Lavoro & Welfare

G7 Lavoro, Calderone “Dichiarazione di Cagliari mette persona al centro”

CAGLIARI (ITALPRESS) – “Abbiamo firmato la “Dichiarazione di Cagliari” per affrontare le nuove sfide del mondo del Lavoro. E’ una dichiarazione che tiene insieme e valorizza temi di assoluta centralità per lo sviluppo delle nostre economie. La presidenza ha voluto mettere al centro la persona”. Lo ha detto la ministra del Welfare, Marina Calderone, nella conferenza stampa di chiusura del G7 Lavoro di Cagliari. “Gli impegni assunti danno la dimensione di un G7 che deve continuare a esercitare una leadership e promuovere il dialogo tra il Nord e il Sud del Mondo – ha aggiunto la ministra -. Abbiamo ribadito il rispetto dei diritti umani a partire dall’infanzia. Abbiamo fatto tesoro dello scambio con le parti sociali rinnovando le istanze del mondo del lavoro. I rappresentanti di B7 e L7 hanno presentato una dichiarazione congiunta, un risultato importante che enfatizza il clima collaborativo di questi giorni”.
Entrando nello specifico, Calderone ha parlato del tema centrale della due giorni, ovvero l’intelligenza artificiale: “L’approccio umano centrico è alla base dell’uso dell’IA nei posti di lavoro. La nostra dichiarazione e i nostri allegati danno risposte concrete per governare i processi in cui l’intelligenza artificiale può avere un impatto forte. Dobbiamo imparare a predire un pò il futuro e capire di quali professionalità avremo bisogno fra 10 anni”. Poi sull’invecchiamento della popolazione, secondo cardine di questo G7: “Da qui al 2050 la popolazione attiva si ridurrà del 50%. Serve un approccio integrato per rendere l’invecchiamento più attivo e l’inclusione dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro più facile”. Infine i temi dell’immigrazione e della sicurezza. “Abbiamo parlato di immigrazione regolare, della manodopera qualificata – ha precisato Calderone – Guardiamo a quella parte del decreto legge 20 del 2023, approvato a Cutro, che mira ad anticipare la formazione nei paesi d’origine per poter incrociare la richiesta delle aziende, combattere lo sfruttamento e il capolarato”.
E sulla sicurezza sui posti di lavoro i Paesi del G7 concordano sul fatto che “deve essere garantita”, così come “deve essere più sicuro il tragitto casa-lavoro”.

– foto xd4/Italpress –

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W7 e Deloitte, l’IA può favorire la parità di genere in azienda

CAGLIARI (ITALPRESS) – Nonostante il 42% della forza lavoro globale sia costituito da donne, solo il 25% di esse occupa posizioni apicali, ma l’utilizzo dell’IA può contribuire a ridurre il gender gap in azienda, specialmente nei processi di recruiting, formazione e remunerazione. Questo quanto emerge dal Position Paper “IA e Lavoro Femminile: Verso una Nuova Era di Inclusione ed Equità” che è stato presentato nell’ambito della Riunione dei Ministri del Lavoro e dell’Occupazione del G7 a Cagliari. Il documento, elaborato nell’ambito del Women 7 (W7) da Deloitte in qualità di unico knowledge partner, mette in luce le sfide e le opportunità per le donne nel mercato del lavoro, in un’epoca segnata dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA) e dalla trasformazione digitale. All’evento di Cagliari hanno partecipato la delegazione W7 e le Co-Chairs Martina Rogato e Claudia Segre per rappresentare le istanze del comunicato ufficiale e proseguire l’impegno di advocacy per la società civile inerente la parità di genere nell’ambito del mondo del lavoro.
“L’Intelligenza Artificiale potrebbe esacerbare alcune disparità, rafforzando stereotipi di genere e pregiudizi impliciti se non gestita in modo appropriato”, afferma Fabio Pompei, CEO di Deloitte Central Mediterranean. “Al contrario, un uso consapevole e responsabile dell’IA potrebbe contribuire a ridurre il divario di genere, rendendo i processi di assunzione più inclusivi, personalizzando la formazione professionale e garantendo maggiore equità retributiva – aggiunge -. L’IA potrebbe diventare un fattore abilitante per migliorare le condizioni di lavoro delle donne, riducendo le discriminazioni e promuovendo una cultura aziendale più equa e inclusiva”.
Tra le iniziative per sostenere una transizione giusta verso un mercato del lavoro più equo e inclusivo, emerge la necessità di promuovere l’alfabetizzazione digitale e delle competenze STEM e di garantire trasparenza e controllo nei sistemi di IA.
“Rafforzare le competenze digitali delle donne, con particolare attenzione ai settori tecnologici e all’IA, è essenziale per garantire una partecipazione paritaria nei settori emergenti – prosegue Pompei -. Coinvolgere le figure professionali femminili nella definizione delle politiche educative e del lavoro, assicurare la loro presenza nei processi decisionali promuovendo l’upskilling e il reskilling attraverso programmi specifici, è cruciale. Infine, per prevenire bias e discriminazioni in ambito IA, è necessario sviluppare algoritmi trasparenti e garantire un monitoraggio costante dei dati utilizzati”.
Come sottolineato da Annamaria Tartaglia, Co-Chair del W7, “la transizione verso un futuro del lavoro più inclusivo ed equo non può prescindere dall’integrazione delle donne nei processi decisionali e tecnologici. In un mondo in cui l’Intelligenza Artificiale ridefinisce le dinamiche lavorative, è imperativo che questa trasformazione non amplifichi le disuguaglianze esistenti, ma le attenui. L’AI, se guidata da una prospettiva antropocentrica e supportata da politiche attive, può diventare uno strumento potente per eliminare i pregiudizi di genere e garantire una piena valorizzazione del potenziale femminile, favorendo così una crescita economica e sociale sostenibile”.

– Foto ufficio stampa Deloitte –

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Occupazione in crescita ma scendono le ore lavorate

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ROMA (ITALPRESS) – Nel secondo trimestre 2024, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è diminuito del -0,2% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dell’1,6% rispetto al secondo trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil ha registrato una
crescita sia in termini congiunturali (+0,2%) sia in termini tendenziali (+0,9%). E’ quanto emerge dai dati Istat sul mercato del lavoro. Gli occupati aumentano in termini congiunturali di 124 mila unità (+0,5% rispetto al primo trimestre 2024), a seguito
della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+141 mila, +0,9%) e degli indipendenti (+38 mila, +0,7%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-55 mila, -1,9%); cala il numero di disoccupati (-84 mila, -4,6% in tre
mesi) e aumenta quello degli inattivi di 15-64 anni (+32 mila, +0,3%). Simile la dinamica per i tassi: quello di occupazione raggiunge il 62,2% (+0,2 punti), quello di disoccupazione scende al 6,8% (-0,3 punti) e il tasso di inattività 15-64 anni è stabile al 33,1%. Nei dati provvisori di luglio, rispetto al mese precedente, si osserva un aumento degli occupati (+56 mila, +0,2%) e del relativo tasso (+0,1 punti) che si associa alla diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,4 punti) e alla crescita di quello di inattività 15-64 anni (+0,2 punti).

– Foto Agenzia Fotogramma –

Accordo INL-Assolavoro contro le forme di lavoro irregolare

ROMA (ITALPRESS) – Il direttore generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Paolo Pennesi e il presidente di Assolavoro (Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, che aggrega e rappresenta oltre l’85% del settore) Francesco Baroni hanno rinnovato il Protocollo, sottoscritto nel 2018, per la realizzazione di un Osservatorio per la tutela del lavoro e dell’intermediazione regolare. Con l’Intesa INL e Assolavoro si impegnano a collaborare, nei rispettivi ruoli, nelle attività di contrasto al sommerso, alle intermediazioni illecite di manodopera, al caporalato, all’utilizzo fraudolento del distacco transnazionale e al non rispetto del principio della parità di trattamento salariale.
In questa ottica Assolavoro condividerà con l’INL i dati e le analisi svolte dall’Osservatorio statistico Assolavoro DataLab sui principali fenomeni che caratterizzano il mercato del lavoro, acquisirà dalle Agenzie associate ogni informazione utile a mappare le situazioni di rischio, e trasmetterà all’Ispettorato specifiche segnalazioni nel caso in cui venissero riscontrate presunte irregolarità.
Il testo sottoscritto prevede, tra le altre cose, anche la presenza di una Cabina di regia con il compito di promuovere iniziative per affrontare problematiche legate al lavoro irregolare e sviluppare soluzioni concrete e condivise per garantire la tutela della legalità nel mondo del lavoro.
“Oggi è una giornata importante perchè con il rinnovo del Protocollo con Assolavoro – ha detto il direttore generale dell’INL Paolo Pennesi – continua il coordinamento per il controllo, monitoraggio e osservatorio dei fenomeni di interposizione illegale nel lavoro. Purtroppo, questi fenomeni rappresentano la seconda patologia, dopo il lavoro nero, che l’Ispettorato Nazionale del lavoro riscontra fra le violazioni più rilevanti nel mercato del lavoro. Pertanto, è importante con questo Protocollo consolidare il monitoraggio di queste condotte illecite in quanto la somministrazione del lavoro è stata regolamentata già da vari anni con disposizioni normative che vanno rispettate e non devono essere consentite “scorciatoie” per vendere o comprare manodopera”.
“Per il nostro settore la regolarità dei contratti di lavoro è un principio fondativo – ha sottolineato Francesco Baroni, Presidente dell’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro -. Stando ai dati, nelle aree in cui siamo più presenti con le nostre filiali e i nostri lavoratori si riscontra una minore incidenza di lavoro irregolare o in nero. Al contrario, nei territori dove il lavoro tramite Agenzia è meno diffuso si riscontra un tasso molto più elevato di irregolarità.
Le nostre Agenzie poi alzano ancora di più l’asticella, per potersi associare ad Assolavoro non solo è richiesto il rispetto delle regole sancite dal legislatore, ma si deve aderire ad un codice etico ulteriormente stringente in materia di legalità.
E’ quindi per noi essenziale distinguere con maggior chiarezza tra il lavoro che offre tutele e quello che non lo fa, promuovendo il primo attraverso semplificazioni normative e scoraggiando tutte le altre forme. La sottoscrizione di questo Protocollo con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro è di assoluta importanza perchè rappresenta un ulteriore passo avanti verso questo obiettivo, per segnalare situazioni che non appaiono conformi alla normativa, ma anche per trovare insieme buone pratiche, pure con l’uso sapiente dell’Intelligenza Artificiale, per qualificare sempre di più il mondo del lavoro”.
Per agevolare la realizzazione degli obiettivi dell’Intesa, la Cabina di regia condividerà dati e informazioni utili per prevenire e contrastare ogni forma di impiego non conforme alle normative vigenti, contribuendo così alla diffusione di una cultura della legalità.

– foto ufficio stampa Assolavoro –
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Gender Pay Gap, la parità di genere stimolo per la crescita economica

MILANO (ITALPRESS) – Il raggiungimento della parità di genere garantisce una maggior crescita economica e competitività per le aziende. A confermarlo è il nuovo studio “Oltre il divario salariale: la parità di genere per la crescita economica e la competitività delle imprese” realizzato da Arel in collaborazione con JTI Italia e con il supporto dell’Ufficio Studi PwC Italia, e presentato ieri alla Torre PwC di Milano.
Lo studio fa una disamina della disparità salariale di genere a livello globale e locale. Anche nel nostro Paese, infatti, il Gender Pay Gap rappresenta una realtà penalizzante nel mondo del lavoro, come emerge dagli ultimi dati: dopo cinque anni dalla laurea, il divario salariale medio mensile a sfavore delle donne nelle discipline STEM è di oltre 200 euro mensili.
Ma non solo, la disparità negli anni continua ad aumentare, fino a determinare una differenza salariale del 14.5% – a parità di livello fra uomini e donne – nella fascia tra i 45 e i 54 anni: un dato derivante da una pluralità di fattori, dove alle minori opportunità di carriera e formazione e a scatti salariali meno frequenti, si somma un maggior impegno sul fronte familiare.
Inoltre la ricerca sottolinea un ulteriore elemento significativo che si aggiunge alla disparità retributiva, ovvero il tema dell’abbandono del lavoro, con il tasso di occupazione femminile che nel 2023 è stato inferiore di quasi 20 punti percentuali rispetto a quello maschile.
Accanto alle medie e alle percentuali degli indicatori rilevanti, quindi, l’analisi evidenzia le cause profonde e talvolta sommerse che alimentano il divario retributivo di genere, come ad esempio la motherhood e caregiver penalty, alla radice del problema dell’inattività femminile in Italia.
Alla luce di questi dati, la ricerca indica come le aziende che adottano politiche di inclusione, registrino significativi miglioramenti negli ambiti di produttività e innovazione, identificando la parità di genere come un fattore chiave per la crescita economica e la competitività.
La scarsa partecipazione femminile al lavoro rappresenta infatti un ostacolo alla crescita, riducendo la dimensione delle forze produttive di un Paese.
Questo emerge anche da una recente analisi dei benefici economici della parità occupazionale, realizzata dallo European Institute for Gender Equality, che evidenzia come la differenza tra tasso di attività maschile e femminile nell’Unione europea abbia portato ad una perdita economica stimata a quasi il 3% del PIL.
Guardando al contesto italiano, poi, l’uscita delle donne dal mercato del lavoro è fra le cause principali del disallineamento fra domanda e offerta, con oltre 300mila posti di lavoro rimasti vacanti solo nel 2023 in molteplici aree produttive del nostro Paese.
Citata come esempio virtuoso all’interno dello studio, JTI Italia. L’azienda, infatti, ha da sempre la Gender Equality al centro della propria strategia e negli anni ha implementato una pluralità di iniziative finalizzate a garantire l’equità di genere e il superamento del gender pay gap.
Tra queste, il congedo parentale paritario per tutti i dipendenti della società, che garantisce il 100% della retribuzione salariale durante l’intero periodo di paternità o maternità e l’attuazione di svariati programmi mirati all’empowerment femminile e alla crescita professionale delle donne.
Politiche che hanno portato l’azienda, negli anni, a ottenere una piena parità retributiva tra uomini e donne: in JTI Italia le donne rappresentano il 51% degli impiegati, con la percentuale di donne in ruoli dirigenziali pari al 43%, circa il doppio della media italiana nel settore del commercio all’ingrosso.
Inoltre accanto ad una partecipazione femminile nella forza lavoro complessivamente più elevata rispetto alla media di settore, si riscontra anche una forte riduzione della segregazione verticale, che come si è visto caratterizza pesantemente la distribuzione dei ruoli nel commercio all’ ingrosso.
All’evento di presentazione dello studio sono intervenuti la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Maria Roccella (con un videomessaggio di saluto), il Presidente e Amministratore Delegato di PwC Italia Andrea Toselli, il Presidente dell’Istituto Jacques Delors Enrico Letta, il General Manager di JTI Italia Didier Ellena e la Responsabile Comunicazione di PwC Italia Chiara Carotenuto.
Protagonisti della seguente tavola rotonda, in cui si sono approfondite le tematiche più rilevanti emerse dal rapporto, invece, l’Onorevole Elena Bonetti, la Professoressa di Commercio Internazionale dell’Università Sciences Po di Parigi Alessia Mosca e il Corporate Affairs & Communication Director di JTI Italia Lorenzo Fronteddu.
“Per troppo tempo e troppo spesso per le donne la vita privata, e in particolare la maternità, e la realizzazione professionale hanno rappresentato due opzioni alternative, e questa è una delle priorità che il nostro governo si è dato” ha dichiarato Eugenia Maria Roccella, Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. “La quantità e la qualità della partecipazione delle donne al mondo del lavoro è un fattore di ricchezza per tutti e una dimensione concreta delle pari opportunità, che abbiamo sostenuto con misure di conciliazione come il potenziamento dei congedi parentali, con interventi di incentivo come la decontribuzione per le mamme lavoratrici, e con strumenti di moral suasion come il codice di autodisciplina per le imprese. Un mondo del lavoro a misura anche di donna è infatti un fattore di sviluppo sociale, economico e demografico. E’ una questione di giustizia ma anche di crescita per tutti”.
Enrico Letta, Presidente dell’Istituto Jacques Delors, già Presidente del Consiglio, ha commentato: “Aver messo nel PNRR una norma trasversale sulla parità uomo-donna ha rappresentato uno strumento di grande stimolo al superamento del gender gap. Ma la situazione, come spiega il rapporto, è preoccupante. L’Italia è fanalino di coda UE sul superamento del gender gap e del divario salariale”.
“In PwC abbiamo un approccio data-driven per monitorare l’equilibrio di genere a tutti i livelli e individuare tempestivamente le aree di intervento, sia nei confronti del mercato sia del contesto in cui operiamo, ha commentato Chiara Carotenuto, Responsabile Comunicazione, PwC Italia. “Supportiamo le aziende nel condurre maturity assessment su Inclusion & Diversity e nel percorso per ottenere la Equal Salary Certification, oltre a sostenere importanti realtà che promuovono l’equilibrio di genere e la leadership femminile. L’implementazione di azioni di inclusione e welfare aziendale, in particolare quelle a sostegno della genitorialità e delle attività di caregiver, è fondamentale per promuovere l’equilibrio di genere”.
“In JTI Italia affrontiamo seriamente la questione della disparità di genere, consapevoli che i cambiamenti significativi richiedono impegno e azioni concrete”, ha dichiarato Didier Ellena, General Manager di JTI Italia. “Siamo orgogliosi di aver raggiunto una piena parità retributiva tra uomini e donne e di avere una rappresentanza femminile significativa nei nostri ruoli dirigenziali. Questo non è un punto di arrivo, ma uno stimolo per continuare a promuovere l’equità in ogni aspetto della nostra azienda, con la convinzione che le imprese possano e debbano essere protagoniste di un cambiamento positivo nella società’.
“Oggi si riscontra una fatica sui temi della diversity che si è trasformata in alcuni casi in attacco diretto a conquiste che davamo per acquisite” ha commentato Alessia Mosca, Professoressa di Commercio Internazionale dell’Università Sciences Po di Parigi. “La popolazione mondiale crescerà fino alla fine del secolo per raggiungere il picco di 11 miliardi di persone per poi comprimersi, visti i tassi di natalità attuali, e raggiungere un numero di ultra 65enni sproporzionatamente più alto dei bambini sotto i 5 anni . La cura quindi non può più essere solo intesa come accudimento dell’infanzia, ma si allarga ormai alla terza età e alle situazioni, sempre più comuni, di malattia cronica e non autosufficienza. Devono quindi essere adottate politiche che tengano conto di queste nuove necessità, individuali e collettive.
Questo rapporto vuole presentare la disparità di genere per come effettivamente è, ovvero un’interconnessione di innumerevoli aspetti mutualmente influenzabili”.
– foto ufficio stampa Spencer & Lewis –
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A luglio occupati oltre 24 milioni, la disoccupazione scende al 6,5%

ROMA (ITALPRESS) – Occupazione in crescita a Luglio. Lo riferisce un’analisi dell’Istat. A luglio 2024 il numero di occupati supera di 9 mila unità la soglia dei 24 milioni; la crescita dell’occupazione rispetto al mese precedente (+56mila unità) è sintesi dell’aumento tra gli autonomi, che raggiungono i 5 milioni 233mila, e della diminuizione dei dipendenti, sia permanenti, scesi a 16 milioni 19mila, sia a termine, scesi a 2 milioni 757mila. Il numero di occupati supera quello di luglio 2023 di 490mila unità: +437mila dipendenti permanenti, +249mila autonomi e -196mila dipendenti a termine.
Su base mensile, il tasso di occupazione e quello di inattività aumentano, raggiungendo il 62,3% e il 33,3% rispettivamente, mentre il tasso di disoccupazione scende al 6,5%.
A luglio 2024, rispetto al mese precedente, crescono sia gli occupati sia gli inattivi e diminuiscono i disoccupati. L’occupazione aumenta (+0,2%, pari a +56mila unità) per le donne, gli autonomi e in tutte le classi d’età, ad eccezione dei 25-34enni per i quali cala; il numero di occupati diminuisce anche tra i dipendenti. Il tasso di occupazione sale al 62,3% (+0,1 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro si riduce (-6,1%, pari a -107mila unità) per entrambe le componenti di genere e in tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione scende al 6,5% (-0,4 punti), quello giovanile al 20,8% (-0,6 punti). Il numero di inattivi aumenta (+0,6%, pari a +73mila unità) tra gli uomini, le donne e i 25-49enni; diminuisce invece tra i 15-24enni e gli ultra cinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti).
Anche confrontando il trimestre maggio-luglio 2024 con quello precedente (febbraio-aprile 2024) si osserva un incremento nel numero di occupati (+0,3%, pari a +83mila unità). La crescita dell’occupazione osservata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,5%, pari a -82mila unità) e all’aumento degli inattivi (+0,5%, pari a +64mila unità). Il numero di occupati a luglio 2024 supera quello di luglio 2023 del 2,1% (+490mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 15-24enni. Il tasso di occupazione in un anno sale di 1,0 punti percentuali. Rispetto a luglio 2023, scende il numero di persone in cerca di lavoro (-16,7%, pari a -334mila unità) mentre cresce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +21mila).
-foto ufficio stampa Istat-
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Dall’Inps l’app per avvicinare i giovani al mondo della previdenza

RIMINI (ITALPRESS) – Uno specifico strumento digitale pensato appositamente per avvicinare i più giovani al mondo della previdenza. E’ la app “ContaCi” presentata dal presidente Inps, Gabriele Fava, assieme a Vito La Monica, direttore centrale Pensioni, Gianluigi Raiss, dirigente dell’Area informatica, Francesco Ricci, direttore regionale Emilia-Romagna, nell’ambito del Meeting di Rimini, occasione anche per presentare le principali iniziative rivolte alle giovani generazioni nel prossimo biennio 2024/2025.
“I giovani sono il futuro, dobbiamo portarli a bordo perchè se vogliamo arrivare a un sistema pensionistico sostenibile dobbiamo aumentare la base occupazionale contributiva e, far questo, i giovani devono essere con noi”, afferma Fava. “Desideriamo far crescere in loro la consapevolezza del proprio futuro previdenziale. Solo iniziando rapidamente potranno far affidamento al loro ‘salvadanaiò garantito e pagato dall’Inps. ‘ContaCì ha l’obiettivo ambizione di maturare questa consapevolezza nei giovani affinchè possano costruire il loro futuro professionale legato a quello previdenziale. Questo strumento servirà per portarli a bordo e far capire da subito quanto è importante il loro futuro professionale”, conclude il presidente dell’Inps. Secondo La Monica “il sistema contributivo non è migliore o peggiore di quello retributivo, è diverso perchè non si basa sulle retribuzione ma sulla contribuzione versta anno per anno e che costituisce il montante contributivo. E’ quindi fondamentale conoscerlo fin da subito. E’ un sistema uguale per tutti in cui le regole di calcolo sono uguali per tutti”.
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-Foto: xb1/Italpress-

Randstad-Fps, le soft skills sempre più richieste dalle aziende

RIMINI (ITALPRESS) – E’ in crescita in tutti i gruppi professionali la richiesta di soft skills da parte delle imprese. Qualità come creatività, pensiero critico, intelligenza emotiva, capacità relazionale sono tra il 34 e il 58% delle skill richieste nelle offerte di lavoro. Lo rileva la ricerca di Randstad Research e Fondazione per la Sussidiarietà (FpS), “Nuovi modelli per il lavoro: cresce la domanda di significato e di sviluppo professionale” in cui sono stati esaminati 5,4 milioni di annunci di lavoro pubblicati online in Italia nel 2019 e nel 2023. L’indagine sarà presentata oggi al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini.
Le soft skills sono tra il 34 e il 50% delle competenze richieste per le professioni di alto e medio livello di skills; tra il 24 e il 26% per artigiani e operai specializzati; il 58% per le professioni non qualificate. Nella lunga fase di cambiamento introdotta dalla pervasività del digitale e dell’intelligenza artificiale, insieme all’acquisizione di competenze tecniche avanzate (programmazione, analisi dei dati e gestione dei sistemi AI), cresce il bisogno di qualità umane che l’IA non può facilmente replicare, e che, nello stesso tempo, permettono di continuare ad apprendere nel modo rapido, flessibile, proattivo che le trasformazioni in atto richiedono.
Un ulteriore fenomeno a cui si sta assistendo nel mondo del lavoro dalla fine della pandemia è una crescita delle dimissioni volontarie dal posto di lavoro e, più in generale, della mobilità dei lavoratori. Questo fatto è più evidente per i giovani (fino a 34 anni) e per i lavoratori senior (età maggiore di 55 anni) per i quali i contratti a tempo indeterminato cessano entro 3 anni (per i primi al 55% e per i secondi al 48%).
La ricerca di un “posto migliore” è guidata da alcuni fattori: equilibrio tra lavoro e vita privata, atmosfera di lavoro piacevole e retribuzione-benefits. Questi driver sono considerati importanti da più del 50% dei lavoratori intervistati.
In questo contesto, anche a causa della persistente difficoltà nel trovare personale, molte aziende stanno ridefinendo le loro politiche di employer branding. Quasi la metà degli annunci di lavoro pubblicati dalle imprese (48%, era il 35% nel 2019) indica almeno uno dei fattori tra quelli più richiesti dai lavoratori: il percorso di carriera è indicato nel 30% delle offerte (era il 29% nel 2019), nel 31% compare la retribuzione-benefit (welfare aziendale, premio di produzione, assicurazione sanitaria) (era solo il 19% cinque anni fa), nel 22% l’equilibrio vita-lavoro (contro l’11% del 2019).
“Il nostro mercato del lavoro si caratterizza per due mismatch: la scarsità di lavoratori per effetto degli andamenti demografici e un gap fra le competenze richieste dal sistema produttivo e la formazione dei giovani – afferma Marco Ceresa, Group CEO di Randstad Italia -. In questo scenario emerge una nuova chiara richiesta di ‘significatò e di crescita da parte delle persone, fortemente attenzionata dalle aziende. Infatti, esaminando gli annunci di lavoro post pandemia, risulta evidente il tentativo di promuovere opportunità con caratteristiche considerate rilevanti dai lavoratori, con l’obiettivo di far fronte ad una talent scarcity che fatica a rallentare”.
“La ricerca suggerisce che è importante continuare ad indagare come sta cambiando il mondo del lavoro, anche dal punto di vista della percezione dei lavoratori. Una occupazione non è solo una necessità per la sopravvivenza, ma anche uno strumento di costruzione dell’identità personale e sociale – commenta Giorgio Vittadini Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Rimettere la persona al centro dell’economia è la grande sfida di questa epoca. In questo senso il lavoro è un “percorso”. Le caratteristiche della personalità che riguardano la sfera emotiva e psico-sociale, o soft skills, sono sempre più cruciali in una società complessa e in rapida trasformazione come la nostra, in cui è decisivo “imparare a imparare”.
Da metà ’22 ad oggi si è assistito ad una crescita costante dell’occupazione e a un calo della disoccupazione. Il tasso di occupazione ha raggiunto il massimo storico con il 62,3%. Dopo la pandemia in Italia sono cresciute le assunzioni con contratti a tempo indeterminato e le trasformazioni di contratti a termine in tempi indeterminati. Ma la pandemia ha segnato anche un cambiamento profondo nei comportamenti dei lavoratori. Sono cresciute le dimissioni volontarie e più in generale la mobilità: il 48% dei contratti a tempo indeterminato cessa entro tre anni dall’attivazione, per i giovani entro i 34 anni la percentuale arriva al 55%, mentre i contratti a tempo determinato si chiudono al 90% entro due anni.
Le dimissioni volontarie sono cresciute da 1,074 milioni nel 2021 e 1,184 milioni nel 2022, rispettivamente +14% e +26% in confronto al 2019 (Rapporto Inps 2023). Ma allo stesso tempo sono cresciute le ricollocazioni, con un tasso annuale passato dal 63,2% nel 2019, al 65,5% nel 2021 e al 66,9% nel 2022. Il cambiamento nel percorso professionale è diventato una caratteristica fondamentale del mercato del lavoro contemporaneo, e non riguarda più solo lavoratori con contratti flessibili, ma anche quelli con contratti permanenti: circa una persona su tre ha cambiato contratto di lavoro negli anni 2009 e 2023.
Il nuovo contesto ha fatto mettere in discussione il modo tradizionale di vivere il lavoro e ha riportato la discussione sul significato della professione nella vita delle persone.
Nell’ultima edizione dell’Employer Brand Research, uno studio condotto da Randstad su un campione di 7 mila lavoratori in Italia, sono stati individuati i 16 driver più importanti nella scelta di un lavoro: più del 50% degli intervistati considera importanti equilibrio tra lavoro e vita privata, atmosfera di lavoro piacevole e retribuzione & benefit. Ma la percezione cambia in funzione dell’età: per i giovani nella fascia 18-24 anni è fondamentale anche la visibilità del percorso di carriera.
Esaminando 5,4 milioni di annunci di lavoro pubblicati in Italia sul web nel 2019 e nel 2023 e classificati sullo standard europeo delle occupazioni e skills ESCO, Randstad Research e Fondazione Per la Sussidiarietà hanno individuato i 6 driver più rilevanti presenti nelle offerte delle aziende: atmosfera di lavoro piacevole, equilibrio lavoro-vita privata, possibilità di lavorare da remoto, retribuzione & benefit, utilizzo delle tecnologie più avanzate, visibilità del percorso di carriera.
Nel 2019 la visibilità del percorso di carriera era presente in circa un terzo degli annunci, la retribuzione in circa in 1 annuncio su 5, mentre gli altri driver erano presenti tra il 12% e il 7% delle offerte. Nel 2023 la situazione cambia significativamente: la retribuzione e la visibilità del percorso di carriera compaiono in un terzo degli annunci, ma raddoppia anche la quota di offerte che evidenziano gli altri fattori fondamentali. In particolare, la visibilità del percorso di carriera è ritenuta importante dalle imprese che pubblicano offerte online per ingaggiare e mantenere giovani talenti.
Nel campo delle retribuzioni, le azioni con maggiore crescita negli annunci sono la possibilità di welfare aziendale, il premio produzione, l’assicurazione sanitaria e la formazione. La visibilità del percorso di carriera cresce nel supporto alla rete professionale, formazione continua e opportunità di leadership. L’equilibrio tra lavoro e vita privata si esprime nella possibilità di lavorare in settimana corta, spazi di lavoro e orari flessibili, possibilità di smart working, remote working e south working. L’atmosfera di lavoro piacevole e l’uso di tecnologie avanzate si declinano come offerta di ambienti collaborativi e stimolanti, relazioni positive e team building, e l’uso di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’innovazione dei processi.
L’impatto delle trasformazioni tecnologiche ed organizzative in corso rende centrale l’esigenza di un sistema educativo e formativo in grado sia di migliorare la transizione nel mondo del lavoro, sia di essere di supporto lungo tutta la durata della vita lavorativa. In particolare, sono fondamentali le skills digitali e trasversali. Un’analisi sulla domanda di competenze per i diversi gruppi professionali vede le skills trasversali richieste tra il 34 e il 50% delle professioni di alto e medio livello: la capacità di sviluppare idee creative, pensare analiticamente e in modo proattivo, adattarsi ai cambiamenti, la responsabilità personale, la responsabilità sociale d’impresa, stabilire relazioni collaborative nei gruppi di lavoro sono elementi ritenuti di primaria importanza per la selezione e lo sviluppo dei lavoratori nell’impresa. Queste competenze sono fondamentali nella fase di cambiamento introdotta dalla pervasività del digitale e dell’intelligenza artificiale.

– Foto ufficio stampa Randstad –

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