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BENE RUSSIA, GIAPPONE E SENEGAL, COLOMBIA KO

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La Russia batte 3-1 l’Egitto, resta a punteggio pieno nel girone A e ipoteca la qualificazione agli ottavi di finale. Allo stadio San Pietroburgo il primo tempo e’ equilibrato. La Russia parte forte e mette in difficolta’ la nazionale di Cuper con un pressing molto alto, ma il colpo di testa di Ignasevich e la conclusione di Golovin non impensieriscono El-Shenawy. Al
quarto d’ora l’Egitto si fa vedere per la prima volta nell’area avversaria con un tentativo di testa di Mohsen e, pochi minuti dopo, con un destro di Trezeguet che finisce non lontano dal palo. Il match si mantiene equilibrato: da una parte ci prova Cheryshev, dall’altra ancora Mohsen, mentre Salah resta in ombra fino al 42′ quando prova ad accendersi spaventando Akinfeev con una conclusione dal limite. Nella ripresa, invece, non c’e’ partita. La Russia passa in vantaggio dopo neppure due minuti grazie al maldestro autogol di Fathi sul tiro-cross di Zobnin. Al 59′ arriva il raddoppio di Cheryshev sull’assist di Fernandes, tre minuti
dopo il tris firmato da Dzyuba. Salah su rigore (concesso dall’arbitro italiano Irrati al Var) sigla il gol della bandiera, ma per l’Egitto e’ tardi e l’eliminazione e’ a un passo.

Nelle altre gare, i Samurai hanno steso i Cafeteros. Alla Mordovia Arena di Saransk, il Giappone ha vinto per 2-1, contro la Colombia, la prima gara del girone H dei Mondiali. Match condizionato da quanto accaduto al 3′: con rosso sacrosanto a Carlos Sanchez e rigore in favore degli asiatici. A seguire dell’1-0 dei giapponesi, i sudamericani, nonostante l’inferiorità numerica, sono stati bravi nel recuperare lo svantaggio, prima di crollare (soprattutto fisicamente) nella ripresa contro gli attacchi a testa bassa degli avversari, bravi tecnicamente e ben organizzati. A decretare il risultato le reti siglate da Kagawa, dagli undici metri, in apertura; da Quintero, direttamente da punizione, verso la fine della prima frazione; infine da Osako nel secondo tempo. Nei Cafeteros il ct José Pekerman ha puntato sul modulo 4-2-3-1, rinunciando alla stella James Rodriguez, non al meglio della condizione fisica, in campo solo nell’ultima mezzora. Spazio in avvio invece ad Arias, Murillo, Davinson Sanchez e Mojica a protezione di Ospina; a Lerma e Carlos Sanchez (espulso al 4′) lungo la linea mediana; con Juan Cuadrado (sostituito dopo mezzora circa da Barrios), Quintero e Izquierdo alle spalle dell’unica punta Falcao, voglioso di mettersi in mostra, dopo l’assenza forzata (per infortunio) nei Mondiali del 2014. Modulo speculare (4-2-3-1) per i Samurai. Il ct last minute Akira Nishino ha schierato dal primo minuto Sakai, Shoji, Yoshida e Nagatomo davanti a Kawashima; Shibasaki e Hasebe nella zona nevralgica; con Haraguchi, Kagawa e Inui a sostegno di Osako. In scena negli ultimi venti minuti Honda. La sfida è entrata subito nel vivo. Al 3′, dopo un errore di Davinson Sanchez, Ospina si è opposto bene al lanciatissimo Osako. Sulla ribattuta, Kagawa ha calciato a porta vuota e Carlos Sanchez si è reinventato portiere. Colombia in dieci e rigore trasformato dallo stesso Kagawa. Dopo qualche minuto i Cafeteros hanno rialzato la testa. Al 12′ ci ha provato Falcao, al volo, di esterno, trovando la facile risposta di Kawashima. Verso il quarto d’ora il Giappone ha sfiorato il raddoppio: Inui ha calciato a girare e la palla è terminata di un sofio al lato. Poi, al 39′, è giunto l’1-1: Quintero, da calcio piazzato, con un mancino beffardo, ha fatto passare la palla sotto la traversa e Kawashima si è fatto sorprendere. Intensa anche la ripresa. Al 9′ Ospina si è superato su una bella conclusione di Osako. Tre minuti dopo il portiere della Colombia si è ripetuto sul solito tiro a giro di Inui. Al 27′, però, sugli sviluppi di un corner, battuto bene dal neoentrato Honda, tanto Ospina quanto Arias hanno tentennato e Osako, di testa, ha timbrato il 2-1, meritato. A seguire la Colombia ha provato a reagire ma con poche energie e molta confusione. L’unico vero pericolo per i Samurai è arrivato dai piedi di James Rodriguez, fermato dall’onnipresente Osako. Che questo (l’H) fosse un girone “incerto” era chiaro a molti: che la Colombia (nel 2014 giunta ai quarti di finale) potesse rischiare un’uscita di scena anzitempo, invece, era difficile da pronosticare. Colpa dei Cofeteros stessi, vittime di un vero e proprio “harakiri”.

La Polonia delude, il Senegal ringrazia. Allo Spartak Stadium di Mosca i Teranga Lions di Aliou Cissè cominciano il Mondiale con il piede giusto, battendo per 2-1 gli uomini di Adam Nawalka che, a dire il vero, si sono fatti del male da soli, di fatto regalando le due reti africane. Se per Thiago Cionek si può parlare di sfortuna (è il difensore della Spal a deviare nella propria parte il destro senza particolari pretese di Gueye), è un autentico suicidio collettivo quello che porta all’ora di gioco il momentaneo 2-0 di Niang: coinvolti Krychowiak (riaprirà lui i giochi nel finale) con un retropassaggio incomprensibile, mentre Bednarek e Szczesny sono vittime di incomprensione fatale. E così il Senegal aggancia il Giappone, prossimo avversario, mentre Colombia-Polonia sarà già gara da dentro o fuori: era il girone sulla carta più imprevedibile, i risultati di oggi lo dimostrano. Si parte con Niang, uno dei sei ‘italiani’ in campo, che mette dentro un pallone sul quale Szczesny anticipa Diouf. Moduli speculari per Nawalka e Cissè, con 4-4-2 particolarmente offensivi. Il Senegal alterna Niang e capitan Manè tra fascia sinistra e attacco, e proprio l’attaccante del Torino, servito da Sabaly, spreca tutto con un mancino sbilenco. L’ex Milan saprà ampiamente rifarsi più in là. Per vedere la Polonia pericolosa bisogna attendere il 20′ e l’azione sgorga dalle fasce: Zielinski cicca il sinistro e diventa un assist per Grosicki, che di testa tenta il difficile avvitamento. All’improvviso Senegal in vantaggio: Niang strappa palla a Piszczek e serve Manè, il capitano tocca per l’inserimento di Gueye che, complice la deviazione di Thiago Cionek, beffa Szczesny. Nawalka riparte con Bednarek per Blaszczykowski, acciaccato e mai incisivo: la Polonia passa al 3-5-2. Subito un guizzo di Lewandowski: punizione precisa, Ndiaye non si fa sorprendere. Poi Piszczek sorprende alle spalle Sabaly ma è titubante al momento del dunque. Non sfonda la Polonia. Anzi. Si fa male ancora una volta praticamente da sola: Krychowiak serve all’indietro un pallone sanguinoso, Bednarek e Sczezsny non si capiscono e allora Niang – che aveva appena ottenuto l’autorizzazione a rientrare in campo dopo un lieve infortunio – ne approfitta, anticipando il portiere juventino e mettendo dentro il 2-0 al 60′. Una montagna da scalare per i polacchi, con Milik che ci prova prima di lasciare il campo al doriano Kownacki, protagonista di un colpo di testa morbido, controllato senza difficoltà da Ndiaye. Szczesny ci mette una pezza su Manè e tiene a galla la Polonia, a segno al minuto 86 con il colpo di testa di Krychowiak sulla punizione di Grosicki. E’ troppo tardi però: il Senegal vince e sogna a braccetto col Giappone, per la Polonia la sfida con la Colombia di domenica è già decisiva.
(ITALPRESS).

 

VENTURA “CONVENIVA CAOS, MAI ABBANDONATO BALO”

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“Sembrava non si aspettasse altro che una caduta. Tutti al momento dell’uscita del calendario sapevamo che l’Italia, salvo miracoli, sarebbe andata agli spareggi. Una volta lì, è stato dipinto come un incubo. C’era un clima da resa dei conti, sono finito dentro un ingranaggio più grande di me. Si anticipava che l’uscita dell’Italia avrebbe portato, come poi è successo, non solo la mia caduta ma altri cambiamenti. Tanto che io mi sono chiesto: ma chi voleva andare davvero ai Mondiali?”. In un’intervista pubblicata oggi sulle pagine de ‘La Gazzetta dello Sport’, l’ex ct della Nazionale, Gian Piero Ventura, torna sulla mancata qualificazione degli azzurri ai Mondiali di ‘Russia2018’ dopo il play-off con la Svezia. “Bastava arrivare uniti a quel doppio confronto, qualificarci e poi salutarci – spiega l’ex allenatore dell’Italia – Cosa che avevo già preannunciato di fare. Al Mondiale non sarei andato comunque. Invece venne scritto che avevo abbandonato il ritiro e tante altre sciocchezze per minare l’ambiente, senza che nessuno facesse muro. Come se convenisse il caos. Infatti dopo l’eliminazione è partito il tutti contro tutti che ha portato al Commissariamento, che molti attendevano”. Ventura ribadisce alcuni concetti già espressi recentemente, come il presunto ammutinamento prima della gara con l’Albania: “Altro episodio che testimonia la voglia di creare confusione. Buffon, Chiellini e  Barzagli vennero da me a chiedermi se potevano parlare ai compagni più giovani per spiegare loro il peso della maglia azzurra. Ho detto sì, pensando fosse utile un confronto tra di loro, senza di me. Ma è passato per un ammutinamento. La traduzione è stata: Ventura è stato sfiduciato, comandano i senatori. Cosa più falsa non poteva esserci”. Eppure, anche col mondo interno contro, sarebbe bastato battere la Svezia: “Con quelle premesse anche battere una nazionale alla nostra portata è diventato una montagna. Il palo, la sfortuna, neanche mezzo tiro in porta subito, gli infortuni, le polemiche. Ha concorso tutto per l’esclusione. Ma la colpa è stata solo di Ventura, il capro espiatorio di un movimento in crisi di identità. Bersaglio ideale. Io le mie responsabilità me le prendo tutte. Sono l’allenatore della Nazionale che non è andata ai Mondiali. Ma la colpa più grande che ho è stata quella di non voler abbandonare la nave, avrei dovuto farlo in almeno tre o quattro occasioni”. L’ex mister del Torino precisa anche il suo rapporto con Mario Balotelli: “Avrebbe fatto parte dell’Italia che avevo in testa per i Mondiali. Ero andato a Nizza a parlarci per recuperarlo, non si era lasciato bene col gruppo azzurro. A Nizza aveva iniziato bene la stagione, andava reinserito al momento giusto, stavo creando quelle premesse. Sarebbe stato convocato per le amichevoli contro Argentina e Inghilterra”. ‘SuperMario’ però sostiene di essere stato “abbandonato” e che Ventura non l’ha più cercato: “Non è vero. Dopo l’incontro con  lui dissi ad Oriali più e più volte di chiamarlo e ‘tenerlo caldo’, che lo seguivamo, che sarebbe stato convocato per un rientro da protagonista. Lavoravamo per Balotelli”. “Non sono depresso, sono incazzato nero – prosegue Ventura – Sono carico come una molla e non vedo l’ora di riavere per le mani una squadra per fare calcio. Il calcio che ho sempre fatto, senza interessi e politica intorno. Ho ascoltato tante falsità, retroscena inventati, mi sono stufato di fare il pungiball di tutta Italia. Ho dovuto anche leggere le lezioncine tecnico-tattiche da chiunque, anche da chi non ha mai allenato neanche all’oratorio. Ho 35 anni di calcio a parlare per me, in tre mesi sono passato da ‘maestro di calcio’ a ‘Ventura mangia i bambini’. Nel calcio si vede di tutto, ma così è troppo”. Svelato di aver scritto un libro sulla sua avventura in azzurro (“Sto decidendo se pubblicarlo, c’è una storia di due anni, dettagliata dentro e fuori dal campo, ma soprattutto un indirizzo su quello che non deve più accadere se si vuole avere un Sistema pulito ed efficace”), Ventura augura il meglio al suo successore, Roberto Mancini: “Gli auguri glieli ho già fatti al momento dell’incarico. Sarò un suo tifoso, perché l’Azzurro è più di un colore. Spero che possa portare avanti le sue idee senza trovare chi gliele fa saltare. E che i giovani trovino spazio con continuità nei club di appartenenza”.
(ITALPRESS).

UDIENZA DEL MILAN ALL’UEFA, FASSONE “SENTENZA VELOCE”

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E’ durata poco più di due ore l’udienza, a Nyon, del Milan di fronte ai cinque membri della camera giudicante dell’Uefa. Il verdetto, con le sanzioni nei confronti del club rossonero, che potrebbe essere escluso dall’Europa League appena conquistata, dovrebbe arrivare entro il fine settimana. Assente Han Li, direttore generale del Milan e braccio destro di Yonghong Li: la difesa del club rossonero ha infatti puntato a dimostrare che il fairplay finanziario non può spingersi a sindacare la proprietà delle società, ma deve fermarsi alla vita delle stesse. Anche per questo il Milan non ha prodotto la proposta di acquisto firmata dal nuovo socio per la paura che esibire un documento non ancora definitivo avrebbe potuto rivelarsi controproducente. La trattativa tra Yonghong Li e il nuovo partner prosegue e, secondo il “Corriere della Sera”, è confermato il suo ingresso entro fine mese. “Sensazioni? Ho imparato a non esprimerle più. Abbiamo argomentato le nostre tesi. C’è stato un bel contraddittorio con i membri dell’adjudicatory Chamber, durato circa due ore. Siamo stati ascoltati, ora attendiamo la decisione – il commento dell’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, ai microfoni di Sky – Vogliamo essere trattati e valutati in coerenza con le decisioni prese in altre occasioni simili dall’avvento del financial fair play. Vorremmo che fossero valutati i fatti. Rimandare il nostro caso all’adjudicatory chamber fa credere invece che oggi ci sia una situazione differente, rispetto a come sono stati trattati altri casi simili”. “Non ci è stato detto quando arriverà la sentenza ma credo che sarà abbastanza veloce – ha proseguito Fassone – Il verdetto? Non voglio esprimere giudizi prima. La camera è composta da personaggi di altissimo profilo. Diamo loro il tempo per valutare il caso e le nostre memorie, oltre a quello che abbiamo espresso verbalmente questa mattina. Eventualmente, la commenteremo dopo”. “Ricorso al Tas? Come sempre dipenderà dalla decisione che sarà presa. Se questa sarà eccessivamente penalizzante per noi la strada dell’appello è possibile”. “Mirabelli sta lavorando dietro le quinte, non è andato al mare a prendere il sole. La sentenza della Uefa può modificare il budget ma faremo comunque qualche cosa. Abbiamo un piano A e un piano B: ci muoveremo di conseguenza”. “Nuovo partner in società? Non posso dire alcunché su questo argomento: sono fatti che riguardano l’azionista”, ha concluso Fassone.
(ITALPRESS).

CONTO ALLA ROVESCIA PER LA 35^ EDIZIONE KINDERIADI

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Mancano ormai pochi giorni al via della 35^ edizione delle Kinderiadi – Trofeo delle Regioni di pallavolo che quest’anno, per la prima volta, si terranno in Abruzzo. La più grande manifestazione nazionale di volley giovanile scatterà lunedì 25 giugno con la cerimonia di apertura dei giochi, per poi concludersi nella mattinata del 30 giugno con le finalissime che assegneranno il titolo sia nel maschile che nel femminile. Sui campi di Pineto, Montesilvano, Pescara, Francavilla al Mare e Chieti si sfideranno i migliori talenti di ogni regione italiana, coloro che rappresenteranno i campioni del futuro. Ventuno rappresentative regionali under 16 al maschile e ventuno under 15 al femminile (il Trentino e l’Alto Adige porteranno due distinte selezioni) si contenderanno il trofeo più ambito. Si tratterà di un autentico evento sportivo, come d’altronde dimostrano i numeri: scenderanno in campo 523 atleti che saranno seguiti da 210 componenti degli staff delle varie delegazioni. Numeri da capogiro, a cui va aggiunta la presenza di 16 tecnici dello staff squadre nazionali della Fipav, 71 componenti del settore arbitrale e circa 150 tra dirigenti federali e accompagnatori delle delegazioni, per un totale di circa mille presenze. Ma non mancheranno nemmeno genitori e tifosi al seguito dei ragazzi che soggiorneranno in Abruzzo nel corso di quella settimana. Tutto questo si tradurrà anche nella possibilità di avere una ricaduta importante sotto l’aspetto della ricettività alberghiera e turistica. A tal proposito per accompagnatori, presidenti regionali e consiglieri federali sono previste delle visite ai luoghi più significativi del territorio regionale. L’evento è stato presentato stamattina alla stampa nella Sala Tosti dell’Aurum di Pescara, alla presenza di autorità politiche regionali – gli assessori allo Sport e al Turismo Silvio Paolucci e Giorgio D’Ignazio – e dei Comuni che ospiteranno il torneo. A fare gli onori di casa il presidente della Fipav Abruzzo, Fabio Di Camillo, a cui sono seguiti gli interventi del presidente del Coni Abruzzo, Enzo Imbastaro, del consigliere federale Fipav, Pino Mazzon, e del direttore generale del comitato organizzatore del Trofeo delle Regioni, Mattia Di Gregorio. L’appuntamento rappresenta un segnale di attenzione della Federazione Italiana Pallavolo verso il Comitato Regionale presieduto da Fabio Di Camillo, a cui va il merito di aver voluto fortemente portare in Abruzzo questo grandissimo evento. Il via dunque verrà dato nel pomeriggio del 25 giugno quando tutte le delegazioni sfileranno a partire dalle 18,15 dalla vecchia stazione ferroviaria di Pescara, attraverso Corso Umberto e fino alla Nave di Cascella, la splendida fontana situata al centro del capoluogo adriatico e a due passi dalla spiaggia. Nei pressi di quest’opera simbolo di Pescara, ed esattamente allo Stadio del Mare, si terrà la cerimonia di apertura alla presenza di autorità politiche e federali. Dal giorno successivo inizieranno le gare: al mattino ci saranno le partite maschili mentre nel pomeriggio quelle femminili. La mattina del 30 giugno, infine, il PalaTricalle di Chieti ospiterà le due finali dalle quali emergeranno le due squadre vincitrici del Trofeo delle Regioni.
(ITALPRESS).

MARQUEZ DOMINA I TEST DI MONTMELO’, IANNONE 2°

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Mancavano le Ducati nel giorno di test sulla pista di Montmelò, che proprio ieri aveva visto ‘martellare’ al Gp di Catalunya l’uomo del momento, lo spagnolo Jorge Lorenzo, e cadere un altro big come il forlivese Andrea Dovizioso. Un’assenza non da poco nel lunedì post-gara, servito soprattutto per provare un nuovo pneumatico anteriore, la cui mescola andrà a regime nel prossimo campionato. Altre novità rilevanti hanno interessato le singole scuderie, come ad esempio il ‘nuovo’ serbatoio montato sulla M1 di Valentino Rossi. Lo scopo era ottenere una nuova ergonomia in sella per una maggiore sensibilità, una soluzione alla ‘Lorenzo’ ma che parte da esigenze diverse. Con il collega di box Maverick Viñales, il Dottore ha lavorato sull’elettronica e altri dettagli cercando di colmare il gap con le moto avversarie e chiudendo con il 14esimo riferimento cronometrico. In pista anche le Repsol Honda che, con gli iberici Marc Marquez e Dani Pedrosa, hanno anche testato una nuova carenatura. Per il numero 26 una caduta di lieve entità nel corso del pomeriggio, quando nella mattina era stato vittima di un fuoripista anche Marquez. Per il numero 93 anche il primato della giornata: 1:38.916. Al lavoro anche Cal Crutchlow (LCR Honda Castrol) e Takaaki Nakagami (LCR Honda Idemitsu) sulla geometria, l’elettronica e le sospensioni. Il nipponico, assieme a Marquez, è quello che ha messo a referto 88 giri. Danilo Petrucci  (Alma Pramac Racing) ha provato alcuni aggiornamenti sul telaio della sua DesmosediciGP (un nuovo rinforzo in alluminio nella parte finale), mentre Jack Miller ha lavorato sulla frenata. Il team più che satellite Ducati ha notato come Lorenzo sia stato performante ieri con gli ingressi in curva e, prendendo il maiorchino come esempio, ha lavorato in questa direzione. I due piloti Pramac si sono concentrati anche sul comportamento della moto e sullo stile di guida, provando a stressare meno le gomme. Per Petrucci il quarto crono dietro a Tito Rabat (Reale Avintia Racing) e una botta alla gamba dopo una scivolata alla curva 9. “Stavamo provando il forcellone nuovo, ma sono scivolato – ha raccontato il ternano – Andavo abbastanza forte, ho sbattuto le mani e il piede ma non ci sono fratture anche se mi hanno consigliato di fare la Tac. Forse c’è una lesione al tendine ma non dovrebbe esserci niente di grave”. Non è stato il miglior GP per i piloti del team Suzuki Ecstar. Alex Rins è uscito dalla corsa troppo presto mentre Andrea Iannone, dopo la bellissima partenza e la lotta nelle primissime fasi di gara, ha perso posizioni. Per The Maniac però, il secondo a livello di crono in questi test, c’è stato molto lavoro ai box. “Per fare un passo in avanti bisogna lavorare sull’elettronica”, le parole dell’abruzzese. In pista, come nel GP, anche il collaudatore Sylvain Guintoli. Il team Suzuki ha lavorato con il telaio modificato (con la copertura in carbonio) già portato in pista da Rins al Mugello. Poche novità, in chiave Aprilia, per Aleix Espargaro e Scott Redding, che hanno lavorato sui dettagli dei prototipi portati in gara: si attende la prova ufficiale del forcellone in carbonio.
(ITALPRESS).

DEBUTTO MONDIALE OK PER SVEZIA, BELGIO E INGHILTERRA

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La Svezia ha raggiunto il Messico al comando del Gruppo F al Mondiale in Russia. La squadra allenata da Janne Andersson ha infatti battuto per 1-0 grazie a un rigore di Granqvist la Corea del Sud al Nizhny Novgorod Stadium. Con questo successo, la Svezia ha portato a cinque la striscia di imbattibilità con la Corea del Sud (3 vittorie e 2 pareggi). In avvio di gara è stata la Corea a provare a fare la partita, con la Svezia rintanata nella propria metà campo molto fallosa e pronta a ripartire. Dopo circa un quarto d’ora, però, gli scandinavi hanno alzato il baricentro grazie alla pressione fisica e al 20′ hanno avuto la più grossa occasione dei primi 45 minuti: al termine di un’azione confusa in area coreana, Toivonen ha trovato con un po’ di fortuna Berg, ma colui che aveva chiuso la fase di qualificazione da capocannoniere per la sua nazionale con 8 reti stavolta non ha trovato il “bersaglio grosso” e a botta sicura è andato a colpire il ginocchio destro del portiere Jo Hyeon-woo che in uscita ha fatto il miracolo. Ancora Berg a botta sicura al 29′ sugli sviluppi di un corner ma stavolta è stato Kim Young-gwon a immolarsi e a deviare la conclusione ravvicinata in calcio d’angolo. In un primo tempo in cui il portiere gialloblù Olsen non è praticamente mai stato impegnato, gli ultimi acuti sono stati quelli di Granqvist, che a due minuti dal riposo con un piattone di destro ha chiamato alla parata a terra l’estremo difensore sudcoreano, e di Larsson, che imbeccato dalla destra da Lustig ha colpito di testa mandando poco sopra la traversa. È al 7′ della ripresa che la Corea del Sud ha fatto gridare vanamente al gol i suoi tifosi per la prima volta quando Koo Ja-cheol ha spizzato di testa un pallone che è finito sull’esterno della rete, ma ancora una volta gli scandinavi si sono visti negare il vantaggio dal portiere Jo Hyeon-woo che ha respinto il colpo di testa di Toivonen. Al 20′ però il portiere asiatico non ha potuto nulla sul perfetto rigore messo a segno da Granqvist e fischiato dall’arbitro salvadoregno Aguilar dopo consulto con il VAR per fallo di Kim Min-woo su Claesson. Sbloccata la sfida, la Svezia ha un po’ tirato i remi in barca lasciando il pallino in mano a una Corea del Sud che però non è riuscita a pungere se non con un colpo di testa nel recupero di Hwang Hee-chan, servito da Lee Jae-song, che però non ha trovato lo specchio della porta.

Vince come da pronostico il Belgio grazie a una perla di Mertens e alla doppietta di Lukaku, ma Panama ha avuto comunque il merito di giocare alla pari per più di un’ora, reggendo l’urto contro una squadra dallo sconfinato talento ma poco continua e a tratti troppo leziosa. Con pazienza i Diavoli Rossi hanno costruito il 3-0 maturato per intero nella ripresa: ad abbattere il muro eretto da Hernan Gomez e fin lì ben presidiato da Penedo ci ha pensato Mertens al 47′, poi Lukaku – dopo una sessantina di minuti di nervosismo – ha messo due volte la firma, di testa prima, con un delizioso tocco di sinistro poi. C’era una debuttante assoluta davanti, ma visti i risultati di Germania, Brasile e Argentina il rischio di figuracce era alto: il Belgio, pur non splendendo, è riuscito a spazzarlo via. Formazioni della vigilia confermate, il Belgio tenta subito di mettere la partita dalla propria parte, ma sia Carrasco che Mertens devono fare i conti con Penedo. Poi Roman Torres rischia la frittata con un retropassaggio suicida verso il proprio portiere intuito da Hazard, che però non ne approfitta come dovrebbe. Torres si riscatta al 21′ togliendo dal piede di Lukaku, pronto a far gol, l’assist al bacio di De Bruyne. Il Belgio gioca sotto ritmo, Panama riesce a evitare particolari sofferenze, anche se Penedo è superlativo sia su Hazard che in uscita su Lukaku. All’intervallo, incredibile a dirsi, nessun gol. Lo scenario cambia d’improvviso in avvio di ripresa: dopo un batti e ribatti in area, Mertens calcia al volo da posizione defilata e trova un gol straordinario sotto l’incrocio dei pali. Match in discesa per il Belgio? No. Almeno, non da subito. Perchè dopo una punizione fuori non di molto di De Bruyne, sale in cattedra Courtois, decisivo su Murillo al 54′: sorpreso Vertonghen. Il Belgio mette definitivamente via la paura al 69′ con una giocata made in Manchester: gran giocata di De Bruyne (City) e firma di testa del centravanti dello United. Che da lì a poco firmerà anche la doppietta personale: stavolta è Hazard a trovarlo nel corridoio giusto, ‘scavetto’ sull’uscita di Penedo e 3-0. Panama con orgoglio e generosità va a caccia di un gol storico, ma Courtois ci tiene a tenere la porta inviolata. Il Belgio porta a casa i tre punti e il 20esimo risultato utile di fila, ma per capirne di più sulle sue reali ambizioni bisognerà aspettare test più probanti.

‘Uragano’ Kane si abbatte sulla Tunisia. Nonostante un primo turno dirompente, l’Inghilterra deve attendere i minuti di recupero per avere la meglio della Tunisia: di Harry Kane, che così si conferma cannoniere infallibile, le due reti che regalano un esordio con i fiocchi a Gareth Southgate. Ottima partenza per i “Leoni” che con un grande Lingard mettono in serio pericolo la porta difesa da Hassen; prima servito da Alli e poi fornendo un grande assist a Sterling, che però da due passi sbaglia clamorosamente. Sono solo le prove generali del vantaggio inglese che arriva all’11’ quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo Stones svetta, Hassen risponde sulla linea di porta, ma Kane è pronto da due passi a ribadire in rete. L’Inghilterra domina, con gli africani che sembrano scossi e sorpresi dalla grande forma degli avversari, che arrivano facilmente in area anche se non sono impeccabili in fase di finalizzazione. La Tunisia si fa viva per la prima volta alla mezz’ora con un bel tiro di Sassi dopo un errore di Walker, ma la sua conclusione viene deviata in corner. Dopo 34 minuti di assoluto dominio, gli inglesi rovinano tutto quando l’arbitro colombiano Roldan concede un dubbio calcio di rigore alla Tunisia per una inutile gomitata di Walker su Sliti. Se ne incarica Sassi che porta la sua squadra in parità. Giusto il tempo di rimettere la palla sul dischetto che l’Inghilterra si rimette a premere sull’acceleratore schiacciando la Tunisia e colpendo una traversa con Alli sugli sviluppi di un calcio piazzato.
Sul palo finisce anche una conclusione di Lingard, sfortunato dopo che il suo tocco aveva anticipato il portiere della Tunisia Ben Mustapha, subentrato all’infortunato Hassen. Nella ripresa la nazionale inglese si rimette al lavoro per portare a casa la meritata vittoria, ma Roldan non concede un clamoroso calcio di rigore sugli sviluppi di un corner per una trattenuta su Kane. La Tunisia sembra però più in fiducia rispetto al primo tempo e concede molto meno. I “Leoni” britannici non incidono piu’ come nei primi 45 minuti ma all’ultimo respiro ci pensa Kane: colpo di testa vincente sottomisura, e l’Inghilterra sorride.
(ITALPRESS).

MESSICO SUPER, GERMANIA AL TAPPETO, PARI DEL BRASILE

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Brutto esordio ai Mondiali di Russia per la Germania, battuta 1-0 dal Messico nel match che ha inaugurato il girone F: a Mosca, decisiva la rete di Lozano al 35′. Ritmi alti fin dall’inizio: Boateng e Neuer fanno buona guardia sulle offensive di Lozano ed Hernandez; i campioni del mondo ci provano con Werner (diagonale largo), tentativi anche di Hummels e Kroos. Rischia quindi l’autogol Salcedo cercando di anticipare Khedira. Poi ancora Werner al tiro (Ochoa para). Al 35′ il vantaggio del Messico: sbaglia l’uscita Hummels, Hernandez serve Lozano che fa fuori Kimmich e infila Neuer. Immediata la replica tedesca: punizione di Kroos, Ochoa salva con l’aiuto della traversa. Vela ed Herrera non vanno distanti dal bis, poi nella ripresa, con l’inserimento di Reus, il Messico arranca e arretra, ma non molla nonostante Ochoa sia sotto assedio. Sfiorano il pari un paio di volte Draxler e Reus, anche Werner e Kroos non vanno distanti dal bersaglio grosso. Low da’ spazio anche a Gomez e Brandt: l’ex viola spreca di testa, Brandt invece centra il palo esterno. Ochoa mura anche Boateng al 90′. Il Messico compie l’impresa, la Germania viene battuta all’esordio mondiale come nel 1982.

Samba senza ritmo alla prova d’esordio in questi Mondiali per il Brasile, che ha steccato contro una Svizzera ben organizzata e molto volitiva, pareggiando 1-1. La formazione verdeoro, alla Rostov Arena, ha mostrato  qualche giocata spettacolare ma anche una condizione fisica non eccellente e le solite amnesie in fase difensiva. Più tonica, invece, la squadra elvetica, che ha risposto colpo su colpo alle iniziative dei blasonati sudamericani. Si conferma, dunque, non semplice per i team favoriti questa kermesse iridata. Tanto il Brasile quanto la Svizzera dovranno ora lottare contro la Serbia per superare il girone E e accedere agli ottavi di finale. A decretare il risultato del match le reti di Coutinho (nel primo tempo) e di Zuber (nella ripresa).

Alla Cosmos Arena di Samara è ufficialmente iniziato anche il Mondiale di Costarica e Serbia, con l’undici balcanico che si è imposto di misura grazie alla rete di Kolarov. La squadra del ct Krstajic è andata così al comando del Gruppo E in attesa di vedere cosa faranno in serata a Rostov sul Don il Brasile e la Svizzera, le altre due squadre che completano il raggruppamento. Decisivo il gol del romanista Kolarov al 56′: punizione-capolavoro mancina che si è infilata all’incrocio dei pali alla sinistra di Navas.
(ITALPRESS).

PETKOVIC “ORA RIPOSIAMOCI E BATTIAMO SERBIA”

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“Era una partita molto delicata, ma alla fine e’ andata bene”. Ai microfoni de ‘La Politica nel Pallone’, su Gr Parlamento, il ct della Svizzera Vladimir Petkovic torna sull’1-1 con cui ieri gli elvetici hanno stoppato il Brasile all’esordio nel Mondiale di ‘Russia2018′. “Nessuno ci dava alcuna possibilita’ per un risultato prestigioso, ma ci abbiamo creduto e abbiamo fatto di tutto per avere un po’ di fortuna – ha detto l’ex allenatore della Lazio – Zuber eroe nazionale? Non ci sono eroi, era solo la prima partita: abbiamo ottenuto un bel risultato contro una squadra fortissima, ma possiamo e dobbiamo fare meglio. Nel primo tempo abbiamo subito il Brasile, nel secondo, col morale alto, siamo riusciti a reagire. Non siamo entrati nel panico, ed era fondamentale”. La strada per la qualificazione e’ ovviamente ancora lunga: “Ora dobbiamo riposare bene e cercare, tra quattro giorni, di vincere contro la Serbia. Dobbiamo pensare sempre un passo alla volta, per conquistare gli ottavi dobbiamo fare piu’ punti possibili”. Il Brasile, pero’, e’ gia’ archiviato: “Penso che contro queste grandi dobbiamo restare compatti e saldi, credere sempre nelle proprie chance e tentare di segnare. A lungo andare loro sono avvantaggiate per le enormi qualita’ individuali ma chi e’ piu’ debole deve restare compatto e agire da vera squadra, con spirito positivo e vincente”. I verdeoro  restano tra i favoriti: “La loro forma e’ destinata a crescere ma, dopo la sconfitta agli ultimi Mondiali con la Germania e il pari contro di noi, avranno bisogno di una componente mentale per migliorare giorno dopo giorno”.  Ieri, ad applaudire i ragazzi di Petkovic, c’era anche il presidente della Fifa Infantino: “E’ venuto a salutarci negli spogliatoi e abbiamo scambiato qualche parola. E’ una persona che viaggia molto e vede due partite al giorno”. Detto che le fortune dei vari Neymar, Messi e Ronaldo dipendera’ da come gireranno le loro squadre, Petkovic non crede che per la Coppa possano esserci delle sorprese: “Le squadre medio-piccole possono affrontare il campionato con il sorriso e la fiducia, ma per la vittoria finale Belgio e Francia, assieme ai favoriti top, hanno i valori per essere protagonisti”. In Russia, infine, manca una big come
l’Italia: “E’ un peccato per il calcio mondiale e per l’Italia, per creare qualcosa di nuovo e di piu’ importante. L’Italia e’ capace di uscire sempre come vincitrice dalle grandi difficolta’”. (ITALPRESS).