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MILLER IN POLE CON LE SLICK SUL BAGNATO

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Ci voleva “crazy” Jack Miller per rendere incredibili le qualifiche del Gran Premio d’Argentina. L’australiano, in condizioni di bagnato, ha fatto il colpo del matto, saltando in sella alla sua Ducati Pramac con le gomme slick, riuscendo ad infilare un giro perfetto, rischiando il rischiabile, passando per due secondi prima dell’abbassarsi della bandiera a scacchi su un’asfalto che si stava sempre più asciugando, passando alla curva 8 dove ancora c’era acqua senza cadere, indovinando la sottile linea asciutta, catapultandosi sul traguardo quando nemmeno il monitor dei tempi lo dava ancora in corsa, togliendo dal viso di Dani Pedrosa il sorriso per la pole position. Jackass, il soprannome che gli hanno appioppato, ricordando la parola “badass”, che vuol dire prepotente, aggressivo, quindi, ottiene la sua prima pole position nella classe regina e la regala ad un team satellite come quello della Ducati Alma Pramac. L’australiano se la merita per averci creduto fino alla fine, senza tentennamenti, quello che invece hanno avuto Dani Pedrosa (Honda Hrc) e Johann Zarco Yamaha Tech 3) che gli staranno a fianco in prima fila domani, non avendo voluto rischiare con le gomme da ascutto, preferendo girare con le wet, piazzandosi a 171 e 212 millesimi dalla pole position di 1’47″143. Una griglia di partenza anomala che vede in seconda, con il quarto tempo, Tito Rabat con la Ducati “datata” del team Avintia, davanti alla Suzuki di Alex Rins ed alla Honda Hrc di Marc Marquez che, dopo aver dominato le prove libere, si deve accontentare del sesto tempo, con un ritardo di sei decimi.
Grande prestazione dell’Aprilia con Aleix Espargarò. Lo spagnolo dopo aver ottenuto il miglior tempo nella Q1 davanti ad Andrea Dovizioso, lo precede anche nella manche che decide la griglia di partenza. Il vincitore del Qatar chiude a 1″094 dalla polem position, confermando i problemi della GP18 del team ufficiale che vede Jorge Lorenzo rimasto fuori dalla Q2, partire dalla quinta fila con il 14° tempo preceduto anche dalla Ducati satellite di Karel Abraham; mentre Danilo Petrucci con l’altra moto del Pramac Racing scatterà dalla sesta fila con il diciottesimo tempo. Sabato da dimenticare anche per la Movistar Yamaha, con Maverick Vinales che agguanta il nono posto; mentre Valentino Rossi è solo undicesimo e partirà dalla quarta fila tra la Honda Lcr di Cal Crutchlow e l’altra Suzuki di Andrea Iannone, al quale non sembra aver portato bene il casco usato per l’occasione con i personaggi più famosi dell’Argentina, da Papa Bergoglio, a Maradona, Monzon e la sua Belen. Ma domani tutto è possibile con le condizioni meteo alquanto variabili e 25 lunghi giri.
(ITALPRESS).

DOPPIETTA FERRARI IN QUALIFICA, POLE PER VETTEL

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La Ferrari mostra di gradire molto la pista di Sakhir ed il “Leone del Deserto” è Sebastian Vettel che piazza la zampata vincente nel suo secondo run in Q3, soffiando la partenza al palo al compagno di team Kimi Raikkonen. Prima fila tutta rossa, quindi, così come non accadeva dalla passata stagione all’Hungaroring. Una SF71-H che in Bahrain sembra aver annullato il divario dalla Mercedes sul giro secco. Seb ottiene il nuovo record del circuito con 1’27″958, relegando sulla seconda piazzola il finlandese per 143 millesimi. Un risultato che lascia un po’ di amaro in bocca a Raikkonen che era stato il più veloce per tutto il weekend, ma che nel suo secondo giro ha trovato un po’ di traffico a rallentarlo. La Mercedes è comunque lì vicino, soprattutto con Valtteri Bottas. Autore della pole della passata edizione, il finlandese ha provato a rovinare la festa al team di Maranello, ma si deve accontentare del terzo tempo, anche se per soli 23 millesimi dal connazionale. Il tentativo di avere una freccia d’argento in mezzo al mare rosso sulla griglia non è riuscito e quindi domani gli toccherà provare a superarle in partenza, magari per fare da tappo in vista della possibile rimonta di Lewis Hamilton. Il campione del mondo partirà infatti dalla quinta fila, dalla nona posizione, pagandone cinque di penalizzazione per aver sostituito il cambio sulla sua W09. Hamilton giocherà la carta della strategia su un’unica sosta, come dimostra l’aver girato in Q2 con la Pirelli Yellow Soft, la stessa con cui scatterà in gara e con la quale la Mercedes sembra torvarsi maggiormente a proprio agio.
L’anglo-caraibico dovrà comunque superare la serie di piloti che lo precedono, come Esteban Ocon con la Force India che monta il motore Mercedes; la Renault di Nico Hulkenberg, la Haas a motore Ferrari di Kevin Magnussen e la Toro Rosso-Honda di un sorprendente Pierre Gasly. A questo punto si troverebbe davanti i primi quattro e non sarà facile aver ragione di Daniel Ricciardo che con la Red Bull è stato quinto in prova a quattro decimi dalla pole. Ma oltre al quattro volte campione del mondo ci sarà un altro protagonista alla vigilia che sarà costretto ad una gara ha handicap. Max Verstappen colleziona il suo secondo errore su due Grand Prix. Questa volta andando contro le barriere in Q1 quando era già ampiamente qualificato per la manche successiva. L’olandese ha parlato di uno strano problema di sovrapotenza nella curva dove ha perso il controllo della sua Red Bull. Vero o falso, sarà costretto a partire dalla quindicesima piazza, e davanti avrà anche l’altra Renault di Sainz, la Toro Rosso di Hartley, la Force India di Perez e le due McLaren di Alonso e Vandooorne. Domani pomeriggio (il via alle ore 17 italiane, ndr) si prevede una gara molto spettacolare.
(ITALPRESS).

JUVE VINCE A BENEVENTO, ROMA KO, DERBY GENOVA 0-0

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Dybala show e magia di Douglas Costa. In mezzo, sofferenze inattese e difesa in costante affanno, con Szczesny perforato due volte da Diabatè. Il Benevento se la gioca alla grande, rimonta due volte, ma la Juventus sbanca il Vigorito: 4-2 con tripletta della Joya, due volte a segno dal dischetto, Allegri piega De Zerbi come da pronostico ma suda le fatidiche sette camicie per lanciarsi a quota 81 e a +7 dal Napoli. Che significa un altro pezzetto di scudetto cucito addosso, anche se qualche scoria dopo il ciclone Ronaldo – di nuovo avversario tra quattro giorni – è ancora evidentemente da smaltire. La rivoluzione di Allegri dopo la disfatta con il Real Madrid coinvolge tutti i settori, in particolare la difesa, dove davanti a Szczesny agiscono Rugani e Benatia con Lichtsteiner e Alex Sandro sulle fasce. E’ Mandzukic il riferimento più avanzato del 4-3-3 bianconero, con il croato Cuadrado e Dybala, che salterà per squalifica il match del Bernabeu di mercoledì. Si rivede Marchisio, turno di riposo per Khedira. De Zerbi cerca di annullare i 65 punti che lo separano dalla capolista confidando in Diabatè, decisivo contro il Verona, e i tre (Brignola, Guilherme e Djuricic) alle sue spalle. Come previsto è la Juventus a tenere il pallino del gioco, il Benevento attende, riparte e calcia anche (alto) verso Szczesny con Sagna. Ma al 16′ la sblocca Dybala: appoggio di Cuadrado per la Joya, che ha tutto il tempo (Viola in ritardo) per mirare l’incrocio dei pali dal limite e portare la Juventus in vantaggio. Gran gol dell’argentino, che prova a mettersi alle spalle l’espulsione contro il Real. Il Benevento ha orgoglio da vendere. Szczesny mura Sandro, poi compie un mezzo miracolo su Djuricic: ma nulla può, nella stessa azione, sul tirocross di Guilherme trasformato da Diabatè, in anticipo su Alex Sandro, nell’1-1 che fa esplodere il Vigorito. Juve un po’ sottoritmo, prova a scuoterla Dybala: punizione, Puggioni c’è. Poi è clamoroso l’errore di Cuadrado, lanciato dalle retrovie: solissimo, si divora il 2-1 al 34′. Poi Mandzukic-gol: annullato. Nel recupero la Juve rimette la freccia: serpentina di Pjanic in area arrestata sul più bello da Djimsiti. Inizialmente Pasqua lascia correre, ma dopo consulto del Var cambia idea: dal dischetto glaciale (nonostante temperature quasi estive) Dybala, alla rete numero 20.  Il più è fatto? No. Calcio d’angolo di Viola, Diabatè si libera della marcatura di Benatia e di testa fa di nuovo secco Szczesny. Clamoroso 2-2, ma non fa una grinza. Allegri decide di lanciare Douglas Costa e Higuain per Cuadrado e Marchisio, De Zerbi si copre con Cataldi per Brignola. Poi fuori (tra gli applausi) Diabatè, tocca a Iemmello. La punizione di Pjanic non impensierisce Puggioni, mentre Szczesny suda freddo sul corner di Viola che per poco Tosca non trasforma nella rete del 3-2 campano. Ma come spesso è accaduto, il Benevento si fa del male da solo: un’altra ingenuità in area (Viola su Higuain) induce Pasqua a fischiare il secondo rigore di giornata, senza ausilio tecnologico stavolta. Ci pensa ancora Dybala, Juve per la terza volta in vantaggio ma mai al sicuro: perchè Iemmello viene fermato in extremis dall’uscita bassa di Szczesny e perchè la difesa bianconera attraversa un pomeriggio di grande sofferenza. A togliere ogni apprensione ad Allegri ci pensa Douglas Costa: splendida accelerazione dell’ex Bayern e mancino a giro all’incrocio, ecco il poker. Il Benevento (al 94′ Szczesny si salva in qualche modo su Viola) esce tra gli applausi, la Juventus con altri tre punti. E ora punta tutto sul miracolo al Bernabeu. 

La Fiorentina non si ferma più e batte anche la Roma. Sotto il sole dello stadio Olimpico, nella prima vera giornata primaverile della capitale, la squadra di Pioli coglie la sesta vittoria consecutiva in campionato battendo 2-0 i giallorossi grazie ai gol segnati nel primo tempo da Benassi e Simeone. Un successo voluto fortemente dai viola e difeso in ogni modo grazie alle parate di Sportiello e anche ad un pizzico di fortuna, come dimostrano le statistiche: oltre il 60 per cento del possesso palla per la Roma, ma soprattutto 19 tiri in porta (tra cui un palo e una traversa) contro i 4 tentativi degli ospiti. La squadra di Eusebio Di Francesco, del resto, capisce subito che la giornata non è felice perché al primo affondo, dopo appena sette minuti, la Fiorentina trova il vantaggio: sugli sviluppi di una punizione battuta dalla trequarti, Saponara trova Benassi al centro dell’area e l’ex centrocampista del Torino supera Alisson con un sinistro rasoterra. La reazione della Roma è immediata e furente. I giallorossi giocano un buon primo tempo, sempre all’attacco, controllando il possesso palla e creando diverse occasioni da gol. I tiri di Strootman, El Shaarawy e Bruno Peres non spaventano Sportiello, impacciato in uscita alta al 13’ ma fortunato perché Dzeko colpisce la parte esterna del palo. Il portiere della Fiorentina è invece attento al 26’, quando chiude la porta all’attaccante bosniaco solo in area di rigore benché in posizione defilata. La squadra di Pioli, reduce da cinque vittorie consecutive, è brava e fortunata nel resistere al pressing giallorosso. E alla prima ripartenza trova addirittura il raddoppio: Simeone accelera centralmente, beffa Manolas e Bruno Peres e poi batte Alisson, permettendo alla Fiorentina di andare al riposo in vantaggio di due gol con due tiri in porta. Al rientro dagli spogliatoi, la Roma prova una seconda reazione. Di Francesco manda in campo Schick per un insufficiente Defrel, ma l’uomo più pericoloso dei giallorossi è sempre e comunque Dzeko, che costringe Sportiello al miracolo dopo neppure un minuto con un gran sinistro. Il bosniaco ci prova ancora con l’esterno al 52’, ma non è preciso. Tre minuti più tardi la grandissima occasione capita sui piedi di Nainggolan, che si presenta da solo in area di rigore ma calcia addosso a Sportiello. Per aumentare ancora la pressione offensiva, Di Francesco inserisce anche Kolarov per Manolas e poi Florenzi per Strootman. E proprio da un cross dell’esterno azzurro, al minuto 74, la Roma sfiora nuovamente il gol, stavolta con Schick che colpisce benissimo di testa ma è sfortunato perché il pallone finisce contro la parte bassa della traversa. Un dominio giallorosso, dunque, ma la Fiorentina resiste anche nel quarto d’ora finale e porta a casa altri tre punti fondamentali nella corsa per un posto in Europa League. Per la Roma, attesa  martedì sera dal ritorno dei quarti di Champions contro il Barcellona, è invece la seconda, inattesa battuta d’arresto consecutiva dopo il pareggio di Bologna: il derby del prossimo 15 aprile contro la Lazio sarà ancora più importante nella lotta per la prossima Champions League.

Sesto risultato utile consecutivo per la Spal, che si mantiene a distanza dalla zona retrocessione. Un pareggio, quello ottenuto contro l’Atalanta (reti di Cionek nel primo tempo, De Roon nella ripresa), che attarda invece i lombardi nella corsa all’Europa. Partenza subito aggressiva per l’Atalanta, con un’incursione da destra di Hateboer, che mette un cross molto interessante sul quale però Gomez non arriva in tempo. La palla giunge a Gosens che conclude sul primo palo, ma trova la respinta di Meret. Dopo 10 minuti in apnea, alza la testa anche la Spal con Grassi, che sorprende a sinistra sia Heteboer che De Roon e si presenta a tu per tu con Berisha, ma il portiere albanese allontana di piede. Non è così impeccabile l’ex Lazio al 18’, quando su di un tiro senza troppe pretese di Viviani da fuori area, non trattiene il pallone rischiando una clamorosa autorete. Esaurita la spinta iniziale atalantina è la Spal che prende campo e al 20’ sfiora il vantaggio: iniziativa di Antenucci sulla sinistra a tagliar fuori sia Hateboer che Masiello e palla scaricata a Costa, che tira a botta sicura ma la sua conclusione viene deviata in corner da Mancini. Clamoroso palo del Papu Gomez, con un tiro che prende una bellissima traiettoria a rientrare, ma la palla si stampa sul legno, sulla ribattuta si avventa Freuler che segna, ma giustamente Damato annulla per posizione irregolare. Quando si accendono, i giocatori bergamaschi sono in grado di fare la differenza, come al 32’, quando ci vuole un recupero miracoloso di Lazzari su Gomez, al termine di un’azione elegante della coppia Freuler-Petagna. Al 39’ passa in vantaggio la squadra di Semplici con il primo gol in serie A di Cionek, che su una perfetta punizione battuta da Viviani incorna e manda alle spalle di un incolpevole Berisha. Nella ripresa Gasperini si gioca la carta Cornelius, ma è Gomez a sorprendere la difesa emiliana sulla fascia destra, anche se la sua conclusione viene deviata da Meret. Ad avvicinarsi al raddoppio è però la Spal, con un gran tiro a giro dalla distanza di Viviani, che colpisce una clamorosa traversa. Risposta bergamasca con una conclusione di Freuler al termine di una serie di ribattute in area, ma il pallone finisce di poco a lato. Gasperini allora inserisce in campo un altro attaccante, il giovane Barrow, che subito prova a concludere a rete su assist di Gomez, ma Meret lo anticipa. Alla mezzora la punta del Ghambia impensierisce con un tiro dall’interno dell’area Meret e sul proseguo dell’azione Costa trattiene il Papu Gomez. Damato decreta il calcio di rigore. Se ne incarica De Roon che non sbaglia nonostante il tocco del portiere. Le due squadre non si accontentano del pareggio e attaccano con grande veemenza. Si rinnova soprattutto il duello Barrow-Meret, con il portiere friulano che in un paio di occasioni si oppone alla grande alle conclusioni del giovane atalantino. Nel finale la Spal reclama un calcio di rigore per un calcio in area di Masiello su Paloschi, ma Damato (e il Var) non se ne accorgono.

Pareggio senza reti nel derby della Lanterna. Al ‘Ferraris’, Sampdoria e Genoa non vanno oltre uno 0-0 che non ha offerto granché dal punto di vista tecnico. Coreografie spettacolari dalla due curve ma primo tempo senza particolari emozioni in una stracittadina agonisticamente accesa e nulla più. Attente le difese (ma i blucerchiati perdono subito Murru per infortunio), portieri chiamati ad un lavoro di ordinaria amministrazione, compreso Perin che, proprio al 45′, blocca senza problemi un rasoterra da fuori di area di Quagliarella. Nella ripresa, Linetty al 5′ non arriva d’un soffio su un rasoterra di Torreira, al 15′ i doriani protestano per una trattenuta in area di Rigoni su Praet considerata lecita da Massa. Al 17′ Quagliarella non sorprende Perin, al 19′ Caprari mette di poco sopra la traversa e al 20′ Hiljemark chiama in causa Viviano. Al 35′ doppia parata di Perin, prima su Linetty e poi su Caprari, nel finale tanto agonismo ma risultato che non si sblocca.
(ITALPRESS).

 

 

NBA, NIENTE PLAY-OFF PER GALLINARI

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Niente da fare per i Los Angeles Clippers di Danilo Gallinari, superato in casa propria dai Denver Nuggets per 115 a 134. Un ko pesante perchè vale l’esclusione matematica dai Play-off. Per l’azzurro, bloccato a causa della frattura alla mano, la stagione potrebbe essersi già conclusa e sarà ricordata per tanta sfortuna con un bilancio di 21 partite e gli infortuni prima al gluteo e poi la frattura alla mano. Per i Clippers il miglior realizzatore è stato Williams con 24 punti, mentre per i Nuggets.

Houston Rockets è stata fermata da Oklahoma City Thunder per 102-108 dopo 20 successi casalingi consecutivi. I trascinatori sono stati Westbrook, George e Anthony, i primi due con uno score di 24 punti, mentre il terzo 22.

Seconda sconfitta consecutiva, la quinta nelle ultime 8 gare per Golden State Warriors superati dai New Orleans Pelicans per 120 a 126. Non sono bastati i 41 punti messi a referto da Durant.

Successo importante per Milwaukee Bucks che nonostante l’assenza
di Giannis Antetokounmpo passano al Madison Square Garden sui Neww York Knicks 115 a 102 e conquistano la settima piazza a Est.

Davvero pochi problemi per Brooklyn Nets che si impongono a casa dei Chicago Bulls per 124 a 96 con ben 24 triple.

San Antonio Spurs impone il terzo ko di fila a Portland Trail Blazers per 116 a 105. Ventotto i punti di Aldridge, mentre Manu Ginobili nonostante i suoi 40 anni suonati contribuisce con 17 punti.

FOGNINI NON FA IL MIRACOLO, ITALIA KO 3-1 CON FRANCIA

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Alla fine a far festa, a Genova, sono i transalpini. E’ finita con il successo per 3-1 della Francia, campione in carica, sull’Italia la sfida di Coppa Davis valida per i quarti di finale del World Group 2018 sulla terra rossa di Valletta Cambiaso. Il punto decisivo per gli ospiti lo ha conquistato Lucas Pouille che nella sfida tra numeri uno ha sconfitto per 2-6 6-1 7-6(3) 6-3, in tre ore ed un minuto di gioco, Fabio Fognini. Ieri, sabato, la coppia francese Pierre-Hugues Herbert/Nicolas Mahut si è imposta per 6-4 6-3 6-1, in un’ora e 54 minuti di gioco, su quella azzurra Simone Bolelli/Fabio Fognini portando il team ospite in vantaggio. Venerdì Lucas Pouille aveva sconfitto in cinque set, per 6-3 6-2 4-6 3-6 6-1, dopo una battaglia di due ore e 50 minuti, Andreas Seppi mentre Fabio Fognini aveva battuto per 6-7(6) 6-2 6-2 6-3, dopo tre ore e 33 minuti, Jeremy Chardy. Inutile ai fini del risultato, e dunque annullato, l’ultimo singolare tra Seppi e Chardy. Nel singolare che avrebbe potuto riaprire i giochi per l’Italia, Fognini è partito subito forte con un break in avvio ma lo ha restituito immediatamente. Nel terzo gioco Pouille ha ceduto ancora la battuta ma stavolta il ligure ha confermato il break salendo 3-1. L’azzurro ha continuato a spingere, sostenuto dall’entusiasmo del pubblico e da un rovescio davvero efficace, ed ha strappato ancora il servizio al 24enne di Grande-Synthe allungando sul 5-1 prima di archiviare il set all’ottavo gioco (6-2). Nella seconda frazione Pouille ancora in difficoltà nel terzo game ma il francese dopo aver salvato due palle-break ha tenuto il turno di servizio. Nel game successivo Fabio ha concesso una palla-break spedendo abbondantemente fuori lo smash e poi ha ceduto la battuta cacciando in rete il diritto (3-1). Pouille ha salvato una palla per il contro-break e poi grazie a due drop-shot micidiali è salito 4-1. Nel sesto game il ligure ha perso ancora la battuta, dopo aver sprecato un vantaggio di 40-0, e poco dopo il francese ha pareggiato il conto dei set (6-1). Fognini di nuovo avanti nella terza frazione, ottenendo il break nel secondo gioco e poi allungando sul 3-0 dopo aver annullato al rivale una chance per il contro-break piazzando una seconda sulla riga. Il vantaggio azzurro però è durato poco e Pouille ha riagganciato l’italiano sul 3 pari. Nell’ottavo game, con un dritto imprendibile, Fognini si è ripreso un break di vantaggio ma nel gioco successivo ha restituito immediatamente il “favore”. Nel decimo game il tricolore ha fallito tre set-point (bravo il francese ad annullare i primi due grazie al servizio ma “sanguinoso” il dritto spedito largo dall’azzurro sul terzo) e quando Pouille lo ha raggiunto sul 5 pari ha fracassato la racchetta rimediando un “warning”. Nel gioco successivo il 30enne di Arma di Taggia ha rischiato di combinare un disastro ma è stato bravo a tirarsi fuori dalla buca annullando anche una palla-break. Il parziale si è deciso in un tie-break che Fognini ha giocato davvero male commettendo troppi errori: Pouille è salito 5-1 e poi lo ha chiuso per 7 punti a 3. In avvio di quarto set Fognini non ha sfruttato una palla-break e poi nel gioco successivo è stato lui a perdere il servizio alla terza opportunità per il francese. Pouille di slancio ha allungato sul 3-0 potendo contare su un servizio costantemente scagliato oltre i 200 chilometri orari. Nel settimo gioco è stato proprio con un ace che il transalpino ha annullato la prima palla-break mentre sulla seconda è stato l’azzurro a sbagliare di un soffio: il francese ha offerto un’altra palla-break con un doppio fallo e stavolta l’azzurro non ha fallito col passante rifacendosi sotto (4-3). L’entusiasmo azzurro però non è durato: nell’ottavo gioco Fognini ha steccato un diritto sulla seconda palla-break e Pouille sul 5-3 è andato a servire per il match. Il braccio del francese non ha tremato e con un diritto sulla linea ha regalato la semifinale alla sua Francia, facendo risuonare le note de ‘La Marsigliese’ sulle tribune di Genova.
(ITALPRESS).

VETTEL VINCE ANCHE IN BAHRAIN

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Sebastian Vettel raddoppia. Dopo il successo di Malbourne il tedesco della Ferrari si ripete in Bahrain conquistando una vittoria ancora più bella e importante per come è maturata. Meglio di così non poteva cominciare il mondiale 2018 per la scuderia di Maranello che quest’anno può giocarsi tutte le sue carte con i rivali della Mercedes. Straordiario Vettel capace di fare la differenza e far valere la sua esperienza respingendo l’assalto di Bottas e nella perfetta gestione delle gomme soft struttate fino all’impossibile.

La Ferrari si è vista costretta a ricorrere al piano B dopo quanto accaduto ai box con Kimi Raikkonen partito prima della sostituzione della posteriore sinistra. A farne le spese un meccanico, colpito dalla monoposto e trasportato al centro medico per una frattura a tibia e perone. A quel punto a Vettel è toccato tenere duro e resistere fino alla fine con le stesse gomme soft. Una mossa vincente, anche perchè con un secondo pit stop sarebbe stata poi dura riprendere in mano la testa della corsa. Sono finiti i tempi in cui si diceva che la Formula 1 era noiosa. Una gara così, con risultato incerto fino all’ultima curva, non si vedeva da tempo ed è una vera e propria garanzia per lo spettacolo che siamo sicuri quest’anno non mancherà. Due vittorie di strategia e quindi di squadra che evidenziano l’unità di intenti che esiste in questo momento in casa Ferrari.

Certo Raikkonen avrebbe potuto portare a casa altri punti preziosi ma ci sarà tempo e spazio anche per il finlandese che comunque quest’anno mostra una grinta che in altri momenti sembrava aver perduto per strada. Due a zero sulla Mercedes dopo altrettante gare, una vera e propria dimostrazione di forza ma guai a pensare che gli avversari possano uscirne ridimensionati.

Bottas chiude secondo dopo avere assaporato la vittoria, il suo divario con Vettel si andava assottigliando giro dopo giro nella fase finale della gara; il pilota Mercedes sperava nell’errore del tedesco che invece mantiene calma e concentrazione fino al traguardo rendendo vano l’attacco finale del finlanese.

Lewis Hamilton, partito dalla nona posizione dopo la sostituzione del cambio, si rende protagonista di una delle sue solite rimonte e alla fine ottiene un terzo posto che non è certamente da buttare. L’avversario principale dele due “rosse” è ancora il campione del mondo. 

Il distacco tra i primi tre e il resto della truppa è certamente notevole con il francese Pierre Gasly che conquista un ottimo quarto posto con la Toro Rosso ma con un gap di più un minuto. 

Ha motivo di esultare anche il danese Kevin Magnussen con la Haas, quinto davanti al tedesco Nico Hulkenberg con la Renault. A punti anche questa volta Fernando Alonso che porta la sua Mclaren fino alla settima posizione precedendo il compagno dis quadra Stoffel Vandoorne. Nono Marcus Ericcson con l’Alfa Romeo Sauber e decimo Esteban Ocon con la Force India.

Una giornata da dimenticare in casa Red Bull che nel giro di sei giri perde entrambe le sue monoposto; si arrende subito Ricciardo per un problema elettrico e qualche tornata dopo anche Verstappen dopo un contatto con Hamilton. Tutta un’altra musica rispetto all’Australia dove era arrivato un quarto e un sesto posto e soprattutto le due monoposto motorizzate Renault avevano dimostrato di avere un buon ritmo. Di certo Verstappen continua a metterci la sua con i suoi errori, come è accaduto in qualifica e la sua “grinta”, spesso eccessiva.

VINCE CRUTCHLOW, MARQUEZ PENALIZZATO

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Cal Crutchlow vince un incredibile Gran Premio d’Argentina dove è successo di tutto e che ha avuto come grande protagonista in negativo Marc Marquez che, per la foga di recuperare dalla 19a posizione dopo il “right through” pagato per aver spinto in griglia la sua Honda Hrc che si era spinta, ha effettuato dei sorpassi al limiti, pagando quello ai danni di Valentino Rossi nei giri finali, con 30″ di penalità che lo spingono fuori dalla zona punti. Il “cabroncito” prova a chiedere scusa al “Dottore” recandosi al suo box, ma viene mandato via. Dietro al vincitore chiude Johann Zarco che fino all’ultimo ha provato ad attaccare il britannico della Honda LCR. Terzo posto per un ottimo Alex Rins con la Suzuki; quindi fuori dal podio il poleman Jack Miller con la cus Ducati Pramac. Quinto posto per Maverick Vinales a 14″. Andrea Dovizioso limita i danni con il sesto posto  ma ad aoltre 22 secondi dal vincitore. Settimo è Tito Rabat con la Ducati del team Avintia; quindi Andrea Iannone con l’altra Suzuki, il malese Hafizh Syahrin con l’altra Yamaha Tech 3 è nono, mentre Danilo Petrucci con l’altra Ducati Pramac chiude la Top10. In classifica generale Crutchlow è il nuovo leader con 38 punti, con Dovizioso che insegue a tre lunghezze.
Accade di tutto in questa gara argentina della classe regina. Jack Miller, si schiera in pole position montando le gomme slick sulla sua Ducati Pramac. Tutti gli altri piloti che avevamo le rain decidono di lasciare la griglia per tornare ai box e cambiare moto, usando anche loro i pneumatici da asciutto. Questo costringe la direzione gara a posticipare la partenza con la decisione di lasciare l’australiano sulla prima piazzola, mentre tutti gli altri si schiereranno nelle proprie posizioni, ma in fondo alla griglia per dare un minimo vantaggio a “Jackass”. Ma accade ancora qualcosa. Dopo il giro di allineamento di si spegne il motore della Honda Hrc di Marquez che la riavvia e poi torna a schierarsi sulla griglia. Ovviamente Miller parte davanti a tutti, ma il campione del mondo si riporta subito in seconda posizione, mentre Zarco stacca molto lungo e spinge su una chiazza d’acqua Pedrosa che vola fuori pista. Marquez intanto si porta al comando seguito da Miller, Rins, Zarco, Crutchlow, Rabat, Dovizioso, Rossi, Iannone e Smith a chiudere la Top10. Intanto la manovra di partenza di Marquez è sotto investigazione. E intanto viene sventolata la bandiera bianca che gli consente di tornare ai box e cambiare la moto. Arriva la penalizzazione per Marc Marquez con un “right through”, il passaggio a velocita’ lenta dalla pit lane. Il campione del mondo rientra in diciannovesima posizione.
Al comando della gara c’è ora Miller davanti a Rins e Zarco. La foga di recuperare di Marquez lo porta a rischiare di cadere nel sorpasso all’Aprilia di Espargarò. Manovra che viene sanzionata dai commissari che gli impongono di cedere nuovamente la posizione. A 12 giri dalla fine Rins attacca Miller che però mantiene la prima posizione. Dietro ai due Zarco e Crutchlow. Dietro di loro le due Movistar Yamaha di Vinales e Rossi passano la Ducati di Dovizioso. Rabat è ottavo ed ha alle spalle Marquez che continua la sua rimonta. A otto giri dalla fine è ottavo alle spalle del suo rivale nella lotta al titolo che poi supera. Davanti Crutchlow e Zarco passano Rins, scivolato in quarta posizione. Due giri dopo Miller mette le gomme sul bagnato e deve chiudere il gas cedendo la prima posizione, scalando in quarta, con Crutchlow nuovo leader davanti a Zarco e Rins. Il francese della Yamaha Tech 3 si porta davanti a tutti; mentre Marquez si infila con troppa foga su Rossi, buttandolo per terra. Una manovra inspiegabile che lo fa mettere per la seconda volta sotto investigazione; mentre il “Dottore” riprende dalla 19a posizione. Intanto i tre che si giocano la vittoria si scambiano le posizioni con Crutchlow che ripassa Zarco mentre Rins sempre attendere. Il francese della Monster Yamaha ci prova a prendersi la vittoria, ma questa è per Crutchlow, con Rins sul terzo gradino del podio. Marc Marquez chiude il suo Gran premio da dimenticare con un’altra penalità che vanifica la sua troppo irruenta rimonta, chiudendo diciottesimo, proprio davanti a Rossi.
(ITALPRESS).

RIMONTA NAPOLI E JUVE A -4, INTER KO, LAZIO TERZA

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Il Napoli sbaglia un rigore con Mertens, va sotto (Stepinski) ma rimonta nei minuti finali il Chievo con Milik e Diawara, riportandosi a -4 dalla Juventus capolista. Negli altri due match delle ore 15, vittorie casalinghe preziosissime in ottica salvezza per Crotone (1-0 al Bologna) e Verona (1-0 al Cagliari). Al San Paolo si divora il vantaggio al 16′ Callejon, sul classico invito di Insigne. Ancora il 25 ispirato, stavolta il destinatario è Mertens: Sorrentino c’è. Insigne spreca il vantaggio in apertura di ripresa, il Napoli poi avrebbe l’occasione giusta dal dischetto: Mertens si procura il rigore per una trattenuta di Depaoli (già ammonito). Sorrentino però ipnotizza il belga. Sulla testa di Mertens la chance per l’1-0, si salva sulla linea il Chievo con Stepinski. Poi Sorrentino ancora sugli scudi, murato il neoentrato Milik. Al primo vero affondo, passano i gialloblù: errore in uscita del duo Koulibaly-Tonelli, Giaccherini innesca Stepinski che salta Mario Rui e trova l’incrocio dei pali. Non è neanche fortunato il Napoli: clamorosa traversa di Tonelli, poi Sorrentino salva su Insigne, mentre a Mertens e Zielinski manca la mira. Finale infuocato con clamorosa rimonta: Milik firma l’1-1 all’89’ su assist di Insigne, poi spizzica per Diawara, che fa centro quasi all’ultimo.

Nel lunch match di giornata granata concreti e determinati; nerazzurri belli ma sfortunati. Così, allo stadio Olimpico Grande Torino, nel lunch match della 31esima giornata della serie A, e’ maturato un ingiusto 1-0 (sportivamente parlando) a favore del Torino contro l’Inter. A decidere la sfida l’ex di turno Adem Ljajic. Ne approfitta la Lazio, che vince in rimonta a Udine e aggancia la Roma a quota 60, al terzo posto, a una settimana dal derby. Decidono Immobile e Luis Alberto che replicano a Lasagna. Per l’Udinese è l’ottava sconfitta consecutiva.

Il Milan spreca un’occasione enorme di tornare d’autorita’ in corsa per la Champions League. Il Sassuolo sfiora il colpaccio a San Siro con una perla di Politano, Kalinic evita la sconfitta ma non arriva la vittoria che avrebbe chiaramente rilanciato le ambizioni rossonere nella corsa al quarto posto, distante ancora otto lunghezze a -7 dalla fine.Specie nel primo tempo gli uomini di Gattuso hanno costruito con continuita’, ma Consigli ha spesso detto di no alle incursioni dei vari Kessie, Suso e Calhanoglu. Evanescente invece Cutrone, al pari di Andre’ Silva, quando e’ entrato nella ripresa. Nel finale i fuochi d’artificio: Politano ha lanciato il Sassuolo verso i tre punti, ci ha pensato Kalinic a rimettere in parte le cose a posto prima che Consigli si esibisse in una parata da urlo sull’ultimotentativo firmato Bonaventura al 95′.

Infine, il Crotone e il Verona si rilanciano nella corsa alla salvezza. Dopo il palo di Trotta, a decidere il match dello Scida è Simy, in gol a meta’ del primo tempo. Al Bentegodi è il rigore di Romulo a marcare la differenza contro il Cagliari. Alle 18 Udinese-Lazio, stasera Milan-Sassuolo. In chiave permanenza in serie A, a sette gare dal termine del campionato, ci sono adesso sei squadre in quattro punti: di queste due lasceranno la massima categoria. A quota 29 ci sono Chievo, Sassuolo e Cagliari; a 27 il Crotone ha raggiunto la Spal; infine a 25 e’ salito il Verona.

(ITALPRESS).