squadre” ha detto Berruto. “Eravamo qui perchè riteniamo i Giochi del Mediterraneo una competizione comunque di qualità, ma soprattutto di prestazione molto vicina a quella delle Olimpiadi, quindi tutto quello che è successo qui è utile e rappresenterà uno strumento di lavoro per i prossimi due anni, ma soprattutto per il prossimo anno perchè il nostro obiettivo fondamentale rimane il Mondiale in Olanda che sarà la prima possibilità di qualificazione olimpica”.
Anche se all’epoca non era ancora dirigente della Federazione, Mauro Berruto parla del famoso titolo (“cicciottelle azzurre”) che caratterizzò ad agosto del 2016 il quarto posto delle azzurre tra le quali la Boari. “Credo che abbia risposto il tempo rispetto a quella sciagurata idea di quel contesto. Chi ha fatto quel titolo non ha neppure tirato mai un calcio ad un pallone perchè arrivare a sfiorare una medaglia olimpica, perderla nel modo in cui è stata persa a Rio dalle ragazze – e sarebbe stata la prima medaglia olimpica nella storia del tiro con l’arco femminile – e a distanza di qualche ora leggere quel titolo sul giornale è una cosa che mi sembra un’idiozia gratuita. Penso non valga neppure la pena di replicare”.
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HAMILTON VELOCISSIMO, MA VETTEL GRANDE PASSO GARA
Lewis Hamilton velocissimo al termine del venerdì di prove libere del Gran Premio di Francia che ritorna dopo una lunga assenza sul circuito “Paul Ricard” di Le Castellet. Con 1’32″539 si lascia tutti alle spalle, con Ricciardo e Verstappen a sette decimi e le Ferrari di Raikkonen e Vettel, a nove decimi e un 1″1. Il campione in carica sfrutta al meglio la versione aggiornata della power unit della sua Mercedes, ma non è chiaro se è stato usato tutto il boost a disposizione per capirne l’affidabilità, visto che in Canada proprio questo fattore aveva consigliato il team tedesco a rinviare alla tappa francese il suo esordio. Problemi che si sono visti sulla vettura gemella di Valtteri Bottas che è rimasto per lunghissimo tempo fermo ai box, per una perdita d’acqua, tanto da non tornare più in pista. Hamilton grande favorito della vigilia? Forse… Almeno per le qualifiche il quattro volte iridato lo è, ma se si esaminano poi i tempi dei long run per testare il passo gara, la musica cambia. Sebastian Vettel, infatti, ha girato sempre velocissimo, arrivando anche a 1’35”, tempi che Hamilton invece non ha avvicinato. Leggendo poi i tempi si nota che nel passo da qualifica il tedesco della Ferrari ha lo stesso tempo di Romain Grosjean con la Haas ed è impensabile che in qualifica non possa risultare più veloce del francese.
Il tedesco nel post prove libere, ha affermato che la macchina ha un potenziale superiore rispetto a quanto ottenuto nel giro secco e che per domani dovrà riuscire a mettere insieme il meglio. Lavoro per il team di Maranello tra stasera e domani per presentarsi al meglio al via delle qualifiche delle ore 16.00 di sabato. Essenziale quindi l’ora di prova della terza sessione di tre ore prima. Da tenere d’occhio le due Red Bull per capire se potranno inserirsi nella lotta tra Mercedes e Ferrari. Da segnalare alcuni inconvenienti per Ericsson con la Sauber e Hartley con la Toro Rosso, con la comparsa del fuoco nel posteriore delle loro monoposto. Disavventura anche per Sergio Perez che ha perso la gomma posteriore sinistra della sua Force India, mentre stava cercando il suo miglior tempo. Tanti in testacoda, con Leclerc (Sauber) e Alonso (McLaren) protagonisti.
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COUTINHO E NEYMAR, BRASILE-COSTARICA 2-0
Un dominio pressochè ininterrotto, ma solo in pieno recupero il Brasile riesce a domare il Costarica, che saluta già i Mondiali: Coutinho e Neymar, tra il 91′ e il 97′, liberano la Seleçao dalle inevitabili critiche e dal timore di doversi giocare tutto all’ultima giornata contro la Serbia. Non è ancora fatta per Tite, ma dopo il pareggio con la Svizzera i tre punti avevano un’importanza vitale: determinanti i cambi, dopo un primo tempo un po’ così. Firmino e Douglas Costa hanno dato la scossa e non a caso hanno propiziato le reti verdeoro quando ormai i Ticos si erano convinti, grazie anche alle parate di Keylor Navas, di poter portare a casa un punticino utile più per il prestigio che per la classifica. Prima Coutinho, su invito di Firmino ‘sporcato’ da Gabriel Jesus, poi Neymar – scoppiato in lacrime al triplice fischio di Kuipers – sull’assist di Douglas Costa. Il Brasile ha vinto così, soffrendo ma indubbiamente con merito.
Senza Danilo (Fagner a destra), Tite ha riproposto lo stesso 11 che ha stentato con la Svizzera: Gabriel Jesus prima punta, alle sue spalle Willian (deludente), Coutinho e Neymar. L’ex Inter prova subito ad abbattere il muro eretto da Gonzalez, un 5-4-1 in cui trovare spazi è affare complicato: il destro difetta di precisione. La combinazione Venegas-Borges porta al tiro il numero 5 del Costarica, che mette paura ad Alisson, mai impegnato. Si registra un gran controllo di Neymar servito in profondità, decisivo Keylor Navas in uscita. Inizia ad accelerare il Brasile: diagonale di Marcelo, non trova la porta il terzino del Real Madrid, poi Coutinho cerca di replicare il gioiello contro la Svizzera. Non gli va bene. Navas anestetizza anche l’inedito destro di Marcelo e difende lo 0-0 dei Ticos.
Tite lascia negli spogliatoi Willian e inserisce Douglas Costa. L’ingresso dello juventino regala nuova verve alla Seleçao, che va a un passo dal vantaggio in tre circostanze ravvicinatissime: Neymar viene anticipato di un soffio davanti a Navas, Gabriel Jesus centra la traversa di testa, poi Coutinho spara a botta sicura e, dove non arriva Navas, ci pensa Borges praticamente sulla linea. Di nuovo ‘O Ney’: superlativo ancora Navas, che in due tempi ferma a seguire Coutinho e Neymar. Il Brasile rifiata, il Costarica prova a graffiare: decisivo Miranda in anticipo su Ruiz, trasformato in punta centrale da Ramirez dopo l’uscita di Urena, sostituito da Bolanos. Firmino per Paulinho: Tite fa all in a una ventina di minuti dalla fine. Un azzardo che pagherà. Non subito però. Perchè Gamboa sbaglia il controllo, ma Neymar non trova l’incrocio dei pali. Al 78′ Kuipers fischia rigore per una leggerissima trattenuta di Gonzalez su Neymar: l’intervento del Var è decisivo, l’olandese torna sulla sua decisione e fa bene. Il nervosismo è evidente in casa verdeoro, il timore di scivolare malamente in stile Argentina è più che reale. Ma nel corposo recupero concesso da Kuipers il Brasile sorriderà due volte. Firmino appoggia per Jesus, tocco involontario per l’inserimento di Coutinho: Navas si arrende, esplode la gioia della Seleçao. Al 97′ ennesima accelerazione di Douglas Costa, cross al bacio per Neymar che davvero non può sbagliare. Il Brasile trova la prima vittoria, anche se col fiatone. Giusto gioire, ma la strada verso la finale è appena all’inizio.
A seguire il “geyser sound” è scemato di colpo. L’Islanda, dopo aver fermato sull’1-1 l’Argentina, si è arresa oggi, per 2-0, di fronte alla Nigeria. A decidere la sfida, alla Volgograd Arena, la doppietta firmata dall’ispirato Musa, nella ripresa.
La squadra dei vichinghi, alla prima apparizione nella kermesse iridata, ha perso il ritmo che ha contraddistinto il suo percorso negli Europei del 2016 e nella prima uscita Mundial. Compatti ma sterili oggi Aron Gunnarsson e compagni, che hanno fallito pure un penalty (calciato alle stelle da Gylfi Sigurdsson) e spariti dal campo nella seconda frazione. Decisamente più incisive, soprattutto dopo l’intervallo, invece, le Super Aquile.
Quanto mai complicato ora il discorso qualificazione agli ottavi di finale di questo girone D. La Croazia è già avanti (sei punti); seguita dagli africani, a quota tre, e da Islanda e Argentina (rientrata in corsa), appaiate a un punto. In scena martedì (alle 20 italiane) Islanda-Croazia e Nigeria-Argentina.
In serata la Svizzera ha battuto in rimonta, per 2-1, la Serbia, al termine di una sfida intensa, valida per la seconda giornata del girone E dei Mondiali. Al Kaliningrad Stadium, al gol di testa di Mitrovic nel primo tempo hanno risposto nella ripresa gli elvetici con una gran rete di Xhaka e il sigillo in contropiede di Shaqiri (entrambi di origini kosovare).
I cinici Kolarov e compagni dei primi 45 minuti si sono fatti ribaltare dagli elvetici, all’inizio titubanti poi, via via, sempre piu’ aggressivi. Giusto nel complesso il risultato finale. A una gara dal termine del gruppo E, si giocheranno mercoledì (alle 20 italiane) Serbia-Brasile e Svizzera-Costarica, comandano il girone gli elvetici e Neymar e soci, appaiati a 4 punti. A quota 3 la squadra di Milinkovic-Savic. Fermi a zero infine i rappresentanti del Costarica (ormai eliminati).
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TORTU 9″99, BATTUTO RECORD DI MENNEA SUI 100
Filippo Tortu batte il record italiano di Pietro Mennea sui 100 metri. Il ventenne sprinter azzurro ha corso in 9.99 (vento +0.2) al meeting di Madrid, per superare il primato nazionale che resisteva da quasi 39 anni, 10″01 a Città del Messico il 4 settembre 1979. Il velocista delle Fiamme Gialle diventa il primo italiano della storia sotto i 10 secondi, con il secondo posto nella gara vinta dal cinese Su Bingtian in 9″91. “E’ una sensazione fanstastica, e’ sempre stato un sogno, fin da bambino e lo era fino a qualche ora fa. Sapevo di poterlo fare, ci speravo e con un po’ di fortuna ci sono riuscito”. Cosi’ Filippo Tortu ai microfoni di Sky Sport24 commenta il nuovo record italiano sui 100 metri con 9″99, battendo il primato che apparteneva a Pietro Mennea (10″01 a Citta’ de Messico, 4 settembre 1979, ndr). “E il risultato del lavoro svolto. E’ soprattuto merito di mio padre e di come mi ha allenato in questi anni, in una maniera innovativa che sta dando i frutti. Con il team che mi ha costruito intorno e che mi permette di pensare solo ad allenarmi e correre forte” afferma il velocista delle Fiamme Gialle. “E’ arrivato inaspettato ma non mi dimentico l’obiettivo principale che sono gli Europei a Berlino” aggiunge Tortu che conferma l’intenzione di correre anche i 200: “Perche’ e’ la gara dove posso esprimere al meglio le mie caratteristiche”.
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AL VIA I GIOCHI DEL MEDITERRANEO A TARRAGONA
Applausi ma anche tanti fischi per Re Felipe VI di Spagna a Tarragona in occasione della cerimonia inaugurale della 18esima edizione dei Giochi del Mediterraneo. La questione dell’indipendenza catalana (“Free Catalonia” recitava uno striscione sulla strada per lo stadio) ha preso il sopravvento al momento della presentazione delle autorità e durante l’inno spagnolo. Sua Maestà è stato annunciato ed ha preso il suo posto in tribuna d’onore con al fianco il premier Pedro Sanchez e il presidente del Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo Amar Addadi suscitando appunto contrapposte reazioni tra gli spagnoli presenti. Ed anche quando il presidente del comitato organizzatore Josep Felix Ballesteros lo ha nominato nel suo discorso ufficiale, si è ripetuto il medesimo copione. Il clima generale, tuttavia, non ne ha risentito e la festa ha potuto avere la sua normale scaletta: 26 le Nazioni al via (prima la Grecia, ultima la Spagna in ordine di apparizione) e per la prima volta inviti anche per Kosovo e Portogallo pur non essendo bagnati dal Mare Nostrum ma essendo di “cultura” mediterranea. Il Tarragona Gimnastic Stadium, che può contenere 15.000 spettatori ed ospita le gare della squadra locale che milita nella serie B iberica, ha fatto da cornice all’evento ospitando la cerimonia che tra storia ed attualità ha abbracciato secoli di storia proiettando verso il futuro.
Tanta emozione soprattutto per chi, con caparbietà, questi Giochi li ha difesi fino al punto di chiedere – ottenendola – la possibilità di farli slittare di un anno a causa di problemi economici. Oggi i problemi sono soprattutto di altra natura (ad esempio i trasporti), ma questo non ha impedito a Tarragona almeno per una sera di vivere la propria festa e la propria storia lasciandosi guidare dal ritmo della musica mediterranea. Le numerose rovine del suo passato di colonia romana, visibili al centro del campo dove tre colonne “cadute” lasciavano intravedere i pezzi formando un insieme archeologico che nel 2000 è stato inserito tra i patrimoni mondiali dell’umanità dall’Unesco, ha creato un’atmosfera emozionante che ha accompagnato il pubblico fino alla dichiarazione ufficiale di apertura. E’ stato il Re Felipe a “tagliare” il nastro ideale, questa volta con qualche fruscio di disapprovazione, ma soprattutto con gli applausi generali.
L’Italia, “scesa” sul campo per 11esima nella lista, parte da assoluta protagonista in questa competizione: si presenta con il numero più alto di atleti (409) seguita dalla Spagna (398), con l’obiettivo di vincere come cinque anni fa a Mersin il medagliere finale. La determinazione azzurra si è vista tutta nell’emozione e nella grande determinazione con cui Giovanni Pellielo ha portato la bandiera, guidando la festosa comitiva azzurra all’interno dello stadio per ricevere l’applauso. Il 48enne del tiro a volo diventa così l’alfiere più longevo di sempre nella storia delle manifestazioni multidisciplinari azzurre, superando D’Inzeo che fu alfiere a Città del Messico nel 1968 a 43 anni.
Intanto, hanno già preso il via le gare: i ragazzi della Nazionale Under 18 di Franceschini hanno pareggiato 2-2 contro il Marocco, esordio con sconfitta per le pallavoliste contro la Grecia (3-2), infine nel tiro con l’arco con tutti gli azzurri (tra i quali Galiazzo e Pasqualucci) che sono andati avanti. Domani si inizia con il nuoto, e l’Italia è attesa subito sul podio.
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MARADONA DIFENDE MESSI “COLPA FEDERAZIONE E CT”
“Ho una rabbia che non si può definire a un dolore dentro molto grande perchè chi ha vestito questa maglia non può vedere la Nazionale martoriata dalla Croazia che, a dire il vero, non è il Brasile, l’Olanda o la Spagna”. Diego Armando Maradona si sfoga nel corso del programma “De la mano del Diez” su Telesur e indica quelli che, a suo avviso, sono i responsabili della disfatta contro la Croazia dell’Argentina, rientrata comunque in corsa per gli ottavi dopo la vittoria della Nigeria (che sfiderà all’ultimo turno) sull’Islanda. “C’è un colpevole e il colpevole è il presidente della Federcalcio argentina, Claudio Tapia – sottolinea il Pibe de oro -. L’Afa è diretta da gente che non sa nulla di calcio. Tutti credevano che Sampaoli avrebbe risolto i problemi di gioco con i computer, i droni, 14 aiutanti, 25 sparring partner. L’Argentina non sa a cosa gioca, non ha una soluzione per nulla in ogni parte del campo. Giovedì non ha creato un’occasione, non ha vinto un contrasto, non ha mai avuto il pallone”. Tapia e Sampaoli sul banco degli imputati, ma non Lionel Messi. Secondo Maradona, l’asso del Barcellona “non ha giocato come poteva giocare ma i suoi compagni non gli passavano la palla, è difficile risolvere da solo i problemi di tutti”. Diverso il discorso su Willy Caballero. “Ha fatto un disastro mondiale – attacca l’ex fuoriclasse parlando della papera del portiere del Chelsea -. La colpa però è esclusivamente del tecnico, che ha convocato un portiere che ha giocato pochissimo questa stagione, escludendo Armani che ha avuto una grande annata”.
La vittoria della Nigeria offre all’Albiceleste “un’occasione in più per qualificarsi agli ottavi, ma il problema in assoluto non è la Nigeria, il problema siamo noi. Mi piacerebbe capire se nello spogliatoio si siano presi a pugni. Se non è successo – conclude – è perchè non ci sono gli attributi. Se qualcuno ha dovuto mettere del ghiaccio sul volto va bene”.
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