Dal 4 gennaio 2016 al 31 maggio 2018. In mezzo tanti trionfi, ma soprattutto tre Champions League consecutive e mai nessun allenatore c’era riuscito prima. Zinedine Zidane lascia il Real Madrid, lo fa in una conferenza stampa convocata a sorpresa a Valdebebas e con al suo fianco un Florentino Perez per nulla contento. Del resto perdere un allenatore che in pochi mesi, oltre alle tre Coppe dei Campioni, ha messo in bacheca anche una Liga e due Mondiali per club non è facile. “E’ una decisione inaspettata, è stato un duro colpo quando mi ha comunicato la sua scelta, avrei voluto convincerlo a ripensarci ma non è andata così e non posso che prenderne atto e rispettare la sua decisione. Sono triste, ma lo ringrazio per tutto quello che ha fatto e spero che il suo non sia un addio ma un arrivederci a presto”, le parole del presidente Florentino Perez. Lo ha saputo ieri il numero 1 dei “blancos” e probabilmente è rimasto un po’ spiazzato, ma adesso dovrà mettersi al lavoro per individuare il miglior sostituto. Zizou ha spiegato cosa lo ha spinto a prendere una decisione che potrebbe sconvolgere il valzer delle panchine. “Il Real deve continuare a vincere e secondo me per farlo ha bisogno di un cambio – le parole dell’allenatore francese -, di nuovi metodi di lavoro. Io amo questa società, devo tantissimo al Real, ma lascio perchè sono convinto che ha bisogno di cambiare. Il mio può anche essere un arrivederci, il Real mi ha dato tutto e sarò vicino a questa squadra per tutta la mia vita”.
Appena sabato scorso ha vinto la terza finale di Champions League consecutiva, battendo il Liverpool nella finale di Kiev. Sono passati 5 giorni e alle 13 di oggi il mondo Real deve fare i conti con una novità “inaspettata” per dirla alla Florentino Perez. “In questa stagione ci sono stati tanti momenti difficili ed è allora che ti domandi se sei la persona giusta, che rifletti. Continuo a dire e a pensare che i giocatori hanno bisogno di nuovi metodi di lavoro, di cambiare, questo è un club molto esigente con i suoi calciatori e arriva un momento in cui non si può chiedere di più – spiega Zidane -. I ragazzi lo sapevano, ho parlato con Sergio Ramos, ha capito le mie ragioni e mi ha augurato buona fortuna. In questi giorni parlerò anche con gli altri giocatori, sono grato a tutti loro per quello che hanno fatto. La decisione è stata mia, dopo tre anni credo che sia arrivato il momento di andar via, penso sia meglio chiuderla qui invece di correre il rischio di fare errori, sono un vincente e se penso che non si possa ottenere il massimo non sto bene”. E il futuro? “Non sono stanco di allenare, continuerò a farlo, ma adesso non cerco un’altra panchina”, ha assicurato Zidane che ha allenato il Real per quasi 900 giorni. “Il ricordo più bello? Il primo giorno, quando il presidente mi ha portato qui. Lo ha fatto anche quando ero un calciatore e il Real è un sogno per ogni giocatore. Il mio rapporto con Florentino Perez non cambierà”.
“Per me non è un giorno triste, ho riflettuto molto prima di prendere questa decisione, il mio è un arrivederci, ma non torno indietro sulla decisione che ho preso”, aggiunge Zizou che ringrazia i tifosi, ma li bacchetta anche per i fischi alla squadra nei momenti difficili, poi assicura che nella sua decisione non hanno avuto alcun peso le parole di Cristiano Ronaldo, e quindi il suo probabile addio, dopo la finale di Champions League. “Non hanno nulla a che vedere con la mia scelta. Se non avessimo vinto a Kiev sarei rimasto? Non lo so, ma può essere”, ripete due volte Zizou.
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ZIDANE LASCIA IL REAL “È IL MOMENTO GIUSTO”
ROSSI “CON MARQUEZ UNA STORIA MAI RISOLTA”
“Quella con Marquez è una storia lunga e mai risolta”. E’ quanto afferma Valentino Rossi in una “one-to-one” su SkyMotoGP, tornando a parlare di quanto avvenuto in Argentina con il pilota spagnolo della Honda HRC. “Lui mi ha visto e ha capito che era il male minore fare così. E’ andata bene così, perchè non è soltanto guardare a quella cosa lì. E’ una storia lunga mai risolta. Meglio così” ribadisce il “Dottore” riferendosi al fatto che sia stato il suo amico Uccio Salucci a mandare via Marquez dal box Yamaha quando aveva provato a spiegare quello che era successo. Il nove volte campione del mondo, poi, riconosce i meriti del pilota di Cervera. “Come tutti i grandi, Marquez ha alzato il livello. Ha inventato questa cosa della caduta non caduta in prova cercando il limite. E’ il suo stile di guida l’entrata in curva, ma è anche quello che la Honda la usa meglio e noi dobbiamo solo cercare di guardare e imparare” dice Rossi che comunque è convinto di poterlo battere se la Yamaha migliorerà la sua M1. “Pensi sempre di batterlo. Ma al momento anche la sua moto è molto in forma, non solo lui e quindi è difficile. Ma noi dobbiamo lavorare perchè il bello del nostro sport e che le cose cambiano dal mattino al pomeriggio. E sei tecnici della Yamaha ci danno uno step e possiamo tornargli vicino, possiamo batterlo”. “Quando hai una carriera lunga come la mia è importante evolversi, modificare le cose. Da giovane c’erano le gag che facevano ridere. Era un po’ un modo per sdrammatizzare, prendersi poco sul serio che è quello che mi ha insegnato Graziano (suo padr, ndr). Ora ho 40 anni e se mi vesto da dottore mi dicono basta” racconta come sia cambiato in questi lunghi anni di successi. “Perchè se vinci dieci gara ti serve fare qualcosa ma se ne vinci due basta così. Io ho molti tifosi perchè sono tanti che corro e ottengo risultati”. Aggiunge. Il pesarese, quindi, svela di avere tante cose che vorrebbe cambiare del suo carattere, del suo modo di porsi: “Ne ho tante – attacca -. Vorrei essere più paziente con i tifosi, non perdere le calma quando le cose vanno male. Essere più positivo, più ottimista e non farsi prendere dalla paranoia, dalle cose che non ti piacciono. Anche nei rapporti personali con gli amici o con una ragazza”. Valentino Rossi a centinaia di migliaia di tifosi in tutto il mondo. Per il “Dottore” non ci sono dubbi, questo è dovuto alla lunga carriera, ma anche al fatto che si parla solo del pilota. “Piaccio alla gente perchè mi vedono solo quando corro” afferma. “Non c’è nessun vantaggio a far sapere cosa faccio nella mia vita privata. Se la rendessi pubblica ci sarebbe magari chei avrebbe da criticare e a me non me ne frega un c…o del parere degli altri. Faccio come mi pare e credo che sia più interessante il pilota che quello che faccio quano mi sveglio a Tavullia e vado a pranzo e in palestra”. Al Mugello ci sarà l’onda gialla ad accoglierlo e tantissimi tifosi che vorranno farsi dei selfie con lui. “Ci sono i tifosi ed è bello che tutti quelli che ti incontrano vogliono fare una foto con te, ma con Instagram sono diventato come un trofeo, perchè magari ci sono quelli che guardano solo il calcio e dicono ‘io le moto non le seguo ma facciamoci una foto insieme”. “Correre altri 20 anni in MotoGP sarebbero troppi” dice sorridendo parlando del suo futuro, confermando la sua voglia di restare pilota ma sulle quattro ruote ed anche di provare a organizzare un team nella classe regina. “Al momento le due strade sono entrambe aperte, perchè una non toglie l’altra” dice. “Io voglio rimanere pilota per più tempo possibile e visto che sono famoso in tutto il mondo mi piacerebbe avere la possibilità di corre in macchina. Mi piacerebbe fare la 24 Ore di Le Mans. La Dakar è più difficile, perchè mi piacerebbe rimanere in pista che è il mio ambiente. Ma anche continuare con un team in MotoGP in futuro. Abbiamo fatto l’esperienza in Moto3 e Moto2 con Sky e ci sta piacendo molto, anche se fare la classe regina è un’altro impegno”. Su un team Yamaha clienti con Lorenzo e Morbidelli” il “Dottore” dice. “Sarebbe una cosa bellissima per Franco perché secondo me gli farebbe molto bene guidare una Yamaha e sarebbe molto veloce, e gli farebbe bene anche avere un compagno come Lorenzo con cui imparare molto. Io pero’ fare il team manager di Lorenzo preferirei di no” ha concluso sorridendo Valentino Rossi.
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FOGNINI AVANTI FACILE, FABBIANO SALUTA PARIGI
Fabio Fognini va e l’Italia può calare il tris nel terzo turno del Roland Garros. Arriva un’altra soddisfazione dal tabellone maschile, dove il 31enne di Arma di Taggia fornisce ancora una prova convicente impiegando poco meno di due ore per sbarazzarsi dello svedese Elias Ymer per 6-4 6-1 6-2. Fognini conferma così l’ottimo stato di forma mostrato già a Ginevra (semifinale) e Roma (quarti, sconfitto solo da Nadal), correndo solo un brivido nel primo parziale quando, al servizio per il set sul 5-3, si fa strappare la battuta salvo poi chiudere i conti con un altro break nel gioco successivo. Senza storia il resto del match, con l’azzurro atteso ora dal britannico Kyle Edmund, 16esima testa di serie e reduce dal successo su Marton Fucsovic, fresco vincitore a Ginevra. Peccato per Thomas Fabbiano, che invece esce di scena per mano di Borna Coric. Il 28enne pugliese di San Giorgio Jonico parte forte, aggiudicandosi il primo set per 6-4, poi però crolla sotto i colpi del giovane allievo di Riccardo Piatti, che gli lascia appena 4 giochi nei successivi tre parziali (6-2 6-1 6-1). Fabbiano lascia Parigi con la soddisfazione di aver comunque centrato la prima vittoria sui campi del Bois du Boulogne e l’Italia si consola con un risultato che mancava da 29 anni: era dal 1989, con Omar Camporese, Francesco Cancellotti e Claudio Pistolesi, che tre azzurri non erano presenti nel terzo turno dello Slam parigino visto che oltre a Fognini sono ancora in corsa Marco Cecchinato e Matteo Berrettini oltre a Camila Giorgi fra le donne. Il tennista palermitano se la vedrà con Pablo Carreno Busta, numero 11 del ranking mondiale, ancora più tosto l’avversario di Berrettini, ovvero quel Dominic Thiem che oggi ha chiuso in 4 set il match col Next Gen greco Stefanos Tsitsipas e unico giocatore ad aver battuto in stagione Nadal sul rosso.
Il maiorchino, intanto, prosegue in scioltezza la caccia all’undicesimo trionfo a Parigi lasciando 4 giochi al malcapitato Pella e dando appuntamento al terzo turno al beniamino di casa Gasquet. Avanti anche Cilic, che vince agevolmente i primi due parziali col polacco Hurkacz (n.188 Atp), poi si addormenta e ne esce un po’ a fatica, al terzo turno anche Isner e Del Potro mentre viene eliminato un po’ a sorpresa Shapovalov, rimontato da Marterer.
Tutto da pronostico al femminile dove cresce Simona Halep, decisa a sfatare il tabù Slam (tre finali perse in carriera, due delle quali proprio al Roland Garros). Procede senza intoppi anche il cammino di Garbine Muguruza, campionessa sulla terra parigina due anni fa, che liquida per 6-4 6-3 la francese Fiona Ferro mentre Maria Sharapova elimina anche Donna Vekic e si appresta al primo vero esame: al terzo turno c’è Karolina Pliskova, oggi vittoriosa in tre set nel derby ceco contro Lucie Safarova. Al terzo turno anche Serena Williams, che rimonta la 22enne australiana Ashleigh Barty. Domani torna in campo la Giorgi: sulla strada per gli ottavi c’è la statunitense Sloane Stephens, numero 10 del ranking e campionessa in carica degli Us Open.
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ITALIA ALL’ESAME FRANCIA, MANCINI “SONO FIDUCIOSO”
Di fronte non ci sarà l’Arabia Saudita ma una nazionale che al Mondiale ci va per vincerlo. E allora la nuova Italia è chiamata a dimostrare di che pasta è fatta, almeno dal punto di vista della tenuta mentale. Roberto Mancini si prepara alla sua seconda uscita da ct, domani a Nizza la Nazionale del nuovo corso affronta i Galletti di Deschamps, fra le mine vaganti in Russia e dai suoi si aspetta risposte importanti. “In questi primi 7 giorni abbiamo lavorato bene ma la strada è lunga. Abbiamo avuto un dramma ma solo chi cade veramente in basso può risorgere e risorgere alla grande e noi abbiamo le qualità per fare questo”, il messaggio di ottimismo che arriva dal ct azzurro, che portiere a parte (toccherà a Sirigu) ha ancora qualche dubbio di formazione da sciogliere (“Il sistema di gioco potrebbe anche variare, dipende anche da quelli che avremo domani”), soprattutto in avanti, con Balotelli che non è certo di giocare davanti a quello che è stato il suo pubblico nelle ultime due stagioni. “Domani mattina lo valutiamo”, non si sbilancia Mancini, che fa chiarezza anche sulla possibilità che SuperMario indossi la fascia di capitano, con buona pace degli idioti dello striscione di San Gallo. “Sono cose che ancora capitano e non dovrebbero capitare”, commenta stizzito il Mancio, che per la sua scelta si baserà sulle presenze in azzurro come da tradizione. “In Nazionale vige la regola che il giocatore che ha più presenze è il capitano. Se Mario in campo è il giocatore con più presenze sarà capitano”. Tutto legato dunque all’impiego o meno di Bonucci sebbene anche De Sciglio, candidato a una maglia di titolare, abbia lo stesso numero di presenze (34) di Balotelli. Al di là del prestigio della partita, quella con la Francia sarà un’importante tappa di crescita. “Abbiamo tanti giovani e bisogna fare esperienza velocemente. Queste partite servono anche a dare la possibilità a chi ha meno esperienza internazionale di misurarsi con chi ne ha di più, anche a rischio di non fare le cose benissimo. Rischio imbarcata? Speriamo di no – replica il ct azzurro – Sono fiducioso e curioso di vedere quello che potrà essere il comportamento contro una squadra che per me è una delle candidate ad arrivare in fondo al Mondiale, molto forte, che ha iniziato diversi anni fa. Sarà un buon test, la cosa importante sarà avere un buon comportamento in campo”.
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GOLDEN STATE VINCE GARA-1 DELLA FINALE NBA
Va a Golden State il primo round della serie di finale Nba contro Cleveland. Sfruttando il debutto sul parquet di casa della Oracle Arena, i Warriors, campioni in carica, si aggiudicano nella notte italiana gara-1 battendo i Cavaliers per 124-114 al termine di un match rocambolesco, giunto al supplementare dopo una giocata ‘folle’ di JR Smith. Non basta, a Cleveland, un James monumentale, top-scorer della serata con la bellezza di 51 punti contro i 29 di Curry: i due fuoriclasse, nel finale, sono anche protagonisti di un battibecco sedato dai compagni. Infortunio per Thompson. Gara-2 il 3 giugno sempre in California.
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IANNONE DOMINA LIBERE, PAURA PER PIRRO
Andrea Iannone mette la firma sul venerdì di prove libere del Gran Premio d’Italia. Il pilota abruzzese con la sua Suzuki è il più veloce in entrambe le sessioni e, in quella pomeridiana, ferma il cronometro si 1’46″735, sfiorando il suo giro pole del 2015. Un super The Maniac, che i rumors vorrebbero in uscita dalla scuderia di Hamamatsu, ma che oggi dimostra ancora una volta di essere molto veloce. La FP2 ha vissuto, però, momenti di grande paura e incertezza sulle condizioni di Michele Pirro, protagonista di una bruttissima caduta. Il pilota pugliese perde il controllo della sua Ducati alla San Donato quando alla fine mancano 28 minuti. Il Bandiera rossa e prove sospese per soccorrerlo. Pirro cadendo, infatti, ha battuto la testa ed è rimasto incosciente per lunghissimi secondi. Rianimato è stato portato al centro medico dove ha accusato una sublussazione alla spalla che è stata immediatamente rimessa al suo posto e un forte male alla schiena. Ma per sua fortuna riusciva a muovere tutte e quattro gli arti e, quindi, si è deciso di portarlo in eliambulaza all’Ospedale Careggi di Firenze dove sarà sottoposto a tutta una serie di screenig e, principalmente alla Tac cranica per scongiurare l’ipotesi di qualcosa di più grave di un trauma cranico.
Tornando alle prove, dietro al pilota di Vasto si piazzano Maverick Viñales con la prima delle Movistar Yamaha MotoGP, staccato di 387 millesimi e Marc Marquez con la Repsol Honda a un decimo dal connazionale. Il campione del mondo e leader della classifica iridata, è autore di una scivolata senza grosse conseguenze alla curva 4, per aver perso l’anteriore a causa della gomma fredda. A oltre sei decimi, Johann Zarco con la Monster Yamaha Tech 3 davanti alla prima delle Ducati, quella del Pramac Racing di Jack Miller. A sette decimi da Iannone troviamo la Honda del Teal Lcr con il sempre veloce Cal Crutchlov e, subito dietro Valentino Rossi con l’altra M1 ufficiale. Staccato di 52 millesimi dal suo “maestro” Franco Morbidelli con la Honda del team EG 0,0 Marc VDS. A quasi otto decimi e mezzo Danilo Petrucci con la GP18 del Pramac Racing che si mette alle spalle la prima delle Ducati ufficiali, quella di Jorge Lorenzo. Il mallorchino è a nove decimi e mezzo da Iannone. Più tribolata la sessione per il compagno di team Andrea Dovizioso. Il forlivese soffre un problema tecnico, forse la rottura del motore, alla fine del rettilineo. La sua moto perde molto olio e prende fuoco. Dovi è aiutato dai commissari e la sessione sarà fermata per la seconda volta. Dopo questo inconveniente chiuderà la FP2 con il tredicesimo tempo. Per lui la consolazione di aver fatto segnare il nuovo record di velocità al Mugello a 356,4 km/h, superando proprio Iannone che era arrivato a 354,9.
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REAL VUOLE POCHETTINO “FELICE A LONDRA MA…”
Joachim Loew si tira subito fuori, Mauricio Pochettino resta sul vago e sullo sfondo spuntano nuove candidature come quelle di Massimiliano Allegri e Jurgen Klopp. È scattato il toto-panchina al Real Madrid il giorno dopo l’addio a sorpresa di Zinedine Zidane e la prima scelta di Florentino Perez, a detta di molti, sarebbe il 46enne tecnico argentino del Tottenham. Obiettivo non facile da raggiungere: Pochettino ha firmato appena la scorsa settimana un nuovo contratto quinquennale con gli Spurs e, contrariamente a quanto emerso inizialmente, non c’è nè clausola scritta nè accordo verbale che gli permetterebbe di liberarsi in caso di chiamata da Madrid. Perez è un suo estimatore di lunga data: già quando era sulla panchina dell’Espanyol il tecnico aveva impressionato il presidente dei blancos. Poi Pochettino è volato in Premier, facendo bene al Southampton e quindi al Tottenham, dove in campionato ha chiuso quinto, terzo, secondo e ancora terzo nelle 4 stagioni in carica. Ma convincere Daniel Levy, presidente degli Spurs, a lasciar partire Pochettino è un’impresa: il contratto fino al 2023 fatto firmare al tecnico argentino è più di una polizza. Il diretto interessato, oggi a Barcellona per la presentazione di un libro, non sembra però così determinato nell’escludere del tutto l’ipotesi Real. “Vivo il presente, non c’è niente di più importante. Mi godo quello che sta accadendo e quel che sarà, sarà. Jorge Griffa – il riferimento a un suo vecchio allenatore – mi disse una volta che devo lasciare che sia il calcio a trasportarmi, di non forzare il destino”. “Prendo queste voci con assoluta naturalezza, senza farmi condizionare – ha detto ancora Pochettino – Ma al Tottenham c’è un progetto spettacolare, la motivazione è enorme e ho rinnovato fino al 2023 appena 5 giorni fa. Poi non si sa mai cosa può succedere domani, la vita ti mette in situazioni inaspettate”. Di sicuro non avrebbe paura di sedere su quella panchina. “Stiamo parlando di uno dei migliori club della storia ma ho un impegno per i prossimi cinque anni col Tottenham. Tutti abbiamo dei sogni ma, ripeto, ho rinnovato da poco e sono contento a Londra”.
In Inghilterra c’è anche chi sostiene che in realtà il primo nome in cima alla lista di Florentino Perez sarebbe quello di Jurgen Klopp, che ha dimostrato di avere la personalità e il carattere necessario per sedere sulla panchina del Bernabeu. Ma come Pochettino, il tecnico tedesco del Liverpool è blindato (ha ancora 4 anni di contratto) e per allontanarlo da Anfield il Real potrebbe essere costretto a pagare un maxi-indennizzo da oltre 30 milioni di euro oltre a offrire a Klopp un ingaggio da poco più di 11 milioni a stagione. Tra l’altro lo stesso allenatore non avrebbe tanta voglia di lasciare Liverpool dove insegue ancora il primo trofeo. Altro allenatore tedesco accostato alla panchina dei blancos è l’attuale ct della Germania, Loew, che però oggi, a differenza di Pochettino, è stato abbastanza chiaro sulle sue intenzioni: “il Real? Lo escludo nel modo più assoluto. Per me non è un argomento attuale, penso solo al Mondiale e sono sicuro che troveranno un ottimo sostituto per Zidane”. E se le piste che portano ad Arsene Wenger o Guti non riscuotono grandi consensi, l’ultimo nome a emergere è quello di Massimiliano Allegri.Lo fa “As”, spiegando che il tecnico della Juventus piace ai piani alti del Real tanto che un abboccamento ci sarebbe stato già due anni fa ma non se ne fece nulla. I risultati ottenuti da Allegri in questi anni con la Juve, in Italia ma anche in Champions dove ha raggiunto due finali pur con una rosa inferiore ad altre corazzate, ne fanno comunque un candidato autorevole per il dopo Zizou. Allegri, inoltre, è abituato a gestire uno spogliatoio pieno di stelle e a Madrid ritengono che i suoi metodi possano adattarsi benissimo alla filosofia Real.
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CECCHINATO SOGNA ANCORA, OTTAVI AL ROLAND GARROS
Il 2018 da sogno di Marco Cecchinato continua. Dopo il primo titolo conquistato a Budapest a fine aprile, il 25enne palermitano riporta l’Italia agli ottavi del Roland Garros per la prima volta da sei anni a questa parte (Seppi l’ultimo a riuscirci nel 2012). A fare le spese del momento di grazia di Cecchinato è Pablo Carreno Busta, testa di serie numero 10 e un anno fa costretto al ritiro ai quarti contro Nadal: 2-6 7-6(5) 6-3 6-1 il punteggio che premia il siciliano in due ore e 19 minuti di gioco. Cecchinato, sembre battuto dallo spagnolo nei due precedenti, ha il merito di non mollare dopo aver ceduto male il primo set e aver perso il servizio nel secondo, recuperando subito la battuta e pareggiando i conti al tie-break. Poi, nel terzo parziale, piazza due break e completa l’opera nella quarta partita alla seconda occasione utile. Ora il vincente della sfida fra David Goffin e Gael Monfils, interrotta per pioggia al terzo set, col belga avanti 6-7(5) 6-3 3-2. Si ferma invece la corsa di Matteo Berrettini, che esce a testa altissima contro Dominic Thiem, semifinalista nelle ultime due edizioni dello Slam parigino e unico tennista in grado di battere Nadal in questa stagione sul rosso. Il 22enne romano si arrende per 6-3 6-7(5) 6-3 6-2 dopo due ore e 37 minuti, tenendo botta davanti al più quotato avversario per larga parte del match. Peccato per l’occasione sprecata nel terzo game del terzo set quando Berrettini spreca tre palle break che avrebbero potuto cambiare l’inerzia dell’incontro. Da quel punto in poi Thiem sbaglia poco o nulla e per il giovane azzurro scorrono i titoli di coda.
Domani tocca invece a Fabio Fognini andare a caccia di un posto negli ottavi, atteso dal britannico Kyle Edmund, e sempre sabato scenderà in campo Camila Giorgi, unica sopravvissuta fra le azzurre, il cui match contro Sloane Stephens era in programma oggi ma è slittato causa pioggia.
La sorpresa di giornata è l’uscita di scena di Grigor Dimitrov, che conferma lo scarso feeling con lo Slam parigino dove non è mai andato oltre il terzo turno: tre set a zero per Verdasco, che si impone per 7-6(4) 6-2 6-4 cancellando due set point nel primo parziale e risalendo nel tie-break da 1-3. Avanti ancora a fatica Alexander Zverev, portato al quinto set anche da Dzumhur: 6-2 3-6 4-6 7-6(3) 7-5 il punteggio a favore del tedesco, che nel quarto parziale annulla un match-point sul 4-5. Bene Nishikori, agli ottavi anche Djokovic che la spunta su Bautista Agut.
Eliminazione eccellente fra le donne quella di Elina Svitolina: la due volte regina del Foro Italico si arrende per 6-3 7-5 alla sempre più sorprendente Mihaela Buzarnescu, 30enne rumena che prima di questo Roland Garros non aveva mai vinto un match in uno Slam. Per lei c’è ora la Keys mentre Daria Kasatkina sarà la prossima avversaria di Caroline Wozniacki, più che convincente (6-0 6-3) nel match con Pauline Parmentier.
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