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Rettore Urbino “Addio a Cerboni Baiardi, perdiamo un pilastro della cultura”

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URBINO (ITALPRESS) – “Con Giorgio Cerboni Baiardi perdiamo uno dei pilastri della cultura urbinate del Novecento: sono le prime parole del Rettore dell’Università degli Studi di Urbino, Giorgio Calcagnini, alla notizia della scomparsa del letterato e critico che per decenni ricoprì incarichi di vertice nell’Ateneo, dalla Facoltà di Lettere all’Istituto di Filologia Moderna fino alla creazione della Scuola di Moda, continuando a offrire fino all’ultimo il suo prezioso contributo all’interno del Comitato scientifico della Fondazione Carlo e Marise Bo.
“Un tributo alla cultura e alle doti umane che si estende ben oltre i confini dell’Ateneo e della città di Urbino, ma che certamente – si legge in una nota dell’Ateneo – raggiungerà ovunque i tanti studenti e colleghi che nel corso degli anni hanno potuto apprezzare la finezza e l’incisività delle sue lezioni mirabili sulla letteratura italiana offrendo al contempo nuovi spunti di lettura di Bernardo e Torquato Tasso, Belli, Pascoli fino a Gadda e Volponi, senza trascurare la scoperta di poeti come Ercole Bellucci e accompagnandosi sempre alle battute argute e alla simpatia che sapeva trasmettere in ogni occasione”.
“Il mio pensiero va in particolare ai figli Anna e Giacomo e ai nipoti – conclude il Rettore – ai quali va tutta la vicinanza mia e dell’Università di Urbino”.
Chi vorrà portare un ultimo saluto a Giorgio Cerboni Baiardi potrà farlo partecipando al funerale che si terrà alle 10 di domani, 22 agosto, nella Chiesa dell’Annunziata di Urbino.

– foto ufficio stampa Università Urbino –
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Scienze della formazione primaria, 10.500 posti disponibili

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ROMA (ITALPRESS) – Sono circa 10.500 i posti disponibili per gli aspiranti docenti della scuola dell’infanzia e della primaria per il 2023-2024. Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato il decreto che definisce i posti per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione primaria per il prossimo anno accademico. “Questo decreto è per noi una soddisfazione. Abbiamo circa 1.000 posti in più rispetto al potenziale formativo inizialmente previsto – spiega il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini -. Un risultato importante. È il frutto di una concertazione portata avanti d’accordo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, la CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università. Ringrazio gli Atenei perché, senza il loro impegno, risultati come questo non sarebbero possibili”.
I posti ripartiti tra le Università, in totale, sono 10.476. Di questi, 10.262 sono riservati ai candidati dei paesi UE e non UE residenti in Italia. Mentre i restanti 214 sono le disponibilità per i candidati dei paesi non UE, residenti all’estero.
La selezione di ammissione per l’accesso ai corsi di laurea in Scienze della formazione primaria si terrà il prossimo 20 settembre. Ciascun Ateneo elaborerà la propria prova che dovrà consistere nella soluzione di 80 quesiti che prevedono quattro opzioni di risposta, di cui una sola quella corretta: 40 quesiti valuteranno le competenze linguistiche e di ragionamento logico; 20 saranno sulla cultura letteraria, storico-sociale e geografica; gli altri 20 saranno su argomenti di cultura matematico-scientifica.
I candidati avranno a disposizione 150 minuti per lo svolgimento della prova. Un punto sarà attribuito per ogni risposta esatta e 0 punti per ogni risposta omessa o non corretta. Il punteggio minimo per accedere alla graduatoria è di 55/80.
Infine si precisa che i posti attribuiti agli Atenei che hanno proposto istanza di accreditamento iniziale, ancora in corso, sono condizionati all’esito positivo delle relative procedure.

-foto: Agenzia Fotogramma –
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Arriva sigillo del ministero Università, Medicina a Cosenza è realtà

COSENZA (ITALPRESS) – E’ stata ufficialmente approvata la nascita del nuovo corso di laurea in Medicina e chirurgia TD (Tecnologie digitali) dell’Università della Calabria. Il ministero dell’Università e della ricerca ha messo il sigillo finale alla lunga procedura necessaria per l’accreditamento del Corso di studio a ciclo unico, avvenuto a seguito della verifica del possesso di requisiti didattici e assistenziali, di qualificazione della ricerca, strutturali, organizzativi e di sostenibilità economico-finanziaria definiti dalla normativa di riferimento. L’Università della Calabria ha bruciato le tappe per ottenere in pochissimo tempo tutte le autorizzazioni necessarie a far partire il corso di laurea nell’anno accademico 2023/2024. A fine dicembre del 2022, dopo l’approvazione all’unanimità degli organi interni dell’Unical, è arrivata quella del Coruc (Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi) e, pochi giorni dopo, la Regione Calabria, l’Unical e l’Azienda ospedaliera di Cosenza hanno sottoscritto il primo protocollo d’intesa.
L’11 maggio 2023, gli ispettori dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) sono arrivati in ateneo per visionare strutture e documentazioni e, dopo qualche settimana, hanno dato la loro piena approvazione. Infine, con il via libera del ministero, il corso di laurea è stato ufficialmente istituito e partirà già da quest’anno accademico.
Il percorso universitario è articolato in sei anni, al termine dei quali si consegue la laurea magistrale in Medicina e Chirurgia TD (Tecnologie Digitali). Inoltre, il corso permette di conseguire anche la laurea triennale in Ingegneria informatica, curriculum bioinformatico, con ulteriori 5 esami da sostenere nell’arco dei sei anni del corso di studi. Le lezioni si terranno presso il Polifunzionale dell’Unical, mentre le attività di tirocinio professionalizzante si svolgeranno principalmente presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza, avvalendosi anche delle strutture sanitarie dell’Asp della provincia e nell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Inrca). I posti a disposizione sono 178, dei quali 103 per il corso esclusivamente Unical e 75 per il corso interateneo già attivo da due anni con l’Umg di Catanzaro. Gli studenti che supereranno i test di ammissione potranno scegliere se iscriversi al corso che si svolgerà interamente all’Unical o quello interateneo, che prevede, invece, i primi tre anni all’Unical e gli altri tre a Catanzaro presso UMG.
“Il nostro progetto per la sanità – spiega il rettore Leone – vuole andare ben oltre l’attività formativa, prima missione delle università, abbracciando in pieno anche la ricerca e la terza missione, ovvero l’apertura verso il territorio. La sanità regionale, purtroppo, non riesce spesso a garantire servizi soddisfacenti e fa i conti con un tasso altissimo di migrazione: i calabresi si spostano per curarsi e, oltre al grave disagio per i pazienti, ne consegue un costo altissimo per la Regione e per le famiglie. L’ospedale dell’Annunziata, a pochi chilometri dal nostro ateneo, è tra i pochi hub della regione, l’unico della provincia di Cosenza, versa da molti anni in una situazione critica, nonostante il generoso impegno di tanti validi medici che vi lavorano. In questo contesto, l’Unical vuole offrire il proprio contributo per soddisfare due esigenze principali: da una parte, dare risposta alla crescente domanda di formazione sanitaria che arriva dagli studenti calabresi, oggi costretti ad emigrare per mancanza di posti, e dall’altra, andare in soccorso del territorio favorendo la crescita di competenza medico-scientifica e rafforzando l’organico in settori strategici della medicina. Così l’Unical è ancora più vicina al territorio, lo sostiene e rafforza il suo impegno nella missione sociale”.
L’Unical ha investito nel processo di clinicizzazione dei primi reparti dell’Annunziata, assumendo ricercatori universitari di area medica, che si sono uniti ai docenti già in organico, per svolgere attività di ricerca in ateneo e servizio clinico in ospedale. Altri ne seguiranno, con un rafforzamento graduale di numerosi reparti e con l’obiettivo di permeare la sanità della cultura medico-scientifica e realizzare l’effettiva integrazione tra le attività di ricerca e didattico-assistenziali. Il percorso è iniziato a febbraio 2023, quando hanno preso servizio, presso l’ospedale dell’Annunziata, dieci tra docenti e ricercatori universitari, di cui 4 hanno assunto la guida di altrettanti reparti. Inoltre l’Unical, sin da subito, ha condiviso strumentazioni mediche di avanguardia per ricerca, formazione e assistenza. Un esempio è il sistema robotico Da Vinci, il più evoluto per la chirurgia mininvasiva, installato presso l’ospedale dell’Annunziata e già utilizzato per interventi su pazienti oncologici della prostata e altre patologie, o il tavolo anatomico 3D per la simulazione e la verifica di fattibilità ex ante di interventi chirurgici, che ha consentito di asportare tumori di notevoli dimensioni, salvaguardando nel contempo tutti gli organi coinvolti. Sono, infine, in corso le procedure per l’acquisto del sistema robotico mobile di imaging 2d-3d intraoperatorio, corredato di tavolo operatorio radiotrasparente e del braccio robotico neuronavigato.

foto: ufficio comunicazione UniCal

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Salvini “L’obiettivo del governo è abolire il numero chiuso a Medicina”

ROMA (ITALPRESS) – “Visto che mancano medici, bisogna aprire le porte delle università italiane: confermo che l’obiettivo della Lega e dell’intero governo, nell’arco della legislatura, è di abolire il numero chiuso a medicina”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, nel corso di una diretta social. “Già da quest’anno c’è una maggiore apertura e ci saranno 4 mila posti in più per studentesse e studenti”, ha sottolineato.

– foto: Agenzia Fotogramma –
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Bernini “A medicina 30 mila studenti in più in 7 anni”

ROMA (ITALPRESS) – “Stiamo lavorando molto bene, siamo a un ottimo punto: già da quest’anno accademico ci saranno quasi 4.000 nuovi iscritti al corso di laurea in Medicina e Chirurgia e ce ne saranno 30mila in più nell’arco di 7 anni”. Lo ha detto la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, a “Morning News” su Canale 5. “Questa è la nostra risposta. Da tanto tempo si diceva che c’era bisogno di medici, bisognava aprire le scuole di specializzazione, sburocratizzare e razionalizzare: noi l’abbiamo fatto”, sottolinea. “Ci saranno nuovi studenti, compatibilmente con la capacità dell’università di contenerli tutti: abbiamo dato anche una mano all’università perchè funzionino i laboratori, perchè ci sia il numero di docenti giusto per gestire gli studenti”, continua. “Siamo giustamente famosi perchè siamo molto bravi a formare i nostri studenti”, ma per trattenerli “non c’è la ricetta magica: bisogna fare buona ricerca, mettere continuativamente fondi e avere dei buoni maestri: abbiamo bisogno di formare medici che garantiscano un’assistenza di medicina di prossimità, di territorio e domiciliare. E’ molto importante restare sempre con l’orecchio teso ai bisogni del Paese”.

– foto: Agenzia Fotogramma –

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Il 94% dei dottori di ricerca di MIlano-Bicocca lavora a un anno dal titolo

MILANO (ITALPRESS) – Tra i dottori di ricerca del 2021 dell’Ateneo Bicocca contattati un anno dopo la proclamazione il 94 per cento ha già un’occupazione: il 48,2 per cento lavora grazie al dottorato; il 30,9 per cento è assunto a tempo indeterminato. Se il 60,6 per cento lavora nel settore pubblico, il 35,1 per cento opera in quello privato. Alla fine del mese i dottori di ricerca possono contare su un salario netto che si aggira sui 1.949 euro. I dati sono positivi anche per i diplomati di master: il 91,9 lavora a un anno dal diploma; il 59,8 è a tempo indeterminato. Il 73,9 per cento ha un’occupazione nel settore privato, e c’è un 2,1 per cento che arriva a svolgere compiti dirigenziali. Alla fine del mese i diplomati di master vedono arrivare una retribuzione mensile netta che oscilla dai 1.713 ai 2.107 euro.
I dati sono stati diramati dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, attraverso i report del 2023 sul profilo dei dottori di ricerca e dei diplomati di master, e l’VIII report sulla loro condizione occupazionale.
L’indagine sulle performance formative ha coinvolto 5.007 dottori di ricerca del 2022 di 37 atenei, di cui 170 dell’Università di Milano-Bicocca. I numeri sull’occupazione, invece, hanno analizzato 5.442 dottori di ricerca del 2021 di 45 atenei, contattati a un anno dal conseguimento del titolo, di cui 155 provengono dalla nostra università.
Per quanto concerne i master, l’analisi ha interessato le performance formative di 10.498 diplomati del 2022 di 18 atenei: 5.182 di primo livello e 5.316 di secondo livello. All’interno di questo campione i diplomati dell’Ateneo Bicocca sono 559: 467 di primo livello e 92 di secondo livello. I dati sull’occupazione, invece, hanno esaminato 12.976 diplomati del 2021 di 29 atenei, contattati un anno dopo la conclusione del percorso: 7.216 di primo livello e 5.760 di secondo livello. In Bicocca i diplomati oggetto dell’indagine sono stati 586: 446 di primo livello e 140 di secondo livello.
A un anno dal conseguimento del titolo i 155 dottori di ricerca del 2021 dell’Ateneo Bicocca hanno un tasso di occupazione del 94 per cento, superiore di 3,1 punti rispetto alla media nazionale (90,9 per cento). Sebbene il 33,7 per cento degli occupati prosegua l’attività intrapresa prima di aver concluso il percorso di studi, è grazie al dottorato che il 48,2 per cento dei ricercatori riesce a trovare lavoro. L’inquadramento contrattuale dei dottorati del 2021 vede il 30,9 per cento assunto a tempo indeterminato, il 17 per cento a tempo determinato e il 29,8 con un assegno di ricerca. Se entriamo nel merito delle mansioni svolte, il 79,8 per cento svolge una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione, di cui il 47,2 per cento lavora in ambito accademico come ricercatore o tecnico laureato. Tra i nostri dottori di ricerca il 60,6 per cento lavora nel settore pubblico, il 35,1 per cento è assorbito da quello privato. In generale i nostri dottori di ricerca possono contare su una retribuzione mensile netta intorno ai 1.949 euro, e il 41,5 per cento di loro lavora in modalità di smart working.
All’interno dell’Ateneo, tra i 170 dottori di ricerca del 2022 contattati da AlmaLaurea il 14,7 per cento ha collaborato con le imprese durante il dottorato, a fronte di una media nazionale attestata all’8,3 per cento. Il 16,5 per cento dei dottori di ricerca ha conseguito un titolo congiunto o un titolo doppio/multiplo – i cosiddetti joint degree o double/multiple degree – cifra superiore di un punto percentuale alla media del Paese (15,5 per cento). Nonostante l’età media in cui gli studenti ottengono il dottorato sia intorno ai 32 anni, il 61,8 per cento dei dottori di Bicocca consegue il titolo non oltre i 30 anni. Chi ha intrapreso la carriera del dottorato in Bicocca lo ha fatto soprattutto per migliorare la propria formazione culturale e scientifica (82,9 per cento). Un’aspettativa che ha trovato riscontro durante il corso di studi: infatti l’84,1 per cento ha partecipato per almeno un anno ad attività formative strutturate, quasi tre punti in più del resto d’Italia.
Inoltre, se il 48,8 per cento di dottorandi ha svolto un periodo di studio o di ricerca all’estero (la media nazionale arriva al 40,1), per il 36,1 per cento di loro l’esperienza ha superato i sei mesi. Infine, la possibilità di aver dedicato alla ricerca oltre 40 ore settimanali (34,7 per cento nel nostro Ateneo, 31,2 nelle altre università), corrobora la soddisfazione per aver acquisito nuove competenze e abilità settoriali (la valutazione è di 8 punti su 10); aver approfondito contenuti teorici (7,4 punti), nonché sentire di padroneggiare tecniche di ricerca (7,7 punti). Un gradimento del genere spiega perché il 58,8 per cento dei dottorati ripeterebbe l’esperienza.
Per quanto riguarda i master, i diplomati del 2021 contattati da AlmaLaurea sono 586: 446 di primo livello e 140 di secondo livello. Tra di loro, il tasso di occupazione complessivo a un anno dal diploma è del 91,9 per cento (quello nazionale è all’86 per cento); tra i diplomati di master di primo livello lavora il 90,4 per cento (gli altri atenei sono all’85,3 per cento); dopo i master di secondo livello lavora il 96,9 per cento, 10 punti percentuali in più del resto d’Italia. Tra gli studenti di Bicocca che già lavoravano prima di concludere il percorso, l’82 per cento ritiene di essere migliorato grazie al master, soprattutto nelle competenze professionali. Invece, tra le persone che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo il conseguimento del titolo, il 76,3 per cento pensa che il master abbia avuto un ruolo per ottenere l’impiego.
Se entriamo nel merito delle mansioni svolte: un anno dopo il master il 59,8 per cento lavora a tempo indeterminato mentre il 17,3 per cento ha un contratto a tempo determinato.
La maggior parte dei diplomati di master dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca trova impiego nel settore privato, il dato complessivo è del 73,9 per cento contro il 58,6 della media nazionale. Nello specifico, i diplomati di primo livello occupati in questo settore sono il 76,9 per cento, un dato superiore di oltre dieci punti rispetto a quello degli altri atenei (63,6 per cento). Per quanto riguarda i diplomati di secondo livello il dato è di 64,2 per cento, contro il 52,2 del resto d’Italia. La quasi totalità degli occupati è assorbita dal settore dei servizi (84,7 per cento) e dall’industria (14,6 per cento). La media della retribuzione mensile netta dei nostri diplomati di master è di 1.807 euro: 1.713 euro per i diplomati di primo livello e 2.107 per quelli di secondo livello. Tra di loro il 35,7 per cento lavora in modalità di smart working.
In Bicocca, i diplomati di master del 2022 contattati da AlmaLaurea sono 559: 467 di primo livello e 92 di secondo livello. Se consideriamo l’intera popolazione, l’8,2 per cento ha cittadinanza estera, un dato che sale al 14,1 per cento nei master di secondo livello. I nostri studenti si diplomano intorno ai 30,9 anni (la media nazionale è di 34,1). Tra di loro il 52,6 per cento è stato uno studente-lavoratore a tempo pieno per più della metà del percorso di studi: 49,5 per cento nei corsi di primo livello e addirittura 70,4 in quelli di secondo livello. Durante il master hanno svolto stage o project work il 92,8 per cento dei nostri iscritti: 92,3 per cento nei master di primo livello; 95,8 in quelli di secondo livello. Un risultato ragguardevole se consideriamo la media delle altre università: 65 per cento a livello generale; 77,3 per cento nei master di primo livello; 53,1 nei master di secondo livello.
La maggior parte dei nostri studenti ha giudicato adeguato l’inserimento presso l’azienda o l’ente nel corso dello stage: la soddisfazione globale è del 62,6 per cento (il dato nazionale è del 57,7 per cento); nei master di primo livello l’Ateneo raggiunge il 61,3 per cento (contro il 56,6 del Paese); in quelli di secondo livello arriva al 72,7 per cento, la media nazionale è al 59,5 per cento.
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L’Università di Bologna riabbraccia Patrick Zaki

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BOLOGNA (ITALPRESS) – Patrick Zaki è tornato all’Università di Bologna. Accolto al suo rientro in Italia dal rettore Giovanni Molari e dalla professoressa Rita Monticelli, Patrick è arrivato questa sera nel Rettorato dall’Alma Mater dove gli è stata consegnata la pergamena di laurea del Master Erasmus Mundus GEMMA – Women’s and Gender Studies. “Sono stati tre anni difficili a tratti drammatici – ha detto il rettore Giovanni Molari – ma ora è il momento della festa. Ci è sembrato doveroso che la prima tappa del ritorno di Patrick in Italia fosse l’Università. Perché l’Università è per storia e per vocazione un luogo di libertà e di pluralismo, un luogo ‘del mondo’ di cui tu Patrick sei cittadino, un luogo al di là e al di sopra delle parti. Questi tre anni ci hanno lasciato tanti insegnamenti che portiamo con noi. La comunità dell’Alma Mater è forte e coesa, ha saputo reagire con forza, manifestando ogni volta che è stato necessario. Non a caso la difesa dei diritti della persona è nelle prime righe del nostro Statuto. Abbiamo imparato da te, Patrick, che bisogna resistere perché la tua tenacia è stata fondamentale. Abbiamo dimostrato che si possono difendere i diritti della persona attraverso una mobilitazione spontanea e costante che ci ha permesso di arrivare fino a questo momento. Un pensiero doveroso a chi ancora lotta e combatte, da Ahmad Reza Jalali, ricercatore dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, oggi in carcere in Iran, ai familiari di Giulio Regeni che ancora aspettano risposte sulla morte di loro figlio, e tanti altri che lottano ogni giorno per la libertà di parola e di espressione nei loro paesi”.

Il rettore ha quindi ringraziato Rita Monticelli e tutta la comunità dell’Alma Mater, il sindaco Lepore e la cittadinanza di Bologna, Amnesty International, che si è sempre battuta per richiedere la scarcerazione di Patrick, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e tutto il governo che ha supportato e favorito la sua liberazione prima e la grazia poi, e l’ambasciatore Quaroni, che è stato un importante punto di riferimento in tutti questi anni. “Ti auguro, Patrick, che tu possa vivere una vita serena e libera, senza farti tirare per la giacchetta da nessuno, ma scegliendo quello che ritieni opportuno per te. La visibilità e l’autorevolezza di cui godi adesso è anche una grande responsabilità. La tua forza è stata e resterà sempre l’indipendenza: mantienila sempre, questo è il nostro augurio”. Molari ha quindi consegnato a Patrick la pergamena di laurea: “Con questa laurea – ha detto – tu sei diventato un dottore dell’Alma Mater e un membro permanente della nostra comunità. È un piacere consegnartela qui, oggi, come pegno di pensiero libero e autonomo, come simbolo di uno studio che sia soprattutto impegno a migliorare il mondo”.

Ha preso quindi la parola la professoressa Rita Monticelli. “Il primo giorno in cui ho incontrato Patrick nel 2019 – ha detto – abbiamo cominciato un corso sull’utopia, e abbiamo sempre detto che l’utopia è realizzabile. Una delle caratteristiche delle utopie e delle distopie, anche le peggiori, è sempre la speranza. Noi non l’abbiamo mai persa e oggi siamo qui a festeggiare Patrick”. “Finalmente sono qui!”, ha esordito Patrick Zaki. “È un sogno che si avvera dopo tutti questi anni. Penso non ci siano parole in nessuna lingua che possano descrivere come mi sento oggi. È una sensazione bellissima essere di nuovo nell’Università e nella Città a cui appartengo. Mi sembra incredibile che quando sono arrivato qui per la prima volta, quattro anni fa, non conoscevo nessuno, mentre oggi tutti sono qui ad aspettarmi. Ho aspettato tanto questo momento, è fantastico essere qui di nuovo a Bologna che è casa per me. Il sostegno che ho ricevuto in tutti questi anni non può essere descritto a parole. Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato in questi anni dall’Egitto e dall’Italia: amici, colleghi, ONG, Amnesty, membri dell’accademia e della società civile e tutti coloro che si sono impegnati nelle istituzioni italiane, fino al Presidente del Consiglio”.

Il ritorno di Patrick a Bologna segna la fine di un’attesa durata quasi tre anni e mezzo, accompagnata da un sentimento di profonda e costante preoccupazione e da molti momenti di angoscia. Lunghi mesi durante i quali la grande comunità dell’Università, insieme a tutta la città di Bologna e a tante associazioni e organizzazioni, non hanno mai smesso di far sentire a Patrick la loro vicinanza, tenendo sempre alta l’attenzione sulla sua vicenda e sempre accesa la luce della speranza. Patrick Zaki è stato arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020. All’epoca era da pochi mesi iscritto al Master Erasmus Mundus GEMMA – Women’s and Gender Studies: stava rientrando in Egitto per un periodo di vacanza, dopo il quale sarebbe dovuto tornare a Bologna per proseguire gli studi. Dopo quel giorno ha invece passato 22 mesi in carcere, durante i quali sono state pochissime le occasioni di contatto con il mondo esterno. Solo dopo la fine del periodo di detenzione preventiva, l’8 dicembre 2021, ha potuto riprendere gli studi. Benché non gli sia stato concesso di lasciare l’Egitto, ha continuato a studiare grazie alla didattica online. Ha così potuto terminare gli esami e preparare la tesi, che ha discusso con successo lo scorso 5 luglio in collegamento dal Cairo.

Allo stesso tempo, la sua vicenda giudiziaria è proseguita, con una serie di udienze e di rinvii che è a lungo sembrata interminabile. Solo pochi giorni fa questa vicenda carica di momenti durissimi e angosciosi ha finalmente trovato una felice conclusione. Subito, la volontà di Patrick Zaki è stata quella di tornare in Italia, nella sua Bologna e nella sua Università. La consegna della pergamena di laurea corona il suo travagliato percorso di studi ed è la prima occasione per Patrick di ritrovare la sua comunità. In attesa della grande festa di saluto in Piazza Maggiore programmata, d’intesa con il Comune di Bologna, per domenica 30 luglio alle ore 20.

– foto: ufficio stampa Università Alma Mater Bologna –

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Al via una sinergia innovativa Gdf-mondo accademico e della ricerca

MILANO (ITALPRESS) – Formalizzata, presso il Comando Generale della Guardia di Finanza, la stipula di un protocollo d’intesa tra la Guardia di Finanza, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università degli Studi di Parma e la Società Italiana di Statistica.
L’accordo di partenariato è stato sottoscritto dal Comandante Generale, generale di Corpo d’armata, Andrea De Gennaro, dalla professoressa Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’ateneo milanese, dal professor Paolo Andrei, rettore dell’Università di Parma, e dal professor Corrado Crocetta, Presidente della Società Italiana di Statistica.
Il memorandum, si legge in una nota, segna l’avvio di una innovativa sinergia con il mondo accademico e della ricerca, che mira a supportare il Corpo nell’affinamento e nel potenziamento delle tecniche statistiche e di analisi impiegate per orientare le attività di contrasto nei confronti dei fenomeni criminali più gravi in tutti i settori della missione istituzionale: dall’evasione fiscale agli illeciti nella spesa pubblica, dalla contraffazione, sicurezza prodotti e tutela del made in Italy al riciclaggio di proventi illeciti e al contrasto patrimoniale della criminalità organizzata. E’ altresì prevista la possibilità per gli analisti della Guardia di Finanza di svolgere attività didattiche e formative, valorizzando il modello del training on the job, presso i prestigiosi centri di ricerca delle Università firmatarie.
Il Bicocca Applied Statistics Center (B-ASC) dell’Ateneo milanese promuove e realizza l’applicazione delle metodologie statistiche all’interno delle imprese e degli enti pubblici e privati.
Il Centro Interdipartimentale di ricerca “Ro.S.A. – Robust Statistics Academy” dell’Università di Parma si occupa dello sviluppo di innovativi modelli statistici raffinati attraverso l’approccio robusto.
Il Comandante Generale della Guardia di Finanza ha evidenziato che «l’intesa si inserisce nell’ambito di un più ampio programma pluriennale volto ad affinare ulteriormente i processi di analisi del Corpo attraverso l’utilizzo di tecniche statistiche sempre più evolute che consentano di intercettare sul nascere gli illeciti economico-finanziari nelle singole realtà territoriali. Per la Guardia di Finanza è sempre più essenziale coniugare le tradizionali tecniche di polizia con sistemi tecnologicamente avanzati di interpolazione e di valorizzazione delle informazioni a disposizione».
«Si tratta di una alleanza che fa bene al Paese – ha dichiarato la professoressa Iannantuoni, Rettrice dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca – Noi metteremo a disposizione le nostre risorse e competenze ponendo i ‘numerì al servizio delle istituzioni. Formazione, ricerca ed innovazione rappresentano le linee di sviluppo che consentiranno di rendere condivise ed operative le analisi e le metodologie applicate».
Il Rettore dell’Università di Parma ha rimarcato che «la collaborazione in essere consente di prendere decisioni suffragate da tecniche quantitative che sono al fronte della ricerca e di combinare le competenze accademiche con le esigenze pratiche di elaborare modelli statistici che possano contrastare in maniera tempestiva ed efficace i casi di illecito. La collaborazione a livello centrale tra l’Università e la Guardia di Finanza si affianca a quella già esistente in ambito locale e consente di estendere gli ambiti di applicazione in essere anche agli aspetti legati alla formazione e alla ricerca applicata. L’evento odierno rappresenta un punto di partenza di un percorso che volge al reciproco arricchimento delle competenze specifiche in possesso delle diverse istituzioni coinvolte nel progetto».
Il Presidente della Società Italiana di Statistica ha messo in evidenza che «il percorso che la Società scientifica e la Guardia di Finanza intraprendono comporta un valore aggiunto sia in termini di analisi che di sviluppo di modelli di gestione grazie all’utilizzo di sempre maggiori disponibilità di dati nell’interesse del sistema economico italiano».
foto ufficio stampa Università degli Studi di Milano-Bicocca
(ITALPRESS).