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ENERGY EFFICIENCY REPORT, NEL 2017 6,7 MLD INVESTIMENTI

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Il 2017 è stato un anno di grande fermento in Italia per il settore dell’efficienza energetica, finalmente avviato su un sentiero di solida crescita. Gli investimenti si sono attestati a 6,7 miliardi di euro, con un trend che da 5 anni continua a mantenersi molto positivo: +10% rispetto al 2016, di nuovo un incremento a doppia cifra dopo il “boom” del 2014, e un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’12%. E dalla prospettiva degli operatori lo sviluppo sembra confermato anche nel corso del primo semestre 2018.

Sono le principali evidenze emerse dall’Energy Efficiency Report 2018 (ottava edizione) realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, che lo ha presentato questa mattina. Un accurato lavoro di raccolta e analisi dei dati portato avanti con la preziosa collaborazione di moltissime aziende e operatori del comparto.

“Non mancano le difficoltà e sono ancora molte le incertezze, a partire da quelle del quadro regolatorio – commenta Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy Group – eppure appare chiaro come il settore dell’efficienza energetica, per un periodo non piccolo considerato il ‘fratello minore’ delle rinnovabili, si sia definitivamente emancipato e abbia raggiungo la piena maturità. Il 2017 infatti ha visto un fiorire di acquisizioni e operazioni di partnership strategiche che hanno ridisegnato il perimetro di attività delle grandi utilities e cambiato decisamente il panorama italiano delle ESCo: quelle certificate sono aumentate del 30% e si è sfiorata quota 10.000 addetti (+34%). Complessivamente i numeri delle ESCo nel corso dell’ultimo anno sono cresciuti più che nell’intero periodo 2012-2016: segno inequivocabile di un cambio di marcia”.

A guidare la classifica degli investimenti è ancora il segmento Home & Building con ben il 65% del totale (+10%), seguito dal 33% del comparto industriale (+12%), circa 2,2 miliardi di euro, e dalla Pubblica Amministrazione, buona ultima, che cuba appena il 2%. I 6,7 miliardi di euro di investimenti in efficienza energetica hanno interessato diverse soluzioni e tecnologie, come dimostra l’analisi campionaria effettuata dall’E&S Group con la raccolta di informazioni da parte di 191 imprese industriali e interviste mirate a rappresentanti delle principali associazioni di categoria.
La parte del leone la fanno le pompe di calore, che da sole valgono il 21% del mercato (ne sono state installate circa 500.000), seguite da sistemi di illuminazione efficiente (18% degli investimenti), superfici opache (16% del mercato) e impianti di cogenerazione, che pesano per il 9% con l’installazione di circa 450-500 MW. Le tecnologie che presentano un tasso di crescita negli investimenti superiore a quello della media di mercato (10%) sono soprattutto pompe di calore e sistemi di illuminazione, poi caldaie a condensazione, interventi sul processo produttivo e SGE.

Solo per motori elettrici e inverter (-17% e -30%), solare termico (-8%) e interventi nel campo della refrigerazione (-29%) si registra un segno negativo, cosa che testimonierebbe un crescente interesse verso gli interventi che coinvolgono l’involucro e i sistemi di condizionamento estivo e invernale a dispetto dei fattori di risparmio del vettore elettrico.
Nel comparto industriale le soluzioni di efficienza energetica maggiormente adottate nel 2017 sono state la cogenerazione e i sistemi di combustione efficienti, per un investimento rispettivamente di 582 e 493 milioni di euro, cioè oltre il 50% del totale del settore. Si attestano su buoni livelli (246 milioni, +23%) anche gli investimenti volti alla realizzazione di interventi ad hoc sul processo produttivo, seguono quelli sull’illuminazione degli edifici e di sostituzione di motori elettrici e inverter (-19%). Se si guarda invece all’Home & Building, dei 4,4 miliardi investiti oltre l’80% si riferisce al segmento residenziale, un buon 15% agli uffici e la quota restante agli edifici ad uso del terziario privato (GDO e hotel), ma appena il 20% riguarda nuove costruzioni, ben l’80% delle spese in efficienza energetica è dedicato a interventi di retrofit.  Nel complesso, le prime tre soluzioni tecnologiche adottate nel comparto sono state pompe di calore, superfici opache e sistemi di illuminazione.

POLICULTURA DAY, PREMIATE SCUOLE DI TUTTA ITALIA

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Un totale di 105 narrazioni, realizzate da 2600 studenti con il coinvolgimento di 210 insegnanti di tutta Italia. Sono questi i numeri dell’undicesima edizione di Policultura, il concorso di storytelling digitale collaborativo a scuola organizzato da Hoc-Lab, il laboratorio di ricerca multidisciplinare del Politecnico di Milano. Grazie a Policultura gli alunni e gli insegnanti di tutta Italia hanno creato narrazioni interattive con audio, video, immagini e testo grazie a uno “strumento-autore” (1001storia) sviluppato dal laboratorio Hoc-Lab del Politecnico e reso disponibile alle scuole. Tanti i temi affrontati nelle narrazioni digitali: dall’ambiente alla cultura e alla filosofia, dalla lotta alla mafia alle STEM, dal cyber bullismo alla disabilità.

«Oggi è la giornata più bella del concorso – ha detto la professoressa Nicoletta Di Blas del laboratorio Hoc-Lab e coordinatrice del progetto – perché al Politecnico di Milano premiamo i progetti vincitori selezionati tra ben 22 finalisti, per ogni livello scolastico abbiamo scelto i migliori elaborati valutando la qualità della comunicazione, della pedagogia e dei contenuti».

Più di 250 alunni e docenti delle scuole finaliste provenienti da tutta Italia hanno affollato le aule del Politecnico di Milano per la cerimonia di premiazione. La giuria ha assegnato le “nomination” alle scuole di 10 regioni: Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia. A primeggiare nella categoria delle scuole dell’infanzia, è stata la Preschool Emanuele Luzzati di Casale Monferrato (Piemonte) con la narrazione «Animals», mentre per la scuola primaria ha vinto l’Istituto comprensivo Di Sestri Levante – Plesso “Papa Giovanni XXIII” di Sestri Levante (Liguria) con la narrazione «Pane e olio a Sestri Levante»; tra le scuole secondarie di secondo grado è stato premiato l’Istituto tecnico commerciale Belotti di Bergamo (Lombardia) con la narrazione «Identità e relazioni, tra differenze di genere, stereotipi e discriminazioni». Tra i principali premiati anche l’Istituto comprensivo Renato Guttuso di Palermo che si è distinto tra le altre scuole secondarie di primo grado con la narrazione «Eroi mortali», che ha visto i giovani alunni confrontarsi sul tema dell’impegno civile di alcuni personaggi, vittime della mafia, che si sono distinti per averla combattuta, ciascuno con i modi propri del ruolo che ricopriva nella società. Il premio assegnato dalla giuria popolare invece è stato vinto dalla Scuola secondaria di primo grado Giovanni Verga di Viagrande (Sicilia) con la narrazione «Il carretto siciliano».

«Policultura è un bell’esempio di collaborazione tra università e mondo della scuola – ha commentato Di Blas – il ministero da diverso tempo sta chiedendo alle scuole di integrare la tecnologia nella didattica in modo non banale e il Politecnico ha risposto a questa chiamata mettendo a disposizione la tecnologia, in questo caso lo strumento autore, ma anche l’esperienza e i consigli per supportare le scuole a mettere in campo un’attività didattica significativa».
Attiva dal 2006, Policultura ha coinvolto fino ad oggi 37.000 studenti, 3.000 docenti e 18 paesi europei ed extra europei, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria superiore. Un esempio di università che collabora con il mondo della scuola per trasmettere competenze tecnologiche e trasversali.
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QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS, POLIMI SALE ANCORA

La prestigiosa QS World University Rankings 2019 continua a premiare la politica del Politecnico di Milano volta all’eccellenza nella formazione, alla competitività della ricerca e a un’attenzione particolare alle esigenze del mercato del lavoro.

È soprattutto grazie alla reputazione accademica e aziendale, infatti, che l’Ateneo milanese si piazza al 156esimo al mondo, guadagnando 14 posizioni dall’anno scorso e oltre 130 negli ultimi 10 anni.

In dettaglio, la reputazione aziendale (Employer reputation) si conferma punto di forza dell’ateneo: i recruiter nazionali e internazionali hanno valutato positivamente la qualità dei laureati posizionando il Politecnico di Milano 55esimo miglior Ateneo al mondo in questo indicatore.

Valutate ottimamente anche didattica e ricerca: secondo l’indicatore Academic reputation, l’Ateneo guadagna infatti 17 posizioni rispetto all’anno scorso, passando dal 138esimo al 121esimo posto.

“Il Politecnico di Milano è orgoglioso dei risultati raggiunti nella classifica QS – afferma Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano – un traguardo per il quale abbiamo lavorato duramente aggiornando i percorsi formativi, cogliendo le esigenze del mercato del lavoro e migliorando ulteriormente la nostra capacità di fare ricerca internazionale e innovazione per il Paese. Il vero obiettivo rimane però quello di essere destinazione di studenti e ricercatori che vogliono far emergere il loro talento e dare voce alla loro passione. Il nostro posizionamento nelle classifiche mondiali potrebbe scalare ancora qualche posizione se potessimo modificare il rapporto studenti/docenti. Ma è difficile aumentare il numero di giovani ricercatori senza una coraggiosa decisione politica di investimento nella formazione. Ed è impossibile diminuire gli studenti: il Politecnico è un’università pubblica che vuole continuare a formare chi è meritevole, senza riduzioni di sorta. Una responsabilità sociale alla quale non vogliamo sottrarci”. Nel 2018, la classifica “by Subject” ha indicato il Politecnico di Milano tra i primi 20 al mondo in tutte e tre le aree specifiche: 17° nell’Ingegneria, 9° nell’Architettura e 5° nel Design.

 

PARTE TECHCAMP@POLIMI, FULL IMMERSION PER STUDENTI DELLE SUPERIORI

Settantaquattro ragazzi del penultimo e terzultimo anno di scuola superiore parteciperanno alla prima edizione di TechCamp@POLIMI: una full immersion nel mondo della programmazione, della robotica e dell’intelligenza artificiale.

Il percorso formativo si declina in due corsi, entrambi tenuti da docenti del Politecnico di Milano: “Il robot: nemico o amico da istruire?” e “Programmazione: linguaggi per farsi largo tra le idee” e avranno durata settimanale dall’ 11 al 15 e dal 18 al 22 giugno 2018.

Gli studenti si avvicineranno al mondo delle tecnologie digitali partecipando a varie attività, frontali al mattino e pratiche al pomeriggio, che spazieranno dalla realizzazione di codice Python al controllo di robot. Il tutto immersi nella vita universitaria del campus di Milano Città Studi del Politecnico, la prima università tecnologica italiana.

TechCamp@POLIMI, nato da un’idea di due docenti del Politecnico di Milano, Silvia Strada e Mara Tanelli, è organizzato da Fondazione Politecnico in collaborazione con il Politecnico di Milano ed è una novità nell’ambito delle numerose iniziative pensate dall’ateneo per lavorare in sinergia con i licei e gli istituti di formazione professionale nell’orientamento e nella formazione dei giovani.

Prestigiosi sono gli sponsor privati che hanno appoggiato l’iniziativa, credendoci con entusiasmo e offrendo 20 borse di studio per la partecipazione gratuita di studenti meritevoli: BCG Boston Consulting Group e BNP Paribas Cardif.

“È un’idea che ci è venuta mettendo insieme le nostre esperienze di docenti e ricercatrici e quelle di genitori. Il nostro paese ha un enorme bisogno di formare ragazzi sui temi base delle tecnologie, non solo quelli che intraprenderanno una formazione puramente tecnica ma anche quelli che si rivolgeranno ad altri corsi di studio ad esempio economici e giuridici’’- commenta Silvia Strada, Direttore Scientifico dei TechCamp@POLIMI – Il Politecnico di Milano ha al suo interno un know-how di eccellenza a livello internazionale che noi docenti siamo ben contenti di mettere a disposizione dei ragazzi nel momento in cui devono fare scelte importanti sui corsi universitari e sulla loro carriera futura”.

 

IN 12.500 ALLA ADIDAS RUNNERS POLIMIRUN!

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12.500 runners hanno percorso i 10 km che dal Campus Bovisa del Politecnico di Milano portano a Piazza Leonardo da Vinci per la terza edizione di adidas Runners PolimiRun! Una giornata di festa, all’insegna dello sport e del divertimento vissuto insieme alla community del Politecnico.

La corsa, competitiva e non, organizzata dall’Ateneo conferma il suo successo: anche quest’anno il sold out è stato raggiunto in tempo record e ha permesso di raccogliere grazie alle iscrizioni 100.000 Euro che saranno utilizzati per finanziare borse di studio per meriti sportivi.

Gli studenti del Politecnico di Milano sono stati la maggioranza, con il 43% degli iscritti, i laureati dell’Ateneo invece il 17%, i dipendenti il 4%, mentre il 36% è costituito da amanti della corsa, esterni al Politecnico.

Di tutti i PolimiRunners il 35% è costituito da donne e il 65% da uomini, il 13% del totale degli iscritti è straniero, principalmente proveniente da Cina, Spagna e India, indice dell’alto livello di internazionalizzazione dell’Ateneo meneghino.

Il runner più anziano è nato nel 1931, i più giovani sono del 2004 e l’età media è di 30 anni.

L’adidas Runners PolimiRun ha inoltre visto la partecipazione di atleti come Massimiliano Rosolino, Sara Galimberti (vincitrice assoluta della adidas Runners PolimiRun 2017), Zohair Zhair (vincitore assoluto della adidas Runners PolimiRun 2017), Eleonora D’Elicio, Silvia Fasciano, Daryia Derkach e Gaia Sabbatini.

Questi i tre primi assoluti (Uomini) che hanno ricevuto in premio la nuova scarpa adidas Solarboost:

1) Zohair Zahir (30 minuti 53 secondi), premiato dal Rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta;

2) Matteo Burgnolo (31 minuti 09 secondi), premiato dal delegato del Rettore per le attività sportive Francesco Calvetti;

3) Gabriele Turconi (33 minuti 24 secondi), premiato dal delegato del Rettore per gli Alumni e il Fundraising Individuale Enrico Zio.

Queste invece le prime tre assolute: 

1) Sara Galimberti (34 minuti e 45 secondi), premiata da Federica Nargi;

2) Martina Moglia (38 minuti 43 secondi), premiata da Massimiliano Rosolino;

3) Francesca Prodi (39 minuti 23 secondi), premiata da Daryia Derkach e Gaia Sabbatini.

Hanno partecipato alle premiazioni anche l’Assessore allo Sport e ai Giovani di Regione Lombardia Martina Cambiaghi e Giacomo Zerella, Senior Manager Sports Marketing adidas Italy. Al termine delle premiazioni la festa è proseguita con la musica di RDS 100% Grandi Successi.

Main sponsor della manifestazione è adidas Runners, un movimento globale nato per supportare e unire i runners di tutto il mondo. 

CORSO “SMART WORKING IN CRESCITA”

“La settimana del lavoro agile è un’occasione di grande valore per ribadire l’importanza di un modello di organizzazione in grado di portare benefici in termini di produttività, riduzione dell’assenteismo e dei costi, conciliazione vita-lavoro, riduzione dell’inquinamento. Ma in questa edizione rappresenta anche l’opportunità per trarre il bilancio positivo di un anno di Legge sullo Smart Working: il supporto legislativo, insieme a una crescente consapevolezza da parte delle organizzazioni, ha consentito a imprese e lavoratori di superare i vincoli rigidi di orari e luoghi di lavoro e di realizzare accordi individuali che prevedano modalità di lavoro più flessibili e mature basate sulla fiducia e l’orientamento ai risultati. Il numero di progetti è di lavoro agile risulta in crescita nel privato, ma i passi avanti più significativi si notano nel pubblico, che finalmente ha cominciato a sviluppare le prime iniziative”. È il commento di Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in occasione della settimana del lavoro agile, in partenza a Milano dal 21 al 25 maggio.

“Milano è indiscutibilmente la capitale italiana dello Smart Working – spiega Corso – : almeno una trentina di grandi organizzazioni con progetti di lavoro agile attivi hanno sede nell’area del capoluogo lombardo, più che in ogni altra realtà italiana. In città si respira un fermento positivo che darà vita a iniziative importanti nei prossimi mesi”.

Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Smart Working sono ormai 305.000 gli Smart Workers italiani, pari all’8% del totale dei lavoratori, che mostrano una maggiore soddisfazione per il proprio lavoro e maggiori competenze digitali rispetto alla media. Il 36% delle grandi imprese italiane ha già avviato un progetto strutturato di Smart Working. Tra le PMI il 22% ha progetti anche informali di Smart Working, il 7% progetti strutturati. Nella Pubblica Amministrazione solo il 5% degli enti ha attivi progetti strutturati e un altro 4% pratica lo Smart Working informalmente.

“Lo Smart Working cresce anche se sono ancora pochi i progetti di sistema che hanno portato ad un ripensamento dei modelli di organizzazione del lavoro, estendendo a tutti i lavoratori flessibilità, autonomia e responsabilizzazione – conclude Corso -. I benefici potenziali sono enormi: abbiamo stimato come l’adozione di un modello maturo di Smart Working produca un incremento di produttività per le imprese pari a circa il 15% per lavoratore, che a livello di sistema Paese significano 13,7 miliardi di euro di benefici complessivi. Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore l’anno di spostamenti e una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 l’anno”.

 

FIRMATO PROTOCOLLO D’INTESA CON ANAC

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Firmato a Roma un Protocollo di Intesa tra ANAC, Università Statale di Milano, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Brescia per attività di prevenzione e formazione per specialisti dell’anticorruzione nel settore delle costruzioni. Le tre università – riunite nel primo Centro italiano di diritto e management delle costruzioni – hanno messo a punto, e già presentato ad ANAC, un innovativo modello di contratto multilaterale perché possa fornire ispirazione per la redazione di modelli di contratti tipo, che agevolino il rapporto tra committenze pubbliche ed imprese private.

Anac rafforza le iniziative per la diffusione della cultura della legalità e contro la corruzione con la collaborazione del mondo accademico. L’Autorità nazionale anti corruzione, l’Università degli Studi di Milano, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Brescia e il Centro di Ricerca Interuniversitario di Construction Law & Management (CCLM), costituito dai tre atenei, hanno siglato il 16 maggio a Roma un protocollo di intesa per avviare un percorso di collaborazione in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni corruttivi nell’ambito dell’edilizia e delle infrastrutture.

Cultura della legalità, trasparenza amministrativa, etica pubblica saranno quindi i temi al centro delle iniziative congiunte quali seminari, conferenze, studi e progetti di ricerca che, recita il Protocollo: “contribuiscano all’elaborazione di strumenti di prevenzione della cattiva amministrazione e alla diffusione di buone pratiche” e “alla sensibilizzazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni negli specifici settori maggiormente esposti al rischio della corruzione”.

Il protocollo prevede anche l’attivazione di eventuali tirocini e la possibilità di istituire dall’anno accademico 2018/2019, un Master in Ingegneria della Committenza Digitale, anche rivolto a funzionari e dirigenti dell’Anac, per formare figure specializzate nella progettazione, gestione e realizzazione di lavori sulla base di un programma multidisciplinare, che comprenda profili giuridici, ingegneristici e architettonici e l’analisi di best practices.

Il Centro di Ricerca Interuniversitario di Construction Law & Management – CCLM – istituito da oltre un anno presso l’Università degli Studi di Milano sul modello di successo del Centre of Construction Law and Dispute Resolution del King’s College di Londra raccoglie il contributo di Politecnico e delle due Università di Milano e Brescia ed è presieduto da Sara Valaguzza, docente di diritto amministrativo presso la Statale di Milano.

Il CCLM, primo centro di ricerca interuniversitario sul diritto e management delle costruzioni, è nato in seguito a uno specifico lavoro coordinato da un gruppo di lavoro interdisciplinare dell’Università degli Studi di Milano (Sara Valaguzza ed Eduardo Parisi), del Politecnico di Milano (Giuseppe Di Giuda e Paolo Giana) e dell’Università degli Studi di Brescia (Angelo Ciribini) che ha portato in Italia, adattandolo al contesto giuridico nazionale, un modello di contratto multilaterale assolutamente innovativo, che promuove la trasparenza, la logica della collaborazione e dell’efficienza, una gestione efficiente delle commesse e porta a ridurre i rischi di contenzioso.

La prima versione italiana del “FAC-1 Framework dell’Accordo Collaborativo”, realizzato in partnership con il King’s College ed utilizzabile da committenti pubblici e privati, è stata sottoposta al confronto con oltre 30 realtà istituzionali, enti territoriali, università, associazioni di categoria, esponenti della magistratura amministrativa e operatori privati.
Il FAC-1 è stato inoltre presentato all’Autorità Anticorruzione e al Ministero delle Infrastrutture perché possa fornire ispirazione per la redazione di modelli di contratti tipo, che agevolino il rapporto tra committenze pubbliche ed imprese private, la cui promozione è affidata ad ANAC dal nuovo sistema regolatorio dei contratti pubblici.
La stazione appaltante che si è fatta pioniera del primo utilizzo del FAC-1 in Italia è l’Unione dei Comuni Adda Martesana, che lo ha sperimentato nella gara per l’aggiudicazione dei lavori di costruzione di una scuola nel Comune di Liscate.

AL VIA PROGETTO “SCUOLA IMPRESA”

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“Abbiamo questo scandalo della disoccupazione giovanile e di tante imprese che hanno posti di lavoro e non riescono a trovare giovani che abbiano le competenze, rispetto alle nuove tecnologie utilizzate, per occupare questi posti”.

Lo ha detto il presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, a margine della presentazione del progetto ‘Scuola Impresa’, a Cariplo Factory, a Milano. “Questa iniziativa, promossa dalla Fondazione Cariplo, attraverso Cariplo Facotry e il rapporto con gli istituti tecnici e professionali e la Fondazione Politecnico, mira a fare in modo che i nostri giovani possano frequentare questi istituti adeguatamente attrezzati, perché è chiaro che se abbiamo degli istituti tecnici che non hanno le attrezzature, le macchine adeguate, questi giovani perdono tempo a frequentare questi corsi e non hanno la possibilità di trovare un posto di lavoro”, sostiene Guzzetti. L’obiettivo che ci si propone con questo progetto ‘Scuola Impresa’ e, aggiungo anche famiglia, questo è il triangolo, è quello di dotare i nostri istituti tecnici”, ne sono stati coinvolti 74, tra Lombardia, provincia di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, a indirizzo meccanico, meccatronico ed energetico, elettronico ed elettrotecnico, informatico e telecomunicazioni, “a fare in modo che questi giovani escano con dei diplomi, delle competenze e professionalità adeguate per occupare posti di lavoro”, ribadisce. “Questo progetto è un inno all’ottimismo da offrire ai giovani: usciti da queste scuole, che sono state ridotte a istituti di serie B, il posto di lavoro c’è. Perché se non diamo futuro si giovani, questo Paese non va da nessuna parte”.

Per questo, “vogliamo intervenire subito. Noi abbiamo messo a disposizione 1,5 mln di euro, oltre alla collaborazione con tutto quello che possono dare un contributo per la realizzazione di questo progetto”. Inoltre, “bisogna, anche, cercare di estirpare la povertà infantile, solo a Milano sono tra i 13.000 e i 20.000 i bambini in povertà assoluta, perché un bambino che nasce incontra la fame”, aggiunge. Il progetto dovrebbe fornire, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, attrezzature e strumentazioni idonee per soddisfare la formazione degli studenti e l’aggiornamento tecnologico dei laboratori didattici, rendendo questi istituti più coerenti con il sistema delle imprese e delle realtà professionali con cui vengono instaurati rapporti. A ciò si aggiungono la formazione per i docenti, attività di orientamento professionale e una piattaforma digitale per la creazione di una community di formatori e studenti, al fine di condividere materiali formativi ed esperienze, per facilitare la passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro.

“E’ necessaria una riflessione sulla formazione: manca un disegno organico di chi fa cosa. Stiamo parlando del presente che tocca tutti noi, quando parliamo di tecnologie che evolvono. La rivoluzione industriale offre opportunità a tutti e risponde alle grandi sfide sociali. Tutte le tecnologie hanno il dato al centro, abbiamo una disponibilità di dati incredibile e dobbiamo avere la capacità di gestirli e di grande connessione. Il grande rischio è rimanere fuori da questo sistema di grande trasformazione a cui si risponde con la formazione. Essere critici nel pensiero, creativi, avere iniziativa, essere interdisciplinari sono gli strumenti della competitività. Nella scuola del futuro si valorizzano le potenzialità di ciascun studente, per sviluppare nuove professionalità a partire dalle competenze di base su cui non si fanno sconti e potenziando i laboratori. Dobbiamo investire sulla formazione a tutti i livelli, partendo dagli istituti tecnici e professionali, perché da lì riusciamo a fare una risposta anche alle esigenze delle imprese, e dobbiamo farlo attraverso dei laboratori fisici perché, oggi, digitale non vuol dire virtuale”, spiega il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta.

“Il 90% di chi esce dagli ITA trova lavoro la c’è una disparità di attrezzature. Quindi in questi 7 mesi abbiamo fatto una mappatura dei laboratori, un’indagine sulle esigenze del territorio, i sopralluoghi in tutte le scuole coinvolte e la definizione del fabbisogno tecnologico è in via di completamento. Abbiamo stimato che le donazioni a ricino entro l’estate, così da avere il progetto pronto per il 2019/2020, perché gli studenti devono essere tutti sullo stesso nastro di partenza, le loro qualità faranno la differenza”, assicura il presente di Cariplo Factory Renato Cariplo. “Cambia la tecnologia, cambia l’evoluzione è la didattica è il tema centrale”, dato che “nei prossimi 10 anni, il 70% delle professioni avranno competenze hi-tech. E’ stato stimato che tra il 2015 e il 2025, con l’industria 4.0 e la robotica creeranno 910.000 posto di lavoro e se ne perderanno 610.000, legati alla produzione. Cambiano le competenze necessarie, si alza l’asticella della complessità: la conoscenza è ancora uno dei poco strumenti di ascensore sociale”, conclude il direttore generale della Fondazione Politecnico di Milano Eugenio Gatti.

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