Lavoro & Welfare

Assegno unico universale, da marzo a dicembre erogati 12,9 miliardi

ROMA (ITALPRESS) – Nel periodo marzo-dicembre 2022 sono stati erogati complessivamente alle famiglie assegni per 12,9 miliardi relativamente aull’assegno unico universale (Auu).
E’ quanto emerge dai dati aggiornati dell’Osservatorio Statistico Inps che contiene al suo interno anche i dati relativi all’Auu destinato ai nuclei percettori di reddito di cittadinanza.
Per il periodo di osservazione la spesa relativa ai nuclei non percettori di RdC risulta pari a 12,3 miliardi, in riferimento a una platea di circa 5,7 milioni di richiedenti e 9,1 milioni di figli beneficiari di almeno una mensilità; gli importi medi mensili sono risultati pari a 233 euro per richiedente e a 146 euro per figlio. I nuclei percettori di RdC con almeno una mensilità della prestazione integrata dall’assegno unico sono 498mila, con riferimento a circa 845mila figli a carico, di cui circa 464mila appartenenti in via esclusiva a nuclei percettori di RdC. Per essi si è proceduto al calcolo dell’integrazione dell’Auu sottraendo, dall’importo teorico dell’assegno spettante, la quota di Reddito di cittadinanza relativa ai figli che fanno parte del nucleo familiare; l’importo medio mensile di tale integrazione è risultato pari a 166 euro per nucleo. Per i nuclei non percettori di RdC, circa la metà degli assegni pagati per figlio si riferisce a beneficiari appartenenti a nuclei con Isee inferiore ai 15mila euro; circa il 20% dei figli, invece, appartiene a nuclei familiari che non hanno presentato Isee. Per essi, con riferimento al mese di dicembre, l’importo medio per figlio, comprensivo delle maggiorazioni applicabili, va da poco meno di 50 euro (per chi non presenta Isee o supera i 40mila euro) a 195 euro per le classi di Isee fino a 15mila euro. Si ricorda che l’importo base dell’assegno per ciascun figlio minore, in assenza di maggiorazioni, va da un minimo di 50 euro, in assenza di Isee o con Isee pari o superiore a 40mila euro, a un massimo di 175 euro per Isee fino a 15mila euro.
Gli importi dell’assegno spettanti per l’annualità 2023 saranno determinati tenuto conto di quanto previsto dall’articolo 4, comma 11, del d.lgs. n. 230/2021, ai sensi del quale l’assegno e le relative soglie ISEE sono adeguati annualmente alle variazioni dell’indice del costo della vita; inoltre, secondo quanto disposto dalla legge di bilancio 2023, verranno incrementati gli importi spettanti ai minori entro il primo anno di vita e quelli per i nuclei numerosi. La norma ha inoltre stabilizzato gli aumenti effettuati nel corso del 2022 in favore dei figli disabili maggiorenni e confermato l’incremento dell’eventuale maggiorazione transitoria per i nuclei con figli disabili.
(ITALPRESS).
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Piattaforme per lavori in alta quota: l’importanza di rispettare la normativa

Moltissime lavorazioni in settori come l’edilizia, l’industria e la manutenzione richiedono il raggiungimento di determinate altezze, che in alcuni casi possono superare i 10 metri, tanto da essere perciò considerate alta quota.

Per poter raggiungere queste altezze è necessario impiegare le piattaforme aeree, che sono i macchinari per eccellenza per quanto riguarda il sollevamento in quota delle persone.

La platea di potenziali utilizzatori di una piattaforma aerea è piuttosto ampia e comprende imprese edili, installatori, manutentori, giardinieri, elettricisti, antennisti e imbianchini.

Ogni tipo di lavoro in quota è di per sé pericoloso ma lo diventa ancora di più quando si manovrano macchine come le piattaforme aeree che hanno lo scopo di portare gli operatori a diversi metri di altezza.

Proprio per questo le piattaforme rientrano tra le attrezzature per il cui utilizzo è richiesta una specifica abilitazione. La normativa infatti prevede che ogni operatore che intende manovrare una piattaforma aerea deve essere regolarmente formato e il suo patentino sia in corso di validità.

Quando parliamo di piattaforma aerea non individuiamo una sola macchina ma bensì una categoria di macchinari di cui fanno parte piattaforme semoventi e piattaforme autocarrate.

Pur con caratteristiche proprie e con utilizzi specifici ognuna di queste macchine permette di raggiungere notevoli altezze che permettono all’operatore di lavorare in completa sicurezza in alta quota.

Tra le piattaforme semoventi possiamo individuare le verticali, le cingolate e le articolate.

Le piattaforme verticali, conosciute anche come scissor o come elevatori a pantografo, presentano una struttura piuttosto particolare che la diversificano nettamente dalle altre tipologie di piattaforme.

Una scissor si compone infatti di un carro mobile gommato su cui è installata una cesta molto ampia che può sollevarsi mediante un sistema di segmenti metallici incrociati che compongono il cosiddetto pantografo. Questa particolare struttura consente alla macchina di elevarsi solamente in verticale, a differenza delle altre piattaforme che possono anche sbracciare, permettendo all’operatore di lavorare su di un ampio spazio calpestabile.

Esistono diversi tipi di piattaforme verticali per raggiungere grandi altezze che possono essere sia alimentate a diesel che totalmente elettriche, così da essere impiegate sia all’esterno che all’interno. Particolarmente utilizzate per lavori all’interno le scissor possono raggiungere anche i 20 metri di altezza, fino a superare i 30 metri per i modelli più grandi alimentati a diesel.

Anche le piattaforme cingolate, conosciute dagli addetti ai lavori anche come ragni, rientrano tra le macchine semoventi. La struttura si compone di un carro mobile cingolato sul quale è installato un braccio articolato su cui è posta la cesta.

Grazie alla trazione cingolata questo tipo di piattaforma può muoversi sia su superfici regolari che su terreni meno lineari come quelli esterni.

Una volta raggiunto il posto di lavoro i quattro stabilizzatori si aprono per conferire la massima stabilità ed equilibrio alla macchina, facendola somigliare ad un vero e proprio ragno.

Questi macchinari trovano posto sia in edilizia che nel giardinaggio dato che possono raggiungere anche i 30 metri di quota e aggirare gli ostacoli sia a terra che aerei.

Una struttura simile è quella delle piattaforme articolate, che si compongono di un carro mobile gommato su cui è installato il braccio articolato e conseguentemente la cesta. Le quattro ruote sterzanti permettono all’operatore di manovrare la macchina con il minimo ingombro aggirando gli ostacoli a terra ed evitando anche quelli in aria, come rami o cavi, grazie alle innumerevoli angolature che il braccio articolato può offrire.

Anche questo tipo di piattaforma aerea viene utilizzata sia in edilizia che nell’industria, dove trova applicazione nelle installazioni e manutenzioni di ogni genere di impianto, e può raggiungere e superare i 30 metri di altezza.

Queste tre tipologie di macchinari semoventi hanno dimensioni piuttosto ridotte ma necessitano di essere trasportate in cantiere tramite mezzi idonei.

Diversamente le piattaforme autocarrate si differenziano dalle semoventi per la loro capacità di circolare autonomamente su strada. Come indica infatti il nome il braccio articolato o telescopico è installato direttamente su di un autocarro provvisto di cabina.

Essendo macchine targate le piattaforme autocarrate possono essere guidate su strada raggiungendo in autonomia il luogo di lavoro e garantendo all’operatore la massima libertà di spostamento.

La maggior parte delle autocarrate non supera i 35 quintali di peso operativo è può essere guidata con la patente di tipo B, mentre per le manovre di sollevamento resta necessaria l’abilitazione menzionata in precedenza.

A seconda del modello, questo tipo di macchinario può raggiungere altezze di 40 metri anche se esistono delle particolari configurazioni capaci di superare i 70 metri di quota. In questo caso è richiesta la patente di tipo C poiché la piattaforma aerea supera i 35 quintali di peso operativo.

Lavorare in alta quota è sempre delicato ed è quindi fondamentale utilizzare la piattaforma aerea più adatta alle proprie esigenze. Ricorrere al noleggio permette al cliente di essere supportato da un esperto del settore sia nella scelta della piattaforma sia per tutto ciò che la riguarda durante il periodo di noleggio.

Contrattazione, sindacati europei in cerca di una strategia comune

MILANO (ITALPRESS) – Trovare una strategia comune perchè i sindacati d’Europa affrontino insieme le sfide della “contrattazione per una giusta transizione in tempi di costo della vita e crisi energetica”. E’ questo lo scopo dell’assemblea del sindacato europeo IndustriAll, che si svolge il 2 e 3 febbraio all’Hotel Melia a Milano.
Per i sindacati “la necessità di unire le forze è diventata ancora più impellente in uno scenario socio-economico complesso come quello attuale: aumento del costo della vita, dei beni essenziali e dell’energia. Questi fattori hanno infatti innescato numerose proteste e scioperi in tutta Europa, come si sta assistendo in queste settimane in Francia e Gran Bretagna.
Ma il potere di acquisto dei lavoratori, già danneggiato dalla pandemia di Covid, ha subito un ulteriore colpo con lo scoppio della guerra in Ucraina. A rischio non è solo il tessuto industriale europeo, ma l’effettiva attuazione delle transizioni digitale e verde nel rispetto dei diritti dei lavoratori”.
Il movimento sindacale europeo sta quindi lavorando sulle risposte collettive per affrontare le sfide poste dalla transizione verde nell’industria, in questa delicata fase di crisi in termini di approvvigionamento energetico. Una sfida comune che ha portato a Milano oltre 150 partecipanti e leader sindacali provenienti da tutta Europa.
“Oggi è una giornata molto importante che ha voluto IndustriAll mettendo insieme tutti i sindacati europei per far fronte comune rispetto alla crisi europea che stiamo affrontando. Una crisi che viene soprattutto affrontata dai lavoratori e quindi dal punto di vista della diminuzione del potere di acquisto e dei salari, ma anche una diminuzione sostanziale dei diritti”, ha detto la segretaria generale Uiltec Uil, Daniela Piras.
“Il nostro obiettivo è quello di dare una risposta attraverso la salvaguardia delle realtà industriali e per noi questo passa attraverso la contrattazione nazionale che ci aspettiamo sia sempre più simile per tutti gli stati membri dell’Unione Europea – ha sottolineato -. Una contrattazione nazionale che non deve concentrarsi solo sul potere economico del contratto stesso e quindi l’aumento dei salari, ma deve anche fare molta attenzione rispetto a quelli che sono i diritti dei lavoratori”.
Sempre la contrattazione è stata al centro dell’intervento del segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia. “Dopo 20 anni, la contrattazione torna a confrontarsi con il tema dell’inflazione che è stata ripida e ci ha scavalcato. Questo è il momento in cui dobbiamo mettere in campo una contrattazione capace di difendere i salari dei lavoratori”, ha spiegato il segretario, sottolineando come il nostro Paese possa vantare una marcia in più in Europa: “Questo dibattito europeo ci dimostra che abbiamo una contrattazione valida: va sicuramente modernizzata, ma già avere in Italia i contratti che valgono per tutti i lavoratori anche dove non c’è sindacato è una grande fortuna rispetto ad altri paesi europei”, ha sottolineato Benaglia.
Naturalmente il “vantaggio” italiano non deve diventare elemento di distinzione, ma anzi offrire uno strumento valido anche per le altre realtà sindacali in Europa.
Per il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli “bisogna cercare di individuare regole comuni che diminuiscano la possibile competizione tra gli Stati. I temi di cui stiamo discutendo vedono gli stati europei con condizioni di partenza diverse: sull’energia, sulle politiche fiscali, sulle regole rispetto al mercato del lavoro”. In caso contrario “il rischio è che aumentino le disuguaglianze e la competizione tra gli Stati”.
“Anche gli interventi che sono stati fatti per supportare i sistemi industriali rispetto ai grandi processi di cambiamento necessitano di una regola comune”, ha aggiunto Falcinelli.
Di conseguenza come sindacati per uscire dalle difficoltà dell’attuale contesto socio-economico “dobbiamo farlo insieme attraverso coesione, negoziato e dialogo costante tra e con le parti”.
E’ questa l’opinione condivisa dal segretario nazionale della Femca Cisl, Giovanni Rizzuto. “Abbiamo oggi bisogno di una coesione che vada anche al di là dei confini nazionali in quanto gli assetti geopolitici mondiali sono in continua evoluzione – ha sottolineato -. Come organizzazione sindacale rivendichiamo il fatto che mettere al centro la contrattazione significa rivendicare il ruolo partecipativo nelle imprese dei lavoratori”.
Per il segretario generale della Uilm Uil Rocco Palombella è necessario che “ci siano politiche unitarie tese ad evitare che le multinazionali scelgano il Paese dove andare ad investire: un sistema contrattuale simile in tutti i paesi e un peso fiscale uguale per tutti”.
“Ho lanciato l’idea che per difendere i salari e creare nuovi posti di lavoro ci sia una leva: la riduzione dell’orario di lavoro, che assieme alla formazione può diventare elemento importante per poter gestire il tema della transizione”, ha aggiunto.
Attento a sottolineare le criticità nel mondo lavorativo italiano è il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, secondo il quale “uno dei problemi strutturali è il fatto che non c’è un confronto costante e programmato tra sistema delle imprese, governo, istituzioni e il sistema dell’organizzazione della rappresentanza del lavoro, cioè i sindacati”.
“Quindi nel nostro Paese va colmato immediatamente questo gap e può essere fatto solo con una legge sulla rappresentanza e un’altra che permetta a lavoratrici e lavoratori di poter contrattare e negoziare con imprese e governo le politiche programmatorie industriali e gli investimenti necessari a rilanciare da un punto di vista degli obiettivi climatici e sociali il nostro sistema industriale”, ha rimarcato.
Infine un appello all’unità di azione dei sindacati europei. “Abbiamo bisogno di unire le forze in campo da tutti i Paesi perchè i problemi legati all’inflazione, alla disoccupazione e agli effetti della guerra sono per tutti i lavoratori e le lavoratrici italiani ed europei”, ha concluso De Palma.

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E-Distribuzione, esperienze a confronto per costruire sicurezza

CATANIA (ITALPRESS) – Comprendere, condividere e promuovere la cultura della sicurezza nel proprio contesto di attività quotidiana, attraverso l’osservazione e la partecipazione, valorizzando la diversità, fornendo strumenti, rafforzando competenze e costruendo relazioni positive. E’ l’obiettivo di Safety Leadership, progetto promosso da E-Distribuzione. L’incontro finale di presentazione del progetto si è svolto a Catania ed è coinciso con la tappa di chiusura di quella che sarà la fase di lancio di questa prima edizione in programma, rivolta a chi lavora nella società del gruppo Enel e riveste ruoli di coordinamento e gestione operativa.
Capi e vice capi dei Blue Teams (squadre operative sul territorio), responsabili delle Funzioni d’Area e delle Unità Territoriali, oltre a quelli della funzione Salute, Sicurezza e Ambiente e Personale e Organizzazione, sono coinvolti nel progetto di formazione di tipo esperienziale con al centro la costruzione della conoscenza e la condivisione delle esperienze, elementi trainanti per la sicurezza.
“Siamo molto soddisfatti di proporre un percorso rivolto alle nostre persone che accolga e integri bisogni, necessità, condivisione delle esperienze e professionalità al fine di rafforzare la cultura della sicurezza – spiega Ottavio Dinale, responsabile Salute, Sicurezza, Ambiente e Qualità di E-Distribuzione di E-Distribuzione -. Vogliamo andare ben oltre il semplice rispetto delle norme, fornendo chiavi di lettura e strumenti per realizzare la cultura della sicurezza del gruppo, intercettando anche i segnali deboli e integrando competenze, processi e tecniche di gestione virtuosi atti a prevenire rischi. Tutto questo in un ambiente sereno e inclusivo”.
Il progetto prevede un bacino iniziale di circa 1300 colleghi, e prevede incontri strutturati con la funzione legale, workshop e approfondimenti, più una tre giorni di full immersion dove consulenti esterni esperti di settore, congiuntamente con docenti e formatori E-Distribuzione, si ripropongono di cambiare i paradigmi di formazione classici per orientarsi verso l’osservazione, trasformazione e valorizzazione del vissuto per creare del valore condiviso. Previsti anche approfondimenti specifici sulla percezione del rischio, sviluppo e potenziamento delle capacità cognitive da abilitare nelle varie fasi delle attività lavorative quotidiane.
Si parte da un ascolto attivo dei bisogni dei partecipanti, che appartengono a un gruppo eterogeneo, che in maniera diretta o trasversale rappresentano ciascuno un anello della sicurezza. Il corso si struttura sulla base di un patto d’aula condiviso e la costruzione è quella di un modello di leadership gentile, orizzontale e inclusivo, privo di giudizio che segue schemi e tecniche che partono dall’esperienza pratica per terminare con la sperimentazione attiva mediante attività di gruppo e role play su casi reali.
“Essere un leader significa esser capace di coinvolgere, guidare e motivare il proprio gruppo verso obiettivi condivisi”, spiega E-Distribuzione, secondo cui “risulta quindi fondamentale responsabilizzare, sensibilizzare e potenziare la leadership sui temi della sicurezza”. Ogni lavoratore può fare la differenza verso il raggiungimento del traguardo Zero Infortuni.
“Questo progetto è il consolidamento di tanti interventi formativi svolti in passato dall’azienda. Vogliamo trasmettere una visione di sicurezza intesa come prodotto di gruppo”, sottolinea Ottavio Dinale, responsabile Salute, Sicurezza, Ambiente e Qualità di E-Distribuzione.
Lara Santarcangelo, responsabile di SHE Factory, spiega come “la commistione degli ingegneri e degli psicologi che hanno progettato questo percorso esperienziale consenta di rafforzare le relazioni per la cultura della sicurezza. Ciò che si vive in aula stimola un cambiamento che possiamo portare da domani del nostro lavoro quotidiano”.
Secondo Andrea Pristerà, capo dell’Unità territoriale Siracusa e Ragusa di E-Distribuzione, si tratta di “un’occasione preziosissima che unisce tante famiglie professionali diverse”, mentre Steven Giliberto, capo del Blue Team Augusta di E-Distribuzione, evidenzia come si tratti di “un’occasione importantissima di condivisione e come sia importante vedere la cura che l’azienda mette nella salute e nella sicurezza, con il supporto di tutta l’organizzazione”.

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Nestlè, al via in Italia il modello lavorativo “FAB Working”

ASSAGO (MILANO) (ITALPRESS) – Nell’attuale contesto in continua evoluzione, anche le esigenze di ognuno evolvono e si modificano altrettanto velocemente impattando sul mondo del lavoro, ormai ben diverso rispetto a quello di qualche anno fa. In questo scenario, il Gruppo Nestlè in Italia ha disegnato un nuovo modello lavorativo tenendo conto delle nuove necessità e dei suggerimenti delle persone che lavorano per il Gruppo. Da questo dialogo e tenendo in considerazione le esigenze di tutti, il Gruppo Nestlè ha introdotto il “FAB Working” (acronimo di Flessibile, Adattabile e Bilanciato), che è stato testato nel 2022 e ha preso definitivamente piede a partire dall’inizio di quest’anno, superando il concetto di smart working.
“Il FAB Working è un modello estremamente flessibile – si legge in una nota -, che viene disegnato da ogni singolo gruppo di lavoro valutando i compiti e la tipologia di attività da svolgere e che può essere eventualmente ripensato di volta in volta in base alle esigenze. In questo contesto, l’ufficio diventa una risorsa complementare al lavoro da remoto, rappresentando la sede ideale per attività di co-progettazione, condivisione, collaborazione, socializzazione e team building”.
“Il nuovo modello valorizza quindi la cultura della performance, dando sempre maggiore importanza alla prestazione lavorativa di ognuno – prosegue la nota -. Il Gruppo reinterpreta così il modo di lavorare adattandolo alle necessità sia dei lavoratori che dell’azienda stessa. Il FAB Working consente infatti all’azienda di coniugare lavoro di squadra e individuale, concentrazione e interazione, autonomia e responsabilizzazione sui risultati”.
Questo nuovo modello lavorativo risulta essere molto apprezzato all’interno dell’azienda: è quanto emerge da una prima indagine interna secondo la quale per l’80% dei rispondenti il FAB contribuisce a creare un ambiente caratterizzato da maggiore fiducia e autonomia. La popolazione più giovane (20-29 anni) e le donne manifestano la maggiore soddisfazione ritendendo che il FAB possa impattare positivamente sul loro benessere grazie a un migliore work-life balance.
“Noi di Nestlè siamo convinti che il FAB Working costituisca un importante strumento di modernizzazione organizzativa, in grado di generare valore sia per l’impresa che per i singoli individui. E’ dimostrato, infatti, che a un miglior work-life balance e a un generale senso di benessere dei dipendenti, si associa un deciso miglioramento nell’efficienza ed efficacia delle prestazioni. Il FAB Working rappresenta dunque una soluzione in grado di dare benefici sia alle persone che al business – ha commentato Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato Gruppo Nestlè Italia e Malta -. Investire in un modello di lavoro innovativo significa promuovere una cultura che valorizza le performance e che propone all’individuo una più forte autonomia e responsabilizzazione sui risultati, creando un ambiente basato sulla fiducia”.
Il FAB Working è regolamentato da un accordo sottoscritto il 18 marzo dello scorso anno dall’azienda con le segreterie nazionali di FAI CISL, FLAI CGIL e UILA UIL.
L’accordo sindacale, tra l’altro, garantisce il diritto alla disconnessione e stabilisce norme di comportamento specifiche, “a tutela della salute e della sicurezza delle persone che operano da remoto – spiega il gruppo -. In tal modo, il modello lavorativo ibrido consolidatosi nell’esperienza del FAB Working potrà proseguire ed essere applicato anche dopo la fine dello Smart Working semplificato, prorogato dalla legge sino a dicembre dello scorso anno. Il nuovo modello si affianca a un ampio piano di welfare aziendale che mette al centro le persone Nestlè e le loro esigenze, nella convinzione che un ambiente di lavoro sereno e un corretto bilanciamento tra vita privata e lavorativa possano facilitare il coinvolgimento dei dipendenti negli obiettivi aziendali”.

– foto ufficio stampa Nestlè –

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Lavoro, Calderone “Su sicurezza agire subito con progettualità comune”

ROMA (ITALPRESS) – Si è svolto al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il primo incontro del Tavolo sulla sicurezza sul lavoro. Il ministro Marina Calderone insieme ai colleghi di Governo Giuseppe Valditara (Istruzione e Merito), Paolo Zangrillo (Pubblica Amministrazione) e Orazio Schillaci (Salute) hanno incontrato i principali interlocutori sociali – Inail, Ispettorato Nazionale del Lavoro, Associazioni datoriali e sindacali – con l’obiettivo di condividere una strategia trasversale in materia di sicurezza e salute sul lavoro.
I lavori procederanno con cadenza quindicinale. Il prossimo incontro, il 26 gennaio, sarà dedicato all’approfondimento delle tematiche connesse all’alternanza scuola lavoro.
“Non è accettabile che anche un solo lavoratore perda la vita lavorando. Su temi come questo dobbiamo agire subito con una progettualità comune, riflettendo sui rischi specifici per settore, implementando la strategia nazionale di prevenzione e protezione”, ha affermato Calderone facendo sintesi degli interventi. La task force governativa – per specifiche competenze – lavorerà ad un patto sociale sulla sicurezza sul lavoro, da raggiungere facendo tesoro delle buone prassi già sperimentate durante il periodo pandemico. Tante le tematiche affrontate, a cominciare dalla necessità di intervenire su una maggiore diffusione della cultura della sicurezza già a partire dall’istruzione scolastica per preparare i futuri lavoratori. Spazio anche alla possibilità di semplificare le procedure, ma senza ridurre l’efficacia dei controlli. “La revisione dell’impianto normativo, per renderlo più attuale e connesso al tessuto produttivo odierno, non contempla la depenalizzazione degli illeciti – ha sottolineato il ministro -. Semmai il potenziamento dell’attività ispettiva e una formazione più sostanziale che possa meglio tutelare la vita di chi lavora”.
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Calderone “Sostenere il potere d’acquisto tagliando cuneo del 5%”

ROMA (ITALPRESS) – “E’ necessario rendere più organica tutta la disciplina per dare certezze ai lavoratori che hanno il diritto di sapere in modo chiaro quali sono i requisiti per andare in pensione e a quali condizioni, eventualmente, possono anticipare il pensionamento. Oltre al primo pilastro pensionistico, è necessario intervenire per rendere più agevole il coordinamento con il secondo pilastro, con la previdenza complementare, su cui è importante investire anche in termini di semplificazione normativa e procedurale”. Così, in un’intervista a La Stampa, il ministro del Lavoro Marina Calderone in merito alla riforma delle pensioni. Quanto a reddito di cittadinanza e politiche attive, il ministro spiega che “hanno due obiettivi diversi ma complementari. Distinguiamo quindi gli strumenti per contrastare la povertà, difficoltà sociali o familiari da quelli per accompagnare al lavoro. Per i primi, puntiamo a un reddito di inclusione, magari rafforzato ed esteso rispetto al passato. Per i secondi, la strada passa attraverso la realizzazione di un sistema che preveda nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro”. Secondo Calderone, inoltre, “il tema del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi è di importanza centrale. Per favorire la dinamica salariale è certamente necessario intervenire sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Tra gli impegni di legislatura vi è la riduzione del 5% del cuneo e su questo lavoreremo”.
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In un libro le 10 competenze per innovare il lavoro nel 2023

MILANO (ITALPRESS) – Strategia dell’innovazione, crescita esponenziale, trasformazione digitale, marketing omnicanale, gestione del cambiamento e leadership condivisa. Senza trascurare la macroeconomia, l’economia industriale, la finanza d’impresa e la gestione operativa. Sono le dieci aree di competenza richieste ai professionisti che vogliano innovare il lavoro nel 2023: nell’era della collaborazione tra uomo e macchina ai professionisti serve una nuova cassetta degli attrezzi che veda protagoniste le abilità “dure” (o “hard skill”) e le competenze soffici, altrimenti dette “di vita”. Ne parla il giornalista e influencer di LinkedIn Filippo Poletti nel libro “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose”: all’interno 101 storie di professionisti che tra il 2020 e il 2022, in piena pandemia, si sono rigenerati a Milano, tornando sui banchi di scuola.
“Gli innovatori sono chiamati a individuare la direzione da intraprendere – spiega Poletti, executive MBA -. Devono sapere come creare valore per la sua azienda, il mercato e il resto della società. Per questo è necessario che acquisiscano una mentalità aperta alla progettazione e alla realizzazione di nuovi servizi e prodotti che mettano al centro l’esperienza degli utenti”. In quest’ottica, dunque, è necessario che apprendano come fare innovazione, focalizzandosi sulle tecnologie esponenziali come l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata, le piattaforme digitali e il marketing basato sull’utilizzo di tutti i canali di comunicazione.
“La capacità di innovare deve affondare le sue radici sulla conoscenza approfondita del mercato monetario e delle merci, delle economie di scala oltre che di gamma, così come sulla gestione delle attività aziendali e gli strumenti finanziari finalizzati allo sviluppo del business”, aggiunge Poletti.
Accanto alle competenze “dure” gli innovatori devono possedere le “abilità della vita”: “Il leader innovatore sa motivare le persone, sviluppando l'”intelligenza emotiva” e utilizzando costantemente i rinforzi positivi per apprezzare i risultati ottenuti dai collaboratori. Prima ancora di stimolare la competizione virtuosa all’interno dell’impresa, l’innovatore deve saper promuovere la collaborazione, adottando un approccio inclusivo e sostituendo alla cultura del “dito puntato” quella dell’errore come occasione di crescita”, nota Poletti. Per realizzare tutto ciò, la leadership tradizionale basata sul rapporto tra “leader” e “follower” deve essere superata da quella condivisa, dove tutte le risorse presenti in azienda sono messe nelle condizioni di unirsi ed esprimere il meglio.
Le competenze “dure” e di “vita” non si apprendono una volta per tutte. Nell’età dell’incertezza o VUCA – acronimo traducibile in italiano con le quattro parole “volatilità”, “incertezza,” complessità” e “ambiguità” – occorre rinascere quotidianamente come professionisti. “Per stare al passo con il sapere fluido dobbiamo imparare, disimparare e imparare di nuovo, acquisendo e aggiornando le nostre capacità – dice Poletti tirando le fila dei 101 racconti del libro “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose”, raccolti all’interno della business school del Politecnico di Milano -. Per questa ragione, ai tempi del coronavirus, della guerra in Ucraina e dello spettro della crisi economica, tanti professionisti come me si sono messi a studiare e ristudiare in Italia come si fa innovazione radicale e incrementale, come si sviluppa il pensiero progettuale o come si mette in piedi una startup. Siamo diventati, appunto, nuovi professionisti”.
Grazie a questa esperienza, portata avanti da donne e uomini di età compresa tra 30 e 60 anni, è nata la Generazione R di Rinascita: “La generazione R di Rinascita è a numero aperto: chi vuole può farne parte a patto di voler apprendere per tutta la durata della nostra lunga vita professionale”, conclude l’autore di “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose”. Leader non si nasce una sola volta, ma si diventa tutti i giorni della carriera lavorativa.

– foto Filippo Poletti –

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