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Droghe leggere, cosa ne pensano i giovani?

ROMA (ITALPRESS) – Cosa pensano i giovani delle droghe leggere e quali sono gli effetti di queste sostanze sulla loro salute? “La normalizzazione dell’uso delle droghe leggere crea grossi problemi che hanno a che fare, in soggetti predisposti, con disturbi psichiatrici importanti, quali psicosi”, ha spiegato Francesca Picone, psichiatra UOC Dipendenze patologiche dell’Asp di Palermo, che ne ha parlato in un servizio dell’Italpress dedicato ai giovani e alle droghe leggere. “Nel momento in cui si inizia un’esperienza di questo tipo – ha continuato – è ovvio che la ricerca è quella di un divertimento, di un momento di leggerezza, di un’esperienza alternativa. Inevitabilmente c’è una tendenza della mente, del cervello a un’assuefazione che porta la persona a continuare a cercare l’esperienza”.
Per Giuseppe Mustile, direttore UOC Dipendenze patologiche dell’Asp di Ragusa, “il consumo non è per tutti uguale, ecco perché non esistono droghe leggere. Esistono effetti delle sostanze – ha aggiunto – che hanno a che fare con la personalità. Una sostanza che per uno può considerarsi leggera diventa pesantissima per un altro”.
“Vengono utilizzate – ha detto una giovane intervistata – perché causano eccitazione ed euforia però provocano tantissimi effetti negativi”. Il consiglio da dare a chi ne fa uso, secondo un altro ragazzo, è di “farsi aiutare da qualcuno o da un amico vicino”. “Ci sono tantissimi modi di divertirsi – ha aggiunto una ragazza – e non c’è bisogno di cercare di essere allegri con queste sostanze: basta trovare la compagnia adatta”.

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Videogiochi, la dipendenza è una patologia

PALERMO (ITALPRESS) – L’Organizzazione mondiale della Sanità l’ha appena inserita nel manuale internazionale di classificazione delle patologie. E’ la dipendenza da videogiochi, un fenomeno sempre più frequente soprattutto tra gli adolescenti e che provoca conseguenze fisiche e cognitive, ma anche relazionali ed economiche.
“Il concetto di dipendenza patologica è ormai considerato un disturbo della mente che ha a che fare con il fatto che il soggetto non riesce più a fare a meno di quel tipo di comportamento”, ha spiegato Francesca Picone, psichiatra dell’UOC Dipendenze patologiche dell’Asp di Palermo, che ne ha parlato in un servizio dell’Italpress dedicato ai giovani e alla dipendenza da videogiochi.
Per i ragazzi, in questa attività “ci sono aspetti positivi” perchè, per esempio, “in alcuni giochi – ha detto un giovane intervistato – si impara meglio la lingua inglese, visto che è impostata come predefinita”. La dipendenza da videogiochi, però, produce alcune conseguenze. “Ho provato a smettere o ridurre il tempo di gioco – ha raccontato un altro ragazzo – ma dopo una settimana ci sono ricascato”.
“La quantità – ha sottolineato Roberto Gambino, psicologo, referente dell’Asp di Palermo per il progetto Stop Phone – fa la differenza rispetto ai meccanismi, ai processi di natura neuropsicologica che si instaurano all’interno di questo rapporto tra gli strumenti, come device, smartphone e piattaforme, e il soggetto che li utilizza”.
“L’Oms – ha aggiunto Gambino – ha raccomandato, per la salute dei bambini, che da 0 a 12 anni l’utilizzo sia controllato e regolamentato. Più piccoli si è – ha concluso -, più si tende ad aderire al modello che ci propone il videogioco e più si rischia di rimanerne intrappolati”.

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Preoccupa il West Nile, fondamentale la prevenzione

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PALERMO (ITALPRESS) – Preccupa il West Nile, un virus che si trasmette attraverso la puntura delle zanzare.
L’Italpress, nell’ambito dello speciale Giovani e Salute, ne ha parlato con Pietro Schembri, dirigente responsabile del Servizio Sanità Veterinaria della Regione Siciliana. “E’ un virus isolato per la prima volta in Uganda – spiega – viene trasmesso dalla puntura di zanzare, fondamentalmente quelle notturne”. Schembri sottolinea come l’aumento delle temperature non faccia altro che “consentire al virus di trovare condizioni adeguate per potersi riprodurre e rimanere nel territorio”.
E’ necessario puntare quindi sulla prevenzione: “evitare di esporsi alle punture di zanzara nelle ore che vanno dal tramonto fino all’alba – dice Schembri – utilizzare camicie con manica lunga, calzini e qualche altro indumento che può coprire il corpo, possibilmente di colore chiaro. Laddove non sia possibile proteggere il corpo, è importante utilizzare normali repellenti”. L’altro aspetto della prevenzione è “quello di combattere la popolazione di zanzare applicando le zanzariere alle finestre”. Bisogna soprattutto “non farsi prendere dal panico e restare informati”.
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Disabili e sessualità, quando l’informazione diventa fondamentale

PALERMO (ITALPRESS) – Quanto è complicata la sessualità per un giovane disabile? Quali sono le difficoltà maggiori vissute da chi si avvicina all’altro sesso consapevole o timoroso delle limitazioni che un handicap, il suo handicap, può comportare? L’Italpress ne ha parlato con la psicologa e psicoterapeuta Roberta Taverna.
“I giovani disabili hanno molte più difficoltà rispetto ai coetanei, ma bisogna comunque distinguere tra disabilità fisica e psichica”, avverte. “La mancanza di relazioni con un gruppo di pari, le limitazioni fisiche nei movimenti e negli spostamenti possono generare un’ulteriore difficoltà nell’approccio alla sessualità e un senso di insicurezza e inadeguatezza maggiore rispetto a chi queste limitazioni non le vive”.
E poi c’è il pregiudizio che non facilita sicuramente le cose, in un’età peraltro in cui si è più vulnerabili…
“Il pregiudizio è chiaramente un elemento alla base della difficoltà nell’approccio alla sessualità”, afferma la dottoressa Taverna. “Proprio questa mancanza di reale comprensione della condizione altrui può generare fraintendimenti, possibilmente dannosi per la futura vita sessuale”.
Spesso poi c’è “l’idea comune e sbagliata che i ragazzi con disabilità siano degli angeli asessuati, quindi che non abbiano la pulsione e il bisogno alla sessualità. C’è talvolta il pregiudizio che un ragazzo con disabilità possa non avere bisogno di provare piacere”.
Una possibile soluzione potrebbe essere allora una maggiore informazione, quella di mettere i ragazzi in condizione di avvicinarsi alla sessualità con consapevolezza: “L’educazione sessuale andrebbe adottata in tutte le scuole e questo potrebbe già essere un modo per insegnare ai ragazzi in genere, e ai ragazzi con disabilità nello specifico, che c’è anche la possibilità di essere aiutati dagli specialisti. L’informazione potrebbe senz’altro aiutare ma dovrebbe essere comunque un’informazione completa, svolta coinvolgendo anche le famiglie”.
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Disturbi del comportamento alimentare sempre più diffusi tra i giovani

PALERMO (ITALPRESS) – I disturbi del comportamento alimentare sono sempre più diffusi tra i giovani: il lockdown ha accentuato la tendenza a bulimia e anoressia, solo per dire i più noti, ma le cure esistono e la guarigione è possibile. Ne ha parlato in un’intervista all’Agenzia Italpress Carmelita Russo, responsabile percorso diagnosi e cura Dca in età evolutiva dell’Asp di Catania. “I fattori di rischio sono alcune personalità considerate più sensibili, più fragili che possono predisporre al disturbo – afferma -. Per esempio essere una persona perfezionista, insicura predispone al disturbo anoressico. Altri tipi di personalità più impulsive predispongono a disturbi alimentari di tipo più binge o bulimico”. I casi sono in netto aumento, la percezione è che siano disturbi più diffusi di quanto si possa pensare.
“La linea di tendenza è in aumento incredibile – conferma Russo -. Con il lockdown si è parlato di un 40% di più di casi che sono arrivati ai servizi, ma sotto tono sono di più. L’altra linea di tendenza è che scende sempre più l’età di esordio di questi disturbi. Siamo già alla prima preadolescenza”.
“Dai pensieri brutti che ti lasciano comunque i disturbi alimentari difficilmente ne esci fuori. Puoi sempre provare a combatterli”, afferma uno dei giovani intervistati dall’Italpress. “Una mia amica ne ha sofferto però adesso è guarita. L’abbiamo in qualche modo aiutata noi amici”.
Chiedere aiuto è fondamentale perchè, ribadisce la dottoressa Russo, “i disturbi del comportamento alimentare sicuramente si possono curare e, lo dico forte, si può arrivare alla guarigione”.
“La terapia è medica e nutrizionale. Quello è un passaggio molto forte, delegare o condividere con i genitori il piano alimentare. Quando si ottiene questo si comincia una buona cura. E poi – sottolinea – la psicoterapie che chiaramente possono essere individuali, gruppali, familiari. Si declinano a secondo del caso”.

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Incidenti domestici e stradali con vittime bambini e adolescenti, come prevenirli

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L’abitazione quando si è più piccoli, la strada quando si cresce. Sono gli ambienti in cui bambini e adolescenti possono incappare in incidenti e infortuni, a volte anche gravi.
“Gli incidenti che si verificano più frequentemente in età pediatrica e adolescenziale sono di due tipologie: quelli domestici sono più frequenti tra i bambini sotto i 5 anni, mentre nell’età adolescenziale prevalgono gli incidenti stradali”, spiega all’Italpress Vincenzo Restivo, ricercatore di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università di Palermo.
Il dato preoccupante riguarda le vittime: “Sono circa 3 mila all’anno nella fascia d’età da 5 a 19 anni, una delle principali cause di mortalità”, afferma Restivo, che sulla prevenzione sottolinea: “In età pediatrica le accortezze riguardano soprattutto i genitori: stare attenti quando hanno in mano oggetti inferiori ai 4 centimetri di diametro potrebbe essere una raccomandazione da utilizzare. Per quanto riguarda gli adolescenti le principali raccomandazioni sono quelle legate all’utilizzo dei vari dispositivi di protezione individuale, penso ad esempio all’uso del casco. Quando ci si trova nel ruolo del pedone, per esempio attraversando la strada, è importante rispettare la segnaletica i semafori, e non distrarsi con i cellulari”.
Del tema si occupa anche il Piano regionale siciliano di Prevenzione, che è rivolto alla sicurezza negli ambienti di vita. “È un programma che prevede diverse azioni da svolgere – sottolinea Restivo -. Un elemento centrale sicuramente quello dell’informazione, sia nelle scuole che per i genitori”.
Foto tratta da video Italpress
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Il dialogo tra genitori e figli, tra tabù e conflitto

Il dialogo tra genitori e figli adolescenti è spesso problematico e può tradursi in silenzi reciproci, distanza o conflitto. Ma superare i tabù può essere meno complicato di quanto si pensi. “Gli adolescenti smettono di parlare con i genitori per un processo anche sano, fisiologico, che è quello di cercare durante questa età una propria identità, per differenziarsi anche dai propri genitori”, spiega all’Italpress Rosalia Rinaldi, dirigente psicologo dell’Asp di Trapani, Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile. “Gli argomenti che si trova più fatica a condividere con i propri genitori in adolescenza sicuramente sono quelli legati al giudizio del genitore. I ragazzi possono temere di essere giudicati”, sottolinea. Il conflitto può risolversi attraverso aperture reciproche. “L’approccio che un genitore può avere verso un figlio può essere quello di rassicurarlo rispetto al fatto che comunque tutto quello che il ragazzo o la ragazza potrà dire sarà compreso e accettato – afferma Rinaldi -. Viceversa i ragazzi possono anche riuscire a comprendere, hanno un certo livello di maturità, i timori e le paure dei genitori. Molto spesso i conflitti tra genitori e figli sono uno scontro tra esigenze diverse”. (ITALPRESS).

foto da video Italpress

Bullismo fenomeno sociale, fondamentale formare gli adulti

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PALERMO (ITALPRESS) – Il bullismo è un fenomeno a cui bisogna riservare particolare attenzione, sensibilizzando i giovani ma anche lavorando sulla formazione degli adulti, per fronteggiare gli atteggiamenti discriminatori e violenti nella società.
“Il bullismo è un fenomeno sociale”, spiega Irene Pasini, docente Cefpas per il corso sul tema della prevenzione bullismo e cyberbullismo, che ne ha parlato in un servizio dell’Italpress dedicato ai giovani e a questo fenomeno. Per Pasini, la retorica secondo cui i bulli hanno “problemi a casa” o altre difficoltà “non sempre è vera”. “In realtà – ha spiegato – il punto è che la società investe sui fenomeni aggressivi. La figura di potere spesso è prepotente. Di conseguenza, quando ci si sposta in un gruppo scolastico si sa che il comportamento più sicuro di sé e prepotente può essere quello che fa alzare di livello nella scala sociale”.
Si tratta di un fenomeno molto delicato che non bisogna sottovalutare e sul quale occorre prestare particolare attenzione. “Ci sono diversi casi e diverse tipologie di bullismo e spesso – ha sottolineato la docente – è sempre un atteggiamento discriminatorio nei confronti di una minoranza, di quello che può sembrare una minoranza o di ciò che non è socialmente accettato. Può essere una persona fisicamente non capace o discriminata per motivi razziali o omobilesbotransfobici. È chiaro – ha aggiunto – che, se lavoriamo su questo, i fenomeni non accadranno più”.
Per affrontare al meglio il bullismo, quindi, la formazione è molto importante, soprattutto perché gli adulti svolgano nel modo corretto il fondamentale ruolo di aiuto e supporto ai ragazzi. ”
“Per la Regione Sicilia – ha evidenziato Pasini – ho seguito una formazione dal Cefpas che era proprio inerente al bullismo, in particolare al bullismo omobilesbotransfobico, per personale dei servizi sociali, educatori ed educatrici. Questo è un elemento che diventa fondamentale perché le figure adulte che si incontrano nelle scuole, che ragazzini e ragazzine incontrano, spesso non sono formate da questo punto di vista. A volte, senza esserne consapevoli, sono per esempio – ha concluso – portatori o portatrici di linguaggio violento”.

– foto Italpress –
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