Al 75° Open d’Italia al Gardagolf Country Club, nell’area hospitality nella tenda del Credito Sportivo, si è tenuta l’annuale consegna dei riconoscimenti “Impegnati nel verde”, il progetto che ICS porta avanti da anni in collaborazione con la Federgolf, che premia i circoli che si sono distinti per aver raggiunto obiettivi ed effettuato azioni comprovanti il reale impegno a favore della sostenibilità ambientale. Eco compatibilità, risparmio energetico, manutenzione agronomica, sensibilizzazione e valorizzazione, queste le linee guida che spingono sempre più circoli ad “investire” nel verde perchè, mai come ora, l’etica ambientale si sposa perfettamente con la sostenibilità economica. Presenti alla consegna dei riconoscimenti, oltre al Credito Sportivo con il presidente Andrea Abodi e il direttore generale Paolo D’Alessio, Giampaolo Montali, direttore del progetto Ryder Cup 2022, il vice presidente Fig, Antonio Bozzi, Steve Isaac, direttore dei progetti di sostenibilità del Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews, Alberto Minelli in rappresentanza dell’intero Comitato Scientifico Impegnati nel Verde e Paolo Croce, membro e certificatore di GEO Golf Environment Organization. L’assegnazione viene rilasciata dal Comitato Scientifico del progetto costituito da quattro docenti universitari afferenti a diverse discipline che fin dal lancio di “Impegnati nel Verde” mettono a disposizione la loro professionalità per supportare il lavoro in maniera scientifica e super partes, non essendo neanche giocatori.
Hanno ricevuto il riconoscimento i seguenti circoli: Golf Camuzzago per la categoria Energia (il riconoscimento è stato assegnato per l’investimento fatto in materia di risparmio energetico con l’utilizzo di fonti energetiche alternative, quali il fotovoltaico); Villasimius Golf per la categoria Acqua (per aver impiegato essenze macroterme fondamentali per ottenerne risparmi idrici e attuare la manutenzione del tappeto erboso con metodi agronomici); Castelgandolfo Golf Club e Golf Ugolino per la categoria Patrimonio Culturale (per gli investimenti e gli interventi attuati in favore della conservazione dei beni storico archeologici presenti nel circolo); Golf Tirrenia per la categoria Biodiversità (per aver realizzato opere e iniziative in favore della conservazione della natura e sensibilizzazione ambientale dei fruitori); Golf Club Parco de’ Medici per la categoria Paesaggio (per l’importante opera di recupero ambientale attuata al posto della discarica con la valorizzazione di un sito ricco anche di testimonianze archeologiche). A oggi sono oltre 70 i circoli che hanno raggiunto questo obiettivo, un lavoro propedeutico al fine di ottenere l’ambita certificazione della Golf Environment Organization l’unica certificazione internazionale riconosciuta a livello mondiale da enti, università, associazioni sportive e ambientaliste ottenuta in Italia da dieci circoli. La certificazione “Impegnati nel Verde” ha il compito di accompagnare i club verso la certificazione ambientale internazionale GEO e, proprio mentre avveniva la cerimonia di consegna dei diplomi, è arrivato l’annuncio dalla stessa GEO che il Gardagolf Country Club ha ottenuto l’ambito e prestigioso riconoscimento.
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ICS E FEDERGOLF “IMPEGNATI NEL VERDE”
LORENZO-DOVI, DOPPIETTA DUCATI AL MUGELLO
Dall’Onda Gialla alla Zona Rossa con il dominio di Jorge Lorenzo che conquista al Mugello la prima vittoria in sella alla Ducati. Un successo che arriva dopo una stagione e mezza piena di incomprensioni e risultati deludenti per il cinque volte campione del mondo. La prima volta che il team rosso gli consegna la GP18 come la vuole lui, il “martillo” torna a dominare, prendendo la testa della corsa con un avvio dei suoi per poi andarsene a vincere in solitario, con il compagno di team Andrea Dovizioso, secondo a sei secondi, che riesce a tenere dietro Valentino Rossi e la sua Yamaha. Il “Dottore” dopo la pole position di sabato ci prova, ma le Ducati sono troppo forti per lui e quindi il terzo gradino del podio è un grande risultato. Il “Dottore” riesce con questo risultato a prendersi anche la seconda posizione nel Mondiale a 23 punti da Marc Marquez. Il campione del mondo, questa volta, non è riuscito a restare in sella alla sua HRC come spesso accade e, mette in casella il primo zero della stagione, chiudendo sedicesimo e fuori dai punti. Una caduta che, almeno per ora, riapre la corsa al titolo della classe regina. Pronti via, e come detto Lorenzo ricorda a tutti che il più bravo in partenza è sempre lui. Si mette in testa al plotone e nel giro di poco è già davanti di un secondo, dietro di lui Dovizioso controlla, mentre Rossi battaglia con Iannone e Marquez, nel tentativo di superare di superare la Ducati Pramac giallo Lamborghini di Danilo Petrucci, si distende per terra. Gara tutta in salita per lui, come detto, mentre il ternano risale fino alla terza piazza per poi scivolare in chiusura in settima.
Rossi risolve la questione con Iannone ad una decina di giri dal termine e si invola a caccia di Dovizioso, ma non riuscirà a togliergli la seconda piazza che vale la doppietta per Ducati. The Maniac si piazza ai piedi del podio precedendo il compagno di squadra Alex Rins. Cal Crutchlow è il primo dei piloti non ufficiali, sesto con la Honda del team di Lucio Cecchinello. Maverick Vinales conclude la sua domenica incolore all’ottavo posto anche alle spalle di Petrucci. A chiudere la Top10 la Ducati del team Nieto di Alvaro Baustista e la Yamaha Tech 3 di Johann Zarco. Franco Morbidelli con la Honda Marc Vds è lontano, in quindicesima posizione. Cadono Dani Pedrosa (Repsol Honda), Jack Miller (Alma Pramac Racing) e si ritira Aleix Espargaro (Aprilia Racing Team Gresini). Nel box Ducati, a celebrare la fantastica domenica italiana anche Michele Pirro, numero 51 e wild card per questa gara che venerdì ha sofferto un bruttissimo incidente. In classifica, come scritto, Marquez resta al comando con 95 punti. Rossi è secondo con 73 davanti al compagno di squadra Viñales a 67 e Andrea Dovizioso risalito in quarta con 66. Il Circus della MotoGP ora si sposta a Barcellona, per il GP di Catalogna del 17 giugno.
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FARFALLE AZZURRE VINCONO ORO EUROPEO NEI 5 CERCHI
Le Farfalle di Emanuela Maccarani, coadiuvata in Spagna da Valentina Rovetta e Federica Bagnera, campionesse del mondo in carica, confermano la loro supremazia nell’esercizio con i 5 cerchi conquistando anche il titolo continentale. L’aviere del gruppo Sportivo di Vigna di Valle Alessia Maurelli e le sue compagne – Martina Centofanti (CS Aeronautica Militare), Anna Basta (Pol. Pontevecchio Bologna) Letizia Cicconcelli (ASDG Fabriano), Agnese Duranti (Pol. La Fenice Spoleto) e Martina Santandrea (Estense Putinati Ferrara) – salgono sul gradino più alto degli Europei di Guadalajara con il punteggio di 22.350 (D. 13.8 – E. 8.550), precedendo l’Ucraina, argento a quota 22.100. Sbagliano, invece, sia la Russia, terza con 21.600, sia la Bulgaria giù dal podio con 21.250. Dopo l’argento nel concorso generale le azzurre festeggiano così un successo UEG che mancava da 10 anni, ossia dall’oro con le 5 funi agli Europei di Torino 2008. Nell’esercizio misto con 3 palle e 2 funi le ragazze dell’Accademia federale di Desio ottengono una prestigiosa piazza d’onore europea, con il personale di 22.350, a meno di mezzo punto dalla Bulgaria, oro a quota 22.825. Terzo l’Azerbaijan che con 20.350 lascia giù dal podio l’Ucraina e, soprattutto, la Russia, soltanto settima per un lancio fuori pedana. In attesa dell’All around individuale senior, che vede in gara le azzurre Milena Baldassarri (G. Fabriano) e Alexandra Agiurgiuculese, la delegazione italiana guidata dall’argento di Atene 2004 Fabrizia D’Ottavio aggiunge il quarto sussulto nel medagliere di Guadalajara, dopo l’argento nel completo e l’oro nei 5 cerchi per la squadra, e il bronzo individuale al nastro juniores di Talisa Torretti (G. Fabriano). Il palmares continentale di sempre della Federazione Ginnastica d’Italia – la decana delle Federazioni Sportive Nazionali, che nel 2019 festeggerà i suoi 150 anni – sale così a 19 medaglie di squadra senior complessive (2 ori – 8 argenti – 9 bronzi). Talisa Torretti si aggiudica la medaglia di bronzo juniores al nastro. La ginnasta di Fabriano, argento con la squadretta agli Europei di Budapest 2017, sale sul gradino più basso del podio di Guadalajara con il personale di 15.225 (D. 7.6 – E.7.625), alle spalle della russa Lola Kramarenko (17.000) e l’ucraina Khrystyna Pohranychna (15.975). La ginnasta marchigiana, classe 2003, colleziona anche un sesto posto al cerchio continentale giovanile con 16.500 (D. 9.0 – 7.500), nella finale vinta da dall’altra russa Polina Shmatko (18.825), davanti alla bulgara Tatyana Volozhanina (17.750) e alla Pohranychna, terza con 17.450. Bene le altre due azzurrine impegnate nelle rispettive baby final eight sulla pedana spagnola. La promessa dell’Armonia d’Abruzzo Eva Gherardi si è classificata in sesta posizione con 16.75 (D. 8.8 – E. 7.950) in una sfida alla palla domina dalla Kramarenko (18.450). Argento per la Pohranychna che con 17.450 ha costretto sul gradino basso del podio la piccola azerbaijana Arzu Jalilova (17.100). Alle clavette si è distinta l’altro astro nascente fabrianese, Sofia Raffaeli, quinta con 16.150 (D. 8.4 – E. 7.750), lo stesso punteggio del fenomeno dell’Ucraina. La Pohranychna, questa volta, resta però a guardare, mentre la cerimonia di premiazione consegna le medaglie pregiate, nell’ordine, alla russa Daria Trubnikova, leader con 17.350, alla bielorussa Anna Kamenshchikova (16.725) e all’israeliana Valeriia Sotskova (16.450). La Torretti dunque regala all’Italia l’unico piazzamento che era sfuggito nel 2016 ad Holon all’Agiurgiuculese, nel segno di una Sezione in continua evoluzione. “Dedico questa medaglia alle mie due allenatrici, Julieta Cantaluppi e Kristina Ghirova, e alla mia coreografa Byliana Dyakova, che mi seguono tutti i giorni alla Ginnastica Fabriano. L’esercizio, montato sulle note di Tonino Carotone, è pieno di difficoltà e ci stiamo lavorando da un anno. Rispetto all’Europeo di squadra qui mi sono sentita più sola, perché non c’era la squadra ad incoraggiarmi, ma le mie compagne individualiste mi hanno comunque dato la carica da fuori. Adesso c’è il Campionato d’Insieme al PalaGuerrieri. Gareggiare in casa sarà davvero meraviglioso e di sicuro festeggeremo anche la mia medaglia. Dopo spero di fare qualche giorno di vacanza al mare. Prossimi obiettivi? Spero di andare a Buenos Aires e poi ci sarà da difendere il titolo italiano in Serie A con la Faber. Ringrazio la Federazione e tutti coloro che mi hanno supportato, anche i tanti appassionati che mi seguono sui social”.
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BALOTELLI “IO CAPITANO BEL SEGNALE CONTRO RAZZISMO”
La vigilia di Italia-Olanda, ultimo impegno azzurro di questa stagione da incubo per gli azzurri, è segnata da Mario Balotelli. L’uomo cui Roberto Mancini ha legato questa prima parte del suo progetto di rinascita della Nazionale, è intervenuto in conferenza stampa, apparendo rilassato e a suo agio al fianco del tecnico jesino, il primo a credere in lui. “Mario lo conosco da quando aveva 17 anni, ho avuto la foprtuna di averlo da ragazzo era un giocatore dalle qualità incredibili, fece gol importanti nelle ultime partite di campionato, ha l’età dei miei figli, così come tutti i ragazzi si possono commettere errori, ma noi siamo qui per aiutarli. Ha grandi qualità, alcune le ha buttate. Ma è giovane per sua fortuna, ha molti anni davanti e ha tempo per rifarsi” spiega il c.t. che a chi gli chiede quanti Balotelli servirebbero a questa Nazionale, risponde sorridendo: “Uno basta”.
Anche SuperMario, non nasconde qualche rimpianto, per i suoi primi anni di carriera. “Vincere il Pallone d’Oro era più facile quanto ero più giovane, è sempre stato il mio sogno. Provarci non è mai male” spiega l’attaccante. Per riuscirci, dovrà farlo, con tutta probabilità, di nuovo lontano dall’Italia, dopo i due anni al Nizza. Il motivo lo spiega lo stesso Balotelli: “Secondo me è perché Mino Raiola chiede tanti soldi”. A chi gli chiede se sia pronto per una grande squadra, risponde con sicurezza: “Non c’è squadra più grande della Nazionale. Quindi sono pronto per tutto”.
A proposito di azzurro, qualcuno lo vorrebbe capitano. “Per me è importante giocare, fare bene e fare gol, quindi non cambierebbe più di tanto, si può essere un esempio anche senza fascia. Però forse sarebbe un bel messaggio, magari per gli immigrati africani che vivono in Italia vedere me capitano dell’Italia sarebbe un segnale forte, una bella cosa”, ha spiegato sottolineando che “il razzismo è un discorso complicato, l’ho vissuto da giovane, anche quando ero più piccolo, non so se sia gelosia o invidia, ma è un discorso che fa molto male e dà fastidio, è ora che l’Italia diventi più aperta, e integri chi viene da fuori come fa la Francia, come fa l’Inghilterra. E’ ora di svegliarsi. Cosa penso di Salvini? Non sono un politico, ancora. Quando lo sarò risponderò”. Di certo Balotelli, è felice di questa ritrovata armonia in azzurro. “Da quando sono tornato in Nazionale, chi mi vuole bene l’ha dimostrato. Io sono sempre stato concentrato su chi mi vuole bene e ora posso ringraziarli, loro così come i tifosi”. Felice di stare in gruppo positivo, del passato però non parla, anche se questi quattro anni senza azzurro per lui sono stati pesanti. “In questi anni sono stato abbastanza male, ma non serve parlare del passato, bisogna concentrarsi sul presente e pensare al futuro. Quando c’era Conte, non stavo bene fisicamente, quindi . Ventura non ho idea perché non mi abbia chiamato. Abbiamo parlato, ma non ho capito le sue spiegazioni. Ma ho sempre rispettato le sue scelte”, aggiungendo che sulle sue esclusioni “un’idea ce l’ho, ma me la tengo per me”.
In attesa delle varie rivelazioni promesse dall’attaccante, domani c’è l’Olanda e Mancini, fa il punto: “E’ la terza partita di questo ciclo, la seconda in tre giorni. Per me è stata più importante quella con la Francia. L’Olanda sta ricostruendo, ma può essere comunque una partita utile per il futuro”. La formazione è già decisa: “La formazione di domani è Perin, Caldara e Romagnoli centrali, Zappacosta e Criscito esterni, Jorginho, Cristante e Bonaventura a centrocampo, Insigne, Belotti e Verdi in attacco” snocciola il selezionatore che quindi lascia in panchina proprio Balotelli, ma era tutto previsto.
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IMPRESA CECCHINATO, AI QUARTI ROLAND GARROS
Continua la favola di Marco Cecchinato, che ha centrato l’accesso nei quarti di finale del Roland Garros, nono italiano nella storia a riuscire in tale impresa a livello Slam. Era dal 2011 che un azzurro non arrivava tra i ‘best 8’ di questo torneo: allora fu Fabio Fognini, poi costretto da un infortunio a dare forfait contro Novak Djokovic. Dopo il primo titolo Atp conquistato a Budapest a fine aprile, il 25enne palermitano ha centrato per la prima volta i quarti di uno Slam, sulla terra rossa di Parigi. Il siciliano, numero 72 del ranking mondiale, alla seconda presenza nel tabellone principale dello Slam francese (quinta complessiva nei Major), dopo aver messo in fila il rumeno Marius Copil, numero 94 Atp (recuperando due set di svantaggio), l’argentino Marco Trungelliti, numero 190 del ranking Atp, ripescato come lucky loser a seguito del forfait di Nick Kyrgios (il sudamericano, già a Barcellona, si è sobbarcato un viaggio in auto di 10 ore), e lo spagnolo Pablo Carreno Busta, numero 11 del ranking mondiale e decima testa di serie, ha compiuto un’altra impresa: sul “Suzanne Lenglen” ha sconfitto con il punteggio di 7-5 4-6 6-0 6-3, in due ore e 31 minuti, il belga David Goffin, numero 9 della classifica mondiale e ottavo favorito del seeding, per la terza volta negli ottavi a Parigi (ci era già riuscito nel 2012 e nel 2016, quando poi raggiunse i quarti) avendo superato in cinque set il francese Gael Monfils, numero 37 Atp e 32esima testa di serie, a cui ha annullato 4 match point.
“Al primo turno ero sotto due set a zero e adesso invece mi ritrovo nei quarti, dopo aver eliminato due giocatori di alto livello come Carreno Busta e Goffin. Per me è come vivere un sogno – le prime parole, a caldo, di Cecchinato, intervistato sul campo da Fabrice Santoro – Affrontare Djokovic una sfida? Più che altro per me è un onore potermi misurare con un campione del genere. Ora è meglio che faccia un massaggio e una bella doccia prima di pensarci: in ogni caso per me è qualcosa di indimenticabile”. Nei quarti di finale Cecchinato sfiderà infatti il serbo Novak Djokovic, numero 22 della classifica mondiale e 20esimo favorito del seeding, vincitore qui nel 2016 e finalista nel 2015, 2014 e 2012: non ci sono precedenti tra i due. ‘Nole’ negli ottavi si è sbarazzato, per 6-3 6-4 6-2, dello spagnolo Fernando Verdasco, 30esima forza del seeding. Negli ottavi a Parigi c’è però anche Fabio Fognini, numero 18 Atp e 18esima testa di serie, che alla vigilia del Roland Garros aveva raggiunto i quarti agli Internazionali d’Italia e le semifinali a Ginevra. Il 31enne di Arma di Taggia, all’undicesima partecipazione a Parigi, si giocherà domani un posto nei quarti di finale con il croato Marin Cilic, numero 4 del mondo e terzo favorito del seeding, finalista in gennaio agli Australian Open: il 29enne nato a Medjugorje è in vantaggio per 2 a 1 nei precedenti, tutti piuttosto datati, con affermazioni nel 2011 a Pechino (cemento) negli ottavi e in semifinale a Umago (terra), mentre la vittoria di Fognini risale al 2009, al secondo turno del Masters 1000 di Monte Carlo. Se Fognini dovesse piazzare il colpo vincente, il tennis tricolore eguaglierebbe l’exploit ottenuto sempre al Roland Garros nel 1973 per merito di Paolo Bertolucci e Adriano Panatta, unica volta in cui due italiani raggiunsero i quarti in un Major.
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SOGNO SERIE A CONTINUA PER CITTADELLA E VENEZIA
Cittadella-Frosinone e Venezia-Palermo. Queste le semifinali dei play-off promozione di Serie B dopo i risultati delle gare del turno preliminare che ha visto i granata di Venturato pareggiare 2-2 con il Bari e i lagunari di Inzaghi battere 3-0 il Perugia fi Nesta.
Ad aprire il quadro è il Cittadella che si fa bastare il rocambolesco 2-2 al termine dei tempi supplementari per spegnere le ambizioni degli ospiti e far valere la miglior classifica, così come recita il regolamento. Il ‘Tombolato’, che offre un bel colpo d’occhio, inaugura i play-off di Serie B con il match che ha visto l’inversione del campo di gioco in seguito alla penalizzazione dei biancorossi. Ai veneti, dunque, bastano due risultati su tre, i pugliesi sono invece costretti a vincere. L’inizio dell’incontro è subito vivace: al 3′ Alfonso non si fa sorprendere da una punizione forte ma centrale di Balkovec, al 5′ Salvi, su sponda di Varnier, spedisce alle stelle di destro da posizione invitante. All’8′ Alfonso blocca su Galano, al 10′ Micai si distende su conclusione sul primo palo di Schenetti. Al 15′ Sabelli si insinua in area, vince un rimpallo ma non centra lo specchio, al 19′ Bartolomei risponde con un gran destro dal limite di poco fuori. La sfida è destinata a calare di intensità, anche se resta comunque godibile. I primi 45 minuti si chiudono però senza vere occasioni da gol, sebbene Nenè, al 40′, provi a far saltare il banco con un’incornata di poco a lato. I fuochi d’artificio vanno in scena in avvio di ripresa. Al 6′ il Bari sblocca il risultato con un sinistro di Galano su cui deve arrendersi Alfonso.
I padroni di casa, dopo aver protestato inutilmente per un contatto tra Tello e Varnier appena prima la rete degli ospiti, reagiscono subito e al 9′ Micai si supera prima su Kouame e poi su Iori. I veneti trovano il pari al 14′ con una gran punizione di Bartolomei, una sassata di destro su cui Micai nulla può. Dieci minuti dopo, il centrocampista di Venturato concede il bis: la sua punizione si infrange sulla barriera, il pallone poi gli carambola vicino al destro e la sua volee dalla distanza tocca il palo e si insacca per il 2-1. Si fanno vedere Nenè e Cisse, i cambi si intensificano ed il nervosismo è sempre palese. Il Bari non si da’ per vinto e, al 42′, impatta con la responsabilità della difesa locale: il Cittadella perde tempo per protestare per un contatto in area tra Floro Flores e Adorni, Nené invece è un falco e trova la ‘papera’ di Alfonso. Iori, al 45′, tenta la conclusione dalla lunga distanza e Micai mette sopra la traversa. Inevitabili i due tempi supplementari. La stanchezza si fa decisamente sentire e così nel primo succede davvero poco. Nel secondo, dopo 7′, Floro Flores tenta senza fortuna la soluzione personale, poi arrivano i rossi diretti per Gyomber e Brienza, con quest’ultimo che innesca una semi-rissa che comporta l’espulsione anche di Sabelli. Passata la buriana l’atmosfera si ricompone e il Bari non può che arrendersi per lasciare spazio alla festa del Cittadella.
Triplo salto. E’ l’obiettivo che si è messo in testa la matricola Venezia che ne rifila tre al Perugia al Penzo e adesso dovrà fare i conti con il Palermo per continuare a sognare la terza promozione consecutiva. Netto il 3-0 dei lagunari, eppure nella prima mezz’ora gli umbri non avevano demeritato, ma poi sono spariti dal campo dopo la splendida rete di Stulac che, appunto al 30°, ha sbloccato il risultato.
Inzaghi va in tribuna per squalifica e a guidare i locali dalla panchina c’è D’Angelo. Solito 3-5-2 in campo con coppia d’attacco Litteri-Geijo. L’altro campione del mondo della serata, Alessandro Nesta, divora la sua area tecnica e risponde con lo stesso modulo, anche se nel suo centrocampo a 5 c’è Diamanti libero di spaziare, inventare e liberare il suo sinistro. La classifica finale della regular-season consiglia atteggiamenti diversi alle due squadre, umbri più propositivi, veneti prudenti. L’11 di Nesta che tende a sfondare a destra dove Buonaiuto è abile nell’1 contro 1 e dove spesso va a posizionarsi anche Diamanti. La coppia Cerri-Di Carmine fa i movimenti giusti, ma il primo sbaglia un facile assist per il secondo, sprecando una buona situazione di gioco al 13°. Il Venezia aspetta, Suciu prova il destro dalla distanza ma non impensierisce Leali. Diverso il discorso dall’altra parte perchè il mancino di Diamanti è di un’altra categoria, ma non è da meno Audero che se nel primo caso blocca senza troppi affanni, nel secondo vola sotto l’incrocio per deviare in angolo la conclusione dai 18 metri. Il match sembra in mano al Perugia che però rischia un po’ tenendo tanti uomini oltre la propria metà campo. Suciu, dimenticato in area, spreca due buoni palloni ed è un campanello d’allarme che rimane inascoltato.
Il Venezia guadagna un corner e va a bersaglio con il solito tiro dalla distanza di Stulac (6 gol in campionato) che con un piatto destro dai 22 metri trova l’incrocio e lascia di sasso Leali. Duro colpo per la squadra di Nesta che perde lucidità e soltanto al 46° si fa vedere con Cerri che impegna Audero.
Nella ripresa tra gli ospiti dentro Gustafson per Colombatto, a gli umbri rischiano subito di prendere il 2-0 con Magnani e Leali che in qualche modo riescono a disinnescare la minaccia Geijo. Continua a sbandare il Perugia, Bianco e Pajac pasticciano e Stulac sfiora il gol. Due minuti dopo, e siamo al 10°, è Magnani a perdere palla al limite, per sua fortuna è bravissimo Del Prete a salvare su Falzerano. Ritrova compattezza e idee la squadra di Nesta, si fa vedere Buonaiuto a destra e anche a sinistra Pajac comincia a farsi vedere e apprezzare. La difesa lagunare, però, è attenta e solida, non si può dire la stessa cosa per quella del Perugia che, al 29°, permette prima a Gejo (bravissimo Leali) e poi a Modolo di battere a rete da due passi. Il seocndo tentativo è quello giusto, è il 2-0 che chiude la partita, ma c’è ancora spazio per il tris del neo-entrato Pinato che finalizza un contropiede con un bel tocco, mentre dall’altra parte il perugino Terrani colpisce il palo. Finisce 3-0, un risultato che prolunga il sogno del triplo salto del Venezia (prossimo ostacolo il Palermo) e fa sfumare quello del Perugia.
(ITALPRESS).
NATIONS LEAGUE AMARA, ITALIA KO CONTRO ARGENTINA
Una brutta Italia lascia San Juan con un’altra sconfitta. Dopo lo scivolone della prima giornata contro il Canada, gli azzurri cedono 3-0 (25-19, 33-31, 25-20) ai padroni di casa dell’Argentina, chiudendo con un bilancio negativo il secondo round della Nations League. La Nazionale di Gianlorenzo Blengini non si è mai espressa sui suoi livelli, sbagliando molto e dando così la possibilità agli uomini di Velasco di aggiudicarsi il loro primo successo nel torneo. Perso senza troppi sussulti il primo set, gli azzurri hanno sprecato la loro grandissima occasione di impattare la gara nel secondo quando si sono fatti annullare addirittura otto palle set. A quel punto il contraccolpo psicologico è stato inevitabile e non sono più riusciti a cambiare l’inerzia della gara scivolata via senza troppi sussulti. Blengini aveva confermato lo schieramento che aveva battuto l’Iran con Giannelli palleggiatore, Zaytsev opposto, Randazzo e Juantorena martelli, Anzani e Cester centrali e Colaci libero. Nel primo set gli azzurri sono apparsi sottotono mostrando lacune in ricezione, fattore che ha inevitabilmente condizionato l’intera manovra che non è quindi riuscita a essere sviluppata come nelle migliori occasioni. Gli uomini di casa, sospinti dal proprio pubblico, hanno invece mostrato grande voglia di fare mettendo in difficoltà l’Italia. Il secondo parziale è iniziato con una veemente reazione dei ragazzi di Blengini, scesi in campo più convinti dei propri mezzi e capaci di mettere da subito alle corde i sudamericani. In generale le cose sono apparse migliorate in tutti i fondamentali, anche se gli argentini sono stati comunque bravi a non disunirsi troppo riuscendo a mantenere nelle fasi finali uno svantaggio minimo (22-19, 23-21, 23-22).
Al contempo Giannelli e compagni hanno cominciato a mostrare qualche cenno di cedimento sbagliando molto e permettendo a Conte e compagni di acquisire una sempre maggiore consapevolezza. Il finale di parziale è stato rocambolesco con l’Italia che è arrivata a sprecare ben otto palle set e l’incapacità di chiudere il parziale ha naturalmente galvanizzato gli argentini che, invece, alla seconda possibilità hanno fatto loro il parziale sul 33-31. Terzo e conclusivo set con Baranowicz e Mazzone in campo ma nel quale lo scenario generale non è cambiato con gli argentini costantemente alla guida del match e gli azzurri incapaci di reagire, non riuscendo mai a contrapporsi agli attacchi degli uomini di Velasco. La squadra partirà ora alla volta di Osaka via Francoforte. L’arrivo in Giappone è previsto nella notte tra martedì e mercoledì. “Non siamo riusciti a resistere a un Argentina scesa in campo con grande volontà – ammette Blengini – Noi abbiamo faticato nel primo set quando non siamo riusciti a essere incisivi con il servizio, poi nel secondo non siamo riusciti ad amministrare un buon vantaggio che eravamo riusciti a guadagnarci. Aver perso quel set, in quel modo, ci ha francamente tagliato le gambe”. “E’ stata una brutta gara, abbiamo sofferto tanto il non riuscire a mettere la palla a terra al primo colpo e questo non deve succedere perché ci sono squadre brave a toccare i palloni a muro, a difendere e ricostruire proprio come l’Argentina”, l’analisi invece di Colaci.
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SHOW CURRY CONTRO CAVS, GOLDEN STATE VOLA SUL 2-0
Stephen Curry sale in cattedra, infila nove triple – un record in una finale Nba – e con 33 punti avvicina Golden State al terzo Anello in quattro anni. Alla Oracle Arena i Warriors suonano ben altra musica rispetto a gara 1, battono Cleveland 122-103 e si portano sul 2-0. “Una serata abbastanza speciale ma speriamo che ne arrivino altre due”, esulta Curry, che vince anche la sua sfida a distanza contro LeBron James: dopo i 51 punti del primo round, il Prescelto si ferma a 29 punti, 13 assist e 9 rimbalzi. Kevin Love prova a dargli una mano (22 punti e 10 rimbalzi) ma Golden State può contare anche sulla serata di grazia di Kevin Durant (26 punti, 9 rimbalzi e 7 assist) e su un Klay Thompson che chiude con 20 punti nonostante qualche problema fisico che ne aveva messo in dubbio la presenza fino all’ultimo.
Curry dà la spallata decisiva ai Cavs nell’ultimo quarto, prima infilando una bomba da distanza siderale a 7’54” dalla sirena, col cronometro dei 24 in scadenza, e poi ripetendosi a 5’44” dalla fine, con tanto di fallo da parte di Love che gli consente di portare a casa un gioco da 4 punti che fa piombare Cleveland a -15. “Sono i momenti in cui devi rispondere e tenere l’inerzia della partita dalla tua parte”, spiega Curry, che nel terzo quarto ha fatto infuriare James e la panchina di Cleveland (tecnico a Lue) per un fallo non fischiato. Ma i Cavaliers non si arrendono: da mercoledì si gioca alla Quicken Loans Arena, c’è una finale da rimettere in piedi.
(ITALPRESS).










