MILANO (ITALPRESS/WEWELFARE.IT) – “Una delle condizioni per far ripartire il motore dell’economia in sicurezza è ripensare il welfare. La pandemia, infatti, ha messo in evidenza non poche falle nel nostro sistema di protezione sociale, sia negli ammortizzatori come CIG e Naspi, nonostante la riforma del 2015 avesse provveduto a una loro estensione, sia nel più recente reddito di cittadinanza che doveva fornire un aiuto economico alle fasce disagiate di popolazione attiva e aiutare quelli abili al lavoro a trovare occupazione”. Lo ha affermato il presidente del CNEL Tiziano Treu nel corso della presentazione del XXII Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione.
“Le parti sociali, riprendendo posizioni già espresse dal CNEL, hanno condiviso la necessità di una riforma organica che proceda verso una garanzia di sostegno al reddito per le sospensioni e riduzioni dell’attività lavorativa di tutti i lavoratori dipendenti, compresi quelli delle microimprese, con una nuova attenzione ai lavoratori autonomi, quanto meno per le fasce deboli della categoria – ha aggiunto il presidente – Le misure universalistiche messe in campo in questi mesi di emergenza per il lavoro dipendente, e che si sono estese al lavoro autonomo, non siano estemporanee.Va sottolineata l’esigenza di semplificare le procedure per rendere più agevolmente accessibili gli ammortizzatori sociali, non solo quelli previsti per affrontare la crisi pandemica, ma quelli da immaginare per il futuro. Con la sicurezza di due segnali di speranza importanti come l’avvio della vaccinazione e la disponibilità dei fondi del Next Generation EU, dobbiamo guardare avanti ponendo in essere nel più breve tempo possibile misure a supporto di giovani e donne, le categorie più colpite dalla crisi”.
Secondo i dati del Rapporto CNEL, in Italia la crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori, tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown. Tutti questi soggetti sono stati interessati dall’erogazione di prestazioni di sostegno al reddito nel periodo fino al 13 ottobre 2020 così distribuiti: 6.515.000 lavoratori subordinati a tempo determinato o indeterminato (2.906.000 beneficiari di CIG ordinaria, 2.100.000 beneficiari delle prestazioni dei Fondi di solidarietà gestiti all’INPS, 1.509.000 beneficiari di CIG in deroga).
A questi si aggiungono 733.611 beneficiari dell’assegno ordinario a carico del fondo bilaterale per l’artigianato, n. 408.608 beneficiari dell’assegno ordinario a carico del fondo bilaterale per i lavoratori in somministrazione, oltre a n. 4.352.000 lavoratori inclusi nel sistema speciale di protezione sociale con i decreti-legge contenenti norme di contrasto agli effetti dell’emergenza: 3.259.000 lavoratori autonomi, professionisti e collaboratori, 250.000 lavoratori stagionali, 554.000 lavoratori agricoli, 41.000 lavoratori dello spettacolo, 31.000 lavoratori intermittenti, 5.000 lavoratori autonomi occasionali e venditori a domicilio, 212.000 lavoratori domestici (fonte: dati INPS, EBNA-FSBA fondo artigianato e Forma.temp fondo somministrazione.
La pandemia ha messo in risalto la necessità di mettere in campo azioni strutturali per il lavoro e l’occupazione con uno sguardo all’innovazione e alla sostenibilità. Va previsto un rafforzamento delle competenze in generale, da agganciare al piano sulle nuove competenze – ha dichiarato nel suo intervento Nunzia Catalfo, Ministra per il lavoro e le politiche sociali – Anche il lavoro autonomo è importante per le donne, per sostenere l’imprenditoria femminile ci sono fondi nel Recovery fund. Abbiamo anche previsto un rafforzamento degli asili nido e servizi integrati per 3 miliardi di euro. E, per scoraggiare le dimissioni post maternità, va previsto un intervento nel primo anno di maternità di servizi dedicati. Anche interventi sul salario minimo possono ridurre i divari. All’interno del Recovery fund c’è un progetto da 600 milioni di euro per il lavoro dei giovani”.
“La crisi provocata dal Covid rischia di ampliare le disuguaglianze già esistenti. I lavoratori più vulnerabili sono i più colpiti. Sono state messe in campo misure straordinarie da tutti i Paesi Ocse, che ha avuto un impatto fortemente differenziato e ha colpito in particolare i lavoratori più vulnerabili, a basso reddito, autonomi e precari, giovani e donne”, ha sottolineato Stefano Scarpetta, Director for Employment, Labour and Social affairs dell’OCSE.
(ITALPRESS).
Treu “Semplificazione e continuità per il welfare salva crisi”
Insurance di Intesa Sanpaolo, potenziata la protezione salute
MILANO (ITALPRESS/WEWELFARE.IT) – Il prodotto modulare “XME Protezione” di Intesa Sanpaolo Assicura, che dal 2018 offre ai 12 milioni di clienti di Intesa Sanpaolo la possibilità di proteggere con un unico contratto assicurativo la salute, la casa e la famiglia, amplia la sua proposta con una nuova offerta dedicata alla salute, venendo incontro alle esigenze dei clienti in un momento nel quale la richiesta di protezione della propria salute è ancora più forte.
Grazie all’acquisizione di RBM Salute, vengono ora messe a disposizione della clientela le competenze della società leader nel mercato dell’assicurazione sanitaria, integrando la copertura salute con nuovi moduli che potenziano, in particolare, l’offerta di rimborso delle spese mediche che più frequentemente sono pagate direttamente dagli assicurati e dei protocolli di prevenzione e diagnosi precoce.
Dal 23 gennaio 2021 i clienti che sottoscriveranno “XME Protezione” presso gli sportelli della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, o tramite l’offerta a distanza, avranno a disposizione, per sè e per i propri familiari:
rimborso delle spese mediche da infortuni e malattia derivanti da ricoveri, day hospital, day surgery, interventi chirurgici, esami diagnostici (di base ed avanzati), visite specialistiche ed analisi di laboratorio; rimborso delle spese per farmaci generici e del costo del ticket per farmaci dispensati dal servizio sanitario nazionale; rimborso delle spese per l’acquisto di lenti ed occhiali e protezione del benessere visivo, con copertura, inoltre, anche degli interventi di chirurgia refrattiva e cataratta; trattamenti fisioterapici, con rimborso anche dei trattamenti riabilitativi per infortunio e alcune gravi malattie
protocolli di prevenzione e di diagnosi precoce, con rimborso di pacchetti di visite ed esami di prevenzione mirati, attivabili dal cliente, quali ad esempio la prevenzione cardiovascolare, oncologica, dermatologica, o pediatrica; indennizzo in caso di positività ad una sindrome influenzale di natura pandemica; ampliamento del modulo malattie gravi, che già offre un capitale in caso di diagnosi di una grave malattia come infarto, ictus e tumore, con l’aggiunta di una tutela specifica per le principali patologie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer e Demenza Senile).
“XME Protezione” – mantenendo la caratteristica flessibilità che consente al cliente di attivare, modificare, o eliminare i moduli assicurativi, con livelli di protezione diversificati per ogni assicurato in base alle proprie esigenze e stili di vita – garantisce ora anche l’accesso ad un ampio network di strutture sanitarie convenzionate di elevato standing e qualità professionale, presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, riducendo i tempi di attesa e dando la possibilità di effettuare la maggior parte delle prestazioni senza anticipo delle spese a proprio carico.
“Fin dal suo lancio – afferma Nicola Maria Fioravanti, Amministratore Delegato di Intesa Sanpaolo Vita e Responsabile della Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo – “XME Protezione si è caratterizzato per la capacità di rispondere in modo pratico e flessibile alle esigenze di protezione dei clienti e delle loro famiglie, attraverso la sottoscrizione di un unico contratto assicurativo, capace di adattarsi, nel corso del tempo, alle esigenze delle persone, in base ai cambiamenti della vita di ciascuno. Aggiornando i moduli in esso presenti, grazie all’ampia ed articolata offerta prodotti acquisita con l’integrazione di Intesa Sanpaolo RBM Salute, realizziamo una prima importante sinergia tra le diverse compagnie della Divisione Insurance specializzate nei diversi ambiti legati alla protezione, in linea con il nostro obiettivo di proporre prodotti completi, innovativi e con le migliori soluzioni per i nostri clienti”.
(ITALPRESS).
Gruppo Hera per un welfare agile e sostenibile
Il Cda del Gruppo Hera, presieduto da Tomaso Tommasi di Vignano, ha approvato il Piano industriale al 2024. Le strategie di rafforzamento industriale e commerciale sono state disegnate su modelli di business sostenibili, indirizzando le opportunità derivanti dall’innovazione e dal digitale, e favorendo la creazione di valore condiviso per i propri stakeholder e dipendenti. La multiutility intende inoltre accompagnare i territori in unaripresa in linea con le strategie europee e gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Supportata anche dal positivo preconsuntivo 2020, Hera procede così nel percorso di crescita ininterrotta tracciato fin dalla sua nascita, nel 2002, con l’obiettivo di consolidare una posizione di leadership negli ambiti presidiati, forte di un modello di business che negli anni si è dimostrato vincente e resiliente e rappresenta, a tutt’oggi, la più concreta garanzia di un futuro in ulteriore sviluppo. Il Piano industriale al 2024 si fonda sulle solide basi delle proiezioni di chiusura del 2020: il preconsuntivo conferma infatti i principali indicatori in crescita sull’anno precedente. Il MOL atteso per il 2020 è di circa 1.118 milioni di euro, in aumento rispetto ai 1.085 milioni del 2019, mentre il rapporto PFN/MOL migliora sensibilmente attestandosi a 2,9 x, rispetto al valore di 3,02 x al 31 dicembre 2019. Lo scorso anno, inoltre, Hera ha sostenuto investimenti pari a circa 540 milioni di euro, sostanzialmente in linea con il 2019. Nel 2020 la multiutility ha dunque superato le criticità legate alla pandemia garantendo continuità, efficienza, sicurezza e qualità dei servizi, ma anche un concreto sostegno a tutti gli stakeholder, a partire da clienti, fornitori e dipendenti. Il Gruppo Hera ha arricchito la propria strategia seguendo le direttrici europee e mantenendo contestualmente la coerenza con l’Agenda 2030, che già da anni ne guida l’impegno per lo sviluppo sostenibile. In particolare, lo schema di riferimento del nuovo Piano si compone di tre dimensioni – ambientale, socio-economica e innovazione – intorno alle quali si articolano tutte le progettualità di Hera.
Dimensione innovazione: opportunità legate ad evoluzione tecnologica, digitalizzazione, intelligenza artificiale e analisidei dati, per incrementare l’efficienza e la qualità dei servizi, con modalità di lavoro sempre più agili, nel mantenimento di un giusto equilibrio tra persone e tecnologia. Dimensione ambientale: promozione dell’economia circolare attraverso il recupero, il riuso e la rigenerazione delle risorse interventi per incrementare la resilienza delle infrastrutture, in chiave di prevenzione e mitigazione dei rischi azioni per la lotta al cambiamento climatico -in cui la multiutility è già da tempo in prima linea -al fine di traguardare la carbon neutrality, puntando su bioenergie/green gas – come biometano, idrogeno e green syngas – ed efficienza energetica. Il contributo alla decarbonizzazione e al risparmio delle risorse si realizzerà anche attraverso la diminuzione dei consumi del Gruppo stesso: al 2024 è prevista una riduzione del 7% dei consumi energetici (rispetto al 2013) e del 17% dei consumi idrici interni (rispetto al 2017).
Dimensione socio-economica: creare “valore condiviso” per stakeholder e territori, facendo leva sugli asset fisici e commerciali, con i nuovi servizi a valore aggiunto per i clienti, le collaborazioni con partner esterni e i progetti di ascolto delle esigenze locali e sociali, ma anche quale esito di operazioni di integrazione o gare per l’assegnazione dei servizi regolati. Il Piano al 2024 prevede investimenti in crescita, per circa 3,2 miliardi di euro, in media di 640 milioni all’anno: un volume significativamente superiore (circa +40%) rispetto alla media dell’ultimo quinquennio. In particolare, sono previsti in aumento gli impieghi per lo sviluppo organico, per 2,9 miliardi, 400 milioni in più rispetto alla precedente pianificazione, con un impegno proporzionale alla presenza di Hera sul territorio e alle caratteristiche delle filiere. Più in generale, il 60% degli investimenti sarà destinato a progetti coerenti con gli obiettivi europei. Il 42% andrà ad attività in linea con il “Green Deal”, per la riduzione delle emissioni, la carbon neutrality, laresilienza dei business e l’economia circolare. Il restante 18% sarà destinato all’evoluzione tecnologica: dallo sviluppo della cyber sicurezza al telecontrollo, dai cassonetti “smarty” per la differenziata ai nuovi contatori. L’incremento degli investimenti è reso possibile, oltre che dai positivi risultati del 2020, dalla solidità patrimoniale e finanziaria di Hera, che lascia margine di manovra per eventuali ulteriori impieghi non previsti. Anche nel nuovo Piano la sostenibilità rappresenta un approccio del tutto integrato nelle strategie del Gruppo. Per la trasparenza nei confronti degli stakeholder fin dal 2016 è stata introdotta la rendicontazione del margine operativo lordo a “valore condiviso”, ovvero il valore delle attività di business che, oltre a generare margini, rispondono ai driver dell’Agenda 2030. Prosegue così la crescita del MOL a “valore condiviso”, che arriverà a sfiorare nel 2024 il 50% del totale, a quota 648 milioni di euro. Hera può, infatti, fare leva sulle proprie best practice nelle dimensioni ESG (environmental, social, governance), riconosciute anche dall‘ingresso della multiutility nel Dow Jones Sustainability Index, World e Europe, uno dei più autorevoli indici borsistici di valutazione della responsabilità sociale, come“Industry leader” sulle circa 3.500 imprese a maggiore capitalizzazione nel mondo. L’attenzione a sostenibilità e trasparenza è confermata, infine, dalle decisioni del Gruppo di impegnarsi verso l’obiettivo “Well below 2°C” di “Science Based Targets initiative”e di applicare le raccomandazioni della “Task Force on Climate-related Financial Disclosures”(TCFD) nella propria rendicontazione a partire dall’esercizio 2020, per rendere disponibili agli stakeholderle informazioni per valutare opportunità e rischi legati al clima. “Lo scenario di riferimento dei prossimi cinque anni presenta sfide e opportunità che Hera ha saputo intercettare per tempo, basando su di esse e con largo anticipo la propria strategia e i propri approcci di sostenibilità. Oggi, con il nostro nuovo Piano industriale, possiamo capitalizzare gli sforzi fatti sin qui e incrementare i nostri target di crescita al 2024. A sostegno dei nostri obiettivi abbiamo stanziato un consistente piano di investimenti per espandere i nostri asset e renderli, al tempo stesso, sempre più sostenibili, in linea con le indicazioni delle istituzioni internazionali. Confermiamo inoltre tutte le nostre politiche economico-finanziare, a partire dal mantenimento di un profilo patrimoniale conservativo che ci permette di finanziare anche eventuali ulteriori progetti di investimento non inseriti a Piano. Tutto questo, senza incidere sulla distribuzione ai nostri azionisti dei dividendi, che sono anzi previsti in crescita nel quinquennio, con un incremento del 25% rispetto all’ultimo dividendo pagato, fino a raggiungere i 12,5 centesimi per azione al 2024”, afferma Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo Hera. “Hera da sempre gestisce tutte le proprie attività con un approccio sostenibile e integrato nelle strategie di business. Pertanto, con il nostro nuovo Piano industriale possiamo promuovere un ulteriore sviluppo, con progetti dedicati alla circolarità, alla carbon neutrality e all’innovazione tecnologica, in piena coerenza anche con le linee dettate dall’Autority e raccogliendo i frutti di quanto già fatto in passato, anche in termini di premialità per la qualità del servizio. E vogliamo anche rendicontare ai nostri stakeholder con la massima trasparenza l’impegno del Gruppo per la sostenibilità, con l’applicazione delle raccomandazioni TCFD a partire già dall’esercizio 2020. La nostra rotta è molto chiara e sfidante, tanto che ci siamo già posti anche target al 2030, mirando al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità sempre più ambiziosi sulla base dei rigorosi standard fissati dalla metodologia“Science Based Target iniziative”, sostiene Stefano Venier, Ad Hera.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)
Fondazione Friuli e Intesa Sanpaolo sostengono welfare comunitario
Fondazione Friuli insieme al contributo di Intesa Sanpaolo ha lanciato il Bando Welfare 2021 in scadenza il 18 febbraio 2021 volto a innovare il sistema di welfare regionale nel medio-lungo periodo. Con la pubblicazione del nuovo bando, dalla dotazione complessiva di euro 600.000, la Fondazione Friuli si pone l’obiettivo di “contribuire ad accrescere la capacità degli attori territoriali di analizzare, comprendere e farsi carico dei problemi e dei bisogni della comunità, promuovendo sperimentazioni sostenibili di welfare comunitario che sappiano attivare risposte più efficaci, efficienti ed eque e che, al contempo, siano in grado di innescare processi partecipati, rendendo maggiormente incisiva, stabile e sostenibile l’innovazione prodotta”. La Fondazione ribadisce anche il proprio apporto nell’innovazione sociale come una delle principali finalità della propria mission istituzionale. Quest’ultima, viene sottolineato nell’annuncio, si sostanzia anche nella capacità di rinnovare il tessuto sociale e la trama relazionale delle comunità locali, promuovendo l’apporto dei diversi soggetti informali e istituzionali del territorio e sviluppando la loro capacità di collaborazione e di integrazione. Salute pubblica e medicina preventiva sono i settori individuati quale aree prioritarie di intervento da affrontare cercando di fornire, da un lato, risposte immediate ai bisogni più urgenti e, dall’altro, risposte sperimentali volte a innovare il sistema di welfare regionale nel medio-lungo periodo. Secondo la Fondazione, la risposta alla crisi del welfare non può che essere collettiva e strutturata su base territoriale: al welfare pubblico in difficoltà, deve necessariamente affiancarsi un welfare comunitario, capace di mettere insieme risorse e realtà diverse che possano sviluppare forme d’intervento innovative e peculiari nel campo dell’assistenza sanitaria e sociale e che, facendo leva sul principio di sussidiarietà, promuovano la formazione di modelli di governance affidata a una pluralità di portatori d’interesse. La pandemia da Covid 19, infatti, ha messo in luce la funzione strategica delle relazioni di prossimità per affrontare le situazioni di emergenza e quindi la necessità di mantenerle costantemente alimentate e potenziate. Seguitando nella premessa, la Fondazione Friuli ha anche ribadito come la legge di riforma del Terzo Settore abbia riconosciuto il ruolo delle Fondazioni quali enti che concorrono al perseguimento delle medesime finalità contenute nella nuova normativa, giocando un ruolo rilevante nella promozione e nel sostegno di percorsi che mirano alla diffusione e al rafforzamento di sistemi di welfare di comunità.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT).
Indagine 50&Più, il welfare riparte dalla famiglia
MILANO (ITALPRESS/WEWELFARE.IT) – L’Associazione 50&Più – aderente a Confcommercio con oltre 330.000 iscritti su tutto il territorio nazionale – ha realizzato un’indagine, in collaborazione con l’istituto di ricerche di mercato Format Research Srl, dal titolo L’emergenza COVID-19, primi sintomi di impatto sociale e prospettive nel nuovo periodo. Un sondaggio che ha coinvolto 1.740 persone e da cui sono emerse aspettative diverse rispetto al prossimo futuro.
Il 16,7% degli intervistati, ad esempio, si dichiara fiducioso di un ritorno alla normalità di sempre al termine della pandemia rispetto al 60,4% del totale che pensa si scoprirà una nuova normalità. Ma c’è anche chi (22,9%) dichiara di non vedere prospettive per il futuro.
La famiglia rientra tra i primi pensieri degli intervistati: il 73,7% ha dichiarato di essere maggiormente preoccupato per il benessere della propria famiglia nell’arco dei prossimi tre anni, facendo seguire il lavoro, la salute e le relazioni sociali.
Inoltre, il 71% degli italiani si dice disposto a impiegare tempo e risorse alla cura della famiglia e nel 51,8% dei casi ritiene che il nucleo familiare sia il primo valore su cui investire per assicurare la coesione sociale tra i cittadini.
“La pandemia, coni suoi effetti e i suoi risvolti, ci ha portato a riconsiderare il valore delle relazioni e degli assetti con cui fino ad oggi abbiamo organizzato le nostre vite. Con l’isolamento, le interazioni sociali ridotte, lo smartworking e la didattica a distanza, ci siamo trovati ad affrontare un rallentamento dei ritmi che ci ha permesso di riscoprire, nella maggior parte dei casi, la famiglia, il benessere dei nostri cari e una dimensione affettiva più intima”, ha commentato Anna Maria Melloni, direttrice del Centro Studi 50&Più.
Nei confronti del futuro politico del Paese, il 70,6% degli intervistati pensa che nei prossimi tre anni la voce degli italiani non sarà ascoltata dai politici (figura 5). Un trend che si ripresenta anche in riferimento alla percezione della situazione economica. Il 70,2% degli intervistati, infatti, crede che l’Italia, nei prossimi tre anni, diventerà un paese fortemente impoverito e con scarse prospettive di crescita per il futuro. Una tendenza che vede schierarsi dalla parte opposta un più esiguo 29,8% secondo cui la Penisola avrà ottime prospettive per coloro che intenderanno investire e innovare.
I lavoratori e i pensionati che hanno preso parte all’indagine hanno poi risposto a una domanda sulla loro condizione economico-finanziaria nell’anno del Covid.
Il 36,5% dei lavoratori ha dichiarato di non aver subito alcuna riduzione della propria attività lavorativa, mentre il 2,8% ha perso il lavoro e il 30,7% si è visto ridurre l’orario lavorativo e il reddito percepito. Una situazione più felice, invece, per i pensionati che solo nel 3,7% dei casi hanno subito una riduzione della pensione.
Il 50,8% dei pensionati intervistati, infatti, ha supportato economicamente la propria famiglia in questi mesi con un 15,3%, in particolare, che ha dichiarato di aver ceduto abbastanza spesso una parte della pensioneper sostenere i familiari in difficoltà. “La silver economy ha un effetto importante sull’economia italiana e in periodi di profonda crisi, come quello che stiamo vivendo, costituisce anche un importante supportoper molte famiglie. Sono i nonni e gli over 60, infatti, che sempre più spesso compensano le difficoltà economiche dei singoli nuclei, aiutando figli e nipoti”, dichiara Gabriele Sampaolo, Segretario Generale dell’Associazione 50&Più.
Alcune differenze sono state rilevate anche in merito alle condizioni in cui gli italiani hanno trascorso il lockdown. Il 57,9% del campione, ad esempio, non ha riscontrato difficoltà nell’utilizzo delle tecnologie e il periodo di lockdown si è rivelato utile per più della metà (52,3%) degli intervistati che hanno sfruttato la permanenza domestica per migliorare la propria alfabetizzazione digitale. In ultimo, più del 65,3% del totale ha vissuto una situazione di particolare isolamento sociale con un picco che interessa la fascia tra i 35 e i 64 anni. Una variabile che potrebbe dipendere dalle particolari condizioni che caratterizzano questa fase di vita. E’ probabile che in questo gruppo, infatti,si ritrovino lavoratori con figli piccoli o adolescenti e persone che, nel frattempo, devono occuparsi dell’assistenza di genitori o parenti anziani. Una situazione già di per sè delicata che, durante il lockdown, ha dovuto fare i conti con la didattica a distanza e lo smart working in spazi casalinghi non sempre idonei, e l’impossibilità di prestare assistenza continuativa a causa delle restrizioni per prevenire il contagio.
(ITALPRESS).
Dai Big ai “Live” Data per conoscere il welfare delle persone
MILANO (ITALPRESS/WEWELFARE.IT) – Lifeed, la piattaforma di formazione aumentata digitale e real life che trasforma le transizioni di vita in efficacia professionale, annuncia la creazione di Lifeed People Analytics, la divisione che si occupa di analisi quali-quantitativa in grado di trasformare informazioni destrutturate fornite dai dipendenti, in categorie di dati misurabili su emozioni e comportamenti: elementi fondamentali per la definizione di strategie per la crescita delle competenze, della produttività, per la creazione di piani di sviluppo personale coerenti e l’employer branding. A capo della divisione People Analitycs è stata nominata Chiara Bacilieri specializzata in psicologia sociale e comportamentale, ricercatrice e docente presso l’Università Cattolica di Milano, con esperienza nell’analisi dei comportamenti e la psicologia dei consumi.
I dati raccolti con questa metodologia permettono l’analisi e la misurazione della narrazione che le persone fanno di sè, della transizione che stanno vivendo, delle sfide, emozioni e comportamenti in azienda e fuori, di preferenze e competenze che esprimono non rispondendo a percorsi e domande chiuse. Emergendo dal racconto libero, con tutte le sfumature del discorso, i big data che emergono diventano live data, perchè sono dati vivi, cangianti estrapolati da momenti di vita e aggregati. Per questo, secondo Lifeed, più efficaci per la gestione del capitale umano di una organizzazione, capaci di incidere su competenze e formazione, su crescita e soddisfazione delle persone.
La metodologia che Lifeed ha messo a punto travalica i limiti di indagini sul clima aziendale o analisi di scenario per essere vera e propria formazione basata però su due elementi centrali: big data e narrazione libera. Lifeed trasforma informazioni destrutturate dense di significato e ricche di sfumature in dati misurabili che aiutano l’organizzazione a fare emergere competenze, crea motivazione ed engagement, misura l’impatto della formazione stessa sulle competenze, permette di costruire piani di sviluppo che si fondano sulla dimensione identitaria delle persone.
“In un momento in cui la transizione generata dal covid19 ha messo in luce in modo definitivo la complessità preesistente tra vita e lavoro, mentre il distanziamento ha isolato le persone – ha dichiarato Riccarda Zezza fondatrice di Lifeed e CEO della società – molte aziende hanno compreso la necessità di ascoltare in modo più ampio le persone della propria organizzazione. Conoscere le proprie persone è oggi importante quanto conoscere i propri clienti e consumatori, e i sondaggi tradizionali non sono in grado di monitorare questa complessità. I nostri percorsi formativi, basandosi sulla vita e sulla narrazione che le persone fanno di sè per far emergere in modo naturale le competenze soft che allenano, sono una fonte di dati “vivi”, dinamici e destrutturati che la nostra divisione Lifeed People Analitycs estrae, aggrega e analizza, rivelando alle organizzazioni la ricchezza nascosta nelle loro persone. Un’indicazione importante per gli HR manager e i leader all’interno delle organizzazioni: conoscere non solo le competenze, ma anche i bisogni, le aspirazioni, le dimensioni identitarie e i tratti caratteriali delle persone, fa crescere l’organizzazione”.
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Massagli (Aiwa) “La pigrizia della politica ostacola il welfare”
MILANO (ITALPRESS/WEWELFARE.IT) – La politica ha dimenticato il welfare aziendale? Di certo la politica “ancora non ha capito questo istituto e continua a perdere occasioni per strutturarlo e liberarne l’enorme potenziale di crescita” sostiene il presidente di Aiwa, Emmanuele Massagli in una intervista a Fortune Italia (Il welfare aziendale cresce, nonostante la politica – Fortune Italia) all’indomani della mancata approvazione della proroga anche al 2021 dell’aumento del tetto dell’esenzione fiscale dei fringe benefit (deciso come misura straordinaria ad agosto 2020) da 258,23 euro a 516,46 euro.
A proposto Massagli spiega a Fortune Italia: “Abbastanza stupefacente in questo senso l’assenza della conferma dell’ampliamento della soglia economica dei cosiddetti “flexible benefit” sia in legge di Stabilità che nel decreto Milleproroghe, nonostante le pubbliche promesse in questo senso dei Ministeri competenti.
Nelle leggi di fine anno è stato trovato spazio per tante “mancette”, ma non per norme strategiche come questa, tra l’altro poco costosa (non più di 20 milioni)”. C’è tuttavia il tempo per recuperare, “anche perchè intanto il welfare aziendale evolve e diventa sempre più sociale. E’ proprio questa natura sociale del welfare aziendale che deve essere compresa e valorizzata dal Legislatore. Quel che occorre sono politici che ne comprendano funzioni e finalità, parlando con le aziende, i consulenti del lavoro, i sindacati, i provider. Basta un serio dialogo con la realtà per comprendere gli spazi di miglioramento del welfare aziendale”.
C’è forse il rischio che in questa situazione sul mondo del welfare aziendale si rivolgano gli occhi dell’Agenzia delle Entrate per recuperare risorse e per mitigare i benefici fiscali? Massagli risponde a Fortune Italia: “L’Agenzia delle Entrate ha poca abitudine a parlare con gli operatori di mercato e con le loro associazioni. E’ questo un aspetto che dovrebbe essere corretto. Devo però osservare che la sua conoscenza del welfare aziendale è ora molto più solida di qualche anno fa e gli ultimi interpelli e risoluzioni in materia riprendono molte posizioni da tempo condivise da AIWA. I problemi nascono quando si va oltre l’interpretazione tecnica e si prova a fare legge per via amministrativa: la pigrizia della politica di cui abbiamo detto non può comunque giustificare interventi fuori dai margini della azione di prassi”.
(ITALPRESS).
Covip, più trasparenza per i fondi pensione
MILANO (ITALPRESS/WEWELFARE.IT) – La COVIP ha emanato e diffuso sul proprio sito le “Istruzioni di vigilanza in materia di trasparenza” per i fondi pensione, unitamente al Regolamento sulle modalità di adesione alle forme pensionistiche complementari. I due provvedimenti sono in corso di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Notevole attenzione è stata dedicata, anche con alcuni elementi innovativi, alle disposizioni sui siti web e sull’utilizzo delle tecnologie informatiche per semplificare e rendere più efficace la gestione dei rapporti con gli aderenti, nonchè favorire la diffusione di documenti e informazioni utili. In particolare, sono stati definiti i contenuti dell’area pubblica e dell’area riservata dei siti web e, per la prima volta, sono state date indicazioni sulle modalità di realizzazione di quest’ultima.
In un comunicato diffuso dalla Commissione di vigilanza sui Fondi pensione (COVIP) si legge: “Si tratta di un ulteriore importante tassello sulla strada del completo recepimento nel nostro ordinamento delle disposizioni della Direttiva europea IORP II, nell’ottica del rafforzamento del sistema della previdenza complementare, oltre che sotto il profilo della governance al quale sono state maggiormente indirizzate le iniziative realizzate nei mesi scorsi dalla COVIP, anche per quanto attiene al rapporto con i potenziali aderenti e con gli iscritti”.
In verità, per quanto attiene alla trasparenza, l’ordinamento nazionale della previdenza complementare già risulta notevolmente avanzato e in linea con le migliori pratiche internazionali, sicchè le novità legislative introdotte per il recepimento della Direttiva IORP II risultano di portata abbastanza limitata.
Tuttavia, la COVIP ha ritenuto importante cogliere l’occasione per realizzare una complessiva attività di revisione di tutte le proprie diposizioni in materia di trasparenza. Il lavoro è stato realizzato avendo presente l’esigenza di dare concretezza ai principi di carattere generale contenuti nella normativa primaria, al fine di assicurare l’accuratezza, la tempestività, la chiarezza e la facilità di reperimento delle informazioni da parte di tutti i soggetti interessati all’adesione alla previdenza complementare o già iscritti a forme pensionistiche”.
Nell’ottica di offrire agli operatori del settore uno strumento di regolazione utile per realizzare i predetti obiettivi, la COVIP, in sede di aggiornamento e revisione delle vigenti disposizioni, ha operato il riordino dell’intera disciplina (oggi contenuta in una pluralità di testi) in un unico documento (“Istruzioni di vigilanza in materia di trasparenza”), sottoposto come di consueto a pubblica consultazione, che sostituisce tutte le precedenti disposizioni dettate dall’Autorità in materia di trasparenza (ivi comprese le Circolari). In particolare, per quanto attiene alla Nota informativa per i potenziali aderenti, i contenuti sono stati ridotti e semplificati anche in termini di linguaggio utilizzato.
Tale operazione di semplificazione dei testi è stata tuttavia effettuata senza compromettere la possibilità per l’aderente di accedere a tutte le informazioni, in quanto sono state inserite indicazioni in merito a dove e come trovare ulteriori documenti e/o informazioni utili. E’ stata inoltre rivista completamente la forma grafica al fine di aumentare l’efficacia dell’informativa. E’ stata infine prevista un’apposita Appendice dedicata all’informativa sulla sostenibilità, da consegnare anch’essa in fase di adesione.
Anche le Disposizioni in materia di comunicazioni agli aderenti e ai beneficiari (al cui interno è stata assorbita l’attuale “Comunicazione periodica” agli iscritti) hanno assunto una nuova veste grafica, finalizzata a rendere più immediato e percepibile per ciascun iscritto lo sviluppo della propria posizione previdenziale e a consentire valutazioni circa le possibili opzioni a disposizione nel prosieguo della costruzione della propria pensione complementare.
“Come di consueto – si legge nel comunicato – la COVIP, al fine di facilitare l’attività degli operatori, diffonde, con il testo delle Istruzioni, schemi e modelli esemplificativi che possono costituire un utile strumento di lavoro, pure al fine di assicurare una rappresentazione delle informazioni anche graficamente omogenea da parte di tutte le forme pensionistiche”. Infine, l’adozione delle Istruzioni in materia di trasparenza ha reso necessario aggiornare anche il Regolamento COVIP sulle modalità di raccolta delle adesioni. Tale aggiornamento si è reso necessario per esigenze di coordinamento e al fine di tenere conto delle novità apportate alla disciplina in materia di collocamento dei fondi pensione.
L’entrata in vigore delle nuove disposizioni è stata fissata, in linea generale, al 1° maggio 2021. Al fine di consentire agli operatori del settore di predisporre la nuova documentazione in tempi congrui, si è ritenuto opportuno prevedere, in fase di prima applicazione, uno slittamento dei termini per gli adempimenti più rilevanti da porre in essere: il termine per il deposito presso la COVIP della Nota informativa aggiornata con la quale raccogliere le nuove adesioni e per la trasmissione agli iscritti del Prospetto delle prestazioni pensionistiche in fase di accumulo è stato spostato dal 31 marzo al 31 maggio 2021.
(ITALPRESS).









