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Mafia, Chinnici “Le commemorazioni hanno un senso e un valore”

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“Se la commemorazione e’ utile? Credo che le commemorazioni abbiano un senso, un valore e devo dire che quest’anno per me e’ davvero un anno particolare, perche’ per la
prima volta ho ricevuto una serie di lettere di ragazzi di scuola di Crema, di Rossano, scuole di diverse parti d’Italia, non soltanto siciliane. Non era mai capitato, allora devo dire che
anche le commemorazioni hanno un senso, servono a rinnovare il ricordo, soprattutto per i giovani, che non hanno memoria di quanto e’ accaduto”. Lo ha detto Caterina Chinnici, figlia del magistrato Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983 davanti la propria abitazione in via Pipitone Federico.
“Lotta alla mafia? Mi sento di dire che l’impegno e’ sempre alto e deve essere sempre alto. Non possiamo vanificare il lavoro fatto, e vanificare l’impegno che tante persone di grande spessore hanno portato avanti fino a sacrificare la propria vita – ha sottolineato Caterina Chinnici -. E’ un impegno pero’ che va rinnovato ogni giorno, non si puo’ assolutamente abbassare la guardia. Anche adesso con la situazione determinata dal Covid, il procuratore nazionale Cafiero De Raho ha lanciato un allarme in questo senso e quest’allarme deve essere accolto da tutte le istituzioni”, ha concluso la figlia del magistrato ucciso dalla
mafia.
(ITALPRESS).

 

Strage Capaci, Chinnici “indispensabile legge europea antimafia”

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“Mio padre, Giovanni e Paolo si appartavano in un angolo per scambiarsi informazioni, lontano da tutti. Erano un gruppo coeso, erano uniti dalla sintonia professionale e dall’amicizia. Furono loro i primi magistrati ad alzare il tiro contro la mafia. E furono tra quelli che avevano iniziato a descrivere la fattispecie di reato che sarebbe stato necessario introdurre per combattere la mafia. Per il riconoscimento di una specificità al reato di associazione di stampo mafioso mio padre si era già battuto insieme a Gaetano Costa, ucciso prima di lui: quella norma sarebbe stata un presupposto essenziale anche per consentire ai magistrati di indagare sui patrimoni dei mafiosi e confiscarli. Tutto questo nel settembre del 1982 diventò legge dello Stato, la legge Rognoni-La Torre, il cui primo firmatario, l’onorevole Pio La Torre, era stato ucciso quattro mesi prima dalla mafia. Il 29 luglio dell’anno dopo toccò a mio padre”.
Caterina Chinnici, magistrata ed europarlamentare, figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia a Palermo il 29 luglio 1983 racconta sul sito ‘Immagina’ gli anni in cui la scia di sangue delle stragi mafiose si è’ incrociata con la sua vita privata dandole la spinta ad un impegno in prima linea.
“Quello che ci hanno lasciato adesso è nelle nostre mani – aggiunge -. Qualcosa di inestimabile, perchè tutti loro hanno contribuito in un’epoca buia a salvare la tenuta democratica dello Stato e le libertà. E’ indispensabile continuare a trasmettere questa storia alle nuove generazioni, far capire che c’è un immenso patrimonio comune da custodire e che abbiamo il compito di farlo tutti insieme, tutti i cittadini, ciascuno per la propria parte”. Chinnici snocciola i suoi obiettivi da europarlamentare: “Il primo è introdurre anche nel diritto dell’Unione Europea un’accurata nozione giuridica di criminalità organizzata o di appartenenza a un gruppo criminale, perche’ solo così è possibile valorizzare le norme anticrimine e anticorruzione in modo uniforme su tutto il territorio europeo. Il dibattito si è già aperto, anche sulla scia di uno studio da me commissionato all’Università di Palermo. E inoltre ritengo che sia necessario ricondurre a sintesi tutti gli strumenti normativi per arrivare a una vera e propria legge europea antimafia”.
(ITALPRESS)

L’EUROPARLAMENTO RICORDA ROCCO CHINNICI

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Rocco Chinnici, il magistrato che ideò il pool antimafia e che fu ucciso a Palermo il 29 luglio 1983, il 19 gennaio avrebbe compiuto 95 anni. Per ricordarlo è stata organizzata oggi al Parlamento europeo una conferenza sulla lotta alla criminalità organizzata, su iniziativa di Caterina Chinnici, eurodeputata Pd e figlia del giudice. Il capo dell’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo fu ucciso in un attentato mafioso il 29 luglio 1983 insieme ai carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile di via Pipitone Federico, dove viveva il magistrato. “L’evento nasce dall’idea di dedicare un momento sulle tematiche legate alla criminalità organizzata. Il mio impegno è stato fin dall’inizio quello di tramandare il lavoro iniziato 40 anni fa a Palermo da mio padre. Lui è stato tra i primissimi a comprendere la pericolosità della mafia a capire cosa fosse realmente”, spiega Caterina Chinnici, aggiungendo che nonostante allora le intuizioni del magistrato non fossero comprese, hanno portato “al pool antimafia, al contrasto patrimoniale, e al dialogo con i giovani”.

Si è inoltre “creato un vero e proprio codice delle norme anti-mafia e la cooperazione è diventata elemento fondamentale del contrasto alla criminalità”. Oltre alla stessa Caterina Chinnici, componente della commissione europarlamentare per Libertà, Giustizia e Affari interni (Libe), sono intervenuti il fratello Giovanni, presidente della Fondazione Rocco Chinnici, il presidente della Libe Juan Fernando López Aguilar, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, e Vera Jourová, vicepresidente della Commissione Europea con deleghe ai valori e alla trasparenza. “Prendiamo sul serio il diritto alla sicurezza, il che significa combattere insieme la criminalità transfrontaliera, che è soprattutto criminalità organizzata”, ha detto López Aguilar, che ha aggiunto: “La criminalità di stampo mafioso la conosciamo dappertutto in Europa. Per questo bisogna condividere non solo il problema, ma anche la risposta”.

“Quello che può fare l’Europa oggi è togliere le frontiere, togliere gli ostacoli a un’immediata utilizzazione di dati, per una possibilità di lavorare meglio assieme”, ha affermato De Raho, sottolineando che “è importante aumentare il contrasto al riciclaggio, uno dei primi settori in cui le mafie si muovono, per questo è necessario un accesso aperto a tutti alle segnalazioni per operazioni sospette, grazie alle quali ogni Paese potrebbe trarre dalle segnalazioni raccolte in Europa elementi utili per approfondire e indirizzare ulteriori indagini sulle mafie”. Dopo la conferenza si è tenuto il “Concerto per la legalità” della Fanfara del 12° Reggimento Carabinieri Sicilia, diretta dal maresciallo maggiore Paolo Sena, che hanno suonato, tra l’altro l’inno italiano e quello europeo.

(ITALPRESS).

DROGA, CHINNICI “IN AUMENTO TOSSICODIPENDENZE E MORTI”

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“Dal 2017 si è registrato un aumento dei decessi legati all’uso di sostanze stupefacenti. Nella maggior parte dei casi ne sono responsabili gli oppiacei, tra i quali il più diffuso è l’eroina, anche se la sostanza illegale in assoluto più diffusa in Europa resta la cannabis. I dati consolidati del 2017 riferiscono di circa 8200 morti per droga nell’UE, e un aspetto particolarmente preoccupante è l’aumento dei nuovi oppiacei sintetici: sono monitorati da circa due anni e ne sono stati individuati già 730, ma altri vengono costantemente immessi nel mercato”. È l’allarme lanciato stamattina al Parlamento Europeo da Caterina Chinnici, che durante i lavori della commissione Libe ha presentato il report sulla missione svolta dal 30 al 31 ottobre scorsi presso il Centro europeo di monitoraggio per le droghe e la tossicodipendenza (EMCDDA), a Lisbona. L’eurodeputata di S&D ha sottolineato la necessità di “avviare un’attenta riflessione sulle politiche antidroga indispensabili sia per la tutela della salute pubblica sia, sul piano della sicurezza, per contrastare la criminalità, che dal traffico di droga trae ingente ricchezza da utilizzare poi per ulteriori attività criminali”.
“L’utilizzo di droga in Europa comprende ormai nuove sostanze psicoattive – ha aggiunto la Chinnici – e tra queste alcune che normalmente sono destinate all’impiego in medicina ma che, se usate in modo improprio, diventano veri e propri stupefacenti. A volte, come per esempio nel caso del fentanil, è molto facile commercializzarle attraverso canali illegali on-line perché possono produrre una severa azione psicoattiva anche se assunte in piccole dosi. E tutto questo avviene nonostante il sistema di allerta rapido gestito in collaborazione con Europol abbia consentito già nel 2017 di effettuare circa 1300 sequestri”. “I flussi di provenienza delle sostanze stupefacenti rimangano gestiti dalla criminalità organizzata – ha detto ancora Caterina Chinnici – e le aree geografiche di provenienza sono quelle consolidate: Africa del nord o del sud e Asia occidentale, ma ormai ci sono anche l’India e soprattutto la Cina, paese nel quale la produzione, secondo quanto rilevato dall’osservatorio, ha raggiunto una dimensione quasi industriale. Le metodologie di monitoraggio hanno dato ottimi risultati, fornendo informazioni obiettive, affidabili e comparabili, un supporto concreto per le politiche antidroga. È essenziale – ha concluso – garantire all’agenzia una dotazione finanziaria sempre adeguata e inoltre andrebbe ampliato il suo compito includendo il monitoraggio sulle dipendenze da alcol, gioco d’azzardo e internet”.
(ITALPRESS).

CHINNICI “INDISPENSABILE STRATEGIA UE ANTIMAFIA”

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“Per contrastare efficacemente mafie e corruzione oggi è indispensabile una strategia europea, e una strategia europea non può prescindere da una definizione di gruppo criminale organizzato valida in tutto il territorio dell’UE. Se non si compie questo passo, invocato anche dal procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho qualche giorno fa in un’audizione a Bruxelles, rischiamo di vanificare i nuovi strumenti introdotti nella scorsa legislatura europea. In questi settori la ‘non Europe’, cioè il deficit normativo, costa alla collettività 71 miliardi di euro ogni anno”. La necessità che l’UE adotti una nozione giuridica uniforme di criminalità organizzata è un tema centrale nell’impegno di Caterina Chinnici al Parlamento Europeo, e su questo l’eurodeputata di S&D si è soffermata anche stamattina a Bruxelles durante un incontro che ha riunito gli eurodeputati siciliani, quelli italiani componenti della commissione Libe e una delegazione della commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana, guidata dal presidente Claudio Fava.

“Le raccomandazioni della commissione Crim approvate nel 2013 hanno avuto seguito solo in parte – ha proseguito Caterina Chinnici, che ha auspicato un raccordo costante con la commissione Antimafia dell’Ars – e purtroppo dobbiamo ancora far comprendere bene in ambito europeo che i reati finanziari e i traffici di stupefacenti, di armi o di esseri umani, tutte attività transnazionali, hanno dietro quasi sempre le organizzazioni criminali, più di 5 mila in tutta Europa come riscontrato da Europol”.

“Nella passata legislatura ­- ha sottolineato Caterina Chinnici – sono stati fatti passi in avanti. Per esempio la direttiva per la lotta alle frodi contro gli interessi finanziari dell’Unione, quella a tutela degli informatori che svelano casi di corruzione, la direttiva che potenzia lo scambio di informazioni tra le Unità di intelligence finanziaria, il regolamento sul reciproco riconoscimento degli ordini di confisca compresi quelli emessi in assenza di condanna, la direttiva sulla lotta al riciclaggio. È stata istituita la Procura Europea per la lotta ai reati finanziari, la cui competenza però va ora estesa alla lotta al crimine organizzato. Tutte innovazioni importanti ma non sufficienti, perché permangono asimmetrie tra le legislazioni interne dei singoli Stati membri e il malaffare sa trarne vantaggio: per questo è necessaria una definizione di organizzazione o gruppo criminale uniforme a livello UE, dato che quella contenuta nella decisione del Consiglio Giustizia e Affari interni del 2008 non è rispondente oggi alle caratteristiche del fenomeno. L’essenziale è arrivarci, poi potremo anche connotare la definizione con specificità tipiche delle organizzazioni mafiose, come l’intimidazione e l’assoggettamento”.

Caterina Chinnici ha partecipato anche all’incontro con la delegazione della commissione dell’Ars che si occupa delle questioni legate all’attività dell’UE, guidata dal presidente Giuseppe Compagnone. “Se rafforzato e valorizzato, l’ufficio regionale a Bruxelles potrebbe aiutare – ha detto l’eurodeputata siciliana, iscritta all’Intergruppo sull’Insularità – a cogliere meglio le occasioni offerte dai fondi UE. In tal senso potrebbe essere utile far fare ai funzionari una formazione mirata sui progetti europei, perché questo potrebbe servire per entrare meglio nella logica dei bandi europei, per creare contatti e favorire partnership”.
(ITALPRESS).

FOREIGN FIGHTERS, CHINNICI “UE AIUTI MINORI A RIENTRARE”

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“L’Unione Europea si impegni per garantire il rimpatrio dei minori figli di foreign fighters: si tratta spesso di bambini molto piccoli che non hanno colpe e sono essi stessi vittime di crimini commessi da adulti, e lo stesso vale per quelli un po’ più grandi, la cui eventuale adesione gruppi terroristici non può ritenersi libera bensì, al contrario, frutto di coercizione”. Lo ha detto, in commissione Libe al Parlamento Europeo, l’eurodeputata di S&D Caterina Chinnici durante il dibattito sulla situazione dei figli dei foreign fighters trattenuti in Siria e in Iraq e sul loro possibile rientro nell’Unione europea. Allo scambio di opinioni hanno partecipato il coordinatore antiterrorismo dell’Ue, Christiane Hoehn, Marie-Dominique Parent dell’ufficio europeo dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, il direttore dell’Ocam (Organismo di coordinamento per l’analisi della minaccia) Paul Van Tigchelt e Jacqueline Hale, responsabile di Save the Children per le attività di sensibilizzazione dell’UE. “È necessario – ha aggiunto Chinnici – aiutare questi bambini a rientrare, a superare i traumi vissuti e a reinserirsi in società. Abbiamo il dovere di intervenire per restituire loro la fanciullezza di cui sono stati privati. È compito innanzitutto dei singoli stati, ma l’Unione deve dare il proprio contributo, non può rimanere indifferente”. (ITALPRESS).

UE, CHINNICI INCONTRA BIAGIO CONTE

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Nella sede istituzionale del Parlamento Europeo, a Bruxelles, l’eurodeputata siciliana Caterina Chinnici ha incontrato il missionario laico Biagio Conte, fondatore della missione “Speranza e Carità” che a Palermo, da molti anni, si prende cura delle persone indigenti.
Durante la lunga conversazione, Biagio Conte ha voluto ricordare le parole da lui stesso pronunciate dieci anni fa in occasione della sue precedente visita al palazzo dell’assemblea legislativa dell’UE: “Non può esserci integrazione se non c’è accoglienza”.
“Biagio Conte porta avanti un’opera di inestimabile valore umano e sociale – ha detto Caterina Chinnici – e tutti insieme, con lui, soprattutto per i più giovani, dobbiamo lavorare per promuovere i diritti umani e i valori europei, anche in nome della nostra Sicilia che, malgrado la sofferenza che porta in sé, non ha mai ceduto alla rassegnazione e coltiva sempre la speranza, continuando ad accogliere le persone in difficoltà e a combattere i fenomeni di illegalità”.
(ITALPRESS).

UE, CHINNICI “POTENZIARE NORME CONTRO LE MAFIE”

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Completare il potenziamento della legislazione europea per combattere più efficacemente la criminalità organizzata, sempre più attiva su scala sovranazionale, e tutelare il fondamentale ruolo, anche culturale, del giornalismo d’inchiesta. Sono gli obiettivi indicati oggi a Bruxelles dalla conferenza su “Lotta al crimine organizzato: verso una soluzione europea” organizzata presso il Parlamento Europeo dall’eurodeputata di S&D Caterina Chinnici, componente della commissione Libe (Libertà civili, giustizia e affari interni). “Le organizzazioni criminali – ha sottolineato Caterina Chinnici – riescono a sfruttare lacune normative e difetti di coordinamento che purtroppo permangono a livello transnazionale e uno studio del servizio ricerca del Parlamento Europeo ha stimato in 71 miliardi annui il costo causato da questi vuoti nella lotta al crimine organizzato e alla corruzione. Nella scorsa legislatura europea sono stati fatti importanti passi avanti con le nuove norme sul mutuo riconoscimento delle confische anche in assenza di condanna, sul contrasto al riciclaggio, sulle unità di intelligence finanziaria, sulla Procura europea, ma occorre completare questo percorso con un tassello essenziale: una nozione comune europea di gruppo criminale organizzato o di partecipazione in un gruppo criminale organizzato. Si riscontrano ancora approcci molto diversi al fenomeno associativo criminale da parte degli stati membri, mentre per rendere più efficace il contrasto occorre armonizzare i sistemi nazionali adottando una fattispecie giuridica comune europea, ed è questo uno dei miei obiettivi principali in questa legislatura”.
Anche Juan Fernando López Aguilar, presidente della commissione Libe del Parlamento Europeo e già ministro della Giustizia spagnolo, ha posto l’accento sulla necessità di proseguire nello sviluppo delle leggi europee in questo settore: “Le persone hanno diritto alla sicurezza – ha sottolineato – e questa è una responsabilità che dobbiamo onorare”. Secondo Floriana Sipala, capo dell’unità che per la Commissione Europea coordina le politiche in materia di criminalità organizzata e droghe, “serve un’operazione culturale per far capire che non si tratta più di fenomeni circoscritti a questo o quel territorio nazionale e che l’alto rischio di infiltrazione delle organizzazioni criminali in altri segmenti può far sgretolare l’economia legale”. Il tema del modello europeo e sovranazionale è stato sviluppato anche dal magistrato Antonio Balsamo, consulente giuridico della rappresentanza permanente italiana presso la sede Onu a Vienna. “Abbiamo esperienze straordinarie che non passano solo dal nostro paese e che possono essere fondamentali per lo sviluppo dei nostri popoli”, ha detto, soffermandosi poi sulla necessità che all’azione di contrasto si accompagni sempre il rispetto dei diritti fondamentali e anche sull’esigenza di “costruire un diritto alla speranza anche per i familiari delle vittime di mafia, per esempio evitando che ci sia un colpo di spugna sulle stragi di mafia del ’92 e del ‘93, impegno che deve essere prioritario per il legislatore sia italiano che europeo”.
Al tavolo dei relatori anche il cronista e scrittore Paolo Borrometi, vicedirettore dell’Agi e presidente di Articolo21, da anni sotto scorta a causa di minacce subite dopo le sue inchieste giornalistiche sulla criminalità organizzata. Autore del volume “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile” e recente vincitore a New York del “Peter Mackler award for courageous and ethical journalism”, Borrometi ha ricevuto nel 2018 anche il Premio “Rocco Chinnici”. Anche per il giornalista siciliano “un’operazione culturale è necessaria, ma se è tuttora difficile in Italia a maggiore ragione lo è in Europa”. Da parte sua un duplice auspicio: “Spero che l’Unione Europea non faccia propria l’abitudine italiana di arrivare alla soluzione solo quando c’è l’emergenza e che un’operazione culturale sia fatta, sì, innanzitutto dal giornalismo, ma con il pieno sostegno delle istituzioni. Sarebbe un grande regalo ai nostri popoli”. Presenti alla conferenza e al dibattito eurodeputati sia italiani che di altri paesi: l’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, Sabrina Pignedoli, Dino Giarusso, Luisa Regimenti, Emil Radev, Ramona Strugariu e Bill Newton Dunn. Presente inoltre il giornalista Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, cronista del giornale L’Ora assassinato nel 1972.
(ITALPRESS).

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