“Un Def che è solo la copertina di un vero Documento di economia e finanza, che dovrebbe rilanciare il Paese e farlo uscire dalle sabbie mobili in cui il Governo del cambiamento ci ha gettati. Il reddito di cittadinanza e quota 100 si sono rivelati due cambiali in bianco che non possiamo pagare, condannandoci all’aumento dell’Iva e alla piena recessione. Questo non sarà un anno ‘bellissimo’, come qualcuno aveva detto, ma neanche carino, e invece di abolire la povertà ci ritroveremo a dover far fronte a un’Italia sempre più in ginocchio. Non una parola su nuovi posti di lavoro per i giovani o misure per lo sviluppo, purtroppo nessun vero cambio di passo all’orizzonte. Lo ha dichiarato in una nota l’europarlamentare Giovanni La Via (Fi-Ppe).
TRASPORTI, LA VIA “LEGLISLAZIONE SIA CHIARA”
“Ci siamo battuti nelle scorse settimane per una regolamentazione capace di garantire la concorrenza leale tra le imprese, migliorare le condizioni di lavoro degli autotrasportatori e la modernizzazione e digitalizzazione dei trasporti europei. Purtroppo i testi approdati in aula non tenevano conto delle nostre richieste, e pertanto abbiamo votato contro il mandato negoziale”.
Così l’eurodeputato di Fi, Giovanni La Via, dopo la bocciatura del pacchetto mobilità in plenaria dagli europarlamentari.
“Si tratta di un settore fondamentale, che rappresenta la spina dorsale del mercato interno dell’Unione europea, pertanto bisogna che la legislazione sia chiara per tutte le parti e di facile attuazione ed esecuzione”, aggiunge. In gioco anche la responsabilità sociale delle istituzioni e delle imprese nei confronti dei lavoratori, come dell’ambiente in vista degli obiettivi sulla decarbonizzazione. “Basti pensare -osserva La Via – che il settore europeo del trasporto su strada dà lavoro a oltre 5 milioni di persone, mentre le sue emissioni di gas a effetto serra sono pari a 1\5 delle emissioni prodotte dal settore trasporti nel suo insieme”.
Maggiore chiarezza e trasparenza anche sul mercato del cabotaggio, attualmente governato da norme difformi all’interno dell’UE, che generano, di conseguenza, oneri amministrativi, incertezza giuridica, concorrenza sleale e sfiducia tra operatori nazionali e stranieri. Secondo La Via “serve un cambio radicale, ad esempio in tema di cabotaggio. Non possiamo più tollerare l’attuale abuso delle regole, che ha condotto ad una concorrenza sleale da parte di Stati membri in cui i salari sono bassi, rispetto ai trasportatori che sono correttamente stabiliti nello Stato in cui operano principalmente. Si devono ridurre, pertanto, i giorni a disposizione per il cabotaggio, relegandolo a fenomeno occasionale, per difendere le nostre imprese, e tutelare anche i lavoratori, perché i conducenti sono cosi soggetti a dumping sociale. Anche in tema di tempi e modalità di riposo dei conducenti, si dovranno fissare norme in grado di coniugare la flessibilità richiesta dalle imprese da un lato, con la garanzia di adeguati tempi di riposo, dall’altro, sia a vantaggio del conducente, ma anche della sicurezza stradale visto che gli autisti devono non essere stanchi mentre sono al volante. In aggiunta, va particolarmente attenzionata la tematica relativa al riposo e alle deroghe in caso il mezzo viaggi a bordo di un traghetto o di un treno, importantissima per la garanzia di trasporti efficaci e di capacità competitiva delle isole, come la mia Sicilia”, conclude La Via.
UE VARA PIANO STRATEGICO PER RILANCIARE ACQUACOLTURA
L’Europa punta sulla Crescita Blu, per rivitalizzare un comparto che incide per il 20% sulla produzione totale di pesce e dà lavoro a 85.000 persone. “L’acquacoltura è aperta a importanti margini di crescita e sviluppo, bisogna sfruttare le opportunità che l’Europa mette in campo per promuovere un comparto che offre ancora enormi potenzialità anche e soprattutto dal punto di vista occupazionale, rendendolo competitivo e sostenibile”, ha detto l’europarlamentare Giovanni La Via (FI|Ppe) commentando il voto della plenaria. “Attualmente un quarto dei prodotti ittici consumati nell’Unione Europea, incluse le importazioni, sono prodotti da allevamenti, 1,24 milioni di tonnellate di prodotti dell’acquacoltura sono di provenienza europea, per un valore di 3,51 miliardi di euro”.
“Gli stock attuali non sono in grado di soddisfare la crescente domanda di proteine proveniente da pesce nei consumi alimentari dei nostri cittadini. Per soddisfare tale aumento della domanda, l’unico strumento possibile è realizzare un’offerta integrativa di prodotto sostenibile” ha aggiunto l’europarlamentare, dell’idea che si sia imboccata la strada giusta, ovvero “la convergenza verso una gestione razionale basata sulla ricerca scientifica e il progresso tecnologico. L’acquacoltura – spiega La Via – non va considerata né alternativa né sostitutiva della pesca tradizionale, bensì complementare ad essa. Oggi si rende necessaria, quindi, una strategia che incentivi e rafforzi un’acquacoltura sostenibile, se vogliamo riuscire a sfamare la popolazione mondiale, che entro la fine del secolo conterà 2,5 miliardi di persone in più, in particolare se il consumo di pesce è il doppio rispetto al passato. La produttività naturale degli oceani e dell’acqua dolce è limitata, mentre questo settore dispone del potenziale per conseguire tale obiettivo”.
Il voto di oggi ha di fatto lanciato una nuova scommessa, per il rilancio dell’acquacoltura. “La strategia europea fin qui si è rivelata efficace. Ogni anno l’Ue investe 20 milioni di euro per il settore, grazie ai fondi di Horizon 2020 e il dialogo con i produttori è sempre più costruttivo, ma – sottolinea – occorre fare di più a livello amministrativo e burocratico, procedendo allo snellimento delle autorizzazioni, nonché agevolando l’accesso al credito, e lavorando a una piattaforma di sostegno alle imprese”, afferma La Via. “L’acquacoltura ricopre un ruolo importante nella nostra società, perché in grado di offrire ai cittadini alimenti ricchi in nutrienti e rappresenta un complemento ai prodotti ittici derivanti dal settore della pesca estrattiva, con importanti ricadute in tema di nuova occupazione e crescita economica”, conclude l’europarlamentare siciliano.
PAC, GIOVANNI LA VIA RELATORE PER LA RIFORMA POST 2020
L’europarlamentare Giovanni La Via è stato nominato relatore per la Commissione ambiente (ENVI) della proposta legislativa sulla riforma della Politica Agricola Comune che verrà pubblicata dalla Commissione europea nei prossimi giorni. A darne notizia è lo stesso deputato europeo che si dice “molto soddisfatto e onorato”
“Ringrazio il mio gruppo politico, il PPE, e i miei colleghi per la fiducia espressa”, afferma La Via, parlando “del pacchetto legislativo che si occuperà di disegnare la più importante politica europea per il post 2020, e che vedrà una stretta collaborazione delle due commissioni competenti – AGRI ed ENVI – in vista della definizione di un negoziato che si presenta già complesso”.
“Si tratta di un lavoro molto importante, che segue quanto fatto sulla comunicazione della Commissione europea sul futuro del cibo e dell’agricoltura, presentata lo scorso 29 novembre e sulla quale ci pronunceremo in Parlamento domani a Strasburgo. Molti i temi delicati, come la questione finanziaria, la proposta di ‘ri-nazionalizzazione’ degli aiuti agli agricoltori, quelli relativi alla sostenibilità e alle misure agroambientali, la difesa del reddito e il sostegno all’insediamento dei giovani per favorire il ricambio generazionale”, aggiunge La Via. “Sono doppiamente soddisfatto, perché potrò proseguire il lavoro iniziato la scorsa legislatura e continuare il mio impegno volto a difendere e sottolineare l’importanza del ruolo dell’agricoltura del Sud e del Mediterraneo”.
PAC, LA VIA “NO ALLA RINAZIONALIZZAZIONE”
“Togliere risorse all’agricoltura significa attentare allo sviluppo e alla crescita dell’economia europea, e purtroppo le strategie messe in atto nell’ambito della ridefinizione delle risorse per i prossimi sette anni, sembrano non cogliere le opportunità di un settore di importanza fondamentale per 12 milioni di aziende e terreni agricoli, e che rappresenta il 47% del territorio europeo e 22 milioni di agricoltori”. Così l’europarlamentare del Ppe Giovanni La Via, nominato relatore della proposta legislativa sulla riforma della Pac per la commissione Envi, subito dopo il voto del report Dorfmann, la relazione di iniziativa sulla Pac, approvata con 468 voti a favore sui 680 espressi, che contiene la posizione del Parlamento in vista del pacchetto legislativo.
“Oggi – dice La Via – ci siamo opposti con forza a una possibile rinazionalizzazione della Pac, una proposta che rischia di neutralizzare una delle più importanti politiche sovranazionali dell’UE che necessita, al contrario, di interventi che possano garantire maggiore flessibilità e semplificazione, come più rapidi dovranno essere i pagamenti agli agricoltori. La proposta di rinazionalizzare il primo pilastro della PAC creerebbe inevitabili distorsioni tra i diversi Stati membri e, fatto ancor più grave, tra le diverse regioni. E’ necessario, invece, ripensare una Pac in vista delle sfide del futuro, che ci chiamano a un impegno superiore rispetto a quanto fatto fino a ora in favore di un settore deficitario e sofferente per alcuni aspetti, quali infrastrutture obsolete, volatilità dei prezzi, crisi economica, forme di concorrenza sleale, fattori climatici”.
Per La Via “lo sforzo congiunto deve mirare al sostegno e alla difesa del reddito, in linea con una nuova architettura verde, con obiettivi ambientali più chiari. Gli agricoltori sono i soggetti che contribuiscono alla stabilità e al futuro delle regioni rurali dell’Ue e affrontano i rischi di mercato sotto il profilo economico, pertanto è agli agricoltori che i pagamenti diretti devono essere maggiormente destinati, favorendo le piccole e medie imprese, rispetto alle grandi multinazionali”, aggiunge l’eurodeputato, convinto che l’abbandono delle terre sia “un fenomeno devastante”. Per questo “bisogna con decisione contrapporre un energico piano di sviluppo, che trattenga i giovani nelle aziende di famiglia, e dia nuovi strumenti per investire in realtà produttive innovative e moderne, evitando la fuga verso altri paesi, verso altre attività. Grande attenzione andrà poi rivolta agli accordi commerciali, e all’inserimento di clausole di reciprocità a difesa delle nostre produzioni. Ma adesso – conclude La Via – aspettiamo la proposta legislativa, per vedere nero su bianco le proposte del Commissario Hogan, che sono certo terrà in considerazione le raccomandazioni approvate oggi dall’aula”.
LA VIA: “SU BILANCIO SERVIVA PIÙ CORAGGIO DA COMMISSIONE UE”
“Un’Europa più forte e sostenibile”. È questa la posta in gioco del nuovo bilancio 2021-2027, su cui pesano la Brexit e gli scenari che dal 2020 si apriranno ai Paesi dell’Unione, con gli inevitabili effetti economici e la sottrazione di risorse da bilanciare con il sostegno a nuove priorità. Il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) presentato oggi a Bruxelles segna una svolta decisiva in alcuni settori, dalle politiche di sicurezza, al digitale e all’innovazione. In dettaglio, “raddoppiate le risorse per le politiche giovanili, con lo stanziamento di 30 miliardi di euro aggiuntivi per il Progetto Erasmus, triplicato il budget per la gestione delle frontiere, che passa così dagli attuali 13 miliardi a 33 miliardi. Destinato a ricerca – per cui saranno intensificati i sostegni ai progetti scientifici per la cura del cancro – e innovazione, il 50% di risorse aggiuntive, 100 miliardi per Horizon Europe, il nuovo programma quadro di ricerca e Euratom; aumentati inoltre del 40% i fondi per la sicurezza, il Fondo della Difesa e aumentati anche gli investimenti per la mobilità militare”, spiega l’europarlamentare Giovanni La Via, membro della Commissione per i bilanci.
A fronte di questi incrementi, però, “non vi è una maggiore contribuzione da parte dei 27 Stati, ma una proposta a metà tra semplificazione, razionalizzazione e tagli”.
E a risentire dei tagli, di circa il 5%, la politica di coesione e la Politica Agricola Comune (PAC). In un momento particolarmente difficile per l’agricoltura, soprattutto in alcune aree come il Meridione d’Italia, La Via dichiara che “i nostri timori si sono purtroppo concretizzati. Capisco la necessità di dover fare fronte a nuove e pressanti priorità, con le difficolta aggiuntive derivanti dal buco creato dalla Brexit, ma è mancato un po’ di coraggio da parte della Commissione, che non può pensare di sottrarre risorse all’unica politica veramente europea per finanziare le altre politiche. In altre parole, con questa proposta, si tolgono miliardi di euro agli agricoltori europei, circa 20 nei 7 anni secondo le prime stime, un taglio per me inaccettabile e contro cui lotterò in Parlamento.”
Nel complesso un’operazione di ottimizzazione delle risorse, puntando sul futuro occupazionale dei giovani, ossigenando ettori fondamentali per lo sviluppo e la crescita, e insieme puntando alla sicurezza e alla solidarietà: sono alcuni dei pilastri su cui si regge l’Europa. In totale, per questi settori l’aumento proposto dalla Commissione ammonta a 109 miliardi di euro.
Sul fronte “risorse proprie”, in atto la proposta per aumentare le entrate autonome al bilancio UE: il 20% dei proventi della vendita delle quote di emissioni di Co2 (cd sistema ETS), un’aliquota del 3% sulla nuova base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società Consolidate Corporate Tax Base) e una contribuzione nazionale calcolata sulla quantità di plastica non riciclabile degli imballaggi per Paese, al prezzo di 0.80 euro per chilo. Secondo la stima della Commissione europea si tratta di circa 22 miliardi di euro di nuove entrate.
In aggiunta, la Commissione ha proposto 2 nuovi fondi per l’eurozona, per un totale di 55 miliardi. Si tratta del Fondo di stabilizzazione degli investimenti, di 30 miliardi, destinato ai Paesi colpiti da crisi per sostenerli nel mantenere costante il livello di investimenti pubblici tramite prestiti garantiti dal bilancio Ue, e il secondo, 25 miliardi, indirizzato ad aiutare i Paesi per la realizzazione delle riforme e per accompagnarli nel processo di introduzione dell’euro.
In conclusione, afferma La Via, “la proposta presenta un piano programmatico non all’altezza dell’ambizione necessaria per affrontare le sfide del futuro. Andava fatto di più, e nello specifico sposare la nostra richiesta di fissare il bilancio totale all’1.3 per Pil europeo, evitando tagli a politiche fondamentali quali la coesione e la PAC”.
MARCHIO IGP PER IL CIOCCOLATO DI MODICA
“E’ il coronamento di un percorso lungo, comune, di successo, è il segno che la buona politica, quella priva di steccati e che mette insieme le idee, prima delle appartenenze ideologiche, ha vinto”. Cosi’ l’europarlamentare siciliano del Ppe, Giovanni La Via, nel festeggiare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del riconoscimento del marchio Igp per il cioccolato di Modica.
“Un percorso – commenta – che ha radici lontane nel tempo”. “Ricordo ancora – racconta La Via, ripercorrendo alcune tappe di questo lungo iter – quando quel giorno del 2010 a Bruxelles in una stanza, con l’amico Paolo De Castro, discutevamo del tema assieme al direttore del Consorzio di tutele del cioccolato di Modica, Nino Scivoletto, che ringrazio per la costanza e l’impegno mostrati in questi anni, e al compianto presidente della Camera di commercio di Ragusa, Giuseppe Tumino. Ma a quel tempo ancora la legislazione comunitaria non lo consentiva – spiega La Via – perché non si parlava di riconoscere un prodotto tipico di un territorio, ma un prodotto realizzato con materie prime provenienti da zone diverse come il cacao lo zucchero, la cannella, quindi necessaria era una modifica normativa”.
“L’anno successivo – aggiunge -, nel 2011 si presentò la possibilità di ritornare sul regolamento della Qualità. Una proposta della commissione europea non consentiva di ottenere il riconoscimento”, quindi, prosegue l’eurodeputato “con De Castro avevamo preparato un emendamento: ebbene, quell’emendamento è stato approvato prima in commissione Agricoltura, poi in plenaria e per finire nel 2012 fu pubblicato in gazzetta ufficiale. Da lì – spiega – potè partire il percorso autorizzativo del cioccolato di Modica. Dopodiché la presentazione alla Regione siciliana, la presentazione al ministero dell’Agricoltura: ricordo quando il sindaco Abate insieme con l’amico Nino Minardo e Scivoletto andarono a consegnare la proposta al sottosegretario Castiglione e anche da lì si avviò un processo di verifica, valutazione, verifica di conformità alla normativa comunitaria”.
“Il resto – sottolinea -, con il trasferimento della proposta a Bruxelles fino all’ufficializzazione del marchio Igp, è cronaca di oggi, che rende onore a un territorio e a un prodotto di eccellenza, con le sue straordinarie caratteristiche e proprietà uniche, apprezzate in tutto il mondo”. “Da oggi – conclude La Via, ringraziando in modo particolare Scivoletto, che ha messo, lo sottolinea, ‘un impegno eccezionale per arrivare fin qui’ – parte una nuova stagione per il cioccolato di Modica, una stagione che vede da un lato il riconoscimento dell’Igp, quindi la possibilità di potersi fregiare di un marchio comunitario, dall’altro il riconoscimento a un processo produttivo tipico, tradizionale, unico nel suo genere. Speriamo possa essere un percorso di valorizzazione e di crescita di tutti gli operatori economici del territorio”, è l’augurio di La Via.
(ITALPRESS).
LA VIA “CAMBIARE REGOLE ASSEGNAZIONE AGENZIE UE”
“Dopo la famosa scelta della monetina del Consiglio, la procedura è passata al Parlamento il quale, ha voluto dire la propria sulla costruzione e gestione di EMA (European Medicines Agency). Siamo andati ad Amsterdam alla sede provvisoria e a quella definitiva. Stiamo controllando su come sta procedendo il governo olandese e abbiamo chiesto con forza con un voto della plenaria di avere un report trimestrale per poter seguire i lavori e per esser certi che non si perda la capacità lavorativa nell’interesse dei cittadini europei”. Lo ha dichiarato Giovanni La Via, europarlamentare di Fi e membro del Partito Popolare Europeo. La Via però sottolinea con forza che d’ora in poi è il Parlamento che deve esprimersi sull’assegnazione di agenzie europee e che il Consiglio europeo non deve prendere decisioni senza almeno aver consultato l’Europarlamento. “Il 25 aprile si avrà il primo confronto con il Consiglio europeo e in quel frangente chiederemo di far valere le nostre istanze. Questo atteggiamento del Consiglio sta rallentando la sottoscrizione del contratto su EMA con il governo olandese” ha spiegato l’eurodeputato. “Se il consiglio non accetterà di decidere insieme a noi sull’assegnazione di agenzie europee per il futuro, resteremo bloccati dove siamo”.
Sui possibili criteri di assegnazione di un’agenzia europea, La Via ha proposto due tipi di valutazione: uno relativo al merito e l’altro all’opportunità. “Per quanto riguarda il merito ci si riferisce principalmente alla valutazione della location che viene messa a disposizione. Quelli di opportunità invece sono relativi al fatto che una grande agenzia può essere costruita solo in un grande paese con grande attrattive per i lavoratori, dove ci sono scuole per i figli di tipo internazionale o opportunità per i compagni dei lavoratori. Ovviamente da agenzia ad agenzia i criteri si differenziano”.
La Via ha ricordato che durante il sopralluogo ad Amsterdam, la delegazione parlamentare ha rilevato che la sede definitiva è ancora tutta da costruire ma l’organizzazione degli olandesi in questa costruzione è chiara e precisa. “Se si fosse fatto un bando di gara per costruire una simile struttura in Italia ci sarebbero stati ricorsi, tempi assai lunghi per l’assegnazione dei lavori e incertezze sui tempi per la fine degli stessi. In Olanda hanno redatto un calendario che stanno rispettando. La loro legge sugli appalti è profondamente diversa dalla nostra, non hanno ricorsi rispetto alle assegnazioni e quindi sono certi di raggiungere gli obiettivi prefissati nei tempi previsti”.