Lavoro & Welfare

A maggio disoccupazione stabile al 6,8%

ROMA (ITALPRESS) – A maggio 2024, rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati, rimangono stabili i disoccupati e aumentano gli inattivi. Lo rende noto l’Istat.
L’occupazione cala (-0,1%, pari a -17mila unità) per gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi, i 15-24enni e gli ultracinquantenni; cresce invece tra le donne, i dipendenti permanenti e nelle classi d’età centrali. Il tasso di occupazione scende al 62,2% (-0,1 punti).
Il numero di persone in cerca di lavoro è stabile per effetto della crescita tra gli uomini e i 25-34enni e della diminuzione tra le donne e le restanti classi d’età. Il tasso di disoccupazione è stabile al 6,8%, quello giovanile sale al 20,5% (+0,1 punti).
Il numero di inattivi cresce (+0,3%, pari a +34mila unità) tra gli uomini, le donne, i 15-24enni e i maggiori di 50 anni, diminuisce tra i 25-34enni ed è stabile tra i 35-49enni. Il tasso di inattività sale al 33,1% (+0,1 punti).
Confrontando il trimestre marzo-maggio 2024 con quello precedente (dicembre 2023-febbraio 2024), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 148mila occupati.
La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,4%, pari a -81mila unità) e all’aumento degli inattivi (+0,1%, pari a +18mila unità).
Il numero di occupati a maggio 2024 supera quello di maggio 2023 del 2,0% (+462mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione in un anno sale di 0,9 punti percentuali.
Rispetto a maggio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-11,3%, pari a -224mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,8%, pari a -102mila).
“A maggio 2024, dopo tre mesi di crescita, l’occupazione registra una diminuzione (-17mila unità) che coinvolge i dipendenti a termine, scesi a 2 milioni 879mila, e gli autonomi, pari a 5 milioni 89mila; prosegue invece la crescita dei dipendenti permanenti che raggiungono i 15 milioni 986mila – commenta l’Istat -. Il numero degli occupati – 23 milioni 954mila – è superiore di 462mila unità a quello di maggio 2023, per effetto dell’incremento di 498mila dipendenti permanenti e di 42mila autonomi e della diminuzione di 77mila dipendenti a termine.
Su base mensile, il tasso di occupazione scende al 62,2%, quello di disoccupazione è stabile al 6,8% e il tasso di inattività sale al 33,1%”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Decathlon Italia raggiunge il traguardo della certificazione di genere

MILANO (ITALPRESS) – Decathlon Italia è ufficialmente certificata per la parità di genere con prassi UNI/PdR 125. Il traguardo è stato festeggiato a Corsico (Mi) in concomitanza con l’inaugurazione del primo negozio completamente rimodernato all’insegna della sostenibilità e di un’esperienza d’acquisto più fluida per i clienti. La certificazione UNI/PdR 125 è stata voluta dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2022 e attesta l’adozione di politiche per la parità di genere, per l’empowerment femminile e per migliorare le possibilità delle donne di conciliare casa e lavoro e di raggiungere ruoli apicali.
“Questa certificazione – ha detto Patrizia Brognoli, Diversity and Inclusion Leader di Decathlon Italia – è il coronamento di un percorso intrapreso con determinazione e passione, mossi dalla profonda convinzione che la parità di genere non sia solo una questione di diritti, di giustizia sociale ma un tema di rispetto e di valorizzazione di tutti i talenti”.
A consegnare l’attestato c’era la dirigenza di Bureau Veritas, ente terzo di certificazione, leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica di conformità e certificazione, appunto. “Questa certificazione – ha detto al microfono di Italpress Simonetta Dal Vecchio, Finance Director Bureau Veritas CSE Region – è un traguardo fondamentale ed è particolarmente significativo che il certificato sia stato consegnato a Decathlon. Siamo felici che proprio Decathlon abbia raggiunto questo risultato perchè l’ambiente sportivo è un ambiente che simboleggia l’unione per le persone e fra le generazioni. Nello sport è la squadra a vincere e con Decathlon il messaggio della parità di genere raggiunge un’immensa comunità di sportivi”.
Ad oggi Decathlon Italia vanta il 55% di presenza femminile mentre le donne in posizione apicale sono il 39,7%, con una tendenza in aumento.
“Numerose sono le attività che abbiamo avviato in questi tre anni – ha detto ancora a Italpress Patrizia Brognoli – sicuramente la parte più importante è stata la formazione, per cui accompagnare tutti i nostri collaboratori e le nostre collaboratrici in una maggiore consapevolezza rispetto al tema delle pari opportunità. Abbiamo poi creato un Comitato Guida, un gruppo quindi che ci aiuterà a lavorare sulle strategie e sulle priorità da qui al 2026. Abbiamo creato poi un piano formativo dedicato alle giovani donne leader per aiutarle a lavorare, a strutturare una leadership al femminile che sia inclusiva, approfondendo le competenze anche sul tema della strategia dell’innovazione e del digitale”. D’altra parte Decathlon ha potuto sperimentare quanto sia vantaggioso per l’azienda essere inclusivi: “Per noi significa far sentire bene le persone e quando io come persona mi sento bene e ho la possibilità di esprimermi come persona, ho anche la possibilità di far vivere il mio talento nel miglior modo possibile,anche in termini di performance e di business. L’azienda così può beneficiare di un talento che altrimenti sarebbe stato difficile scoprire”.
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Giornata mondiale del cane in ufficio, arriva il manuale per rendere i propri uffici pet-friendly

MILANO (ITALPRESS) – Per un’azienda, avere degli uffici pet friendly è una pratica che porta vantaggi sia ai dipendenti che al business. Secondo i lavoratori, infatti, migliorerebbe l’umore dell’ufficio (47%), diminuendo lo stress (42%) e favorendo le occasioni di scambio con i colleghi (40%). Al tempo stesso, stimolerebbe la creatività dei lavoratori (31%) e ne favorirebbe la produttività (27%). Sono questi alcuni dei motivi che spingono la metà delle persone che lavorano in ufficio e possiedono un cane (48%) a ritenere che le aziende dovrebbero organizzarsi a tale scopo.
In occasione della Giornata Mondiale del Cane in Ufficio, che si celebra il 21 giugno, il gruppo Mars – che in Italia è rappresentato dalle aziende Mars, Royal Canin e AniCura e da oltre 10 anni accoglie nei propri uffici gli animali domestici – mette a disposizione delle imprese la propria esperienza, attraverso il manuale “Pet friendly office: Teoria e pratici consigli per ospitare al lavoro gli amici a quattro zampe”. Lo strumento, che si rivolge ad aziende, enti, associazioni e spazi di co-working, si propone di guidare il percorso di sviluppo di procedure interne e linee guida – grazie a suggerimenti ed esempi concreti – per gestire al meglio il proprio ufficio pet friendly, così che dipendenti e ospiti possano portare i propri pet al lavoro nel rispetto degli ambienti e delle persone presenti, e con la massima sicurezza.
Come può un’azienda rendere i propri uffici pet friendly? E’ necessario seguire attentamente alcuni semplici step, per assicurarsi che l’ambiente lavorativo sia piacevole sia per i pet che per i dipendenti:
1. Coinvolgere (e convincere) i dirigenti
Una fase cruciale del lancio di un programma di ufficio pet friendly riguarda l’approvazione da parte dei dirigenti. Sarà necessario essere in grado di mostrare i vantaggi attesi del programma per l’organizzazione e per i dipendenti.
2. Formare un piccolo team incaricato di redigere una pet policy
E’ necessario accertarsi che nel team di lavoro vi siano persone – favorevoli e non alla presenza dei pet sul luogo di lavoro – afferenti a diverse aree dell’organizzazione, per garantire la rappresentanza di tutte le esigenze.
3.Istituire una pet policy
Il successo del programma dipende dall’accettazione, da parte di tutti i soggetti coinvolti, di linee guida chiare sui comportamenti e sulle responsabilità. La pet policy dovrebbe includere:
Requisiti dei pet: gli animali dovranno essere in regola con le vaccinazioni, esenti da malattie infettive o parassiti, puliti e ben toelettati, abituati a non sporcare in casa, obbedienti, ben socializzati e microchippati.
Responsabilità dei pet parent: i proprietari dovranno essere responsabili, al 100%, del comportamento, del benessere, dell’igiene e della felicità dei loro pet durante la permanenza in ufficio, assicurandosi che la loro presenza non interferisca con il comfort o la capacità degli altri dipendenti di svolgere il proprio lavoro.
4.Comunicare il programma internamente (ed esternamente)
Comunicare internamente il programma dell’ufficio pet friendly, dalla pianificazione fino all’implementazione, è di fondamentale importanza per portare a bordo tutti i dipendenti. Questo includerà la divulgazione degli aspetti logistici ma anche di informazioni utili a suscitare entusiasmo. Una volta che la pratica sarà consolidata, si può valutare la possibilità di sviluppare un piano di comunicazione esterna a supporto della visibilità del progetto al di fuori dell’azienda.
“In Mars ci impegniamo nella creazione di “A Better World for Pets”: i nostri amici a quattro zampe arricchiscono le nostre vite ed è nostra responsabilità rendere gli spazi che viviamo a loro misura. – ha dichiarato Yesim Ucelli, Amministratrice Delegata di Mars Italia e General Manager della regione Mars Sud Europa. “Questo include anche i luoghi di lavoro. E’ provato che la presenza dei propri pet in ufficio porti a benefici tangibili per imprese e dipendenti. Attraverso queste linee guida vogliamo mettere a disposizione delle altre organizzazioni l’expertise che abbiamo sviluppato nel corso degli anni, puntando a stabilire uno standard elevato per gli uffici pet friendly, assicurandoci che tutti possano beneficiare della presenza dei loro amici a quattro zampe in modo sicuro e responsabile”.
L’impegno di Mars va ben oltre gli uffici: attraverso il programma “Better Cities for Pets”, l’azienda mira a rendere le città più pet friendly. Concentrandosi su quattro diverse aree di interesse – rifugi, case, parchi e aziende – questo progetto si pone l’obiettivo di creare spazi adatti alle esigenze degli animali domestici e dei loro proprietari, permettendo a più persone di beneficiare di una vita in stretta armonia con i loro animali.
-foto ufficio stampa Apco –
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Le Pmi accelerano sul welfare aziendale, Terzo Settore protagonista

ROMA (ITALPRESS) – Il 75% delle piccole e medie imprese italiane, 3 aziende su 4, ha superato il livello medio di welfare aziendale. Triplica il numero di PMI con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 33,3% del 2024, con un aumento dell’8% negli ultimi due anni. Infine, si sono dimezzate le imprese a livello iniziale, il cui welfare consiste sostanzialmente nell’adozione delle misure previste dai contratti collettivi: dal 48,9% al 25,5%. Sono i dati che emergono dal Rapporto Welfare Index PMI 2024 sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane, giunto alla ottava edizione e promosso da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio), a cui hanno partecipato circa 7.000 imprese – più che triplicate rispetto alla prima edizione – di tutti i settori produttivi, di tutte le dimensioni e provenienti da tutta Italia.
Dall’osservatorio presentato oggi emerge come si renda possibile fare leva sulle PMI per rinnovare il sistema di welfare del nostro Paese. L’area più matura, con un tasso di iniziativa del 56,4%, è la conciliazione vita – lavoro. Seguono a breve distanza salute e assistenza, previdenza e protezione, tutela dei diritti, delle diversità e inclusione sociale, tutte con un tasso superiore al 50%. L’iniziativa delle imprese a sostegno delle famiglie per la cultura e l’educazione dei figli, con il 10% di imprese attive, sta invece muovendo i primi passi.
Il Rapporto 2024 dedica un approfondimento a un grande protagonista della scena sociale ed economica italiana: il Terzo Settore, che conta 125.000 organizzazioni iscritte al RUNTS (Registro Unico degli Enti del Terzo Settore). Il non profit in senso più ampio coinvolge 894 mila dipendenti, quasi 4,7 milioni di volontari, e produce un valore pari al 5% del PIL.
Il Terzo Settore esercita un duplice ruolo nel welfare aziendale: da un lato offre soluzioni di welfare ai propri dipendenti, dall’altro agisce come fornitore di servizi alle imprese. Gli enti del terzo settore che hanno raggiunto un livello alto e molto alto di welfare aziendale sono il 59,3%, contro il 33,3% delle imprese for profit. E in quasi tutte le aree i tassi di iniziativa sono superiori alla media delle PMI. In due aree, quelle che costituiscono la missione sociale di molti enti, raggiungono livelli di iniziativa molto superiori: nella responsabilità sociale verso consumatori e fornitori (87,2% contro 27,2%) e nella tutela dei diritti, delle diversità e dell’inclusione (82,5% contro 50,4%).
Una quota significativa della spesa di welfare nel nostro paese è a carico diretto delle famiglie, che sostengono il 22% della spesa sanitaria italiana, il 71% di quella assistenziale per la cura dei figli e degli anziani, il 16% della spesa per l’istruzione. Il welfare aziendale, trasferendo parte di questa spesa dalle famiglie alle imprese e trasformandola da individuale a collettiva, agisce come fattore di efficienza e di equità.
Le PMI raggiungono 11,3 milioni di famiglie con lavoratori dipendenti, il 44% delle famiglie italiane, appartenenti a tutte le fasce sociali, di cui 3,2 milioni a vulnerabilità alta o molto alta. Possono quindi rafforzare il proprio ruolo sociale erogando sostegni mirati in relazione alla condizione familiare o alla presenza di fragilità connesse alla necessità di assistere figli o persone anziane. Inoltre, le imprese possono costituire la base di un nuovo welfare di prossimità perchè largamente diffuse nel territorio italiano: le PMI da 6 a 1.000 addetti, oggetto dell’indagine, sono 661.000.
Il 18% delle imprese oggetto dell’analisi sono caratterizzate da un welfare evoluto, ai più alti livelli di iniziativa e capacità gestionale, che considerano centrali gli obiettivi di soddisfazione dei lavoratori e di reputazione. Le aziende di questo profilo intendono il welfare come leva strategica per la sostenibilità dell’impresa e l’81% di esse ottiene i migliori risultati in termini di impatto sociale (il 53% molto alto). Determinanti l’impegno sociale coerente dell’impresa, la diffusione a tutti i livelli di una cultura aziendale orientata alla cura del benessere e alla valorizzazione delle persone, la valorizzazione delle iniziative con la comunicazione e il coinvolgimento dei collaboratori.
La quota di imprese con aumento di fatturato nel 2023 cresce pressochè linearmente con il livello di welfare aziendale, dal 28,8% di quelle con livello iniziale al 46,5% di quelle con livello molto alto. Gli anni successivi al contesto Covid, hanno visto una ripresa con velocità differenziate tra le piccole medie imprese italiane e quelle con livello molto alto di welfare aziendale hanno registrato la crescita più vigorosa, sia nel 2021 sia nel 2022. Rispetto agli indici di produttività, tanto il fatturato per addetto quanto il margine operativo lordo per addetto aumentano quasi linearmente al livello di welfare, raggiungendo i valori più elevati nel segmento delle imprese con livello molto alto di welfare aziendale: 470 mila euro in termini di fatturato per addetto (contro i 193 mila euro delle imprese con livello iniziale di welfare) e 29,4 mila euro in termini di margine operativo lordo per addetto (contro 10 mila euro).
Il welfare aziendale è poi correlato positivamente con la solidità finanziaria delle imprese: l’indebitamento, misurato come quota percentuale sul fatturato, decresce al crescere dei livelli di welfare, con una differenza di oltre cinque punti tra le imprese di livello iniziale (70,3%) e quelle di livello molto alto (64,5%). Inoltre, di particolare interesse è l’analisi della correlazione tra welfare aziendale e capacità competitiva delle imprese sui mercati internazionali: mediamente la quota di imprese esportatrici è dell’8%, ma passando dal livello iniziale ai livelli più elevati di welfare aziendale la quota quasi triplica, dal 5% al 14,1%.
Per la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, “la denatalità è la più grande questione del nostro tempò, per questo “il welfare assume una portata centrale e assolutamente decisiva, perchè dalla capacità del mondo produttivo di agevolare la conciliazione vita-lavoro e di essere accogliente nei confronti della genitorialità passa la rimozione di uno dei più grandi ostacoli, materiali ma anche culturali, che disincentivano la natalità. Abbiamo puntato molto sul coinvolgimento del lavoro e dell’impresa in questa sfidà ed “è un segnale incoraggiante il fatto che accanto all’impegno della politica e delle istituzioni si registri una crescente consapevolezza da parte del mondo produttivo” .
L’edizione 2024 del Rapporto Welfare Index PMI, ha aggiunto Giancarlo Fancel, Country Manger & CEO Generali Italia, “evidenzia come una parte sempre più rilevante delle PMI abbia un elevato livello di welfare aziendale, che utilizza in chiave strategica e che estende alle famiglie dei dipendenti, fino all’intera comunità in cui opera. Il tessuto imprenditoriale italiano composto dalle piccole e medie aziende assume, dunque, un ruolo sociale importante, diventando punto di riferimento sul territorio. Come Generali, siamo certi che attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato che coinvolga le Istituzioni, gli enti territoriali, le famiglie, le imprese e il terzo settore si possa contribuire in maniera importante a rinnovare il welfare del Paese e a guardare con fiducia al futuro”.
Per Giovanni Baroni, vicepresidente Confindustria e presidente Piccola Industria, “il welfare si dimostra ancora una volta un’eccezionale leva per accelerare crescita, produttività e sostenibilità nelle nostre imprese. Tante sono le sue declinazioni: dalla conciliazione vita-lavoro, alla formazione del capitale umano per arrivare alla salute e benessere. Su ognuna di queste le aziende possono dare un contributo importante, facendo la differenza. Tuttavia, guardando alle priorità, senza dubbio la sanità integrativa rappresenta un tassello centrale di ogni politica di welfare. Non mi sorprende, quindi, che la presenza di fondi e polizze integrative nelle Pmi sia in continua crescita. La sanità integrativa, infatti, oggi copre quasi 16 milioni di italiani tra lavoratori e familiari intercettando circa 4,5 miliardi di risorse, a testimonianza di quanto le aziende, attraverso i contratti collettivi, stiano investendo in questa importantissima tutela di welfare che non è più solo appannaggio delle imprese grandi, anzi. In un Paese come il nostro, dove la spesa pubblica per la salute rimane una delle più basse d’Europa, circa il 6,5% del Pil, quanto le imprese possono fare a supporto della tutela sanitaria di lavoratori e familiari è straordinario, a dimostrazione del grande ruolo sociale che svolgono ormai in ogni territorio. E il nostro auspicio è che possa crescere ancora, arrivando a raggiungere fasce ancora più ampie della popolazione italiana, in un’ottica di integrazione e supporto del Welfare State pubblico”.
Anche Davide Peli, presidente dei giovani imprenditori Confartigianato, ha evidenziato che “stare bene in azienda fa bene all’azienda e rappresenta anche un fattore ‘attrattivò nei confronti dei giovani, per i quali la flessibilità, le opportunità di autorealizzazione, l’attenzione alla responsabilità sociale d’impresa, l’equilibrio tra attività professionale e vita privata sono elementi essenziali del rapporto di lavoro. Con il welfare aziendale si migliora la produttività, si ottimizzano le risorse economiche, si incrementa lo spirito di squadra indispensabile ad affrontare le nuove sfide imposte dalla trasformazione del mercato. Confartigianato è impegnata ad offrire risposte strutturate, servizi e assistenza alla crescente e diversificata domanda di welfare degli artigiani e delle micro e piccole imprese, delle famiglie e delle comunità. Da oltre 30 anni ci occupiamo del benessere dei nostri dipendenti con gli strumenti della bilateralità, garantendo interventi su misura per il sostegno al reddito, la tutela della salute, la formazione continua, l’aggiornamento professionale”.
Il Welfare Index PMI e i risultati della sua ricerca “si confermano fondamentali per le imprese del nostro comparto per poter misurare l’efficacia delle proprie iniziative di welfare e confrontarsi con le esperienze più avanzate del settore”, ha commentato Sandro Gambuzza, componente della Giunta Esecutiva di Confagricoltura. “La presenza, anche quest’anno, di aziende associate alla Confederazione tra le premiate mi riempie di orgoglio e conferma l’attenzione che ha il settore primario italiano nella diffusone di efficaci politiche di welfare all’interno delle realtà aziendali. Dai risultati dell’ultimo rapporto appare evidente come le imprese stiano ormai raggiungendo un alto livello di welfare aziendale – ha continuato Gambuzza -, inteso in chiave strategica, estendendolo ai dipendenti e ai loro familiari, fino all’intera comunità. Parliamo di un ambito dagli importanti risvolti: dalle politiche di conciliazione vita-lavoro alla salute e all’assistenza per i familiari, dalla previdenza integrativa alla tutela dei diritti e delle pari opportunità, fino alla promozione dell’istruzione e della mobilità sociale per le nuove generazioni”.
Anche Laura Bernini, responsabile settore Welfare pubblico e privato di Confcommercio ha sottolineato che “le misure di welfare mirate a favorire una maggior conciliazione vita-lavoro e al rafforzamento del secondo pilastro previdenziale e assistenziale rappresentano un importante aiuto per le famiglie e un significativo passo volto al superamento del gender gap occupazionale, retributivo e conseguentemente pensionistico. Il sistema multipilastro di welfare nel quale da sempre crediamo e il recente rinnovo del nostro CCNL vanno in questa direzione al fine di perseguire efficienza, equità e inclusività, agendo su servizi e costi che, in assenza di interventi di tipo collettivo, sarebbero oneri a carico delle famiglie e delle categorie più fragili”.
Infine Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, ha ricordato che “all’interno degli studi professionali il welfare ha radici profonde. Il prossimo anno celebreremo i vent’anni di attività della Cassa di assistenza sanitaria integrativa, nata dal Ccnl degli studi professionali per offrire prestazioni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria ai dipendenti di studio. Un lungo percorso che nel corso degli anni ha portato a estendere le tutele di welfare ai familiari dei lavoratori e quindi a tutto il personale di studio fino a coprire i professionisti datori di lavoro. Oggi il welfare è un albero robusto – come conferma il Rapporto Welfare Index Pmi 2024, al quale Confprofessioni contribuisce fin dalla prima edizione – che cresce e si ramifica giorno dopo giorno. Richiede, però, particolari cure per assecondare i profondi cambiamenti economici e sociali che si registrano all’interno delle imprese e degli studi. In quest’ottica s’innesta il recente rinnovo del Ccnl degli studi professionali. Il rafforzamento delle tutele e il potenziamento degli strumenti di welfare (pensiamo all’introduzione della giornata della prevenzione) si focalizza, in particolare, su quelle realtà di più piccole dimensioni, nella consapevolezza che la salute e il benessere di tutti coloro che operano negli studi sia alla base di ogni processo di crescita. L’obiettivo è favorire una maggior produttività, certo; ma soprattutto una sempre più diffusa cultura del benessere che si estende nella sicurezza, nella formazione, nel sostegno al reddito e nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, coinvolgendo sempre più i lavoratori autonomi”.

– Foto xi2/Italpress –

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Terziario traina occupazione, nel turismo mancano 170 mila lavoratori

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 il settore del terziario ha raggiunto la quota di oltre il 50% per quel che riguarda l’occupazione totale: sono i dati che emergono dall’Osservatorio Terziario e Lavoro dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui il comparto dei servizi si è rivelato l’unico in grado di assicurare una crescita occupazionale robusta, in parte fungendo da ammortizzatore sociale attraverso un parziale riassorbimento della forza lavoro espulsa dal comparto della manifattura industriale. Secondo l’Osservatorio, il settore dei servizi è stato in grado di sviluppare funzioni nuove all’interno del variegato mondo del terziario di mercato, creando opportunità nel settore della logistica, dei servizi turistici, delle attività professionali, scientifiche e tecniche e dei servizi alle imprese, senza dimenticare l’espansione dei servizi sanitari privati. Nel complesso, quindi, l’occupazione nelle attività terziarie, considerando anche la P.A., è venuta a rappresentare quasi il 73% del totale, con un incremento cumulato, nel trentennio considerato, di oltre 3,3 milioni di unità di lavoro. Dentro i servizi, l’Area Confcommercio, cioè il terziario di mercato, è stata ancora più dinamica, creando 3,45 milioni di posti di lavoro.
In particolare, tra giugno 2019 e giugno 2023 si registrano 2,6 milioni di lavoratori in più, con circa il 78% di questo incremento concentrato nei servizi, sfiorando i 2 milioni unità. La crescita si compone per l’87% di lavoratori dipendenti e per il 13% di lavoratori indipendenti; il 98,5% e il 75% rispettivamente degli indipendenti e dei dipendenti appartiene al terziario di mercato. Fondamentale il ruolo della partecipazione femminile. L’Italia soffre di un ritardo strutturale riguardo alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, il cui tasso di attività risulta inferiore di oltre dodici punti rispetto alla media europea (49,3% contro 61,8%). Per Confcommercio è dalla crescita del tasso di partecipazione femminile che può giungere il maggiore impulso all’incremento del prodotto potenziale e, quindi, alla crescita del benessere economico nel complesso del sistema Italia. Resta qualche ombra anche per quel che riguarda la mancanza di lavoratori in alcuni settori come il turismo. “Nel nostro Paese l’occupazione cresce grazie al terziario di mercato, cioè commercio, turismo, servizi, trasporti. Settori che, complessivamente, garantiscono oltre il 50% del totale degli occupati. Tuttavia mancano 170mila lavoratori, soprattutto nel comparto turistico, per mancanza di competenze specifiche”, ha commentato il presidente Carlo Sangalli. “Servono più politiche attive, più formazione per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”, ha aggiunto.
Molti analisti hanno avanzato l’interrogativo di come sia possibile conciliare tassi di crescita elevati dell’occupazione anche in presenza di modesti incrementi del prodotto reale: per Confcommercio è lecito domandarsi, a parità, come si è visto, di caratteristiche settoriali delle economie avanzate, quale sia il fattore frenante che impedisce alle imprese italiane di realizzare incrementi di produttività in linea con quelli dei suoi partner europei e dei suoi competitors extra-UE. Per Confcommercio “i ritardi dell’Italia sono attribuibili a un insieme di debolezze e fragilità strutturali – sul piano della diffusione del progresso tecnico, dell’efficienza organizzativa, delle skills e della formazione della forza lavoro, della qualità del management pubblico e delle istituzione e in generale di tutti i fattori propulsivi della crescita – che condannano il nostro sistema produttivo a muoversi su dinamiche marginali e insufficienti, in un ottica distributiva, a remunerare adeguatamente il fattore lavoro sotto il profilo dei redditi, con ripercussioni negative sulla spesa per consumi, principale componente della produzione di ricchezza”.
“Ecco perchè non può essere sprecata l’occasione offerta dall’attuazione del PNRR per accrescere la nostra produttività multifattoriale su valori prossimi a quelli delle altre economie sviluppate, non solo per gli innegabili vantaggi di breve-medio periodo ricollegabili agli investimenti in infrastrutture che possono migliorare le reti, dai trasporti, alle telecomunicazioni e al traffico dati, con conseguenti guadagni di efficienza sistemica – sottolinea l’associazione di categoria -, ma soprattutto per l’implementazione di quelle riforme che, al di là delle nuove tecnologie, possono tradursi in quei cambiamenti capaci di incidere positivamente su economie di scala, abilità manageriale e rivoluzionamento dell’organizzazione della produzione sia nei settori legati al mercato, ma soprattutto nell’ambito dei servizi offerti dalla P.A., riducendone nel contempo il carico burocratico su imprese e famiglie”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Aurelio Regina confermato alla guida di Fondimpresa

ROMA (ITALPRESS) – Il Cda di Fondimpresa ha nominato all’unanimità Aurelio Regina, componente della squadra di Presidenza di Confindustria, nuovamente Presidente di Fondimpresa, e Fulvio Bartolo Vicepresidente. Fondimpresa è il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. E’ il più importante in Italia ed è aperto alle imprese di ogni settore e dimensione. L’obiettivo principale è rendere semplice e accessibile alle aziende e ai lavoratori la formazione, leva indispensabile per l’innovazione e lo sviluppo.
“Apriamo questo nuovo triennio con l’approvazione di un avviso pilota, dedicato alla formazione di lavoratori stranieri, al fine di promuovere flussi di ingresso legale di questi lavoratori e di prevenire e contrastare l’immigrazione irregolare – dichiara il Presidente -.Crediamo che questo avviso strategico possa, in parte, aiutare a prevenire l’annoso problema del mismatch tra competenze necessarie e competenze disponibili sul mercato andando ad apportare un correttivo importante e positivo per il mercato del lavoro del Paese”.
Aurelio Regina è Vicepresidente e azionista di Manifatture Sigaro Toscano e Presidente di Sisal Spa, del Gruppo Defence Tech e di SIAS Spa. Nel 2019 è stato nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Laureato con lode in Scienze Politiche alla LUISS di Roma, ha ricoperto numerosi incarichi all’interno di aziende nazionali e multinazionali. E’ stato il primo Presidente di Unindustria. Dal 2012 al 2014 è stato Vicepresidente con delega allo Sviluppo Economico di Confindustria ed ora Delegato per la Transizione energetica e Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria. Ricopre inoltre cariche di primo piano nei principali Think Tank italiani e internazionali.
Alla Vicepresidenza del Fondo è stato nominato Fulvio Bartolo, dirigente Uil, componente del tavolo del Partenariato delle Campania ed esperto di formazione e lavoro, che dichiara “Un onore poter mettere a fattor comune l’esperienza maturata in anni al servizio della formazione continua per imprese e lavoratori”.
Consiglieri di Amministrazione per il triennio 2024-2027 saranno Annamaria Trovò (CISL), Simonetta Ponzi (CGIL), Pierangelo Albini e Luca Businaro (Confindustria).

– Foto ufficio stampa Fondimpresa –

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Cafà “Sviluppare alta formazione nelle piccole e medie imprese”

ROMA (ITALPRESS) – La formazione come stella polare per i lavoratori, nonchè misura prioritaria per incentivare lo sviluppo aziendale: questo il punto centrale della riflessione di Andrea Cafà, presidente di Cifa Italia e Fonarcom, intervistato da Cesare Damiano per il Focus Lavoro&Welfare dell’agenzia Italpress.
Il festival del Lavoro di Firenze è stato per Cafà un’occasione importante per presentare una serie di opportunità per il mondo delle piccole e medie imprese italiane: tra queste, racconta, spicca “il voucher relativo agli studi professionali, per dare la possibilità ai lavoratori di conciliare vita personale e professionale: è un riconoscimento economico per i lavoratori dipendenti di aziende aderenti a Epar (Ente bilaterale paritetico, ndr), che arriva fino a mille euro per chi ha figli fino ai sei anni o familiari conviventi diversamente abili o con gravi problemi di salute. Non è il primo voucher esistente di questa natura, ma è unico nella quantità di risorse che si mettono in campo: rispetto ad altri enti bilaterali, Epar ha meno costi di gestione e può offrire più servizi ai lavoratori. Da tempo abbiamo avviato una contrattazione collettiva di qualità contro il dumping e sosteniamo le persone con misure reali ed effettive, tra cui questo stesso voucher”.
Accanto all’aiuto economico, per incentivare alla formazione è fondamentale secondo Cafà portare avanti un sistema che garantisca a tutti i lavoratori il medesimo accesso agli strumenti didattici e professionali: “Il nostro tessuto produttivo è unico in Europa e nel mondo, perchè abbiamo un numero altissimo di piccole e medie imprese: le grandi aziende possono fare formazione con risorse proprie e fondi interprofessionali, mentre quelle più piccole non hanno queste possibilità. L’ente bilaterale, in questo senso, ha dato vita a un contributo che va a finanziare al 100% le Academy”. Inoltre, spiega il numero uno di Cifa Italia, “abbiamo lanciato un consorzio che sviluppa alta formazione, oggi fondamentale nel panorama lavorativo. Il nostro paese è fanalino di coda per persone che frequentano università o corsi di alta formazione, ma questi non sono così facilmente accessibili: i prezzi dei Master spesso sono troppo alti, noi vogliamo sfruttare le nuove tecnologie di didattica a distanza per portare l’alta formazione in quella fascia di mercato del lavoro del settore privato che oggi è più lontana, sia per scarso interesse sia per difficoltà ad accedervi. Il primo Master sarà finalizzato a formare esperti di politiche attive, su cui siamo indietro rispetto ai paesi nordeuropei: mancano profili professionali adeguati e chi fa attività di orientamento non ha le competenze necessarie. La cifra è accessibile e il livello di qualità dell’insegnamento è elevato”.
Cafà si sofferma inoltre sul ruolo dell’intelligenza artificiale, sottolineando come “anche se sta impattando sul mercato del lavoro in termini di posti occupati non siamo preoccupati che possa generare un impatto negativo, perchè se si trova il giusto equilibrio ogni azienda ne può trarre benefici: l’Italia ha approvato il decreto legge sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale, ma c’è secondo me il rischio che la norma arrivi in ritardo rispetto ai bisogni del momento e diventi obsoleta nel momento in cui entra in campo. Serve un accordo confederale, che sia trasversale per tutti i settori e miri alla tutela dei lavoratori: anche sull’intelligenza artificiale servono investimenti finalizzati a una formazione adeguata, per far capire quali sono i benefici e gli strumenti di tutela”.

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Consap, Giacomoni “Su casa e studio opportunità per i giovani”

ROMA (ITALPRESS) – “Sono mesi che si parla di taglio dei tassi, l’unica certezza è che sono aumentati: grazie alla garanzia che dà Consap alle famiglie per la prima casa sono stati stipulati oltre 500.000 mutui, nonostante il caro tassi”. Lo ha detto Sestino Giacomoni, presidente di Consap, intervistato da Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy. “I due pilastri per il futuro sono sicuramente lo studio e poi la casa: il Fondo Prima Casa è il nostro fiore all’occhiello, ha funzionato molto bene e ha consentito anche ai giovani precari” di essere “bancabili, cioè degni di un finanziamento”, ha sottolineato, ricordando che “il 50% di garanzia vale per tutti, purchè sia prima casa. Poi ci sono delle categorie prioritarie tra cui i giovani sotto i 36 anni con un reddito sotto i 40 mila euro che possono arrivare a una garanzia fino all’80%”. Nelle categorie prioritarie, Consap ha chiesto di inserire anche le famiglie numerose che “avranno una garanzia che in alcuni casi può arrivare addirittura al 90% per quelle con più di tre figli”.
L’altro pilastro è il diritto allo studio. L’impegno di Consap è fare in modo che “qualunque giovane che abbia talento e capacità, se non ha soldi, possa andare in banca e avere un finanziamento. Dobbiamo fare in modo che le banche capiscano che stanno investendo sui giovani, ma stanno investendo anche su tutta l’economia italiana”. Per questo è stato rilanciato e potenziato il Fondo per lo studio, “un’opportunità per i giovani per costruirsi il futuro, ma anche per il sistema Paese perchè i giovani laureati che trovano un buon lavoro poi produrranno PIL e ricchezza per tutti”, ha sottolineato Giacomoni. In pratica questo Fondo “consente ai giovani di poter avere accesso al credito per studiare: attraverso Consap, un giovane meritevole può chiedere una garanzia dello Stato e chiedere un finanziamento in banca. C’è un limite di età fissato a 40 anni, perchè abbiamo voluto includere non solo gli studi universitari, ma anche i master e i costi di perfezionamento. Il finanziamento non è a fondo perduto, “sono soldi che vengono dati ai meritevoli con l’impegno a restituirli, però in tempi molto lunghi: avranno almeno 15 anni per restituirli”.
Si tratta di “un triplice investimento: il giovane investe su se stesso, sulle sue capacità, sul talento e sull’impegno. Lo Stato, attraverso Consap, dà la garanzia del 70%, e le banche ci mettono il restante 30%”, ha spiegato. “Abbiamo chiesto al governo di introdurre la garanzia di ultima istanza dello Stato che consentirà alle banche di concedere il prestito senza fare accantonamenti e dare quindi dei finanziamenti a tasso agevolato. Abbiamo anche chiesto di aumentare il massimale, che oggi è di 25.000 euro, e di portarlo a 50.000 per includere anche le spese per gli alloggi, perchè questo per i fuori sede è un problema. Il governo fa bene a pensare a costruire delle case, ma prima che le case vengano realizzate è bene che ci siano dei finanziamenti per i giovani”. Ora “stiamo dialogando con il governo affinchè si possano digitalizzare e semplificare le procedure del Fondo: invece di andare in banca almeno quattro volte, vorremmo far sì che i giovani, andando sul sito di Consap, possano trovare i requisiti per vedere se hanno diritto alla garanzia e scegliere la banca convenzionata che gli applicherà il tasso migliore”. Inoltre “stiamo vedendo con Cassa Depositi e Prestiti di trovare” il modo di “utilizzare anche il Fondo Europeo degli investimenti per aumentare la disponibilità economica da offrire ai giovani”.

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