Lavoro & Welfare

Ddl anziani, Calderone “Misura straordinaria”

ROMA (ITALPRESS) – Il Ddl “Anziani” verso l’approvazione finale per andare in Gazzetta Ufficiale nei tempi previsti dal Pnrr, entro il mese di marzo. Ieri in serata il disegno di legge n. 205 recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” è stato licenziato in prima lettura e a larga maggioranza dall’Aula del Senato; la prossima settimana approderà a Montecitorio per l’esame della Camera dei Deputati. Da aprile si lavorerà alla stesura dei decreti attuativi.
“Una misura straordinaria per adeguare il sistema di welfare italiano ai nuovi bisogni sociali, promuovere il benessere delle persone anziane e mettere le famiglie in condizione di affrontare con maggiore serenità il carico assistenziale durante la terza età della propria vita e gli inevitabili costi correlati, in particolare nel caso di non autosufficienza”, afferma il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, che ringrazia il Viceministro Maria Teresa Bellucci per il lavoro svolto e il coordinamento con le forze politiche al Senato. “La celere approvazione del testo – aggiunge – dimostra il senso delle istituzioni di maggioranza e opposizione a Palazzo Madama su misure di grande impatto come le nuove tutele a favore di soggetti non autosufficienti”.
Il disegno di legge, che recepisce le indicazioni di Terzo Settore e categorie professionali di riferimento, impegna il Governo ad adottare misure volte all’invecchiamento attivo, alla promozione dell’autonomia e alla prevenzione delle fragilità, anche attraverso la revisione dell’assistenza domiciliare e il riconoscimento delle cure palliative. La disposizione prevede, in via sperimentale e progressiva, l’introduzione di una prestazione universale graduata, in sostituzione dell’indennità di accompagnamento: le persone anziane non autosufficienti potranno scegliere se riceverla come erogazione in denaro o sotto forma di servizi alla persona.
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A gennaio la disoccupazione sale al 7,9%

ROMA (ITALPRESS) – A gennaio 2023, rispetto al mese precedente, aumentano occupati e disoccupati mentre diminuiscono gli inattivi. Secondo quanto rende noto l’Istat, l’occupazione cresce (+0,2%, pari a +35mila unità) per donne, dipendenti permanenti e per chi ha più di 35 anni; risultano in calo i dipendenti a termine, gli autonomi e i giovani. Il tasso di occupazione sale al 60,8% (+0,1 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro cresce su base mensile (+1,7%, pari a +33mila unità) tra le donne e i minori di 50 anni. Il tasso di disoccupazione totale sale al 7,9% (+0,1 punti), quello giovanile al 22,9% (+0,7 punti).
La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -83mila unità) coinvolge uomini, donne e persone con più di 35 anni d’età. Il tasso di inattività scende al 33,9% (-0,2 punti).
Confrontando il trimestre novembre 2022-gennaio 2023 con quello precedente (agosto-ottobre 2022), si registra un incremento del numero di occupati (+0,5%, pari a +113mila unità).
La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-1,0%, pari a -20mila unità) e degli inattivi (-0,9%, pari a -120mila unità).
Il numero di occupati a gennaio 2023 supera quello di gennaio 2022 del 2% (+459mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, il tasso di occupazione è in aumento di 1,4 punti percentuali.
Rispetto a gennaio 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-6,7%, pari a -143mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,7%, pari a -478mila).
“A gennaio 2023 prosegue l’aumento del numero di occupati che arriva a superare 23milioni e 300mila – commenta l’Istat -. Rispetto a gennaio 2022, la crescita (+459mila unità) caratterizza i dipendenti permanenti e gli autonomi, mentre il numero di dipendenti a termine è inferiore di quasi 50mila unità.
Rispetto a dicembre 2022, il tasso di occupazione sale al 60,8% (+0,1 punti), quello di disoccupazione al 7,9 (+0,1 punti), mentre scende al 33,9% il tasso di inattività (-0,2 punti)”.

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Lavoro, nasce il Comitato Innovazione e Trasformazione

ROMA (ITALPRESS) – Un gruppo di studio per analizzare i cambiamenti repentini nel mondo del lavoro, come la sperimentazione della settimana lavorativa corta, il tema delle grandi dimissioni post pandemia, l’impatto dell’intelligenza artificiale per lavoratori aziende e la conciliazione dei tempi vita-lavoro: nasce oggi il Comitato Innovazione e Trasformazione del lavoro, fondato da MeglioQuesto in collaborazione con l’Associazione Lavoro&Welfare e con la partecipazione del Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto. “Questo comitato ha l’obiettivo di ricercare, di studiare e fare nuove proposte che consentano al mondo del lavoro di evolversi. E’ in atto un cambiamento importante nel mondo del lavoro, c’è la necessità di ricercare e di farsi venire nuove idee. Per questo, vogliamo dare il nostro contributo, costituendo un comitato ad hoc”, ha spiegato Felice Saladini, Ceo e founder di MeglioQuesto Spa.
Il Comitato – che riunisce esperti del mondo accademico, giuridico e politico, con l’obiettivo di interpretare e anticipare il mutamento sociale – nel suo giorno di insediamento ha definito un piano di attività su alcuni temi, come il lavoro agile e l’impatto sulla modalità organizzativa e lavorativa, l’organizzazione produttiva nell’epoca della transizione digitale ed ecologica, i tempi di vita e del lavoro (dal fenomeno delle “grandi dimissioni” post pandemia alla ricerca della qualità del lavoro, fino alla settimana di quattro giornate).
“Già negli ultimi trent’anni, il mercato del lavoro era cambiato molto”, ma “la pandemia è stato un drammatico acceleratore”, ha spiegato Rizzetto. “Il mercato cambierà ancora di più nel prossimi mesi e nei prossimi anni, in modo rapido: andremo a lavorare per obiettivi e forse meno per orari”. Spazio anche alla flessibilità”, di cui “sono un profondo sostenitore”, ma “non esiste flessibilità senza adeguata formazione”. Su alcuni temi come lo smart working “va migliorata l’azione politica, perchè non siamo arrivati ancora a svilupparlo: siamo ancora al telelavoro”.
Stesso discorso per l’impiego “dei lavoratori fragili rispetto al mercato del lavoro”, spiega Rizzetto. Proprio il lavoro agile “è un esperimento spinto in avanti prepotentemente dalla pandemia, che si intreccia con la transizione digitale e tecnologica”, aggiunge Cesare Damiano, presidente di Lavoro&Welfare. Tra i temi ci sarà anche la settimana corta, la possibilità di “lavorare 4 giorni a parità di salario, o lavorare di più, detassando quella giornata lavorativa e quindi aumentando il guadagno”, spiega poi Enzo De Fusco, fondatore della “De Fusco Labour & Legal”. “Da diverso tempo è in corso un dibattito sul futuro del lavoro e dei nuovi modelli di flessibilità contrattuale e organizzativa”: bisogna “pensare al futuro delle tecniche di regolazione di questi modelli”, ha concluso Maria Giovannone, professore aggregato in Diritto del Mercato del Lavoro dell’Università Roma Tre. Oltre ai membri del comitato, questi temi coinvolgeranno anche i protagonisti delle imprese e del giuslavorismo e avranno il supporto di una ricerca quali-quantitativa che analizzerà la trasformazione del mondo del lavoro indagato, sia dalla parte dei manager, sia dei lavoratori.

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Sbarra “Sì alla settimana lavorativa di 4 giorni, iniziamo dal Sud”

ROMA (ITALPRESS) – La riduzione dell’orario di lavoro “è una ricetta che la Cisl ha storicamente sempre sostenuto fin dagli anni settanta per accompagnare le trasformazioni tecnologiche, ridistribuendo il lavoro in modo da salvaguardare occupazione, aumentare i salari, rilanciare la produttività”. È quanto ha sottolineato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in una lunga intervista a ‘Il Mattino’. “L’opportunità della settimana corta – ha aggiunto – va connessa al progresso tecnologico, all’evoluzione organizzativa nelle imprese, ad incrementi di produttività collegati a percorsi di formazione permanente dei lavoratori”. Per il leader della Cisl lo Stato potrebbe favorire questo processo “incentivando gli accordi aziendali per la riduzione dell’orario o il part-time agevolato”. Sbarra chiede “di aprire una fase sperimentale, individuando 100 imprese grandi e medie dove trasformare, su base volontaria, accordi di produttività in riduzione oraria” specificando che “già molte aziende in Italia stanno praticando questa strada che potrebbe essere esportata in tutti gli stabilimenti del gruppo Stellantis a cominciare da quelli nel Mezzogiorno”.

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Lo smart working fa bene all’ambiente, ridotte emissioni in 4 città

ROMA (ITALPRESS) – Il lavoro a distanza permette di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore (-40%), con notevoli risparmi in termini di tempo (circa 150 ore), distanza percorsa (3.500 km) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio). E’ quanto emerge dallo studio Enea sull’impatto ambientale dello smart working a Roma, Torino, Bologna e Trento nel quadriennio 2015-2018, pubblicato sulla rivista internazionale Applied Sciences.
“Nel nostro Paese circa una persona su due possiede un’autovettura, vale a dire 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che pone l’Italia al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione, dopo il Lussemburgo”, spiega Roberta Roberto, ricercatrice Enea del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine, insieme ai colleghi di altri settori dell’Agenzia Bruna Felici, Alessandro Zini e Marco Rao.
In Italia i trasporti sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni totali nazionali di gas ad effetto serra e quasi tutte (93%) provengono dal trasporto su gomma, con le automobili a fare la parte del ‘leonè (70%). “Il lavoro agile e tutte le altre forme di lavoro a distanza, tra cui lo smart working, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche e quartieri considerati dormitorio”, aggiunge Roberto.
In base alle risposte di un campione di 1.269 lavoratori agili della PA nelle quattro città prese in esame, che negli spostamenti casa-lavoro usano il mezzo privato a combustione interna, ogni giorno di lavoro a distanza permetterebbe di evitare 6 kg di emissioni dirette in atmosfera di CO2 e risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite.
Ma i benefici ambientali non si fermano qui: l’analisi ha evidenziato una riduzione anche di ossidi di azoto a persona al giorno (dai 14,8 g di Trento ai 7,9 g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7 g di Trento) e PM10 (da 1,6 g di Roma a 0,9 g di Torino), PM2,5 (da 1,1 g di Roma e Trento a 0,6 g di Torino). Inoltre, per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta), l’8,7% ha modificato le proprie scelte in favore del mezzo privato, mentre il 66,5% non ha cambiato le proprie opzioni di mobilità.
“Abbiamo scelto queste quattro città per due motivi: il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico che fanno supporre impatti diversificati sulla mobilità urbana, mentre il secondo – e anche il più pratico – risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana”, sottolinea Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni.
Dai dati raccolti emerge che in media il campione percorre 35 km al giorno per una durata di 1 ora e 20 minuti. Roma si conferma la città più critica, con un tempo di percorrenza medio di 2 ore, probabilmente a causa delle maggiori distanze (1 lavoratore romano su 5 percorre più di 100 km al giorno) e del traffico più intenso. Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420 mila mentre ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno.
Circa la metà del campione dichiara di viaggiare esclusivamente con mezzi di trasporto privati a motore (47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico/privato. Trento risulta la città con il maggior ricorso a mezzi privati a combustione interna negli spostamenti casa-lavoro (62,9%), seguita da Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%).
“La mobilità privata offre soluzioni flessibili in termini di risparmio di tempo e autonomia di movimento, soprattutto per chi ha figli in età scolare. Il trasporto pubblico, invece, viene scelto principalmente in un’ottica di risparmio denaro o in caso di mancanza di parcheggi”, conclude Alessandro Zini, ricercatore Enea dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni.

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Lavoro, nel secondo semestre 2022 certificati di malattia +29,9%

ROMA (ITALPRESS) – Nel secondo semestre dell’anno 2022 sono arrivati complessivamente 16,4 milioni di certificati, di cui il 77,9% dal settore privato, con un incremento complessivo rispetto allo stesso periodo del 2021 pari a +29,9%. Lo rende noto l’Inps.
I certificati di malattia del terzo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, registrano un incremento del 41,4%, essendo passati da 4,7 milioni del 2021 a 6,7 milioni nel 2022.
Per quanto riguarda il quarto trimestre dei due anni a confronto, il numero dei certificati passa da 7,9 milioni del 2021 a 9,7 milioni del 2022, con un incremento più contenuto (+23%).
Analizzando i dati più nel dettaglio, si nota che l’incremento dei certificati nel 2022 rispetto al 2021 nel terzo trimestre è maggiore al sud (+47,8%), seguito dal centro (+45,8%); mentre la percentuale minore si registra al nord (+37%). La distinzione per genere vede prevalere le donne (+47,5%) rispetto agli uomini (+36,4%). In merito alla classe di età la percentuale più elevata è quella dei lavoratori ultracinquantenni (+48,2%), mentre più attenuata è la distanza tra la fascia di età 0-49 (+38,6%) e fino a 29 anni (+33,3%).
Per quanto riguarda invece il quarto trimestre, l’incremento è uniformemente distribuito da un punto di vista geografico, con maggiore equilibrio tra nord (+24,8%) e centro (+25%) rispetto al sud (+17,2%). La distinzione di genere registra un maggior incremento relativo alle donne (+24,1%) rispetto agli uomini (+21,9%); mentre per le fasce di età prevale l’incremento degli ultracinquantenni (+28,4%).
Complessivamente, le giornate totali di malattia nel terzo trimestre 2022 sono state circa 29,4 milioni nel settore privato e 6,8 milioni nel pubblico, con un incremento rispettivamente del 33,3% e del 37,9% rispetto all’analogo valore del 2021.
Mediamente le giornate di malattia per certificato sono state 5,4 nel settore privato (contro le 5,6 del terzo trimestre 2021) e 5,6 nel settore pubblico (contro le 6 del 2021). Le giornate medie di malattia per ciascun lavoratore con almeno un giorno di malattia passano da 10,0 nel terzo trimestre 2021 a 9,5 nel terzo trimestre 2022 per il settore privato e da 10,7 a 10,1 per il settore pubblico.
Per quanto riguarda invece il quarto trimestre, le giornate totali di malattia nel 2022 sono state circa 32,3 milioni nel settore privato e 10,2 milioni nel pubblico, con un incremento rispettivamente del 1,0% e del 7,4% rispetto all’analogo valore del 2021.
Mediamente le giornate di malattia per certificato sono state 4,4 nel settore privato (contro le 5,4 del quarto trimestre 2021) e 4,2 nel settore pubblico (contro le 4,7 del 2021). Le giornate medie di malattia per ciascun lavoratore con almeno un giorno di malattia, passano da 10,0 nel quarto trimestre 2021 a 8,2 nel quarto trimestre 2022 per il settore privato e da 9,2 a 8,6 per il settore pubblico.
Nel terzo trimestre 2022 sono state effettuate circa 278mila visite fiscali, con un aumento del 7,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale andamento si rileva in entrambi i settori, maggiormente nel privato (+10%) rispetto al pubblico (+5,6%).
Con riferimento alla distribuzione territoriale, il Centro è l’area che presenta una maggiore variazione del numero di visite effettuate (+13,8%). Al nord il maggior incremento di visite è nel settore pubblico (+13,2%). Si riscontra inoltre un maggior aumento del numero di visite per gli uomini (+9,8%) e per la fascia di età al di sotto dei 30 anni (+17,3%).
I lavoratori principalmente interessati agli accertamenti medico fiscali sono gli assicurati del settore privato e i pubblici del Polo unico per i quali possono essere effettuate visite su richiesta dell’azienda o disposte d’ufficio dall’Inps.
Nel quarto trimestre 2022 sono state effettuate complessivamente 280mila visite fiscali, in diminuzione del 10% rispetto al quarto trimestre 2021. Tale diminuzione risulta più accentuata per le visite eseguite nel settore privato rispetto a quello pubblico (-12,5% vs -8,6%).
Quanto alla distribuzione territoriale, il Sud presenta la variazione negativa maggiore del numero di visite effettuate (-12,7% vs -6,5% del Nord e -9,9% del Centro) mentre, con riferimento al genere, la diminuzione ha riguardato soprattutto le donne (-10,4% vs -9,5% uomini).
Ad essere maggiormente sottoposti al controllo fiscale sono stati i lavoratori fino a 29 anni (+5,9%) con prevalenza del settore pubblico. Mentre, per le altre classi d’età, si è registrata una diminuzione che si attesta all’11%.

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Salari giù in 22 province su 107 tra il 2019 e il 2021

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ROMA (ITALPRESS) – Buste paga più leggere in 22 province su 107 tra il 2019 e il 2021. In queste aree un lavoratore dipendente ha perso in media nel triennio 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro. Sensibili sono le differenze a livello territoriale. Salari più magri di oltre mille euro a testa si registrano a Venezia, Firenze e Prato. Mentre crescite al top si rilevano a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425) e Savona (+1.282). Sotto la Madonnina i dipendenti sono anche i meglio pagati d’Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti fanalino di coda nella classifica retributiva. Ma, va detto, che nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile contro il 23,9% di Rieti e il 63,1% della media nazionale. È quanto emerge dalle elaborazioni provinciali realizzate dal Centro Studi Tagliacarne sulle voci che compongono il reddito disponibile a prezzi correnti.
“L’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud”, ha sottolineato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne che aggiunge: “Infatti se confrontiamo la graduatoria del pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale”.
Ma se Milano è la prima provincia italiana per valore pro-capite dei salari, Savona (+14,3%), Oristano (+11,8%) e Sud Sardegna (+11,2%) presentano i maggiori incrementi delle retribuzioni.
Tra 2019 e 2021, il peso in termini pro-capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile è rimasto stabile intorno al 63%. Ma in 42 province su 107, delle quali solo sei sono del Mezzogiorno, è aumentato passando dal 68,7% nel 2019 al 69,7% nel 2021.
Nel complesso, l’incidenza delle retribuzioni sulle entrate disponibili si rileva più marcata nelle città metropolitane (71,3%) meno nelle province (57,6%). Ai due estremi di questa forbice si trovano Rieti con il 23,9% e Milano con il 90,7%. Tanto che, se venisse stilata una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo sarebbe all’ultimo posto in classifica con 3.131 euro a testa.

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Welfare, l’Inps si rinnova per più inclusività ed efficienza

ROMA (ITALPRESS) – L’Inps deve diventare sempre più un nodo qualificato nella rete delle politiche sociali e del lavoro, in grado di mettersi a disposizione del sistema per favorire la programmazione e la gestione delle principali funzioni che attengono al welfare nel nostro Paese. In particolare, l’Inps dovrà sempre più essere un pilastro nelle politiche del lavoro, in rapporto con gli altri soggetti competenti per favorire l’integrazione fra le politiche attive e quelle passive del lavoro, accompagnando gli interventi di sostegno al reddito con l’inserimento della persona nei circuiti di riqualificazione, formazione, orientamento e ricollocazione lavorativa.
E’ quanto emerge dalla presentazione del Documento generale di indirizzo del Civ Inps, alla quale sono intervenuti tra gli altri il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, e la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone. Secondo il documento l’assetto organizzativo dell’Istituto dovrà sempre più essere coerente con la sua articolata funzione e adeguato a valorizzare tutte le opportunità che le nuove tecnologie mettono a disposizione. Pertanto si rende necessario un ripensamento del modello organizzativo dell’Istituto che, in una logica unitaria e allo stesso tempo flessibile, individui con maggior precisione le modalità e i luoghi della presenza e della gestione del ciclo della produzione, ripensando anche le modalità di presenza fisica sul territorio, tenendo conto delle specificità territoriali, delle diverse caratteristiche dei bisogni dell’utenza, del grado di presenza degli altri soggetti erogatori di servizi, delle sinergie che si possono esprimere con le altre Istituzioni. In tal senso, prosegue il documento, è necessario sempre più allontanarsi dal paradigma di una articolazione territoriale che si ripete identica in ogni provincia e, sulla base di criteri ben definiti, occorre puntare a soluzioni differenziate, adeguate alle differenti realtà territoriali in una logica di massima prossimità e di aderenza alle esigenze dei diversi target di utenza. Dal documento generale d’indirizzo “emerge l’importanza che ha l’Istituto ora, ma anche e soprattutto in prospettiva. Il Paese ha bisogno di più sostegno, ne hanno bisogno le persone, le famiglie, le imprese e l’Istituto si deve trasformare, come già sta facendo, per essere più efficiente, per dare servizi più puntuali e per essere anche punto di riferimento di una nuova politica di welfare che sia sempre più inclusiva, solidale e anche più efficiente”, afferma Roberto Ghiselli, presidente Civ Inps, sottolineando l’importanza della centralità degli utenti: “questa è una grande svolta che l’Istituto deve imboccare perchè siamo il più grande Istituto previdenziale d’Europa, siamo coscienti della grande responsabilità che abbiamo in un Paese che ha sempre più contraddizioni, difficoltà, sofferenze e noi dobbiamo contribuire a dare delle risposte”.
“Siamo consci delle trasformazione in atto e delle transizioni che ci sono nel mondo del lavoro. In questo, il ruolo dell’Inps è strategico e importante. La grande sfida, quindi, è gestire con efficienza, trasparenza, sensibilità e lungimiranza in un contesto in cui le mutazioni in atto sono importanti”, sottolinea la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, che parlando di pensioni spiega che nel tavolo di confronto che si è aperto “non vi sono preclusioni di nessun genere. Tutto quello che noi andiamo a disegnare, nel confronto con le parti sociali che abbiamo avviato, risponderà alla necessità di criteri di sostenibilità che non siano solo legati a questo momento contingente. Bisognerà individuate delle soluzioni progressive con il tema della flessibilità in uscita per alcune categorie di lavoratori. Sul tavolo abbiamo già un sistema di flessibilità legato per esempio all’ape social che può essere estesa. Io non ho preclusioni, nell’ambito di un sistema contributivo, a ragionare anche su una flessibilità allargata e quindi molto più ampia rispetto a quella attuale – prosegue Calderone – tutto deve ovviamente basarsi sulla necessità di poter dare anche risposte in termini di sostenibilità, non solo del sistema ma anche dell’assegno pensionistico. Sono soddisfatta dei risultati del primo incontro operativo, procederemo con altri momenti di interlocuzione con tutte le parti sociali per andare ad analizzare le singole proposte”. Il presidente dell’Inps Tridico, infine, evidenzia come il sito dell’Istituto “sta ricevendo anche grande apprezzamento da parte degli utenti e dalla comunità scientifica informatica. Sta avendo oltre 10 milioni di accessi al giorno ed è molto funzionale, ha nuovi servizi, una maggiore usabilità, una facilità nella ricerca e vorremmo nelle prossime settimane aggiungere anche una ricerca Gpt calibrata sui documenti interni dell’Istituto. E’ una rivoluzione digitale con un nuovo layout che penso sarà molto apprezzato dagli utenti”.
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