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PELLIELO PORTABANDIERA AZZURRO A TARRAGONA

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Giovanni Pellielo, fuoriclasse plurimedagliato del Tiro a Volo, sara’ l’alfiere azzurro nella cerimonia di apertura della XVIII edizione dei Giochi del Mediterraneo in programma a Tarragona dal 22 giugno al 1° luglio prossimi. Pellielo, nato l’11 gennaio 1970 a Vercelli, vanta una bacheca scintillante, grazie a 4 medaglie olimpiche (3 argenti – Atene, Pechino e Rio, e un bronzo, Sydney), 4 titoli Mondiali e 3 Europei (nella collezione ci sono anche altre 5 medaglie iridate, 5 continentali e 7 Coppe del Mondo). Pellielo, che raccoglie il testimone della sua collega olimpionica Jessica Rossi – portabandiera tricolore a Mersin 2013 – vanta 4 partecipazioni e 3 medaglie d’oro ai Giochi del Mediterraneo. La squadra italiana, ufficializzata nel corso della Giunta Coni di oggi a Trieste, sara’ composta da 415 atleti (sui 4.103 totali di 28 Paesi), dei quali 181 saranno donne e 234 uomini.  Ci sara’ anche una qualificata delegazione di atleti “a cinque cerchi” a rappresentare l’Italia. Nella rosa degli azzurri che saranno protagonisti a Tarragona spiccano infatti i nomi di 4 olimpionici: Fabio Basile (Judo), il 200° oro nella storia azzurra dei Giochi Estivi, Jessica Rossi (Tiro a Volo), Gregorio Paltrinieri (Nuoto) e Marco Galiazzo (Tiro con l’Arco). Nella missione, a parte Pellielo, ci sono anche altri 22 medagliati a cinque cerchi: Elisa Longo Borghini (Ciclismo), Paolo Pizzo (Scherma), Odette Giuffrida (Judo), Frank Chamizo (Lotta), Romano Battisti e Simone Venier (Canottaggio), Marco Del Lungo, Nicholas Presciutti, Alessandro Velotto, Valentino Gallo, Pietro Figlioli, Andrea Fondelli, Francesco Di Fulvio, Michael Bodegas, Giulia Gorlero, Chiara Tabani, Arianna Garibotti, Elisa Queirolo, Rosaria Aiello, Roberta Bianconi, Giulia Emmolo e Aleksandra Cotti (Pallanuoto).
(ITALPRESS).

AL VIA A MOSCA 6^ EDIZIONE “FOOTBALL FOR FRIENDSHIP”

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Si e’ aperta stamattina, alla Sapsan Arena di Mosca, a due passi dallo stadio della Lokomotiv, la sesta edizione di “Football for Friendship”, manifestazione organizzata dalla Gazprom, in collaborazione con la Fifa, che vede la partecipazione di oltre 1500 bambini in rappresentanza di 211 Paesi del mondo. L’evento si pone come obiettivo quello di avviare una proficua e sana integrazione fra i giovani di diverse lingue, culture, nazionalita’ e religioni sotto la bandiera dello sport, insistendo sui valori del fair play, del rispetto delle regole e dell’avversario e di una sana alimentazione. I bambini, tutti dodicenni, si sfidano in mini partite, dopo essere stati suddivisi per sorteggio in 32 squadre che richiamano specie animali esistenti nelle diverse zone del mondo, dando vita ad incontri ciascuno dei quali ha la durata di due tempi da dieci minuti. Accanto ai “mini giocatori”, ci sono pure gli “young journalists”, i giovani giornalisti di pari eta’, che hanno il compito di rendere l’evento un fatto anche mediatico, realizzando un giornalino, delle interviste da postare sui social. Le squadre sono allenati da coach, poco piu’ grandi di loro, ragazzini che hanno partecipato a delle edizioni precedenti di Football for Firendship.

L’Italia e’ rappresentata da due ragazzi di Pescara, Emmanuel Casciano, che gioca fra gli esordienti della societa’ abruzzese ed il suo compagno Luca Sebastiani, giovane giornalista, accompagnati da Antonio Di Battista, responsabile tecnico del settore giovanile del Pescara. La manifestazione, perlomeno dal punto di vista agonistico, si svolge tutta nella giornata di oggi. In mattinata sono in programma le partite dei gironi eliminatori, nel pomeriggio, invece, si disputera’ la fase finale.
(ITALPRESS).

DERBY MAROCCO-IRAN PER TIFOSERIA PIÙ RUMOROSA

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Dando uno sguardo in giro per le strade di Mosca, il rammarico, tutto italiano, per non far parte di questa meravigliosa kermesse calcistica non puo’ che aumentare a dismisura. La capitale russa, infatti, è piena già di sostenitori provenienti da diverse parti del mondo, accorsi per inneggiare ai colori della propria nazione.  E che il clima sia quello elettrico, quello delle grandi vigilie lo si capisce già non appena si mette piede ina aeroporto. Tanto a Sheremetyevo che a Domodedovo, i due principali scali moscoviti, fiumi di sostenitori invadono gli spazi. Te ne accorgi dalle maglie che indossano, dall’allegria che li contraddistingue, dal chiasso che fanno. Per non parlare di ciò che succede nella capitale, dove fino a tarda ora, benchè le forze dell’ordine controllino a breve distanza, fra la tante tifoserie presenti è una bella lotta a chi fa la caciara più grossa.
A piazza del Maneggio, a due passi dalla piazza Rossa, sotto lo sguardo vigile della statua del generale Zhukov, uno degli eroi della seconda guerra mondiale, la sfida se la giocano in tanti. Gli argentini, forse i più pacati, i messicani, che con i loro enormi sombreri, li riconosci lontano un miglio. Ma per la palma della tifoseria più rumorosa è un derby acceso tra marocchini ed iraniani. Bandiere del loro Paese al vento, cori di incitamento nella loro lingua, ma soprattutto tanto, ma tanto frastuono. E siamo solo all’inizio. Quando la palla comincerà a rotolare negli stadi, c’è da scommetterci, il clima si scalderà ulteriormente.
(ITALPRESS).

INZAGHI SALUTA VENEZIA “DUE ANNI MERAVIGLIOSI”

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Pippo Inzaghi saluta Venezia. Dopo la sconfitta di Palermo che ha messo fine al sogno serie A dei lagunari, il tecnico annuncia l’addio. “Purtroppo e’ arrivato il momento dei saluti e non e’ mai facile lasciarsi – le sue parole in una nota pubblicata sulla sua pagina Facebook dopo essersi presentato in conferenza stampa col presidente Joe Tacopina per comunicare la sua decisione – Sono stati due anni meravigliosi, dal primo ritiro nell’estate 2016 si e’ creato da subito un feeling speciale tra di noi. Siamo cresciuti insieme e abbiamo iniziato a costruire quello che siamo oggi: una squadra forte, determinata, fatta di uomini veri e professionisti serissimi. Una squadra che per poco non e’ riuscita a realizzare il sogno di un’intera citta’. Il dispiacere e’ grande perche’ alla fine ci siamo arrivati davvero vicino”. Inzaghi ringrazia “tutti quelli che mi hanno dato l’opportunita’ di poter allenare qui a Venezia: dal presidente, alla vecchia e nuova dirigenza. Sono stati due anni intensi, di crescita umana e professionale che non scordero’ mai”. Dall’ex attaccante del Milan anche un saluto alla “splendida tifoseria che e’ rimasta sempre al mio fianco: grazie per il vostro sostegno, in casa o in trasferta, nei momenti piu’ belli ma soprattutto in quelli piu’ complicati! Infine volevo ringraziare tutti i giocatori con cui ho avuto la fortuna di lavorare in queste due stagioni: siete stati semplicemente fantastici. Dispiace finire cosi’ perche’ quest’anno abbiamo fatto un campionato incredibile e avremmo meritato la promozione… ma sono orgoglioso di voi e sono sicuro che l’appuntamento e’ stato solo rimandato. Ora le nostre strade si dividono… non i nostri cuori, perche’ saro’ per sempre uno di voi!”. “Inzaghi e’ una leggenda vivente e sara’ per sempre una parte importante della nostra storia recente – il congedo di Tacopina – Ci siamo incontrati nel momento perfetto. Il mister e’ sempre stato concentrato su questi play-off fino a questa mattina e lo ringrazio per quello che ha fatto per noi”. “Si chiude una storia stupenda, piu’ di cosi’ non si poteva ottenere”, gli fa eco Inzaghi.
Per Inzaghi si parla del Bologna ma il tecnico frena: “il mio avvocato ha ricevuto delle proposte, vediamo. Fino a ieri non mi interessava, ero solo concentrato sulla squadra e speravo sinceramente di arrivare fino in fondo”. Per la panchina del Venezia girano invece tanti nomi. Il piu’ gettonato Stefano Vecchi, mister della Primavera vincitutto dell’Inter. Per ora Tacopina non si sbottona e si limita a incensare il lavoro di Inzaghi: “Del futuro parleremo da domani, mi fa ancora male la sconfitta col Palermo. E’ ora che Pippo abbia una grande carriera in serie A, se lo merita perche’ al Venezia ha dato tutto. Basti ricordare che in tutta la sua carriera da calciatore ha subito solo un’espulsione, da allenatore solo
quest’anno ben sei cartellini rossi”.
(ITALPRESS).

TAS FERMA 10 MESI ERRANI “SONO NAUSEATA”

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Sono diventati dieci i mesi di stop per Sara Errani a seguito del caso di doping che l’ha vista coinvolta. Il Tas di Losanna, infatti, ha rivisitato al rialzo la squalifica di due mesi che le era stata inflitta dall’Itf ad agosto 2017 dopo la positività al letrozolo riscontrata nel febbraio dello stesso anno. Lo stop di due mesi era stato oggetto di ricorso della Nado Italia, guidata dal Generale Gallitelli, che lo riteneva lieve, così come anche dell’atleta per il recupero dei premi conquistati nel periodo contestato. La Errani adesso finirà di scontare la sua squalifica il prossimo 8 febbraio, inoltre dovra’ pagare 4.000 franchi svizzeri. “Sono davvero nauseata da questa vicenda. Non so se avro’ la forza e la voglia di rigiocare a tennis dopo tutto questo. Non credo sia mai successa una cosa del genere, gestita in questo modo a mio giudizio vergognoso. Sono sette mesi che vivo pensando ed aspettando la sentenza definitiva. Per otto volte mi hanno comunicato una data limite di uscita per poi rinviarla. Otto volte! Senza mai darmi la possibilita’ di vivere e di giocare con la serenita’ necessaria per questo sport. Questo aumento di squalifica di otto mesi lo trovo una vergogna” le parole di commento della diretta interessata. L’azzurra era stata squalificata lo scorso 2 agosto in primo grado per due mesi (dal 3 agosto al 2 ottobre) dall’ITF che aveva applicato la sanzione minima, oltre alla perdita dei punti in classifica e del prize money, dopo aver creduto alla sua buona fede, basata sulla “accidentale” contaminazione di cibo.
“Non ho mai assunto nessuna sostanza dopanta in tutta la mia vita, amo troppo questo sport per fare una cosa del genere. Ho sempre cercato di essere un buon esempio, sia dentro che fuori dal campo. Ho vestito e cercato di onorare sempre la maglia azzurra dando tutta me stessa in qualsiasi momento, anche quando lasciare sarebbe stata la cosa piu’ loogica e piu’ semplice. Ho dato la mia vita a questo sport e non penso di meritarmi tutto questo. Mi sento impotente davanti a un’ingiustizia cosi’ grande” lo sfogo affidato a twitter della tennista ravennate. La Errani sottolinea che “il Tas ha confermato, per la seconda volta, che si e’ trattato di un’assunzione involontaria, e per di piu’ di una sostanza che non migliora le prestazioni atletico-sportive. Dopo aver gia’ scontato sette mesi tra risultati tolti e periodo di inattivita’, ed essere ripartita da un ranking di 280, mi aggiungono ORA, che ho rialzato sportivamente la testa, altri otto mesi di squalifica. Tutto questo e’ assurdo! Trovo, in tutta questa vicenda, una profonda ingiustizia e la voglio gridare testa alta, perche’ so di non aver piu’ niente da rimproverarmi”. Il presidente del Coni Giovanni Malagò, in visita al sacrario di Redipuglia, ha dichiarato di non poter giudicare la sentenza perché “verrei meno al mio ruolo, ma soprattutto perché il Coni, per quanto interessato, in questa vicenda è un organo terzo, non ha alcuna responsabilità. Speriamo sempre di non dover essere testimoni di vicende del genere, ma comunque non possiamo fare altro, in questo caso, che prenderne atto”.
La FIT, da parte sua, dopo aver preso atto dell’esito del processo di appello al TAS, esprime la vicinanza all’atleta ribadendo il convincimento della sua innocenza. “Il fatto che il Tas abbia emesso questa sentenza iniqua sei mesi dopo la data che lo stesso organo giudicante aveva annunciato (dicembre scorso) rappresenta una grave violazione dei diritti dell’atleta che si è vista privata della serenità necessaria a svolgere la sua professione di tennista ormai da un anno a mezzo. Il tutto a causa dell’assunzione di una sostanza che lo stesso Tas ha valutato come involontaria. Sono convinto che Sara supererà questo momento difficile e la aspettiamo in campo” le parole di commento del presidente della Fit Angelo Binaghi.
(ITALPRESS).

BUSACCA “BENE VAR IN RUSSIA MA SENZA ABUSARNE”

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“Siamo molto contenti di aver potuto introdurre per la prima volta in questa competizione la tecnologia: quando parliamo di qualcosa di importante, bisogna guardare ad ogni dettaglio e permettere che la competizione possa essere giocata in modo corretto. Non dico onesto perché gli arbitri lo sono anche senza la tecnologia”. Il primo Mondiale con il Var è alle porte e Massimo Busacca, responsabile del dipartimento arbitrale Fifa, non ha dubbi sul successo della tecnologia a ‘Russia2018′. “Dovremo essere bravi a usarlo nel modo giusto, senza abusarne – spiega l’ex direttore di gara svizzero, 49 anni, ospite di “Radio Anch’io Sport” su RadioUno – perché altrimenti si creerebbe confusione, per prendere la decisione iniziale e finale in campo. E’ l’arbitro che deve essere sempre al momento e al posto giusto, perché possa decidere all’inizio e alla fine: se poi la decisione sarà sbagliata qualcuno interverrà, ma l’arbitro deve stare in campo come se la tecnologia non ci fosse”. A differenza di quanto capita in Italia, per il Var ci sarà una postazione unica per tutte le gare del Mondiale: “Ci hanno garantito che tutto funzionerà ma saremo pronti anche al piano B. Abbiamo arbitrato sempre senza tecnologia e alla fine dovremo essere anche più bravi di questa, che abbiamo creato noi. Speriamo funzioni, ma qualora capiti un problema, ne verremo fuori: a un Mondiale bisogna essere pronti a tutto”. Davanti al Var si accomoderanno i migliori: “Gli arbitri sono tutti pronti ma davanti allo schermo non ci vanno tutti… Sono cresciuti in ogni parte del mondo però ci sono ancora differenze, così come per le squadre. Oggi quelli che andranno in campo garantiscono a livello tecnico, medico e fisico e davanti ai video ci andranno quelli che offrono garanzie. Ai Mondiali non ci saranno regali, andranno in campo e davanti al video chi meriterà e offrirà garanzie”. Per molti Rocchi potrebbe essere l’arbitro della finale anche per la ‘conoscenza’ diretta del Var: “Lo trovo riduttivo nei confronti degli altri. L’arbitro in campo non deve per forza avere una grande esperienza col Var, non farà la differenza chi in campo si ricorderà di averlo. Più il Var interverrà e più significherà che ha funzionato male l’arbitro: io penso di arrivare alla finale del Mondiale senza una decisione del Var. Abbiamo il Var, ma non siamo qui per il Var”. Il cui utilizzo sarà uguale a quello italiano: “Vedremo quasi le stesse cose, l’Italia ci ha aiutato moltissimo in questo progetto. Noi abbiamo dato il la all’inizio ma se non avessimo avuto delle federazioni membre come l’Italia, partite per dimostrare che il Var può funzionare, non saremmo qui pronti. Grazie all’Italia, al Portogallo e all’Olanda: l’arbitraggio deve essere una cosa semplice, sarà sulla medesima linea dei campionati che lo hanno sperimentato”. Il vero nodo della ‘questione arbitrale’ è, anche per Busacca, l’uniformità di giudizio: “Non sarebbe pensabile iniziare un Mondiale senza uniformità di giudizio. E’ un po’ di tempo che sento la stessa musica ed è il caso di dimostrarlo. E’ come un giocatore che scende in campo dimenticando la tattica dell’allenatore. Non dovesse esserci, come potrebbe pretendere l’arbitro al video di intervenire e far cambiare idea a quello in campo? Ovvio che ci saranno ancora delle zone ‘grigie’, non sempre su alcuni episodi c’è un’uniformità di parere tra chi li giudica in video”. Busacca, infine, si augura che presto gli arbitri possano parlare della loro partita: “Sono favorevole, non tanto che parlino a fine gara, perché dell’arbitro ci ricordiamo l’errore ed è difficile che riceva i complimenti come il giocatore che faccia un gran gol. A bocce ferme invece sì: è importante chiarire, discutere e parlare. Dobbiamo essere trasparenti, ammettere anche quando abbiamo fatto male e spiegare il perché. Per preparare questo Mondiale non c’è una virgola che non abbiamo guardato, però ricordiamoci che c’è sempre la componente umana”.
(ITALPRESS).

FOGNINI E GIORGI I MIGLIORI AZZURRI DEL RANKING

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Diverse variazioni nella classifica pubblicata oggi dall’Atp dopo la conclusione del Roland Garros. Fabio Fognini, grazie agli ottavi a Parigi, sale altri tre gradini e si accomoda sulla poltrona numero 15 (a due passi dal suo record), confermandosi il primo degli azzurri. Alle sue spalle irrompe Marco Cecchinato che, grazie all’incredibile semifinale in terra francese, fa un balzo di 45 posti e avanza fino al numero 27, naturalmente best ranking. Fa un passo avanti anche Andreas Seppi, numero 49, mentre grazie al terzo turno al Roland Garros guadagna 16 posizioni Matteo Berrettini, ora 80esimo (best ranking anche per il 22enne romano). Più indietro da segnalare anche il best ranking di Gianluigi Quinzi che guadagna altre quattro posizioni ed è numero 200. Assolutamente invariato il podio della top ten mondiale guidata sempre da Rafael Nadal, che grazie all’undicesimo trionfo a Parigi ha conservato il vantaggio di 100 punti su Roger Federer: per lo spagnolo è la quarta settimana del sesto regno (la 179esima complessiva). Il prossimo ranking sarà pubblicato tra due settimane, al termine del Roland Garros. Best ranking eguagliato dall’argentino Juan Martin Del Potro che grazie alla semifinale francese torna in quarta posizione, dove già era stato oltre otto anni fa (gennaio 2010), scavalcando Cilic e Dimitrov. Guadagna una posizione anche il finalista di Parigi, l’austriaco Domonic Thiem, settimo, davanti ad Anderson, Goffin ed Isner. Qualche cambiamento in casa Italia anche nel ranking Wta. Camila Giorgi è sempre la prima delle azzurre: grazie al terzo turno per la prima volta raggiunto nello Slam parigino la 26enne marchigiana guadagna otto posizioni e rientra tra le top 50 (è numero 49). Alle sue spalle fa tre passi avanti Sara Errani, ora al numero 72. Fuori dalle top 100 guadagna 18 posizioni Deborah Chiesa, che sulla terra francesa ha superato per la prima volta le qualificazioni in un Major, e sale al numero 143 firmando il best ranking. Diverse variazioni nella top ten mondiale guidata sempre da Simona Halep, per la sedicesima settimana consecutiva in vetta (la 32esima complessiva): la rumena, che ha Parigi ha finalmente conquistato il suo primo trofeo Slam, consolida la sua leadership portando a 1.225 punti il vantaggio sulla danese Caroline Wozniacki mentre sono 1.420 i punti di vantaggio sulla spagnola Garbine Muguruza. Al quarto posto – best ranking – irrompe la finalista di Parigi, la statunitense Sloane Stephens che precede l’ucraina Elina Svitolina e la francese Caroline Garcia (best ranking anche per quest’ultima. Rientra tra le top ten la semifinalista del Roland Garros Madison Keys, terza americana nell’élite mondiale. Saluta invece la top ten la campionessa 2017 di Parigi la lettone Jelena Ostapenko, che dopo il ko all’esordio quest’anno scivola in 12esima posizione.
(ITALPRESS).

MANCINI “ITALIA IN QATAR CON CHIESA E BALOTELLI”

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Mario Balotelli e Federico Chiesa saranno i trascinatori della nuova Italia di Roberto Mancini. Il ct azzurro conta su di loro per rilanciare la Nazionale e trovare una sorta di riscatto personale. Perchè se è vero che il primo traguardo è Euro2020, il tecnico jesino guarda anche più in là. Intervistato per il numero di luglio-agosto di “GQ”, in edicola da domani, il Mancio ripercorre i suoi trascorsi azzurri da giocatore, a partire dall’esclusione dalla Nazionale che avrebbe giocato a Messico ’86 per una notte brava a New York due anni prima. Al rientro in albergo trova Bearzot che “me ne dice di tutti i colori, che mi sono comportato come un somaro, che non mi chiamerà mai più in Nazionale, nemmeno se segnerò 40 gol a campionato. Anni dopo, quando s’era ormai ritirato, incontrai Bearzot. Non feci in tempo a chiedergli nulla, fu lui ad assalirmi. ‘Perché non mi hai chiamato per scusarti?’. Rimasi di sale. Non l’avevo fatto perché mi vergognavo troppo del mio comportamento, ed ero certo che lui fosse ancora furioso con me. Bearzot si mise le mani nei pochi capelli che gli restavano. ‘Io aspettavo soltanto la tua telefonata per richiamarti in Nazionale. Ma senza le scuse non potevo fare niente, e così ti sei perso il Mondiale del 1986’. Volevo morire”. Non è andata meglio con Vicini. “Non sono riuscito a emergere in azzurro, e sì che il talento non mi mancava, perché non ho mai avuto l’opportunità di giocare le cinque partite di fila che mi servivano per ‘entrare’ nel motore della squadra. Non puoi però pretendere strada libera per sei mesi, a prescindere da quanto mostri in campo. All’epoca lo sognavo, ed ero un ingenuo”. Poi la lite con Sacchi per una sostituzione durante un’amichevole con la Germania che gli costò Usa ’94.

“Una cretinata enorme – riconosce oggi Mancini – Tra l’altro in quel Mondiale, tra gli infortuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei sicuramente giocato moltissimo. Risultato: non ho giocato un minuto di un Mondiale, e la trovo un’assurdità anche se in buona parte la colpa è mia. Ora penso a qualificarmi per l’Europeo e poi a disputarlo alla grande, io gioco sempre per vincere. Ma confesso che l’idea del Mondiale, visti i precedenti, già mi frulla in testa”. Tra i giocatori su cui pensa di costruire la riscossa c’è Federico Chiesa: “Ogni tanto mi fermo a osservarlo, perché con lui viaggio nel tempo. Federico è identico a Enrico, le stesse finte, la stessa accelerazione, un tiro molto simile. Quest’anno ha segnato poco in relazione alle potenzialità, ma è il classico talento che può esplodere in qualsiasi momento anche dal punto di vista realizzativo. Io me lo aspetto”. E poi c’è, ovviamente, Balotelli. “Provo affetto per lui, è ovvio, ma il suo ritorno in azzurro ha motivazioni esclusivamente calcistiche – spiega Mancini – Mario ha soltanto 28 anni, e quindi fa ancora in tempo a prendersi tutte le soddisfazioni che desidera perché al suo background fisico e tecnico ha aggiunto l’esperienza. Insomma, è cresciuto in tutti i sensi. Considerato che la Nazionale è destinata a perdere – subito o nel giro di un paio d’anni – lo zoccolo duro che ci ha tenuto a galla fino al flop con la Svezia, ho bisogno di nuovi leader. Mario ha l’età e la credibilità tecnica per farlo, e per fortuna non è l’unico”.
(ITALPRESS).