Lavoro & Welfare

IL WELFARE RESPONSABILE IN UN LIBRO

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Nei giorni scorsi a Milano, gli esponenti e operatori del Terzo Settore si sono incontrati presso l’Università Cattolica per una giornata dedicata al tema Welfare responsabile e i protagonisti della società civile occasione in cui è stato presentato il volume Il welfare responsabile alla prova, una proposta per la società italiana scritto da Vincenzo Cesareo – professore emerito di Socio­logia presso l’Università Cattolica di Milano – e Nicoletta Pavesi – ricercatrice di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cat­tolica del Sacro Cuore -, edito da Vita e Pensiero (2019).
Il volume è frutto del percorso di ricerca durato cinque anni, che ha visto la realizzazione di 24 studi di caso, 7 seminari e circa 50 interviste a testimoni privilegiati. Il progetto ha coinvolto un gruppo di studiosi riuniti in una Rete Interuniversitaria con l’obiettivo di offrire una proposta innovativa del sistema di welfare italiano, la quale pone al centro la persona e si fonda sulla responsabilità degli attori coinvolti. Essi, attraverso il confronto e la co-progettazione, forniscono risposte ai bisogni dei cittadini, delle famiglie, delle comunità.

Povertà, salute, casa, lavoro, educazione, famiglia e giovani sono alcuni dei temi che vengono affrontati, con lo scopo di declinare operativamente il Welfare Respon­sabile per favorire la transizione da un sistema di stampo prevalentemente assistenzialistico a uno che tende ad assicurare a tutti una “buona assistenza”.
Come riportato nell’articolo di Cinzia Arena apparso su Avvenire, la ricercatrice Pavesi ha ribadito inoltre la valenza politica della ricerca: “Siamo andati ad analizzare un livello che noi chiamiamo “meso” delle politiche di welfare, vale a dire a livello di quartiere. Abbiamo scoperto che c’è un forte bisogno di integrazione tra le diverse realtà in un momento storico in cui la coesione sociale si sta perdendo bisogna occuparsi non solo di rispondere ai bisogni ma anche di favorire il benessere della comunità”.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

PIÙ DI OTTOMILA CONTRATTI PER IL WELFARE AZIENDALE

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Alla data del 14 ottobre 2019 sono state compilate 50.847 dichiarazioni di conformità (moduli). Nello specifico, 16.577 si riferiscono a contratti tuttora attivi; di queste, 12.813 sono riferite a contratti aziendali e 3.764 a contratti territoriali.
Dei 16.577 contratti attivi, 12.614 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 9.417 di redditività, 7.584 di qualità, mentre 1.946 prevedono un piano di partecipazione e 8.740 prevedono misure di welfare aziendale.
Prendendo in considerazione la distribuzione ge­ografica, per sede legale, delle aziende che hanno depositato le 50.847 dichiarazioni ritroviamo che il 78% è concentrato al Nord, il 16% al Centro il 6% al Sud.
L’analisi per settore di attività economica evidenzia come il 58% delle dichiarazioni si riferisca ai Servizi, il 41% all’Industria e l’1% all’Agricoltura.
Se invece ci si sofferma sulla dimensione azienda­le, il 52% ha un numero di dipendenti inferiore a 50, il 33% ha un numero di dipendenti maggiore uguale di 100 e il 15% ha un numero di dipendenti compreso fra 50 e 99.

(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

BENESSERE ORGANIZZATIVO ANCHE CON ROBOT E AI

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Il 70% degli italiani è convinto che l’intelligenza artificiale (AI) applicata alle organizzazioni produttive porterà alla perdita di migliaia di posti di lavoro. È uno dei dati che emergono dal Secondo Rapporto Aidp-LabLaw 2019, redatto da Doxa, presentato martedì 29 ottobre alla sede del Cnel a Roma. L’associazione italiana per la direzione del personale (Aidp) si è prefissa di analizzare con profondità i nuovi sistemi che si definiscono all’interno delle organizzazioni del lavoro, con la contaminazione crescente dei robot prima e delle forme di intelligenza artificiale poi. Le risorse umane, e chi le organizza al meglio sui luoghi di lavoro, sono protagoniste della grande trasformazione tecnologica e digitale in atto. E dal loro “benessere organizzativo” dipende molto del futuro economico e sociale del Paese. La presidente di Aidp, Isabella Covilli Faggioli, in questa fase di transizione nelle organizzazioni del lavoro, ha ribadito la centralità dell’etica e della competenza per riaffermare il ruolo delle risorse umane, di fronte all’arrembante novità dei robot e dell’intelligenza artificiale: “Va riaffermata una visione del progresso fondata sulla centralità della persona umana e la correttezza nella sua valorizzazione. Per stare nel nuovo mercato del lavoro 4.0 occorre sviluppare competenze adeguate senza le quali il rischio di finire ai margini è concreto. Occorrono sia competenze umane, sia competenze tecniche”. Per la direzione del personale i dipendenti devono essere nomi, non numeri.

Il 43% degli intervistati ha utilizzato sistemi di robot e intelligenza artificiale al lavoro e a casa, e il 47% ha fruito o effettuato acquisti tramite piattaforme e soluzioni basate su AI. Gli italiani si dichiarano molto interessati alle nuove tecnologie (89%), anche se dichiarano una conoscenza un po’ meno estesa (65%). Per il 94% del campione robot e AI hanno portato a scoperte e risultati un tempo impensabili, per l’89% si tratta di supporti necessari per svolgere le attività troppo faticose e pericolose per l’uomo e non potranno mai sostituire completamente l’intervento umano. E contribuiscono a migliorare la qualità della vita (87%). Sul tema della transizione determinata dall’introduzione sempre più massiccia di tecnologia nelle organizzazioni del lavoro si sono confrontati, oltre ai dirigenti dell’Aidp, anche tre Hr manager: Gianfranco Chimirri (Unilever), Giampiero Tufilli (Zte Italia), Marco Monga (Iit). Sull’evoluzione giuslavoristica è intervenuto l’avvocato Francesco Rotondi (fondatore di LabLaw): “Il sistema normativo non è adeguato al lavoro, così come si è sviluppato con le nuove tecnologie, tra i doveri dell’imprenditore e i diritti del lavoratore. È cambiato il paradigma. Il legislatore non affronta il nuovo contesto. È pigro o troppo coinvolto nella palude delle contrapposizioni politiche”. Sono intervenuti l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano e il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta. Entrambi si sono soffermati sui temi del nuovo welfare che nasce dalla presenza di robot e AI nell’organizzazione del lavoro.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

CONTE “IN MANOVRA PASSI AVANTI SUL WELFARE”

“Tutti eravamo convinti, io stesso, che saremmo riusciti a stento a trovare i 23 miliardi per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia dell’Iva. Ciononostante, siamo riusciti a fare varie altre cose, perché vogliamo far compiere passi significativi in avanti al nostro Paese”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano. “Partivamo da un quadro di finanza pubblica molto complicato e non vorrei che lo dimenticassimo. Non voglio dire che abbiamo fatto un miracolo, altrimenti i giornali dicono che sono troppo ottimista, ma abbiamo dato segnali molto significativi di una politica economica e sociale che vogliamo”, ha aggiunto. “Stiamo lavorando, abbiamo una sensibilità e la stiamo esprimendo, pur in un quadro di finanza pubblica che ci ha costretto a operare scelte molto limitate, però quelle che abbiamo compiuto le riteniamo molto significative in termini di welfare”, ha sottolineato citando il diritto allo studio, gli asili nido, l’abolizione del super-ticket e il fondo famiglie numerose.
(ITALPRESS).

EUROPE ASSISTANCE, I SERVIZI OLTRE LE POLIZZE

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La sanità integrativa punta sui servizi oltre alle polizze assicurative. L’obiettivo accomuna un po’ tutte le strategie di mercato, anche quelle delle compagnie più tradizionali. Ancor più determinate le società che hanno il servizio nel loro Dna. Come Europe Assistance. “Noi nasciamo come società di servizi – sostiene Fabio Carsenzuola, ad della società – e sui servizi puntiamo per soddisfare le richieste e i bisogni di assistenza sanitaria integrativa”. L’occasione per fare l’annuncio delle nuove strategie di welfare integrato è stato l’ultimo Health Summit organizzato a Milano da Emf Group. “Una particolare attenzione la rivolgiamo al mercato dei senior – ha aggiunto Carsenzuola – in una società, quella italiana, in cui gli over 65 sono più numerosi degli under 30”. Un’attenzione alla popolazione non più giovanissima, sottoassicurata, come tutta la popolazione italiana, sempre più disposta a pagare per integrazioni delle prestazioni del Sistema sanitario nazionale. L’attenzione al mercato degli “over sixty” riguarda anche il mercato tedesco, dove Europe Assistance ha acquisito Pflegix, un digital marketplace che ha predisposto una piattaforma digitale per assicurare assistenza domiciliare ai senior.

“In Italia si stima che siano almeno 3 milioni i soggetti non più autosufficienti – continua Carsenzuola – se aggiungiamo almeno un familiare coinvolto nell’assistenza domiciliare, vediamo che si tratta di 6 milioni di italiani che devono fare i conti con questi problemi”. Ecco perché diventano fondamentali le soluzioni di servizio, dal teleconsulto, videoconsulto al trasporto auto, che offre Europe Assistance. Una copertura assicurativa che diventa servizio. Ma anche consulenza: “Spesso le persone in difficoltà non sanno nemmeno ciò di cui hanno diritto da parte del Sistema sanitario – conclude Carsenzuola – nel servizio che offriamo c’è anche questa componente di supporto e consulto normativo”. Una versione aggiornata e integrata dell’offerta patronale.

(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

PREVINDAI INVESTE NELL’ECONOMIA REALE

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Previndai, il fondo pensione di Confindustria e Federmanager, sceglie di investire in economia reale con una forte propensione verso il sistema Italia. Con circa 80.000 dirigenti iscritti, 870 milioni annui di entrate contributive e un patrimonio complessivo che a fine 2018 superava 11,5 miliardi investiti in due comparti assicurativi e in due comparti finanziari, è il primo fondo pensione italiano per patrimonio.
Nell’ambito di una revisione complessiva della strategia di investimento dei comparti finanziari, Previndai ha destinato una quota pari al 10% di tali portafogli ad asset alternativi illiquidi. Si tratta di oltre 200 milioni di capitali pazienti, con un orizzonte temporale di investimento fino a 15 anni. Secondo le valutazioni del Fondo, sarà possibile generare ritorni positivi per le imprese e i manager italiani, che costituiscono la platea di riferimento del Fondo.
“Previndai ha avviato un’operazione unica nel suo genere che punta a realizzare la maggiore soddisfazione degli associati con la migliore combinazione rendimento-rischio”, ha sottolineato il presidente Giuseppe Noviello. “Il piano di Previndai dimostra che investire in economia reale non è affatto uno slogan”, ha commentato il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla. “E’ il frutto di una precisa strategia d’investimento che il Fondo ha abbracciato prima di altri e con un approccio serio e lungimirante, che risponde a un reale incentivo di mercato”, ha aggiunto.
(ITALPRESS).

WELFARE, MARÉ “LA VARIABILE FONDAMENTALE È LA FIDUCIA”

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Mauro Maré non ha dubbi e, dall’ultimo seminario Mefop, insiste sui bisogni dei singoli e delle loro famiglie al fine di rialzare il grado di fiducia che, in questi ultimi anni di analisi, risulta sempre più basso.
Dalla poca fiducia deriva inevitabilmente la tendenza dei cittadini e lavoratori a informarsi autonomamente attraverso piattaforme online e senza il sostegno di referenti specializzati. Lo dimostrano gli oltre 20 milioni di calcoli effettuati da Epheso, la piattaforma online presente sui siti de La Repubblica Economia e de Il Sole 24Ore e dedicata al calcolo della pensione. “Il dipendente pubblico ne sa sempre più di noi, è colui che si informa costantemente e possiede un alto livello di conoscenza”, ha ribadito il professore.
In risposta a questo stato di cose, Maré sostiene che per aumentare la fiducia è fondamentale potenziare maggiormente i programmi didattici di scuole e università e sfruttare il web come risorsa sulla quale investire in termini comunicativi e divulgativi al fine di combattere l’inerzia.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)

INVESTIMENTI ADEPP, SALDO POSITIVO 17 MILIARDI

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Negli ultimi cinque anni il Patrimonio delle Casse di Previdenza ha registrato una crescita continua e costante passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 87 miliardi di euro di fine 2018 con un incremento complessivo di 32,5 punti percentuali. Tale incremento ha riguardato tutti gli anni in analisi con un tasso di crescita percentuale pari al 9,55% tra il 2013 e il 2014, al 4,96% tra il 2014 e il 2015 e al 6,05% tra il 2015 ed il 2016, 6,6% tra il 2016 ed il 2017 e 2% nell’ultimo anno considerato. La crescita va analizzata alla luce di due fattori interconnessi ovvero, da un lato i contributi complessivamente incassati sono superiori alle uscite derivanti dalle prestazioni erogate – per un saldo positivo complessivo di circa 17 miliardi nel periodo di analisi – e dall’altro i rendimenti conseguiti sugli attivi ammontano a circa 1,4% netto annuo in media tra il 2013 ed il 2018.

“Da quando sono state privatizzate, tutte le Casse hanno aumentato il proprio patrimonio, garantendo la sostenibilità nel tempo”, queste le parole pronunciate dal Presidente Alberto Oliveti in apertura della presentazione del rapporto e riportate dal sito di Adepp. Un’evidenza che ha trovato in accordo tutti i partecipanti all’evento. “Il patrimonio – ha sottolineato Oliveti – oltre ad essere investito in maniera sana, oculata, trasparente, protettiva del capitale ha una funzione di polmone e di sicurezza per i sistemi. Noi cerchiamo di andare verso un ragionamento circolare, utilizzando il patrimonio anche per sostenere le generazioni future perché solo dall’interesse delle generazioni future a partecipare alla nostra catena costruiamo la garanzia della tenuta del sistema. Il patrimonio ha una componente previdenziale, quindi contributi e prestazioni previdenziali, e una componente non previdenziale che è il flusso dei proventi dell’investimento del patrimonio. Tassare il patrimonio significa tassare una quota parte dei contributi”. Tutte le Casse di Previdenza hanno adottato, negli anni, una gestione del patrimonio volta a ridurre il rischio di esposizione proprio degli investimenti. In particolare, utilizzano tecniche di risk management che permettono – tramite una diversificazione oculata degli investimenti (Asset Liability Managment-ALM)- di diminuire il rapporto rischio/rendimento riducendo il primo pur mantenendo accettabile il secondo.

In riferimento all’allocazione degli investimenti, sono tre le componenti predominanti ovvero: fondi di investimento mobiliari per una quota del 25,6%; altri fondi di investimento per il 21,7%; titoli di Stato con una quota del 16,8%. Gli investimenti ESG occupano una parte corposa del rapporto in quanto rappresentano quegli investimenti che integrano fattori rispettanti la direttiva 2014/95/UE, la quale identifica nelle informazioni di natura ambientale, sociale (rispetto diritti umani, gestione del personale, politiche di non discriminazione) quelle aree per le quali le società saranno tenute a divulgare notizie circa le politiche adottate. Nello specifico emerge che: INARCASSA al 2017 abbia investimenti in titoli classificabili ESG una quota del patrimonio pari a circa 472 milioni di euro, ENPAM abbia destinato una quota fino al 5% della sua asset allocation (circa 1 miliardo di euro) ad investimenti correlati alla propria missione istituzionale e in grado di generare ricadute positive sulle professioni degli iscritti e quindi sull’economia reale. La Cassa dei medici e degli odontoiatri, ha avviato un monitoraggio del patrimonio complessivo, che ha messo in mostra una rispondenza ai parametri ESG più elevata rispetto alla media del mercato.

ENPAP, la Cassa degli Psicologi, ha una quota importante del proprio patrimonio (pari al 46% del totale, per un controvalore di oltre 576 mln di euro) investito in fondi selezionati anche tenendo conto della effettiva implementazione, nei rispettivi processi di investimento, dei criteri “ESG”. Cassa Forense svolge una valutazione di sostenibilità del portafoglio dei Fondi liquidi dell’Ente; a giugno 2018 gli AUM complessivi valutati sotto il profilo ESG sono il 58% degli oltre 4 miliardi in gestione. Di questi il 12%, pari a circa 504 milioni di euro, presentano un portafoglio titoli che supera ampiamente la verifica dei principi ESG e dell’indice delle controversie. Sempre durante l’evento, il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta ha spiegato come “Ci sono in sospeso alcune richieste da parte delle Casse, alcune si sono tradotte in emendamenti. Se vanno in porto subito meglio se no non li abbandoniamo perché riguardano una maggiore agibilità nella gestione delle risorse. Le Casse non sono solo un soggetto previdenziale ma economico vero e come tale va trattato. E lo può essere ancora di più se le Casse fanno sinergia tra di loro. Ad esempio sugli investimenti in economia reale più che su investimenti in titoli e azioni. Se si fa massa critica la forza di impatto, sia sul Governo sia in relazione con gli investimenti pubblici che stiamo mettendo in campo, è enorme. Se da un lato va tirato fuori dal cassetto il regolamento sugli investimenti che deve contenere alcune cose specifiche che valorizzino l’autonomia, dall’altro si deve fare insieme un percorso più stringente sull’economia reale. Nel rispetto della differenza di ruoli”.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)