Lavoro & Welfare

Fastweb, con Jointly il welfare per crescere

Per Fastweb il budget destinato al welfare aziendale non subirà tagli, anzi tenderà ad incrementare in futuro. “Fastweb ha fra i valori aziendali il “care”: da sempre infatti investe in servizi welfare a supporto dei propri dipendenti, uno dei principali asset di successo aziendale. Il periodo di emergenza sanitaria ci ha portato a ripensare la nostra offerta welfare, convertendola in digitale in modo fosse completamente fruibile e arricchendola con molte iniziative specifiche. Questo è stato possibile grazie alla flessibilità che ci contraddistingue e alla produttività aziendale che non ha subito flessioni: Il 100% della nostra popolazione aziendale ha cominciato infatti a lavorare in smart working fin dall’inizio del periodo di emergenza sanitaria, contribuendo in maniera eccellente agli ottimi risultati aziendali. Anche per questo continueremo a investire in futuro sul benessere dei nostri collaboratori”. Parola di Francesca Fossi, Hr welfare manager dell’azienda, che conta 2600 dipendenti.
All’ultima edizione di Well@Work, l’iniziativa promossa da Hrc Community, il Premio Speciale della Giuria (il più votato dalla Giuria) è stato proprio il progetto presentato da Jointly FastwebEdu: il welfare per crescere: dal 2018 Jointly e Fastweb uniscono le forze per il supporto all’istruzione e alla crescita dei figli dei collaboratori. “Abbiamo incontrato Jointly quando era ancora una start up – racconta Fossi – e sono rimasti come allora duttili, veloci, in piena sintonia con la flessibilità e l’agilità che caratterizza la nostra azienda. È nostra intenzione offrire un welfare strutturato e rispondente alle esigenze di tutti i nostri dipendenti, per assicurare time e money saving. Risparmiare tempo e denaro vuol dire offrire una leva decisiva per migliorare la qualità della vita delle nostre persone”.
Il progetto “Fastweb Edu” è solo uno degli elementi caratterizzanti del piano di welfare aziendale: l’attenzione verso le persone è a tutto tondo, da coperture assicurative e sanitarie offerte gratuitamente fino all’attenzione per il benessere psico-fisico, promuovendo attività sportive, con trainer dedicato e offerto gratuitamente. E poi tempo libero e cultura, ma anche la mobilità è un’area di grande attenzione.
Costantemente alla ricerca di formule che possano misurare il Roi del budget in welfare aziendale, Francesca Fossi sottopone a periodiche survey interne il grado di soddisfazione dei servizi offerti. Non solo. “Stiamo svolgendo un’indagine sul total reward statement, nel quale il welfare rappresenta una parte non più trascurabile. Sottoponiamo sempre a un vaglio attento e a un opportuno benchmark tutti i nostri servizi di welfare, per assicurarci di migliorare sempre. Reale supporto, senso di appartenenza e motivazione sono l’output che cerchiamo nel confezionare i nostri piani di welfare”, aggiunge Fossi.
Fondamentale la condizione della condivisione. “Il confronto è un tema importantissimo” commenta Francesca Fossi durante la partecipazione alla terza edizione di Well@Work. “Il welfare condiviso” che sta nel claim di Jointly, per Fastweb è una scelta non più occasionale. “Insieme a Jointly abbiamo potuto organizzare e partecipare a progetti di welfare che mettono insieme progettualità e risorse di più aziende, in grado di confezionare servizi fruibili da dipendenti di aziende diverse”. Ancora una volta è l’ascolto quello che consente di essere pronti a cogliere i nuovi fabbisogni. E il networking con manager di altre aziende, in grado di dimostrare il valore della collaborazione/condivisione.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

Il progetto terziario donna parte da Piacenza

In questi mesi, il Gruppo Terziario Donna Piacenza, ha lavorato per essere sempre più vicino alle imprenditrici e grazie alla condivisione di idee sono nati progetti ed iniziative che stiamo portando avanti grazie al sostegno dell’Associazione, tra i quali il progetto Welfare in Rosa. Come dichiarato dal Gruppo, durante questo lungo periodo tutti ci siamo resi conto dell’utilità e del valore della comunicazione e soprattutto di cosa significa fare parte di un Gruppo ed essere parte di una Rete di Imprese come Confcommercio.
Il progetto a firma Terziario Donna Piacenza prevede la creazione di una cartina cartacea di Piacenza e Provincia dove verranno segnalate, tra le altre, tutte le aziende femminili (ditte individuali, società, ecc.) associate a Confcommercio Piacenza. A tutte queste realtà verrà consegnata personalmente la vetrofania del Terziario Donna Piacenza Orgogliosamente Uniche – simbolo distintivo di appartenenza al Gruppo e rappresentativo del tessuto imprenditoriale femminile piacentino del commercio, turismo e servizi – da poter apporre sulla propria vetrina o all’interno della propria attività.
Nella cartina verranno inoltre segnalate tutte le aziende, femminili e non, che desiderano mettere a disposizione delle mamme uno spazio dedicato a loro, come ad esempio: angolo per l’allattamento, fasciatoio ecc.
A tal fine, Gruppo Terziario Donna Piacenza si propone di fidelizzare ed incrementare la base associativa esistente ed incrementare la rappresentatività del Gruppo con le Pubbliche Amministrazioni. Il progetto, già presentato al Nazionale per la partecipazione al Bando Premio Terziario Donna 2020, vedrà infine il Patrocinio del Comune di Piacenza e della Provincia di Piacenza e verrà divulgato a livello locale e nazionale.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT).

Covip, con la crisi rischi anche per previdenza complementare

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Sono 8,3 milioni gli italiani che ricorrono agli strumenti di previdenza complementare offerti da 380 forme pensionistiche. Un numero che nel 2019 è risultato in crescita del 4% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 31,4% sul totale delle forze di lavoro. È quanto emerge del rapporto annuale della Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione). I contributi incassati lo scorso anno sono pari a 16,2 miliardi di euro. Nel primo trimestre dell’anno, i rendimenti medi dei fondi pensione sono stati in generale negativi e di entità maggiore al crescere della quota di portafoglio investita in titoli azionari. Considerando però l’andamento dei fondi pensione dall’inizio del 2010 al primo trimestre dell’anno, i rendimenti medi annui composti sono stati positivi. La rivalutazione del Tfr nello stesso periodo si attesta al 2%. In piena crisi post Covid però, per la Covip “il rischio è che si riduca la propensione all’adesione alla previdenza complementare a fronte di altre urgenti esigenze sopravvenute, o addirittura la fuoriuscita dal sistema dei lavoratori, magari perché divenuti disoccupati”.

Nei prossimi mesi è ragionevole attendersi, anche in relazione all’entità della caduta dell’attività economica, una flessione dei contributi e un incremento delle richieste di prestazioni. A fine 2019 le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari (185 mld) risultano in aumento del 10,7% rispetto all’anno precedente. L’ammontare è pari al 10,4% del Pil e al 4,2% delle attività finanziarie delle famiglie. A fronte di una sostenuta dinamica di crescita nell’aggregato, rileva il rapporto, restano differenze anche ampie nelle attività delle casse: circa il 73% dell’attivo è di pertinenza dei 5 enti di dimensioni maggiori, i primi 3 raggruppano circa il 54% del totale. Solo in 2 casse le prestazioni superano i contributi. In tutti gli altri casi la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra i singoli enti. “Le tematiche del rafforzamento strutturale di fondi pensione e casse professionali, del contributo che tali investitori istituzionali possono dare alla ripresa e allo sviluppo economico in coerenza con l’obiettivo di salvaguardare l’interesse degli iscritti, dell’inclusione previdenziale, soprattutto delle fasce di lavoratori più esposti alle situazioni di crisi, sono argomenti che afferiscono fortemente all’oggi, ma vanno considerati nella prospettiva del domani”, ha sottolineato il presidente di Covip, Mario Padula.

(ITALPRESS).

Unipol Welfare Italia, pubblico e privato per il rilancio del Paese

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Insieme ad oltre 150 esponenti della classe dirigente e delle Istituzioni si è dibattuto degli effetti socio-economici che la crisi legata al Covid-19 rischia di generare sulle disuguaglianze e sulla mobilità sociale che, nel corso degli anni, ha già conosciuto un forte rallentamento. Alla luce delle sfide che riguardano l’inclusività, ma anche la formazione del capitale umano e sociale futuro del Paese, si è discusso della necessità di sviluppare un vero welfare di comunità che preveda la collaborazione di tutti i maggiori stakeholder del Paese – pubblici, privati e no-profit – per affrontare con efficacia le nuove sfide socio-economiche dei territori che compongono il Paese. Il nostro Paese si trova ad affrontare un’emergenza sanitaria senza precedenti partendo da un contesto caratterizzato da oltre 3 milioni di individui non auto-sufficienti, che raddoppieranno nell’arco dei prossimi 10-15 anni, sprovvisto di un’assicurazione obbligatoria alla long-term care e con strutture sanitarie che in alcuni casi non si sono dimostrate efficaci nel rispondere alle esigenze.

“All’interno di questo scenario – ha sottolineato Ferruccio de Bortoli, Presidente dell’Associazione Vidas, moderatore della sessione – la risposta deve necessariamente venire da una stretta collaborazione tra pubblico privato che si configura come un meccanismo in grado di far fronte non solo ai crescenti vincoli di spesa del pubblico, ma anche all’evoluzione dei bisogni dei beneficiari di servizi di welfare”. Il trend per cui lo Stato non possa allocare risorse infinite è inevitabile e incontrovertibile: le risorse prestate a debito dall’Europa torneranno a rendere attuale il tema dei vincoli di bilancio che ora sembrano dimenticati. Questa pandemia ci lascia in eredità la necessità di riflettere sull’assistenza alla popolazione anziana e non-autosufficiente, che assume un’importanza non più derogabile anche a fronte dei trend demografici del nostro Paese. Inoltre, emerge con chiarezza l’importanza di potenziare il ruolo di un privato sociale di prossimità che si occupi delle esigenze delle singole comunità: il nostro Paese ha necessità troppo specifiche per trovare una soluzione unica per l’intero territorio nazionale.

“Lo spazio di azione del welfare di comunità si colloca all’interno del terzo pilastro, quello ricoperto dal Terzo Settore che, in un modello costituito da Stato, privato for profit e privato sociale, costituisce l’elemento di tenuta della democrazia facilitando il dialogo tra Stato e privato”,ha sottolineato Giuseppe Guzzetti, filantropo, già Presidente della Fondazione Cariplo. Il funzionamento del Terzo Settore in Italia vive di volontariato e donazioni che, durante l’emergenza COVID-19, si sono concentrate sulle drammatiche carenze del nostro sistema sanitario, aumentando del 30% le donazioni verso l’ambito sanitario a discapito di altre realtà che hanno subito una riduzione drammatica determinando la chiusura del 10% delle associazioni. La generosità dimostrata dal popolo italiano durante l’emergenza sanitaria è tuttavia un dato incoraggiante per il Terzo Settore, così come il contributo fornito da giovani e immigrati regolari che si sono sostituiti, nel volontariato, agli anziani maggiormente a rischio durante la crisi COVID-19. La generosità dei singoli cittadini si affianca ad un crescente responsabilità sociale da parte delle imprese private che trovano nel welfare di comunità uno strumento per stanziare risorse all’interno di quei territori che contribuiscono alla generazione dei profitti, attivando un meccanismo di accountability e generando ricadute immediatamente visibili.

Un punto chiave della discussione è stato il tema della partnership tra pubblico e privato e, in particolare, del potenziale contributo da parte del settore assicurativo alla fase di rilancio del sistema-Paese. Si tratta infatti di investitori di lungo periodo che possono affiancarsi all’importante ruolo dello Stato per realizzare grandi progetti di sviluppo di cui necessità il nostro Paese. “Tra le priorità di intervento suggeriamo un piano di ammodernamento delle infrastrutture fisiche e tecnologiche del Paese, iniziative per il rilancio della competitività della produzione italiana, investimenti in formazione che costituisce un’eccellenza per il Paese ma necessita di costante aggiornamento e risorse per favorire l’integrazione dei cittadini stranieri – ha evidenziato Carlo Cimbri, Group CEO Unipol Gruppo durante il suo intervento conclusivo del webinar. Infine, nell’ambito sanitario, il privato dovrà concentrarsi su specifici servizi di cura e diagnosi liberando risorse pubbliche che possono essere dedicate al sostegno della ricerca su cui è fondamentale investire a livello nazionale per garantire sviluppo e tutela”. In quest’ottica il settore assicurativo potrà costituire, a fianco dello Stato, un pilastro del sistema di coesione sociale del Paese e un elemento cardine su cui impiantare un New Deal socio-economico.

(ITALPRESS/WEWELFARE.IT).

Generali Italia e Cometa per la tutela di oltre 400 mila iscritti

Generali Italia si è aggiudicata il mandato di gestione dei due comparti di investimento TFR Silente e Sicurezza 2020 di Cometa – il Fondo Nazionale Pensione Complementare per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, della installazione di impianti e dei settori affini e per i lavoratori dipendenti del settore orafo e argentiero – per i prossimi dieci anni, avvalendosi delle consolidate competenze nella gestione di mandati istituzionali di Generali Investments.
L’accordo stipulato tra Generali Italia e Cometa, fondo che conta oltre 411.000 iscritti, è entrato in vigore a partire dall’1 giugno, sarà valido per dieci anni e interesserà due comparti garantiti, il comparto TFR Silente e il comparto Sicurezza 2020
La soluzione elaborata da Generali Italia e Generali Investments per Cometa ha permesso di trovare un punto di sintesi tra l’esigenza di tutelare il futuro degli aderenti al fondo nel lungo-medio periodo, e le vigenti condizioni di mercato e normative. In un contesto come quello attuale, infatti, è importante che i leader del settore ridefiniscano insieme la gestione dei mandati pensionistici attraverso soluzioni innovative sostenibili non solo per gli iscritti ai fondi, ma anche per i gestori e per il sistema Italia nel suo complesso.
Con questo obiettivo è stata definita una nuova gestione dinamica multi-asset, che integra le dinamiche previdenziali dei singoli aderenti all’interno di un modello completamente flessibile, con un’attenta gestione dei rischi e solide garanzie finanziarie.
Generali Insurance Asset Management S.p.A. Società di gestione del risparmio, che sarà il gestore delegato dei due comparti, è leader nella previdenza integrativa con consolidata esperienza nella gestione di mandati istituzionali e nelle soluzioni liability-driven, e circa €460 miliardi* di asset gestiti per conto sia del Gruppo Generali che di clienti terzi. Mentre Generali Investments Partners S.p.A. Società di gestione del risparmio ha svolto un ruolo determinante nella definizione della soluzione e nel coordinamento di tutti gli attori coinvolti.
Giancarlo Bosser, Chief Life & Employee Benefits Officer di Generali Italia ha dichiarato: “Generali consolida la sua leadership sul mercato dei fondi pensione con un partner, Cometa, con il quale condivide visione, innovazione strategica e solida esperienza. Una partnership, questa, che diverrà un vero e proprio punto di riferimento per tutto il panorama nazionale della previdenza integrativa”.
Francesco Martorana, CEO di Generali Insurance Asset Management S.p.A. SGR, ha commentato: “In questo periodo complesso, è molto importante che le eccellenze italiane lavorino insieme verso un obiettivo comune. Insieme a Generali Investments Partners, siamo orgogliosi di aver messo la nostra expertise nella gestione dei mandati pensionistici e nel risk management al servizio di un player di primaria importanza come Cometa per proteggere il capitale delle persone; anche questo significa essere ‘partner di vita’”.
Oreste Gallo, Presidente del Fondo Cometa, ha aggiunto: “L’assegnazione dei mandati per la gestione dei due comparti garantiti è un risultato importante in un momento certamente complesso, che sottolinea la capacità e la volontà del Fondo di mettere a disposizione degli aderenti soluzioni finanziarie conformi ai diversi profili e obiettivi previdenziali e adatte a navigare mutevoli scenari di mercato. Siamo lieti che l’offerta di Generali abbia permesso di soddisfare i parametri che abbiamo posto. Ringrazio sentitamente il Consiglio di Amministrazione e la struttura di Cometa per l’impegno e l’assiduo lavoro svolto”.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

Oltre covid-19, dalle colonne di WeWelfare è nato un e-book

Nelle settimane di lockdown abbiamo raccontato tante esperienze di welfare aziendale durante e oltre la crisi Covid-19. Esperienze viste dal lato delle aziende (attraverso la testimonianza degli HR) e viste dal lato dei provider. E molte riflessioni di esperti e studiosi dei fenomeni e delle dinamiche di welfare integrato e di welfare aziendale in particolare. Con piacere e interesse abbiamo ospitato anche una lunga e articolata riflessione che in sette puntate ci hanno fornito Luca Pesenti e Giovanni Scansani. Quelle note sono diventate un libro, un e-book edito da Vita e Pensiero (la casa editrice dell’Università Cattolica), dal titolo: Welfare aziendale: e adesso? Un nuovo patto tra impresa e lavoro dopo la pandemia”. Con la prefazione di Marco Bentivogli.
Luca Pesenti è professore associato nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Attori e modelli organizzativi del welfare privato, Organizzazione e capitale umano e Sistemi di welfare comparati. Svolge attività di consulenza, ricerca e formazione per istituzioni pubbliche, centri di ricerca, soggetti privati profit e nonprofit.
Giovanni Scansani, fin dall’inizio è una delle firme che hanno accompagnato la vita di WeWelfare.it. Scansani è docente a contratto all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Laboratorio “Progettazione del Piano di Welfare Aziendale”) e come Giornalista pubblicista collabora con importanti testate dedicate all’HR Management. È stato CEO di Società appartenenti a gruppi internazionali attive nei servizi per il benessere organizzativo ed è stato co-fondatore di Valore Welfare Srl, società di consulenza specializzata nella progettazione di piani di Welfare Aziendale, della quale è stato Socio e Amministratore Unico sino alla sua cessione al gruppo italiano Cirfood.
Il tema del lavoro sarà un grande banco di prova per il post-epidemia. Rispetto alle precedenti crisi, questa volta non si tratterà semplicemente di salvarlo, ma di rilanciarlo come valore individuale e collettivo. È questa una delle “lezioni” che, tra le tante, il Covid-19 ci ha impartito. Vista da questa prospettiva, la questione chiama fin d’ora in causa anche il tema del Welfare Aziendale, elemento che del lavoro è ormai una componente di non secondaria importanza, spesso figlia di culture organizzative solide e radicate nel tempo, più recentemente frutto di nuove culture dell’HR management improntate alla logica del “valore condiviso”.
In questo quadro, la domanda che pongono gli autori del volume è al tempo stesso semplice e terribilmente complicata: come sarà il Welfare Aziendale del “dopo-Covid19”? Continuerà a rappresentare un sostegno importante per imprese e lavoratori, anche in una chiave marcatamente anticiclica (come già ha dimostrato nella fase finale della lunga crisi recessiva che ci siamo da poco lasciati alle spalle), oppure si attiverà la tentazione di credere che, in fondo, è un lusso che non ci si può più permettere? Il testo affronta alcuni dei temi più attuali che caratterizzano il lavoro in Italia ed offre una panoramica delle principali questioni aperte dalla crisi innescata dalla pandemia adottando una prospettiva costruttiva, ma non omettendo di segnalare gli aspetti critici che riguardano lo smart working, la partecipazione organizzativa, i premi di risultato e il mercato degli operatori gestionali (Provider). L’e-book di Pesenti e Scansani, “Welfare aziendale: e adesso?” – scaricabile gratuitamente dal sito – si chiude con alcune proposte per un aggiornamento normativo che possa tenere conto delle necessità dell’oggi e soprattutto di quelle che il lavoro e l’organizzazione d’impresa manifesteranno a breve.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT).

Nuovo welfare, il ruolo degli psicologi dopo la pandemia

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Che ruolo avrà la Psicologia nella cosiddetta fase3? Quale sarà il contributo degli Psicologi affinché sia offerto a famiglie, imprese, figli, anziani, comunità, e alla collettività tutta, il supporto necessario per superare l’eco lungo del disagio della pandemia da Covid19? Questi i due principali temi dibattuti dai Presidenti David Lazzari del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) e Felice Damiano Torricelli dell’Ente di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi (ENPAP), durante la diretta Facebook trasmessa in contemporanea sulle pagine di ENPAP e CNOP e moderata dal giornalista Marco Barbieri, direttore di wewelfare.it. «Di fronte ai vissuti drammatici di impotenza, incapacità solitudine che fanno parte della nostra esperienza da molti anni e che l’emergenza COVID ha ulteriormente amplificato, appare inevitabile il ricorso alle competenze professionali degli Psicologi – esordisce Torricelli».

«Cambiamenti incessanti, a volte catastrofici, attraversano e attraverseranno la società e l’economia. Per fronteggiarli avremo bisogno di orientamento nella complessità, di supporto nel gestire le novità, di competenze per sviluppare le competenze e la creatività degli individui. E al contempo serveranno radicate capacità professionali per mobilitare le migliori risorse delle comunità territoriali, dei gruppi, delle aziende nel fronteggiare le trasformazioni sociali ed economiche che si affastelleranno nel post-COVID. Sarà una grandissima prova di resilienza, individuale e collettiva e gli Psicologi dovranno dare il loro contributo professionale per affrontarla al meglio, guardando al benessere di tutti e al rilancio del Paese. È quindi il momento di far comprendere ancora più chiaramente, ai decisori e all’opinione pubblica, che gli Psicologi possono aggiungere un valore enorme agli sforzi che si faranno per la ripartenza – continua Torricelli – lavoreremo fianco a fianco, con il CNOP e con le altre istituzioni degli Psicologi, per aiutare la Politica a prendere i provvedimenti scientificamente più efficaci ed efficienti per ammodernare il sistema di Welfare italiano, sia in campo sociale che sanitario». «Lo ‘sviluppo del capitale psicologico’ – ha dichiarato David Lazzari – è tema strategico del piano ‘Rilancio Italia’. Il documento, messo a punto dalla Task Force di esperti nominata dal Governo e coordinata da Vittorio Colao, sottolinea l’importanza degli aspetti psicologici per la società, la salute e un nuovo sviluppo. Il Piano, che prende vita in un contesto dedicato soprattutto all’economia e al lavoro, avanza interessanti proposte specifiche che coinvolgono gli Psicologi in modi diversi e significativi. È auspicabile che queste proposte siano ascoltate attentamente dai decisori politici».

(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

Adepp e ministero Salute, sì alla sostenibilità

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La consultazione, partita il 18 maggio (durerà due mesi) è in linea con gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030, è aperta a tutte le pubbliche amministrazioni e ai cittadini e si svolgerà tramite la compilazione, esclusivamente on line, di due questionari: uno dal titolo “Sviluppo sostenibile: Goal 2 – Nutrizione” finalizzato alla raccolta di informazioni sulle azioni indirizzate a promuovere la cultura di un’alimentazione sana, e l’altro “Sviluppo sostenibile: Goal 3 – Salute e benessere” per quelle inerenti la cultura della salute e del benessere. Una volta raccolte tutte le informazioni, i promotori della call potranno passare ad una fase successiva ossia individuare quante e quali azioni possono essere implementate e quali interventi, invece, devono ancora essere messi in campo per tutelare e favorire la salute di ciascun individuo. Grazie ai contributi forniti, il Ministero della Salute potrà creare sul suo portale un’area dedicata chiamata “Piattaforma Sostenibilità in Salute” per evidenziare tutte le best practice ed informare tutte le Amministrazioni ed i cittadini su quali possono essere gli specifici interventi da intraprendere. “L’avvio della Survey SOStenibilità in salute – sottolineano dal Ministero – è considerata una delle Smart Actions scelte come azione di contrasto alla malnutrizione, in uno spirito di partnership ed approccio multistakeholder, come richiesto anche dalla Decade ONU della nutrizione”.

In ogni luogo di lavoro, per la salute ed il benessere di ciascun individuo, nel rispetto dell’Agenda 2030, si possono svolgere specifiche azioni sugli obiettivi 2 e 3: GOAL 2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile. Nei target del Goal occorre focalizzare l’attenzione sulla lotta alla malnutrizione in tutte le sue forme (per difetto, per eccesso e da micronutrienti), garantendo a tutti cibo nutriente e sano (soprattutto nelle fasce più vulnerabili). GOAL 3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età. Nei target del Goal occorre focalizzare l’attenzione sulla prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (diabete, ipertensione arteriosa, cardiopatie, obesità, patologie oncologiche), sulla promozione della salute e dei sani stili di vita, con aumento della consapevolezza degli effetti sulla salute di sostanze dannose (fumo, alcol) e sulla tutela del benessere psicofisico di ciascun individuo. Nel documento Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, stilato dai Capi di Stato nel “lontano” settembre 2015, sono stati determinati gli impegni sullo sviluppo sostenibile che dovranno essere realizzati tra il 2016 e il 2030, segnando un epocale passo in avanti della comunità internazionale nell’inquadrare le politiche di sviluppo in un’ottica di sostenibilità.

L’Agenda 2030 racchiude 17 obiettivi globali in un grande piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, per un totale di 169 ‘target’ che, insieme, costituiscono il risultato di oltre due anni di consultazione pubblica e di contatti con la società civile e altre parti in causa nel mondo, che hanno dato particolare attenzione alla voce dei più poveri e dei più vulnerabili. Tutti sono coinvolti in questo programma: individui, paesi in via di sviluppo e paesi avanzati. Le quattro parti che compongono l’Agenda (1.Dichiarazione – 2.Obiettivi e target – 3.Strumenti attuativi – 4. Monitoraggio dell’attuazione e revisione) toccano diversi ambiti, tra loro interconnessi, fondamentali per assicurare il benessere della popolazione globale.

(ITALPRESS/WEWELFARE.IT).