Co-housing, edifici ecosostenibili e riprogettazione dei paesaggi urbani. Sono solo alcune delle idee esposte sottoforma di progetti plastici agli Armani Silos di Milano, nell’ambito della mostra About Future: Architecture, Cities, Environment. Models and Vision, realizzata dalla Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni (AUIC) del Politecnico di Milano e ospitata nello spazio espositivo voluto dallo stilista Giorgio Armani nel quartiere Tortona di Milano. La mostra, che è stata curata da Stefano Guidarini, Filippo Orsini e Orsina Simona Pierini, sarà aperta al pubblico dal 17 maggio fino al 28 luglio.
“Questo progetto nasce dalla rinnovata collaborazione tra il Politecnico e Giorgio Armani”, ha dichiarato Ilaria Valente, preside della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegnerie delle Costruzioni (AUIC) di Milano. Lo stilista, che già aveva ricevuto nel 2007 la laurea honoris causa in Disegno Industriale proprio dal Politecnico milanese, conferma la propria attenzione per l’affermazione delle nuove generazioni. L’esposizione raccoglie, infatti, circa 100 lavori di 60 studenti della scuola AUIC, frutto delle rispettive tesi di laurea.
“Sono progetti accademici, ma al tempo stesso utopie concrete. Sono fondati sulla coerenza costruttiva e proprio per questo sono dotati ciascuno di una propria fattibilità effettiva. Ciascun modello è potenzialmente realizzabile nella realtà”, ha spiegato la preside Valente. “L’esposizione è il frutto di un percorso nella migliore tradizione architettonica italiana e milanese, attenta all’innovazione e alla ricerca. Per questo – ha aggiunto – l’itinerario che abbiamo ricreato all’interno della mostra è suddiviso per parole chiave: edifici, co-housing, ambiente, città”. Molti di questi lavori, come spiega la direttrice, sono fortemente ancorati all’attualità. Tra quelli più avveniristici spicca un modello abitativo pensato per l’accoglienza ai migranti: “I nostri studenti si confrontano spesso con tematiche simili e hanno la possibilità di ascoltare dalle persone che vengono ospitate quali siano le loro necessità”, ha spiegato Valente. Le idee alla base dei modelli prodotti portano anche una forte impronta multiculturale, come ha spiegato la preside dell’AUIC. Molti degli studenti, infatti, hanno avviato i loro progetti all’estero basandosi sulla ricerca di nuove progettualità per le città del mondo. “Questo è molto importante per ripensare l’architettura italiana con uno sguardo internazionale”, ha concluso Valente.
CITTÀ E PAESAGGI UTOPISTICI, PROGETTI POLIMI AGLI ARMANI SILOS MILANO
RIGENERAZIONE URBANA, A MILANO APRE IL CANTIERE DI CORSO COMO PLACE
Cinque miliardi è la cifra investita negli ultimi 10 anni da Coima, piattaforma di sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari, in diversi progetti di rigenerazioni urbana. Altri 5 miliardi, per un valore complessivo di 10, saranno stanziati da qui al 2024 per la realizzazione di nuovi lavori e il completamento di quelli già in corso. Sono le cifre presentate durante Architettura= Cultura e Sviluppo Economico, un incontro per fare il punto della situazione sui piani di rinnovamento della città, che si è svolto negli spazi della Fondazione Riccardo Catella di Milano. Durante il convegno è stata presentata anche Coima City Lab, una think thank composta da architetti e paesaggisti, specializzati in riprogettazione urbana. Tra loro Stefano Boeri, Elizabeth Diller, Gregg Jones e Cino Zucchi. “Dopo l’esperienza del Bosco Verticale e di Porta Nuova a Milano, sono felice di tornare a collaborare con un team di colleghi internazionali. Rigenerazione urbana, attenzione ai giovani e a tutte le forme di coabitazione , autosufficienza energetica e integrazione del verde nell’architettura saranno le sfide urbane dei prossimi decenni”, ha commentato Stefano Boeri, che ha partecipato all’incontro insieme al Rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta.
“I contesti urbani, in forte espansione, richiedono un nuovo modo di pensare gli spazi e i servizi, di intendere le metropoli ma anche in luoghi di studio. Stimoli ai quali il Politecnico vuole contribuire assieme alle imprese e alle istituzioni che operano sul territorio per rendere Milano uno dei punti di maggior interesse a livello internazionale”, ha aggiunto Resta che ha parlato anche dei 15 cantieri – che saranno ultimati entro il 2021 – per la trasformazione del campus cittadino. Oltre alle strutture universitarie, Milano vedrà il completamento di due progetti realizzati da Coima: il primo è quello di Gioia 22, che comprende l’ex edificio Telecom di via Pirelli 35, l’ex edificio degli Uffici Tecnici Comunali di via Pirelli 39, l’ex edificio INPS di via Melchiorre Gioia 22 e i terreni all’incrocio tra via Gioia e via Pirelli. Il secondo è quello Corso Como Place, in via Bonnet, il cui cantiere sarà aperto al pubblico, in occasione della Milano ArchWeek, sabato 25 maggio (visite guidate dalle 12.00 alle 19.00). L’edificio, alto circa 70 metri per 21 piani, offrirà una visuale a 360° sullo skyline della città.
L’idea di ripensare gli spazi urbani non riguarderà solo il capoluogo lombardo: diversi progetti di rigenerazione urbana sono in corso di realizzazione anche a Roma e a Venezia. “Le città diventeranno le infrastrutture di riferimento per la società. E questo avviene in un momento storico in cui è forte la ricerca di nuovi riferimenti culturali”, ha dichiarato Manfredi Catella, CEO e fondatore di Coima. “Per questo – ha aggiunto – il nostro impegno per il Paese proseguirà favorendo alleanze tra imprenditori, operatori, professionisti, investitori e settore pubblico in una collaborazione virtuosa che consenta alle nostre città di diventare luoghi di innovazione e sostenibilità esemplari nel mondo”.
POLIMI AL FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE 2019
Il Politecnico di Milano aderisce alla terza edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato da Alleanza Italiana dello Sviluppo Sostenibile (ASviS) e promosso dalla RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile.
L’intera manifestazione, che si svolge nell’arco di 17 giorni, dal 21 maggio al 6 giugno, intende richiamare l’attenzione sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) sottoscritti dall’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre del 2015, con la finalità di coinvolgere e sensibilizzare fasce sempre più ampie della popolazione sui temi dell’Agenda 2030.
In occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, il Politecnico di Milano organizza un articolato e ricco palinsesto di eventi (Conferenze, seminari, dimostrazioni, attività interattive, ecc.) destinati non solo alla comunità di studenti e personale dell’Ateneo, ma aperti all’intera cittadinanza milanese.
Il Festival prende avvio al Politecnico con il Seminario promosso congiuntamente tra l’Ateneo e l’Università degli Studi di Milano sul tema “Stili di Vita & Sostenibilità: promozione della Salute in Università”, in programma il 21 maggio che vedrà docenti esperti di medicina della salute e dello sport e di altre discipline interagire con rappresentanti degli studenti allo scopo di tracciare un complesso di azioni per migliorare gli stili di vita in università, con riflesso sull’individuo, la comunità e il pianeta.
Mercoledì 22 (Campus Bovisa – Candiani) e Mercoledì 29 maggio (Città Studi – piazza Leonardo da Vinci), si svolgeranno le Giornate della Sostenibilità dedicate a informare e sensibilizzare sui temi della sharing mobility (aziende di car, scooter, bus e bike sharing saranno presenti per illustrare non solo i vantaggi riservati alla comunità universitaria, ma anche i servizi offerti. Tecnologie che aiutano ad adottare stili di vita più sostenibili, raccolta differenziata, economia circolare, la ciclofficina Policiclo, sono solo alcuni tra i temi e servizi sviluppati in Ateneo che si potranno toccare con mano, grazie anche ad attività interattive con il pubblico presente.
Il 22 maggio saranno inoltre ospitati i rappresentanti delle associazioni studentesche che aderiscono al movimento Milano per il clima e Friday For Future.
Un altro appuntamento immancabile si svolge Domenica 26 maggio: un’intera giornata, organizzata dall’Ateneo in collaborazione con il Gruppo Acquisto Ibrido (GAI). Nel corso della mattinata, una gara tra auto ibride intesa a premiare non chi arriva prima ma chi avrà consumato meno carburante.
A conclusione della GAI Economy Run, dalle ore 15, un seminario tematico approfondirà il ruolo delle auto ibride ed elettriche per promuovere una mobilità più sostenibile.
Giovedì 30 e Venerdì 31 maggio si svolgeranno due incontri organizzati e gestiti dalle associazioni studentesche del Politecnico e dell’Università degli studi di Milano, Msoi e Resilient G.A.P.: “I giovani e l’Agenda 2030: sfide per un futuro sostenibile” e “Scienza e diplomazia per il pianeta”.
Mercoledì 5 giugno sarà presentato al pubblico il Piano di Mitigazione delle emissioni di CO2 del Politecnico di Milano (approvato come indirizzo politico dagli Organi di governo di Ateneo all’inizio del 2019 con impegni formali di riduzione delle emissioni di CO2, rispetto all’anno di riferimento 2015, per gli anni 2025 e 2030). In occasione del recente Forum PA di Roma, il Piano è stato selezionato a livello nazionale tra i 100 migliori progetti della seconda edizione del Premio PA Sostenibile per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Il premio, promosso in collaborazione con ASviS, è rivolto ai migliori progetti e prodotti che sposino l’utopia sostenibile e possano aiutare l’Italia ad affrontare le debolezze dell’attuale modello di sviluppo, scegliendo una crescita sostenibile da percorrere fino e oltre il 2030.
Numerosi inoltre i seminari e le conferenze organizzati nell’ambito del Festival. In particolare si segnalano gli incontri sulla strategia europea di biodiversità, sulla filiera agroalimentare, sul recupero dei mercati coperti milanesi, sulla resilienza territoriale delle imprese in relazione ai rischi ambientali e cambiamenti climatici.
Molte altre iniziative sono in programma, tra cui i due week-end organizzati nell’ambito del progetto VENTO, per sperimentare di persona il percorso ciclabile che collegherà Torino con Venezia.
Tutti gli incontri al Politecnico sono ad accesso libero e gratuito (in alcuni casi è prevista la registrazione online).
AL POLITECNICO DI MILANO “INSIEME GUARDANDO AL FUTURO”
La fabbrica del futuro, le nuove sfide della mobilità, connettività 5G, Internet of Things e intelligenza artificiale. Sono i temi al centro dell’incontro “Insieme guardando al futuro”, tenutosi questa mattina al Politecnico di Milano con l’obiettivo di riunire attorno allo stesso tavolo l’ateneo milanese, la Fondazione Politecnico e i partner istituzionali e aziendali, sviluppando il confronto sui trend emergenti in tre settori importanti di sviluppo per l’ateneo e per il sistema paese. “L’opportunità di incontrare, all’interno dell’assemblea dei partecipanti, rappresentanti di un’associazione di imprese e anche di stakeholder istituzionali come Regione Lombardia e Comune di Milano, consente di mettere a fattor comune le criticità e le opportunità in termini di sviluppo economico, lavoro e valorizzazione del capitale umano, in un mondo orientato a nuove infrastrutture per la mobilità, fabbriche sempre più digitalizzate e connettività 5G”, commenta all’Italpress Eugenio Gatti, direttore generale della Fondazione Politecnico di Milano. Nello specifico, i rappresentanti di ATM Milano e Ferrovie Nord hanno parlato di come le loro aziende si preparino ad affrontare i cambiamenti che nei prossimi anni caratterizzeranno il settore della mobilità dal punto di vista strutturale, delle abitudini degli utenti e della sostenibilità. In ambito manifatturiero, si è sottolineato come l’evoluzione della robotica, In un mercato che richiede una sempre maggiore customizzazione anche fra i prodotti di largo consumo, riporterà al centro delle fabbriche l’uomo e la sua capacità di interagire con le macchine, ma anche delle grandi opportunità offerte dalla stampa 3D nella realizzazione di prodotti sempre più complessi e allo stesso tempo più sostenibili. Infine, grazie anche al contributo di Vodafone Italia, si è sottolineato come, per raccogliere e vincere queste e altre sfide del futuro prossimo, sarà imprescindibile un rapido sviluppo delle reti di telecomunicazioni di quinta generazione, che vedono Milano all’avanguardia in Italia e in Europa per copertura e sperimentazione di nuovi servizi abilitati proprio dal 5G.
Ad aprire l’incontro è stato l’intervento di Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, il quale ha ricordato come l’ateneo di Piazza Leonardo Da Vinci aspiri a diventare per il territorio lombardo una ‘leading university’ a livello internazionale, che sia cioè “in grado di fare da catalizzatore in progetti di una certa rilevanza, multiattore, multidisciplinari e di medio termine, richiamando quindi capitale umano”. Per raggiungere questo scopo però, ha aggiunto il rettore, serve una riflessione strutturale: “Occorrono modifiche al sistema normativo che consentano alle università, ad esempio, di assumere docenti per cooptazione anziché per concorso, di distinguere fra finanziamenti pubblici e finanziamenti privati, di avere più autonomia nella gestione dell’offerta formativa e nella retribuzione dei docenti universitari, soprattutto per richiamare scienziati e ricercatori internazionali”.
“Oggi – sottolinea Resta – per sopperire a questi limiti strutturali, la nostra scelta è quella di fare squadra, anche attraverso incontri come quello di oggi, che ha riunito attorno al tavolo del Politecnico e della Fondazione Politecnico Comune di Milano, Regione Lombardia, le grandi imprese del trasporto pubblico, del manifatturiero e delle tecnologie nonché le associazioni di categoria, così da costituire un grande ecosistema che possa essere competitivo a livello sia territoriale sia universitario”.
A LECCE IL SIMPOSIO INTERNAZIONALE ISMSC2019
Materiali innovativi e “sostenibili” per applicazioni biomediche ed energie rinnovabili sono il frutto della ricerca nel campo della chimica supramolecolare, alla base delle nanotecnologie chimiche e fisiche e della manipolazione della materia a livello molecolare. Più di 700 ricercatori da 43 paesi si ritroveranno a Lecce dal 2 al 6 giugno 2019 per confrontarsi sui più recenti studi in occasione del 14mo “International Symposium on Macrocyclic and Supramolecular Chemistry” (ISMSC2019), organizzato dal Politecnico di Milano e dalla Fondazione Politecnico di Milano in collaborazione con l’Università del Salento, l’Istituto di Nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-Nanotec), il Centro per le Nanotecnologie Biomolecolari dell’Istituto Italiano di Tecnologia (CNB-IIT) e la Scuola Superiore ISUFI UniSalento; coordinatori i professori Pierangelo Metrangolo, Francesca Baldelli Bombelli e Giancarlo Terraneo. Ai lavori prenderanno parte i Premi Nobel per la chimica 2016 Sir James Fraser Stoddart e Bernard Feringa.
Sulle “macchine molecolari”, dispositivi nanometrici costituiti da molecole assemblate e capaci di compiere movimenti come risposta a uno stimolo esterno in modo simile alle macchine macroscopiche, Sir James Fraser Stoddart terrà inoltre una conferenza pubblica, in programma il 4 giugno 2019 alle 17.30 presso il Grand Hotel Tiziano e dei Congressi. Attesi circa 700 studenti delle scuole superiori e dell’Università per quest’iniziativa di divulgazione scientifica promossa nell’ambito della “Notte Europea dei Ricercatori” (progetto ERN Apulia, coordinamento UniSalento), e organizzata in collaborazione con la Provincia di Lecce e con le associazioni Rotary Club Lecce e Inner Wheel Lecce. In serata, alla fine della conferenza, è previsto anche un concerto del Coro polifonico UniSalento.
Il simposio ISMSC2019 è uno dei più prestigiosi congressi internazionali di chimica, le precedenti edizioni si sono tenute a Shanghai, Cina (2014), Strasburgo, Francia (2015), Seoul, Corea del Sud (2016), Cambridge, UK (2017) e Quebec City, Canada (2018). Parteciperanno a questa edizione del Simposio ricercatori di fama internazionale che presenteranno le loro scoperte scientifiche più recenti, mostrando come la manipolazione della materia su scala nanometrica può portare allo sviluppo di materiali e processi caratterizzati da proprietà e funzioni innovative con impatto in numerosi ambiti tecnologici.
L’apertura dei lavori è prevista il 2 giugno al Teatro Apollo, mentre le sessioni scientifiche dei giorni successivi si terranno al “Tiziano”. Per i ricercatori, il simposio sarà anche occasione per apprezzare edifici di interesse storico e architettonico, cultura e tradizioni locali, specialità enogastronomiche del territorio.
IL NOBEL PER LA CHIMICA STODDART AL POLITECNICO
Esiste la meccanica molecolare e a cosa serve? Si è parlato di questo nell’Aula Natta del Politecnico di Milano durante la lectio magistralis tenuta dal professor Fraser Stoddart, Nobel per la chimica 2016 insieme a Jean-Pierre Sauvage e Ben Feriga per la progettazione e la sintesi di macchine molecolari. Durante il suo intervento, Stoddart ha ripercorso le tappe di studio che lo hanno condotto, insieme ai due colleghi, verso la scoperta che ha fatto guadagnare loro il più ambito premio in materia. La lezione – in inglese -, dal titolo “The growing impact of the mechanical bond on polymer and material sciences”, è stata seguita da 300 tra giovanissimi studenti e professori; molte le domande dei presenti al termine dell’incontro. “Stoddart, Sauvage e Feriga hanno ottenuto il nobel per l’invenzione di questa molecola concatenata. Hanno lavorato sul legame chimico, andando a congiungere due molecole separate attraverso una unione meccanica – come fosse il legame tra due anelli – creando una nuova entità”, ha spiegato il professor Pierangelo Metrangolo, ordinario di Chimica per l’Elettronica e organizzatore del primo congresso italiano di Chimica supramolecolare.
“La loro scoperta è stato riconosciuta come una tappa fondamentale per la chimica. Consente di creare macchine molecolari che noi riusciamo a far scorrere – in maniera comandata – attorno a un asse, proprio come una ruota”, ha aggiunto Metrangolo, illustrando le applicazioni pratiche della sensazionale scoperta: “Parliamo di un codice binario 0-1, ma di tipo molecolare. Gli impieghi e le applicazioni sono diverse: in chimica, in meccanica. Pensiamo a delle siringhe dotate di pompe molecolari che rilasciano il farmaco in maniera graduale e controllata”. Durante l’evento è stato conferito al professor Stoddart il premio Natta Lecture, riconoscimento che dal 2013 viene assegnato al dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica dell’ateneo a esperti del settore che si sono istinti per importanza e originalità dei loro studi in materia. “Sono molto onorato di essere qui, in quest’aula nella quale uno dei miei maestri (Natta, ndr) ha insegnato”, ha commentato Stoddart. “I suoi studi sono stati fondamentali per me, hanno avuto un enorme impatto sulla mia ‘esperienza chimica’”, ha concluso il Nobel che si è detto felice anche per il riconoscimento ricevuto dall’ateneo milanese.
BOOM STARTUP AGRIFOOD SOSTENIBILI NEL MONDO
Nel settore agroalimentare si affermano soluzioni innovative per ridurre lo spreco di cibo, mentre nuove tecnologie digitali e forme di collaborazione nella filiera consentono di prevenire, gestire e valorizzare le eccedenze alimentari. Una spinta innovativa che proviene in particolare da startup che propongono soluzioni di economia circolare e nuovi modelli di business “sostenibili”. Sono 835 le startup internazionali dell’agroalimentare nate tra il 31/12/2013 e il 31/12/2018 che perseguono obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e economica attraverso soluzioni per lotta alla fame, transizione a sistemi di produzione e consumo più responsabili, utilizzo efficiente dell’acqua, lotta allo spreco di cibo e turismo responsabile: oltre il doppio di quelle rilevate lo scorso anno (399) e circa il 20% del totale di 4.242 dell’agrifood. I Paesi con la più alta densità di startup agrifood sostenibili sono Israele (49, di cui il 71% sostenibili), Svizzera (43, di cui il 40% sostenibili) e Indonesia (24, di cui il 38% sostenibili). Sono alcuni risultati della seconda ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano presentata questa mattina al convegno “La filiera agroalimentare si muove e cambia pelle: circolarità, prossimità e packaging degli alimenti”.
Solo il 39% delle startup sostenibili internazionali è stato finanziato, per un totale di 2 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti, ma gli investimenti medi per startup sono in crescita dai 2,4 milioni di dollari di un anno fa ai 6,1 milioni attuali. L’Italia, con 63 startup agrifood e 16 sostenibili (il 25%), che offrono soprattutto soluzioni di agricoltura di precisione e piattaforme per gestire le eccedenze, ridurre gli sprechi e promuovere i prodotti locali, presenta un mercato ancora fermo, con appena 1,8 milioni di dollari di finanziamenti complessivi e in media 400 mila dollari per startup.
“Nel 2018 il sistema agroalimentare ha vissuto un grande fermento innovativo come risposta alla necessità di ridurre lo spreco di cibo, una delle sfide più sentite a cui sia le startup sia attori consolidati stanno cercando di trovare soluzioni – afferma Alessandro Perego, direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Responsabile scientifico dell’Osservatorio -. Sono raddoppiate le startup che si possono definire ‘sostenibili’ e che propongono modelli di business circolari per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, mentre si diffondono nuove modalità di collaborazione a tutti i livelli della filiera e l’innovazione coinvolge processi della supply chain prima d’ora soltanto sfiorati, come ad esempio il packaging. Nel confronto internazionale, il mercato italiano appare fermo, ma anche in Italia non mancano casi di successo e spunti di innovazione che fanno ben sperare per il futuro”.
“La filiera agroalimentare sta cambiando pelle – aggiunge Raffaella Cagliano, responsabile scientifico dell’Osservatorio -. Si assiste a una riconfigurazione legata all’economia circolare, con soluzioni innovative nella prevenzione e gestione delle eccedenze alimentari che migliorano previsioni, limitano la sovrapproduzione o permettono una maggiore preservazione degli alimenti. Ma anche a una riconfigurazione ‘di prossimità’ con aziende che scommettono sempre più su un modello di filiera corta sostenibile”.
I principali obiettivi di sviluppo sostenibile perseguiti dalle 835 startup sostenibili censite dall’Osservatorio sono incrementare i redditi dei produttori su piccola scala, fornendo accesso alle risorse produttive e uno sbocco sul mercato (253 startup), aumentare la produttività e la resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici (163 startup), ridurre le eccedenze e gli sprechi alimentari lungo la filiera (86). Seguono le nuove imprese che investono su soluzioni chimiche green per migliorare le rese preservando l’ambiente (61), che mirano a ottimizzare l’efficienza delle risorse impiegate nella produzione (60), che cercano di garantire l’accesso al cibo (48), di perfezionare l’uso delle risorse idriche e favorirne l’accesso (42) e le startup che promuovono il turismo sostenibile e la produzione locale (23).
Le startup sostenibili internazionali hanno raccolto complessivamente 2 miliardi di dollari nel periodo analizzato, con una media di 6,1 milioni di dollari per startup (quasi tre volte maggiore rispetto al dato dello scorso anno, 2,4 milioni di dollari). Le startup statunitensi sono prime per capacità di attrarre investimenti, per un totale di 1,4 miliardi di dollari, in media 8,7 milioni di dollari per startup. L’Europa raccoglie in totale 318 milioni di dollari di finanziamenti, ma arretra sul fronte finanziamenti medi con appena 3,4 milioni di dollari, contro i 6,6 milioni raccolti mediamente dalle startup asiatiche (il doppio del 2017), che complessivamente hanno ricevuto 293 milioni di dollari.
Quasi metà delle startup sostenibili analizzate sono Service Provider che forniscono software e app per analisi dei dati, servizi di consulenza a supporto delle attività agricole e piattaforme marketing e retail per facilitare l’accesso al mercato di piccoli produttori (400 startup, il 48%).
Seguono i Technology Supplier (166 startup, 20% del campione), che forniscono tecnologie per l’agricoltura di precisione per incrementare la produttività e la resilienza dei raccolti, e le nuove aziende che si occupano di Food Processing (91 startup sostenibili, 11%), dove prevalgono cibi proteici e alternativi a quelli tradizionali, per garantire a tutti cibo salutare e nutriente e a minor impatto ambientale.
“Le soluzioni innovative sviluppate dalle startup sono orientate prevalentemente a passare a sistemi di produzione più sostenibili e resilienti e favorire modelli di consumo responsabili, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e minimizzando gli sprechi – commenta Paola Garrone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. La conferma dei fornitori di servizi e di tecnologia quali principali promotori di innovazione sostenibile lungo la filiera evidenzia ancora una volta l’importanza della tecnologia come fattore che permette o facilita l’implementazione di nuove soluzioni per far fronte alle sfide di sostenibilità”.
Le imprese del settore si stanno gradualmente attrezzando con modelli di business “circolari” per valorizzare le eccedenze alimentari ed eliminare gli sprechi, adottando un approccio di filiera ad ogni livello della cosiddetta Food Waste Hierarchy (FWH, la gerarchia di utilizzo delle eccedenze: prevenzione, riutilizzo-redistribuzione, riutilizzo per consumo animale, riciclo, recupero, smaltimento). La prevenzione è resa possibile da nuove tecnologie, come sistemi informativi e di analisi dei dati, soluzioni biochimiche e di controllo di parametri critici per la conservazione dei prodotti, e da collaborazioni lungo l’intera filiera con lo scopo di condividere competenze e risorse per l’applicazione delle innovazioni tecnologiche o la riconfigurazione dei processi. A livello di gestione delle eccedenze, le innovazioni tecnologiche e di processo consentono di ridare valore ai prodotti, trasformandoli e indirizzandoli a nuovi mercati o consentendone la ridistribuzione a fini sociali.
Analizzando le azioni delle singole imprese, invece, emerge la tendenza a ottimizzare internamente i processi e introdurre nuove soluzioni per ridurre lo spreco alimentare, sulla spinta della normativa, della necessità di diminuire i costi associati allo spreco di risorse e allo smaltimento dei rifiuti, di nuove opportunità di business e posizionamento sul mercato o per responsabilità sociale d’impresa. Le priorità per le aziende sono legate alla prevenzione e alla redistribuzione degli alimenti alle persone in stato di bisogno. A seguire si considerano le azioni relative al riciclo e quelle per la produzione di mangimi e concimi e infine per il recupero energetico, mantenendo come ultima opzione lo smaltimento in discarica.
Nelle imprese del settore primario la circolarità del cibo passa attraverso la clusterizzazione dei prodotti agricoli e la diversificazione dei canali di distribuzione, per prevenire la generazione di eccedenze e ampliare le possibili destinazioni d’uso delle eccedenze generate. Per le aziende di trasformazione il passaggio ad un approccio circolare interno si traduce nella valorizzazione delle diverse tipologie di eccedenze generate (prodotti finiti, ma anche scarti della produzione e semilavorati), razionalizzando i processi produttivi e intervenendo sulle cause di generazione delle eccedenze.
I distributori, infine, stanno rispondendo alla sfida della circolarità ampliando la gamma di opzioni di prevenzione e gestione delle eccedenze in magazzino e in punto vendita, affiancando a soluzioni tecnologiche innovative nuove collaborazioni di filiera.
“Le nuove tecnologie abilitano soluzioni innovative per la prevenzione e la gestione delle eccedenze alimentari, sia permettendo l’accesso alle informazioni sul prodotto per gestirne la destinazione d’uso, massimizzare la creazione di valore sostenibile e prevenire la generazione di eccedenze sia per l’attivazione di collaborazioni tra realtà molto diverse lungo la filiera e a livello di sistema – afferma Marco Melacini, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. Le esperienze e i casi analizzati nella ricerca possono offrire spunti interessanti per le aziende della filiera agroalimentare che stanno abbracciando le sfide della circolarità, cogliendo le opportunità offerte dalle innovazioni presenti sul mercato e supportando l’identificazione tempestiva dei possibili ostacoli, le leve per arginarli e le alternative a cui rifarsi se risultassero non superabili”.
Un imballaggio si può considerare sostenibile quando preserva o migliora la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti, quando ha un limitato impatto ambientale e quando favorisce un ampio accesso al cibo che contiene e dei cambiamenti positivi nella comunità. L’Osservatorio ha elaborato un modello per caratterizzare gli impatti di sostenibilità di un food packaging rispetto alle sue tre dimensioni principali (conservazione ambientale, sicurezza alimentare, valore sociale). “Si tratta di uno strumento per le aziende che intendono valutare le soluzioni di packaging già in uso e un supporto alla progettazione di soluzioni alternative – spiega Barbara Del Curto, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability – ad esempio per realizzare una strategia di comunicazione e una narrativa omogenea legata al prodotto, attraverso informazioni di valore riportate sul packaging. Inoltre, fornisce alla Ricerca un metodo comune per l’analisi dei trend di innovazione sostenibile nel settore”.
L’accezione di “Short Food Supply Chain” o “filiera corta” come limitata alla sola vicinanza geografica e come sinonimo di “sostenibile” non è sempre veritiera. L’Osservatorio ha proposto una classificazione di modelli di Short Food Supply Chain che considerano anche altri aspetti che possono sostituirsi o aggiungersi alla vicinanza geografica, come la vicinanza relazionale e informativa. Da questa classificazione sono stati ricavati quattro modelli. Il modello Fully Short Supply Chain viene adottato da aziende che sfruttano tutti gli aspetti di prossimità geografica, relazionale e informativa per perseguire obiettivi di tutela dei piccoli produttori, promozione del territorio e difesa del patrimonio naturale e culturale. L’approccio Direct Supply Chain è tipico di supply chain estese geograficamente, come le coltivazioni di cacao e caffè, che fanno leva su prossimità relazionale e informativa per promuovere lo sviluppo dei piccoli produttori, la diffusione di conoscenze nei paesi in via di sviluppo, la preservazione delle specie animali e la riduzione dell’uso di prodotti chimici. Le Traced Supply Chain, infine, sono filiere che si sviluppano in un contesto geografico esteso e caratterizzate da numerosi stadi, che fanno leva su diverse soluzioni di tracciabilità per colmare la distanza sul piano informativo.
“Questi modelli possono essere un punto di partenza per le aziende per inquadrare la propria filiera e ricavare spunti per integrare o sostituire la prossimità geografica con azioni specifiche che creino vicinanza relazionale, trasparenza e tracciabilità informativa” afferma Federico Caniato, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability.
AL VIA A SETTEMBRE NUOVO CORSO LAUREA MEDTEC SCHOOL
Si chiama MedTec School il nuovo corso di laurea internazionale in medicina presentato oggi da Humanitas University e Politecnico di Milano. Un corso unico al mondo che, integrando medicina e ingegneria, ha l’obiettivo di formare figure professionali che integrino le competenze del medico chirurgo con quelle dell’ingegneria biomedica. Il corso di laurea, tutto in lingua inglese, prevede una durata di 6 anni e mezzo attraverso un percorso formativo innovativo appositamente messo a punto dai docenti sui due atenei.
“Al termine del percorso formativo – ha specificato Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano – lo studente avrà una laurea in Medicina e Chirurgia e nello stesso tempo anche una laurea triennale in Ingegneria biomedica. Non sarà un medico-ingegnere, ma un medico e ingegnere in grado di fare dialogare la tecnologia con le necessità dei pazienti. Questo perché in futuro la tecnologia sarà sempre più di supporto al personale medico per sgravare lo di tutte quelle funzioni che possono essere demandate a dati, device, nuove tecniche di produzione come la stampa 3D, valorizzando così l’imprescindibile componente umana della sua professione e del rapporto con il paziente”.
“Prepareremo medici con una grande competenza tecnologica, che servirà per curare al meglio i loro pazienti ma servirà moltissimo anche all’industria e alla ricerca, perché è sempre più importante portare l’innovazione accanto alla domanda. Si tratta sostanzialmente di un unicum a livello mondiale, che nasce dalla grande cultura umanistica e dalla grande qualità scientifica italiane”, ha sottolineato all’Italpress Gianfelice Rocca, presidente di Humanitas. Il corso prenderà il via dal prossimo anno accademico – il test d’ingresso è previsto il 6 settembre -, offrirà 50 posti per anno e sarà ospitato in un nuovo edificio che, anche architettonicamente e nell’organizzazione degli spazi, riflette l’integrazione fra medicina e ingegneria, con laboratori aperti e modulabili in diretta connessione con le aule che ospitano le lezioni, così da favorire lo scambio di conoscenze e la comunicazione tra studenti e docenti di discipline diverse.
“Nel mondo – ha osservato il rettore del Politecnico – ci sono università tecniche che dispongono di budget molto diversi dai nostri e che quindi possono sviluppare autonomamente al loro interno nuove aree di formazione in ambito medico, delle life science e delle scienze umanistiche. Questo da noi non è possibile, quindi le possibilità sono due: arrendersi, ma questo non fa parte del nostro dna, oppure guardarsi intorno per cercare nuovi risorse attraverso le Sinergie con altre istituzioni. Lo abbiamo fatto con la Bocconi per realizzare una laurea in Cyber Risk strategy and governance e da Humanitas per creare medtech School. Se consideriamo il sistema Milanese nel suo insieme, non abbiamo alcun problema a competere a livello internazionale”.
“Ancora una volta il Politecnico di Milano ha fatto la scelta giusta, una scelta coraggiosa che guarda al futuro – ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – Attraverso questo nuovo percorso si conferma la capacità, da parte del Politecnico di Milano e di chi crede in questo progetto, di pensare al futuro con grande lungimiranza, puntando sulle specificità delle conoscenze e affrontando le problematiche in maniera multidisciplinare”.
Guardando più in generale al mondo della sanità e alla carenza di medici con cui deve fare i conti l’intero Paese, il presidente della Regione ha confermato che “anche la Lombardia
ha assolutamente bisogno di medici, un obiettivo che può essere raggiunto attraverso l’allentamento dei vincoli che attualmente regolano l’accesso alla professione”.
Il sottosegretario con delega alle Relazioni internazionali Alan Christian Rizzi ha poi evidenziato come i temi attorno ai quali si svilupperà la nuova laurea sono gli stessi scelti dalla Lombardia per la presidenza 2019 dei ‘4 Motori d’Europa’. Vale a dire la Medicina personalizzata, le politiche e gli strumenti predittivi per l’efficienza dell’azione di governo, le filiere produttive eco-innovative e la manifattura 4.0 e le professioni del futuro dove l’innovazione sta nella formazione. Senza dimenticare ovviamente le enormi possibilità che offrono i big data. “Anche questo aspetto – ha concluso il sottosegretario – conferma quanto siamo stati lungimiranti nel proporre alle Regioni partner il nostro programma per la presidenza. Voglio dunque rivolgere tanti complimenti agli uffici per la grande
visione che hanno avuto nell’organizzare la nostra annualità di presidenza”.











