PALERMO (ITALPRESS) – Si è chiusa la prima edizione di Innovation Campus, programma di formazione sviluppato da Samsung Electronics Italia insieme all’Università degli Studi di Palermo per offrire agli studenti competenze digitali focalizzate sui nuovi trend tecnologici, in linea con le richieste di un mercato del lavoro in continua evoluzione come quello attuale.
Intelligenza Artificiale e Internet of Things applicate al mercato dei prodotti Consumer Electronics, Cloud e Big Data i temi approfonditi durante la formazione grazie al contributo dei docenti dell’Università degli Studi di Palermo e degli ingegneri Samsung, oltre a un focus volto a potenziare le capacità di ideazione, gestione progettuale e problem solving, le cosiddette soft skills, ovvero quelle capacità altrettanto rilevanti per diventare professionisti preparati ad affrontare le sfide future.
Il corso, della durata di 64 ore, si è integrato con i percorsi universitari già avviati e ha visto la partecipazione dei migliori studenti provenienti dai corsi di laurea triennale e magistrale in Ingegneria cibernetica, Ingegneria informatica, Electronics Engineering, Ingegneria elettronica, Ingegneria dei sistemi ciber-fisici per l’industria e che, dopo una prima parte di lezioni tradizionali, sono stati chiamati a lavorare a un project work, per mettere in pratica quanto appreso e immergersi sin da subito in un’esperienza concreta, avvicinandosi così al mondo del lavoro.
Alla fine del percorso una giuria, composta da membri dell’Università e di Samsung Electronics Italia, ha individuato in Giuseppe Emanuele Messina, Giovanni Ciuni e Luca Cardella i 3 migliori studenti tra i 21 partecipanti alla fase finale del progetto, che hanno raggiunto il punteggio più alto tra test finale sulla parte teorica e contributo al project work elaborato in gruppo, aggiudicandosi una borsa di studio del valore di 1.500 euro.
“L’attuale momento storico senza precedenti ha evidenziato il ruolo centrale del digitale per la crescita del Paese: se da un lato sta diventando sempre più strategico in tutte le industrie, dall’altro non abbiamo sufficienti professionisti con le competenze adeguate in grado di cogliere le opportunità che i nuovi trend tecnologici stanno generando e produrranno in futuro. Per ridurre questo divario, l’unica strada da percorrere è quella della formazione, a tutti i livelli. Con Innovation Campus vogliamo fare la nostra parte nel ridurre questo gap, preparando i nostri giovani ad affrontare i lavori del prossimo futuro”, ha commentato Anastasia Buda, Corporate Social Responsibility Manager di Samsung Electronics Italia.
“Samsung Innovation Campus, appena concluso, si è configurato una importante iniziativa per i nostri allievi più meritevoli nel campo dell’Ingegneria dell’Informazione; esso si inquadra perfettamente all’interno delle tre le missioni del Dipartimento di Ingegneria: la didattica, la ricerca, il trasferimento tecnologico. La creazione di una filiera del digitale non può prescindere da una efficace collaborazione tra le Università e le Imprese del settore, affinchè le professionalità richieste dal mercato del digitale vengano formate tenendo conto sia delle spinte tecnologiche che delle evoluzioni della ricerca. Auspichiamo il moltiplicarsi di iniziative di questo genere per meglio valorizzare gli elementi più importanti: le risorse umane”, ha aggiunto Pierluigi Gallo, ricercatore e docente di Cybersecurity e Tecnologie per il Cloud presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo.
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Prima edizione di Samsung Innovation Campus all’Università di Palermo
Milano-Bicocca celebra Privacy Day con incontro di esperti
MILANO (ITALPRESS) – L’Università di Milano-Bicocca ha celebrato oggi, per il secondo anno consecutivo, il “Bicocca Privacy Day”. In occasione del Data Protection Day, la giornata internazionale che il Consiglio d’Europa ha istituito per celebrare l’anniversario dell’apertura alla firma della Convenzione 108 per la protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato dei dati personali, il dipartimento di giurisprudenza dell’università e ReD Open, spin-off partecipato dall’ateneo, hanno promosso una giornata di confronto tra giuristi e esperti del settore.
“Un evento – ha sottolineato Andrea Rossetti, professore di informatica giuridica all’università degli studi di Milano-Bicocca e membro del comitato scientifico di ReD Open Factory – dedicato soprattutto al tema della divulgazione dei dati personali, che molti di noi cittadini, spesso incautamente, rilasciamo con effetti che non pensiamo. Soprattutto il recente sviluppo dell’insieme di intelligenza artificiale, il Machine Learning, ha fatto sì che grandi quantità di dati personali possano essere analizzate per profilare i nostri comportamenti”.
Profilare, ha spiegato il professore, “vuol dire che queste macchine diventano in grado di prevedere quali sono i nostri comportamenti futuri, sia dal punto di vista del marketing, delle vendite e degli oggetti che vogliamo comprare, sia dal punto di vista degli elettori, ciò che ci ha insegnato lo scandalo di Cambridge Analytica: analizzando il comportamento degli elettori si è capito da che parte votavano e si è cercato di influenzare il loro comportamento, non più come consumatori ma proprio come elettori e cittadini”.
L’incontro si è rivolto a tutti coloro che hanno a che fare, a vario titolo, col trattamento di dati personali: utenti dei servizi digitali sensibili al tema della protezione dei loro dati oppure professioniste e professionisti che operano in ambito legale, tecnologico, sanitario, nel mondo dell’istruzione e della ricerca.
Il sistema normativo attualmente in vigore? Rossetti lo considera “molto buono ma in evoluzione: davvero molto buono perchè il GDPR, promulgato nel 2016 e diventato completamente attuale nel 2018, ha fatto scuola in tutto il mondo. Lentamente tutti gli Stati di tutto il mondo stanno adottando regolamenti i cui principi fondamentali sono gli stessi del GDPR”. Per il professore, “l’Europa ha fatto veramente scuola, e speriamo continui a farlo”. Tuttavia, “altra cosa e mettere a terra questi principi: li siamo veramente un pò lontani. Sia dal lato dell’industrie sia dal lato personale”. Secondo il docente, “dobbiamo imparare a difenderci e a concedere con meno facilità dati che ci riguardano personalmente. C’è davvero poca attenzione. E’ una cosa che facciamo tutti. Io credo che gli atenei abbiano un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura della privacy e della sicurezza informatica. Purtroppo i dati che abbiamo sono davvero sconcertanti, vediamo che un pò tutte le entità, sia di carattere sanitario sia di carattere privato, società o aziende, sono stati oggetto di attacchi, spesso causati da incuria, o una disattenzione di carattere umano. Credo che gli atenei abbiano un ruolo fondamentale nel diffondere questa cultura”, ha concluso.
Nel corso della mattinata sono intervenuti, al fianco dei docenti dell’Università di Milano-Bicocca, alcuni tra i principali esperti in ambito di privacy e protezione dei dati, tra cui Stefano Rossetti, Data Protection Lawyer di Noyb.eu, Roberto Caso, Professore di Diritto Privato Comparato all’Università di Trento e co-direttore del Gruppo LawTech, Marina Pietrangelo, Ricercatrice presso l’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Vittorio Colomba, Data Protection Officer di Unimore, Silvia Signorato, Assegnista di ricerca in Diritto Processuale Penale presso l’Università degli Studi di Padova (DIPIC), Elisa Romano, Data Protection Officer di Lamborghini Automobili, Simone Paolucci, Data Protection Officer del Gruppo Ospedaliero Humanitas, Andrea Paro, Data Protection Officer del Gruppo CRAI Supermercati, e Alberto Ronchi, presidente dell’Associazione Italiana Sistemi Informatici in Sanità (AISIS).
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Sostenibilità alimentare, accordo tra Università di Torino e Pollenzo
TORINO (ITALPRESS) – E’ stato siglato questa mattina all’Aula Magna della Cavallerizza un accordo tra l’Università degli Studi di Torino e l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. L’obiettivo è quello di formare professionisti della transizione ecologica che sappiano affrontare le nuove sfide in tutti gli ambiti dell’alimentazione. “La complessità del periodo che ci attende e la necessità di affrontare la nuova fase storica di transizione ecologica richiedono la capacità di saper stringere alleanze tra diversi campi del sapere – ha detto Carlo Petrini – fondatore dell’associazione “Slow Food” e Presidente dell’Università di Pollenzo – E’ finito il tempo della competizione. Guardo con fiducia a questa collaborazione grazie alla quale riusciremo a fornire alle giovani generazioni gli strumenti adatti per diventare attori protagonisti del cambiamento e della creazione di sistemi alimentari rispettosi del benessere nostro e del pianeta”. I due atenei costituiranno una collaborazione permanente con l’attivazione di progetti di ricerca, con condivisione di dati ed esperienze di docenti e ricercatori. “Lavoreremo spingendo sulla leva più potente a disposizione dell’Università, cioè quella della formazione avanzata attraverso il dottorato – ha dichiarato il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna – Insieme alle eccellenze di Pollenzo guardiamo in prospettiva strategica ai futuri modelli di crescita dei sistemi alimentari sostenibili e inclusivi, in grado di generare diffusi benefici ambientali, sanitari, sociali ed economici”. Dal prossimo autunno saranno attivati i percorsi comuni, primo fra tutti il nuovo dottorato di ricerca interateneo e multidisciplinare con l’obiettivo di formare figure professionali che affronteranno le politiche per lo sviluppo sostenibile come delineato dal Green Deal europeo e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). “L’impegno è quello di dare risposte concrete ad un pubblico sempre più ampio di giovani interessati a diventare protagonisti dei campi legati al cibo e di quanto ad esso collegato – ha concluso il rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Bartolomeo Biolatti – Saranno i ricercatori e i professionisti che affronteranno le sfide della transizione ecologica e che dovranno rendere lo sviluppo realmente sostenibile”.
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Shoah, Rettore Palermo: “Fondamentale il ruolo della memoria”
PALERMO (ITALPRESS) – “Donne e Shoah”. E’ questo il titolo del convegno organizzato dall’Università degli Studi di Palermo nell’ambito delle commemorazioni per il Giorno della Memoria. Nel ricordo del dramma dell’Olocausto e nella data del 27 gennaio che coincide con la scoperta degli orrori del campo di sterminio di Auschwitz, anche l’Ateneo palermitano si aggrega alle numerose attività proposte in tutto il Paese. In particolare, Unipa ha scelto di aprire i lavori con un appuntamento che analizza la figura femminile in relazione alla Shoah, sottolineando come esista un questione di genere spesso trascurata in sede di analisi. “Nascere per caso, nascere donna, nascere povera, nascere ebrea. E’ troppo, in una sola vita”, questa la frase di Edith Bruck dalla quale è scaturito il dibattito di oggi. Come spiegato nel corso del convegno, è ormai assodato come il trattamento delle donne fosse decisamente peggiore rispetto a quello degli uomini nei campi di sterminio. Ne fu creato uno, Ravensbruck, dedicato proprio alle donne. Qui erano usate spesso per gli esperimenti pseudo-scientifici e raramente come forza lavoro. Chi era incinta finiva direttamente in camera a gas, oppure si procedeva con l’aborto, anche all’ottavo mese di gravidanza, e il neonato veniva poi ucciso dinnanzi agli occhi della madre o abbandonato senza cure.
Le donne ebree, inoltre, non erano considerate come una preda sessuale. L’idea diffusa era di rendere sterili tutte quelle donne che venivano considerate come appartenenti a “razze inferiori”, in particolare le slave. Le femmine dei campi di sterminio venivano ferite e infettate per sperimentare i farmaci, rendendole così come corpi vivi per gli esperimenti. Ed era per resistere a queste umiliazioni che venne a crearsi una vera e propria “sorellanza dei campi” tra le donne dei campi di sterminio. “Si celebrano manifestazioni come questa in tutto il mondo, è importante ricordare ed è fondamentale il ruolo della memoria – ha esordito il Rettore di Unipa, Massimo Midiri -. Non dobbiamo dimenticare, al di là di atteggiamenti che si traducono in comportamenti ipocriti, che a volte restiamo indifferenti a situazioni che coinvolgono la società civile attuale, come per esempio quella dei migranti. Ricordare ha un valore fondamentale per essere sempre al passo e non dimenticare mai. La cultura ha l’importanza di essere il metronomo di quello che deve essere il comportamento etico e civile – ha aggiunto -. Per questo evidenziamo il ruolo che le donne hanno avuto nella Shoah”.
Midiri ha successivamente letto un messaggio arrivato dalla senatrice a vita Liliana Segre, che era stata invitata a partecipare all’evento: “Donne e Shoah, un tema importante perchè esiste un problema di genere anche nello sterminio del popolo ebraico, è esistita una ferita di genere nell’Olocausto. La femminilità era negata non solo con la morte ma con violenze sistematiche, una negazione morale e materiale del corpo femminile. Su quei corpi femminili fu perpetrata la violenza – ha continuato la Segre, che ha vissuto in prima persona gli orrori della Shoah – Nell’economia del genocidio nazista per le donne ci fu un trattamento aberrante. Per questo è importante ricordare, il vostro convegno è importante perchè accende i riflettori su un aspetto spesso sottovalutato ma di enorme rilievo all’interno della Shoah”.
Presente in collegamento da remoto anche Gadi Luzzatto Voghera, presidente della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano: “Da tempo collaboriamo con Unipa. E’ un ruolo fondamentale quello dell’Università, siamo chiamati col lavoro sulla memoria della Shoah a contrastare in maniera attiva quello che tutte le istituzioni considerano un’emergenza, vale a dire quella di nuove forme di antisemitismo perpetrate utilizzando simboli della Shoah per riproporre dinamiche di esclusione”. Nel corso del convegno, si sono alternati quattro interventi sul tema. Ha aperto Rosamaria Lupo con “Ricordo, perdono. La lezione di Edith Bruck”, quindi è stata la volta di Chiara Agnello con “Per una semantica dei tempi bui. Arendt e i campi di sterminio”, a cui ha fatto seguito “Parole in un gran silenzio. Il Diario di Etty Hillesum” di Luciana Pepi, con “Disperata tenerezza. La deportazione femminile negli scritti di Charlotte Delbo” di Daniela Tononi. In chiusura, è stato presentato il corso di aggiornamento per docenti in “Didattica della Shoah” 2021/2022.
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Firmato protocollo d’intesa tra Università Federico II e Atitech
NAPOLI (ITALPRESS) – L’Università Federico II di Napoli e Atitech, azienda partenopea leader nel settore dell’aerospazio, uniscono le forze e siglano un accordo che mette al centro gli studenti e guarda al futuro della tecnologia. Formazione, ricerca e innovazione sono solo alcune delle parole chiave del protocollo d’intesa sottoscritto questa mattina in Ateneo nella sala del Consiglio d’Amministrazione. Con le firme poste dal Rettore Matteo Lorito e dal patron di Atitech Gianni Lettieri, le parti si impegnano a collaborare al fine di favorire un dialogo tra sistema produttivo e mondo dell’università e della ricerca. Un obiettivo che sarà raggiunto anche grazie all’organizzazione di progetti, seminari e convegni su argomenti di interesse comune.
“Questo protocollo parte da una constatazione che la Federico II e Napoli sono eccellenze nazionali e internazionali nel campo dell’aerospazio e anche delle tecnologie applicate all’aeronautica – spiega Lorito -. Atitech invece è una grandissima azienda di valenza internazionale se pur tutta napoletana: il nostro è un matrimonio annunciato che consentirà a tantissimi ingegneri prodotti dalla nostra grande e antica scuola tecnologica di poter lavorare in un settore in grandissima espansione. Un settore – prosegue il Rettore della Federico II – che mira ad aumentare il trasporto aereo anche per il trasporto merci. In questo, l’azienda con cui ci consorziamo oggi è leader mondiale. Il nostro accordo serve a dare una prospettiva ai nostri giovani oltre che sviluppo di tecnologie perchè prevede anche ricerca, formazione e innovazione. Quindi – conclude Lorito – direi proprio che si tratta di una perfetta sincronia tra pubblico e privato”.
A far da eco anche il presidente di Atitech Lettieri: “Noi vogliamo utilizzare le risorse che stanno all’interno dell’università – sottolinea -. Quando parliamo di Federico II non ci rendiamo conto di cosa significa realmente questa università. In tutto il mondo, specie negli Stati Uniti, nascono spin off universitari come funghi e quello significa far nascere imprese e far nascere occupazione. Qui non sappiamo utilizzare le ricerche che sono all’interno dell’università. Questo accordo significa utilizzare i ragazzi universitari: a Capodichino nascerà, in una palazzina nell’area di San Pietro, un innovation center di Atitech e all’interno, insieme all’università, vogliamo far lavorare gli ingegneri, i neo laureandi e anche i laureati della Federico II. Questa intesa non ha limiti, andrà avanti fin quando non ci renderemo conto che non ci sono più i presupposti per farlo. Gli obiettivi sono quelli di accompagnare l’impresa e il territorio nel futuro dell’aeronautica. Il mondo sta cambiando, stanno cambiando diverse cose. Con il Pnrr – conclude Lettieri – ci sono una serie di occasioni che non possiamo perdere”.
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Inaugurato il nuovo anno accademico dell’Università Cattolica
ROMA (ITALPRESS) – Inaugurato l’anno accademico 2021-2022 della sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ad aprire la cerimonia il Magnifico rettore Franco Anelli, seguito dalla relazione del preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, Rocco Bellantone. Le prolusioni sono state affidate ai professori Stanislao Rizzo, ordinario di Malattie dell’apparato visivo (‘Artificial Vision: dream or reality?´) e Franco Locatelli, ordinario di Pediatria (‘Terapia genica e genome editing nelle emoglobinopatie: modelli di medicina di precisione´). E’ intervenuto anche il Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni. Presenti in sala, tra gli altri, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ed Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità e la famiglia. “Oltre a praticare la scienza, nella nostra società, nella quale le autorità sono in crisi, le fonti di informazione plurime, le strutture di validazione delle conoscenze sempre più spesso disconosciute, occorre farla comprendere. Emerge con prepotenza la dimensione sociale della conoscenza scientifica, e dunque si pone con urgenza il problema di comprendere l’essenza e i limiti di quella conoscenza”, ha dichiarato il rettore Anelli nel suo discorso inaugurale. Il professore ha sottolineato come si stia assistendo a una crisi nella fiducia della scienza.
“Nei tempi recenti, alla prova di eventi drammatici, proprio la fiducia nella scienza è stata messa in discussione. E’ questa probabilmente una delle ricadute più rilevanti della pandemia sul terreno culturale. Proprio su questo terreno si gioca il tema del rapporto tra ricerca scientifica e opinione pubblica – ha proseguito – ossia sulla capacità della società intera di comprendere le modalità del prodursi della conoscenza scientifica e il valore dei risultati della ricerca, per valutarne le ricadute e il grado di affidabilità e saperle apprezzare in modo obiettivo e corretto. Non si pretende che ciascuno si faccia specialista in una certa branca del sapere, ovviamente, bensì di essere dotato di quel grado di cultura e di apertura intellettuale che permette di riconoscere il valore delle conoscenze altrui, di rispettarle, ed eventualmente decidere, sulla base di una consapevole valutazione, di affidarsi ad esse”. Poi il professor Anelli ha spiegato che “proprio questo importantissimo snodo, questo punto di cerniera tra “scienza e società” sembra essere colpito dal malessere di questi tempi. Si moltiplicano le manifestazioni di avversione e sospetto nei confronti delle posizioni espresse dalle istituzioni scientifiche o che a queste si rifanno, con una ostilità che ampiamente supera i limiti di una giustificata cautela verso qualsiasi enunciazione nuova e non consolidata”. “La tentazione della diffidenza, o addirittura della ripulsa, emerge quando la “scienza” esce dall’ambito della speculazione e del dibattito tra iniziati per essere invocata a fondamento, presentato come obiettivo e indiscutibile, di scelte di rilevanza sociale. I due estremi del dilemma che abbiamo innanzi vengono così a definirsi. Da una parte la crisi della fiducia nella scienza; dall’altro lato l’indebolirsi dell’autorità delle istituzioni politiche, che talora sono apparse voler rimettere integralmente proprio alla scienza la giustificazione di decisioni che attengono a una diversa dimensione dell’umano, quella delle relazioni sociali e delle regole dell’agire collettivo e individuale. Due distorsioni che traggono origine da un medesimo errore: dimenticare che la scienza è ricerca, non rivelazione”.
Il rettore Anelli ha spiegato come nella vicenda della pandemia la scienza si sia dimostrata nel suo farsi, “abbiamo gettato lo sguardo dietro la tenda dell’alchimista e visto il suo procedere per tentativi, ipotesi, verifiche e confutazioni. E questo ha minato le certezze al punto che un risultato straordinario, come l’elaborazione di vaccini nel volgere di pochi mesi, è stato da molti accolto con sospetto o ripulsa. E’ curioso osservare che non sono poi così inedite, e questo getta un’ombra sulla reale capacità degli uomini e delle comunità di apprendere dal passato”. “La crisi di fiducia ha due fattori principali – ha proseguito – il crescere della complessità delle conoscenze scientifiche, la loro sempre più ardua comunicabilità; e l’equivoco sull’essenza della conoscenza scientifica. La pandemia, in breve, ha riaffermato un essenziale bisogno della società contemporanea: la diffusione di conoscenza, e ancor prima di una consapevolezza dei processi di produzione del sapere e della valutazione critica dei risultati, specialmente quanto questi costituiscono le premesse del decidere e dell’agire”.
Poi il rettore Anelli ha concluso affermando che “questa scienza, consapevole che vi è sempre altro da svelare, e che le nuove scoperte potrebbero mettere in discussione le convinzioni precedenti, è la scienza che merita fiducia, alla quale è doveroso dare fiducia, perchè, come uomini, non abbiamo altro strumento per confrontarci con la natura”. Per il Commissario europeo per l’economia, On. Paolo Gentiloni Silveri: “La pandemia ci ha fatto riscoprire, in Italia e in Europa, l’importanza della scienza e della ricerca, certo in modo contestato. Non sottovalutare che è svanito il tempo dell’elogio, della mancanza di esperienza, conoscenza e competenza. E’ tornata di attualità l’importanza della scienza e della conoscenza. La negazione c’è stata e c’è. La grande maggioranza dei cittadini italiani ed europei ha seguito le indicazioni che le autorità politiche hanno dato seguendo quelle delle autorità scientifiche e quindi le verità del mondo scientifico”.
Nella sua Relazione il Professore Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia “A Gemelli”, ha ricordato che “è un Gemelli che, anche nel dramma del Covid, ha saputo dimostrare la forza e la passione dei suoi operatori sanitari creando, nel giro di poche settimane, un ospedale nell’ospedale, dove operatori sanitari e tecnici stremati hanno compiuto veri e propri atti di eroismo dando eccellenza e carità. Ciò senza dimenticare l’abnegazione e lo spirito di sacrificio di quanti nei laboratori hanno retto un carico inimmaginabile fornendo numeri incredibili e qualità eccelsa”. “Abbiamo sempre difeso la vera scienza non fine a se stessa, ma al servizio dell’uomo – ha concluso – affermando la forza dirompente del profondo connubio tra fede e scienza e rifiutando il concetto di una vita trasformata in un deposito di cellule, come diritto di uomini liberi e dovere di scienziati dedicati alla difesa della vita in tutte le sue forme”.
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Da Milano-Bicocca un progetto per studiare le malattie croniche
MILANO (ITALPRESS) – Studiare i meccanismi alla base di malattie croniche multifattoriali, come tumori e malattie neurodegenerative, e del processo di invecchiamento che con queste condivide molti fattori, a partire dalla genetica alla fisiologia, lo stile di vita e l’ambiente. E’ quanto si propone di fare il progetto CHRONOS, ‘CHROnical multifactorial disorders explored by NOvel integrated Strategies’, progetto di eccellenza del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca. La proposta è stata selezionata e finanziata dal ‘Fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenzà: si tratta di un finanziamento competitivo che ha premiato i migliori dipartimenti con l’obiettivo di supportare ricerche innovative, formazione anche attraverso la realizzazione di infrastrutture ed il reclutamento di personale qualificato.
“Un progetto che il Miur ha sostenuto con forza – ha sottolineato, in un messaggio all’ateneo, il ministro dell’Università e della Ricerca, Cristina Messa – al fine di accrescere le competenze tecnico-scientifiche, implementare le infrastrutture di ricerca, e promuovere una collaborazione fra discipline differenti. La complessità biologica è un tema senz’altro molto attuale. Al fianco della tecnologia è necessario investire in formazione a diversi livelli, dai dottorandi ai ricercatori, perchè solo attraverso la valorizzazione del personale di scienza e delle loro competenze, centro del lavoro e delle riforme messe in campo dal ministero quest’anno, si potrà invertire la rotta e far avanzare innovazione e ricerca”.
Per il ministro, “è importante partecipare all’opportunità straordinaria del Pnrr che permetterà al sistema paese, se ognuno farà la sua parte, di guardare al futuro con più consapevolezza e alla ricerca scientifica di svolgere un chiaro ruolo nello sviluppo della società”.
L’obiettivo di CHRONOS è quello di affrontare sotto il profilo della ricerca pre-clinica, didattica e terza missione, lo studio dei meccanismi alla base di malattie croniche multifattoriali (tumori e malattie neurodegenerative) e del processo di invecchiamento che con queste condivide molti dei fattori intrinseci, legati alla genetica ed alla fisiologia degli individui, ed estrinseci, come la nutrizione, lo stile di vita e l’ambiente.
Un progetto, ha sottolineato la Rettrice dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni, che “unisce la ricerca di base, con la costruzione di quattro grandi piattaforme sperimentali laboratoriali di livello internazionale, ai suoi effetti invece di cura: abbiamo quello che è il senso dei dipartimenti di eccellenza ricerca di base, investimento sui giovani ma anche trasferimento, in questo caso, alla cura clinica”.
“Voglio anche sottolineare – ha aggiunto la rettrice – che i giovani sono stati assunti grazie alle risorse del progetto di eccellenza, perchè questo era l’altro pilastro: dare la possibilità a giovani ricercatori brillanti e di alto livello di rientrare in Italia e di lavorare nei nostri dipartimenti. Come rettrice sono felicissima”.
Il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze intende proporsi come centro di riferimento per lo sviluppo di una nuova visione sistemica dei meccanismi di innesco e cronicizzazione di malattie e di senescenza allo scopo di progettare nuove strategie di Prevenzione e diagnosi più efficaci. Per questa ragione il progetto prevede la realizzazione di quattro nuove piattaforme, il reclutamento di ricercatori e docenti, numerosi scambi e attività di formazione con altri istituti italiani e stranieri e la riqualificazione del personale del dipartimento attraverso percorsi dedicati.
Il valore complessivo del progetto è di 7.350.000 euro di cui 6.075.00 saranno finanziati dal Ministero. L’obiettivo ultimo è di diventare un centro di riferimento per il territorio e attrarre oltre a ricercatori e scienziati anche aziende private interessate ad investire nelle tematiche del progetto.
“Abbiamo proposto un progetto per lo studio della complessità in biologia per rispondere ad alcuni ‘Medical Needs’ in malattie come la neurodegenerazione oppure problemi connessi con l’invecchiamento – ha spiegato la direttrice del Dipartimento BtBs, Francesca Granucci -. Abbiamo messo a punto diverse piattaforme tecnologiche e abbiamo acquisito diverse unità di personale: è stato un grosso trampolino di lancio”.
Si dice “molto soddisfatta” la professoressa: “Siamo riusciti a portare a termine praticamente tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati”.
Questa sarà, secondo Granucci, proprio “la base di partenza per una serie di attività scientifiche che potranno essere sviluppate proprio grazie a queste piattaforme tecnologiche che abbiamo messo appunto su colture cellulari avanzate, sia 2D che 3D, su sistemi di analisi di composti e materiali complessi”. In definitiva, ha ribadito, sarà “la base di partenza per tutta la nostra ricerca futura”.
La ricerca del Dipartimento è spiccatamente interdisciplinare e intersettoriale e copre svariati aspetti di ricerca di base e applicata nel campo delle Scienze della Vita e delle Biotecnologie. In particolare, interessa quattro principali linee di ricerca: Health, Food, Industrial Biotechnology, Enviromental Biodiversity and Ecosystem.
“Le moderne tecnologie e le conoscenze biologiche permettono di indagare nel dettaglio sia le risposte di una cellula ai processi degenerativi e ai fenomeni infiammatori, sia i meccanismi di invecchiamento e di stress che sono alla base delle cosiddette Non Comunicable Disease (NCD) – ha spiegato il professor Marco Vanoni, responsabile scientifico del progetto CHRONOS -. Integrando le indagini sperimentali con analisi bioinformatiche è possibile capire come prevenire questi fenomeni, quali sono gli elementi utilizzabili per effettuare una diagnosi precoce e, di conseguenza, individuare la strada più appropriata per sviluppare terapie efficaci”.
Quattro sono i nuovi ‘LID’ (Laboratori InterDisciplinari) attrezzati con strumenti all’avanguardia. “Questa strategia – ha continuato il professore- permetterà di fare un salto concreto in quanto si passa dall’analisi di singole cellule o colture cellulari allo studio dei cosiddetti organoidi. Non viene studiata semplicemente una cellula tumorale ma l’intero microambiente tumorale; non viene analizzato il singolo fenomeno ma la complessità genetica e metabolica nel suo insieme. Inoltre, per confermare che realmente una molecola, una volta introdotta nel nostro corpo, sia utile a prevenire o a curare una malattia, è necessario indagare la biodisponibilità, l’attività metabolica, la risposta della cellula senza dimenticare l’eventuale tossicità. Con CHRONOS proveremo a capire tutto questo”, ha concluso.
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All’università di Bologna le immatricolazioni crescono del 4,3%
BOLOGNA (ITALPRESS) – Non si arresta l’andamento positivo delle immatricolazioni all’università di Bologna. Per l’anno accademico 2021/2022 segnano una crescita complessiva del 4,3% rispetto allo scorso anno. Quello che colpisce è l’incremento del 5,8% nelle lauree triennali, rispetto allo 0,3% nelle lauree magistrali e all’11,2% nelle lauree a ciclo unico. Diversamente dal passato le lauree triennali, quindi, crescono più delle lauree magistrali, che però confermano la loro piena tenuta.
“Questo è dovuto – spiega il Rettore Giovanni Molari – a una diminuzione dei corsi a numero chiuso. In particolare sono aumentate le iscrizioni alla facoltà di giurisprudenza, ma anche le lauree in Storia, Lettere e Filosofia, Beni culturali, ma anche di Agraria sono in aumento”.
Tra i nuovi iscritti, continuano a crescere gli studenti che arrivano da fuori Regione e dall’estero. Sono il 52,7% del totale a fronte del 51% dello scorso anno. Uno dei dati più notevoli è il deciso incremento degli studenti internazionali, che segna un consistente +33,7% rispetto all’anno scorso.
“Quasi 90 corsi su 248 sono in lingua inglese o presentano la possibilità di scegliere curriculum in lingua inglese. Anche per questo sempre più studenti dall’estero scelgono l’università di Bologna. Inoltre è interessante il dato dell’aumento di studenti che provengono dal nord Italia: significa che siamo sempre più competitivi rispetto agli altri atenei. Sono stabili, invece, gli iscritti che provengono dalla regione Emilia-Romagna, dal centro e dal sud”, specifica il rettore dell’Alma Mater.
“Registro con soddisfazione”, aggiunge il Rettore, “il significativo aumento di coloro che usufruiscono di agevolazioni o esoneri per le contribuzioni studentesche. Ognuna di queste immatricolazioni è un passo verso la realizzazione dell’art. 34 della nostra Costituzione. Contemporaneamente, tuttavia, è un motivo di apprensione per le crescenti difficoltà delle famiglie italiane”.
L’aumento degli immatricolati all’Alma Mater va infatti in parallelo con la crescita degli studenti che usufruiscono di una riduzione o dell’esonero totale delle tasse di iscrizione. Quest’anno potranno avere accesso alle agevolazioni 56.928 studenti (pari al 64% degli iscritti), in crescita del 10% rispetto all’anno scorso. A poter usufruire dell’esonero totale dei contributi studenteschi saranno 31.458, in aumento del 6,8% rispetto all’anno accademico 2020/2021.
Per quanto riguarda la didattica questa continuerà in modalità mista, cioè in presenza e da remoto almeno fino alla fine del prossimo semestre. “Speriamo di riprendere pienamente in presenza da settembre, quindi dal prossimo anno, ma dipenderà dai contagi e dalle scelte di chi ci governa”, puntualizza Molari.
Nonostante la pandemia e la didattica a distanza che ha segnato gli studenti in questi ultimi due anni, non ci sono segnali evidenti di un incremento dell’abbandono delle carriere accademiche rispetto agli anni precedenti. “Possiamo osservare come il numero degli iscritti totali a Unibo sia stabile”, dice il prorettore alla didattica Roberto Vecchi. Questo, quindi, vorrebbe dire che c’è un bilanciamento equilibrato tra i nuovi iscritti e chi finisce o abbandona l’università”.
“La soddisfazione per i risultati dell’Alma Mater non può essere disgiunta”, conclude il Rettore Molari, “da una viva preoccupazione per l’eventuale flessione delle immatricolazioni nel Paese, che ci auguriamo sia smentita: sull’orgoglio di rappresentare un Ateneo in controtendenza prevale decisamente l’auspicio che l’intero sistema universitario nazionale possa reggere all’urto – economico, sociale e psicologico – della pandemia. Su questo punto l’Alma Mater dovrà sollecitare la politica nazionale a strategie sempre più democratiche e coraggiose”.
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