ROMA (ITALPRESS) – Per la Fondazione Con il Sud il termine “infrastrutturazione sociale” si applica a tutto tondo: anche l’arte è un ottimo mezzo per lo sviluppo e il sostegno del territorio, dei suoi abitanti e delle persone coinvolte nell’azione artistica. Non è un caso quindi che anche Social Film Production con il Sud, il bando – giunto alla sua seconda edizione – promosso dalla Fondazione Con il Sud e Apulia Film Commission che ha fatto incontrare il mondo del cinema e quello del terzo settore per raccontare il Sud e i suoi fenomeni sociali abbia ottenuto un notevolissimo successo. L’unione tra cinema e terzo settore ha favorito un proficuo dialogo tra due mondi distanti che però in maniera contribuiscono entrambi in maniera importante allo sviluppo del territorio. Il bando sosteneva progetti per la realizzazione di prodotti audiovisivi nati dalla collaborazione tra enti produttori di audiovisivi ed enti di terzo settore e prevedeva il sostegno sino a 40mila euro per le migliori proposte, ciascuna delle quali doveva fare riferimento a uno o più di 10 ambiti d’intervento (Ambiente; cultura; legalità; territorio; diritti; nuove generazioni; il pensiero femminile; cittadinanza attiva; oltre i luoghi comuni; emergenza Covid).
Per favorire l’incontro tra due realtà cosi differenti era anche stato attivato un servizio di Bacheca online, utilissimo e utilizzatissimo strumento di comunicazione. Un discorso a parte – come esempio di grande successo del “film sociale” – merita “Naviganti” docu-film di Daniele De Michele aka donpasta, di cui parliamo con la presidente della commissione valutatrice Graziella Bildesheim. È riuscito ad essere terminato in tempi velocissimi al punto da essere proiettato in anteprima a alle prestigiose Giornate degli Autori, nella cornice della Mostra internazionale d’Arte del Cinema di Venezia. È stato presentato tra gli eventi speciali della rassegna autonoma e indipendente promossa dalle associazioni dei registi e degli autori cinematografici italiani in collaborazione con Isola Edipo, luogo d’incontro e di cultura del pubblico giovane di tutta la Mostra. Ora le proiezioni proseguono in una sorta di tour italiano, completate da eventi speciali e incontri con regista ed autori.
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ITALPRESS con il SUD: Fare impresa sociale nel Mezzogiorno
Il cinema incontra il mondo del terzo settore
“Compagni di viaggio”, il dialogo che supera il pregiudizio
ROMA (ITALPRESS) – Tra i progetti di cortometraggio vincitori del bando Social Film Production con il Sud c’è “Compagni di viaggio” di Sara De Martino e Aaron Ariotti, nato dalla collaborazione tra il Consorzio Concreto di Matera e la Lumen Films.
Una volta realizzato è stato proiettato in numerose occasioni, purtroppo in numero inferiore rispetto a quanto si sarebbe potuto, a causa della pandemia. Ne parliamo con Andrea Gori della Lumen Films.
Perché (e da quanto tempo) avete deciso di utilizzare il cinema come mezzo di comunicazione del terzo settore?
“La scelta arriva sin dalla nascita di attività connesse al consorzio che dagli albori ha sostenuto in diverse forme festival e laboratori dedicati al linguaggio cinematografico. Il cinema è un mezzo di comunicazione non solo immediato, ma anche completo vista la sua naturale capacità di unire diverse forme di linguaggio e forme di racconto che tutte insieme rendono magica la trasmissione di un messaggio positivo e di crescita. Oltre questo la realizzazione di un evento o una produzione cinematografica o audiovisiva aggrega con maggiore facilità persone di età differenti e di estrazione sociale differenti contribuendo in modo significativo all’unione di intere comunità”.
Come nasce il cortometraggio?
“Nasce da un’idea della regista Sara De Martino che congiuntamente allo sceneggiatore Aroon Ariotti hanno dato vita ad una sceneggiatura tanto compressa quanto imponente nel messaggio, nello stile e nella capacità di creare emozioni equilibrate tra gioia e drama. Con l’inizio della collaborazione tra la società di produzione e i due autori sono state poi implementate solo alcune scene che a modo di vedere di tutti hanno definitivamente fatto esplodere una piccola opera in grado di comunicare con efficacia tutta la necessità di integrazione tra uomini e donne provenienti da diversi continenti”.
“Compagni di Viaggio” è la storia di un ragazzo africano costretto a dover convivere con il costante pregiudizio di essere una persona fuori posto o fuori legge esclusivamente a causa della sua incolpevole e legittima situazione di extracomunitario ospite in un Paese non natio. L’incontro con un capostazione durante un viaggio in treno gli ricorderà che l’amore per i propri cari e la propria terra gli saranno da supporto contro ogni discriminazione ed ingiustizia. Questo però non è sufficiente e il messaggio di sensibilizzazione che vogliamo trasmettere dovrebbe servire proprio a far cessare queste discriminazioni.
Perché avete partecipato al bando? Averlo vinto che cosa ha significato e portato?
“Abbiamo partecipato al bando poiché era perfetto per le tematiche che chiedevano di sviluppare Apulia Film Commission e Fondazione con Il SUD. La storia di Compagni di Viaggio racconta proprio una storia di sofferenza ma allo stesso tempo di amore, amore universale per la propria famiglia e terra che dovrebbe ricordare a tutti noi che siamo tutti uguali, che i sentimenti positivi non hanno colori differenti rispetto a quello della propria pelle e che quindi l’integrazione fa parte della nostra naturale propensione di creare connessioni e non distanze. Averlo vinto ha portato non solo il supporto economico necessario a realizzarlo e poi distribuirlo, ma anche l’entusiasmo necessario per coinvolgere tutti i professionisti necessari alla realizzazione dell’opera nel migliore dei modi”.
Secondo voi il cortometraggio è riuscito (nel suo intento) di sensibilizzare il pubblico?
“Noi speriamo di si, durante alcune proiezioni abbiamo percepito l’emozione anche dello spettatore creato da un finale a sorpresa e dalla musica che accompagna gli ultimi fotogrammi prima dei titoli di coda. Ci sentiamo soddisfatti ma come sempre nel settore cinematografico è sempre il pubblico e la critica che hanno l’ultima parola”.
Progetti futuri per il cortometraggio che ha vinto il bando e in generale?
“Il cortometraggio deve continuare la sua distribuzione nonostante le già belle e soddisfacenti selezioni nei festival italiani ed internazionali. Sappiamo che un mercato solido e capillare del cortometraggio ancora non esiste ma non è escluso che alla fine il cortometraggio finisca anche in disponibilità di piattaforme e canali TV. Nel futuro prevediamo di continuare a lavorare nel coinvolgimento del nostro territorio alla produzione di opere cinematografiche ed audiovisive e non solo ristrette al format del cortometraggio”.
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I giovani protagonisti delle “Pagine del Sud”
ROMA (ITALPRESS) – Il viaggio tra i progetti del bando Social Film Production con il Sud prosegue con Associazione Inventare insieme onlus (Palermo), partner del documentario “Le pagine del Sud” di Alberto Bougleux, che affronta il tema delle nuove generazioni. Sono risultati vincitori dell’ultima edizione, hanno completato le riprese e la produzione e stanno avviando il percorso della promozione. Il documentario “Le pagine del Sud” ha messo insieme una serie di partner molto presenti sul territorio come la vostra associazione.
Puoi parlarne e spiegare perché avete deciso di partecipare al bando?
Risponde Inventare Insieme: “L’idea era proprio quella che sta alla base del nostro operare: creare connessioni, comunità, collaborare. Connettersi con le eccellenze locali e nazionali per dare opportunità ai ragazzi e far crescere il territorio. Nella fattispecie, raccontarsi e farsi raccontare è importantissimo per sconfiggere i pregiudizi”.
Quale è il soggetto del vostro documentario?
Risponde il regista Alberto Bougleux: “Pagine del Sud si propone di raccontare alcune esperienze di intervento sociale rivolte alle nuove generazioni del Mezzogiorno che fanno della scrittura, della lettura e degli spazi di biblioteca il motore e il catalizzatore di percorsi di integrazione e dinamizzazione comunitaria: i libri tattili per non vedenti dell’associazione il Proteo e della Biblioteca La Magna Capitana di Foggia, le attività per ragazzi dell’associazione Scuola in Mezzo al Mare e della biblioteca di Stromboli, i viaggi del Bibliomotocarro del Maestro Antonio La Cava in Basilicata, i laboratori di scrittura creativa del Club Segreto del Libro presso il Centro Tau di Palermo”.
Quando avete vinto come avete operato per realizzarlo?
Risponde Inventare Insieme: “Abbiamo messo a disposizione del regista la nostra realtà, senza modificarla, senza mettere in scena niente. Semplicemente aprendogli le porte di tutte le nostre stanze colorate. Abbiamo inoltre svolto un lavoro di informazione con i ragazzi protagonisti cogliendo così l’opportunità di farli entrare nel mondo dell’audiovisivo e di fare un’esperienza dietro le quinte di un documentario”.
Risponde il regista Alberto Bougleux: “Trattandosi di un documentario di osservazione, il desiderio era seguire per qualche giorno le attività quotidiane di ciascun progetto, e di realizzare un ritratto dei diversi gruppi di ragazzi, degli operatori coinvolti e del loro rapporto con i diversi contesti che li circondano. Per raggiungere questo obiettivo, il primo passo è stato parlare con ogni realtà e in particolare con gli operatori più a diretto contatto con ogni singolo progetto per farsi raccontare i ragazzi, il loro mondo, le loro giornate, i loro riti. A partire da lì, è bastato individuare insieme i giorni in cui ciò che accade normalmente nella vita di ciascuno dei gruppi coinvolti poteva accadere anche davanti alla macchina da presa, e poi informare e preparare i ragazzi all’arrivo di questi sconosciuti armati di videocamera e tanto interessati a raccontare il loro quotidiano. Ma al di là di ogni programma, il documentario accade davvero solo quando finalmente ci si incontra di persona: è lì che saltano i cardini di ciò immaginavamo, si vivono esperienze nuove e accadono cose impreviste e imprevedibili, che saranno l’anima del racconto. Perché questo accada però è necessario che ogni gruppo e ciascun involontario protagonista decida di giocare al gioco del film come al proprio gioco. Solo così si possono far accadere cose che saranno insieme comunissime e irripetibili, e raccontarle per immagini”.
Come i ragazzi hanno partecipato rendendo ancora più concreta la loro presenza?
Risponde Inventare Insieme: “I ragazzi erano molto contenti sia di essere protagonisti del film ma soprattutto di fare un’esperienza imparando i segreti della telecamera e di tutto il suo mondo. Il regista insieme e tutto lo staff è stato disponibilissimo: ci ha spiegato come funziona il suono, la camera e ha trasformato i ragazzi in aiutanti. In particolare una ragazza più grande, Clara Bagnasco, di 25 anni: laureata in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni ha potuto fare un’esperienza pratica coadiuvando per tutte le riprese il fonico del film”.
Risponde il regista Alberto Bougleux: “Va detto che sono stati straordinari, disponibilissimi ad aprire la porta delle loro giovani vite e a giocare con noi al gioco del film!”.
Quali le ricadute sul territorio che già avete visto e che potete immaginare?
Risponde Inventare Insieme: “Lavori come “Le pagine del Sud” sono importantissimi per territori come il nostro, caratterizzati da grande povertà economica e educativa ma anche da un’eccezionale patrimonio umano: ragazzi fantastici che con le giuste opportunità possono fare ottime cose. Il territorio stesso pur se considerato una periferia è un luogo stupendo, uno dei simboli della Palermo Araba normanna e anche del liberty. Ecco lavori come questi svelano questa bellezza opponendosi alla solita comunicazione che gira sempre sul degrado e che spesso fa solo male ai ragazzi che la guardano e se ne sentono protagonisti e dunque scoraggiati”.
Risponde il regista Alberto Bougleux: “Dal punto di vista del documentario, che come strumento di racconto del reale proteso all’incontro e aperto all’inatteso è sempre una possibile via di nuova conoscenza, mi piacerebbe che accadessero due cose: da una parte, che ciascuno dei gruppi, dei ragazzi e delle ragazze coinvolte trovasse nel film uno specchio che confermi loro l’importanza e la bellezza di ciò che fanno e di ciò che semplicemente sono. Dall’altra vorrei che questi gruppi e queste persone, ciascuna un po’ isola nel proprio contesto, trovassero nel film che li riunisce un motivo per conoscersi e fare cose insieme. In realtà l’idea del film è nata proprio da un tentativo di progetto e attività in comune fra la Biblioteca di Stromboli, il Centro Tau e la Biblioteca La Magna Capitana di Foggia. Quel progetto ancora non si è potuto fare, ma il documentario già riunisce questi mondi apparentemente lontani ma in realtà molto simili in un solo racconto, in attesa che si possano incontrare davvero”.
Come pensate di promuovere la visione del documentario?
Risponde Inventare Insieme: “Siamo partner e da anni partecipiamo al Giffoni Film Festival, lavoriamo da anni con Rai Ragazzi e pensiamo di diffondere con loro il lavoro. Ma soprattutto vogliamo promuoverlo all’interno della nostra comunità per rafforzarci e motivarci”.
Risponde il regista Alberto Bougleux: “Il documentario cercherà inevitabilmente di fare il suo percorso fra festival e televisione, ma in realtà la cosa più importante sarà tornare a mostrarlo e condividerlo in tutti i luoghi dove è stato girato. Ciascuna delle associazioni coinvolte è infatti al centro di una capillare e preziosissima rete di contatti e rapporti sul territorio, a Foggia come a Stromboli, a Ferrandina come nel cuore di Palermo. Da queste reti, come onde di profondità, possono nascere tante iniziative di distribuzione civile, che possono far conoscere il film là dove altrimenti sarebbe molto difficile farlo arrivare, e dove in fondo è più importante che ne rimanga una traccia e una memoria”.
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“Come semi al vento” e il recupero della tradizione agricola
ROMA (ITALPRESS) – Salento KM 0 di Lecce è partner del documentario “Come semi al vento” di Tommaso Faggiano, che affronta il tema del recupero della tradizione agricola. Ne parliamo con Francesca Casaluci, autrice insieme a Tommaso Faggiano del libro “Guida Salento Km0 – Coltivatori di Cambiamento” che è stato spunto per il soggetto del docufilm.
Perché (e da quanto tempo) avete deciso di utilizzare il cinema come mezzo di comunicazione del terzo settore?
“Dalla nascita di Salento Km0, nel 2010, già parte dei soci avevano competenze specifiche nell’ambito dell’audiovisivo. Per noi è stato quindi sempre naturale comunicare attraverso i video che sono, come sappiamo, un potente mezzo per parlare al pubblico. Il bando di Fondazione Con il Sud e Apualia Film Commission è stato da subito percepito come un’ottima possibilità per ampliare la narrazione dei nostri temi con un prodotto filmico più lungo e strutturato”.
Come nasce il progetto e quale ne è il filo conduttore?
“Il film, che non è un cortometraggio (dura infatti 53 minuti), è stato scritto partendo dalla rielaborazione del libro “Guida Salento Km0 – Coltivatori di Cambiamento” edito nel marzo del 2017. La narrazione ripercorre le tappe che un seme compie per diventare cibo incontrando, in ciascuna di queste, una realtà del terzo settore rappresentativa e attiva sul territorio. Si parte dal seme e dall’importanza di recuperare antiche varietà, si passa alla terra e al mantenimento della fertilità del suolo, si procede nel settore della produzione e del commercio equo e solidale e si finisce nella valorizzazione finale del prodotto locale come somma di valori culturali. È il racconto di un gruppo di associazioni e contadini che, In una regione tormentata dal degrado ambientale e dalle brutalità connesse all’agro-industria, rifondano i paradigmi dell’agricoltura moderna, in difesa della sovranità alimentare. Lo scambio di semi, la fertilità della terra, la tutela del paesaggio, la difesa dei diritti dei lavoratori e il mutualismo delineano un nuovo sistema di valori su cui basare la produzione di un cibo sano e giusto. La produzione esecutiva è di Meditfilm in collaborazione con Salento Km0, ed è stato realizzato con il supporto delle associazioni Diritti a Sud, Oltre Mercato Salento, Ciàula, Casa delle AgriCulture e Abitare i Paduli”.
Perché avete partecipato al bando? Averlo vinto che cosa ha significato e portato?
“Vi abbiamo partecipato perché ci è sembrato fin da subito un’ottima possibilità per portare i nostri temi e i nostri valori ad un pubblico più ampio. Aver vinto un bando così importante è stato fin da subito motivo di orgoglio per una realtà “di provincia” come la nostra”. Secondo voi il documentario è riuscito nel suo intento di sensibilizzare il pubblico? “Il film ha riscosso un grande successo: sono molti gli spettatori che si sono complimentati con noi dopo averlo visto. Crediamo quindi che sì, il suo messaggio sia stato colto”.
Che progetti futuri avete sia per il documentario che più in generale?
“Il film continuerà ad essere proiettato. Le attività dell’associazione Salento Km0 continuano nella promozione di un’agricoltura sostenibili e di un’economia civile attraverso attività di animazione territoriale, mezzi di comunicazione, social, libri, video”.
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Social Film Production, non solo documentari
ROMA (ITALPRESS) – Produttrice indipendente, consulente per le maggiori case di produzione italiane e straniere, esperta dell’audiovisivo e ideatrice nel 2011 del programma di formazione MAIA, Graziella Bildesheim è stata presidente della commissione valutatrice dell’ultima edizione del bando Social Film Production con il Sud.
Dalla sua multiforme esperienza come valuta questo progetto decisamente innovativo che vede l’unione di due grandi realtà, ciascuna per il proprio ambito?
“Lo valuto molto bene e mi è piaciuto molto presiedere la commissione valutatrice perché era molto forte la componente sociale, a differenza degli altri bandi e commissioni di cui ho fatto e faccio parte come quelle ministeriali o per i bandi per i fondi regionali. È stato molto interessante lavorare con questa forte caratterizzazione nel sociale, in un certo senso una sorta di idea politica che era basilare considerare nella selezione dei progetti”.
I progetti presentati facevano intravvedere delle buone realizzazioni a livello cinematografico?
“Assolutamente sì. Al di là delle possibilità o meno dei registi – alcuni dei quali erano alla loro prima esperienza e quindi senza alcun background specifico – quelli scelti sono tutti progetti buoni anche a livello cinematografico e non solamente documentaristico; sarebbero da vedere anche al cinema perché possono affrontare il grande schermo con dignità”.
Quali criteri ha individuato la giuria per scegliere tra i numerosi partecipanti suddivisi oltretutto in 10 categorie?
“C’era un elenco di linee guida ma hanno inciso fortemente l’originalità del progetto e l’innovazione, luoghi ed argomenti non trattati, l’esperienza del regista e della società proponente, la qualità del partenariato e la capacità di fare rete con le organizzazioni di terzo settore e poi le attività di promozione del film. Abbiamo anche ritenuto importante la coerenza con la traccia proposta, anche se questa è stata per noi un po’ una difficolta perché dovevamo valutare in quale il progetto si inquadrava meglio, nell’ambito di quelle scelte da ogni singolo partecipante tra le 10 tracce proposte. Un altro elemento per noi positivo è l’aver selezionato progetti che abbracciano quasi tutte le regioni del Sud”.
Ha individuato particolari letture del territorio nate proprio dai partenariati richiesti dal bando (un’impresa cinematografica e almeno due realtà del Terzo settore meridionale)?
“In alcuni casi il partenariato è stato cercato e consolidato proprio in base al progetto e un po’ tutti hanno avuto la caratteristica di proporre letture diverse dal punto di vista ambientale e culturale. Non ricordo uno per uno tutti i soggetti esaminati (ben 135!) ma ricordo che ciascuno di essi – cosa rara nel settore – aveva qualcosa di valido e speciale”.
A Venezia è stato presentato il docu-film “Naviganti”, tra i vincitori dell’ultima edizione del Bando. Può darcene un commento?
“Mi ha fatto molto piacere vederlo a Venezia. Nell’ambito della promozione del film è stato un bel lavoro, con una bella festa a Venezia. Si sta facendo un buon lavoro promozionale e stanno girando per le sale, il meglio che si possa chiedere per un film girato oltretutto durante il Covid. È un film molto riuscito che credo faccia onore ad Apulia Film Commission e alla Fondazione CON IL SUD e mi auguro che anche altri seguano lo stesso percorso”.
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Le fondazioni di comunità attivano risorse e creano solidarietà
Una fondazione di comunità è un ente non profit, che mette insieme soggetti rappresentativi di una comunità locale (privati cittadini, istituzioni, associazioni, operatori economici e sociali) con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita della comunità stessa, attivando energie e risorse e promuovendo la cultura della solidarietà, del dono, e della responsabilità sociale. La Fondazione di Comunità, grazie alla capacità di attrarre risorse e di valorizzarle investendo in progetti locali a carattere sociale, rappresenta un importante strumento di sussidiarietà. La Fondazione CON IL SUD nei suoi 12 anni di attività ha sostenuto attraverso il meccanismo del “raddoppio della raccolta” la nascita delle prime 6 Fondazioni di Comunità nelle regioni del Sud, diventandone partner strategico. Una linea d’intervento che ritiene fondamentale proprio perché esse rappresentano un importante strumento di infrastrutturazione sociale per il territorio dove svolgono un ruolo propulsore, specie per lo sviluppo dell’imprenditoria sociale.
Recentemente la Fondazione Comunità di Messina ha lanciato un bando, cui hanno aderito tutte le Fondazioni di Comunità sostenute dalla Fondazione con il Sud “rivolto ad aspiranti imprenditori e imprese già costituite nelle regioni del Sud Italia che abbiano un orientamento alla sostenibilità e al bene comune” per supportarli ulteriormente nella creazione di valore ambientale e sociale per l’intera comunità. I soggetti selezionati avranno accesso ad un percorso gratuito che include una formazione sui temi dell’imprenditorialità sostenibile e un coaching personalizzato, che li accompagnerà nel rafforzamento dell’attività imprenditoriale e nel reperimento di risorse finanziarie. Verranno presentati diversi strumenti finanziari, come i servizi di microcredito e di equity crowdfunding insieme alle misure agevolative gestite da Invitalia, come “Resto al Sud” e “Italia Economia Sociale”. Le migliori iniziative imprenditoriali che concluderanno il percorso accederanno a un concorso che darà loro la possibilità di aggiudicarsi una sovvenzione pari a 7.500 euro, da utilizzare per sostenere lo sviluppo della propria impresa. Questo bando si inquadra nell’ambito del Protocollo d’intesa siglato tra Invitalia e Fondazione CON IL SUD ed è l’occasione per un “viaggio” tra le Fondazioni di comunità sostenute da quest’ultima.
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La cultura del dono ad Agrigento e Trapani
La Fondazione comunitaria di Agrigento e Trapani è la più giovane tra quelle sostenute dalla Fondazione Con il Sud. Attraverso la promozione della cultura del dono, della partecipazione e della corresponsabilità genera programmi d’infrastrutturazione sociale innovativi e capaci di assumere una valenza strategica sul territorio. Ce la illustra il suo direttore Giuseppe La Rocca.
Quando nasce e per iniziativa di quali realtà?
‘La Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani è nata nel mese di gennaio 2019 dopo un percorso di animazione territoriale durato circa tre anni. La spinta decisiva, che ha messo in moto istituzioni, enti del non-profit e associazioni, è venuta da un gruppo di giovani del territorio che hanno costituito il comitato promotore (l’Associazione Scirocco). Questi giovani insieme alle Diocesi di Agrigento e Trapani e alla Fondazione Peppino Vismara hanno lavorato insieme per quasi tre anni, tessendo la rete che poi ha portato alla costituzione della sesta fondazione di comunità nel sud Italia. Grazie al programma di sostegno alle Fondazioni di Comunità nel Mezzogiorno promosso dalla Fondazione CON IL SUD abbiamo poi consolidato il patrimonio e avviato diverse iniziative di sviluppo locale’.
Quali i soci fondatori?
‘La Fondazione di Comunità sostiene lo sviluppo solidale delle comunità per offrire opportunità alle persone e agli enti del terzo settore. Attraverso la promozione della cultura del dono, della partecipazione e della corresponsabilità genera programmi d’infrastrutturazione sociale capaci di assumere una valenza strategica per il territorio. Attorno a questa mission si sono ritrovati i vari enti che ne hanno promosso la costituzione: Arcidiocesi di Agrigento, Associazione Confcooperative Sicilia, Associazione Farm Cultural Park, Associazione Scirocco, Banca Popolare Etica, Consorzio Agri.Ca. società cooperativa sociale, Consorzio Solidalia società cooperativa sociale, CRESM Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione società cooperativa sociale, Diocesi di Trapani e Fondazione Peppino Vismara. Hanno contribuito in maniera decisiva in qualità di partner esterni alla costituzione anche: l’Archivio della Generatività Sociale dell’Università Cattolica di Milano, Assifero, la Fondazione Charlemagne’.
Inizialmente quali problematiche intendeva risolvere?
‘Affrontare le sfide insieme per ridurre le disuguaglianze. La Fondazione promuove e sostiene progettualità che rispondono alle priorità del territorio volte a produrre azioni di sviluppo locale concrete, innovative e sostenibili, in grado di facilitare la creazione di beni comuni nei seguenti settori di intervento: promozione del welfare comunitario nell’educazione e nell’assistenza, sostegno alle imprese giovanili socialmente responsabili, valorizzazione del patrimonio culturale e naturale. In particolare, lo sguardo è rivolto al mondo giovanile che le statistiche danno sempre più in fuga dalla Sicilia. Il nostro è un territorio segnato da deficit strutturali ma anche da straordinarie potenzialità, pensiamo per esempio al patrimonio archeologico, storico e naturalistico dal quale possono essere generate diverse opportunità per la crescita delle comunità. La questione del lavoro giovanile è il problema più urgente perché la disoccupazione ci interpella in modo particolare. Quindi, fin dalla sua costituzione, la Fondazione di Comunità ha lavorato per creare opportunità per la valorizzazione socio-economica dei più giovani, fornendo opportunità e occasioni di sviluppo personale e comunitario. Infatti, lo strumento della Fondazione di Comunità ci permette d’invertire il paradigma di un Sud inerme e destinato al fallimento, creando alleanze e valore per lo sviluppo locale’.
Come si è sostenuta e si sostiene?
‘La Fondazione di Comunità persegue esclusivamente finalità civiche, solidaristiche e di utilità e realizza attività di raccolta fondi al fine di: promuovere e sostenere programmi e progetti di sviluppo locale nel territorio in cui opera; formare un patrimonio della comunità la cui rendita sia permanentemente destinata a queste attività. La Fondazione aggrega, quindi, risorse con la finalità ultima di prendersi cura della comunità stessa e di tramandare alle generazioni future un patrimonio, sia economico che di relazioni, per lo sviluppo del proprio impatto socio-economico e con l’obiettivo ultimo di ridurre le disuguaglianze senza lasciare indietro nessuno. Dalla costituzione ad oggi i sostenitori delle attività della Fondazione di Comunità sono stati: Fondazione CON IL SUD, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Charlemagne, Fondazione Peretti, 8xmille alla Chiesa Cattolica, Fondazione Unipolis, Impresa Sociale CON I BAMBINI. A questi si aggiungono diversi soggetti privati ed imprese che hanno visto nella Fondazione di Comunità una piattaforma di collaborazione utile ad ampliare l’impatto della loro responsabilità sociale’.
In questi primi anni quali iniziative ha realizzato, tese soprattutto a sostenere l’imprenditoria sociale?
‘Le iniziative in questo ambito d’intervento che riteniamo più rilevanti sono in particolare tre. La prima è il bando Crowdfunding di Comunità 2020 ‘Ripartenze inclusive’ attraverso il quale la Fondazione di Comunità ha co-finanziato sei iniziative locali realizzate da Enti del Terzo settore, di cui tre imprese sociali. Dopo la fase di selezione delle proposte ricevute, le sei iniziative selezionate sono state pubblicate sulla piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo ‘ForFunding’ con la quale la Fondazione di Comunità collabora: al raggiungimento di una raccolta pari al 30% dell’importo necessario a realizzare l’iniziativa la Fondazione di Comunità ha erogato il restante 70%. Si tratta di uno strumento innovativo – in relazione ai territori di riferimento – per il sostegno di tutte quelle iniziative community based capaci di potenziare o attivare servizi di utilità sociale a vantaggio delle diffuse fragilità che il contesto emergenziale ha generato e amplificato. Le tre imprese sociali sostenute sono: Cooperativa Sociale Arcobaleno – Valderice (TP) per un servizio di trasporto di anziani e persone diversamente abili; Cooperativa di Comunità Identità e Bellezza – Sciacca (AG) per un servizio di infopoint turistici inclusivi (attraverso integrazione LIS-Lingua del Segni Italiana); Cooperativa Sociale Al Kharub – Agrigento per un laboratorio di falegnameria e inserimento lavorativo di persone in condizione di fragilità nel campo dell’apicoltura. La seconda iniziativa è il programma ‘fa bene’ che vuole ri-conferire al cibo il suo valore comunitario adoperandolo come mezzo per promuovere la coesione sociale e l’inserimento lavorativo di persone che si trovano in una situazione di fragilità. ‘fa bene’ è una iniziativa di sistema che ha l’obiettivo di operare per la riduzione delle diseguaglianze di opportunità e agire – attraverso la leva del cibo – per promuovere filiere di co-responsabilità nelle comunità. Per realizzare questo intervento si avvieranno nei prossimi mesi: una rete di GAF (gruppi di acquisti familiari), un e-commerce etico-solidale, lo start-up di una impresa sociale per promuovere inserimenti lavorativi di persone in condizione di fragilità. Infine, la terza iniziativa è relativa al ‘South Working’. La Fondazione di Comunità sta sostenendo la nascita di un incubatore a Trapani – aperto proprio in questi giorni – volto alla promozione dell’impatto socio-economico derivante dal fenomeno del south working e di formule di accompagnamento all’impresa sociale e ai giovani del territorio. L’iniziativa ha visto il sostegno allo start-up di una cooperativa sociale denominata ‘Beehive’ promossa da un gruppo di giovani trapanesi che ha ideato e promosso il progetto dell’incubatore di comunità insieme alla Fondazione di Comunità e ad altri partner tra cui la Fondazione CON IL SUD’.
La pandemia ha fermato o mutato i progetti?
‘La Fondazione di Comunità promuove e sostiene iniziative che hanno come obiettivo quello di ridurre le disuguaglianze per favorire la ripresa inclusiva e sostenibile delle nostre comunità (secondo i principi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite). Certamente la pandemia ci ha obbligato a rivedere le nostre priorità e per una organizzazione appena costituita come la nostra non è stato semplice. Adesso, la sfida che ci attende è quella della ricostruzione: è tempo di rigenerare i legami di prossimità, la coesione delle comunità, il lavoro di cura sociale, culturale, ambientale. In questo momento di crisi è ancora più importante lavorare insieme con determinazione, concretezza e rapidità. La Fondazione di Comunità, sempre di più in questi mesi, sta lavorando alla costruzione di legami e alleanze circolari, multiformi, ibride ma sempre attente a chi è più fragile. Si tratta di un percorso complesso che è solo all’inizio. Infatti, la Fondazione di Comunità sta sviluppando un ruolo strategico nei sistemi territoriali locali non solo attraverso le azioni di raccolta fondi, ma anche generando e facilitando progettualità comunitarie di sistema, capaci di affrontare la complessità, su cui far convergere risorse e competenze locali ed extra locali. Tutto ciò è reso possibile grazie all’ampio partenariato locale ed extra locale, e al contributo di privati e di organizzazioni che sostengono le attività della Fondazione di Comunità’.
Anche voi siete tra i soggetti promotori del bando avviato dalla Fondazione di Comunità di Messina rivolto ad aspiranti imprenditori e imprese già costituite. Che cosa vi attendete? ‘
Le Fondazioni di Comunità del Sud, convinte della gravità del momento che sta vivendo il Paese, hanno scelto di rafforzare la loro collaborazione e la loro capacità di cooperazione, avviando un coordinamento. Mutualizzare esperienze, strategie e strumenti potrà meglio rendere capaci le nostre organizzazioni di servire efficacemente le comunità in cui si opera, diventando sempre più e sempre meglio strumenti in grado di ridurre le disuguaglianze nei nostri territori. Un processo di comunione e di unità, nel rispetto delle differenze e delle dinamiche evolutive di ciascuno, che riteniamo possa rappresentare un importante segnale politico di speranza e di corresponsabilità. In relazione a questa iniziativa specifica del bando rivolto ad aspiranti imprenditori e imprese già costituite ci aspettiamo di intercettare idee e capitale umano con una chiara visione di sostenibilità (economica, sociale, ambientale) e di impatto sociale nelle comunità capaci di fare la differenza sui territori. Questo perché la differenza la fanno sempre le persone’.
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Il mix vincente della Comunità Salernitana
La Fondazione della comunità Salernitana è la più ‘anziana’ fondazione di comunità del Sud: il 27 aprile ha compiuto 12 anni. Non solo: opera anche nella provincia più estesa d’Italia (4578 kmq). La sua azione si esplica attraverso il coinvolgimento concreto di tutta la comunità. A parlarcene è Antonia Autuori, sua presidente.
La Fondazione della comunità Salernitana opera in una provincia immensa: come riesce a contribuire a trasformare responsabilmente il territorio?
‘Non è facile per la Fondazione della Comunità Salernitana essere presente su un territorio così ampio, naturalmente ci proviamo anche cercando di coinvolgere consiglieri che sono espressione di varie zone della nostra provincia che consta di 158 comuni, ma la nostra forza è anche quella di avere 63 fondatori anche loro di varia provenienza territoriale e che sono i nostri occhi attenti ai bisogni della comunità. Abbiamo poi pensato ad un bando che coinvolgesse direttamente tutti i comuni (ed in questo siamo stati aiutati dall’ente provinciale) e a chi ha partecipato abbiamo offerto un corso di fundraising. Ovviamente purtroppo non siamo ancora presenti in maniera pervasiva, anche se aver partecipato a bandi che prevedevano partenariati allargati ci ha fatto conoscere meglio i vari territori, e viceversa siamo riusciti a farci conoscere anche noi un pochino’.
Nella sua creazione si è ispirata al ‘modello Cariplo’: cosa ha comportato e come valuta oggi questa scelta?
‘Il percorso verso la costituzione era stato guidato dalla Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, una fondazione di origine bancaria, che seguiva i consigli forniti dalla Fondazione Cariplo. Allora fu un perfetto mix tra le esperienze lombarde e l’innovazione proposta da Fondazione con il Sud. Ricordo bene quale componente del Comitato Promotore con la mia azienda il supporto di conoscenza offerto. Era un argomento nuovo per tanti ma abbiamo comunque deciso di scommettere sul desiderio di tanti di migliorare il nostro territorio. A distanza di anni, ho avuto la possibilità di partecipare all’incontro mondiale delle Fondazioni di comunità a Johannesburg. In quell’incontro ho visto che tante fondazioni nel mondo operano con poche risorse e realizzano grandi progetti. Non è sempre facile far comprendere che la fondazione non è un ‘bancomat’ ma che è un ‘motore’ della comunità e quindi per funzionare deve essere a sua volta alimentato (di idee, di passione, ma anche di fondi!) e per questo siamo anche concentrati sull’incremento del patrimonio che ci permetterà con la sua rendita di continuare ad essere agenti di cambiamento’.
Inizialmente quali problematiche intendeva risolvere?
‘La Fondazione non nasce per risolvere problemi che spesso lo Stato non riesce a risolvere. La Fondazione nasce per promuovere innovazione sociale sul territorio. La Fondazione ha promosso nei primi anni dei bandi specifici rivolti alle organizzazioni di terzo settore per l’acquisto di beni strumentali tipo il furgone per una Protezione Civile oppure una pesa per il banco alimentare, cose non particolarmente costose, ma indispensabili per operare. Ci siamo resi conto che spesso nelle organizzazioni di volontariato quello che mancava era quel quid per realizzare l’ultimo miglio di un progetto’.
Come si è sostenuta e si sostiene?
‘La Fondazione della Comunità grazie alla generosità di tanti donatori. Nel corso dell’ultimo triennio abbiamo raccolto complessivamente (a patrimonio, per l’attività erogativa e per la gestione) oltre 487 mila euro. Nello specifico per la gestione dobbiamo ringraziare la Regione Campania che, negli ultimi anni, ha deciso di sostenere le Fondazioni di Comunità campane con un contributo per la gestione e le attività culturali’.
In questi anni quali sono state le iniziative realizzate più significative a sostegno della comunità?
‘I bisogni del nostro territorio sono numerosi, variegati e diversificati, come abbiamo già sottolineato, per la dimensione territoriale. Moltissimi dei progetti che ci vengono presentati riguardano i bisogni legati alle disabilità e all’integrazione dell’assistenza, l’abbandono scolastico, il sostegno all’autoimprenditorialità (microcredito), l’integrazione di immigrati, ma ci vengono presentati anche progetti di restauro di opere d’arte particolarmente significative. Il nostro progetto più importante però è sicuramente la realizzazione di un centro diurno e residenziale per persone con disabilità a Sala Consilina. La costruzione (4 piani per un totale 3.200 mq circondata da un oliveto) – dalla posa della prima pietra all’inaugurazione del centro diurno al pian terreno – è durata solo 3 anni. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla determinazione dell’associazione ‘Una Speranza’, ma anche alle sinergie che grazie alla Fondazione sono state messe in atto con la Fondazione Cariplo, la Fondazione con il Sud e tanti privati. Un lavoro fatto dalla comunità per la comunità in cui fondamentale è stata la componente del dono e della fiducia e che ha anticipato anche il dettato normativo previsto dalla legge 112/2016 sul dopo di noi’.
E quelle tese a sostenere l’imprenditoria sociale?
‘La fondazione naturalmente sostiene anche progetti di cooperative del territorio provando ad attivare lo start up di nuove iniziative finalizzate a generare economie capaci di produrre reddito. Spesso le cooperative sociali si trovano in difficoltà e non hanno risorse da investire per implementare o innovare un servizio anche per i ritardi nei pagamenti degli enti pubblici. Stiamo proprio in questi giorni dando vita ad una impresa sociale con altri partner Remain che offrirà alle aziende servizi per i dipendenti che lavorano nei loro luoghi di origine lontani dalla sede centrale. Remain prevede di realizzare uffici attrezzati e moderni più vicini a chi lavora, ai suoi affetti, al suo tessuto sociale. Utilizzando contenitori pubblici dismessi, in pratica promuove ecosistemi estesi che siano in grado di creare vantaggi reciproci e nuove competenze sui territori’.
La pandemia ha fermato o mutato i suoi progetti?
‘Assolutamente non ci ha fermato, forse un po’ ha cambiato le priorità. Infatti, la Fondazione durante questo periodo ha sostenuto progetti nell’ambito sanitario e sociale in favore delle persone che hanno sofferto maggiormente la crisi derivante dalla pandemia. Sono stati donati generi di prima necessità a famiglie bisognose, per il tramite delle organizzazioni di volontariato, sono stati acquistati dei beni e donati alle strutture sanitarie. Durante il lockdown quella che non si è fermata è stata la generosità: la Fondazione ha completato una grande raccolta fondi che ha permesso di acquistare un casco refrigerante per permettere alle donne che si sottopongono al regime chemio terapico di evitare la caduta dei capelli; sono state trovate le risorse per un progetto di l’inserimento socio lavorativo di persone con disabilità; siamo stati tra i primi renderci conto delle enormi difficoltà del settore dello spettacolo e abbiamo realizzato una serie di eventi per raccogliere fondi da destinare ad un fondo di garanzia per il microcredito in particolare rivolto agli artisti e ai lavoratori dello spettacolo, Musicaccanto’.
Come vengono coinvolti i cittadini nei singoli progetti e nell’azione generale della Comunità?
‘I cittadini vengono coinvolti nei progetti dalle organizzazioni a cui spesso vengono chieste donazioni che servono per far sentire tutti corresponsabili della specifica azione progettuale. Se un progetto veramente interessa alla comunità è la stessa comunità che si fa carico di raccogliere le donazioni che servono a sostenerlo’.
Come vede il futuro?
‘Sicuramente lo immagino diverso dall’oggi. La crisi economica attuale mi spaventa moltissimo, perché il rischio di regredire nei diritti e nelle libertà è reale nel momento in cui la liquidità finanziaria è in mano a persone senza scrupoli. Dobbiamo pensare a paradigmi diversi, ripensare alla globalizzazione in maniera determinata. Gli obiettivi dell’agenda 2030 ci devono guidare’.
Anche voi siete tra i soggetti promotori del bando avviato dalla Fondazione di Comunità di Messina rivolto ad aspiranti imprenditori e imprese già costituite. Che cosa vi attendete?
‘Durante la pandemia le fondazioni di comunità del mezzogiorno hanno cominciato a lavorare su percorsi comuni: microcredito economico e sociale, focal point di Invitalia per la misura di Resto al Sud, etc…In questo lavoro in rete, la Fondazione di Messina, ha permesso alle fondazioni del Mezzogiorno di essere partner di una loro importante progettualità che abbiamo promosso attraverso i nostri canali. Sono state diverse le persone che hanno chiesto maggiori informazioni e speriamo con questa opportunità di poter aumentare la consapevolezza dei giovani sulle possibilità, le competenze e i profili richiesti dalle professioni verdi; favorire l’incontro tra domanda e offerta di green jobs e lo sviluppo dell’imprenditorialità in campo ambientale e sostenibile. La sfida dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro oggi è immaginare quali saranno i lavori ancora utili tra dieci anni. E su questo la Fondazione di comunità di Messina è una garanzia per tutti noi’.
(ITALPRESS).

