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Fare sport da ragazzi è una “medicina” per la testa e il corpo

ROMA (ITALPRESS) – Quali e quanti sono i vantaggi di cominciare a fare sport in giovane età? L’attività fisica “non è un passatempo, è una medicina per la testa e per il corpo”, dice all’Italpress Pietro Di Fiore, medico sportivo dell’Asp di Palermo. Innanzitutto, l’attività sportiva “crea socializzazione”, spiega Di Fiore. “Stare a casa davanti alla Playstation – ha aggiunto – non è sicuramente un’attività che occorre favorire”.
Muoversi fin da giovani, infatti, è molto importante. “Un aspetto che non trascurerei è la sedentarietà”, sottolineato Di Fiore. “Se l’apparato osteoarticolare, muscoli e articolazioni vengono tenuti sempre in movimento – continua -, c’è un miglioramento della circolazione su quelle zone, si riduce il rischio di artrosi e di stare male in età adulta”.
L’attività fisica, quindi, è fondamentale. “Studi internazionali ce ne hanno dato contezza: sicuramente ci riserva da complicanze di patologie non certo trascurabili”, spiega il medico sportivo evidenziando la capacità dell’attività fisica di prevenire patologie cardiovascolari, polmonari, metaboliche ma anche l’obesità.
“Anche ai pazienti con problemi cardiaci viene detto di fare attività motoria”, evidenzia Di Fiore secondo cui “non servono campi o stadi mega galattici, basta un campetto per far giocare i ragazzi”. Invece oggi “lo stile di vita è cambiato”, sottolinea “Perchè usare il monopattino elettrico – ha aggiunto – e non quello che usavano i nostri genitori?”.
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Mascherine al chiuso, per i giovani siciliani meglio tenerle

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Dopo la fine dello stato d’emergenza legato alla pandemia e l’allentamento delle regole anti-Covid a partire da aprile, si attende un ulteriore alleggerimento delle misure dal mese di maggio. Cambiamenti in vista, quindi, anche per le mascherine al chiuso, ma siamo ancora alle ipotesi. Il Covid, infatti, oscillazioni a parte, è ancora realtà. L’addio totale, dunque, non è scontato e deciderà il governo a ridosso della fatidica data. In tale situazione, intervistati dall’Italpress, i giovani siciliani mostrano ancora prudenza.
Per qualcuno l’addio alle mascherine al chiuso appare “un’idea abbastanza buona” in quanto si dovrà “tornare alla normalità, prima o poi”. C’è invece chi è dell’opinione opposta: eliminare l’obbligo dei dispositivi di protezione al chiuso potrebbe essere “una decisione affrettata e poco ponderata” con il rischio che accada come quando ci sono state “decisioni affrettate e poi ne abbiamo pagato le conseguenze”, evidenzia una giovane. “Ancora i contagi sono alti, sarebbe meglio tenerle”, sottolinea invece un ragazzo.
“Penso che al chiuso – afferma una studentessa – sia necessario tenerla, soprattutto perché a lezione ci sono aule con più di cento studenti”. Dunque, emergono alcune perplessità e, nel timore di una nuova ondata di contagi, ci si propone di assumere ancora comportamenti responsabili e prudenti. “Credo che – afferma una ragazza – ancora sia un po’ presto. Penso di continuare a tenerla per un po’, almeno nei luoghi chiusi”.
“All’aperto va bene – sottolinea una giovane – ma al chiuso c’è difficoltà nel gestire la pandemia”. Un altro ragazzo è della stessa opinione: “All’aperto è giusto – afferma – ma al chiuso non tanto, io le terrei ugualmente”.
Una giovane ammette che continuerà a indossare la mascherina perché “ancora non molto rassicurata”. Un’altra ragazza, invece, non si sbilancia: “Ho sentimenti contrastanti. Da un lato penso che ci si debba liberare, dall’altro penso che ci sia ancora troppo rischio”. C’è, però, anche chi intende osare, guardando al futuro con maggiore ottimismo. “Bisogna cercare di andare avanti”, afferma un giovane. “Non sarà facile – aggiunge – però prima o poi ci deve essere una svolta, quindi mi sembra una scelta corretta”.
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Covid, finisce l’emergenza ma i giovani siciliani sono perplessi

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PALERMO (ITALPRESS) – Per alcuni è ancora troppo presto, altri non si sentono abbastanza tranquilli: superare le restrizioni anti-Covid è un desiderio diffuso ma i giovani siciliani intendono ancora procedere con prudenza. Dopo oltre due anni di pandemia, il 31 marzo scorso in Italia è terminato lo stato d’emergenza legato al Covid-19 e da venerdì 1 aprile sono cambiate le regole, con un allentamento delle misure. I giovani siciliani, però, intervistati dall’Italpress, esprimono ancora qualche perplessità. Le restrizioni vengono allentate ma “forse è ancora troppo presto, forse dovrebbe passare ancora qualche mese”, afferma un ragazzo. “Lo stato d’emergenza in realtà – aggiunge una giovane – non è finito, ci sono sempre aumenti per quanto riguarda il Covid”. Ancora qualche timore, quindi, ancora difficoltà ad affrontare una quotidianità un po’ più “libera” ma soprattutto la consapevolezza che non si tornerà pienamente alla vita di un tempo, così com’era prima del 2020, l’anno che ha stravolto il Pianeta.
“Non sarà come una volta, dobbiamo stare sempre attenti”, afferma una ragazza siciliana. “Più che stare tranquillo – spiega un altro giovane – mi sento in un’atmosfera diversa rispetto a due anni fa”.
C’è ancora incertezza ma non manca il bisogno di tornare a vivere. “Questa situazione non mi fa stare tranquilla però un po’ di ritorno alla normalità ci vuole”, evidenzia un’altra ragazza. Qualcuno, invece, dice di non sentirsi ancora “al sicuro” o “più tranquillo” ma semplicemente “più libero”. E c’è anche chi comprende i motivi che stanno dietro alla fine dello stato d’emergenza in quanto si rende conto che dopo due anni di pandemia e restrizioni le persone “hanno bisogno di uscire”.
I giovani siciliani dimostrano anche senso di responsabilità, prudenza e cautela. “Secondo me – spiega qualcuno – è ancora presto, non mi sento ancora di andare in posti chiusi senza la mascherina”.
“Penso – aggiunge un’altra giovane – che non ci sia stato particolare cambiamento anche perché non c’è mai stato un controllo effettivo, soprattutto durante l’uso dei mezzi di trasporto. È a discrezione di ogni persona – conclude – decidere quanto avere cura di sé”.
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Malattie sessualmente trasmissibili, queste sconosciute…

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Cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili, come si prendono ma soprattutto come si evitano? E cosa ne sanno i ragazzi?

“Le malattie sessualmente trasmissibili sono sicuramente un problema in crescita, sono sempre più i contagi tra i giovani”, afferma Claudio Costantino, ricercatore in Igiene Generale e Applicata dell’Università di Palermo, secondo il quale “la sanità pubblica si è dimenticata di fatto di questo argomento, non se ne parla più, e non se ne parla soprattutto a scuola”.

Alcuni ragazzi intervistati dall’Italpress confermano (“Ci informiamo da soli, gli incontri sull’argomento a scuola sono stati pochi”) e chiedono l’introduzione a scuola dell’educazione sessuale.

“Dall’84 in poi, quando si scoprì il virus dell’Hiv, l’Aids e le malattie sessualmente trasmissibili sono state sulla bocca di tutti, se ne parlava anche nei film e nelle trasmissioni televisive, poi sono un po’ cadute nel dimenticatoio – aggiunge Costantino -. Questo ha un po’ messo da parte il corollario rispetto all’Hiv sulle malattie a trasmissione sessuale, come la sifilide, la gonorrea e il papilloma virus, che è la causa di diversi tumori sia per gli uomini che per le donne”.

“La Regione Siciliana è stata tra le prime in Italia a investire tantissimo sul vaccino del papilloma virus, e questo è un motivo di orgoglio per tutti noi, abbiamo iniziato a vaccinare dal 2008, vacciniamo gratuitamente tutti i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, l’età prima che inizi l’attività sessuale – prosegue il ricercatore dell’ateneo di Palermo -. Garantiamo la gratuità della vaccinazione anche per le ragazze nate dal ’96 e i ragazzi nati dal 2003 in poi, anche se lo fanno in ritardo. Offriamo il vaccino con il pagamento della metà del costo alle persone che lo richiedono fino a 45 anni di età per il sesso femminile e 26 anni di età per il sesso maschile. Il vaccino inoltre è gratuito per i soggetti a rischio, con lesioni Hpv-correlate”.

Un altro tema importante è il superamento dello stigma. Il dottore Tullio Prestileo dell’Unità di Malattie Infettive dell’Ospedale Civico di Palermo ricorda che “le persone con l’Hiv in trattamento antivirale efficace sono persone che non sono più in grado di contagiare”. In generale “Un comportamento sicuro è l’uso del preservativo nel corso di rapporti sessuali con partner sconosciuti e promiscui”, spiega Prestileo.

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Binge drinking, quando l’alcol può uccidere

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Gli addetti ai lavori lo chiamano “Binge drinking”, letteralmente “abbuffata di alcol”. I disturbi che può causare vanno dal vomito ai tremori fino a danni cerebrali e al coma etilico. Negli ultimi anni il fenomeno si è esteso ai più giovani, la fascia di età che va dagli 11 ai 17 anni: a cominciare da un eccessivo consumo di alcol o dall’assunzione di alcol in un breve arco di tempo fino ad ubriacarsi e a sentirsi male.

La maggior parte degli adolescenti – secondo quanto riportato da diversi studi – beve alcol moderatamente e sempre in compagnia, molti assaggiano bevande alcoliche per la prima volta in famiglia, in occasione di feste o ricorrenze. Il tutto per ‘sentirsi adulti’. L’unità alcologica è la quantità di alcool che ogni persona (in base a età, peso e altri parametri) può assumere.

“Se questa quantità viene bevuta in un breve lasso di tempo il corpo non riesce a metabolizzare il quantitativo ed entra in una crisi epatica, metabolica e neurologica – spiega il Direttore dell’Unità Operativa Complessa Dipendenze Patologiche dell’Asp di Ragusa, Giuseppe Mustile, intervistato dall’Italpress -. Siamo preoccupati dal fenomeno del Binge Drinking perché l’alcol quando assunto in quantità eccessive salta la barriera epatica, non viene più processato dal fegato e va direttamente nel sangue. Ed è una sostanza tossica”.

L’approccio precoce degli adolescenti alle bevande alcoliche può portare, nei casi più gravi, a una vera e propria dipendenza che comporta rischi per la salute e a lungo termine, danni all’organismo ancora in fase di maturazione. Il fegato di un adolescente non è ancora in grado di metabolizzare l’alcol in modo corretto e il suo sistema nervoso è più sensibile all’intossicazione acuta. L’alcol è inoltre potenzialmente cancerogeno e può creare un’elevata dipendenza ed esporre le persone che bevono a rischi, anche dopo un singolo episodio di consumo.

“Il coma etilico non è una passeggiata, poi dal punto di vista neurologico rischia di ‘allagare’ i neuroni”, aggiunge Mustile. Negli adolescenti la questione è ancor più delicata: “I giovani sono profondamente colpiti perché il cervello degli adolescenti non è pronto a sopportare il carico di un qualsiasi uso di sostanze. Più giovane è l’età, più potente è l’azione che ne consegue. Si dice che il cervello completa la sua maturazione a 21-22 anni”.

Qual è la consapevolezza nei giovani, sono sufficientemente informati dei rischi che corrono? “Tutti sono quasi abbastanza informati, ma c’è ancora un debito formativo perchè talvolta i ragazzi si auto-informano. Cosa dice l’esperto non ha lo stesso piglio di ciò che racconta il coetaneo – afferma Mustile -. Ma le esperienze non posso essere trasmesse, perché la ‘reazione’ cambia da soggetto a soggetto. C’è un difetto di controllo. Per esempio gli esercizi commerciali dovrebbero accertarsi della maggiore età dei clienti, cosa che accade raramente. Anche per quel che concerne la guida in stato di ebbrezza i  controlli sono calati: col covid non si può soffiare nell’etilometro e abbiamo avuto un calo del 70% dei nuovi segnalati. E il controllo, come noto, determina un cambio nei comportamenti. Questa cosa ci preoccupa”.

Vaccino, successo per la dose booster per i 12-15enni a Palermo

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PALERMO (ITALPRESS) – Si sono presentati numerosi alla Fiera del Mediterraneo di Palermo gli studenti di età compresa tra 12 e 15 anni ai quali è stata data la possibilità di aver somministrata la terza dose di vaccino, la dose booster, dopo 120 giorni dalla somministrazione dell’ultima dose. Per molti solo una confermata della scelta fatta mesi fa, per altri la possibilità di rientrare a scuola con maggiore serenità dopo le vacanza natalizie. Ad accompagnarli i genitori, orgogliosi della scelta dei loro figli, speranzosi sul fatto che con questa terza dose si possa tornare pian piano alla normalità. “Vaccinarsi è importantissimo – dicono alcuni studenti presenti all’hub per aver somministrato il vaccino – non solo serve a salvare noi ma anche tutti il resto della popolazione. E’ una cosa giusta che va fatta anche nell’ottica del prossimo”.
Negli ultimi giorni le vaccinazioni di tutte le categorie sono in netto aumento, probabilmente anche in virtù del fatto che l’aumento dei contagi ha creato nuovamente una sensazione di paura e angoscia nei cittadini: “Nell’ultima settimana le vaccinazioni sono in grandissima risalita – ha detto la dottoressa Simona Autunnali, medico referente Usca Palermo -. Per quando riguarda la fascia pediatrica addirittura raggiungiamo le 900 somministrazioni giornaliere e speriamo di proseguire così”. Grande soddisfazione per il lavoro svolto e l’organizzazione data a 360 gradi all’hub vaccinale anche da parte del commissario straordinario all’emergenza covid nella provincia di Palermo, Renato Costa: “Ragazzi e soprattutto bambini vengono volentieri nella nostra struttura, si trovano bene. Ne abbiamo vaccinati circa 12 mila e ogni giorno somministriamo circa 900 dosi ai più piccoli, speriamo di proseguire così con grande impegno. Stiamo vaccinando tutti quelli che possiamo: la vaccinazione è l’unica arma per poterci proteggere da questa crisi pandemica”.
(ITALPRESS).

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