Lavoro & Welfare

Pensioni, Uil “Il Governo dica se vuole attuare gli impegni presi”

ROMA (ITALPRESS) – “Fino ad oggi, sulle pensioni, il Governo si è limitato ad ascoltare le proposte unitarie di Uil Cisl Cgil: adesso, è arrivato il momento di parlare e di assumersi delle responsabilità”. Per questo, si legge in una nota, la Uil “chiede alla ministra Calderone di essere presente alla riunione dell’Osservatorio, prevista per il prossimo 5 settembre, e di dire con chiarezza cosa il Governo intenda fare. E’ necessaria una flessibilità’ di accesso alla pensione intorno a 62 anni, pensare ora alle future pensioni dei giovani, ripristinare opzione donna nella versione originale e rivalutare tutte le pensioni in essere. Dopo mesi di silenzio, il Governo dica se vuole attuare gli impegni presi in campagna elettorale”.

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Pensioni, Sbarra “La fuga in avanti di Giorgetti non fa bene al dialogo”

ROMA (ITALPRESS) – “La fuga in in avanti del Ministro Giorgetti sulle pensioni non fa bene al dialogo e richiede un chiarimento con il Governo”. E’ quanto sottolinea il segretario generale della Cisl in un lungo e articolato intervento sul quotidiano cattolico Avvenire. “Le parole del ministro Giorgetti al Meeting di Rimini vanno nella giusta direzione quando richiama la necessità di sostenere, con la prossima manovra, la crescita economica , i redditi dei lavoratori e pensionati , delle famiglie alle prese con il carovita ed un’inflazione che erode il potere di acquisto di salari e pensioni”, precisa Sbarra. “Destano, invece , preoccupazione quando si sofferma sull’inemendabilità delle regole pensionistiche alla luce della crisi demografica italiana, per più di un motivo. Il primo è di metodo: il Ministro all’Economia sa bene che sul tema, affrontato più volte negli incontri a Palazzo Chigi, è aperto un tavolo specifico al Ministero del Lavoro con le parti sociali, dove si cerca la quadra sui possibili e necessari cambiamenti per far evolvere la previdenza italiana nel solco dell’inclusione, della flessibilità, di una maggiore sostenibilità sociale. Negli incontri il Governo ha sempre sostenuto la volontà di modificare la Legge Fornero riconoscendo la validità delle proposte e le priorità poste a base della piattaforma unitaria del sindacato confederale oggetto di approfondimenti anche in sede tecnica”.
“Questa fuga in avanti rispetto a un percorso che lo stesso Governo ha voluto non fa bene al dialogo e richiede un chiarimento”, aggiunge il leader Cisl.
“Il secondo aspetto che rende quelle dichiarazioni allarmanti riguarda l’impostazione ragionieristica che continua ad associare le pensioni ad un privilegio, non a un diritto maturato nel lavoro e – soprattutto – al principale driver di coesione e continuità intergenerazionale. Vero: l’inverno demografico è uno dei più grandi ostacoli a un progetto di sviluppo del Paese – sottolinea Sbarra -. Ma di fondo continuano ad essere invertiti gli elementi dell’equazione: la sostenibilità sociale non è il punto di arrivo, ma quello di partenza di una inversione di tendenza della crisi demografica. Ed è precondizione anche per una nuova sostenibilità economica e finanziaria delle riforme. Le famiglie non cresceranno mai obbligando i giovani a lavorare fino ed oltre i 70 anni, spesso con contratti di lavoro saltuari , flessibili , atipici , che uniti al sistema contributivo comporteranno pensioni da fame”.
“Occorre impegnarsi con investimenti pubblici e privati per alzare i tassi di occupazione giovanile e femminile, orientare gli interventi alla qualità e stabilità del lavoro, introducendo una pensione di garanzia per i giovani falcidiati dal contributivo puro, in modo tale che nessuno possa restare sotto una soglia minima di decenza. Bisogna dare maggiore flessibilità in uscita, mettere in campo una più forte tutela previdenziale per le donne, per chi svolge lavoro di cura, per i lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti. C’è da rafforzare la previdenza complementare e da rilanciare il potere d’acquisto delle pensioni in essere. Sono questi i termini su cui la Cisl sta impostando la trattativa con il Governo. E su questi elementi valuterà in Manovra i risultati del negoziato”, conclude il segretario generale della Cisl.

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L’intelligenza artificiale minaccia 8,4 milioni di lavoratori in Italia

ROMA (ITALPRESS) – Sono 8,4 milioni i lavoratori italiani a rischio per effetto della diffusione dell’intelligenza artificiale. A evidenziarlo è un rapporto di Confartigianato che analizza il grado di esposizione all’IA del nostro mercato del lavoro.
Ne emerge che il 36,2% del totale degli occupati subirà l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione. Una percentuale, quella italiana, inferiore di 3,2 punti rispetto al 39,5% della media europea di lavoratori maggiormente esposti all’IA. Stanno peggio di noi Germania e Francia rispettivamente al 43% e al 41,4% di lavoratori in bilico e il Lussemburgo con addirittura il 59,4%, seguito da Belgio al 48,8% e Svezia al 48%.Le professioni più esposte sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo, a cominciare dai tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione. Tra le attività lavorative a minor rischio vi sono quelle con una componente manuale non standardizzata.
Secondo la rilevazione di Confartigianato, l’espansione dell’intelligenza artificiale insidia il 25,4% dei lavoratori in ingresso nelle imprese nel 2022, pari 1,3 milioni di persone. Per le piccole imprese fino 49 addetti la quota è del 22,2%, pari a 729.000 persone.
A livello territoriale, la maggiore percentuale di personale in bilico si registra nel centro-nord, con in testa la Lombardia (35,2% degli occupati assunti nel 2022 più esposti a impatto IA), seguita dal Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%), Campania (25,3%), Emilia Romagna (23,8%), Liguria (23,5%).
Da rischio a opportunità, il rapporto di Confartigianato mette anche in evidenza che l’intelligenza artificiale è l’arma che le imprese stanno sfruttando per ottimizzare le proprie attività. In particolare, il 6,9% delle nostre piccole aziende utilizza robot, superando il 4,6% della media europea e, in particolare, doppiando il 3,5% della Germania. Inoltre, il 5,3% delle Pmi usa sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti nell’applicazione dell’IA.
“L’intelligenza artificiale – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l”animà dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”.
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Salario minimo, Sbarra “No all’indicazione diretta di una cifra oraria”

ROMA (ITALPRESS) – “Il confronto avviato tra governo e opposizioni su lavoro povero, precarietà lavorativa e questione salariale potrebbe portare ad una svolta su questioni determinanti, da affrontare senza divisioni strumentali, lontano da demagogie e populismi, con una impostazione ‘bipartisan’ che unisca tutti i partiti su obiettivi comuni e preveda il pieno coinvolgimento delle parti sociali”. E’ quanto ribadisce in un lungo intervento su “La Stampa” il leader Cisl, Luigi Sbarra. “Il confronto avviato tra governo e opposizioni su lavoro povero, precarietà lavorativa e questione salariale è un’occasione da non perdere, un vero banco di prova del livello di responsabilità delle forze politiche del nostro Paese”, sottolinea il segretario generale della Cisl.
“Ben venga un’istruttoria al Cnel sul tema del salario dignitoso, che porti velocemente a individuare una norma condivisa, capace di estendere e rafforzare la contrattazione, assicurando copertura dei CCNL prevalenti, settore per settore, a tutti i lavoratori che restano privi di un contratto di riferimento o che sono nella la morsa di accordi pirata”, aggiunge il numero uno Cisl.
“Sì all’inclusione di quasi un milione e mezzo di colf e badanti, che restano fuori dall’attuale proposta dei partiti di minoranza, con nuovi meccanismi di credito fiscale per compensare i costi delle famiglie. No, invece, alla indicazione diretta di una cifra oraria: nelle retribuzioni medie farebbe precipitare verso il basso la dinamica salariale portando all’uscita dalla contrattazione migliaia di aziende; nelle fasce deboli finirebbe per alimentare nero e sommerso”, dice il leader Cisl, aggiungendo che “che va difeso strenuamente il principio democratico che assegna l’autorità salariale alla libera trattativa tra chi rappresenta le imprese e chi i lavoratori: l’autonomo incontro negoziale e contrattuale è l’unico che possa rispondere con dinamismo, flessibilità, adeguatezza, prossimità, alle condizioni mutevoli dei settori e alle esigenze reali dei lavoratori. Slegare il salario orario dalla contrattazione imponendolo per legge smantellerebbe il sistema di relazioni industriali, assegnando la funzione regolatoria ai partiti e alla maggioranza di turno, rendendo difficile il rinnovo dei contratti e ponendo di fatto le rappresentanze sociali in una posizione subalterna alla politica”. Per Sbarra “la vera ragione della povertà retributiva in alcuni contratti è che gli stessi non si rinnovano alla scadenza per la indisponibilità delle aziende. La politica ci può aiutare nel sanzionare controparti che negano il diritto alla contrattazione per milioni di lavoratori? Possiamo tagliarle fuori da sostegni economici, appalti, accreditamenti con il sistema pubblico? Questa è la domanda che poniamo alle forze politiche e all’intero arco parlamentare”.
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Calderone “Con paga base per legge più danni che benefici”

“Per noi c’è certamente la priorità di incidere sul lavoro povero, purché si abbia chiara la necessità di non attivare i rischi diretti e indiretti che scaturirebbero da una norma. Senza una visione complessiva si rischiano più danni che benefici”. Così il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, in un’intervista a Libero. “E indispensabile suddividere il campo di intervento: esiste il lavoro povero, retribuito pochi euro l’ora; poi esiste la perdita di potere d’acquisto di salari più cospicui ma su cui bisogna intervenire egualmente. La ricetta non può essere identica e la stessa Commissione Europea ci indica la strada della contrattazione. Il vero nodo è la produttività”, aggiunge. Il ministro osserva poi che “la presidente Meloni ha ribadito più volte che le misure a sostegno del lavoro saranno centrali nella prossima legge di bilancio, coerentemente con le azioni di questi primi mesi di legislatura. È una scelta per sostenere il sistema Paese nel suo complesso e superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, in una prospettiva che va oltre il breve periodo. Anche per rispettare gli impegni presi con il Pnrr”.
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Calderone “Tuteliamo i più fragili, qualcuno soffia sul disagio sociale”

ROMA (ITALPRESS) – “In relazione alle misure di superamento del reddito di cittadinanza, le misure introdotte da questo Governo con il decreto Lavoro, in particolare l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro, sono volte a tutelare le persone e i nuclei con fragilità, nonchè a sostenere i soggetti, di età compresa tra i 18 e i 59 anni, appartenenti a nuclei vulnerabili nella ricerca di un’occupazione”. Lo ha detto il minisro del Lavoro, Marina Calderone, rispondendo a un’interrogazione al question time alla Camera. “Con riferimento alla sospensione del reddito di cittadinanza per chi ha già fruito di 7 mensilità e dei riflessi del nuovo impianto normativo, alcune regioni hanno evidenziato di aver già avviato una proficua collaborazione con le sedi territoriali dell’Inps” ha aggiunto. “Per quanto riguarda, invece, i nuclei in condizione di fragilità particolare, i servizi sociali hanno già avviato la fase della valutazione multidimensionale successiva alla presa in carico, avvenuta, sin dai primi giorni del mese di luglio, per 88.000 soggetti. Successivamente questa platea, dopo una fase transitoria nella quale continuerà a percepire il reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023, beneficerà, senza alcuna interruzione, dell’assegno di inclusione, a partire da gennaio 2024”, ha spiegato il ministro. “Il decreto Lavoro dispone che i percettori di reddito di cittadinanza non attivabili al lavoro, per i quali venga comunicata la presa in carico da parte dei servizi sociali entro il termine di 7 mesi e, comunque, non oltre il 31 ottobre, potranno continuare a fruire del beneficio fino al 31 dicembre 2023”, ha osservato Calderone. “Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali è concentrato con attenzione ed estrema scrupolosità. Questo Governo, attraverso l’incentivo al lavoro e il sostegno necessario ai nostri concittadini più fragili, impiega ogni ora del suo tempo per contrastare e ridurre quel disagio sociale su cui qualcuno soffia, cercando di costruire dissenso”, ha concluso.
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Ceresa (Randstad) “Per le aziende il capitale umano è fondamentale”

ROMA (ITALPRESS) – “Il capitale umano è importantissimo, le persone restano essenziali: l’intelligenza artificiale e i pc ci possono aiutare a fare quei lavori ripetitivi in cui non c’è bisogno del guizzo e dell’intuito”, ma “non ho ancora visto un’azienda fatta solo di computer: penso che le aziende avranno sempre bisogno di persone”. Lo ha detto Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Italpress Economy.
Il Gruppo Randstad, “da 25 anni in Italia, con circa 250 filiali su tutto il territorio”, attualmente vanta “circa 60.000 persone al lavoro presso i nostri clienti”, ma “ogni anno tocchiamo sulle 200-250mila persone che mettiamo al lavoro con un contratto a tempo determinato o indeterminato: facciamo tutto quello che serve per far trovare lavoro alle persone e tutto quello che serve per far trovare delle brave persone alle aziende”, che assumono “con vari contratti o di somministrazione – cioè il vecchio lavoro temporaneo – oppure direttamente”, spiega. Chi cerca lavoro può “entrare nelle nostre filiali e chiedere di fare un colloquio oppure andare sul nostro sito internet e caricare il curriculum: in questo momento abbiamo bisogno di tante persone”, ricorda Ceresa.
Attualmente nel mondo del lavoro “ci sono due trend molto importanti: uno è la diminuzione delle persone in età lavorativa, per cui già quest’anno perderemo circa 197mila persone tra i 18 e i 67 anni” e questo fenomeno “andrà ad aumentare nei prossimi anni, perchè sono nati meno bambini dagli anni 2000 in avanti. E’ dal 1970 che inizi a sentirsi questo problema demografico: mancano le persone”, sottolinea. “A questo si aggiunge una velocità dell’economia e del cambiamento delle competenze”. Per la velocità con cui le competenze cambiano, “è molto più importante trovare le persone che abbiano la capacità di imparare, più che cercare persone che abbiano già esperienze e competenze, perchè negli anni potranno continuare ad imparare cose nuove”. Inoltre anche “le persone con una certa esperienza hanno delle capacità che magari mancano ai giovani, perciò metterli insieme è un mix interessante”.
E’ importante anche la formazione, a partire dalla scuola, dove “facciamo orientamento. Poi andiamo dai clienti e chiediamo loro che competenze devono avere le persone per poter entrare in azienda: quindi organizziamo dei corsi di formazione, che durano poche settimane a qualche mese, fino a corsi che durano 2 anni. Partiamo sempre da un’esigenza chiara”, continua. “Una volta finiti gli studi, aiutiamo le persone a entrare nelle aziende: è un lavoro che richiede una conoscenza profonda del territorio, per cui le filiali che abbiamo nei vari Paesi devono seguire attentamente quello che succede in quel Paese”. In conclusione, “dobbiamo parlare con le aziende per dire loro di dare fiducia ai giovani e di pagarli in maniera tale che si possano permettere una vita decente. Ai ragazzi invece tentiamo di spiegare qual è la realtà delle aziende. Il nostro ruolo è far dialogare questi due mondi”.
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Contratti terziario, sindacati in piazza a Bologna per il rinnovo

BOLOGNA (ITALPRESS) – “Il contratto ci spetta”, “è l’ora del rinnovi” sono gli slogan, le parole d’ordine che campeggiano sul podio della Assemblea intersettoriale Unitaria FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS che si è svolta stamattina a Bologna in Piazza Lucio Dalla, una moderna struttura architettonica che ha Accolto oltre mille delegati provenienti da tutta Italia.
Il tema è noto, oltre sette milioni di lavoratrici e lavoratori del commercio, turismo e servizi sono in attesa del rinnovo dei contratti di lavoro scaduti ormai da diversi anni: da qui la mobilitazione molto partecipata per sollecitare un avanzamento dei negoziati e denunciare lo stallo delle trattative e l’ormai insostenibile situazione di lavoratrici e lavoratori alle prese con una inflazione che erode inesorabilmente il potere d’acquisto dei loro salari.
I tre principali sindacati lamentano l’ingiustificato atteggiamento di rinvio in riferimento alle trattative di rinnovo in settori come il Terziario Distribuzione Servizi, il Turismo dagli alberghi alle agenzie Di Viaggio, le Aziende Termali dall’Estetica agli Studi Professionali e Tanti altri comparti che dal 2020 hanno subito i danni causati dalla crisi pandemica, da quella bellica dell’Ucraina fino ad una inflazione attuale fuori controllo. Per i sindacati, mentre i settori interessati registrano una ripresa e un aumento dei fatturati, a questo non corrisponde un rinnovo dei contratti ed adeguamento dei salari per lavoratori e lavoratrici e questo frena la ripresa necessaria per il sistema Italia.
“Il governo deve agevolare il rinnovo dei contratti nazionali” ha detto Fabrizio Russo Segretario generale della Filcams Cgil, “I rinnovi devono essere definiti entro la fine dell’anno, il contratto nazionale rappresenta
una priorità, se non dovessero essere rinnovati entro il 2023 si proseguirà con la mobilitazione e si arriverà anche allo sciopero, perchè la tenuta del paese è a rischio. 15 rinnovi tra i più importanti non si stanno verificando da troppi anni: 7 milioni di lavoratori coinvolti non possono più aspettare”.
Per Davide Guarini segretario generale della FISASCAT CISL “la tenuta del Paese è a rischio perchè i 7 milioni che non hanno il rinnovo del contratto, non hanno aumento della capacità di acquisto e spesa, poi abbiamo necessità anche di adeguare tutti gli aspetti normativi all’interno dei contratti che sono molto datati: il governo deve supportare la contrattazione, attraverso interventi di riduzione della tassazione, bene l’intervento sul cuneo fiscale, ma deve diventare strutturale, e deve dare risposte sul piano della riforma fiscale complessiva a favore di una riduzione delle tasse per tutti”.
Per Paolo Andreani, segretario generale della UILTUCS, “da troppo tempo si perde salario, abbiamo bisogno di dare una sterzata: ci sono troppi precari e part time, troppo lavoro povero, troppo lavoro domenicale, abbiamo bisogno che l’occupazione abbia salario. Il Governo deve detassare gli aumenti contrattuali, si dà una mano all’impresa e si dà una mano ai salari dei lavoratori: quando ci sono troppe persone che hanno salari poveri e che non hanno previdenza in prospettiva, prima o poi si arriva al dunque: bisogna invertire la tendenza”.
-foto ufficio stampa Uiltucs-
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