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“Monet e gli Impressionisti, Immersive Experience” in mostra a Palermo

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PALERMO (ITALPRESS) – Sarà visitabile, fino al 14 gennaio, a Palazzo Trinacria, a Palermo, l’esposizione “Monet e gli Impressionisti, Immersive Experience”.
Questa mostra immersiva, che comprende anche un’originale esperienza mediante Oculus VR, offre ai visitatori un viaggio indimenticabile nel meraviglioso universo di Claude Monet, degli impressionisti francesi e dell’intera Francia del XIX secolo, delle sue rivoluzioni e atmosfere. La tecnologia immersiva permette al visitatore di rivivere l’arte impressionista in maniera nuova e coinvolgente, immergendolo in atmosfere poetiche e colori vibranti.
Monet e gli Impressionisti, Immersive Experience è una mostra ideata dalla Fondazione Pietro Barbaro appositamente per Palazzo Trinacria e per celebrare il 150esimo anniversario della nascita del movimento. La mostra è patrocinata dal Comune di Palermo.
Spazi e superfici di Palazzo Trinacria si animano, si tuffano letteralmente nel passato, nei quadri di Monet, nella Parigi della Belle Époque, offrendo al visitatore una visione a 360 gradi di un’epoca che ha rivoluzionato la nostra storia e il nostro modo di percepire la realtà che ci circonda, rivelando l’essenza e la bellezza intrinseca delle opere dell’impressionismo, delle sue luci e delle sue più intime sensazioni.
– foto screenshot sito Fondazione Pietro Barbaro –
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Design, a Londra i 70 anni di ‘Interni’ con archistar global

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LONDRA (REGNO UNITO) (ITALPRESS) – Architetti e designer di fama internazionale riuniti all’Istituto Italiano di Cultura di Londra sera per parlare di “Storia del design e dell’architettura e FuoriSalone”, un evento organizzato dall’Istituto diretto da Francesco Bongarrà in collaborazione con la rivista Interni in occasione del suo settantesimo anniversario.
Deyan Sudijc, ex Direttore del Design Museum di Londra e della rivista Domus, editorialista per Interni e co-autore del libro “30 Years of FuoriSalone”, il famosissimo designer Ron Arad, il Direttore dello Studio Zaha Hadid, Michele Pasca di Magliano e l’architetto Claudia Pasquero, specializzata in biotecnologie ambientali, moderati dall’architetto Carlo Biasia, hanno parlato ad una qualificatissima platea di architetti e designer per la stragrande maggioranza britannici del design in generale, del loro legame professionale ed artistico con il nostro Paese, delle nuove tendenze, e dei propri progetti nell’immediato e nel futuro.
“È un enorme piacere accogliere qui questi importantissimi esponenti del design e dell’architettura a livello globale – ha detto Bongarrà, presentando gli ospiti alla sala gremita – e sono felice di far continuare la collaborazione dell’Istituto di Cultura di Londra con Interni, un rapporto proficuo che dura ormai da anni, e di fare gli auguri di compleanno a questa meravigliosa rivista”.
Deyan Sudjic ha espresso il suo apprezzamento per la felice collaborazione lavorativa tra il mondo del design britannico e italiano “Italy, thank you!” ha esclamato, ricordando poi gli anni in cui a Milano, capitale per eccellenza del Design Italiano grazie anche a importanti iniziative quali la Triennale, il Salone del Mobile e, naturalmente, il FuoriSalone, si sono formati quegli architetti e designer ancora oggi tra i piu’ noti nel mondo, quali Gio’ Ponti, Achille Castiglione ed Enzo Mari, per citarne solo alcuni, e le riviste specializzate quali Domus, Abitare e Interni, spesso dirette da architetti. Ron Arad ha parlato della sua esperienza al Salone e al FuoriSalone. “E’ stato proprio a Milano – ha sottolineato – che ho incontrato tutti i miei eroi, Castiglione e Mari innanzitutto, ma anche Ettore Sottsass. Ed è in Italia – ha continuato – che si trovano i migliori artigiani, quelli in grado di realizzare dei prototipi che risultano poi essere di qualità superiore al prodotto industriale finito”. Sullo sfondo, le immagini di alcuni degli oggetti di design realizzati da Arad, dal famosissimo BookWorm in poi.
Michele Pasca di Magliano ha mostrato al pubblico alcuni dei principali progetti dello Studio Zaha Hadid da lui diretto: “Uno studio che cresce continuamente. Il nostro team ora comprende 500 persone, seguiamo progetti in tutto il mondo”. A partire dai notissimi “Citylife” a MIlano, e il MAXXI a Roma, ma anche l’Henderson a Hong Kong, la Unicorn Island a Sichuan, il New Science Centre a Singapore, e molti altri. “Al momento abbiamo 40 cantieri aperti in 28 Paesi “, ha aggiunto.
Infine, Claudia Pasquero, di ecoLogic Studio, ha descritto il suo lavoro incentrato sul bio design digitale e sulla ricerca della nuova tecnologia della natura: “Un esempio per tutti – ha spiegato – e’ il Tree.One, un esempio di biotecnologia che ridefinisce i confini di cio’ che e’ naturale, e ci permette di osservare le ripercussioni sulla nostra vita futura”.
Prossimo appuntamento con l’architettura ed il design all’Istituto di Cultura di Londra mercoledi 18 settembre. Sul palco di Belgrave Square ci saranno l’architetto Mario Cucinella, autore del padiglione Italiano all’EXPO 2025 Osaka, in conversazione con Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile di Milano, moderati dalla curatrice Priya Khanchandani, in presenza dell’Ambasciatore Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia a EXPO 2025.
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“Città generative”, il nuovo libro di Giancarlo Bellina

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ROMA (ITALPRESS) – Il panorama dell’urbanistica e della governance si arricchisce con la pubblicazione di “Città Generative”, l’ultimo lavoro di Giancarlo Bellina, presidente di B2G Sicily. In questo libro innovativo, Bellina approfondisce i concetti di co-governance e amministrazione condivisa, presentandoli come chiavi fondamentali per ripensare lo sviluppo urbano in un’ottica di maggiore sostenibilità e inclusività.
Il volume offre una visione critica e costruttiva su come le città possano evolvere per rispondere alle sfide contemporanee, proponendo modelli di collaborazione dinamica tra le istituzioni pubbliche, la società civile e le imprese private. Bellina enfatizza l’importanza di un approccio integrato che superi le tradizionali separazioni tra i vari attori del processo urbano, promuovendo una sinergia capace di generare valore condiviso e migliorare la qualità della vita urbana.
“La città – sottolinea Bellina – deve tornare a essere il luogo privilegiato dello sviluppo umano, basato su valori non solo economici ma anche sociali, culturali e ambientali. La generatività rappresenta la nuova frontiera per un vivere urbano più sostenibile e felice. È tempo di adottare un modello di città che non solo risponda alle esigenze del presente, ma che sappia anticipare e modellare il futuro, attraverso una gestione partecipativa e innovativa”.
“Città Generative” non è solo un manuale per urbanisti e amministratori, ma un invito a tutti i cittadini a partecipare attivamente alla costruzione di un ambiente urbano che rifletta le loro aspirazioni e bisogni. Con uno stile accessibile e una proposta concreta, Bellina offre strumenti e idee per un cambiamento positivo che possa fare la differenza nelle nostre comunità.
Il libro è disponibile in tutte le principali librerie e online, ed è accompagnato da prossimi eventi e incontri con l’autore per approfondire i temi trattati e stimolare il dibattito sul futuro delle città.

– Foto Giancarlo Bellina –

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“Linee dell’Invisibile”, a Baku la mostra dello scultore Gianfranco Meggiato

ROMA (ITALPRESS) – “Linee dell’Invisibile” (Görünməyənin cizgiləri) è il titolo della grande mostra dello scultore Gianfranco Meggiato, allestita a Baku, la capitale dell’Azerbaijan, nell’Heydar Aliyev Center, uno dei più importanti complessi culturali dell’Asia, gioiello dell’architettura contemporanea, progettato da Zaha Hadid.
L’esposizione, inaugurata nelle scorse ore, potrà essere visitata fino al 26 ottobre e presenta 39 opere, alcune delle quali di dimensioni imponenti, di cui 19 realizzate appositamente per questa mostra: al centro della riflessione dell’Artista, la relazione con l’invisibile, la possibilità di vivere la materia, trascendendola, dandole un significato che non sia esclusivamente materiale; la relazione con l’energia, alla luce delle ricerche della Fisica Quantistica e uno sguardo alla spiritualità, che si esprime nelle forme che rimandano ai quattro elementi e all’Unità Primigenia.
La mostra di Baku, inoltre, assume un’importanza internazionale, perché Gianfranco Meggiato è il primo artista italiano vivente a esporre in una grande mostra Personale presso l’Heydar Aliyev Center. Un polo culturale, presso cui, negli anni, sono state ospitate opere di alcuni fra gli scultori e artisti più importanti del mondo, tra i quali Anish Kapoor, Yayoi Kusama, Tony Cragg.
La mostra è allestita su più livelli e in diversi luoghi dell’Heydar Aliyev Center: le sculture sono, infatti, visibili nel grande parco esterno, all’ingresso del complesso culturale, nella hall del pianterreno e in una sala espositiva appositamente allestita nel cuore del museo. Ed è proprio la grande visibilità, data dal Centro Heydar Aliyev alle opere di Meggiato ad apparire come un significativo tributo a questo scultore italiano e all’Italia nel suo complesso da parte della massima istituzione culturale dell’Azerbaijan. Entro l’estate sarà realizzato un libro-catalogo completo della mostra da Editoriale Giorgio Mondadori.
Tra le 19 opere realizzate appositamente per Baku ci sono “Germinazione”, “Sfera Primigenia”, “Mistral”, “Scienza e Conoscenza”, “Creazione”.
Fra le sculture più imponenti, l’opera “Germinazione”, alta oltre 6 metri e situata proprio davanti all’ingresso principale dell’Heydar Alyiev Center, ha un significato speciale: “la scultura – come sottolinea Gianfranco Meggiato – ricorda che siamo tutti foglie di un albero, cellule di un organismo, parti di un Essere. Fino a quando l’umanità non accetterà questi concetti di unità e fratellanza, non ci sarà né pace né rispetto per il mondo a cui apparteniamo”. La scultura appare, inoltre, come un concatenarsi di quattro elementi abbracciati, che solo uniti possono germogliare, riportandoci alla vita: un tema che è un richiamo forte al rispetto della natura e dell’ambiente, alla possibilità di uno sviluppo che guardi al pianeta, non stravolgendo il suo equilibrio. Un richiamo che arriva non a caso da Baku, città che a novembre ospiterà la Cop 29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
“Mistral” (alta 4 metri), con la sua forma caratterizzata dalle volute a spirale che si avvolgono attorno al nucleo e con il suo colore rosso, simbolicamente incarna e riunisce insieme il concetto del vento e della fiamma di fuoco, che rappresentano rispettivamente la città di Baku e l’Azerbaijan. Nell’Opera “Sfera Primigenia”, ispirata dalla fisica quantistica, vi sono le stringhe di energia attorno al nucleo, che è l’Origine, l’essenza creatrice. In “Sfera Samsara” si fa riferimento ai cicli di vita, morte e rinascita, che simboleggiano la vita. La ciclicità. All’uomo è data la possibilità di vivere i cicli, ma anche quella di trascenderli.
Presentando la mostra, Anar Alakbarov, Direttore dell’Heydar Aliyev Center, ha evidenziato la lunga tradizione del Centro di presentare opere di scultori importanti, esprimendo la fiducia che la mostra catturerà i visitatori ed esprimendo la propria gratitudine a Gianfranco Meggiato. L’esposizione è curata da Amina Melikova, Direttrice del Dipartimento di organizzazione eventi ed esposizioni presso l’Heydar Aliyev Center.
“Questo straordinario Centro Culturale che ospita la mostra – sottolinea Gianfranco Meggiato – con le sue forme fluide e armoniche, definito “l’incredibile trasformazione dell’Arzebaijan”, ha reso tangibile un sogno, quello di modernizzazione di un Paese. E rendere visibili i sogni, ispirare e materializzare ciò che si riteneva impossibile, è una delle grandi possibilità dell’arte in tutte le sue forme: è per questo che l’architettura avveniristica e sognatrice di Zaha Hadid e le mie sculture condividono gli stessi ideali e sono in perfetta sintonia. Ringrazio di cuore il direttore dell’Heydar Aliyev Center, Anar Alakbarov, la curatrice e direttrice del Dipartimento Eventi, Amina Melikova per avere voluto ospitare le mie sculture e la Città di Baku per l’eccezionale accoglienza”.
Gianfranco Meggiato, scultore di origini veneziane, dal 1998 partecipa ad esposizioni in Italia e all’estero e ad eventi internazionali. È ospite, nei padiglioni nazionali, a due edizioni della Biennale di Venezia (2011, 2013). L’artista modella le sue sculture ispirandosi al tessuto biomorfo e al labirinto, che simboleggia il tortuoso percorso dell’uomo teso a trovare sé stesso e a svelare la propria preziosa sfera interiore. Meggiato inventa, così, il concetto di “introscultura”, in cui lo sguardo dell’osservatore viene attirato verso l’interiorità dell’opera, non limitandosi alle sole superfici esterne. Cercando di realizzare complicate forme astratte, sceglie non tanto di scolpire la pietra, ma modellare la morbida e fluida cera d’api, per poi fondere a cera persa. Utilizzando la più antica tecnica di fusione del mondo, crea un proprio stile riconoscibile e contemporaneo.
Dal 2017 Gianfranco Meggiato realizza opere urbane e installazioni di grande potenza e nello stesso anno ha ricevuto il Premio Icomos-UNESCO “per aver magistralmente coniugato l’antico e il contemporaneo in installazioni scultoree di grande potere evocativo e valenza estetica”.
Sue mostre sono state allestite, negli anni, in diverse città italiane e in varie parti del mondo: Canada, Gran Bretagna, Danimarca, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Austria, Svizzera, Spagna, Portogallo, Principato di Monaco, Ucraina, Russia, India, Cina, Emirati Arabi, Kuwait, Corea del Sud, Taipei, Australia, Londra, Montecarlo, Singapore e in diverse città degli Stati Uniti.
-foto ufficio stampa Gianfranco Meggiato-
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A Roma una mostra dedicata all’artista Emilio Leofreddi

ROMA (ITALPRESS) – In occasione del primo anniversario della scomparsa dell’artista romano Emilio Leofreddi (1958-2023), si celebra la sua opera attraverso una grande mostra al WeGil di Roma che è visibile dal 31 maggio al 31 agosto 2024.
La mostra, curata da Giuseppe Stagnitta, con la collaborazione dell’Archivio Emilio Leofreddi e con il contributo di Amnesty International Italia, è patrocinata dalla Regione Lazio, in collaborazione con LAZIOcrea, e viene prodotta dalla Clode Art Gallery con la partecipazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dalla Prof.ssa Alessandra Taccone, e Poema.
Il progetto, promosso dall’Assessorato regionale alla Cultura, prevede l’esposizione di oltre 150 opere – tele, disegni, installazioni, video, appunti, fotografie – che raccontano, attraverso un percorso tematico ed informale, l’opera e la vita dell’artista, dagli anni Novanta fino alla sua morte (in mostra anche i 3 video Im Media, Contact e Caos acquisiti da Palazzo Esposizioni di Roma).
La mostra è articolata secondo un percorso cronologico in cui le aeree tematiche, che l’artista ha sempre tenuto vive elaborandole e rielaborandole continuamente, fanno conoscere e approfondire la personalità e l’approccio esistenziale dell’artista, vissuto in stretto contatto con la sua poetica nell’arte.
Nato nel 1958, Emilio Leofreddi è stato un artista vitale e dinamico, sempre in continuo movimento, preso continuamente da nuovi progetti di viaggio, che ha affrontato come esperienza artistica e di conoscenza. Viaggio, sogno, immaginario onirico sono i temi centrali della sua poetica: continuare a sognare, coltivare la speranza di un mondo diverso è necessario quanto respirare. Far viaggiare le persone oltre le merci senza frontiere: “siamo cittadini del mondo”. Un mondo senza prevaricazioni. Un mondo in cui il colore “nero” abbia lo stesso peso specifico del colore “bianco”. Un mondo fatto di pace e di rispetto dell’altro da sè e dell’accettazione dello straniero, del “diverso”. Un mondo fatto di esperienza vera, di comunicazione genuina, di creatività, di fede nella consapevolezza come strumento e come scopo, dove la mobilità è vivere in armonia con l’inevitabile, e cioè l’inevitabile in sè stessi.
Nel periodo dell’esposizione, sarà inoltre organizzato un calendario di eventi pubblici disegnati per offrire una chiave di lettura più completa e approfondita della vita dell’artista, del suo lavoro e delle sue connessioni con il mondo dell’arte contemporanea.
Il catalogo è curato dalla Magonza Editore. In occasione della mostra viene presentato anche l’Archivio Emilio Leofreddi, curato dalla figlia Asia Leofreddi e dalla moglie Marina Mesnic.
Dichiara Simona Renata Baldassarre, Assessore alla Cultura della Regione Lazio: «Per la Regione Lazio era doveroso ed è significativo patrocinare ed ospitare al WeGil una mostra dedicata al compianto e prematuramente scomparso Emilio Leofreddi. Leofreddi è stato un artista geniale e impegnato, capace di mettere l’arte al servizio di un messaggio sociale in sintonia con lo spirito dei tempi – dall’ambientalismo alla lotta contro la pena capitale, dalla critica della società dei media al consumismo -, e che ha riscosso una meritata fama internazionale. Rilevante, inoltre, è che questo riconoscimento avvenga al WeGil, che è sempre più pensato da questa Amministrazione come una casa della cultura e per la cultura dei romani e dei laziali: un luogo aperto alla società, attraverso un dialogo costante con i cittadini e il territorio».
Commenta la Prof.ssa Alessandra Taccone, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Il leit-motiv della poetica di Emilio Leofreddi risiede nel tema del viaggio, inteso non come fuga e allontanamento dalla realtà, bensì, al contrario, come strumento di conoscenza del mondo. Fin da ragazzo, egli aveva infatti intuito che il valore vero in cui credere era essenzialmente legato all’incontro, allo scambio e alla condivisione, anche in chiave politica. Non a caso, con quell’ironia positiva che ha sempre caratterizzato la sua personalità di uomo e d’artista, Leofreddi si è fatto portavoce negli anni di messaggi di grande urgenza sociale e politica: dal progetto contro la caccia alle balene dei primi anni Novanta (finanziato da Mario Schifano), al video Contact contro la pena di morte, patrocinato da Amnesty International e Nessuno tocchi Caino, fino ai progetti Caos e Mangiate Pietà, dedicati all’assenza o alla mercificazione della “pietas” rispetto alle violenze e ai dolori che affliggono il mondo. Sono pertanto molto lieta che la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale abbia deciso di partecipare alla realizzazione di questa mostra, sposando in tal modo la filosofia del mio illustre predecessore Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, il quale, durante gli anni della sua presidenza, ha sempre voluto dare visibilità, negli spazi espositivi della Fondazione, anche alle testimonianze più significative dell’arte contemporanea, che siano in grado di intercettare i temi di maggiore attualità e le sensibilità oggigiorno più diffuse”.
Afferma Giuseppe Stagnitta, il curatore della mostra: «Emilio Leofreddi era un’artista visionario e concreto che ha fatto della sua arte un’azione di trascendenza come atto rivoluzionario e di resistenza, sempre indirizzata al cambiamento e alla trasformazione della società. La sua arte racconta la sua vita, il suo percorso esistenziale, che vede come strumento di conoscenza e di comunicazione (un media che gli serve per comunicare la sua irrequietezza risolutiva) attraverso “azioni” concrete in quel viaggio nella realtà da cambiare, per un mondo per tutti e di tutti. In questa mostra non ho fatto altro che portare a termine un progetto che avevo iniziato con Emilio quando era in vita. Ho cercato di rispettare le sue idee e, dunque, il mio approccio curatoriale è stato proprio quello di lasciare da parte la mia visione e presentare l’artista come lui amava presentarsi, per farlo continuare a vivere”.
Conclude Asia Leofreddi, dell’Archivio Emilio Leofreddi: «Ringraziamo tutti coloro che si sono impegnati per rendere possibile questa mostra, che restituisce la complessità del lavoro di mio padre e ne inaugura un nuovo percorso di storicizzazione, di cui l’Archivio sarà ufficialmente punto di riferimento, nel duplice ruolo di custode e promotore culturale della sua opera”.
-foto ufficio stampa Fondazione Terzo Pilastro-
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Mostra “Figurazione anni ’60 e ’70” dal 24 aprile nei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma

ROMA (ITALPRESS) – Una mostra su due decenni del Novecento caratterizzati da grande vitalità, che si propone di intercettare il nuovo interesse internazionale per la pittura e la scultura attraverso importanti artisti che hanno segnato un momento di intenso fervore creativo: promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta da Alessandra Taccone, e realizzata da Poema S.p.A. in collaborazione con Cigno Arte, l’esposizione dal titolo Figurazione anni ’60 e ’70, ospitata nei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma dal 24 aprile al 21 luglio 2024, presenta un’ampia rassegna dedicata alla pittura e alla scultura di figurazione in Italia a cavallo tra i due decenni artistici più vitali del Ventesimo secolo.
La mostra, curata da Lorenzo e Enrico Lombardi, è infatti dedicata alle esperienze della pittura e della scultura figurative in Italia delle generazioni attive in particolare tra gli anni Sessanta e Settanta, un contesto molto complesso e differenziato che oggi merita di essere approfondito e, in moltissimi casi, riscoperto.
In questo periodo, tra l’altro, gli artisti visivi hanno di sovente operato in stretto dialogo di poetica e di rappresentazione con scrittori e registi come Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Alberto Moravia, Giovanni Testori, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Leonardo Sciascia, in una condivisione spesso diretta alla narrazione delle nuove realtà delle metropoli e della società in rapida e, talvolta drammatica, trasformazione.
Le linee iconiche italiane rappresentano, infatti, un intreccio di esperienze spesso collocate in un contesto internazionale, in cui si sono incrociate visioni e suggestioni di varia provenienza: dal Realismo di matrice sociale e politica al Naturalismo, fino alla Pop Art e all’Iperrealismo, senza dimenticare le importanti influenze della pittura metafisica.
Il progetto espositivo è diviso in quattro sezioni: FIGURA SCULTURA, dedicata alla grande tradizione della scultura italiana figurativa; POLITICA SOCIETÀ REALTÀ, che illustra le variegate ricerche dei protagonisti di quegli anni, tra impegno politico e contaminazioni con design e nuovi media; NATURA PITTURA, focalizzata sul nuovo Naturalismo del ‘900, spesso collegato anche ai primi, embrionali movimenti ecologisti; METAFISICI E VISIONARI, dedicata agli artisti che, andando oltre gli elementi contingenti dell’esperienza sensibile, scelsero di rappresentare gli aspetti della realtà da loro considerati autentici e fondamentali, secondo la prospettiva più ampia e universale possibile.
Alla mostra è dedicato un catalogo edito da Il Cigno GG Edizioni.
-foto ufficio stampa Fondazione Terzo Pilastro –
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L’artista Kobra a San Marino per celebrare i 40 anni di relazioni ufficiali con il Brasile

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SAN MARINO (ITALPRESS) – Presentato questa mattina il primo degli eventi organizzati dalla Repubblica di San Marino per il 40° anniversario delle Relazioni Ufficiali con il Brasile. Alla presenza del Segretario di Stato per il Turismo Federico Pedini Amati, del Segretario Particolare della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri Marco Mularoni. Al centro delle celebrazioni, patrocinate dalla Segreterie di Stato per gli Affari Esteri, per il Turismo e per la Cultura, la presenza in territorio del celebre artista KOBRA che dal 28 marzo al 3 settembre esporrà alcune delle sue opere presso la sala esposizioni al piano terra della sede della Segreteria di Stato per il Turismo (Contrada Omagnano, 20). L’artista brasiliano, già autore del murale sulla storia della Repubblica di San Marino commissionato da SIT spa sulla sede della propria azienda divenuto anche francobollo, sarà a San Marino dal 25 marzo al 2 aprile quando presso la sede della mostra incontrerà i visitatori e realizzerà un’opera celebrativa che lascerà in dono alla Repubblica. Il 28 marzo alle 18.30 il taglio del nastro dell’esposizione, lo stesso giorno, alle 21 la proiezione del docufilm “Kobra – Self Portrait” al Cinema Concordia (Borgo Maggiore) alla presenza dell’artista.
-foto ufficio stampa Repubblica San Marino –
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“Look Down”, l’arte di Jago al Palazzo Reale di Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – Un bambino di marmo bianco, rannicchiato in posizione fetale, è posizionato da oggi al centro del Cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo, rivolto verso uno dei luoghi spirituali più importanti al mondo, la Cappella Palatina, simbolo della convivenza tra culture e religioni diverse. Si tratta della celebre opera “Look Down”, chiaro invito a “guardare in basso”, realizzata da Jago e voluta a Palermo dalla Fondazione Federico II. Il “feto” rappresenta lo sguardo dell’arte rivolto ai più fragili, in antitesi all’indifferenza.
Lo scultore italiano, considerato uno dei più grandi artisti del panorama nazionale e internazionale, era presente questa mattina all’anteprima per la stampa, a cui ha partecipato il Direttore generale, Patrizia Monterosso. L’opera rimarrà esposta fino al 3 giugno prossimo.
Jago riesce ad imprimere straordinaria umanità alle sue opere. Palazzo Reale, Patrimonio mondiale dell’Umanità, è certamente un luogo adatto per l’allestimento. Si crea un rapporto quasi naturale tra l’opera e il contesto, un dialogo non solo concettuale ma anche visivo tra l’opera e l’antica bellezza architettonica del luogo. L’opera fornisce uno specchio contemporaneo attraverso il quale i visitatori possono elaborare le sfide dei giorni nostri. La presenza dell’opera nel Palazzo Reale diventa un’occasione per esplorare i temi sociali proposti dall’artista.
Jago ama la scultura classica tipicamente figurativa, ma è un artista contemporaneo a tutti gli effetti per la capacità di esprimere un grande simbolismo concettuale tra ragione e sentimento.
“Produco un’immagine che ha una forma fisica, un titolo e dice, inevitabilmente, delle cose – ha detto Jago – ma sto imparando nel tempo a sbilanciarmi sempre meno su quelli che sono i miei significati. Perchè la ricchezza è quella di poter dare all’altro, attraverso la propria opera, uno spazio di intervento. Mi piace pensare che un’opera di valore sia capace di ospitare i contenuti degli altri”.
“L’opera – ha proseguito Jago, a proposito del rapporto tra la sua opera e Palazzo Reale – può avere la capacità di sottolineare le caratteristiche dello spazio che la circonda ma è sicuramente assoggettata al valore, alla storia e al racconto che quel luogo, inevitabilmente, impone sull’opera stessa. E’ un pò come quando noi esseri umani ci troviamo a frequentare dei luoghi e ci sentiamo condizionati dagli stessi. La relazione della mia opera con Palazzo Reale è esattamente come quello che ogni visitatore può provare all’interno di questi spazi. E’ il rapporto di chi ha la possibilità di farsi opera d’arte. Viaggiare, muoversi, frequentare quegli ambienti, infatti, vuol dire diventare opera d’arte. Questo è il grande privilegio che questi spazi, regalati dal tempo e magnificamente custoditi, hanno la forza di concederci”.
“Palazzo Reale, Patrimonio dell’Umanità, – afferma Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e della Fondazione Federico II – nei secoli si è contraddistinto per una visione culturale innovatrice. Il mio impegno e della Fondazione Federico II è quello di proporre una continua vivificazione dei contenuti artistici e culturali che affermano ancora oggi la loro contemporaneità attraverso arte, contenuti e bellezza.
L’opera di Jago, allestita nel cortile Maqueda, va proprio in questa direzione. Le scelte curatoriali della Fondazione offrono ai visitatori, oltre alle bellezze degli artisti italiani e internazionali ospitati qui, spazi di riflessione e di impegno sociale”.
“L’allestimento dell’opera Look Down a Palazzo Reale – ha detto il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso – non altera la fruizione del luogo, ma la esalta e crea l’opportunità di nuovi approfondimenti e nuova rigenerazione. L’arte di Jago è anche comunicazione e contribuisce a determinare ulteriori consapevolezze. L’allestimento presso il Cortile Maqueda seicentesco è stimolo per ricercare maggiore bellezza dell’arte, difenderla e curarla. L’opera imprime ulteriore umanità a questo luogo. Le opere di Jago, inoltre, hanno il merito di ricordare come ascoltare l’anima: per ascoltare occorre porre attenzione all’altro.
Look Down pone il visitatore in una condizione di ascolto con l’elemento immateriale dell’opera. Non a caso le sue opere affrontano spesso temi sociali che pongono il fruitore dinanzi ad un interrogativo a cui non può sottrarsi”.
“Look Down” era stata inizialmente posizionata in Piazza del Plebiscito a Napoli, durante il lockdown. Successivamente, l’opera è stata esposta nel deserto di Al Haniyah a Fujairah (Emirati Arabi Uniti) prendendo il nome di “Look Here”. Durante questa permanenza l’opera è stata vandalizzata. A settembre 2023, è stata poi riportata in Italia e collocata di fronte al Colosseo a Roma. La presenza dell’opera a Palazzo Reale è anche uno stimolo per ricercare sempre maggiore bellezza, difenderla e curarla”.
Infine Jago commenta il suo rapporto con Palermo: “Sono spaventato – afferma – dai luoghi di cui credo di potermi innamorare, Palermo è uno di questi. Sarò in grado di poter condividere le sensazioni che mi trasmette al termine di questa esperienza di installazione perchè avrò modo di approfondire, ma temo che la mia frequentazione sarà accompagnata da un sentimento di sofferenza perchè ciò accade quando ti innamori di un luogo e devi lasciarlo. E sono sicuro che di Palermo mi innamorerò facilmente”.

– foto ufficio stampa Fondazione Federico II –
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