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Scuola Sant’Anna di Pisa e Ateneo di Palermo insieme contro la violenza di genere

PALERMO (ITALPRESS) – Guardare alla violenza di genere con una visione ampia e, allo stesso tempo, specialistica, garantita dal carattere multidisciplinare: è questa l’impostazione del corso di alta formazione “Violenza di genere. Pratiche di prevenzione e di contrasto”, organizzato in maniera congiunta dall’Università di Palermo e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in programma dal 6 maggio al 23 giugno, le cui iscrizioni sono già aperte, seguendo le modalità indicate di seguito. Sono in programma 48 ore di lezioni, che si svolgeranno in presenza nelle sedi di Palermo e di Trapani, nei giorni di venerdì, nel pomeriggio, e di sabato, in mattinata. La responsabilità scientifica è di Anna Loretoni (docente di Filosofia politica, preside della classe accademica di Scienze della Sociali Scuola Superiore Sant’Anna) e di Giorgio Scichilone (docente di Storia delle istituzioni dell’Università di Palermo).
La didattica presenta un’impostazione multidisciplinare: interverranno docenti con vari profili accademici o professionali. Saranno incluse non soltanto le prospettive della teoria politica, del diritto penale, della psicologia, della linguistica, della statistica, ma anche l’esperienza e le competenze di attori della società civile, impegnati ogni giorno in azioni di prevenzione e di contrasto a forme di violenza di genere molto diverse, quali la violenza domestica, la violenza economica e la violenza facilitata dalle nuove tecnologie. Il corso propone informazioni aggiornate e strumenti analitici per comprendere il fenomeno della violenza di genere nelle sue diverse forme e per fornire elementi per la valutazione delle misure di prevenzione e contrasto adottate a livello nazionale ed europeo, stimolando così la discussione sulle possibili innovazioni.
Per ulteriori informazioni e per presentare domanda di iscrizione, è possibile contattare l’organizzazione al numero telefonico 091 23897873 (ore ufficio) oppure scrivendo un’email al seguente [email protected].
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Contraffazione, solo il 14% del fenomeno è legato alle vendite online

Il ruolo dell’e-commerce resta limitato nella vendita dei prodotti contraffatti, rispetto ai mercati tradizionali. Seppur in termini di volumi, il 56% dei sequestri doganali nell’Ue, nel periodo 2017-2019, risulti legato alle vendite online, in termini di valore economico solo il 14% delle merci sequestrate è legato all’online, mentre l’86% afferisce alle vendite tradizionali. E’ quanto emerge da Fata, la prima ricerca in Italia che analizza in modo sistematico l’evoluzione ed i modi operandi della contraffazione nei mercati online, presentata in mattinata. Il rapporto – realizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore con il suo spin-off Crime&tech ed il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, con il supporto di Amazon – mostra il legame sempre più stretto tra contraffazione e altri reati di tipo cyber o finanziario come furto di identità degli utenti web; frodi nei pagamenti, ad esempio per effettuare acquisti tramite carte clonate; resi fraudolenti, per restituire prodotti contraffatti al posto dei prodotti originali acquistati; la diffusione di software malevoli e ransomware. “Il report presentato oggi rappresenta uno strumento molto importante per conoscere a fondo il fenomeno della contraffazione nei mercati on line, a livello sia nazionale sia internazionale. Lo studio elaborato dall’Università Cattolica con la collaborazione del Viminale offre molti spunti di riflessione per rafforzare l’azione di tutela del settore dell’e-commerce che, anche in virtù degli alti numeri in termini di fatturato e di utenti, è costantemente esposto alle minacce criminali. Questa azione è necessaria non solo per salvaguardare i consumatori, soprattutto quelli più esposti alle truffe, ma anche gli imprenditori che subiscono danni alla loro immagine ed agli investimenti per le contraffazioni dei prodotti e le violazioni della proprietà industriale” ha dichiarato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese commentando il progetto. “Nonostante la sua rilevanza, la contraffazione online è un fenomeno ancora poco conosciuto che richiede una strategia di contrasto specifica. Il progetto Fata rappresenta il primo passo in questa direzione grazie ad una collaborazione sempre più stretta tra i diversi attori coinvolti. La ricerca accademica può contribuire significativamente alla lotta alla contraffazione, integrando l’esperienza e le soluzioni innovative degli attori pubblici e privati”, ha dichiarato il professor Ernesto Savona, direttore del centro di ricerca Transcrime e Ceo di Crime&tech-Università Cattolica del Sacro Cuore. Savona ha spiegato che per contrastare il fenomeno della contraffazione online occorre rafforzare il monitoraggio del fenomeno, ampliare i canali per lo scambio di informazioni, anche a livello transnazionale, tra settore pubblico e settore privato, su account e metodi di pagamento sospetti (es. carte clonate), modalità di vendita e schemi utilizzati; potenziare le capacità tecnologiche e di analisi delle autorità pubbliche e delle aziende private attraverso una formazione specifica sugli strumenti di data analytics e sulle informazioni o fonti dati utilizzabili, per sfruttare meglio i dati disponibili e tracciare l’origine dei prodotti, le inserzioni e le attività sul web e i venditori ad alto rischio. “Solo nel 2020 Amazon ha investito più di 700 milioni di dollari e ha impiegato più di 10.000 persone per proteggere il nostro negozio da frodi e abusi. Nonostante i positivi risultati raggiunti, il settore privato e gli enti pubblici devono incrementare i loro sforzi e lavorare insieme per garantire un’esperienza di acquisto sicura, proteggendo i consumatori, i brands e i gestori dei negozi. La ripresa della nostra economia si basa anche su questo impegno congiunto” ha spiegato Mariangela Marseglia, Country Manager di Amazon.it e Amazon.es. Oltre allo studio presentato oggi, il progetto Fata ha in programma numerose altre occasioni di incontro e di confronto durante tutto il 2022, compresi alcuni workshop tematici per formare le parti coinvolte sulle nuove minacce e sui meccanismi di prevenzione. “La Direzione Centrale della Polizia Criminale, Ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, ha condiviso con entusiasmo l’iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, poichè contribuisce all’approfondimento della conoscenza del fenomeno della contraffazione online e all’individuazione di sempre più incisive strategie di prevenzione e contrasto. Per affrontare efficacemente un fenomeno in continua evoluzione come la contraffazione, il progetto Fata costituisce un importante punto di partenza. E’ fondamentale mettere a fattor comune competenze trasversali per affrontare le sfide del presente e del futuro”, ha dichiarato il Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della P.S. E Direttore Centrale della Polizia Criminale. (ITALPRESS). (Photo credit: agenziafotogramma.it)

Cerimonia su attività ricerca per i 719 anni della Fondazione Sapienza

ROMA (ITALPRESS) – Per ricordare i 719 anni dalla fondazione della Sapienza, si è tenuta una cerimonia dedicata alle attività di ricerca svolte dalla comunità accademica. Dopo i saluti della Rettrice Antonella Polimeni e della Direttrice Generale Simonetta Ranalli, la Prorettrice alla Ricerca, Maria Sabrina Sarto, ha illustrato “Ricerc@Sapienza”, il nuovo portale della ricerca che colleziona, struttura ed espone in modo integrato le attività di ricerca e i prodotti della ricerca dei docenti e ricercatori di Sapienza e dei suoi dipartimenti, con lo scopo di favorire la fruibilità e lo scambio delle informazioni, la contaminazione e la disseminazione culturale.
“L’obiettivo della piattaforma – spiega la Rettrice Polimeni – è quello di valorizzare sempre più la condivisione e l’interdisciplinarietà del lavoro dei ricercatori, il trasferimento tecnologico anche verso l’esterno, la brevettazione e il sostegno all’imprenditorialità, favorendo l’impatto sociale ed economico sul territorio delle attività di ricerca svolte in Sapienza”.
La piattaforma offre la possibilità di navigare tra i principali contenuti multidisciplinari e interdisciplinari, usando come criteri di interrogazione le persone (ruoli e interessi di ricerca), le pubblicazioni, le infrastrutture, i bandi, i laboratori, i gruppi di ricerca, i progetti europei, i brevetti, gli spin off e le start up.
Le attività di ogni ricercatore sono caricate automaticamente nel sistema e sempre aggiornate, attraverso l’integrazione con gli altri strumenti; oltre ai dati già disponibili, ogni docente può creare e aggiornare su Ricerc@Sapienza il proprio gruppo di ricerca utilizzando le informazioni presenti a sistema, dando così visibilità verso l’interno e verso l’esterno alle proprie attività. Grazie all’impostazione integrata, i prodotti della ricerca Sapienza e le attività di ricercatori e di Dipartimenti sono interconnessi tra loro e facilmente esplorabili.
Dopo la presentazione della piattaforma, la cerimonia è proseguita con la consegna delle medaglie ai 9 vincitori dei finanziamenti Marie Sklodowska-Curie (Claudio Babiloni, Annika Bach, Francesco Fiorentino, Carolina Giorgetti, Paola Mollo, Nicolò Palazzetti, Elena Ritondale, Yifan Sun e Narges Yaghoobi Nia) e ai 4 vincitori Erc (Maddalena Boccia, Marta De Luca, Alberto Giacomello e Marco Scuderi). I ricercatori sono stati presentati dal Prorettore alle Strategie competitive per la ricerca internazionale, Fabio Sciarrino, che ha proposto una breve descrizione delle attività dei ricercatori e delle finalità dei progetti di ricerca per i quali hanno vinto i Grants.
L’Ateneo ha voluto festeggiare il compleanno anche premiando i tre studenti che si sono distinti per meriti sportivi (il velocista Lorenzo Benati, la ginnasta Sofia D’Eugenio e la velista Alice Sinno), presentati dalla Prorettrice allo Sport e al benessere, Cristina Limatola. Per l’occasione, nel foyer dell’Aula Magna, è stata presentata inoltre una mostra di libri antichi, organizzata in collaborazione con la Biblioteca Alessandrina e illustrata oggi dalla sua direttrice, Daniela Fugaro. A chiudere, la visita di quadri e statue del Rettorato, riportate al loro splendore originario dall’Istituto centrale per il restauro.
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L’Università San Raffaele Roma prima per qualità tra le telematiche

ROMA (ITALPRESS) – L’Università Telematica San Raffaele Roma si classifica prima per qualità della ricerca tra gli Atenei telematici e quinta tra tutto il sistema universitario nazionale. E’ quanto emerge dai risultati della VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca) per il periodo 2015-2019, effettuata dall’Anvur (Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) e presentata lo scorso 13 aprile agli Atenei. La valutazione ha riguardato le Università Statali, le Università Private comprese le Università Telematiche e gli Enti di Ricerca. La classifica, determinata dall’indice R (che misura la qualità dei prodotti della ricerca dell’Istituzione rispetto alla qualità media di tutte le Istituzioni) colloca in graduatoria l’Università Telematica San Raffaele Roma, con un valore pari a 1.117, al primo posto tra le Università Telematiche e al quinto posto assoluto tra tutte le Università italiane.
“Si tratta di un risultato di grande rilievo, che testimonia l’alta qualità del Corpo docente, che può avvalersi di laboratori di ricerca di grande livello, anche grazie alla convenzione con l’IRCCS San Raffaele – si legge nella nota – Questo dimostra che l’impegno dell’Università Telematica San Raffaele Roma non è soltanto rivolto alla qualità della didattica, costantemente indirizzata a forme innovative e finalizzata ad un più efficace trasferimento della conoscenza, ma anche a promuovere l’attività di ricerca, strumento essenziale per far crescere i giovani e il Paese”.
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Catania, nell’ex ospedale spazi per lo studio e residenze universitarie

CATANIA (ITALPRESS) – Plessi dismessi dell’ex complesso ospedaliero Vittorio Emanuele, a Catania, per oltre 12 mila metri quadrati, saranno riconvertiti in spazi per la didattica e lo studio e come residenze universitarie. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e il rettore dell’Università etnea Francesco Priolo hanno firmato la convenzione con cui la Regione cede all’Ateneo, in comodato d’uso gratuito per quarant’anni, parte dello storico presidio sanitario di via Plebiscito.
A siglare l’intesa, al PalaRegione, anche il dirigente del Dipartimento regionale tecnico Salvatore Lizzio, il direttore generale dell’Università Giovanni La Via, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Gaetano Sirna e la soprintendente per i Beni culturali di Catania Donatella Aprile. Presenti anche il sindaco facente funzioni di Catania Roberto Bonaccorsi, l’assessore comunale all’Urbanistica Enrico Trantino e la dirigente dell’Area rapporti con le istituzioni e il territorio dell’Ateneo Rosanna Branciforte.
“Abbiamo fatto un altro concreto passo avanti – sottolinea il presidente Musumeci – per restituire il complesso dell’ex Vittorio Emanuele a nuova vita. Dopo avere avviato l’iter per realizzare il Museo dell’Etna nel corpo centrale e avere concesso all’Accademia di Belle arti un’ala da destinare ai laboratori tecnici, oggi completiamo un percorso avviato oltre due anni fa per riutilizzare questa struttura sanitaria dismessa, senza consumare nuovo suolo, come stiamo facendo in altre città dell’Isola, a cominciare da Palermo. Prosegue così il percorso di rivitalizzazione e riqualificazione di una vasta area del centro storico catanese, che diventerà un polo museale, culturale e formativo. In questo contesto, che ruota attorno al monumentale ex monastero dei Benedettini, si collocano anche la cessione in comodato d’uso all’Ersu dell’ex ospedale Santo Bambino, da riconvertire in residenze universitarie, e l’abbattimento degli edifici esterni dell’ex Santa Marta per lasciare posto a una nuova, magnifica piazza”
“L’Ateneo – ha aggiunto il rettore Priolo – ringrazia la Regione per la sensibilità dimostrata. Noi cerchiamo di accogliere sempre al meglio i nuovi studenti che scelgono di frequentare l’Università di Catania, ma per farlo nel migliore dei modi, assicurando didattica e ricerca di alta qualità e per garantire il diritto allo studio di migliaia di giovani siciliani, abbiamo bisogno di spazi adeguati, di aule, laboratori, aule studio, biblioteche e di tanti posti letto che si aggiungano a quelli dell’Ersu. In questo particolare momento storico, le risorse non mancano affatto: c’è bisogno di progetti, di sinergie, di collaborazione fattiva e proficua fra istituzioni. E’ così che le nostre proposte di ristrutturazione, riqualificazione e rifunzionalizzazione potranno risultare vincenti e ottenere finanziamenti e sostegni, come stiamo cercando di fare anche con i locali del vecchio ospedale Maurizio Ascoli-Tomaselli”.
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Ricerca, Anvur “Sistema sempre più attento a giovani e Terza missione”

ROMA (ITALPRESS) – Si è conclusa la terza Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) realizzata dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), riferita al quinquennio 2015-2019 e avente a oggetto la valutazione dei risultati della produzione scientifica e delle attività di Terza Missione delle Istituzioni di formazione superiore e di ricerca italiane. I lavori di valutazione della VQR sono iniziati a novembre 2020 e sono terminati a febbraio 2022; i risultati sono stati approvati dall’ANVUR il 24 marzo 2022 e trasmessi successivamente al MUR. Oltre a fornire una fotografia della ricerca italiana, i risultati della VQR saranno utilizzati dal MUR per ripartire, già dal presente anno, l’80% della parte premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) e per individuare i dipartimenti degli Atenei statali italiani che potranno competere per ottenere un importante finanziamento straordinario destinato a sostenere un progetto di ricerca e sviluppo quinquennale.
Dai risultati della VQR emergono numerosi aspetti interessanti. “Un sistema della ricerca, quello italiano, sempre più attento alla qualità nella promozione e nel reclutamento di giovani ricercatori e una crescente attenzione nei confronti della Terza Missione, ovvero verso le attività che si rivolgono ai territori e vedono le Istituzioni come centro per lo sviluppo sociale, economico e culturale del Paesè, afferma Antonio Uricchio, presidente dell’ANVUR.
Le pubblicazioni scientifiche valutate (articoli, monografie, contributi in volume ecc.) sono state circa 182.000 rispetto alle circa 118.000 presentate nella precedente VQR; i ricercatori accreditati sono stati circa 65.000. E’ aumentato anche il numero delle Università che sono state valutate, salite a 98 (4 in più dell’esercizio precedente), e degli enti di ricerca, 14 in totale (2 in più rispetto alla VQR 2010-2014), mentre sono diminuite, scendendo a 22, le Istituzioni che volontariamente si sono sottoposte alla valutazione (4 in meno).
I lavori sono stati suddivisi tra 18 Gruppi di Esperti della Valutazione (GEV), complessivamente composti da circa 630 ricercatori provenienti da Istituzioni italiane e straniere, afferenti a diverse aree disciplinari e provenienti da Istituzioni nazionali e internazionali; nella valutazione sono stati inoltre coinvolti oltre 11.000 esperti esterni, anch’essi sia italiani che stranieri. Queste cifre bastano per dare un’idea dello sforzo rilevante di coordinamento sostenuto dall’ANVUR, che ha coinvolto, oltre ai funzionari e ai componenti del Consiglio direttivo, un totale di 24 assistenti GEV selezionati tramite un’apposita procedura.
“Ci sono notevoli differenze con gli esercizi valutativi condotti nelle due precedenti edizioni – spiega Alessandra Celletti, vicepresidente dell’ANVUR e coordinatrice della VQR 2015-2019 -. In questa VQR si è fatto ricorso alla peer review informata. In altre parole, i prodotti della ricerca non sono stati valutati solamente in base a criteri bibliometrici (numero di citazioni e indicatori di impatto della rivista), come accadeva per alcuni settori scientifici nella precedente edizione, ma tutte le pubblicazioni sono state affidate a esperti che, nel fornire la propria valutazione, si sono eventualmente avvalsi dell’informazione bibliometrica”.
Un’altra differenza con la precedente VQR è consistita nella modalità di formazione dei GEV che hanno gestito la procedura per ciascuna area scientifica: i componenti dei GEV sono stati infatti selezionati in base a un pubblico sorteggio, a partire da una lista di candidati italiani e stranieri in possesso di un’adeguata qualificazione scientifica. Inoltre, a differenza che nella passata VQR, è stata prevista una maggiore flessibilità nel conferimento dei prodotti da parte delle Istituzioni. Infatti, è stato richiesto di fornire un numero di prodotti pari in totale al triplo del numero dei ricercatori afferenti all’Istituzione, lasciando all’autonomia della stessa la possibilità di conferire fino a un massimo di quattro prodotti riferiti ad uno stesso ricercatore (e di esibirne per altri un numero inferiore a tre). Nella precedente VQR, ogni ricercatore era invece chiamato a sottoporre obbligatoriamente a valutazione un numero fisso di prodotti.
Infine, come ulteriore elemento di novità, al termine di questo esercizio di valutazione sarà pubblicato l’elenco di tutte le pubblicazioni valutate, corredate dal file pdf per quelle disponibili in accesso aperto.
Alla luce di tali differenze, risulta dunque difficile comparare direttamente i risultati ottenuti dalle singole Istituzioni e dai Dipartimenti a cui afferiscono i ricercatori con quelli ottenuti nelle precedenti VQR. Piuttosto, la valutazione deve essere vista ed analizzata nel suo complesso, in modo da avere un panorama generale della ricerca che attualmente viene svolta nel nostro Paese. In particolare, gli indicatori che vengono forniti dall’ANVUR devono essere interpretati con opportuna cautela. Innanzitutto, è necessario confrontare insiemi omogenei (ad esempio per area scientifica e dimensione); inoltre, si consiglia di combinare possibilmente gli indicatori, in modo da avere una visione poliedrica del loro significato e ottenere una fotografia il più possibile realistica della qualità della ricerca che essi concorrono a misurare.
“L’analisi dei risultati nel loro complesso consente di trarre alcune conclusioni che valgono per l’insieme del sistema della ricerca italiano – evidenzia Celletti -. Dall’analisi degli indicatori emerge una qualità media più elevata dei prodotti conferiti dai ricercatori neoassunti o promossi, rispetto a quelli che non hanno cambiato qualifica nel periodo 2015-2019”.
Nella VQR 2015-2019 sono stati anche valutati i casi studio relativi alla Terza Missione, ovvero all’insieme delle attività con cui le Istituzioni collaborano e interagiscono con i contesti territoriali e la società, in maniera complementare alle altre due missioni tradizionali di insegnamento e ricerca. Ogni Istituzione è stata chiamata a presentare uno o più casi di studio, in funzione delle proprie dimensioni, scegliendo tra 10 campi di azione, variabili dall’imprenditorialità accademica al trasferimento tecnologico, dalla divulgazione scientifica alla didattica aperta, dagli strumenti innovativi per l’Open science alle attività collegate all’Agenda ONU 2030 e agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Nella VQR 2015-2019 è stato valutato, in particolare, l’impatto di tali casi di studio, inteso come la capacità di trasformazione o miglioramento generati per l’economia, la società, la cultura, la salute, l’ambiente o, più in generale, per la lotta al contrasto alle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali.
I risultati relativi alle attività di Terza Missione mostrano un’ampia dedizione delle Istituzioni alla divulgazione (Public Engagement), con circa un terzo di casi di studio sul totale di quelli presentati; segue la creazione di strutture di intermediazione e trasferimento tecnologico, a poca distanza dalla produzione di beni pubblici di natura sociale ed educativa e alle politiche per l’inclusione. “La valutazione della Terza Missione è uno strumento importante, che consente di misurare l’impatto nel contesto sociale e la capacità di restituzione delle Istituzioni. Dalla valutazione delle attività di Terza Missione si deduce un sempre maggiore coinvolgimento degli atenei e degli enti di ricerca con il mondo esterno, a testimonianza della loro interazione con la società nel complesso processo di ricerca e innovazione”, sottolinea Uricchio.
La valutazione della Terza Missione fornisce quindi una misura dell’apertura delle Istituzioni, che devono rappresentare il punto d’incontro tra ricerca e società, nel momento in cui le Istituzioni scientifiche diventano protagoniste del territorio e offrono le proprie conoscenze a tutta la comunità.
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Dall’attualità ai Walking Tour, Milano-Bicocca reinventa l’orientamento

MILANO (ITALPRESS) – L’Università di Milano-Bicocca reinventa la proposta delle attività di orientamento. Walking tour, Lezioni di attualità e Summer school sono alcune delle novità dedicate ai ragazzi delle scuole superiori alle prese con la scelta del futuro universitario e professionale.
Mettersi alla prova con le proprie materie preferite e scoprire nuovi interessi, partecipare ad attività sociali ed eventi culturali, esplorare il campus e conoscere le sfide che riserva il mercato del lavoro. Con le attività studiate da un team di pedagogisti, psicologi e disciplinaristi dell’Ateneo, i più giovani impareranno a progettare il proprio percorso accademico e, più in generale, di vita futura.
Si parte a maggio con i walking tour, passeggiate alla scoperta del campus nelle sedi di Milano e di Monza. Un’opportunità per gli studenti delle scuole superiori per visitare le biblioteche, l’auditorium, la palestra, il Bicocca Stadium, le mense, i Dipartimenti, le residenze, oltre che le aule e i laboratori, scoprendo la vita universitaria attraverso i suoi luoghi e grazie alla guida degli studenti e delle studentesse dell’Ateneo. La stessa attività sarà proposta anche alle matricole nei mesi di settembre e ottobre.
Dal 13 al 17 e dal 20 al 24 giugno al via la prima edizione delle summer school. Sette programmi estivi offerti agli studenti del terzo e del quarto anno delle scuole superiori, dedicati all’approfondimento di temi come le lingue orientali, la sostenibilità, ma anche materie STEM, come la matematica e la fisica. Esperienze immersive, accompagnate da momenti di svago e socializzazione, per conoscere l’approccio allo studio universitario anche attraverso metodi partecipativi volti a far prendere loro la parola in prima persona.
Non mancano le iniziative sul web. Dallo scorso gennaio Milano-Bicocca propone agli studenti delle scuole superiori le “Lezioni di attualità”. Un nuovo format di appuntamenti online dedicati all’approfondimento dei temi al centro della cronaca e dello scenario culturale, politico ed economico, raccontati dalle voci esperte di docenti e ricercatori dell’Ateneo.
Oltre 3500 gli studenti già coinvolti su temi che spaziano dalla geopolitica, vista sotto la lente del diritto internazionale, alla sostenibilità, fino allo scenario energetico: momenti di approfondimento scientifico pensati per contribuire allo sviluppo del senso civico dei giovani, protagonisti della società del domani.
E dal prossimo anno il futuro si sceglierà anche grazie all’arte. L’Ateneo ha coinvolto i suoi quattordici dipartimenti per mettere a punto nuove iniziative di orientamento che utilizzeranno la musica, il teatro, la danza e le immagini per avvicinare i giovani al mondo dell’università.
Le nuove iniziative, tutte gratuite, arricchiscono il programma dell’orientamento in entrata, in cui trovano spazio anche i tradizionali Open day, la Primavera in Bicocca e i servizi rivolti ai genitori. Queste attività si affiancano ai servizi di Tutorato per l’orientamento, di Counseling psicologico e di Consulenza per il Life Design, dedicati alla progettualità formativa e professionale degli studenti, e ai servizi di Sostegno per le disabilità, per i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e per i bisogni educativi speciali (BES) che operano per favorire la piena inclusività.
«L’Università di Milano-Bicocca è un ateneo multidisciplinare che forma professionisti in diversi campi – spiega Maria Grazia Riva, Prorettrice per l’Orientamento di Milano-Bicocca -. Le attività e i servizi di orientamento, in un contesto così diversificato e oggi più che mai complicato dalle ripercussioni sociali ed economiche della pandemia da Covid-19 e dai recenti sommovimenti storico-politici, sono uno strumento indispensabile di accompagnamento alla scelta del percorso di studi, del futuro professionale e del progetto di vita delle ragazze e dei ragazzi».
Dal 10 aprile l’università apre le sue porte agli studenti delle scuole superiori con i tradizionali Open day: gli appuntamenti per conoscere l’offerta formativa, le opportunità di finanziamento dello studio, i programmi di mobilità internazionale e tutti gli altri servizi dell’Ateneo.
Proseguono fino al 22 aprile gli appuntamenti della “Primavera in Bicocca: prova il tuo futuro”. Una sorta di prova generale della vita da matricole per gli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori: giornate nelle quali i ragazzi possono frequentare lezioni e laboratori e scoprire qual è il corso di laurea adatto alle proprie inclinazioni.
Nella fase di transizione dalla scuola secondaria di secondo grado all’Università i giovani devono affrontare processi di scelta non semplici per comprendere in che direzione muoversi. Dalle ricerche risulta che la famiglia ricopre ancora un ruolo centrale nel concorrere ai processi decisionali dei figli. Milano-Bicocca lavora da anni per costruire con i genitori un’alleanza educativa, centrata sulla conoscenza e sulla comprensione dei rispettivi ruoli nell’orientamento ricoperti dagli studenti e dalle studentesse, dall’Università e dalla famiglia, favorendo la consapevolezza della necessaria autonomia dei giovani e, al tempo stesso, offrendo informazioni. Da più di dieci anni, vengono organizzati appuntamenti ed open day specificatamente rivolti ai genitori.
A partire dal prossimo anno accademico, inoltre, verranno attivati due nuovi servizi a loro dedicati: il servizio di consulenza pedagogica e il servizio di consulenza psicologica.
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Nasce APEnet, l’Università di Palermo tra i soci fondatori

PALERMO (ITALPRESS) – L’Università degli Studi di Palermo è tra i soci fondatori dell’Associazione APEnet – Rete degli Atenei e degli Enti di Ricerca per il Public Engagement.
Sono 41 gli Enti, tra Università, Politecnici, Scuole Superiori ed Enti di Ricerca, che hanno siglato all’Università di Torino la nascita di APEnet per superare insieme la distanza tra ricerca e società.
“La Rete, attiva dal 2018, si è trasformata in Associazione – si legge in una nota – per consolidare e rendere visibile il ruolo che Atenei ed Enti di Ricerca rivestono nel dare forma a proposte e progetti, che fanno riferimento a un concetto di Public Engagement come insieme di valori e azioni istituzionali dirette a generare crescita sociale, culturale ed economica. Un processo dinamico di interazione che porta al progressivo superamento della distanza tra ricerca e società per alimentare nuove sfide che tengano conto delle identità territoriali e sappiano riconoscere l’apporto dei differenti protagonisti che in essi operano amplificandone l’impatto”.
“APEnet – sottolinea la nota – vuole essere uno spazio di confronto, studio e progettazione di strumenti e di azioni, di condivisione e potenziamento delle conoscenze e delle competenze necessarie per promuovere l’importante cambiamento culturale che vede oggi le università e gli enti di ricerca protagonisti per una ‘crescita inclusivà del Paese attraverso l’ascolto, il dialogo e la collaborazione con la società. L’Associazione sarà anche aperta al mondo produttivo, al terzo settore, alle istituzioni pubbliche, ai cittadini e al mondo della scuola per definire insieme obiettivi e progetti”.
“Esprimiamo grande soddisfazione per la formalizzazione di una realtà che l’Università di Palermo ha fortemente voluto e di cui ha fatto parte sin dalla fondazione, con la volontà di contribuire all’apertura del sistema universitario italiano, al suo radicamento e interconnessione nel territorio – dichiarano il Rettore UniPa, Massimo Midiri, e il Prorettore alla Terza Missione, Pianificazione Strategica e Cooperazione con il Territorio, Maurizio Carta – Il Public Engagement deve operare come agente di sviluppo, per trasformare risorse e opportunità culturali, sociali ed economiche in azioni concrete di sviluppo territoriale. L’Ateneo sta già agendo nella costituzione di comunità attive dove Alta Formazione e ricerca collaborino con le istituzioni e le imprese creando occasioni di sviluppo sostenibile e sincronizzando il dinamismo dell’Università con quello delle città e dei territori di riferimento”.
“APEnet – si legge sempre nella nota – prosegue e rafforza il suo impegno a promuovere la ricerca sul Public Engagement e, in collaborazione con i diversi attori istituzionali del sistema ricerca italiano (come MUR, CUN, CRUI, ANVUR), a contribuire al monitoraggio e alla valutazione di impatto delle iniziative di Public Engagement. L’istituzionalizzazione del Public Engagement, la formazione e il riconoscimento dell’impegno del personale, la presenza all’interno dei corsi di laurea e di dottorato sono alcune delle principali finalità della Rete in stretta relazione con Centri e Associazioni analoghe in tutta Europa”.
Il Consiglio direttivo dell’Associazione APEnet è composto da Giulia Anastasia Carluccio – Università degli Studi di Torino (Presidentessa), Pier Andrea Serra – Università degli Studi di Sassari (Vicepresidente), Elisa Ascani – Università degli Studi di Firenze, Andrea Luca Attanasio – Università della Calabria, Elisabetta Bani – Università degli Studi di Bergamo, Giorgio Chiarelli – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Francesca Cognetti De Martiis – Politecnico di Milano, Daniela De Leo – Università di Roma La Sapienza, Alessia Rita Tricomi – Università degli Studi di Catania.
(ITALPRESS).