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ZECCHINI RECORD IN APNEA “ORA MONDIALI INDOOR”

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Dopo le emozioni provate in Colombia, al largo della costa dell’Isola di San Andres, Alessia Zecchini è tornata in Italia per godersi il record mondiale di apnea in assetto costante con monopinna. Il 5 maggio l’apneista romana è scesa a una profondità di -105 metri, superando la precedente barriera da lei imposta a -104m. Gli infortuni hanno leggermente modificato i suoi piani per la stagione, ma non hanno condizionato i risultati. “Sinceramente il mio obiettivo era quello di fare il record del Mondo in free immersion – racconta in un’intervista all’Italpress -. Dopo l’operazione al legamento del braccio sinistro, ho cambiato programma scegliendo di impegnarmi con la monopinna. Gli allenamenti sono andati davvero benissimo, ho superato molte volte i -100 metri. Ero veramente sicura di poter realizzare quest’impresa ed è andato tutto per il meglio». Ammette che il problema al braccio sinistro «non è risolto al 100% ma è in via di guarigione». Nonostante i problemi fisici, però, la nuova preparazione è stata la chiave per i record: «Quest’anno ho cambiato coach: mi alleno con Martin Zajac. La preparazione si è incentrata molto di più sulla palestra. Nonostante abbia avuto tre operazioni e abbia dovuto interrompere la preparazione per tre volte, ho fatto una preparazione molto più completa e i risultati si sono visti, perché le performance sono state molto più facili rispetto agli anni passati».
In questa crescita costante fra 2017 e 2018, un altro elemento decisivo è stato lo spostamento in acque più temperate: «Nel 2015, in allenamento, avevo già fatto -103 metri, ma in quest’ultimo anno sono riuscita a ottenere certe misure in gara. È stato più facile perché mi sono spostata nei mari tropicali, più caldi. È stato ovviamente più semplice rispetto a fare le gare nel Mediterraneo perché la temperatura dell’acqua è più calda». Dopo le conquiste in mare aperto, adesso Zecchini si prepara al ritorno in piscina, con uno sguardo attento al 10° Campionato Mondiale di Apnea Indoor, che si disputerà a Lignano Sabbiadoro dall’11 al 17 giugno. «Adesso ci saranno gli italiani in piscina e poi i campionati del Mondo organizzati dalla Fipsas a Lignano. Cercherò di dare il massimo, nonostante quest’anno il mio allenamento sia più indirizzato verso il mare. Mi impegnerò per poi ritornare al Vertical Blue (alle Bahamas, dove nel 2017 aveva stabilito il record di – 104m ndr). L’ultimo obiettivo saranno, a ottobre, i Mondiali Cmas a Kas».
(ITALPRESS).

ROBERTO MANCINI E’ IL NUOVO CT AZZURRO

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Roberto Mancini è il nuovo commissario tecnico della Nazionale Azzurra di calcio. Lo rende noto la Federcalcio con una nota in cui si legge che ha “concluso un accordo di collaborazione tecnica con Roberto Mancini, che ricoprirà l’incarico di Ct della Nazionale e sarà presentato domani, martedì 15 maggio, alle ore 12 presso il Centro tecnico federale di Coverciano”.
Nato a Jesi il 27 novembre del 1964, Roberto Mancini, dopo una carriera da calciatore ad altissimi livelli spesa tra Bologna ma soprattutto Sampdoria e Lazio (totale 733 gare ufficiali e 204 gol, due scudetti, sei Coppa Italia, due Supercoppa italiana, due Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa europea), inizia la sua avventura di allenatore (dopo l’esperienza da vice di Eriksson in biancoceleste) nel febbraio del 2001 con la Fiorentina, suscitando molte polemiche perche’ non in possesso del patentino per allenare in Serie A. Con i viola vince subito la Coppa Italia. Nel gennaio del 2002, dopo 17 partite, si dimette dopo che alcuni tifosi viola lo minacciano per scarso impegno. Nella stagione successiva torna alla Lazio: conclude il primo anno al quarto posto in campionato, centrando così la zona Champions, e arrivando in semifinale sia in Coppa Italia sia in Coppa Uefa, eliminato dal Porto di Jose’ Mourinho. L’anno dopo la Lazio di Mancini si aggiudica la Coppa Italia battendo la Juventus mentre in campionato giunge invece sesto. Nell’estate del 2004 il “Mancio” lascia il club capitolino per approdare all’Inter. Vi rimane quattro stagioni e sotto la sua guida i nerazzurri tornano a vincere: tre scudetti (il primo a tavolino dopo calciopoli), due volte la Coppa Italia e due volte la Supercoppa italiane il bilancio del tecnico jesino che pero’ in Europa non sfonda. E dopo l’eliminazione negli ottavi della Champions 2007-08 per mano del Liverpool annuncia le dimissioni a fine stagione salvo poi tornare sui suoi passi. Ma e’ troppo tardi e pochi giorni dopo l’Inter passa a Jose’ Mourinho. A distanza di oltre un anno e mezzo la nuova chance: il Manchester City del ricchissimo sceicco Mansour.
In Inghilterra Mancini continua a vincere: FA Cup (2011), Community Shield (2012) e soprattutto una Premier League (2012) che i Citizens aspettavano dal ’68. Ma in Champions non riesce mai a superare la fase a gironi e nel maggio 2013, a due giornate dalla fine del campionato, viene esonerato. Si rimette in gioco pochi mesi dopo in Turchia, al Galatasaray, che porta agli ottavi di Champions oltre a chiudere il campionato al secondo posto e conquistare la Coppa nazionale. Lascia a giugno ed a novembre dello stesso anno (2014) torna all’Inter in sostituzione di Walter Mazzarri, uscendo agli ottavi di Europa League e chiudendo il campionato in ottava posizione mancando, per la prima volta sotto la sua gestione, l’accesso alle coppe continentali. Nel torneo 2015-16 i nerazzurri, malgrado un girone d’andata vissuto in testa alla classifica, incappano in una crisi agli inizi del 2016 che provoca delle frizioni con la società. L’Inter chiude il campionato al quarto posto entrando in Europa League. Mancini  annuncia di voler rimanere sulla panchina interista, ma gli attriti con la nuova proprietà lo convincono a dimettersi nel mese di agosto (al suo posto De Boer). Rimane fermo l’intera stagione, quindi dal giugno 2017 l’approdo allo Zenit San Pietroburgo dove finisce la stagione al quinto posto, rescindendo il contratto nelle ultime ore per poter approdare alla guida della Nazionale italiana.

(ITALPRESS).

 

A GOLDEN STATE GARA-1 FINALE WESTERN CONFERENCE

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Golden State si porta in vantaggio per 1-0 nella serie di finale della Western Conference dell’Nba contro Houston. Nella notte italiana, gara-1 termina 119-106 per i Warriors, che si godono i 37 punti messi a segno da Kevin Durant; i Rockets possono solo consolarsi per i 41 punti realizzati da James Harden, top-scorer dell’incontro. Questa notte si disputa invece gara-2 della finale di Eastern Conference tra Cleveland Cavaliers e Boston Celtics, che si sono aggiudicati il match d’esordio.
(ITALPRESS).

MARQUEZ “LE MANS PISTA SU CUI LAVORARE SODO”

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I due piloti del team Repsol Honds Hrc Marc Marquez e Dani Pedrosa sono in viaggio verso la Francia per il quinto round del Mondiale MotoGP, in programma sul piccolo circuito di Le Mans. Marquez ha dominato le ultime due gare negli Stati Uniti e in Spagna, dove ha aiutato la Michelin a celebrare la vittoria del 400° Gran Premio. Ora si prepara ad affrontare le sfide poste dal layout stop-and-go del circuito Bugatti. Il campione del mondo mira a mantenere lo slancio che attualmente lo vede al comando della classifica con 12 punti di vantaggio. Pedrosa, invece. non vede l’ora di sfruttare la sensazione positiva che ha con la sua RC213V, in una pista in cui ha avuto un discreto successo nel corso della sua carriera. “Le Mans è una pista in cui dovremo lavorare sodo e fare del nostro meglio per cercare di mantenere il buon ritmo. In passato, siamo stati in grado di vincere o salire sul podio in alcune occasioni, e altre volte abbiamo faticato ad andare avanti, ma come dico sempre, ogni stagione è diversa” dice Marc Marquez. “Naturalmente ci saranno interrogativi sul tempo, le gomme e il setup, ma la nostra mentalità e il nostro approccio saranno gli stessi di sempre: positivi. Quest’anno siamo già ad un buon livello mentre ci dirigiamo verso la Francia, quindi vedremo come andrà il weekend. Cercheremo di iniziare bene a partire da venerdì e poi a lottare per il podio domenica” conclude il campione di Cervera.
“Sono contento del lavoro svolto con il team durante i giorni di test dopo l’ultimo round; mi dà sicurezza e mi fa guardare avanti alla prossima gara. Il GP di Francia presenta sempre molte sfide, a cominciare dal tempo, che può essere piuttosto imprevedibile. La temperatura potrebbe essere bassa, il che può causare problemi con le gomme. Cercheremo di mantenere la concentrazione e fare una buona gara” conclude Dani Pedrosa.
(ITALPRESS).

DOMANI A LIONE FINALE ATLETICO MADRID-MARSIGLIA

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Atletico Madrid e Marsiglia si giocheranno domani sera a Lione (ore 20.45, arbitro l’olandese Kuipers) l’Europa League edizione 2018. Di fronte, le vincitrici delle prime edizioni delle competizioni europee per club nella loro veste attuale. La squadra di Simeone (unico non europeo ad aver trionfato in questa competizione) ha vinto la prima Europa League nel 2010, mentre quella di Garcia si è aggiudicata la prima Champions League nel 1993 (contro il Milan). Le due squadre hanno raggiunto la finale seguendo percorsi molto diversi. Il Marsiglia, che in semifinale ha eliminato il Salisburgo, ha iniziato la stagione al terzo turno di qualificazione, mentre l’Atletico, che in semifinale ha eliminato l’Arsenal, ha cominciato dalla fase a gironi di Champions League dove ha fatto peggio di Chelsea e Roma. Vincitore dell’Europa League nel 2010 e nel 2012, l’Atletico mancava dalla competizione da cinque anni. Da allora, Diego Simeone ha raggiunto due finali di Champions League, più i quarti e le semifinali nelle altre due stagioni. “Tutti ci davano per finalisti e noi siamo arrivati in finale. Ma adesso contano le azioni, non le parole. Gli avversari sono in ottima forma e il loro allenatore sta facendo un grande lavoro. Sarà una finale combattuta, eccoci qui siamo pronti” le parole del Cholo alla vigilia.
Per i tifosi madrileni c’è un precedente non incoraggiante visto che nel 1986 l’Atletico giocò la finale di Coppa delle Coppe allo Stade de Gerland di Lione, perdendo 3-0 contro la Dinano Kiev.
Ma 32 anni dopo si spera in un esito diverso, anche perchè l’unico precedente tra le due squadre (fase a gironi di Champions League 2008-2009) ha visto gli spagnoli vincere all’andata in casa e pareggiare al ritorno in Francia. Inoltre, la squadra iberica è alla nona finale europea (tre vinte) contro la quarta dei francesi ed anche dalle parole dei suoi giocatori traspare una voglia grandissima di trionfare. “Potrebbe essere il mio primo titolo importante dopo la Supercoppa spagnola. Ho la possibilita’ di vincere l’Europa League e lo voglio davvero. Faro’ tutto il possibile per aiutare i compagni. Per il club sara’ l’ennesimo trofeo: e’ importante e dimostra che vogliamo sempre competere con le squadre piu’ forti” le parole dell’attaccante francese Griezmann (nato a 61 km da Lione ma che non ha mai giocato con squadre prof francesi) che si troverà di fronte alcuni suoi compagni di Nazionale ma non è spaventato. “In semifinale ho giocato contro Lacazette, che e’ uno dei miei migliori amici, ma quando iniziera’ la partita mi dimentichero’ di chi ho contro. Payet, Thauvin e Rami stanno disputando un’ottima stagione. Domani hanno la possibilita’ di scrivere la storia per il Marsiglia e il calcio francese, quindi staranno scalpitando anche loro”.
Nessuna squadra francese ha mai vinto questa competizione e quindi c’è una doppia motivazione per Garcia e la sua squadra dal momento che questa attesa finale si gioca tra l’altro in Francia. “Abbiamo una piccola possibilità di vittoria ma daremo il massimo per riuscirci. Affrontare l’Atlético è un grande evento per noi. È un club che ha giocato due finali di Champions League negli ultimi quattro anni, un club che ha vinto l’Europa League non molto tempo fa. Ma una finale in patria in Francia è un’occasione fantastica. Nessuna squadra francese ha mai vinto questo trofeo; sarebbe fantastico se fossimo i primi”.
(ITALPRESS).

LEBRON SPARA A SALVE, BOSTON DOMINA GARA 1

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Marcus Morris ferma LeBron James e Boston schianta Cleveland aggiudicandosi nettamente gara 1. Va ai Celtics (108-83) il primo atto della finale della Eastern Conference al TD Garden. Una partita mai in discussione, con Boston già avanti di 26 dopo i primi due quarti. Morris (21 punti e 10 rimbalzi) costringe il Prescelto alla sua peggior prova in questi play-off (15 punti e 7 palle perse) ma sono altrettanto decisivi Jaylen Brown (23 punti) e Al Horford (20 punti), con i Celtics che siglano 17 punti di fila nel primo quarto, senza consentire mai ai Cavs di ridurre lo svantaggio sotto la doppia cifra.

“Zero preoccupazioni – minimizza James, 5/16 dal campo e 0/5 da tre – Non importa quanto abbia giocato male stasera, martedì avremo un’altra chance per fare meglio e vedremo cosa succede”. Kevin Love (17 punti e 8 rimbalzi) è fra i pochi a salvarsi fra i Cavs, che nel primo tempo hanno tirato col 32%, fallendo i primi 14 tentativi dall’arco. “Siamo consapevoli che in gara 2 proveranno a colpirci duro – avverte Brad Stevens, coach dei Celtics – E’ un’altra grande sfida, un’altra grande occasione per fare esperienza”.
(ITALPRESS).

FEDERER RIPRENDE SCETTRO, FOGNINI E GIORGI N.1 ITALIA

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L’eliminazione di Rafa Nadal nei quarti del Masters 1000 di Madrid consente a Roger Federer di riprendersi lo scettro. Fermo dalla sconfitta contro Kokkinakis all’esordio a Miami e atteso al rientro solo a inizio giugno a Stoccarda, col via alla stagione sull’erba, lo svizzero vivrà così la 308esima settimana della sua carriera al vertice della classifica Atp. Alexander Zverev, trionfatore a Madrid, consolida la terza piazza allungando su Grigor Dimitrov mentre la finale persa nel Masters 1000 spagnolo non basta a Dominic Thiem per evitare il sorpasso di Kevin Anderson, ora settimo davanti al giovane austriaco. Fabio Fognini è sempre il migliore degli italiani ma perde due posizioni ed esce dalla Top 20 (da 19^ a 21^). Si conferma 49^ Andreas Seppi, brutto balzo indietro per Marco Cecchinato (-9 posizioni, 73^) che si vede scavalcare da Paolo Lorenzi.

Caroline Wozniacki riduce drasticamente il distacco da Simona Halep ma la rumena, fuori ai quarti a Madrid dove aveva vinto negli ultimi due anni, resta comunque al comando della classifica Wta, con oltre 400 punti di vantaggio. Terza ancora Garbine Muguruza davanti a Elina Svitolina che però deve guardarsi le spalle da Karolina Pliskova: la semifinale raggiunta nel Premier spagnolo consente alla ceca di scavalcare Jelena Ostapenko e mettere nel mirino la quarta posizione del ranking. Scala due posti Petra Kvitova: la vittoria a Madrid la porta all’ottava piazza, davanti a Venus Williams e Sloane Stephens. La migliore delle azzurre resta Camila Giorgi, stabile in 56^ posizione, in leggera risalita Sara Errani (da 76^ a 75^), per trovare un’altra italiana bisogna scendere al 134^ posto occupato da Jasmine Paolini. Queste le nuove classifiche:

ATP: 1. Roger Federer (Sui) 8670 (+1); 2. Rafael Nadal (Esp) 7950 (-1); 3. Alexander Zverev (Ger) 6015 (–); 4. Grigor Dimitrov (Bul) 4870 (–); 5. Marin Cilic (Cro) 4770 (–); 6. Juan Martin Del Potro (Arg) 4540 (–); 7. Kevin Anderson (Rsa) 3660 (+1); 8. Dominic Thiem (Aut) 3545 (-1); 9. John Isner (Usa) 3305 (–); 10. David Goffin (Bel) 2930 (–); 21. Fabio Fognini 1805 (-2); 49. Andreas Seppi 1020 (–); 72. Paolo Lorenzi 780 (–); 73. Marco Cecchinato 778 (-9).

WTA: 1. Simona Halep (Rou) 7270 (–), 2. Caroline Wozniacki (Den) 6845 (–); 3. Garbine Muguruza (Esp) 6175 (–); 4. Elina Svitolina (Ukr) 5505 (–); 5. Karolina Pliskova (Cze) 5425 (+1); 6. Jelena Ostapenko (Lat) 5282 (-1); 7. Caroline Garcia (Fra) 5080 (–); 8. Petra Kvitova (Cze) 4550 (+2); 9. Venus Williams (Usa) 4286 (-1); 10. Sloane Stephens (Usa) 4059 (-1); 56. Camila Giorgi 1036 (–); 75. Sara Errani 813 (+1).
(ITALPRESS).

MAROTTA SI GODE SCUDETTO “JUVE AVANTI CON ALLEGRI”

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Il primo scudetto è un po’ come il primo amore, non si scorda mai, ma quello vinto ieri sera all’Olimpico è quello col sapore più speciale perchè il più sofferto. Ma la Juve resta una creatura insaziabile e vuole estendere il proprio dominio anche fuori dall’Italia. Possibilmente con Massimiliano Allegri ancora al comando.

Beppe Marotta non si è ancora abituato. Quello di ieri non è solo il settimo scudetto di fila dei bianconeri ma anche il settimo arrivato sotto la sua gestione. Una striscia iniziata con Antonio Conte (“quella vittoria ha creato un’emozione straordinaria, era la prima volta, un momento particolare”) e proseguita in questi anni con Allegri, con l’ultimo di questi successi che per l’ad bianconero è stato “il più difficile. Ma quando le difficoltà sono tante si assapora meglio, ha un gusto migliore”. E poi è anche il primo scudetto dell’era Var e per la Juve, spesso accusata di beneficiare degli errori arbitrali, è una bella rivincita. “Era importante dimostrare di essere vincenti anche quest’anno con l’introduzione della Var e ci siamo riusciti – sottolinea Marotta ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – Sin dall’inizio avevamo detto che eravamo favorevoli alla Var, che non elimina tutti gli errori ma la gran parte. La perfezione non esiste nel calcio sotto il profilo arbitrale ma la Var è uno strumento che ci può aiutare a eliminare tanti errori. Secondo me andrebbe modificato un po’ il protocollo, ci sono aspetti che andrebbero valutati meglio. Sono favorevole all’estensione della Var ad altre situazioni nell’ambito dei 90′ ma è da valorizzare di più anche la centralità del giudice di campo”. Sette scudetti e quattro Coppe Italia in sette anni non sono un caso, nei successi bianconeri si vede chiara la mano di una società solida (“prima i presidenti erano mecenati, guardavano al risultato sportivo e poi ripianavano il bilancio mentre oggi la situazione è invertita”) ma è fuori di dubbio che negli ultimi anni grandi meriti vadano riconosciuti ad Allegri, al suo arrivo accolto dai tifosi con grande scetticismo e non solo.

“Lo ricordo benissimo, eravamo in auto Agnelli, io e il mister, arrivammo a Vinovo e fummo accolti da un centinaio di tifosi arrabbiati, ci tirarono anche le uova. Era un clima legato a una cattiva valutazione dei fatti, abbiamo incassato ma eravamo consapevoli della scelta fatta e di aver risolto il problema di quel momento”. Allegri ha dato loro ragione, di lui Marotta apprezza particolarmente la bravura “a gestire le presenze dei giocatori e l’aspetto della comunicazione con i giocatori stessi” e da parte della Juve non c’è alcuna volontà di interrompere questo matrimonio. “Al di là dell’aspetto formale del contratto, che è molto relativo, il rapporto ha funzionato al massimo e l’auspicio è che possa continuare – conferma Marotta – Avremo un confronto con lui quanto prima per valutare il futuro ma è una valutazione che dipende anche dal suo sentimento, dal suo stato d’animo. Da parte nostra c’è tanto ottimismo”. In questi anni è mancata solo la Champions, “qualcosa di imponderabile, che vediamo sempre vicina ma non riusciamo mai a cogliere, ad alzare. È normale che l’obiettivo principale è la vittoria della Champions ma in quel campo le difficoltà sono superiori rispetto alle competizioni internazionali. Resta comunque un obiettivo e lo riproporremo immediatamente quando si aprirà la nuova stagione”. L’amarezza per l’eliminazione col Real Madrid dopo aver sfiorato una rimonta storica non è del tutto smaltita ma l’ad bianconero riconosce che i blancos “sono stati superiori e lo sono ancora oggi. Lo dimostrano anche i risultati conseguiti negli ultimi anni, penso che rivinceranno anche stavolta la Champions. L’unica volta in cui il Real non ha giocato la finale in questi 5 anni è quando è stato eliminato da noi – rivendica Marotta con orgoglio – Arrivare in finale di Champions è un’impresa straordinaria, noi lo abbiamo fatto due volte in tre anni e a chi dice che in Italia vinciamo perchè non c’è più competitività ricordo che siamo andati molto avanti anche nella competizione più importante al mondo”.

Il sogno Champions passa anche dal mercato. Di questi giorni sono le voci su Perin. “Preziosi è un presidente abile, ha creato competitività fra noi e il Napoli e altre squadre – commenta Marotta – Perin è un portiere ottimo ma non ci siamo addentrati, abbiamo fatto solo delle valutazioni e siamo lontani da una trattativa vera e propria. Vogliamo comunque due portieri di ottimo livello”, riconosce il dirigente juventino, che esclude però la pista Donnarumma (“Non ci interessa”) e più in generale ribadisce di voler “creare un mix fra giovani e meno giovani con l’obiettivo di vincere”. In attacco non c’è molto da ritoccare perchè “l’assetto offensivo della Juve quest’anno è di altissimo livello mondiale”, ma “dobbiamo anche immaginare il futuro, programmarlo e quindi investire sui giovani”. Per quanto riguarda invece le uscite, si fa il nome di Mandzukic: “E’ un grande giocatore ma il calcio brucia tutto con velocità estrema. Bisogna capire cosa c’è nella loro testa, se hanno ancora voglia e stimoli per proseguire questa esperienza. Io credo di sì”. Ai saluti Buffon: “un leader, un giocatore che ha senso di appartenenza che trasmette motivazione ai compagni. Un vero capitano”.
(ITALPRESS).