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Diabete e terapia steroidea, pubblicato studio Ricercatrici di Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – Uno studio condotto da un gruppo di ricercatrici dell’Università degli Studi di Palermo sui fattori predittivi di diabete mellito indotto da terapia steroidea è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.
Il team, composto da Valentina Guarnotta e da Laura Tomasello dell’UOC di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, è coordinato da Carla Giordano del Dipartimento Promozione della Salute, Materno-Infantile, di Medicina Interna e Specialistica di Eccellenza “G. D’Alessandro” UniPa.
Lo studio, intitolato “Prediction of diabetes mellitus induced by steroid overtreatment in adrenal insufficiency”, ha coinvolto 102 pazienti con insufficienza surrenalica secondaria in terapia steroidea sostitutiva e ha dimostrato come la frequenza di insorgenza di diabete mellito in pazienti trattati con steroidi sia molto elevata. In particolare, i soggetti più a rischio sono quelli con familiarità per diabete mellito e alto rischio cardiometabolico.
“Il rischio cardiometabolico – spiegano le autrici – è stato valutato attraverso l’indice di adiposità viscerale (VAI), un indice matematico creato da un ricercatore prematuramente scomparso del nostro team, che rappresenta un surrogato di rischio cardiometabolico, fortemente correlato all’adiposità viscerale. I risultati di questa ricerca sono comunque applicabili anche a pazienti che praticano terapia steroidea non a scopo sostitutivo come nel trattamento di malattie reumatologiche o dermatologiche e hanno lo scopo di sensibilizzare sia i medici che i pazienti ad evitare l’utilizzo eccessivo di steroidi, limitando ai casi strettamente necessari, al fine di ridurre il rischio di diabete mellito”.
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Nuova vita alla plastica monouso, da Dpi ad “asfalto rinforzato”

BERGAMO (ITALPRESS) – Single Use PPE Reinforced Asphalt (SUPRA): è questo il nome dell’unico progetto finanziato perchè giudicato il miglior progetto sulla attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso nell’ambito del “bando per il finanziamento di attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso – Edizione 2021” promosso dal ministero della Transizione Ecologica.
Proposto dai ricercatori e professori del DEIM (Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa) dell’Università della Tuscia, coordinati da Marco Marconi, prevede la collaborazione dei ricercatori Daniele Landi e Christian Spreafico del gruppo di ricerca Virtualization and Knowledge, Dipartimento di Ingegneria Gestionale dell’Informazione e della Produzione dell’Università degli studi di Bergamo.
Il progetto si propone di definire, sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso di rifiuti plastici derivanti da Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) a fine vita, quali ad esempio mascherine e camici realizzati in tessuto-non-tessuto, per la preparazione di “asfalti rinforzati” con performance migliori in termini di resistenza alla frattura e vita utile in confronto ai tradizionali asfalti non rinforzati, e di pari o migliore livello in confronto ad asfalti rinforzati con altre tipologie di materiali comunemente impiegati in questo settore, quali ad esempio fibra di vetro o cellulosa.
“Di durata semestrale, il progetto è stato avviato a fine dicembre 2021 con un budget di 200 mila euro – spiega Caterina Rizzi, coordinatrice del gruppo di ricerca Virtualization and Knowledge -. I nostri ricercatori si occuperanno dello studio e della ricerca delle prestazioni dei DPI, e la valutazione ambientale, economica e sociale saranno svolte utilizzando metodologie standardizzate e riconosciute dalla comunità scientifica internazionale con l’obiettivo di sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso di rifiuti plastici derivanti da Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) a fine vita, quali ad esempio mascherine e camici realizzati in tessuto-non-tessuto”.
“Ogni anno – aggiungono Daniele Landi e Christian Spreafico – a livello globale, produciamo oltre due miliardi di tonnellate di rifiuti indifferenziati. Riuscire a trasformare un rifiuto in una risorsa non solo porta a vantaggi economici, ma permette di ottenere notevoli vantaggi sull’ambiente e sulle persone. L’obiettivo del progetto SUPRA è quello di eliminare i rifiuti prodotti dall’uso dei DPI e di ottenere un nuovo prodotto da utilizzare nell’ambito della costruzione delle strade. Possiamo trasformare la ‘spazzaturà in qualcosa di utile per l’ambiente e darle il corretto valore economico”.
I target stakeholders del progetto saranno tutte le imprese coinvolte nella filiera di smaltimento dei rifiuti e nella costruzione di infrastrutture stradali, quali aziende coinvolte nella gestione dei rifiuti che vedranno trasformare un flusso di rifiuto da smaltire in risorsa dal valore aggiunto, produttori di asfalti che potranno sostituire i rinforzi attualmente utilizzati con un altro a più basso costo e di medesime se non migliori performance, gestori di strade che, grazie alle incrementate performance dell’asfalto, potranno ridurre i costi di manutenzione delle pavimentazioni stradali e infine amministrazioni pubbliche, che potranno beneficiare sia direttamente (sulle strade direttamente gestite) che indirettamente (sulle strade affidate in gestione) dei ridotti costi di manutenzione.
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Residenze studenti, accordo tra Regione Lombardia e Statale

MILANO (ITALPRESS) – Regione Lombardia ha concesso all’Università Statale di Milano il comodato d’uso per 25 anni delle residenze universitarie di via Santa Sofia, di via Bassini, di via Plinio, azione che consente anche all’ateneo di partecipare ai bandi di finanziamento nazionali per interventi di riqualificazione. Nello stesso quadro Regione ha erogato un finanziamento di 254.000 euro per la residenza di via Bassini per lo svolgimento di interventi di ristrutturazione, riqualificazione energetica, con l’introduzione di impianti ad alta efficienza, adeguamento alle normative antincendio e abbattimento barriere e miglioramento delle condizioni di accessibilità e fruibilità degli spazi interni.
“La Statale ringrazia Regione Lombardia per il prezioso supporto che costantemente assicura al suo impegno a favore del diritto allo studio, e in particolare alle esigenze di residenzialità degli studenti che sappiamo essere in forte crescita nel nostro territorio- commenta la prorettrice Marina Brambilla, delegata ai Servizi per la didattica e agli studenti della Statale di Milano-. Il tema delle residenze è al centro dell’attenzione dell’ateneo: dopo aver raggiunto l’obiettivo dei nuovi 300 posti fissati nel piano strategico passato, per perseguire l’obiettivo del piano strategico appena approvato di un aumento di 400 posti letto (che porteranno la disponibilità totale a 1.474), l’università si candiderà al nuovo bando 338 che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato per interventi rivolti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari”.
In questo modo, la Statale arriverà al raddoppio dei posti in Attendolo Sforza, a un ampliamento nel Campus Martinitt e alla costruzione di una residenza dedicata nel Campus Mind.
“Esprimo grande soddisfazione per la proficua collaborazione che da anni esiste tra Regione Lombardia e l’Università degli Studi di Milano- dichiara l’assessore regionale allo Sviluppo Città Metropolitana, Giovani e Comunicazione Stefano Bolognini-. Sono convinto che il sistema universitario lombardo, nel capoluogo in particolare, sia una delle tante eccellenze della nostra regione. Sono i numeri a certificarlo, nonostante la pandemia. Anzi, è lecito aspettarsi che, una volta superata questa fase, il numero degli studenti che vorranno trasferirsi a Milano per frequentare l’università riprenderà ad aumentare e quindi sarà necessaria un’offerta di alloggi più ampia”.
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Pechino2022: Progettato dal Politecnico Torino Visitor Center Shougang

TORINO (ITALPRESS) – Il Politecnico di Torino ha progettato il Visitor Center del sito olimpico di Shougang, dove si svolgeranno le gare di Big Air (snowboard e freestyle skiing) durante le prossime olimpiadi invernali di Beijing 2022, la cui cerimonia inaugurale è prevista il prossimo 4 febbraio. L’ateneo è stata l’unica realtà straniera invitata a partecipare alla progettazione di spazi destinati ai XXIV Giochi Invernali. Il progetto è stato condotto dal Dipartimento di Architettura e Design, con la consulenza dei Dipartimenti di Ingegneria Strutturale e Geotecnica e di Energia. Il coordinamento è stato di Michele Bonino, professore del Politecnico e delegato del Rettore alle Relazioni internazionali con la Cina e i Paesi Asiatici e la realizzazione è stata portata a termine in collaborazione con la Tsinghua University di Pechino. L’opera è parte di un ampio progetto di rigenerazione urbana, quello dell’area di Shougang, che ha l’obiettivo di creare spazi adatti al benessere fisico, allo sport e alla socialità partendo dalla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente. Il sito di Shougang, che si estende su 9 milioni di metri quadrati un tempo occupati dalla più grande acciaieria di Stato, è stato dismesso nel 2005 per ridurre l’inquinamento su Pechino.
Il Visitor Center – 11 mila metri quadrati nel cuore del cluster olimpico – è nato dal recupero di una parte del sito, la “Oxigen Factory”, ed è stato interamente progettato da un team di ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, che hanno applicato le nozioni di Urban Ergonomics, disciplina che propone di progettare infrastrutture per il benessere nella vita urbana contemporanea con l’obiettivo di migliorare il rapporto del corpo umano con l’ambiente costruito. La nozione di Urban Ergonomics è nata a partire da due tesi di dottorato sviluppate da Marta Mancini del Politecnico di Torino e Deng Huishu della Tsinghua University nell’ambito del progetto del Politecnico “Joint Projects with Top Universities”, lanciato dal Politecnico nel 2017. “Siamo orgogliosi di poter essere protagonisti dei Giochi Olimpici di Pechino grazie a questo progetto, che ci vede impegnati come unici progettisti non cinesi per le opere realizzate per questa manifestazione, a riprova di quanto il nostro Ateneo sia riconosciuto in Cina come un’università di altissimo livello sia nelle sue attività didattiche, che in quelle legate alla ricerca e alla progettazione”, commenta il Rettore del Politecnico, Guido Saracco.
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Il Mose entra all’Università, firmato protocollo con atenei veneziani

ROMA (ITALPRESS) – Promuovere e divulgare la conoscenza del sistema MoSE tra gli studenti universitari è l’obiettivo di un progetto didattico che prevede lo studio approfondito della più grande opera ingegneristica italiana, il Modulo Sperimentale Elettromeccanico, realizzata per difendere la città di Venezia e il territorio lagunare dal fenomeno dell’acqua alta.
Con il protocollo d’intesa siglato oggi dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, dal Commissario Straordinario per il MoSE, dal Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova, dall’Università Cà Foscari Venezia e dall’Università Iuav di Venezia si intende avviare una collaborazione per aumentare la consapevolezza delle problematiche connesse alla protezione dell’ambiente e dei fragili ecosistemi dell’area e alla lotta contro la crisi climatica, individuando una strategia di formazione innovativa che possa incidere positivamente sullo sviluppo sostenibile del pianeta.
Durante l’incontro di oggi, si è deciso anche che, del programma di avviamento dell’opera, faranno parte progetti di ricerca condivisi con le università finalizzati a valutare gli impatti sulla laguna e sul suo ecosistema.
“Si tratta di un progetto innovativo per la conoscenza di un sistema ingegneristico ad alta tecnologia unico al mondo”, sottolinea il Ministro Enrico Giovannini, “che consentirà di coinvolgere le giovani generazioni su un’opera che riguarda molti aspetti interconnessi, tra cui l’innovazione tecnologica al servizio della salvaguardia degli ecosistemi marini e terrestri, culturali e paesaggistici oltre quelli sociali delle comunità che vivono nella laguna di Venezia. Il programma formativo – aggiunge Giovannini – fa parte di una campagna più ampia volta a valorizzare un’opera di ingegneria italiana unica in tutto il mondo, che ha già dimostrato la sua efficacia per salvaguardare un patrimonio culturale e naturale mondiale come Venezia e la sua laguna”.
“Il MoSE accompagnerà sempre più la quotidianità di Venezia e per questo abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto che permettesse di conoscere meglio e più da vicino questa eccellenza tutta italiana” – dichiara Elisabetta Spitz, Commissario Straordinario per il MoSE – “Con il progetto didattico MoSE i giovani studenti universitari e il mondo accademico, il futuro del nostro Paese, potranno finalmente visitare l’isola artificiale, il centro tecnologico e approfondire le tematiche di attualità come gli effetti dei cambiamenti climatici nelle città”.
“Il Consorzio Venezia Nuova accoglie con entusiasmo l’opportunità di far conoscere agli Atenei e alle giovani generazioni l’operatività e il completamento della realizzazione del MoSE, un’opera integrata che unisce competenze trasversali” – afferma Massimo Miani, Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova – “Il confronto continuo con la comunità scientifica sarà occasione per creare notevoli ricadute tecnologico-scientifiche e costituire un ritorno importante per la collettività”.
“Il MoSE è senza dubbio un’opera complessa e, sotto molti punti di vista, ancora poco conosciuta, nonostante il suo impatto per la salvaguardia di Venezia possa rivelarsi decisivo”, commenta la Prof.ssa Tiziana Lippiello, Università Cà Foscari Venezia “Un progetto ingegneristico di tali proporzioni necessita di essere studiato, osservato in azione e soprattutto raccontato. La salvaguardia di Venezia e del suo ecosistema è un tema di ricerca trasversale e interdisciplinare, che riguarda le diverse aree del nostro ateneo: scientifica, economica, linguistica e umanistica. Cà Foscari è impegnata da anni nella ricerca sulle tematiche ambientali e la sostenibilità, che rientra nel nostro Statuto, è uno dei sette obiettivi strategici trasversali al centro del nostro Piano Strategico 2021-2026. Abbiamo pertanto aderito convintamente a questo progetto didattico, con cui offriremo ai nostri studenti una serie di iniziative utili ad approfondire questa grande opera d’ingegno nei suoi aspetti più significativi”. Per il rettore dell’Università Iuav di Venezia Benno Albrecht “La valorizzazione e lo studio di un’opera complessa come il MoSE è da sempre un impegno per l’Università Iuav di Venezia, a partire dagli studi portati avanti da un gruppo di docenti dell’Ateneo per la mitigazione dell’impatto paesaggistico dell’infrastruttura sul delicato paesaggio lagunare. Grazie a questi, l’operazione MoSE, dal punto di vista del progetto architettonico, ha realizzato un esperimento di collaborazione tra Università, parte pubblica e parte privata finora senza precedenti e con cui questo nuovo progetto si pone in forte continuità”.
Saranno gli Atenei veneziani a indicare quali dipartimenti definiranno i piani di lavoro propedeutici all’attività didattica, mentre il Consorzio Venezia Nuova, concessionario dello Stato per la progettazione e costruzione dell’opera, fornirà il materiale di studio sul MoSE, individuando le tappe del percorso conoscitivo del sistema con accessi e visite programmate in modo da non incidere sul normale andamento dei lavori di completamento e avviamento dell’infrastruttura nata per proteggere Venezia per i prossimi cento anni.
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Uricchio “L’intelligence dei satelliti è la nuova frontiera”

RENDE (ITALPRESS) – “L’uomo per molti secoli ha subìto l’ambiente mentre oggi lo sta trasformando in modo sempre più rapido. Parallelamente, l’intelligence ha considerato per molto tempo solo gli aspetti militari legati alla guerra, mentre oggi rappresenta una strategia del futuro. Riuscire a definire la capacità di bio-intelligence, di geo-intelligence, di spatial intelligence significa ottenere informazioni dalla natura, dalla terra e dallo spazio che possono aiutare a gestire l’umanità nel presente e nel futuro”.
Antonio Uricchio, presidente dell’Anvur e rettore dell’Università “Aldo Moro” di Bari dal 2013 al 2019, ha tenuto una conversazione via webinar su “Controlli ambientali e finanziari tra diritto, intelligence e satelliti”.
“L’intelligence – ribadisce – è l’attività di assunzione delle informazioni attraverso la raccolta, la catalogazione e l’analisi per offrire al decisore politico strumenti adeguati in modo da adottare la strategia più appropriata a fronteggiare tempestivamente le diverse emergenze che via via possono presentarsi.
Tra queste, i disastri climatici, l’innalzamento del livello dei mari, i rischi ambientali, lo smaltimento dei rifiuti, anche spaziali. Infatti è crescente la problematica degli “space debris”. Come osserva Kessler, consulente della NASA, “la quantità di detriti aumenterà nei prossimi anni e le loro collisioni provocheranno molta altra spazzatura spaziale, fino al momento in cui la Terra sarà coperta da una densa coltre di detriti che potrebbe non consentire di svolgere ulteriori attività spaziali per molte generazioni future”.
“Tale fenomeno – ha proseguito – potrà essere contenuto solo con una corretta strategia della mitigazione che significa lanciare in orbita solo gli strumenti necessari, definendo le metodologie di recupero dei rifiuti spaziali anche attraverso un rientro controllato ed una regolazione condivisa”.
Uricchio ha continuato dicendo che “la tradizionale natura dell’intelligence è rappresentata dalla Humint, vale a dire dalla utilizzazione dei sensi (vista, tatto, udito), a cui si è aggiunta l’intelligence documentale e solo negli ultimi anni la cyber intelligence. Del tutto nuovi sono invece i settori dell’intelligence spaziale e della geo-intelligence in cui i dati rinvenienti dalla osservazione della terra dal nostro pianeta e dallo spazio atmosferico ed extra-atmosferico offrono risposte utile a prevenire consapevolmente i rischi del futuro. In particolare, va prestata molta attenzione all’impatto che possono avere sulla superficie terrestre rifiuti e materiali spaziali, come le meteoriti, le comete e anche i satelliti”.
“Le agenzie spaziali nazionali ed europee devono dialogare con le istituzioni che operano nel comparto dell’intelligence al fine di acquisire , offrire ed elaborare informazioni ambientali e satellitari nell’ottica di una evidenza scientifica, fermo restando le competenze politiche nell’assumere decisioni consapevoli e condivise
“Lo spazio – ha chiarito Uricchio – presenta rischi ma offre altresì straordinarie opportunità . La Blue Economy dello spazio ne è un esempio: secondo le stime della Morgan Stanley e della Merril Lynch, entro il 2040 l’economia dello spazio comporterà un aumento della ricchezza tra gli 1 ed i 2 miliardi di dollari.
Il Presidente dell’Anvur ha poi sottolineato che “lo spazio è fragile ed i rischi sono tanti, dettati soprattutto da una carente regolazione. Per essere più precisi non è vero che le norme giuridiche non esistano ma sono datate e soprattutto non tengono conto dell’evoluzione tecnologica e scientifica”.
“Sono, infatti, ancora in vigore le norme risalenti agli anni ’60 come il Trattato sullo spazio del 1967 che all’articolo 1 enuncia la libertà di esplorazione e ricerca dello spazio, senza prevedere condizioni e limiti. E’ di tutta evidenza come la libertà di esplorazione debba essere assicurata insieme alla promozione della cooperazione internazionale, della pace e della equa condivisione dei benefici. Occorre pertanto declinare la regolamentazione, impedendo che la forbice della disuguaglianza si dilati sempre più e sempre più velocemente.
Inoltre è necessario provvedere ad un censimento e dunque ad un’immatricolazione degli oggetti spaziali, ossia di “qualsiasi dispositivo artificiale o congegno costruito per essere collocato nello spazio o sui corpi celesti al fine di svolgere una funzione o un’attività spaziale” dando concreta applicazione alla Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico risalente al 1975 ma viene eluso dagli stati canaglia e dalle organizzazioni criminali che si servono dei satelliti non censiti per commettere attività illecite.
Uricchio ha concluso soffermandosi sull’importanza delle norme per regolamentare adeguatamente lo spazio ribadendo che sono fondamentali per prevenire e comporre eventuali conflitti spaziali, definendo il senso del limite.
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Gianni Puglisi confermato presidente Rettori Università della Sicilia

PALERMO (ITALPRESS) – La Conferenza dei Rettori della Sicilia, all’unanimità, ha confermato alla Presidenza il professore Giovanni Puglisi, rettore dell’Università Kore di Enna. Presenti i Rettori siciliani, il rappresentante dell’Assessore Regionale all’Istruzione, i rappresentanti degli studenti e i Direttori Generali dei quattro Atenei, il CRUS ha dato la propria fiducia al Rettore Puglisi, si legge in una nota, “sia in ragione di un’apprezzata continuità per l’impegno e l’azione fin qui svolta, sia in vista di un rilancio del ruolo e della funzione della Conferenza dei Rettori siciliani nel dibattito culturale e politico, che si è avviato in Sicilia in termini di sviluppo nel campo dell’alta formazione e della ricerca, a partire dal Coordinamento, appena nato, per la Ricerca tra i Rettori delle Università e il Presidente della Regione Nello Musumeci”.
“Sono lieto e onorato – ha dichiarato il Rettore Puglisi – per la fiducia accordatami e mi adopererò per dare impulso, concretezza e sostanza al dibattito che ci impegniamo, collegialmente, ad aprire con tutti i partners istituzionali, politici, sociali e imprenditoriali, che gravitano nel ricco e complesso bacino della formazione e della ricerca nell’Isola. Il futuro dei giovani siciliani sarà la meridiana del nostro lavoro nei prossimi anni”.
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A Catania un master universitario in viticoltura

ROMA (ITALPRESS) – Sono aperte le iscrizioni al master di 1° livello in “Viticoltura, enologia ed enomarketing” per l’anno accademico 2021-2022 dell’Università di Catania.
Il corso, della durata di un anno, è finalizzato alla formazione di figure professionali specializzate nel comparto viticolo ed enologico, con conoscenze specifiche dei sistemi produttivi viticoli, della cantina e dell’enologia e competenze relative alla gestione dell’impresa vitivinicola, agli aspetti di mercato e alla comunicazione delle produzioni enologiche e del territorio.
I posti disponibili sono 25. Possono candidarsi i laureati in Scienze e tecnologie agrarie, Scienze e tecnologie alimentari, Pianificazione e tutela del territorio e del paesaggio, Scienze e tecnologie agrarie, Scienze e tecnologie alimentari, Salvaguardia del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, Biotecnologie agrarie. E’ possibile presentare le domande di ammissione entro il prossimo 20 gennaio.
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