ISERLOHN (GERMANIA) (ITALPRESS) – La prima parata sul colpo di testa di Pedri, sembrava quella di Buffon nel 2006 sull’incornata di Zidane nella finale di Berlino. Il volo sul sinistro di Fabian è da Gigio Donnarumma, capitano azzurro che ieri ha salvato ripetutamente la sua porta, dicendo no a tutti e offrendo tutto il suo campionario. Non è bastato, la sfortunata autorete di Calafiori, sul suo ennesimo intervento, ci costa la sconfitta, ma siamo stati dominati in lungo e in largo e se si è perso soltanto 1-0 il merito è tutto di SuperGigio. E’ stato eletto miglior giocatore degli Europei del 2021, è stato fondamentale per il trionfo azzurro ed è pronto a difendere il titolo, oltre che con le unghia e con i denti, anche con la testa da fuoriclasse e con i guanti da re dei numero 1. A fine partita non ha potuto fare altro che riconoscere la schiacciante superiorità spagnola, ma non ha accettato di essere messo in salvo dal disastro generale: “Si vince e si perde insieme”, parole da capitano, da leader. Da condottiero che si oppone fino alla fine all’evidenza, al 94° si è precipitato in area di rigore, dopo aver convinto la panchina a dargli l’ok. Ha cercato il gol alla Provedel, non è andata, ma lui, e se non solo soprattutto lui, ha lottato fino alla fine ed è stato l’unico a spiccare in una notte da incubo. C’è tempo per rialzarsi, basta il pari con la Croazia, ma servirà un’Italia se non ai livelli altissimi di Gigio, sicuramente diversa.
ari/gsl
Dire no è il suo mestiere, Donnarumma capitano azzurro
Primo Piano Euro2024 – Quarta Puntata
MILANO (ITALPRESS) – Nella quarta puntata di Primo Piano Euro2024 condotta da Claudio Brachino, con il direttore editoriale di Italpress Italo Cucci è stato ospite il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni.
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Gli spagnoli ci temono: “L’Italia ha personalità e gioco”
ISERLOHN (GERMANIA) (ITALPRESS) – Una squadra difficile da battere, molto pericolosa e che può trovare la soluzione giusta a un rebus sulla carta irrisolvibile. La Spagna è individualmente più forte, come ha ribadito Davide Frattesi, ma anche l’Italia è quell’osso duro che Morata e compagni hanno fatto fatica a digerire, soprattutto durante l’Europeo. Una prestazione, quella della nazionale iberica contro la Croazia, che ha sorpreso anche in patria. La gara di Gelsenkirchen dovrà essere dunque affrontata con la consapevolezza dei valori altrui, in modo tale da evitare qualsiasi trappola. Fari puntati sul collettivo, ma anche sui singoli come Alvaro Morata, vecchia conoscenza del calcio nostrano. In Spagna però non si sentono superiori alla nostra Nazionale, un gruppo compatto e pericoloso che può sempre trovare la risposta corretta anche al quesito più complicato: serve un voto alto nell’esame di spagnolo per passare agli ottavi.
pia/ari/gm/gtr
Il Prescelto: Lamine Yamal, 16 anni e un futuro da star
PALERMO (ITALPRESS) – Non ha dovuto scegliere fra pillola rossa o pillola blu come il Neo di Matrix ma che sia il Prescelto in pochi hanno dubbi. Pure Thiago Messi, il figlio di Leo, è un suo ammiratore e sogna di giocare un giorno al suo fianco. Sedici anni appena, 17 il prossimo 13 luglio, alla vigilia della finale degli Europei, Lamine Yamal è già una star e non solo del calcio spagnolo. Il ct de la Fuente, parlando di lui, sostiene che abbia il talento degli eletti e non è l’unico a pensarlo. Nato a pochi chilometri dal Camp Nou, altro segno del destino, papà marocchino e mamma originaria della Guinea Equitoriale, Lamine Yamal si è preso di prepotenza la scena nell’ultimo anno. In realtà già a settembre 2022 Xavi, che di talento se ne intende, lo aveva aggregato alla prima squadra del Barcellona e nell’aprile dello scorso anno gli ha regalato il debutto a 15 anni, 9 mesi e 16 giorni, il più giovane esordiente di sempre nella storia blaugrana. Di record di precocità ne verranno altri, in Liga, in Champions e soprattutto in nazionale: lo scorso settembre arriva la prima chiamata della Spagna, de la Fuente lo butta dentro contro la Georgia e Lamine va subito a segno, diventando allo stesso tempo il più giovane ad aver esordito e segnato con le Furie Rosse a soli 16 anni e 57 giorni. Velocità, dribbling, sterzate, gol ma anche assist, una capacità di saltare l’uomo impressionante: anche se lui si sente più vicino a Neymar, i paragoni con Messi, un altro che dalla Masia si è fatto largo fra i grandi, sono già arrivati puntuali. E Lamine? In ritiro si è portato i libri per studiare, perchè ha ancora la scuola dell’obbligo da finire e poco tempo davanti visto che potrebbe giocare anche alle Olimpiadi di Parigi. Perchè i piedi sono importanti ma la testa conta anche di più e quella di questo ragazzino sbarbatello sembra già quella di chi vuole ritagliarsi uno spazio nella storia.
pia/ari/gm/gtr
Esperienza e talento, la ricetta che fa sognare la Spagna
PALERMO (ITALPRESS) – Prendere del talento, mescolarlo all’esperienza, aggiungere giusto un pizzico di tiki-taka come condimento per un gioco posizionale che tende alla profondità. Chef: Luis de la Fuente. Come una paella raffinata in cui far sposare gli ingredienti più diversi, nella Spagna versione Euro2024 convivono varie anime, dal vecchio Jesus Navas all’infante Lamine Yamal, dal motore Rodri al puntero Morata, dall’elettrico Nico Williams al jefe Nacho. Un bel mix sul quale puntare forte dopo la grande delusione del Mondiale in Qatar, con conseguente rivoluzione in panchina: adios Luis Enrique, panchina a de la Fuente, uno che si è fatto tutta la gavetta in Federazione fra le varie nazionali giovanili e che parecchi di quelli oggi in gruppo li ha cresciuti e allevati. Il nuovo corso ha già dato i primi frutti: Nations League in bacheca e un girone di qualificazione dominato. E se qualcuno avesse ancora dei dubbi, ecco i tre schiaffi alla Croazia per inaugurare l’Europeo. Non sarà forse la generazione d’oro che nel 2012 vinceva il suo secondo Europeo di fila ma sul fuoco è in cottura un piatto da ristorante stellato. Se è vero che in difesa non ci sono più i Sergio Ramos o i Puyol, è sempre in mezzo al campo che le Furie Rosse hanno il loro centro di gravità permanente: Rodri è lo stakanovista del Manchester City perchè Guardiola non ci rinuncia quasi mai, ma anche i piedi di Zubimendi e Pedri sono abbastanza educati. Morata non è un bomber di razza ma i suoi gol sono sempre pesanti, Oyarzabal è un altro su cui poter contare e poi c’è lui, il prescelto, l’eletto, 16 anni appena e un futuro da campione già scritto, Lamine Yamal. Le ambizioni della Spagna passano da soprattutto da lui, dalle sue intuizioni, dalla sua intesa con l’amico Nico Williams, altro ragazzino terribile al soldo di de la Fuente. Il rischio che la paella spagnola ci vada di nuovo di traverso è alto: negli ultimi cinque confronti tre vittorie delle Furie Rosse e due pareggi, compreso quello del 2021 dove poi l’Italia passò ai rigori. Nei novanta minuti non li battiamo dagli Europei del 2016: era la nazionale underdog di Conte, opposta alla Spagna campione in carica di Piquè, Iniesta e David Silva. Perchè un bel piatto di pasta asciutta sa essere più buono di qualsiasi paella.
glb/gm/gtr
Primo Piano Euro2024 – Terza Puntata
MILANO (ITALPRESS) – Nella terza puntata di Primo Piano Euro2024 condotta da Claudio Brachino, con il direttore editoriale di Italpress Italo Cucci sono stati ospiti in studio i giornalisti Marco Civoli e Franco Ordine.
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Tra Oriali e Tardelli, Barella il trascinatore azzurro
DORTMUND (GERMANIA) (ITALPRESS) – Lo ha aspettato, lo ha protetto, lo ha fatto riposare, lo ha schierato e ha vinto. Il protagonista della storia potrebbe essere Luciano Spalletti. In parte è anche così, ma in questo caso l’attore principale è Nicolò Barella. Sembrava destinato al forfait, a saltare la prima in attesa di un completo recupero e in vista di Spagna e Croazia. Invece è sceso in campo dal primo minuto contro l’Albania e il muro rosso di Dortmund. Ma non è tutto qui, perchè il campione d’Italia e d’Europa non si è limitato al compitino, non l’ha mai fatto in una carriera che solo in parte è quella raccontata in una “vita da mediano”. Perchè sì il sardo corre, rincorre, spazia su tutto il campo “lavorando come Oriali”, ma fa tanto altro: imposta, si inserisce, conclude, distribuisce, segna e trascina. Per rimanere in tema di grandi azzurri del passato un po’ come Marco Tardelli. Dopo il folle gol incassato al 23esimo secondo, è stato lui a prendere per mano la squadra. Con personalità, sicurezza, con gesti rasserenanti, ha guidato il gruppo alla riscossa aiutato da altri due senatori come Jorginho e Pellegrini. Suo il gol del 2-1 con un bel destro da fuori area, suo il marchio in una vittoria che mette il cammino dei campioni d’Europa, se non in discesa, su una strada pianeggiante, sicuramente non in salita. E’ il rischio di dover scalare una montagna al secondo numero 23 sembrava un fatto concreto, Barella ha avuto la calma dei grandi, la classe e il carattere dei campioni. Del resto l’unico italiano tra i 30 dell’ultima edizione del Pallone d’Oro era lui. E chissà che un giorno…
ari/mrv





