Controlli a tappeto per tutti a tutti gli ingressi dei 41 presìdi ospedalieri della Toscana con stop all’accesso di chi manifesta sintomi riconducibili al Coronavirus e attività medico chirurgica ridotta al 25%, con l’effettuazione delle sole prestazioni d’urgenza e di quelle legate alle patologie oncologiche. La misura viene adottata per evitare che una persona positiva al virus entri in ospedale ed infetti pazienti e personale, provocandone la messa in quarantena, mettendo in difficoltà l’intero sistema. E’ per questo che davanti ad ogni ospedale sono state sistemate tende di pre triage con la presenza di infermieri professionali.
E’ quanto ha annunciato oggi pomeriggio il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha incontrato i giornalisti insieme all’assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi, prima di firmare una apposita ordinanza al riguardo.
“Chiediamo ai cittadini in attesa – ha spiegato Rossi – di avere pazienza. Abbiamo preso questa decisione per tutelare la salute collettiva, nell’eventualità che il fenomeno possa avere un’ulteriore diffusione nei prossimi giorni. In questo modo renderemo disponibili posti letto in più, oltre agli attuali 30 liberi nelle terapie intensive degli ospedali pubblici e verificheremo con le strutture private quanti potranno metterne a disposizione. Contiamo di arrivare a circa 100 in totale. E domani esamineremo la possibilità di renderne disponibili altri ancora, attrezzando con ventilatori respiratori alcuni dei 308 posti che abbiamo nelle terapie subintensive”.
E’ stato però precisato che i ricoveri avverranno soltanto per quei pazienti che mostreranno evidenti necessità di ricovero, a partire dalle difficoltà respiratorie, mentre per tutti gli altri proseguirà la sorveglianza attiva con i controlli a domicilio.
Il presidente Rossi ha detto di aver ricevuto stamani i ringraziamenti del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, al quale ha messo a disposizione 5 letti di terapia intensiva. La Lombardia ne ha attualmente occupati circa 110 da pazienti con il coronavirus, ma ha tre volte il numero di abitanti della Toscana ed una situazione epidemiologica sicuramente peggiore.
“Dopo esserci dedicati alla prevenzione – ha aggiunto Enrico Rossi – ci siamo messi in condizioni serie per curare i pazienti, nell’eventualità che si verifichi lo scenario più preoccupante. Ma a me non fa paura affrontare questo tema e spero sia così anche per i cittadini toscani. Non navighiamo a vista. Sappiamo ciò che dobbiamo fare, anche se abbiamo a che fare con una materia delicata e complessa. Insomma ci stiamo attrezzando per le cure e per fornirle al meglio. C’è chi voleva fermare il virus ai confini nazionali. Io mi accontento di cercare di fermarlo alle soglie degli ospedali. Ma occorre far passare la paura, che è la peggiore nemica della gestione delle situazioni come questa”.
Il Presidente della Regione ha poi annunciato che, vista la scarsità sul mercato mondiale, è iniziata la produzione di 20-30.000 mascherine al giorno “made in Tuscany”. Sono state cioè inventate e realizzate in tessuto non tessuto in Toscana, dopo averne ottenuto la validazione da parte dell’Università.
(ITALPRESS)
Coronavirus, Rossi “Attività ridotta al 25% negli ospedali”
Ue, Rossi “Serve partecipazione dei cittadini”
Il governatore e’ intervenuto a Bruxelles alla conferenza organizzata dalla Commissione europea sul coinvolgimento dei cittadini nella governance della politica di coesione.
alp/mgg
ROSSI “TRANSIZIONE VERDE MA NON PENALIZZARE LAVORATORI”
“Sì alla transizione verde e al Green New Deal. Ma non sottovalutiamo l’impatto che potrà avere su occupazione e mondo del lavoro. Se la transizione non sarà governata, il rischio è che a pagare siano i lavoratori e i ceti popolari”. Lo ha detto a Bruxelles il presidente della Toscana Enrico Rossi, in qualità di vicepresidente della Crpm (Conferenza delle Regioni marittime), nel corso del dibattito con la commissaria Ue Elisa Ferreira alla Commissione REGI.
“Sono d’accordo con le considerazioni della commissaria Ue alla coesione Ferreira quando dice che le politiche e i fondi della coesione devono integrarsi con i cofinanziamenti regionali e degli stati centrali in direzione della conversione ecologica, del Green New Deal. Lo stesso deve valere anche per le banche, attraverso una politica complessiva”. Rossi ha poi aggiunto, esprimendo qualche preoccupazione, che “i fondi che vanno alle Regioni vanno indirizzati al Green New Deal: fondi per la ricerca, per l’innovazione, per la formazione e anche per l’agricoltura. Sono preoccupato perchè sento parlare di risorse fresche, ma dove si prenderanno? Rispetto ai grandi impegni che derivano da una transizione ecologica non si deve ridiscutere in Europa anche della possibilità di una tassazione europea?”
Il presidente ha quindi concluso il proprio intervento sottolineando la necessità di andare in direzione di una lotta forte e determinata ai cambiamenti climatici. “Ma dobbiamo stare attenti al rischio che questa transizione può avere sul mondo del lavoro. O sarà regolata o, come già avvenuto con la globalizzazione, a pagare saranno le classi operaie occidentali. Ed in particolare chi ancora lavora in miniera, e sono ancora tanti, oppure nel settore automotive. Come riusciremo a garantire una giusta transizione dal posto di lavoro al posto di lavoro? Saranno sufficienti i finanziamenti per la formazione o occorreranno nuovi strumenti? E come possiamo supportare in quanto regione il vostro lavoro?”.
Il presidente Rossi, sempre in qualità di vicepresidente della Crpm, è intervenuto anche nel pomeriggio in Commissione Regi e ancora sulle politiche di coesione post 2020.
“E’ probabile – ha detto – che il Consiglio europeo si riunisca a febbraio per discutere sul Quadro Finanziario Pluriennale e come CRPM non possiamo non dirci preoccupati per almeno tre ragioni. La prima è l’entità dei tagli al budget della politica di coesione che, rispetto al testo iniziale presentato dalla Commissione, sono stati rafforzati dalla Presidenza finlandese, delineando uno scenario che porta ad una diminuzione delle allocazioni di molti paesi membri rispetto ai livelli di finanziamento di oggi. Un secondo motivo di apprensione – ha proseguito – riguarda le tempistiche del negoziato sul Quadro. Se anche si trovasse rapidamente un accordo in Consiglio e poi tra Consiglio e Parlamento, occorrerebbero diversi mesi per l’adozione finale dei regolamenti e questo potrebbe tradursi in ritardi a catena e nell’impossibilità di spendere per un certo periodo finanziamenti essenziali p er le economie regionali. Il terzo elemento, infine, deriva dal fatto che i governi centrali avranno ampia libertà di decidere sulle aree beneficiarie e su quante risorse andranno a ciascuna di esse. C’è il rischio che alcune Regioni ne risultino penalizzate: ci auguriamo – ha concluso Rossi – che il Parlamento europeo intervenga sulla proposta per migliorare questi aspetti”.
(ITALPRESS).
INDUSTRIA 4.0 IN TOSCANA, RICERCA SU SETTORE PELLAMI
“Questo settore è una delle locomotive dell’economia toscana che per molti aspetti è stato precursore di modelli e soluzioni invidiati in tutto il mondo che ne fatto un distretto capace di competere a livello internazionale senza temere rivali”. Lo ha detto l’assessore alle Attività produttive della regione Toscana Stefano Ciuoffo, riguardo la ricerca per capire l’impatto dell’applicazione delle tecnologie “Industria 4.0” nei processi produttivi delle filiere toscane della concia e della pelle, della pelletteria e delle calzature con particolare riferimento al distretto industriale di Santa Croce e nell’area fiorentina. L’indagine è stata svolta nel periodo novembre 2018 – novembre 2019 da un gruppo di ricerca interdipartimentale delle Università di Firenze, Pisa e Siena. Il lavoro, svolto con questionari di assessment strutturato e semplificato (pre-assessment) ad un campione di 80 aziende e con focus group e interviste ad imprese e associazioni di categoria, è stato presentato oggi presso l’Auditorium Assoconciatori a Santa Croce Sull’Arno (PI). “La capacità di produrre, organizzarsi e trovare soluzioni a quelle che di volta in volta venivano a essere considerate barriere da superare dimostra la capacità e la duttilità di questo territorio che con i suoi imprenditori ha saputo dare, ad esempio, una risposta alle richieste di sostenibilità ambientale” ha detto Ciuoffo.
“Antesignano e auto didatta – ha continuato l’assessore Ciuoffo – – questo settore in Toscana ha saputo dotarsi di centri di ricerca e strutture per migliorarsi sempre di più senza aspettare che le novità li cogliessero impreparati. La ricerca presentata oggi ci fotografa un tessuto produttivo non ancora proiettato alle opportunità che le innovazioni tecnologiche stanno portando nell’industria. C’è quindi una potenzialità enorme per questo distretto che una volta imboccata in maniera omogenea la strada della riconversione al ‘paradigma i4.0’ saprà coglierne i benefici all’ennesima potenza. Ci sono tutte le competenze e l’esperienza per adattare in questo campo le modalità di innovazione di prodotto o del processo produttivo che renderanno ancora più forte questo comparto economico regionale”. Il rapporto restituisce l’immagine di un sistema industriale toscano in movimento di fronte al cambiamento, “a macchia di leopardo” (alcune aziende sono più attrezzate a fronteggiare la sfida della nuova rivoluzione tecnologica) e con una velocità che dovrebbe in alcuni ambiti adeguarsi alle sfide sempre più complesse della competizione internazionale. Per esempio, a fronte di alcuni investimenti “puntuali” in macchinari e nuove tecnologie digitali, permangono ancora alcuni “colli di bottiglia” su alcune componenti dell’organizzazione aziendale, per esempio nella assunzione di figure specialistiche, o nella presenza di attività formative che spesso non si associano a processi di job rotation.
Comune ad altri settori dell’economia toscana dei ritardi culturali nell’individuazione e definizione puntuale di quali siano le competenze critiche nel nuovo scenario competitivo. Tanti spunti di riflessione non solo per le imprese, ma anche per il sistema della ricerca toscano circa la sua attuale e reale capacità di accompagnare il processo di evoluzione tecnologica in uno scenario di rapidi cambiamenti di mercato e di crescente digitalizzazione dei processi. Solo 1 impresa su 5 tra quelle intervistate ha attivato collaborazioni con centri di ricerca. Il valore medio di maturità tecnologica 4.0 delle aziende intervistate è pari a 2,46 (su una scala che va da 1 a 6), posizionandole ad uno stadio tra Beginner (l’azienda ha cambiato orientamento strategico e sta sviluppando una strategia di I4.0) e Intermediate (l’azienda ha formulato una sua strategia su I4.0). Pelletteria e meccanica presentano i valori medi più elevati, rispettivamente 2,63 e 2,57, calzature e concia quelli più bassi, 2,38 e 2,15. Pur trattandosi di un campione limitato, la linea di tendenza è da considerarsi positiva, tenuto conto anche delle particolarità di alcune componenti della filiera, in cui la componente della lavorazione manuale ed artigianale è predominante rispetto ad una componente meccanica.
Un percorso avviato verso il passaggio al digitale e per di più in una fase di incertezza è un segnale da registrare con particolare attenzione per sostenere il continuo miglioramento competitivo che questo comparto è in grado di mettere in campo, e ne sono prova i dati sull’export degli ultimi mesi. Adozione di soluzioni ICT a supporto dei principali processi di business. Il risultato medio è 2.86, un punteggio tecnologico che dimostra come la maggior parte delle aziende faccia ancora affidamento a strumenti cartacei o tradizionali (Excel, email, supporti cartacei) piuttosto che software specifici per le varie funzioni. Altro motivo è una attenzione non ancora sufficiente alla integrazione dei sistemi informativi locali, che potrebbe apparire quindi parzialmente efficaci per la gestione globale dell’impresa. Vi è da considerare comunque che lo stato di maturità delle tecnologie 4.0 può essere influenzato principalmente dalle caratteristiche della produzione e in particolare dalla presenza di elevati volumi produttivi, anche in presenza di alta varietà di articoli. Si registrano situazioni che spingono le singole aziende a muoversi verso l’automazione industriale integrando alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti.
Competenze maturate all’interno delle Pmi, ovvero quelle che possono influenzare il livello di maturità delle imprese in termini di I 4.0. Le imprese del settore sono consapevoli di operare in un contesto labour-intensive, nel quale le competenze degli operatori sono critiche per garantire un adeguato livello di qualità del prodotto. Quasi 1 su 5 ritiene che tali attività possano essere automatizzate; oltre il 35% ritiene di svolgere attività di natura prettamente artigiana. Buona parte non sembra essere cosciente di questo mutamento di paradigma o, quantomeno, non sembra ancora in grado di rispondere in maniera adeguata. Nel 36% dei casi gli operai si limitano a eseguire decisioni prese da altri, nel 25% prendono decisioni basate esclusivamente su loro osservazion i personali. Solamente in 1 su 5 gli operai si avvalgono della conoscenza appresa attraverso i dati collezionati nella catena produttiva, uno dei cardini I 4.0. L’uso dei dati a supporto delle decisioni manageriali appare più diffuso a livello strategico: oltre il 40% delle imprese affermano di prendere decisioni sulla base di analisi quantitativa di dati registrati internamente, mentre quasi il 34% si affida alla valutazione di dati non registrati e il 17.5% a una valutazione del contesto non basata su dati. Anche a livello di top management l’approccio data-driven è quindi diffuso in meno della metà delle imprese intervistate.
(ITALPRESS).
ROSSI “L’ACQUA DEVE TORNARE PUBBLICA”
Per far tornare la Toscana a essere una regione ad acqua pubblica, “ho una proposta di legge pronta”. “Se vorranno approvarla in questa legislatura, è pronta. Se invece la si vorrà rimandare alla prossima, benissimo, i cittadini e il gruppo consiliare sapranno che c’è una volontà precisa in questo senso”. Lo ha affermato il governatore della Toscana, Enrico Rossi, parlando con i giornalisti a margine di un convegno in svolgimento a Palazzo del Pegaso, a Firenze.
Sull’utilizzo dell’acqua “c’è stata una fase in cui anche l’ingresso di capitale privato e know-how privato è stato utilissimo, perché ha cambiato la natura di certe aziende. Adesso le stesse sono efficienti, sanno lavorare e non abbiamo più una situazione da definire come ‘drammatica’. Credo che, per rispetto della volontà dei cittadini ma anche per una convinzione profonda mia, il ritorno all’acqua pubblica sia fondamentale per una semplice ragione, che è questa: l’acqua è una risorsa importante, una risorsa limitata ed è preferibile che l’acqua sia nelle mani delle comunità locali, in una dimensione ovviamente adeguata”, ha aggiunto Rossi.
“La nuova dimensione non può essere quella del ritorno dei Comuni, del servizio ‘in house’: devono esserci società che sappiano governare fra l’altro i problemi dei bacini acquiferi, che sono di dimensioni regionale quantomeno, come i nostri, e che sappiano governare questa risorsa seguendo anche una logica non solo dell’emungimento, non sono dell’adduzione ma anche del risparmio e della riparazione. C’è stata tanta dispersione in questo settore”, ha chiarito il presidente della Regione Toscana.
“Noi avevamo fatto anche una serie di conti e i conti tornavano senza neanche bisogno di aumentare le tariffe. Possiamo, attraverso un processo, liquidare le diverse aziende private”, che attualmente gestiscono l’acqua, “utilizzando profitti che ogni anno si producono e quindi, nell’arco di un periodo di tempo non lunghissimo, a mano a mano che le concessioni vanno a scadenza, ritornare totalmente all’acqua pubblica in Toscana”, ha concluso Rossi.
TOSCANA: REGIONE COMPRA 300 GIOIELLI “ORO D’AUTORE”
Un tesoretto composto da oltre 300 gioielli d’oro, pezzi unici, non riproducibili e non commerciabili. Si tratta di “Oro d’autore”, la collezione che la regione Toscana ha acquistato il 30 dicembre scorso da Arezzo Fiere per un valore di poco superiore a 1,8 milioni di euro. Il significato dell’operazione compiuta è stato illustrato dal presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, nel corso di una conferenza stampa che ha tenuto presso gli uffici di Arezzo Fiere. Il primo intento è stato quello di ampliare e valorizzare il Museo dell’oro, già attivo presso il Palazzo di Fraternita, quale simbolo di identità del distretto orafo aretino. Lo scopo è anche quello di potenziare e valorizzare il “Percorso conoscitivo dell’oro ad Arezzo” e della collezione “Oro d’Autore” con il fine di promuovere lo sviluppo del tessuto economico, sociale e culturale del territorio aretino anche attraverso il potenziamento e la valorizzazione degli spazi del Palazzo di Fraternità e della collezione “Oro d’autore”, attraverso l’elaborazione di un progetto museografico. Oro d’autore nasce nel 1987 con l’obiettivo di creare una collezione di arte orafa contemporanea in grado di valorizzare e promuovere il gioiello made in Italy.
Il progetto unisce all’estro di importanti artisti del panorama nazionale ed internazionale la maestria delle più grandi aziende orafe italiane. Ne fanno parte gioielli realizzati da artisti di spicco che con le loro creazioni hanno arricchito la collezione, che è ed è stata spesso ospite e protagonista di fiere e musei internazionali, come a Tokyo, Hong Kong, Las Vegas, Buenos Aires, in Brasile, a New York, Pechino. Negli ultimi anni Oro d’autore ha intrapreso altre strade creative, e grazie alla collaborazione con Vogue Gioiello e Vogue Accessory, sono stati realizzati gioielli che coniugano lo stile e l’originalità di stilisti nazionali ed internazionali con la tradizione orafa italiana.
Maison come Armani, Ferrè, Fendi, Prada, Gucci, Ferragamo, Dolce e Gabbana, Vivienne Westwood, e molte altre ancora hanno aderito all’iniziativa e nel 2003 è nata la prima collezione, “It Jewels”, mostra nella quale trenta stilisti hanno realizzato i loro pezzi unici.
(ITALPRESS)
Ue, Rossi “Non fare regredire politica di coesione”
“Servono nuovi investimenti e ci sono altri settori da coprire” dice il governatore toscano a margine della sessione plenaria del comitato delle regioni (CoR) a Bruxelles.
alp/mgg
Rossi “L’Europa fa sul serio sul patto verde”
Il governatore ha sottolineato che verra’ messo in atto il piano Toscana carbon-neutral 2030.
alp/mgg