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A Milano-Bicocca un Laboratorio di Ecologia dell’Informazione

MILANO (ITALPRESS) – Al via all’Università di Milano-Bicocca L.E.I.: un laboratorio di ‘ecologià dell’informazione. Questa mattina si è tenuto l’evento inaugurale promosso dalla rettrice Giovanna Iannantuoni che ha spiegato: “E’ un tema che mi sta molto a cuore. Io voglio che i miei studenti pensino a questo: come oggi noi prendiamo le informazioni? Come prendiamo le nostre decisioni? Per decidere abbiamo bisogno delle informazioni, e anche il dubbio è importante. Queste informazioni oggi sembrano tutte semplici e a portata di mano ma in troppi abbiamo dimenticato come ascoltare, studiare, imparare e poi rispondere. Ma la comunicazione è studio”. L’auspicio di Iannantuoni è che “in questo Ateneo si apra una stagione in cui possiamo dialogare su tutti i temi per prendere le decisioni quotidiane, in maniera aperta, in maniera rispettosa dell’altrui opinione, ma soprattutto in maniera informata. Perchè in un ateneo l’informazione e la formazione è davvero qualcosa che ci attiene come governance” ha spiegato.
La parola ‘ecologià applicata all’informazione “ci fa riflettere sul fatto che, anche su questo, c’è inquinamento e confusione, quindi spero che oggi piantiamo dei semi anche nel campo dell’informazione e della conoscenza” ha concluso.
Il progetto L.E.I. – grazie a format sperimentali e innovativi – proporrà una ricca offerta di appuntamenti a diverse tipologie di pubblico: eventi con personalità del mondo della cultura, della politica, dell’economia e dell’informazione aperti alla cittadinanza; laboratori e workshop condotti da esperti in cui studenti, dottorandi e giornalisti si cimenteranno insieme in un inedito esperimento formativo.
Sul tema, nel corso dell’evento di lancio del progetto, Stefano Moriggi, docente di Tecnologie della formazione dell’Università di Milano-Bicocca, ha dialogato con Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera.
“Ecologia vuole essere una scelta di metodo e di contesto – ha spiegato Moriggi – nella consapevolezza che abbiamo a che fare con un sistema complesso. Tanti sono i fattori di cui tener conto. La tecnologia, ma non solo, sta cambiando le interazioni con le persone, la comunicazione e il mondo dell’informazione. Abbiamo una questione complessa da affrontare e il nostro gruppo di lavoro è stato mosso anche dalla convinzione che tante sono le competenze che devono mettersi attorno a un tavolo e sollecitarsi reciprocamente per far venire fuori delle idee”. Il professore ha dunque posto delle questioni: “Come l’ecologia si potrebbe declinare all’interno dell’informazione e del giornalismo? Se il giornalismo è il metodo, come sarebbe auspicabile orientarsi e quali strategie dovrebbero adottare i giornalisti per affrontare questa nuova complessità che stiamo gestendo? Questo vale anche per chi non è giornalista ma si occupa di comunicazione – ha ricordato – sono tante le persone che scrivono dentro questa complessità”. Nel corso dell’evento sono intervenuti anche Maria Grazia Riva, Pro-Rettrice per l’Orientamento e Delegata per la Comunicazione dell’Università di Milano-Bicocca, Giulio Enea Vigevani, professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Milano-Bicocca, oltre a Alessandro Galimberti, giornalista de ‘Il Sole 24 Orè.
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La Sapienza, dottorato honoris causa ad Anthony Fauci

ROMA (ITALPRESS) – L’Università di Roma La Sapienza ha conferito il Dottorato di ricerca honoris causa in “Advances in infectious diseases, microbiology, legal medicine and public health sciences” ad Anthony Fauci. La cerimonia si è aperta con la prolusione della rettrice Antonella Polimeni, seguita dall’allocuzione di Carlo Della Rocca, preside della Facoltà di Farmacia e medicina, e dall’elogio di Stefano D’Amelio, coordinatore del Dottorato di ricerca in Advances in infectious diseases, microbiology, legal medicine and public health sciences e dalla lectio magistralis di Anthony Fauci, in collegamento dagli Stati Uniti. Il riconoscimento viene assegnato per il ruolo fondamentale di Fauci nello studio delle malattie infettive e immunomediate, con particolare riguardo ai primi studi pioneristici sulle infezioni da HIV, alla messa a punto di misure di contenimento della trasmissione e di terapie efficaci contro l’AIDS.
In questo contesto, Fauci è stato l’ideatore del President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR), che ha contribuito a contenere la diffusione e la mortalità in paesi svantaggiati; è stato inoltre consulente scientifico di sette presidenti degli Stati Uniti, guidando iniziative di controllo di malattie epidemiche e pandemiche. I risultati della sua attività di ricerca lo collocano tra i più influenti scienziati al mondo, con 1170 lavori indicizzati su Scopus e un H-index pari a 182. “L’Università Sapienza guarda all’eminente figura di Anthony Fauci come esempio di eccellenza e dedizione nel campo delle malattie trasmissibili. Il dottor Fauci ha dato un immenso contributo agli studi pionieristici per la comprensione dell’AIDS e lo sviluppo di nuove terapie e strumenti di prevenzione”, ha dichiarato la rettrice Polimeni.
“Vorrei sottolineare in particolare l’impatto mondiale e il contributo di Anthony Fauci negli ultimi due drammatici anni – ha aggiunto – la sua ferma e, allo stesso tempo, comunicazione semplice e chiara lo ha reso uno delle voci scientifiche più ascoltate, non solo dalla gente comune di tutto il mondo ma anche dai politici, aiutandoli a seguire la via razionale del metodo scientifico, anche quando le scorciatoie potevano essere più accessibili e più attraenti”. Nella sua lectio magistralis, Fauci ha ripercorso le tappe fondamentali del Covid-19 fino ad arrivare a parlare di vaccini e delle sfide che dovremo affrontare e ha spiegato: “La dose booster ha dimostrato di ripristinare alti livelli di protezione, anche contro l’Omicron. Guardando al futuro, lo sviluppo di vaccini ampiamente protettivi contro il Coronavirus che sono impermeabili alle varianti virali è una delle principali priorità della ricerca. Mentre entriamo nel terzo anno della pandemia di COVID-19, dobbiamo affrontare sfide significative con la variante omicron in aumento e forse altre varianti a seguire. Fortunatamente, abbiamo gli strumenti necessari per tenere il virus SARS-CoV-2 sotto controllo”.
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Università di Palermo, il futuro è internazionale

PALERMO (ITALPRESS) – Innovazione, investimenti, ricerca, internazionalizzazione e dialogo con gli studenti. Questi gli obiettivi, il programma per il nuovo anno accademico dell’Università degli Studi di Palermo. Traguardi importanti sono stati raggiunti negli anni passati, ma adesso serve una sterzata decisiva per far sì che l’Ateneo diventi sempre più centrale nella vita della comunità.
“L’Università non è solo studio e apprendimento – ha detto la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, presente alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-2022 -. E’ crescere insieme, come individui e come comunità, attraverso il dialogo e il confronto quotidiano tra studenti, docenti e società. I nostri Atenei sono da sempre incredibili incubatori di idee, immaginazione, creatività”.
Nella sala del teatro Politeama, a Palermo, gremita di esponenti politici, militari e accademici, Casellati ha poi proseguito: “L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha dimostrato plasticamente quanto il futuro dell’umanità sia nelle mani del progresso scientifico. In risposta alla pandemia si è realizzata una rete globale di centri e progetti di ricerca che in tempi record ci ha offerto risultati sorprendenti sia sul terreno della vaccinazione, sia su quello delle terapie anti-Covid. Tanti sono i successi internazionali raggiunti grazie all’Italia. Laboratori e poli di ricerca delle Università, come Palermo, sono stati in prima linea accanto ai migliori centri internazionali nella corsa al vaccino e nella sperimentazione di nuovi test diagnostici e protocolli assistenziali”.
Anni di successi per l’Ateneo palermitano che si appresta a ricevere anche fondi dal Pnrr per cercare di ammodernare anche i propri locali aprendoli in maniera più forte verso la tecnologia: “Il Pnrr costituisce una grande occasione di rilancio delle Università destinando 10,63 miliardi di euro al loro sviluppo. Risorse che alimenteranno le funzioni strategiche dei nostri Atenei, perchè dare fiducia alla scienza, alla ricerca, alle ambizioni, all’intelligenza e alla creatività delle nuove generazioni significa porre le fondamenta di un Paese più forte, competitivo e ricco di opportunità”.
Grande soddisfazione anche da parte del neo rettore dell’Ateneo, Massimo Midiri, che con passione ed entusiasmo vuole vedere l’Università diventare un polo della ricerca e dell’innovazione, anche grazie a saperi e conoscenze che rivengono da altri Paesi: “Questa università vuole investire sul modo del lavoro creando link con le aziende, la laurea deve diventare l’anticamera del lavoro – ha detto Midiri -. Dobbiamo aiutare i ragazzi a fare imprese, permettere loro di lasciare in Sicilia i brevetti, creare nuovi spin off: l’università può metterci del suo per aumentare questo concetto di lavoro e neoimprenditorialità che rappresenta la vera sfida. Mi piacerebbe che la nostra diventasse una Università ‘europeà al centro del Mediterraneo, che possa rappresentare la caratteristica di una grande città europea come lo sono Valencia o Barcellona. L’internazionalizzazione diventerà uno degli aspetti più importanti. Tra cinque anni vorrei un’università rifunzionalizzata in chiave digitale e aumentata nei servizi”.
Infine, Midiri, nel corso del suo discorso si è anche soffermato sulla possibilità di un nuovo Policlinico: “Il rilancio del rapporto dell’Università di Palermo con le Imprese non può prescindere, oggi, dalla presenza attiva in ambiti strategici quali quelli della salute, inclusa la possibile produzione dei vaccini – ha aggiunto il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo -. Stimolati da esperienze del passato, ma soprattutto fiduciosi nelle capacità del nostro presente, abbiamo l’ambizione di consolidare il nostro ruolo di protagonisti della ricerca mondiale sui vaccini, su farmaci e terapie innovative e sulla diagnostica, sulla base dei progetti offerti dal Pnrr. Il più importante intervento di prospettiva è l’individuazione, in accordo con il Comune di Palermo e grazie alle risorse che potranno essere messe a disposizione dalla Regione Siciliana, di un’area libera e adeguata alla realizzazione di un nuovo Policlinico Universitario, con specifica vocazione assistenziale e di ricerca clinica, soprattutto negli ambiti a più alta intensità di cura”.
“Il nuovo Policlinico dovrà configurarsi come un edificio a blocco unico di elevata qualità architettonica e tecnologica per accogliere tutte le innovazioni dell’edilizia ospedaliera e per stimolare la riqualificazione dell’area urbana su cui sorgerà – ha aggiunto Midiri -. Accanto a tale intervento, si dovrà prevedere la contestuale trasformazione dell’attuale sede del Policlinico in un Campus Medico a prevalente vocazione educativa e, in parte, anche di accoglienza dei parenti dei pazienti, migliorando dal punto di vista edilizio e tecnologico gli edifici e gli spazi aperti. Questi interventi potranno anche stimolare la rigenerazione di tutta l’area urbana interessata dalla loro realizzazione, per concorrere ad un progetto integrato di Palermo ‘Città della Salutè”.
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Istituzioni, atenei e imprese in campo per “Ri-Formare” la PA

ROMA (ITALPRESS) – La pandemia come opportunità per dare un volto nuovo all’Italia. “Il Pnrr ci ha dato dei compiti precisi: la transizione energetica, digitale, amministrativa, ambientale. Stiamo cambiando il paese. Ci vuole coraggio”. Lo ha detto il Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, durante la presentazione del progetto “Ri-formare la PA – Persone qualificate per qualificare il Paese”, il piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano della Pubblica amministrazione. Si tratta di un programma straordinario di formazione, che si snoderà lungo i 5 anni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma che poi diventerà strutturale. L’obiettivo è la riqualificazione e l’aggiornamento delle competenze dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Il Ministro Brunetta ha spiegato: “Ho chiesto l’aiuto delle risorse migliori che sono nel nostro paese e fuori dal nostro paese. Siamo un grande paese che dialoga con il mondo, con Amazon, con Microsoft, con Google, con i player mondiali e li chiameremo a darci una mano per formare i servitori dello Stato. Grazie per questo momento magico in cui ci sono le risorse per fare le cose, si possono fare e tocca a noi”.
Il titolare della dicastero della Pubblica Amministrazione ha aggiunto: “Stiamo contattando tutti i capi del personale delle amministrazioni centrali e periferiche per dare loro il modello e la strategia; poi contatteremo uno a uno i 3 milioni e 250.000 pubblici dipendenti e manderemo tutte le modalità di questa strategia cioè la formazione digitale e le potenzialità per la formazione accademico universitaria. Terremo un rapporto costante con tutti i pubblici dipendenti e li informeremo passo passo dello stato di avanzamento del piano. Non si tratta di una formazione astratta, è funzionale ai bisogni del paese. Spiegheremo che più formazione vorrà dire più stipendio, più carriera, orgoglio e qualità dei servizi”. Renato Brunetta ha espresso gratitudine verso il mondo privato: “Il progetto è possibile grazie alla collaborazione pubblico-privato, i privati stanno operando a titolo gratuito e sperimentale. Grazie a Microsoft abbiamo costruito Inpa, il grande portale del reclutamento che ci ha permesso pubblicare 4-5 milioni di curricula da cui abbiano selezionato 1000 professionisti in un mese. Cresciamo insieme, stabiliamo insieme gli obiettivi e stabiliamo insieme regole nuove di tipo contrattuale. Bassa produttività uguale basso salario, non si scappa”.
Il progetto si avvale dell’indispensabile contributo del mondo universitario, come ha evidenziato Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e Ricerca: “Si è scelto di dare un accesso facilitato, semplificato e a costo ridotto a tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione per ottenere una laurea. La combinazione di corsi più flessibili e liberi con una modalità di insegnamento anche a distanza rendono sicuramente queste lauree ancora più interessanti per persone che lavorano come chi è nella P.A. In questo modo noi definiamo ancora meglio il ruolo dell’Università: in primo luogo deve fornire competenze di base, trasversali e conoscenze per tutti i cittadini, in secondo luogo è avere un ruolo nella P.A. struttura fondante del paese. Dalla collaborazione si creerà un legame forte che porterà all’innovazione della P.A.”. Le ha fatto eco la rettrice della Sapienza Università di Roma, Antonella Polimeni: “L’Università in questo progetto esplica la sua terza missione, quella di lavorare per la società e in questo progetto trova la sua espressione più alta. La Sapienza è la prima Università a iniziare e la call è già aperta per i pubblici dipendenti, si possono iscrivere sfruttando subito il secondo semestre. L’obiettivo strutturale è aumentare il numero dei laureati visto che in questo caso l’Italia in Europa è fanalino di coda”.
Oltre al sito di reclutamento Inpa, da oggi in poi il portale di riferimento sarà Sillabus come ha spiegato il Capo Dipartimento della Funzione pubblica Marcello Fiori: “Questa iniziativa non si chiude con il PNRR ma sarà strutturale. Ci saranno due percorsi, quello dell’Università, una laurea per chi non ce l’ha o un master e quello della formazione di base per tutti i dipendenti. Cominciamo con la formazione digitale perchè è trasversale, abilitante e indispensabile per la realizzazione dei progetti del PNRR. Il nostro obiettivo è l’aumento della qualità del lavoro, ma anche l’aumento della qualità dei servizi. Lo facciamo rafforzando una piattaforma del dipartimento della Funzione Pubblica che è Sillabus, è un hub che ospiterà tutte le altre piattaforme, sarà una comunità di pratica. Oggi parte un avviso pubblico in cui chiederemo a tutti i player della formazione di manifestare al dipartimento una manifestazione di interesse e lo faremo fino alla fine di gennaio. Il comitato scientifico con il mondo accademico valuterà i contenuti. La piattaforma servirà come interscambio e anche come verifica dei risultati”. Per il presidente dell’Aran Antonio Naddeo, “già abbiamo proceduto a nuove assunzioni quindi a nuove competenze ma abbiamo dato anche la possibilità di riqualificare il personale già in servizio per una P.A. più efficiente. Stiamo costruendo la P.A. dei prossimi 30 anni. Nei nuovi contratti collettivi abbiamo cercato di valorizzare la formazione inserendola in una progressione economica che avviene su tre fattori fondamentali: valutazione individuale, crescita professionale e valutazione della formazione all’interno della P.A.”. Salvatore Rossi, presidente di Tim, ha testimoniato la fiducia dell’azienda nel progetto: “Tim ha creduto subito nel far fare un salto nelle competenze digitali di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici e ha messo a disposizione del governo i propri mezzi. Il fatto che la P.A. voglia essere all’avanguardia è fonte di legittimo orgoglio come italiano e come presidente di Tim”.
Il direttore della Divisione Pubblica amministrazione di Microsoft Italia, Stefano Stinchi, ha annunciato che il colosso americano ha previsto oltre 40 corsi e percorsi certificati per i dipendenti pubblici e ha evidenziato: “Ci troviamo in una situazione analoga a quella del 19 maggio 1956 quando fu posta la prima pietra dell’autostrada del Sole. Siamo in una fase in cui stiamo costruendo le nuove autostrade digitali che ci porteranno fuori dalla crisi pandemica. Ci crediamo profondamente, il progetto porterà il paese verso un futuro migliore”.
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Il futuro della giustizia, Cartabia incontra dottorandi Milano-Bicocca

MILANO (ITALPRESS) – Le sfide e il futuro della giustizia sono stati al centro della lezione inaugurale del corso di dottorato in Scienze Giuridiche dell’ateneo di Milano-Bicocca: un incontro tra la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e i dottorandi dell’Ateneo sul tema della riforma della giustizia. “Voglio sottolineare l’importanza della riforma per il Pnrr” ha detto in apertura del dibattito la rettrice dell’Università, Giovanna Iannantuoni. “Tutti noi rettori in questi mesi ci abbiamo lavorato e lo faremo nei prossimi mesi, proprio perchè questo è uno sforzo, e lo dico con gioia ma anche con grande senso di responsabilità ai giovani che ho di fronte. Il Pnrr è un progetto che è stato disegnato per i giovani, per riformare finalmente gli ambiti principali di questo paese e la giustizia ovviamente ne sarà un cardine fondamentale per disegnare delle regole che possano permettere una crescita sostenibile, duratura, innovativa e modernizzare il paese. Questo è l’obiettivo, e in questo ateneo abbiamo colto pienamente questa sfida: capiamo bene – ha assicurato – come la buona innovazione del paese derivi dalla buona ricerca e senza innovazione non c’è crescita”.
Cartabia ha ricordato quanto il ministero abbia coltivato “in modo particolarmente intenso il rapporto con le università”, a partire dalla costruzione dell’Ufficio per il processo: “Un investimento per il futuro che cambia l’organizzazione giudiziaria, toglie il giudice dalla solitudine e gli da il volto di una squadra, ma soprattutto crea un ponte tra generazioni” che “credo possa essere cambiamento durevole”. La ministra ha poi sottolineato l’importanza del bando che il ministero ha messo a disposizione delle università “per creare un ponte tra il ‘diritto pensatò e il ‘diritto agitò, tra gli aspetti di riflessione accademica e quelli dell’operatività concreta che riguardano il ministero: un finanziamento enorme per progetti sull’organizzazione giudiziaria che è un pò il cuore dei tanti interventi che abbiamo fatto al ministero e che vanno ad attingere alla capacità di riflessione delle università, non solo delle facoltà giuridiche ma anche di altri saperi”.
Per la ministra, “il mondo dell’organizzazione giudiziaria ha bisogno di attingere ad altri saperi, oltre allo studio e all’approfondimento del diritto in quanto tali”, e il bando “ha avuto una risposta straordinaria dagli atenei di tutta Italia, che hanno saputo organizzarsi in grandi gruppi di ricerca, creando una rete tra atenei e realizzando di fatto un’interdisciplinarietà e superando i confini territoriali o le piccole gelosie che inevitabilmente possono scatenarsi quando vi è un finanziamento”. La pandemia, ha sottolineato infine la ministra, “lascia come una cesura tra un prima e un dopo, non subiamola: può essere un’occasione reale, anche per le università, sarebbe un peccato aspettare solo il trascorrere di questi mesi, ancora così problematici, per tornare a come eravamo”. E ha concluso con un monito: “Sfruttiamo questo scossone che ci è arrivato per guardare in avanti, per offrire alle nuove generazioni un’occasione in più esattamente come il Pnrr sta dando alla società italiana”.
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Dall’1 febbraio obbligo vaccinale per il personale delle Università

ROMA (ITALPRESS) – Dal 1° febbraio 2022, l’obbligo vaccinale è esteso al personale delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM). Lo prevede l’articolo 2 del decreto-legge n. 1 del 7 gennaio 2022, “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore” pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
E’ previsto, inoltre, che siano i responsabili degli atenei e delle istituzioni AFAM ad assicurare il rispetto dell’obbligo. L’inosservanza di quanto previsto potrà portare alla sospensione dell’attività lavorativa e del pagamento dello stipendio, senza conseguenze disciplinari e con la conservazione del rapporto di lavoro.
Per gli studenti, invece, rimane in vigore, fino alla fine dello stato di emergenza, l’obbligo di possedere ed esibire il green pass che attesti o lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o la guarigione dall’infezione o l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus SARS-CoV-2 valido rispettivamente per 72 e 48 ore.
Gli obblighi non si applicano alle persone che, con certificazione medica, risultano esentate dalla campagna vaccinale.
Rimane, infine, prioritario lo svolgimento in presenza delle attività didattiche e curriculari, così come la possibilità per le università di adottare piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari con i quali garantire specifiche esigenze formative da parte degli studenti, come, ad esempio, quelle di studenti con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento. Tenuto conto dell’attuale evoluzione del quadro epidemiologico, infatti, il ministero ha previsto che, in via del tutto eccezionale e laddove non sia possibile garantire la presenza, le università potranno prevedere lo svolgimento con modalità a distanza delle prove, delle sedute di laurea e degli esami di profitto programmati per la sessione di gennaio e di febbraio.
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Dal MUR bandi da 4,48 miliardi per la ricerca di filiera

ROMA (ITALPRESS) – Ammontano a 4,48 miliardi di euro le risorse complessive che il ministero dell’Università e della Ricerca ha stanziato con la pubblicazione dei primi bandi per l’attuazione della parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedicata alla ricerca di filiera.
Il primo bando è da 1,6 miliardi di euro per la presentazione di proposte per la creazione di 5 Centri Nazionali dedicati alla ricerca di frontiera relativa ad ambiti tecnologici intorno a una serie di tematiche: Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; Tecnologie dell’Agricoltura (Agritech); Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; Mobilità sostenibile; Bio-diversità.
I Centri nazionali – che dovranno essere organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli Spoke quelle di ricerca – sono aggregazioni di università statali ed enti di ricerca vigilati dal ministero dell’università e della ricerca e possono prevedere il coinvolgimento di università non statali, altri enti pubblici di ricerca e di altri soggetti pubblici o privati, altamente qualificati che svolgono attività di ricerca.
Questi centri – per i quali si prevede un finanziamento tra 200 e 400 milioni di euro ciascuno – saranno finalizzati alla creazione e/o al rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca, alla realizzazione e allo sviluppo di programmi e attività di ricerca, a favorire la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico come start-up e spin off da ricerca, e alla valorizzazione dei risultati della ricerca.
Sono stati poi pubblicati l’avviso pubblico per “la presentazione di proposte progettuali per il rafforzamento e la creazione di Infrastrutture di ricerca”, con lo stanziamento di 1,08 miliardi di euro, e il bando per “la concessione di finanziamenti destinati alla realizzazione o ammodernamento di Infrastrutture tecnologiche di innovazione”, che prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro.
Attraverso questi due bandi, il MUR finanzia complessivamente almeno 30 Infrastrutture: 20 Infrastrutture di ricerca, ovvero impianti, risorse e relativi servizi usati dalla comunità scientifica per compiere ricerche in più discipline, un importante elemento di competitività della ricerca nazionale ed europea, e almeno 10 Infrastrutture tecnologiche di innovazione con l’obiettivo di favorire una stretta integrazione tra imprese e mondo della ricerca e dell’innovazione per sostenere, accelerare e qualificare la crescita economica del Paese.
L’ultimo bando pubblicato dal Mur si rivolge alla creazione e al rafforzamento di “Ecosistemi dell’innovazione territoriali”, con un investimento di 1,3 miliardi di euro. Gli Ecosistemi – per i quali si prevede un finanziamento tra 90 e 120 milioni di euro ciascuno – sono reti di università statali e non statali, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti, e intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento. Gli Ecosistemi hanno l’obiettivo di agevolare il trasferimento tecnologico e accelerare la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese. Verranno così finanziate attività di ricerca applicata, di formazione per ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dalle università, la valorizzazione dei risultati della ricerca con il loro trasferimento all’impresa, il supporto alla nascita e sviluppo di start-up e spin off da ricerca, promuovendo le attività e i servizi di incubazione e di fondi venture capital.
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Alma Mater scelta come sede per Europei universitari basket 2025

BOLOGNA (ITALPRESS) – Spetterà all’Università di Bologna e al CUSB l’organizzazione degli EUSA 2025, i campionati europei universitari maschili e femminili di basket che per la prima volta si giocheranno in Italia. Ha avuto dunque successo la candidatura presentata a inizio dicembre dal CUSB e dall’Università di Bologna, con il sostegno del CUSI, del Comune di Bologna, della Regione Emilia-Romagna e con l’appoggio della Federazione Italiana Pallacanestro e della Lega Basket maschile e femminile. La scelta della commissione giudicatrice (Executive Committee of the European University Sports Association) ha premiato, tra le tante candidature, l’Alma Mater. A spiccare sono state le riconosciute qualità dell’Ateneo in termini di innovazione, internazionalizzazione, infrastrutture e servizi, e la consolidata esperienza del CUSB nell’organizzazione di grandi eventi. Inoltre, grazie al coinvolgimento del Comune di Bologna e di Bologna Welcome, sono stati valorizzati gli aspetti legati all’offerta turistica e culturale del territorio. Si è proposto alla Commissione di far giocare i campionati tra il 20 e il 27 luglio 2025, definendo già un primo calendario di partite e allenamenti, che si terranno negli impianti universitari e in alcuni impianti comunali. E’ stata avanzata la proposta di celebrare le cerimonie di apertura in Piazza Maggiore/Palazzo Re Enzo e di chiusura al Paladozza. L’evento coinvolgerà più di 500 ospiti internazionali tra atleti e delegazioni ufficiali provenienti da tutta l’Europa. Il CUSB si è già occupato di definire i primi accordi per gli alloggi e i trasporti interni alla città durante lo svolgimento della competizione. “Ho accolto la notizia con gioia e soddisfazione” ha commentato il Rettore Giovanni Molari, “non solo per il grande prestigio della manifestazione e per il riconoscimento tributato all’Alma Mater e al CUSB, ma anche perchè questo evento coinvolge ambiti e obiettivi prioritari per il nostro Ateneo: l’apertura al mondo, la valorizzazione della vitalità studentesca e l’impegno pubblico, di cui sono elementi fondamentali sia la diffusione della cultura sportiva, sia i rapporti organici con il Comune di Bologna e il territorio. Naturalmente tiferò per le nostre squadre, ma una manifestazione sportiva di questo rilievo è in sè una vittoria di tutti”.
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