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Athletica Vaticana, ponte musicale tra Wittenberg e Roma

Giovedì 7 maggio alle ore 19.30 un “ponte musicale” unirà Wittenberg e Roma – Germania e Italia – in un abbraccio di amicizia, divenuta ancor più solida – e solidale – in questo tempo di pandemia.

Elena Bianchi e Jan P. Pajak (ovvero gli ZWEI IM GARTENHÄUSCHEN) con le loro canzoni, nelle strade di Wittenberg, stanno sostendendo le speranze e condividendo le paure della loro gente.

In questi giorni di maggio a Wittenberg era in calendario una “classica” corsa che – un anno fa – vide Athletica Vaticana simbolicamente nella città di Lutero. Oggi non si può correre con le gambe. Ma la musica consente di “correre” con il cuore e rilanciare l’anima di un’Europa fatta di donne e di uomini che dialogano con il linguaggio puro dello sport. E della musica!

Per giovedì 7 maggio alle 19.30 l’invito per tutti è: costruire insieme questo “ponte” di amicizia e speranza, partecipando a un “concerto” davvero “on the road” e… non mancherà una sorpresa (grazie all’italianissima Elena e chi l’ha ascoltata alla Via Pacis sa quanto è brava…) per Athletica Vaticana e per tutti i runner…
(ITALPRESS).

Mons. Sanchez “Corriamo insieme verso la Pasqua”

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L’ultimo “allenamento spirituale” alla vigilia di Pasqua, suggerito dal ritmo essenziale della preghiera proposto da Athletica Vaticana, per questa Quaresima così “particolare”, tocca a Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, che era stato protagonista anche della prima settimana. Dopo di lui si sono alternati Don Giovanni Buontempo, monsignor Andrea Palmieri, la suora domenicana Marie Manaud, monsignor Daniel Tumiel fino a Don Wim Collin. “Corriamo insieme verso la Pasqua” è il titolo ideale della riflessione odierna. “Quando all’inizio della Quaresima abbiamo iniziato questa serie di meditazioni quaresimali, non potevamo neanche lontanamente immaginare quello che sarebbe successo” inizia la riflessione di Mons. Sanchez. “La Quaresima, tempo di austerità, di impegno, di ascesi, che per noi diventava espressione della preparazione alla grande Maratona della vita, si è tramutata in una Quarantena. Anche se ce ne siamo accorti solo gradualmente, con l’implementarsi di misure di contenimento via via più stringenti, nel giro di pochi giorni ci siamo trovati reclusi nelle nostre case, confinati entro mura domestiche, tagliati fuori dal mondo, mentre fuori imperversa una tempesta come l’umanità non ha mai conosciuto”.

“I nostri progetti di lavoro, di vita, e di corsa – analizza ancora il presidente di Athletica Vaticana – sono stati prima modificati, poi scomparsi. Non ci sono più gare, né allenamenti. Abbiamo scelto consapevolmente e responsabilmente di rinunciare alla corsa su strada o sui parchi per contribuire al bene di tutti. Per molti di noi, è stata una rinuncia sofferta, ma accettata generosamente. I tanti surrogati casarecci di esercizi che ci siamo inventati per ingannare questa assenza della corsa, non riescono a colmare il bisogno della corsa all’aperto. Tutto il paese, anzi, il mondo, si è fermato improvvisamente. In molti luoghi, la natura piano piano si riprende il posto lasciato dagli uomini. Mi vengono in mente le parole di un’omelia di un autore del secolo II, omelia per il Sabato Santo, che sembra quasi un ritratto del nostro mondo: ‘Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi'”.

Prosegue Mons. Sanchez:”Un grande silenzio avvolge la terra. Potremmo considerarlo una sciagura, ma è anche un’opportunità. Ci è stato dato un tempo di silenzio per rivedere le nostre scelte di vita, un tempo prezioso per riflettere, per riordinare le nostre priorità, che era in fondo lo scopo della Quaresima. Così come lo stop dell’attività lavorativa ha fatto diminuire drasticamente l’inquinamento atmosferico, anche l’inquinamento spirituale, fatto di ozio superficiale, di banalità, si è ridotto in questi giorni. L’atmosfera spirituale è diventata più limpida, più trasparente. Adesso dovrebbe essere più facile percepire nitidamente i contorni delle realtà spirituali che normalmente sfuggono al nostro sguardo a causa dell’inquinamento spirituale. Ora dovrebbe essere più facile individuare i segni della presenza di Dio nella nostra vita, nella nostra storia, attorno a noi. Dovremmo poter scorgere il volto di Gesù nei suoi fratelli più piccoli che ci stanno accanto. È una gran opportunità per tutta l’umanità. Il grande sabato silenzioso, tuttavia, è solo una grande pausa, ma non è la fine. Questo tempo annuncia già l’alba della mattina di Pasqua”.

La riflessione di Mons. Sanchez si conclude con l’augurio pasquale di speranza per tutti:”La mattina di Pasqua è il fondamento della nostra fede, ed è anche la scaturigine della nostra Athletica Vaticana. È la mattina delle corse al e dal Sepolcro: correva Maria Magdalena per andare al cenacolo, e correvano Pietro e il Discepolo Amato: Currebant duo simul (Gv 20,4). Non è un caso se l’evangelista Giovanni, in quella pagina che sa di mattina fresca e di novità, non chiama sé stesso per nome, ma “il discepolo che Gesù amava”, affinché ogni cristiano, discepolo amato da Gesù, possa rifare l’esperienza della mattina di Pasqua. Quanto più per noi, discepoli di Gesù che corriamo insieme a Pietro, al suo successore, nella persona di Papa Francesco! Cari amici di Athletica Vaticana: corriamo insieme verso il sepolcro, all’incontro con il Cristo risorto. Corriamo insieme con Pietro, e portiamo al mondo intero la stupenda notizia che Cristo è Risorto, ha vinto la morte e ci offre il dono della vita nuova. Buona Pasqua a tutti, e Buona Corsa!”.
(ITALPRESS).

Messa per squadre Divisione Paralimpica Sperimentale

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Una Messa voluta dalla Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della Figc per una Pasqua particolare e anomala. “In un momento così difficile per tutti, nel quale la nostra vita ordinaria è stata stravolta dall’emergenza sanitaria Covid-19, ci apprestiamo a trascorrere una delle ricorrenze più importanti del Cristianesimo senza la possibilità per molti di noi di ritrovarsi insieme al calore degli affetti familiari – si legge in una nota -. Domenica 12 aprile 2020, nel giorno della Santa Pasqua alle ore 18, il sacerdote della Diocesi di Malta, Don Daniel Grech, celebrerà una Messa che sarà l’occasione per condividere insieme un momento di grande unione e partecipazione. È con questo auspicio che nasce l’iniziativa della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale, che desidera essere accanto a tutte le società affiliate e ai suoi tesserati per sentirci uniti nella fede. Un abbraccio virtuale per riscoprirci ora più che mai vicini nella distanza, con la volontà di mandare un messaggio di speranza a tutto il movimento perché le emozioni sono più forti della lontananza. Chi vuole partecipare insieme anche ai propri cari può collegarsi in live streaming sulla piattaforma Webex Meet, scaricabile gratuitamente su pc, tablet e cellulare da tutti gli utenti”.
“Nei momenti difficili – prosegue e conclude la nota – il senso di comunità aiuta, crea legami, ci fa sentire meno soli. La Pasqua è da sempre un momento di unione e condivisione, con l’augurio mai come ora che sia un passaggio – nel suo significato più autentico – verso un futuro di rinascita e speranza in attesa che il nostro Paese e tutto lo sport possa ripartire più forte e fiero di prima”.
(ITALPRESS).

La Clericus Cup scende in campo, ma con le preghiere

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Ormai è un coro. Senza giocare a calcio, la Clericus Cup, il Mondiale della Chiesa, promosso dal Csi fa sentire la sua voce missionaria. Una preghiera costante, nei giorni dei riti della Settimana Santa. Più alta, perché vicini alla Pasqua, che per ogni cristiano, rappresenta un traguardo, un segno di rinascita, una ripartenza. Lo sanno bene i presbiteri ed i seminaristi-giocatori, fermi per l’emergenza del Coronavirus, delle 16 squadre iscritte al torneo ecclesiastico. “Pray and Play” c’è scritto nelle loro maglie di questa 14esima edizione presentata a fine febbraio, prima che l’emergenza Covid 19 fermasse l’avvio del Mondiale della Chiesa. Ecco allora che dai collegi pontifici arrivano i gol nelle invocazioni e nelle raccomandazioni dei protagonisti. “Oggi entriamo in campo per una importante partita della Clericus Cup, quella del ‘Pray’, giacché per il momento non c’è la possibilità del ‘Play’”, prega così innanzi alla Madonnina con indosso la maglia verdeoro dell’Alleanza Luso Brasiliana, Padre Adenis Roberto de Oliveira, parroco alla Pisana in Santa Maria della Perseveranza, per “chiedere aiuto al Signore di poter sconfiggere l’attuale avversario che ci sta facendo faticare così tanto. Signore, dacci la forza e la saggezza per poter trovare il giusto schema tattico che ci porterà alla vittoria contro questo difficile avversario. Padre, sei il nostro capitano, l’allenatore, il fiato, la forza! Aiutaci in questo momento e sempre. La vittoria è sicura, ma per arrivarci dobbiamo ancora combattere”. La supplica di Padre Adenis arriva dopo quella dell’allenatore del Sedes Sapientiae, il messicano padre Josefo Juerta, unico sacerdote presente in ogni edizione del torneo giocato nella capitale. Nella domenica delle Palme schierati i suoi in collegio a Trastevere, rispettando le debite distanze, aveva affidato al Signore la sua intenzione: “Ti chiediamo di fermare questa pandemia. Riempi delle tue benedizioni a chi si occupa di curare chi soffre di questa malattia e fa che tutti impariamo a essere migliori fratelli dei nostri fratelli e migliori figli del nostro Padre Celeste”. A questa si era unita nel corso della Settimana Santa quella del capitano dei sacerdoti dell’Altomonte, il ghanese Eric Asare. “In questo momento particolarmente difficile ci uniamo a tutti i nostri amici che partecipano alla Clericus Cup insieme al CSI per pregare al Signore. Preghiamo specialmente per le persone colpite dal coronavirus. Il Signore ci sostenga e ci conforti. Rivolgiamo il nostro sguardo al cielo con la speranza di poter ‘risorgere’ con Cristo nella gloria. Amen. Buona Pasqua a tutti”.
(ITALPRESS).

Tortu “Il Papa ha proposto a tutti di tornare all’essenziale”

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“Resistenza, spirito di squadra, fratellanza, dare il meglio di sé: ritrovo la mia esperienza di atleta in queste caratteristiche che Papa Francesco, all’Angelus della Domenica delle Palme, ha indicato come essenziali. Non solo per lo sport. Ma per la vita, soprattutto adesso”. A scriverlo, in un articolo dal titolo “Con Francesco come coach” sull’Osservatore Romano, è Filippo Tortu, 21enne velocista delle Fiamme Gialle, recordman italiano sui 100 piani in 9″99. “Il Papa, con le sue parole di incoraggiamento al mondo dello sport, ha proposto a tutti, credenti o meno, di tornare all’essenziale – prosegue il campione lombardo – Proprio come a noi atleti chiedono gli allenatori. È vero, tante manifestazioni sono sospese, ha detto Francesco. Sono state rimandate di un anno le Olimpiadi di Tokyo. All’appuntamento olimpico mi stavo preparando da quattro anni, come i miei amici e colleghi di tutto il mondo. Ora a casa, a Costa Lambro, vicino Milano, mi alleno due volte al giorno e dedico allo studio – sono iscritto a economia alla Luiss – il resto della giornata. Stando a casa sto anche rinsaldando i rapporti, già bellissimi, con la mia famiglia. Oltretutto mio papà è il mio allenatore. Ho accolto le parole del Papa, che ho avuto la grande opportunità di incontrare personalmente il 30 maggio 2018 in piazza San Pietro, come un incoraggiamento a non buttarmi giù e un invito a vivere lo sport attraverso, appunto, i valori più autentici. Perderli di vista assolutizzando la prestazione agonistica comporta infatti gravi rischi”. “Per noi atleti, poi, è il momento di fare qualcosa di concreto per chi sta soffrendo – aggiunge Tortu – Proprio in queste ore abbiamo donato 40 tablet a medici e infermieri, attraverso la Regione Lombardia e il policlinico San Martino di Genova, per agevolare il loro eroico servizio. Mentre con la Dinamo Sassari Basket stiamo raccogliendo fondi per sostenere gli ospedali sardi. È proprio lo ‘spirito di squadra’ di cui parla il Papa”. “Farei un errore se pensassi solo a migliorare il mio 9”99 sui 100 metri o alla finale delle Olimpiadi. Attraverso la mia corsa posso dare, anch’io come tutti gli atleti, un contributo alla pace e allo sviluppo dei popoli più poveri. Sono proprio questi i valori solidali e inclusivi che avrebbero caratterizzato il Meeting internazionale We Run Together, il 21 maggio, organizzato da Athletica Vaticana e dalle Fiamme Gialle, il mio gruppo sportivo”.
(ITALPRESS).

Papa “Sport sospesi ma vengono fuori i frutti migliori”

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“Domani, 6 aprile, ricorre la Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite. In questo periodo, tante manifestazioni sono sospese, ma vengono fuori i frutti migliori dello sport: la resistenza, lo spirito di squadra, la fratellanza, il dare il meglio di sé…”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’Angelus della domenica delle Palme. “Dunque, rilanciamo lo sport per la pace e lo sviluppo”.
(ITALPRESS).

Don Collin “Testardi a sperare contro ogni disperazione”

In questa Quaresima così “particolare”, Athletica Vaticana continua a proporre un “allenamento spirituale” suggerito dal ritmo essenziale della preghiera. Dopo la prima riflessione proposta da Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, la seconda di Don Giovanni Buontempo, la terza di
monsignor Andrea Palmieri, la quarta della suora domenicaca Marie Manaud, la quinta monsignor Daniel Tumiel, officiale della Segreteria di Stato e appassionato maratoneta, il “coach” per la sesta domenica, che coincide con le Palme, è Don Wim Collin, sacerdote salesiano, che insegna all’Istituto di spiritualità della Pontificia Università Salesiana a Roma. “Il vangelo della domenica delle Palme, che si legge normalmente nel momento della benedizione delle palme, ci invita a chiudere gli occhi e ad immaginarci la storia dell’entrata di Gesù in Gerusalemme” inizia il sacerdote fiammingo nella sua riflessione. “Disse a due discepoli: ‘Andate in città e prendete quell’asina che troverete lì, quella che è legata insieme con il suo puledro’. Quando tornano entrano nella città e davanti alle porte di Gerusalemme c’è una folla che stende i propri mantelli sulla strada, taglia rami dagli alberi per dargli il benvenuto. La folla canta e grida: «Osanna, figlio di Davide! Osanna, il Signore! Osanna, benedetto colui che viene!» Accolto Gesù come il re, il liberatore, il profeta, la gente è piena di gioia, di speranza. Il contrasto con la «Passione» che si legge un pò più avanti nella Messa, non può essere più grande. Gesù, condannato a morte, esce dalla stessa città, torturato, inciampando verso il luogo dove darà l’ultimo respiro” spiega Don Collin.

Il sacerdote runner, a questo punto, si sofferma sull’importanza del ruolo dell’asino, citando un intervento nel 1622 del vescovo di Ginevra, Francesco di Sales. “Per qual motivo – chiede ai suoi ascoltatori – Gesù ha scelto quest’animale? Avrebbe potuto scegliere un animale più degno, un altro modo per fare il suo ingresso solenne… ma non lo ha fatto. Il motivo non è stato perché l’animale agli occhi degli uomini è pesante e pigro. Il santo savoiardo ci spiega tre motivi che coincidono con tre caratteristiche dell’animale scelto. Anche per noi oggi, quasi 400 anni dopo, hanno ancora un significato. Il primo motivo è l’umiltà dell’animale. Il secondo motivo il per quale Gesù sceglie l’asino, è perché questo animale è paziente. L’ultimo motivo per cui Gesù scelse l’asino è l’obbedienza.
Gesù, scegliendo l’asino ci indica che non è venuto per fare ciò che vuole lui, ma fa semplicemente ciò per cui Dio l’ha mandato in questo mondo” prosegue Don Collin.

“L’umiltà, la pazienza e l’obbedienza alla volontà di Dio, sono tutti atteggiamenti che possiamo imparare dall’asino, atteggiamenti che ci aiutano nella vita quotidiana e nella vita spirituale. C’è però una quarta caratteristica della quale Francesco di Sales non parla. Dicono che l’asino è anche testardo. Secondo me, conviene rendere questa parola ‘testardo’ in modo positivo: l’asino è perseverante, ed è veramente così. L’asino crede anche quando sembra che non ci sia più speranza. È proprio in questo che dobbiamo imparare ad imitare l’asino, soprattutto oggi. Carissimi amici della corsa. Il nostro cammino quaresimale, all’improvviso, è stato cambiato in una quarantena quaresimale. Il tempo che stiamo vivendo, le notizie che ci raggiungono, non soltanto dall’Italia, ma da tutte le parti del mondo, sembrano di sottolineare quella frase, la più triste e oscura della Passione, che oggi leggiamo: ‘A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra…’. Non lasciamoci ingannare, questo non è il messaggio che il nostro Dio ci vuole dare” conclude il sacerdote maratoneta.

“Ricordiamoci che il Deuteronomio ci dice ‘Egli stesso camminerà davanti a te, non ti lascerà e non ti abbandonerà’… Per più di 365 volte troviamo un messaggio simile nella Sacra Scrittura, per ogni giorno dell’anno, allora, veramente, non abbiamo niente da temere. È questa la vera perseveranza, come quella dell’asino: sperare contro ogni disperazione. È questa la vera speranza della Settimana Santa che sta per cominciare”.
(ITALPRESS).

Mons.Tumiel “Difficile vedere traguardo ma dobbiamo crederci”

In questa Quaresima così “particolare”, Athletica Vaticana continua a proporre un “allenamento spirituale” suggerito dal ritmo essenziale della preghiera. Dopo la prima riflessione proposta da Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, la seconda di Don Giovanni Buontempo, la terza di
monsignor Andrea Palmieri, la quarta della suora domenicaca Marie Manaud, il “coach” per la quinta domenica è monsignor Daniel Tumiel, officiale della Segreteria di Stato e appassionato maratoneta. “Iniziando le nostre meditazioni quaresimali di quest’anno, le abbiamo legate ad un evento che avrebbe dovuto svolgersi proprio questa Domenica, cioè l’attesissima annuale Maratona di Roma. Purtroppo, gli eventi hanno cambiato non solo il programma, ma anche l’intero percorso della nostra vita per cui oggi stiamo vivendo una situazione che ci sembra quasi surreale. La pandemia del coronavirus, oltre ad aver messo in evidenza la nostra fragilità in quanto esseri umani, ci ha anche messi di fronte alle sue tristi conseguenze e ha limitato la nostra vita al minimo necessario” le parole di riflessione di Mons.Tumiel.
“In questo clima risuona ancora più forte la parola di Dio che la liturgia della Chiesa ci propone in questa ormai V Domenica di Quaresima. Si può affermare che la realtà centrale delle odierne letture è la morte. Proprio guardandosi allo specchio della morte l’uomo scopre non soltanto la sua fragilità, ma anche la verità delle parole che la Chiesa ha ripetuto iniziando la Quaresima, mentre nel gesto dell’imposizione delle ceneri diceva: ‘Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai’. Magari in quel momento, o addirittura soltanto fino a qualche giorno fa quest’ammonizione ci sembrava rivolta piuttosto agli altri, ma vedendo ciò che oggi succede attorno a noi, dobbiamo accettarla come se fosse rivolta personalmente a ciascuno di noi: sono polvere e in polvere ritornerò. Tale prospettiva sarebbe tremenda, priva del futuro, se non ci fosse l’intervento di Dio stesso che si china sopra il mondo e sopra l’umanità dicendo per bocca del Profeta Ezechiele: ‘Ecco io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete'” dice Mons. Tumiel che riflette anche sul noto episodio del Vangelo che racconta la risurrezione di Lazzaro.

“Sicuramente molti si domandavano: ma Gesù non lo poteva risparmiare, proteggerlo dalla malattia e dalla morte. Sono giustificate tali domande, sono nostre quando se ne va qualcuno che amiamo, sono tremendamente nostre in questi giorni. Di fronte al mistero, al dramma e alla prospettiva della morte suonano molto forti le parole di Gesù: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno’. Queste non sono solo parole di puro conforto o, un discorso pronunciato per la circostanza, ma una autorivelazione di Gesù, che assicura la vita eterna a chi crede in Lui. Egli oggi, come fece con Maria, sorella di Lazzaro, chiede a ciascuno di noi: ‘Credi tu questo?’ Qui occorre una risposta, un impegno, un cambiamento radicale per affidarci a Lui, per vedere la morte nella prospettiva della risurrezione e della vita e cioè nella prospettiva di Gesù Cristo. È bello scoprire anche il lato molto umano di Cristo che si commuove e piange la morte del proprio amico, lo si direbbe uno di noi. Sarebbe, tuttavia, utile domandarci se siamo capaci di commuoverci, di aver compassione e rispetto delle lacrime degli altri” si chiede Mons. Tumiel.
“Devono farci riflettere le immagini degli scenari che vanno in onda nonostante il crescente numero delle vittime; il mancato lutto e compassione nei confronti di migliaia di famiglie che stanno perdendo i loro cari. Gesù opera un grande miracolo: richiama Lazzaro, morto ormai da quattro giorni, alla vita. Suscita l’ammirazione, la gioia e la festa. Dobbiamo, tuttavia, tener presente che Colui che è la risurrezione e la vita non si ferma qui. Infatti, Lazzaro qualche tempo dopo morirà di nuovo, come del resto sarà crocifisso e morirà anche Gesù stesso. Ma la Sua potenza messianica si rivelerà in maniera totale nella Sua Risurrezione che cambia completamente la prospettiva della storia umana. In tale prospettiva, pur consapevoli di essere polvere, gridiamo col Salmista: ‘Dal profondo a Te grido, o Signore; Signore ascolta la mia voce!’. All’orizzonte dell’umanità, tanto sconvolta e impaurita, emerge la Croce vittoriosa di Cristo e brilla l’aurora del mattino della Risurrezione. Ci è magari difficile vedere tale traguardo, come è difficile a chi intraprende lo sforzo di una corsa sportiva vedere da subito il traguardo da raggiungere e il risultato finale, ma siamo rassicurati dalla parola di Gesù stesso: ‘Se crederai vedrai la gloria di Dio'”.
(ITALPRESS).

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