Imbattibile. Rafael Nadal, almeno sulla terra battuta, non ha rivali. Il fuoriclasse spagnolo si è confermato campione al Roland Garros, conservando così anche lo scettro di numero 1 del mondo e tenendosi dietro il grande rivale di sempre, Roger Federer: 6-4 6-3 6-2 il punteggio dell’atto conclusivo sul “Philippe Chatrier” contro l’austriaco Dominic Thiem, numero 8 del ranking Atp e settima testa di serie, durato due ore e 42 minuti, non così lontano in termini numerici dal 6-3 6-4 6-0 con cui il fuoriclasse spagnolo si era aggiudicato la semifinale dodici mesi fa sullo stesso campo. Il mancino di Manacor ha così trionfato per l’11esima volta a Parigi (2005-2008, 2010-2014 e 2017 le altre vittorie) eguagliando il record assoluto di affermazioni in uno stesso Slam detenuto da Margaret Smith, 11 volte a segno in Australia tra 1960 e 1973, così da mettere in bacheca il suo 17esimo Major in 24 finali a livello Slam (secondo solo ai 20 titoli di King Roger Federer). Davvero un regalo speciale per il 32esimo compleanno, caduto domenica scorsa. E i numeri che accompagnano il “re della terra” sono qualcosa di straordinario e fanno sempre più impressione: sono diventati 57 i trofei conquistati sul “rosso” (record) dei 79 complessivi, su 115 finali disputate, 415 incontri vinti a fronte di 36 sconfitte su tale superficie, sulla quale ha incamerato 111 dei 113 match giocati al meglio dei cinque set (gli unici due ko proprio a Parigi negli ottavi del 2009 contro Robin Soderling e nei quarti del 2015 contro Novak Djokovic), con 903 match vinti nel circuito Atp (237 dei quali nei Major e 86 al Roland Garros). E in questa stagione, nella quale si è dovuto ritirare per l’infortunio alla gamba destra dagli Australian Open saltando poi Acapulco, Indian Wells e Miami (in pratica tutto lo swing primaverile oltre Oceano), Nadal ha inanellato 26 successi sulla terra (compresi i due in Davis) aggiungendo altri 4 titoli alla sua ricchissima collezione (Monte Carlo, Barcellona e Roma i tre precedenti) a fronte dell’unica sconfitta rimediata nei quarti di Madrid proprio per mano di Thiem, l’unico capace di batterlo sulla terra anche lo scorso anno (in quel caso nei quarti degli Internazionali d’Italia a Roma). Nadal ha centrato la terza prestigiosa ‘Undecima’ vincente, dopo quelle di Monte Carlo e Barcellona, lasciando per strada appena un set, quello di apertura nei quarti contro l’argentino Diego Schwartman, che ha interrotto a quota 37 la striscia record di set vinti consecutivamente sui campi parigini (non ne perdeva uno dai quarti 2015, il primo del match contro Novak Djokovic) fallendo il possibile sorpasso al primato di Bjorn Borg, di 41 set messi in fila all’ombra della Tour Eiffel nel periodo 1979-81. Restano dunque 10 i titoli nel circuito maggiore per Thiem in 17 finali in carriera, la prima per lui in un Major, dopo aver interrotto in semifinale la favola di Marco Cecchinato. Con 35 match vinti (a fronte di 9 ko) l’austriaco è il giocatore con più successi nel 2018, anno in cui ha fatto centro a Buenos Aires e Lione, subito prima di Parigi, cedendo invece in finale nel “1000” di Madrid a Sascha Zverev, col quale si è preso la rivincita nei quarti di questo torneo. Però ci riproverà ad alzare la Coppa dei Moschettieri Thiem, da lunedì al settimo posto nel ranking mondiale, e il futuro gioca a suo favore, facendo tesoro di quelle esperienze. Il decimo incrocio fra i due (appena tre le affermazioni dell’austriaco, l’ultima in ordine di tempo nei quarti del “1000” di Madrid il mese scorso) ha impiegato davvero pochissimo ad entrare nel vivo, con un Nadal a gettare in campo subito grande personalità e aggressività, comandando gli scambi da fondo e raccogliendo i primi sei punti dell’incontro, anche con discese a rete e palle corte. Logica conseguenza il break da parte dello spagnolo già al secondo game, a cui ha fatto da contraltare l’immediato contro-break dell’austriaco, grazie a un paio di accelerazioni vincenti di diritto (1-2), con successivo aggancio nonostante due doppi falli (fronteggiando ancora una chance di break). Altre due pericolose palle break Thiem ha salvato nel sesto, lottatissimo, gioco (20 punti) per cogliere il 3 pari, tenendo poi facilmente il turno seguente grazie a una buona varietà di servizi. Colpo su colpo, i due protagonisti hanno prodotto l’intensità massima, però sul 5-4 in favore di ‘Rafa’ il 24enne di Wiener Neustadt ha conosciuto un passaggio a vuoto fatale per consegnare il 6-4 allo spagnolo, rovinando in tre minuti quanto di buono costruito nei 54 precedenti. Il vantaggio ha dato ulteriore carica al campione spagnolo, che su questa superficie copre il campo come nessuno al mondo ha mai fatto. L’austriaco ha spinto per quanto possibile, sventando tre palle break, ma ha commesso doppio fallo sul vantaggio interno e ha finito per cedere la battuta (0-2) di fronte a un rivale che ha eretto un muro. Rafa ha consolidato il margine (3-0), issandosi poi 4-1 recuperando dallo 0-30. Il pupillo di Gunther Bresnik ha dato fondo a tutte le sue energie tecnico-tattiche in un palpitante settimo game, procurandosi un’opportunità per il contro-break, annullata però dal mancino di Manacor, salito poi 5-2. E senza concedere ulteriori chance a Thiem il numero uno del mondo ha incamerato anche la seconda frazione (6-3). Il boyfriend di Kiki Mladenovic ha rischiato di trovarsi sotto già in apertura di terza frazione, cancellando quattro palle break, di cui tre consecutive (0-40), per essere per la prima volta davanti nello score. Illusione durata assai poco, visto che Thiem, pur tirando i colpi a tutto braccio, è stato costretto a cedere la battuta nel terzo game (1-2), dopo aver mancato due occasioni per tenere il proprio turno. Ad accrescere il pathos è stato un improvviso irrigidimento del dito medio della mano sinistra di Nadal dopo un servizio, con richiesta del fisioterapista, che ha però invitato lo spagnolo a proseguire trattandosi di un crampo, situazione per la quale da regolamento non sono possibili trattamenti. Non ne ha risentito il campione iberico, gestendo con lucidità la situazione è volato 5-2 con un doppio break, con il cuore Thiem (6 ace per lui, tutti da destra al centro) ha salvato 4 match point, ma al quinto (risposta fuori) ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte al “re del rosso”.
(ITALPRESS).
UNDICESIMO TRIONFO DI NADAL AL ROLAND GARROS
VETTEL TRIONFA IN CANADA E RITROVA TESTA MONDIALE
Montreal torna a tingersi di rosso. Dopo un’attesa lunga 14 anni, la Ferrari sale di nuovo gradino più alto del Gran Premio di Canada e lo fa con un Sebastian Vettel ai limiti della perfezione: partito dalla pole, il tedesco prende subito la testa della gara e non la molla più, conquistando il terzo successo stagionale, il 50esimo della carriera. E complice un Lewis Hamilton lontano parente del campione che da tre anni dettava legge sulla pista canadese, il ferrarista ritrova anche la vetta del Mondiale, sebbene con un solo punto di vantaggio, 121 contro 120. Un fine settimana perfetto per Vettel e la sua Rossa che sul circuito intitolato a Gilles Villeneuve (poco prima della gara il figlio Jacques ha portato in pista la vecchia Ferrari del padre) tornano sulla strada verso il titolo che nelle ultime settimana sembrava smarrita. “So quanto significa questo circuito per la Ferrari e fare una gara come quella di oggi è incredibile – confessa il tedesco – Era un lunghissimo periodo che la Ferrari non vinceva qua, la macchina è stata fantastica, con la nuova power unit abbiamo fatto un bel passo avanti. Il Mondiale? La strada è ancora lunga, è importante prendere tutti i punti possibili ma oggi era più importante vincere, per Gilles, per tutti i ferraristi qui e a casa”.
Vettel, come detto, stavolta sfrutta al meglio la pole conquistata in qualifica, scatta bene e resta davanti a Bottas che si difende con successo dall’attacco di Verstappen mentre Raikkonen si fa superare da Ricciardo. Ma il primo giro nemmeno si completa che è subito safety car, colpa di un contatto fra Stroll e Hartley che mette fuori causa entrambi. Una notizia buona per le Red Bull, partite con la hypersoft, la mescola più morbida messa a disposizione da Pirelli, meno sulla Ferrari. Ma solo sulla carta perchè Vettel mette la sua Rossa al galoppo e a suon di giri veloci, sotto l’1’16”, inizia ad allungare. Dopo 17 tornate comincia il valzer delle soste inaugurato da Verstappen ed Hamilton ma il leader del Mondiale commette una sbavatura all’uscita dai box e un giro dopo Ricciardo, montate le supersoft, riesce a soffiargli la posizione. Lo scherzetto quasi riesce pure a Raikkonen, mentre davanti la Ferrari decide di ‘marcare a uomo’ la Mercedes: dentro Bottas, un giro dopo è il turno di Vettel, che resta saldamente al comando. Le posizioni restano cristallizzate fino alla fine, col tedesco che esulta sotto la bandiera a scacchi davanti a Bottas e Verstappen, mentre Hamilton chiude quinto, fra Ricciardo e Raikkonen.
Il pilota anglo-caraibico si sveglia solo nel finale ma non basta nè a superare l’australiano della Red Bull, nè a riscattare una prova anonima, complice forse quella perdita di potenza di cui si è lamentato nel corso della gara: ma ora tocca a lui inseguire. “Sebastian ha guidato molto bene ma ha avuto una grande macchina – tiene i piedi per terra Maurizio Arrivabene – Il campionato è lungo, stiamo calmi e tranquilli e poi continuiamo a spingere e a fare le cose seriamente. La Ferrari non vinceva a Montreal dal 2004? Non ci sono piste benedette o maledette ma piste dove devi vincere, punto. Le statistiche servono a scrivere i libri di storia, noi dobbiamo andare avanti e scrivere qualcosa di bello se possiamo e vogliamo. E tutti noi lo vogliamo”. A punti le Renault di Hulkenberg e Sainz, splendido decimo posto per Leclerc con l’Alfa Romeo Sauber, altra giornata storta per Fernando Alonso, la cui gara si chiude con largo anticipo per un problema agli scarichi. Ora due settimane di sosta prima di ripartire dalla Francia.
(ITALPRESS).
FROSINONE-PALERMO LA FINALE PLAY-OFF DI SERIE B
Saranno Frosinone e Palermo a disputare la finale dei play-off promozione di Serie B. Nelle gare di ritorno delle semifinali (andata 1-1 per entrambe), i siciliani hanno sconfitto al ‘Barbera’ il Venezia per 1-0, mentre i laziali hanno impattato ancora per 1-1 con il Cittadella, qualificandosi all’atto conclusivo in virtù della migliore classifica ottenuta al termine della stagione regolare. La prima squadra a staccare il pass per la finale promozione era stato il Palermo. Dopo l’1-1 dell’andata, i rosanero si sono imposti al ritorno per 1-0 al ‘Barbera’ grazie ad un’autorete, dopo 4′, di Domizzi. Nel finale della ripresa, espulsione di Pinato ed errore dal dischetto di La Gumina. Successivamente, toccava al Frosinone proseguire la corsa per un posto nella massima serie, già ottenuto alla fine del campionato da Empoli e Parma. Nella seconda semifinale i laziali hanno pareggiato per 1-1 sul terreno dello ‘Stirpe’ sul Cittadella. I gol tutti nella ripresa: al 2′ vantaggio di Gori, al 30′ pareggio di Kouame. Nel recupero, secondo cartellino giallo per Varnier e poi la festa dei ciociari.
AZZURRI KO A OSAKA, IL GIAPPONE VINCE 3-2
L’Italia cede 2-3 (25-21, 21-25, 25-23, 22-25, 10-15) contro il Giappone nell’ultimo match del terzo week end della Volleyball Nations League. C’è parecchio rammarico nel gruppo azzurro per come sono andate le cose soprattutto in considerazione del fatto che la formazione tricolore si era portata in vantaggio per due volte, ma ha poi finito per cedere sotto i colpi del servizio dei padroni di casa, bravi a non concedere mai pause agli azzurri. Lanza e compagni, da parte loro, ce l’hanno messa tutta per cercare di arginare gli attaccanti nipponici tra i quali hanno ben figurato Nishida e Yanagida, ma hanno poi finito per uscire dal campo con un ko che lascia l’amaro in bocca. Alla sconfitta si aggiunge l’infortunio del palleggiatore Simone Giannelli che nel terzo set, quando la situazione era sul 6-4 in favore del Giappone, dopo un tuffo ha accusato un dolore al ginocchio destro la cui entità verrà ora monitorata e quindi valutata nei prossimi giorni. L’Italia, dunque, chiude questa sua pool con bilancio di due sconfitte al tie-break (Polonia la prima, oggi la seconda) e una vittoria contro la Bulgaria per un totale di cinque punti che comunque muovono la classifica.
Nella gara odierna Blengini ha proposto un solo cambio rispetto a ieri dando spazio a Mazzone al posto di Cester. Per il resto consueta formazione con la diagonale Giannelli-Nelli, Randazzo e Lanza i martelli, Anzani altro centrale con Rossini-Balaso coppia di liberi.
Giappone schierato con Fujii in palleggio, Nishida opposto, Fukuzawa e Yanagida schiacciatori, Yamauchi e Lee centrali con Koga libero. Nel primo set il Giappone è partito forte galvanizzato dalla spinta del suo pubblico. Gli azzurri da parte loro hanno retto bene l’urto iniziale riuscendo a giocare una discreta pallavolo. Col passare dei minuti qualche errore gratuito di troppo ha permesso ai nipponici di prendere il comando della situazione; Giannelli e compagni tuttavia non si sono scomposti e dopo aver inseguito per un po’ sono riusciti ad agguantare la parità sul 18-18 (nel frattempo Parodi ha rilevato Randazzo) per poi invertire l’inerzia del set fino alla conclusione arrivata sul 25-21 grazie a un errore al servizio di Takahashi dopo una prima palla set annullata e mostrando nel complesso una buona pallavolo. Nella parte centrale del secondo set (iniziato con Parodi in campo) l’Italia ha nuovamente concesso ai nipponici un piccolo vantaggio (13-16) frutto di alcune leggerezze. Nonostante questi piccoli black out la formazione tricolore è rimasta concentrata e ha trovato in Nelli un terminale offensivo affidabile al quale Giannelli si è spesso affidato per risolvere le situazioni. Da ciò ne è scaturito un recupero che ha portato l’Italia in parità sul 18-18 e sul 20-20. Quando la situazione sembrava essere recuperata, però, la ricezione italiana ha cominciato a sbandare vistosamente permettendo ai nipponici di riprendere in mano il gioco fino al 25-21 che ha portato la gara in parità.
Nel terzo set c’è stato l’ingresso in campo di Spirito al posto dell’infortunato Giannelli, la gara nel frattempo è continuata con la formazione di casa che, trascinata da Nishida, ha messo in grossa difficoltà l’Italia. Nonostante tutto però, e grazie a una notevole prova di carattere, Lanza e compagni (tra i quali Cester che ha rilevato Mazzone) sono rimasti attaccati alla partita e, quando la situazione era sul 21-21, hanno lentamente cominciato a scavare il solco che ha permesso loro di vincere il parziale sul 25-23 portandosi nuovamente in vantaggio per 2-1.
Quarto set con gli animi molto caldi a causa di un match equilibrato e complesso con le squadre spesso a contatto ed entrambe ree di diversi errori. Gli azzurri pur non riuscendo mai a scrollarsi di dosso gli avversari hanno dato la sensazione di sprecare una chance quando sul 21-20 in loro favore hanno finito per cedere campo agli avversari che, continuando a mettere in grossa difficoltà la ricezione italiana, sono riusciti a portare la gara al tie-break grazie al 25-22 conclusivo. Il tie-break è stata la logica prosecuzione dei set precedenti con le squadre che non si sono risparmiate e hanno continuato ad alternarsi al comando, fino a quando il Giappone è riuscito a fare suo il match grazie al 15-10 conclusivo dopo un black out azzurro che ha permesso ai padroni di casa di allungare progressivamente.
L’Italia domattina lascerà Osaka con un volo che la condurrà a Seoul dove, dal 15 al 17 giugno, sarà impegnata nel quarto week end di gare.
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OXFORD VINCE SU CAMBRIDGE 4^ REGGIA CHALLENGE CUP
L’Università di Oxford vince su Cambridge la quarta edizione della Reggia Challenge Cup, sui 250 metri della Fontana dei Delfini nello straordinario scenario della Reggia di Caserta. I Dark Blues, nel match race al meglio dei tre sprint, sconfiggono i rivali di sempre dei Light Blues di Cambridge per due a zero, vincendo in entrambi i casi in rimonta e al fotofinish. Una gara spettacolare la Reggia Challenge Cup 2018, ideata dal due volte campione olimpico e consigliere federale Davide Tizzano, realizzata grazie all’importante contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal professor Emmanuele Emanuele, patrocinata dalla Federazione Italiana Canottaggio e resa molto competitiva dalla presenza in entrambi gli equipaggi di atleti dal ricco curriculum internazionale quali su Oxford il britannico Constantin Louloudis, oro olimpico a Rio 2016 nel quattro senza e bronzo a Londra 2012 nell’otto, e il neozelandese Storm Uru, bronzo olimpico a Londra 2012 nel doppio Pesi Leggeri, e su Cambridge il britannico Scott Durant, anch’egli come Louloudis campione olimpico proprio nell’otto ai Giochi di Rio.
Kinder + Sport ha supportato questa iniziativa con l’allestimento del suo Village, diventato in breve il punto di riferimento dei 1200 studenti coinvolti nel progetto.
(ITALPRESS).








DOPPIETTA YAMAHA, LOWES VINCE GARA 2 A BRNO
Succede di tutto e alla fine a far festa è Alex Lowes. Il pilota della Yamaha ha conquistato la sua prima vittoria nel Campionato Mondiale Superbike al round ceco Acerbis, dopo una Gara 2 mozzafiato che ha visto il leader della classifica, Jonathan Rea (Kawasaki Racing Team WorldSBK) a terra nelle prime fasi. All’Automotodrom Brno Gran Premio folle e imprevedibile gara, conclusa con una doppietta Yamaha e con il sesto vincitore del 2018. La prima fila ha mantenuto le proprie posizioni in partenza, con Van Der Mark (Pata Yamaha Official WorldSBK Team) che ha tenuto a bada il suo compagno di squadra nelle prime curve. Lowes ha però sferrato l’attacco al giro successivo, guadagnando la prima posizione in Curva 1. Nel frattempo, Marco Melandri (Aruba.it Racing – Ducati) è risalito in due giri dall’ottava alla terza posizione, passando Van Der Mark qualche curva dopo. I due giri successivi sono stati contrassegnati da tre momenti incredibili e imprevedibili. Il primo ha visto il leader della classifica Jonathan Rea cadere il Curva 12, apparentemente dopo un contatto con il compagno di squadra Tom Sykes (Kawasaki Racing Team WorldSBK). Il nordirlandese non è riuscito a tornare in pista, collezionando così il primo ritiro della stagione. Se ieri il suo dominio è apparso insormontabile, dopo la gara di oggi c’è stato un barlume di speranza.
Successivamente, Marco Melandri, dopo aver passato Lowes ed aver preso il comando della gara, non è riuscito a controllare la sua Ducati finendo sulla ghiaia. Questo ha fatto scivolare l’Italiano in fondo al gruppo, negandogli l’eventuale vittoria quando era il pilota più veloce in pista. Infine, Sykes è caduto al sesto giro e così tutti i piloti saliti ieri sul podio sono rimasti fuori in Gara 2. In quattro stagioni insieme, è la prima volta che entrambi i piloti KRT restano a mani vuote. Almeno, Melandri è riuscito a guadagnare qualche punto con la quindicesima posizione. Quando mancavano una dozzina di giri al termine, tutto faceva pensare a un duello Yamaha, visto che Chaz Davies (Aruba.it Racing – Ducati), terzo, non riusciva a tenere il passo dei primi due. Ma stavolta, al contrario di quanto successo a Donington, la YZF-R1 di Lowes non ha avuto il crollo di prestazioni: una gara intelligente, consistente e senza sbavature ha portato il britannico a chiudere davanti al compagno di squadra olandese con due secondi di vantaggio. Il pilota del Lincolnshire aveva debuttato nel 2011 proprio a Brno e qui, sette anni dopo, è riuscito finalmente a vincere una gara nel WorldSBK.
Van Der Mark ha conquistato un altro podio e sale in terza posizione in classifica, davanti a Sykes. Davies, con l’eccellente terzo posto di Brno arrivato nonostante i problemi del weekend con la Panigale, si è portato a 65 punti da Rea.
Alle spalle dei piloti sul podio troviamo Eugene Laverty (Milwaukee Aprilia), quarto. Questo è il suo miglior risultato in stagione, così come quello del suo compagno di squadra Lorenzo Savadori (Milwaukee Aprilia), quinto. È un buon risultato per il marchio italiano, che si candida come contendente al podio in questa stagione. Michael Ruben Rinaldi (Aruba.it Racing – Junior Team) ha ottenuto a Brno il suo miglior risultato in carriera, risalendo dall’undicesimo al sesto posto alla sua decima gara nel WorldSBK. Ha chiuso davanti a Leon Camier (Red Bull Honda World Superbike Team), settimo. Xavi Fores (Barni Racing Team) è tornato in top 10 con l’ottavo posto, precedendo Toprak Razgatlioglu (Kawasaki Puccetti Racing) e Roman Ramos (Team GoEleven Kawasaki), nono e decimo rispettivamente. Il WorldSBK torna fra due settimane a Laguna Seca.
(ITALPRESS).
HALEP TRIONFA A PARIGI, PRIMO SLAM PER RUMENA
Simona Halep è stata incoronata regina sul rosso, vincendo oggi il primo titolo del Grande Slam della sua carriera. La 26enne rumena ha fatto suo il singolare femminile del Roland Garros, seconda prova Slam della stagione, andata in scena sui campi in terra battuta di Parigi. La numero uno del ranking internazionale e del seeding ha sconfitto in finale la 25enne statunitense Sloane Stephens, numero 10 del mondo e del tabellone, col punteggio di 3-6 6-4 6-1. La Halep ha mostrato ancora una volta grande cattiveria agonistica, recuperando da una situazione difficile (era sotto 6-3 2-0). Per lei è il diciassettesimo titolo in carriera, il secondo di quest’anno (dopo Shenzhen). A livello di Major è invece il primo successo, dopo le due finali perse sempre a Parigi (nel 2014 e lo scorso anno) e quella ceduta a inizio stagione agli Australian Open (contro la danese Wozniacki).
Per la statunitense Stephens (che non aveva mai perso prima un atto conclusivo di un torneo) invece era la seconda finale in carriera in una prova dello Slam, dopo quella vinta agli Us Open del 2017 (contro la connazionale Keys). La Stephens, comunque, da lunedì centrerà il suo best ranking, salendo al quarto gradino della classifica Wta. Sempre più saldamente al comando del ranking internazionale, ovviamente, la Halep.
“Grazie al pubblico: siete stati fantastici”. Lo ha gridato, dai microfoni del ‘Philippe-Chatrier’, la rumena, al termine delle faticeh odierne. “Non riuscivo più a respirare nell’ultimo game. Ho fatto tutto il possibile: sognavo questo momento da quando ho iniziato a giocare a tennis. Sono molto contenta che il mio primo successo negli Slam sia arrivato proprio qui a Parigi, una città speciale per me”, ha aggiunto la Halep, che al Roland Garros ha trionfato a livello juniores (nel 2008), prima delle finali Wta disputate nel 2014, nel 2017 e oggi.
“Ci tenevo tanto a vincere qui il mio primo Slam. Quando ero sotto un set e un break in questa finale ho pensato è andato tutto via: ora devo attaccare e dare il massimo. Per fortuna è andata bene. Poi mi sono sentita più ‘libera’ e ho giocato finalmente bene. Ringrazio e saluto i miei amici, mia mamma, i rumeni e i francesi, che mi hanno tanto sostenuto. Abbraccio la Stephens, che dopo lo scorso anno pieno di infortuni è tornata adesso al top: presto salirà ancora nel ranking mondiale”, ha concluso la rumena.
Pronta la risposta di Sloane Stephens, al termine della cerimonia di premiazione. “Non è proprio il trofeo che volevo questo ma va bene lo stesso. Complimenti a Simona per il titolo conquistato: se devo perdere va benissimo che ciò succeda contro la numero uno del mondo. Ringrazio il mio team e tutti i miei sostenitori”, ha dichiarato la statunitense.
Domani, dalle 15, spazio all’atto conclusivo del singolare maschile. In scena lo spagnolo Rafael Nadal, uno del mondo e del tabellone, a caccia del suo undicesimo sigillo sul rosso di Parigi, e l’austriaco Dominic Thiem, otto del ranking Atp e “giustiziere” di Marco Cecchianto (in semifinale), alla prima finale in carriera in una prova del Grande Slam.
(ITALPRESS).
IMPRESA AZZURRE, BERTOLINI “UN’EMOZIONE MONDIALE”
Un lungo lavoro sulla mentalità e sulle potenzialità delle giocatrici. Questa la ricetta che ha portato al successo la nazionale italiana femminile di calcio che ieri ha centrato la storica qualificazione ai mondiali del prossimo anno. A svelarlo, Milena Bertolini, CT delle azzurre, intervenuta a “the coach experience” evento dedicato ad allenatori e appassionati di calcio in svolgimento alla Fiera di Rimini fino a domani. La qualificazione mancava da 20 anni e l’artefice del successo si dice ancora “molto emozionata”. Il primo grazie che rivolge è “a Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana allenatori di Calcio, perché se alleno la Nazionale è grazie a lui”. Dal canto suo Ulivieri, seduto al fianco di Milena racconta di come abbia guardato con ansia l’incontro di ieri sera “Esultando alla fine – ha ammesso – come non facevo da anni”. Riguardo ai 10 mesi di lavoro per raggiungere il risultato, Bertolini spiega di essere partita dalla squadra che aveva partecipato agli Europei. “Credo che il cambiamento maggiore – afferma – sia stata la decisione di partire dalla testa, lavorando sulle potenzialità delle ragazze. Le nostre calciatrici hanno tante qualità e conoscenza del calcio. E’ vero che le nazionali straniere – ammette – hanno più fisicità, ma il gap si è annullato molto e comunque non hanno le nostre conoscenze tattiche. Non abbiamo niente da invidiare a loro”. Un lavoro svolto anche “in sintonia con i club, in questo anno ho trovato grande disponibilità”.
La fisicità delle avversarie in questi anni ha quasi sempre fatto la differenza. Per la CT della Nazionale la strada per limitarla è stata quella di lavorare “attraverso la tattica e non stando più a rincorrere le rivali. Quindi abbiamo lavorato sull’aspetto tecnico e sulla disciplina. E soprattutto – spiega – sulla squadra che va a difendere in avanti. Prima anche in superiorità numerica si giocava sempre in difesa. Si è agito sull’offensività e sulla rapidità del gioco che è data dalla velocità del passaggio, non dalla fisicità”. A completare la ricetta vincente, anche lo “smarcamento veloce – aggiunge -, la riconquista immediata della palla e l’andare avanti per aggredire”. “Per il calcio internazionale – termina – punto fermo è la costruzione dal basso e della difesa” a partire “dall’importanza del ruolo del portiere, che è – spiega – la giocatrice in più. A livello internazionale se non hai la costruzione dal basso fai fatica”. Di qui l’invito a livello giovanile di “lavorare su queste cose” perché “la formazione dei portieri giovani per le nazionali è importante”. Azzurre ai Mondiali, azzurri no: “nessuna rivalsa nei loro confronti, non ne vedo il motivo, anzi mi dispiace che non ci siano”.
(ITALPRESS).










