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La vocazione imprenditoriale della comunità San Gennaro

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La Fondazione di Comunità San Gennaro è una di quelle con più spiccata vocazione imprenditoriale. Tra i soci vanta, per esempio, l’associazione L’altra Napoli onlus, che gestisce le Catacombe di San Gennaro; nel cuore del Rione Sanità, ha fondato le Edizioni San Gennaro, che fanno del libro e della lettura strumenti per comunicare bellezza, identità e memoria. Capitale umano, cultura e innovazione sono i tre ambiti di intervento che vengono perseguiti attraverso la promozione di bandi e percorsi di progettazione partecipata con la comunità locale. Ne parliamo con il suo direttore, Mario Cappella.

La Fondazione di Comunità San Gennaro nasce nel 2014 dal bisogno di una comunità: ci vuole raccontare i suoi inizi?

“Da oltre 20 anni, gli enti del Terzo Settore che operano nel Rione Sanità cooperano per rispondere ai bisogni di un intero territorio. Dotarsi di una Fondazione di Comunità è stata la risposta concreta alle esigenze del territorio. Il primo passo per la nascita della Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus è stata la costituzione nel 2014 di un Comitato Promotore che intendeva svolgere opera di promozione culturale presso le realtà locali (Associazioni, Cooperative, Enti Profit e liberi cittadini) per sensibilizzarle rispetto alle potenzialità di una Fondazione di Comunità e alle attività ad essa demandate. A supporto di quest’azione sono stati organizzati eventi ad hoc al fine di ricercare attivamente tutti i possibili partner fondatori e raccogliere i fondi necessari alla costituzione del patrimonio iniziale della istituenda “Fondazione”. Da un punto di vista strettamente amministrativo, il Comitato Promotore si è occupato di redigere lo statuto della Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus per definirne l’oggetto sociale e regolamentarne la gestione interna”.

Quali i soci fondatori? Quali i sentimenti iniziali degli abitanti dell’area di riferimento?

“Se da un punto di vista istituzionale sono stato svolti i passaggi sopra descritti, dal punto di vista operativo la nostra è una Fondazione nata “dal basso”, cioè dall’ascolto del territorio che già da anni viveva un momento di rinascita grazie soprattutto all’opera di sensibilizzazione svolta dalla Parrocchia di Santa Maria della Sanità e al progetto di valorizzazione delle Catacombe di Napoli, che, di fatto, ha rilanciato un intero territorio. Quando è nata la Fondazione, infatti, al Rione Sanità vi erano già numerose Associazioni e Cooperative che si occupavano (e lo fanno tutt’ora) di valorizzare il patrimonio storico artistico e il capitale umano del quartiere. La Fondazione si può dire, è stata la diretta conseguenza del lavoro che già si faceva all’interno del Rione. La Fondazione ha scelto di coinvolgere soci che provenissero dal Privato Sociale e dal Profit. Tutti i soci fondatori della Fondazione San Gennaro si sono impegnanti a versare un capitale di 100.000 euro in 10 anni. I soci fondatori della Fondazione di Comunità San Gennaro sono la Parrocchia di Santa Maria della Sanità e di San Severo, L’Associazione “L’Altra Napoli Onlus – Associazione Napoli Dentro”, La Fondazione Grimaldi, Caronte&Tourist, Feudi di San Gregorio, L’Associazione Co-Operazione San Gennaro, La Rete San Gennaro Gli imprenditori del Rione, La Fondazione Vismara, La Fondazione Alberto e Franca Riva e la Famiglia Buonafede”.

Inizialmente quali problematiche intendeva risolvere?

“La Fondazione San Gennaro è nata allo scopo di mettere “a sistema” e “strutturare” i processi di sviluppo già in atto nel Rione Sanità dal punto di vista educativo, economico e dell’innovazione territoriale. La Fondazione funge infatti da aggregatore e facilitatore dei processi di comunità intendendo essere il contenitore giuridico in grado di rappresentare il territorio, interpretarne le esigenze e sostenerne la crescita in modo stabile ed equilibrato. Rispetto al Pubblico, la Fondazione si pone come un interlocutore intermedio capace di attivare processi, iniziative e progetti in una logica di coprogettazione e sistema integrato”.

Come si è sostenuta e si sostiene?

“La Fondazione San Gennaro ha partecipato al bando di Fondazione Con il Sud, che favorisce la nascita delle fondazioni di comunità nel Mezzogiorno. Il Patrimonio della Fondazione è attualmente costituito da beni economici e artistici, frutto di donazioni liberali di singoli cittadini, ma anche di enti profit e no-profit. Si sostiene grazie a donazioni private e attraverso contributi che provengono da bandi promossi da altri Enti. Oltre al patrimonio economico, la Fondazione è dotata di un patrimonio immobiliare ed artistico ricevuto in dono da generosi donatori privati e da artisti”.

In questi primi anni quali iniziative ha realizzato, tese soprattutto a sostenere l’imprenditoria sociale?

“La Fondazione ha supportato la start-up di diversi Enti (Associazioni o Cooperative) che operano nel territorio realizzando progetti innovativi. Negli anni è stata sostenuta un’azione di riciclo creativo della plastica; si è favorita la start-up di una gelateria sociale e della casa editrice Edizioni San Gennaro. Recentemente la Fondazione ha promosso la nascita di una cooperativa di consumo e di una cooperativa sociosanitaria”.

La pandemia ha fermato o mutato i suoi progetti?

“La pandemia ha sicuramente aperto nuovi scenari anche per la nostra Fondazione. Ci siamo interrogati su quali fossero le migliori strategie da mettere in campo per supportare la Comunità territoriale nel lungo periodo d’emergenza sanitaria. È per questo che nel corso del 2020 abbiamo attivato numerose campagne di raccolta fondi che son servite a dare un concreto sostegno materiale alle famiglie, alla Rete Educativa e agli imprenditori e i commercianti del Rione Sanità. Con la campagna “Nessuno si salva da solo” la Fondazione ha provveduto alla distribuzione di buoni spesa per le famiglie in difficoltà da utilizzare presso gli esercizi commerciali del Rione Sanità. Con l’iniziativa Tampone Solidale abbiamo invece provveduto ad organizzare una campagna di screening di massa per gli abitanti del quartiere, effettuando tamponi antigenici gratuiti. Allo stesso modo, abbiamo supportato l’azione dei Centri Educativi dotandoli di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi digitali necessari a proseguire le attività didattiche e laboratoriali in questo periodo di emergenza educativa”.

Anche voi siete tra i soggetti promotori del bando avviato dalla Fondazione di Comunità di Messina rivolto ad aspiranti imprenditori e imprese già costituite. Che cosa vi attendete?

“La Fondazione si immagina di poter attrarre e coinvolgere in questo bando le Associazioni e le Cooperative già strutturate che da tempo operano sul territorio e che possono sicuramente trarre dal bando strumenti formativi utili a favorirne l’apertura verso nuovi orizzonti imprenditoriali nel campo del turismo, della cultura e della mobilità sostenibile”.

(ITALPRESS).

Le “energie buone” della Val di Noto

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La Fondazione di Comunità Val di Noto persegue la vocazione imprenditoriale attraverso bandi e iniziative diverse mediante i quali individua e sostiene le “energie buone” del territorio, anche in maniera diretta come – ad esempio -l’incubatore di nuove imprese Eureka. Ne parliamo con il suo presidente, l’avvocato Giovanni Grasso. Quali sono le realtà che hanno dato vita alla Fondazione? “I soci fondatori della Fondazione di Comunità Val di Noto sono stati l’Arcidiocesi di Siracusa, la Diocesi di Noto, la Banca popolare Etica Società Cooperativa per azioni, Fondazione Sant’Angela Merici onlus, L’Arcolaio Società cooperativa sociale, Isituto Gestalt Therapy – H.C.C. – Human Communication Center- Kairos Srl, Don Giuseppe Puglisi associazione di volontariato, Don Giuseppe Puglisi società cooperativa sociale onlus, Fondazione Madre Teresa di Calcutta onlus, Cooperativa sociale Shaqed, Associazione Piccoli fratelli onlus, “Si può fare” cooperativa sociale onlus, “Centro di ascolto e di accoglienza” associazione di volontariato”.

Inizialmente quali problematiche intendeva risolvere? Di quali aree?

“Il territorio in cui opera la Fondazione è incredibilmente ricco di storia e umanità, ma allo stesso tempo sperimenta gli effetti di una cronica crisi sociale dovuta alla mancanza di lavoro, alla emorragia di giovani che emigrano per avere un futuro migliore, alla scarsità dei servizi ed alla mancanza di infrastrutture. La Fondazione nasce con l’idea di rafforzare i percorsi di accompagnamento, le “ripartenze” come sono state chiamate, di quanti sono rimasti indietro per condizioni familiare difficili, per scelte di vita sbagliate, per essere caduti di fronte le difficoltà che la vita ci pone”.

Come si è sostenuta e si sostiene?

“Per i primi anni la Fondazione ha potuto contare su cospicue donazioni dei suoi principali soci fondatori (le due diocesi di Siracusa e Noto) sul sostegno della Fondazione Con il Sud e sul contributo di Caritas italiana nel quadro di interventi sistematici contro la povertà. Adesso la Fondazione ha rivolto la sua attenzione alla partecipazione ai bandi nazionali pubblici e privati”. Attraverso quali progetti i risultati si sono concretizzati? “La Fondazione ha sino ad oggi promosso e sostenuto oltre 110 progetti riconducibili a tre ambiti d’azione: il welfare, l’inclusione e la coesione sociale, i progetti di economia sociale e solidale. Ad oggi gestiamo 8 cantieri educativi, lavoriamo nelle carceri, finanziamo case famiglia, ricoveri per senza tetto, mense per i poveri, centri di aiuto alle famiglie e centri di ascolto sparsi su tutto il nostro territorio”.

In particolare, quali le iniziative tese soprattutto a sostenere l’imprenditoria sociale?

“Abbiamo cominciato dalla cosa più semplice: finanziare una cooperativa sociale che già lavorava a progetti di inserimento lavorativo di detenuti all’interno del carcere ad espandere la propria attività nell’accompagnamento lavorativo al di fuori del carcere. Da lì è nata una linea di erbe aromatiche tipiche dei monti Iblei (rosmarino, timo, salvia, origano ma anche sale privatizzato e molto altro ancora) commercializzate dalla cooperativa sociale l’Arcolaio con il marchio “Frutti degli Iblei” (https://www.arcolaio.org/it/17-sali-condimenti-erbe) Abbiamo poi aperto “Eureka”, il primo Incubatore di Imprese della provincia, accompagnando decine di ragazzi da 22 ai 37 anni nel trasformare la loro impresa da idea a realtà. Nel 2018, visto che molte delle imprese che aveva contribuito a nascere realizzavano prodotti o erogavano servizi idonei ad essere venduti ai turisti, abbiamo aperto un ufficio di informazioni turistiche nel pieno centro storico della città con annesso Bookshop nel quale vengono venduti prodotti e servizi delle nostre startup e delle cooperative vicine alla Fondazione. All’interno dello stesso ambito rientrano diversi progetti di alternanza lavoro”.

La pandemia ha fermato o mutato i vostri progetti?

“Certo la pandemia ha assestato un duro colpo a tutte le attività della Fondazione, obbligandola a sospendere quasi tutte le attività in corso, a rinviare l’avvio di nuovi progetti ed a concentrare la propria attività sui progetti che potevano avere un impatto immediato su un territorio in fortissima difficoltà. Tutta la filiera del turismo è andata in sofferenza e con essa alcune delle startup che avevamo contribuito a far nascere. L’epidemia per converso ha consentito alla Fondazione di avere più tempo per valutare l’impatto di quanto fatto sino ad ora, di ripensare alcuni percorsi e di pianificare al meglio le attività future”.

Anche voi siete tra i soggetti promotori del bando avviato dalla Fondazione di Comunità di Messina rivolto ad aspiranti imprenditori e imprese già costituite. Che cosa vi attendete?

“Oltre ad aspirare a presentare almeno cinque o sei imprese che possano puntare ad ottenere il grant e l’accompagnamento del bando di cui sopra abbiamo dato il nostro contributo nel rafforzare questa alleanza tra fondazioni coinvolgendo le Fondazioni di Comunità nel meridione (da quella di Messina a quella Salernitana, da quella di Agrigento e Trapani a quella del Salento fino a quella del Centro Storico di Napoli) nell’ultimo bando che abbiamo emesso pochi giorni fa dal titolo “Eureka 3.2 – Tourist Edition”, in collaborazione con Civita Sicilia srl – operatore di primissimo piano nel campo della gestione di beni culturali e servizi collegati – per la selezione di nuove imprese (con sede nei territori delle citate Fondazioni di Comunità) che vogliano scommettersi nella produzione di artigianato di qualità e di prodotti che possano essere venduti nella serie di negozi che fanno capo alla Fondazione ed a Civita Sicilia srl. Oltre ad un accordo per la distribuzione dei loro prodotti in una rete di negozi dalla grande visibilità i vincitori potranno aspirare a percorsi di accompagnamento nello sviluppo della loro idea di impresa o aspirare all’accesso a canali di microcredito dedicato”.

(ITALPRESS).

Borgomeo “Lo sviluppo nasce dalla condivisione”

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“In un periodo in cui la pandemia scuote interi settori, una nuova collaborazione che inizia è un segnale inequivocabile di speranza, perché ci dice chiaramente che per fortuna l’ambizione di continuare a costruire il futuro non si è spenta. È proprio riconoscendo la gravità degli eventi, infatti, che si può innescare la capacità di fare quel passo in più per allargare il nostro orizzonte, anche mettendo in condivisione il bagaglio di conoscenze, riflessioni e visioni maturato da ciascuno”. Lo afferma Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD. “È ciò che hanno fatto le Fondazioni di Comunità del Sud aderendo al bando promosso dalla Fondazione di Comunità di Messina per imprenditori o aspiranti tali con un orientamento alla sostenibilità e al bene comune: un ulteriore passo in avanti in termini di collaborazione, così come rivela la natura stessa di questi enti, la cui opera e la cui efficacia è data da un’articolata struttura di legami tra soggetti anche molto diversi che perseguono un obiettivo comune di sviluppo sano per il territorio”, prosegue.

“Fare sviluppo, oggi più che mai, vuol dire cooperare, non disgregarsi, ma al contrario saper condividere e partecipare nel senso di prendere parte con responsabilità alla costruzione di una società rinnovata, più giusta e inclusiva. In questo senso, le Fondazioni di Comunità sono da sempre presìdi di sviluppo, perché nascono per fornire risposte concrete ai territori solo dopo averne ascoltato le richieste e solo riuscendo ad aggregare le energie messe in campo dai territori stessi – sottolinea Borgomeo -. Per la Fondazione CON IL SUD, le sei Fondazioni di Comunità finora sostenute sono preziosi strumenti e concrete applicazioni dell’idea di una coesione sociale perseguibile solo a partire dal terzo settore e da una comunità che si fa protagonista del proprio futuro. È il principio che anima ciascuno degli oltre mille progetti sostenuti dalla Fondazione, principio che diventa nuovo strumento nelle Fondazioni di Comunità.

(ITALPRESS).

Il sostegno ai “nuovi poveri” e la cura del tessuto sociale

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L’emergenza Covid ha innescato o aggravato molte situazioni di disagio economico e sociale, amplificando il rischio che le mafie possano guadagnare terreno. Piccole imprese e privati cittadini hanno bisogno di sostegni, talvolta esigui, che spesso non riescono ad ottenere: in loro sostegno sopraggiunge il microcredito, la particolare forma di aiuto economico nata per sostenere le persone che volevano avviare piccole attività imprenditoriali nei Paesi in via di sviluppo. Con il passare del tempo ha spostato il proprio raggio d’azione intervenendo anche nelle aree delle cosiddette economie avanzate a sostegno dei “nuovi poveri” e mutato le modalità d’intervento, offrendosi a persone in difficoltà economica.
Ma è necessario anche creare reti intorno al cittadino per aiutarlo sia materialmente che nell’ottica di tenere saldo il tessuto sociale. Il Focus di questo mese approfondisce queste tematiche attraverso il racconto delle esperienze di Pio Monte Somma Microcredito Sociale e Libellula, affidando un commento finale a Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud ma in questo caso interpellato come profondo esperto del microcredito: la sua società – Cborgomeo&Co – pubblica periodicamente il “Rapporto sul microcredito in Italia”, giunto quest’anno alla XIII edizione.
(ITALPRESS).

La lotta all’usura passa anche dal microcredito

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Il Progetto Pio Monte Somma Microcredito Sociale è finalizzato alla prevenzione del fenomeno dell’usura attraverso l’erogazione di prestiti di piccoli importi a favore di persone e famiglie in difficoltà. Responsabile del progetto è Finetica Onlus, uno dei 163 enti gestori del fondo antiusura riconosciuto dal Mef. Ne parliamo con Nello Tuorto, presidente di Finetica Onlus.

Finetica onlus ha nelle sue corde dall’inizio la prevenzione dell’usura. Può farne una breve storia dagli anni ’90 ad oggi?

“Finetica viene costituita nei primi anni ’90 in provincia di Napoli, da un gruppo di giovani professionisti e imprenditori, che si propongono di realizzare iniziative tese a suscitare momenti di particolare riflessione e sensibilizzazione sul valore della legalità e della centralità dei principi etici da iniettare in ambito finanziario. L’Associazione ha lo scopo di promuovere la cultura della finanza etica e solidale come pratica di giustizia economica e sociale, perché si affermi e si potenzi una gestione del risparmio e del credito che rimetta la comunità, il bene comune, le persone e i rapporti sociali al centro dell’economia, dando al denaro un ruolo di strumento e non di fine. Finetica è stata costituita nell’area metropolitana di Napoli ed oggi opera in Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Lazio e Sicilia. Nella primavera del 2016 è stata riconosciuta dal Ministero dell’Economia e Finanze, Organizzazione di rilevanza nazionale. Il costante impegno dell’Associazione ha portato al conseguimento di una serie di riconoscimenti nell’arco della sua operatività: è un’Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus) ai sensi del Decreto Legislativo n. 460/97; è riconosciuta dall’Ufficio Italiano Cambi presso la Banca d’Italia quale Ente, che può esercitare non sotto forma prevalente e professionale, l’erogazione di microprestiti ai propri soci; è regolarmente iscritta nell’Elenco speciale, tenuto presso la Prefettura di Napoli quale Organizzazione che presta assistenza e solidarietà a soggetti vittime dell’usura e danneggiati dalle attività estorsive; è, infine, iscritta nell’Elenco degli Enti gestori del Fondo di prevenzione dell’usura, tenuto presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze ai sensi dell’Art. 15 Legge 108/1996”.

Come è mutato negli anni il dramma dell’usura? Più o meno frequente? Più o meno ‘nascosto’?

“Il Ministero dell’Interno sostiene che il fenomeno usurario ammonta a circa 30 miliardi di Euro di cui più di un terzo controllato dalle mafie. A mio avviso questi numeri sono sottostimati, ma danno comunque un’idea di quanto l’usura sia un fenomeno drammatico, penetrato nel corso degli anni sempre più nel tessuto economico e sociale del Paese. L’illegalità è sempre più pervasiva e pesa troppo l’inefficacia delle azioni pur intraprese dalle Istituzioni”.

Come e perché nasce il progetto “Pio Monte Somma: Microcredito Sociale”?

“L’iniziativa nasce poiché abbiamo riscontrato che più volte gli Istituti finanziari con i quali siamo convenzionati si sono rifiutati di erogare prestiti di piccoli importi ritenuti ‘non remunerativi’, nonostante avessimo fornito delle garanzie capaci di coprire il 100% del rischio. E tutto ciò malgrado i soggetti che avevano richiesto il prestito non fossero segnalati in Centrale rischi, né fossero protestati. Il Progetto Pio Monte Somma: Microcredito Sociale fornisce un’adeguata ed immediata risposta ai bisogni dei cittadini ‘esclusi o respinti dal Sistema finanziario legale’ e assolve, quindi, allo scopo principale di Finetica: quello di prevenire l’usura”.

Può descriverlo brevemente nelle sue azioni concrete?

“Il Progetto Pio Monte Somma: Microcredito Sociale ha l’obiettivo di erogare con immediatezza prestiti di piccoli importi a favore di persone e famiglie in difficoltà. Con il Fondo di Garanzia, amministrato da Finetica e finalizzato alla prevenzione del fenomeno dell’usura, si concede una ‘garanzia reale’ in favore della persona e della famiglia che si trova in condizioni di vulnerabilità economica e sociale al fine di agevolare l’accesso al ‘microprestito’ erogato da una Cooperativa sociale. La Cooperativa sociale, secondo una ‘particolare e mitigata valutazione del merito creditizio’, stipula immediatamente un regolare contratto che ha per oggetto la concessione a tassi agevolati di un finanziamento (da 1.000 a 9.000 euro), della durata non superiore ai 60 mesi ed il cui adempimento è garantito al 100% dal Fondo antiusura gestito. L’utente esibisce semplicemente, all’atto della richiesta, un’attestazione di ‘garanzia morale’ rilasciata dall’Autorità religiosa (Parroco, Responsabile Caritas, Azione Cattolica ecc.), dall’Autorità civile (Comandante dei Carabinieri o dei Vigili Urbani, Dirigente Scolastico) oppure infine dal Responsabile di altre Organizzazioni non lucrative che operano con un ruolo di riferimento rispetto alla specifica comunità locale. La restituzione del prestito avviene nel corso dei successivi 60 mesi, tramite una disposizione permanente di pagamento su un conto postale o bancario con rate mensili che si aggirano intorno ai 100-200 euro”.

Da chi è sostenuto?

“Il Progetto Pio Monte Somma Microcredito Sociale è sostenuto in primis dalla Fondazione per il Sud, guidata da Carlo Borgomeo e, inoltre, da altre importanti realtà quali: l’Associazione Progetti Finanziamenti e Territori in Calabria; la Fondazione Grimaldi Onlus in Campania; la Fondazione Mons. Vito De Grisantis in Puglia; la Fraternità della Santa Croce di San Benedetto e l’Associazione Libere Professioni Antiracket e Antiusura”.

Le persone sostenute riescono a far fronte al prestito o incorrono in ulteriori difficoltà?

“La nostra attività di assistenza non termina con la concessione del microcredito – al quale si arriva comunque dopo una attenta attività istruttoria di analisi delle reali motivazioni che stanno spingendo quella persona o famiglia ad indebitarsi – continua, infatti, con un accompagnamento costante teso ad un uso consapevole del denaro ricevuto in prestito. Monitoriamo, inoltre, la situazione durante tutto il periodo della restituzione del prestito; nel caso si presentassero ulteriori difficoltà (il campanello d’allarme sono sovente due o tre rate non pagate) ci rendiamo subito disponibili a sostenere il nostro assistito. In ogni caso, le mancate restituzioni si aggirano intorno al 13% dell’erogato garantito dal Fondo, nonostante trattiamo prevalentemente casi definiti dal sistema bancario ‘ad alto tasso di insolvenza’”.

La pandemia ha aggravato una situazione già fragile e compromessa?

“La pandemia sta facendo crescere soprattutto al Sud il ricorso agli usurai, spesso legati alla malavita organizzata. Siamo di fronte a una diffusione capillare dell’usura che sviluppa un mercato del credito illegale a cui si rivolge chi non riesce ad accedere ad altri canali. La situazione è delicatissima, i dati sono lì a dimostrarlo: i rapporti della Direzione Investigativa Antimafia affermano che nel 2020 il fenomeno dell’usura è cresciuto del 6,5%; sono circa 42 mila, secondo la Confesercenti, le piccole attività del commercio, dell’artigianato, dell’industria e dei servizi che, pur di non fallire, potrebbero essere costrette a ricorrere a finanziamenti illegali. I crediti deteriorati nel Paese superano i 300 miliardi di euro. Tra gennaio e settembre 2020, il Ministero dell’Interno ha registrato 1.637 interdittive antimafia (nello stesso periodo del 2019 erano state 1.540) con un incremento del 6,3%. Gli aumenti maggiori si registrano, purtroppo, in Campania che da 142 interdittive del 2019 passa a 268 nel 2020 (quasi raddoppia) ed Emilia-Romagna (+89%). Nei quartieri storici e periferici di Napoli si ricorre all’usura perfino per pagare la rata del mutuo, l’affitto, la rata dell’auto o di un elettrodomestico e finanche le bollette”.

Come è il vostro rapporto con le istituzioni e che cosa potrebbero fare di più?

“Abbiamo stabilito un ottimo rapporto con le istituzioni con le quali collaboriamo costantemente: Ministero dell’Interno, Commissariato straordinario antiracket e antiusura, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Prefetture, Forze dell’Ordine, Procure, Regioni, Camere di Commercio. Va riconosciuto che la legislazione in materia – la Legge 108 del 1996 – dopo 25 anni, ha bisogno di un significativo intervento da parte del legislatore: 1) Occorre aumentare e rendere stabile lo stanziamento annuale di ripartizione del Fondo di prevenzione ed eliminare ogni disparità di trattamento tra Confidi e Associazioni e Fondazioni, introducendo per queste ultime la possibilità di recuperare i costi di gestione (art.15); 2) E’ necessario urgentemente concedere la possibilità di accesso al Fondo di solidarietà per le vittime anche a persone singole e famiglie e non soltanto alle Partite IVA”.

In generale, stante l’attuale grave situazione economica, che cosa ritiene si potrebbe fare per contrastare il fenomeno dell’usura?

“Per contrastare e sconfiggere radicalmente il fenomeno, occorre una costante ed incisiva azione di contrasto ad opera della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e realizzare una strategia incentrata su prevenzione, solidarietà, formazione e educazione finanziaria negli Istituti scolastici e nelle Università. Un grosso problema risiede, poi, nel funzionamento del nostro sistema bancario, che produce dei tassi di esclusione da capogiro: il 25% della popolazione attiva nel nostro Paese (10 milioni di persone tra i 18 ed i 65 anni) non può più accedere agli istituti finanziari; per costoro l’usuraio rappresenta l’unica possibilità. In tal modo viene sempre meno la funzione sociale del credito. E, infine, vi è una certa difficoltà da parte delle persone a denunciare l’usuraio, in quanto le vittime seppur ‘strozzate’ si vedono le porte sbarrate delle banche e si sentono sole e abbandonate dallo Stato, che non riconosce attualmente nessun sostegno alle famiglie in difficoltà che decidono di denunciare e finiscono così per considerare un benefattore il loro ‘strozzino'”.

(ITALPRESS).

“Libellula”, laboratorio di monitoraggio civico della spesa pubblica

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Libellula è un laboratorio di monitoraggio civico della spesa pubblica. E’ nato e opera in Sicilia e con il suo operato vuole contribuire a costruire processi di fiducia tra i cittadini e la pubblica amministrazione.
Ne parliamo in maniera approfondita con Francesco Saija, presidente di Parliament Watch Italia.

Come e per iniziativa di chi nasce Libellula?

“Libellula – laboratorio di monitoraggio civico della spesa pubblica nasce a Messina nel marzo del 2019 su iniziativa dell’associazione Parliament Watch Italia che, dal 2016, opera a livello locale in Sicilia per promuovere pratiche di governo aperto e monitoraggio civico. Libellula sensibilizza comunità e istituzioni locali alla possibilità di collaborare in maniera intelligente (smart) attorno allo scambio trasparente di informazioni sulla spesa di denaro pubblico. Quando queste informazioni sono condivise, il laboratorio è in grado di offrire ai propri partecipanti strumenti e pratiche che possono essere utilizzate per attuare percorsi di monitoraggio civico di questa spesa”.

Quali obiettivi vi ponete?

“Libellula nasce come spazio fisico e virtuale di riunione di tutti coloro che si accostano a queste pratiche e arrivano attraverso esse a condividere l’obiettivo della transizione locale al governo aperto che coinvolga i territori in percorsi di crescita della relazionalità e della coscienza collettiva e favorisca il cambio culturale nelle pubbliche amministrazioni per una governance più trasparente e inclusiva delle istanze della società civile”.

Che azioni concrete avete realizzato?

“Con l’Università di Messina e, dal 2021, con il Comune di Palermo, Libellula ha in corso una sperimentazione su uno di questi strumenti, il Patto di Integrità, già oggetto di un programma pilota della Commissione Europea che Libellula ha studiato e adattato al contesto locale. Il Patto è un vero e proprio contratto, che mira a rendere più trasparente il processo di una gara d’appalto, siglato tutti gli attori in gara e da un organismo di monitoraggio indipendente, che è una organizzazione della società civile. A Libellula, che secondo le previsioni del Patto ha libero e tempestivo accesso ai dati e ai documenti dell’appalto, spetta il compito di fare in modo che il processo sia ampiamente conosciuto dalla cittadinanza. L’opera pubblica sottoposta a Patto di Integrità a Messina, con stazione appaltante l’Università, riguarda la rifunzionalizzazione a plesso universitario della ex sede della Banca d’Italia. Si tratta di uno spazio di oltre 6.000 mq in centro città, dunque di valore strategico. A Palermo, dove il Patto già previsto da un protocollod’intesa tra il Comune e Parliament Watch Italia sarà firmato nei prossimi mesi, l’intervento pubblico riguarderà il Teatro Massimo, ovvero uno dei luoghi simbolo dell’intera regione. Il progetto – e più in generale l’approccio strategico dell’organizzazione – viene incubato dalla Fondazione Robert Bosch e dalla Fondazione Mercator attraverso la selezione a CitizensLab, un programma per lo scambio di pratiche fra attori del cambiamento locale in Europa. In seguito vince il concorso europeo di idee Advocate Europe e viene sostenuto da OSIFE-Open Society Initiative for Europe, Fondazione con il Sud e, dal 2021, con un piccolo contributo, dalla Commissione Europea”.

Recentemente avete presentato un progetto di ampio respiro che monitora la spesa pubblica della Regione Siciliana. Ce lo vuole illustrare?

“Grazie al finanziamento del programma Civic Europe, Libellula ha lanciato Spendiamoli Insieme (www.spendiamolinsieme.it), presentato recentemente e che ha pubblica dati e informazioni su come vengono spesi (o non spesi) ogni anno, dal 2016 ad oggi, i più di 4 milioni di euro che i Comuni, per una legge regionale sulla democrazia partecipata, sono obbligati a spendere coinvolgendo i cittadini nella scelta dei progetti da realizzare. Il sito pubblica ad oggi circa 2000 documenti e oltre 400 articoli di stampa locale che danno informazioni su tutti e 390 i Comuni siciliani. Oltre a pubblicare informazioni sul tema e a raccontare le storie delle comunità locali che hanno speso “insieme” e “bene”, il progetto ha l’obiettivo di sensibilizzare quei territori, ad oggi quasi la metà, che non utilizzano questi fondi e che secondo la legge devono quindi restituirli alla Regione sull’opportunità offerta da questa legge. Le attività di Libellula hanno coinvolto direttamente circa 400 partecipanti, tra persone che abitualmente seguono le attività del laboratorio e una più ampia comunità che vi si affaccia in maniera saltuaria”.

Perché sono state scelte le città di Messina e Palermo?

“Messina era il nostro luogo di residenza e in un momento di particolare rinascimento civico, a partire dal 2016, Parliament Watch è stata per un gruppo di cittadini la maniera di entrare nel dibattito cittadino e portare all’attenzione del pubblico un concetto di partecipazione slegato dal dibattito ideologico e rideclinato nella cornice dello sviluppo della democrazia rappresentativa. Il progetto ha rischiato di naufragare nel 2018 con il cambio di amministrazione, perché la nuova non ha confermato gli impegni assunti a più riprese dalla precedente. L’imprevisto ha aperto due opportunità, nella forma delle intese per la sperimentazione del Patto di Integrità con l’Università di Messina – che ha di fatto sostituito il Comune nei piani originali – e del Comune di Palermo, grazie alla continuità del rapporto con l’ex segretario generale del Comune di Messina, Antonio Le Donne (oggi in carica a Palermo) che insieme all’assessore Sergio De Cola contribuì alla formulazione del quadro che permette queste forme di collaborazione. A Palermo sta per nascere il primo Piano d’Azione Locale di Open Government, nell’ambito della partecipazione del Comune, sostenuta come partner da Parliament Watch Italia, al programma internazionale Open Government Partnership, unico ente locale italiano selezionato. Un altro fronte su cui stiamo iniziando ad intervenire collaborando con iniziative di livello nazionale che coinvolgono decine di organizzazioni è quello del Recovery Fund al cui monitoraggio partecipiamo mediante un “Osservatorio nazionale indipendente” cui hanno sinora aderito alcune delle principali organizzazioni nazionali con radicata presenza nei territori e una forte esperienza nel settore della trasparenza e rendicontazione. L’Osservatorio è nato nell’ambito del programma Follow the Money – ideato all’interno del Festival della partecipazione 2020 – che intende monitorare la qualità e l’inclusività del processo decisionale di costruzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

(ITALPRESS).

Borgomeo “Microcredito formidabile strumento di inclusione sociale”

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Carlo Borgomeo è presidente della Fondazione con il Sud ma anche profondo esperto del microcredito: la sua società – Cborgomeo&Co – pubblica periodicamente il “Rapporto sul microcredito in Italia”, giunto quest’anno alla XIII edizione. Presidente Borgomeo, basta scorrere l’ultima edizione del Rapporto sul Microcredito per rendersi conto di quanto sia profondamente variato il suo raggio d’intervento: le richieste da parte di persone fisiche insieme all’ammontare dei prestiti concessi, hanno superato quelle provenienti da gruppi e/o persone giuridiche.

Come giudica questa variazione anche in funzione della sempre maggiore facilità per i cittadini italiani di vedersi esclusi dal circuito finanziario?

“In effetti, anche se in maniera non eclatante, dalle nostre rilevazioni emerge che il fenomeno del microcredito è in costante crescita nel corso degli anni. Aumentano sia i prestiti per quanti vogliono avviare una piccola attività autonoma, sia per quanti hanno improvvise esigenze di liquidità per far fronte a spese anche minute, ma obbligate. Ovviamente quando registreremo i dati del 2020, anno della pandemia e dell’esplosione della povertà, conteremo molti prestiti concessi a questo fine. In generale certamente resta la difficoltà delle Banche a rispondere a questa domanda, anche al di là del tradizionale problema delle garanzie per il quale ormai vi sono molte opportunità per venire incontro ai soggetti “non bancabili””.

Il vostro rapporto dedica un breve paragrafo ai prestiti concessi per prevenzione usura, una piaga che la pandemia sta contribuendo a far crescere. Un allarme che quasi un anno fa venne lanciato da Papa Francesco “usura, una pandemia sociale”.

“Sì, nel nostro ultimo rapporto, che dà conto dei dati relativi al 2019, vi è un capitolo dedicato all’usura, vera piaga sociale e, spesso, prima modalità di insediamento della criminalità organizzata negli strati più fragili della popolazione. Figuriamoci i dati del 2020! Il Covid ha spazzato via, all’improvviso migliaia di piccole attività, spesso sommerse, che davano reddito e lavoro a migliaia di persone, soprattutto nei grandi centri urbani. Ovviamente essendo attività informali non hanno potuto godere dei cosiddetti ristori: un vero dramma ed una prateria per l’usura. Bisogna rafforzare gli interventi contro l’usura: mentre le misure di prevenzione con i fondi del Mef sono ben gestite da qualificate organizzazioni in diversi territori, quelle per le vittime dell’usura, in capo al Ministero dell’Interno, generano ingenti residui passivi: una situazione assurda. E’ necessaria una rapida e radicale riforma”.

Per tutelare i più deboli si stanno moltiplicando le iniziative; come ritiene potrebbero interagire il sistema delle banche e i soggetti erogatori di microcredito?

“Nella maggior parte dei casi sono le banche che erogano il prestito: l’importante è rafforzare il lavoro di promozione, di accompagnamento, di tutoraggio. Il microcredito è anche un formidabile strumento di inclusione sociale, non un semplice prestito garantito”.

Ci sono zone grigie o aspetti sui cui lavorare per evitare che cittadini e piccole aziende in difficoltà chiedano credito altrove?

“C’è da semplificare la legislazione vigente sul microcredito che prevede lacci e lacciuoli sostanzialmente inutili; c’è da rafforzare e qualificare strumenti come “Resto al Sud” di Invitalia; soprattutto c’è da modificare la legislazione sulla lotta all’usura: questo è certamente l’aspetto più urgente”.

(ITALPRESS).

Housing Sociale, l’edilizia che combatte le povertà

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Il nuovo focus “ITALPRESS con il SUD” punta la sua attenzione sull’housing sociale, termine che in italiano si può tradurre in “edilizia residenziale sociale” o “edilizia abitativa sociale”, la particolare tipologia di intervento immobiliare che garantisce una soluzione abitativa a persone o nuclei familiari che vivono situazioni di fragilità. La soluzione abitativa non è che l’inizio di un percorso che permette a queste persone di fragilità di acquisire fiducia, autonomia e competenze per uscire da una situazione di povertà globale. Sono numerose le realtà che si occupano di queste tematiche con interventi articolati e complessi che prendono il via con recupero e la ristrutturazione di unità di varie dimensioni e talvolta di interi quartieri e molte di esse sono state sostenute dalla Fondazione con il Sud.
“Sottosopra: Abitare Collaborativo” è un progetto che si sviluppa nel quartiere di San Berillo, nel cuore del centro storico catanese, che da decenni vive problemi legati all’abbandono degli immobili e la conseguente diffusione dell’abitare informale da parte di popolazione a rischio esclusione. Circolo virtuoso è un progetto di housing sociale che ha preso il via nel marzo 2019 a Palermo. Come molti altri ha purtroppo subito dei rallentamenti a causa della pandemia, ma questo tempo è comunque servito per rafforzare relazioni e sviluppare i punti salienti. ARCA, in fase di realizzazione a Castiglione Cosentino in provincia di Cosenza, nasce con l’obiettivo di rispondere a bisogni abitativi diffusi e garantire a nuclei familiari in condizioni di vulnerabilità l’accesso ad un alloggio adeguato. Capacity è un’iniziativa della Fondazione di Comunità di Messina per rigenerare a livello sociale ed urbano due aree del Messinese. Al presidente della Fondazione con il Sud Carlo Borgomeo è affidato un commento conclusivo.

(ITALPRESS).

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