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Suor Marie “Viviamo la gioia come compagna di viaggio”

In questa Quaresima così “particolare”, Athletica Vaticana continua a proporre un “allenamento spirituale” suggerito dal ritmo essenziale della preghiera. Dopo la prima riflessione proposta da Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, la seconda di Don Giovanni Buontempo e la terza di monsignor Andrea Palmieri, il “coach” per la quarta domenica di Quaresima è la suora domenicana Marie-Théo Manaud, podista dell’Athletica Vaticana, che condivide la freschezza di una meditazione “al femminile”. La Gioia è al centro della sua riflessione. “In questa Quaresima dove la realtà vissuta da tutti assume un carattere “penitenziale” del tutto particolare, è buono ed è giusto sentire l’invito che la Liturgia ci rivolge in questa Domenica Laetare dove la gioia è il centro del messaggio e ci viene incontro per sostenere i nostri passi e per ricordarci la direzione e la méta. Questa è la gioia che tanti di noi avvertono in una bella e faticosa corsa, come un respiro che ci dà forza e ci orienta al traguardo, ci invade e ci porta avanti, ci spinge e ci solleva. Così è questa Domenica della gioia in questo cammino quaresimale” scrive suor Marie.

“Non è certamente una gioia esuberante, staccata dalla realtà, quasi da diventare provocazione, affronto a chi attraversa questo tempo con tanta fatica, sofferenza, solitudine, paura, inquietudine, e nemmeno un torto per tutti coloro che mettono a rischio la loro salute, dando tutto di se stessi senza contare il tempo donato e, offrendo le loro capacità per curare, lottare e continuare a sperare assicurando a tutti i servizi di competenza” prosegue la suora domenicana con chiaro riferimento al lavoro di medici, infermieri, operatori sanitari che in questi giorni sono sottoposti ad un lavoro delicato e faticoso per cercare di affrontare al meglio l’emergenza coronavirus. “Sì, è un invito a “scendere” dentro di noi per attingere alla fonte della vera Gioia. Una Gioia luminosa che è Gesù stesso… Ce lo dice nel Vangelo: “Sono la Luce del mondo!” Nessuna tenebra, nessuna notte può resistere alla Sua Luce che si fa Presenza nel nostro mondo a cominciare dal nostro mondo interiore. Non c’è solitudine, non c’è paura, isolamento, sofferenza… che non viene visitata, abitata, salvata da questa sua Luce…”.

Suor Marie parla di una luce che “guida i nostri passi, li rende più sicuri, ci permette di orientarsi con sicurezza, di raggiungere la nostra meta. Una Luce che non si limita alla luce del giorno che svanisce quando arriva la sera, che scompare quando i nostri occhi si spengono, quando si trovano impediti di accogliere la luce… E’ Luce-Presenza, è Luce che si fa tocco, voce, movimento per indicare la strada, per assicurare il passo, è Luce che si fa fratello spalla a spalla, compagno di strada… E’ Luce che si fa attenzione, sensibilità alla delicata presenza dell’altro, ai suoi inviti come alle sue necessità… Un’immagine mi è salita spontanea nel cuore pregando su questa Luce-Presenza che è Cristo nella nostra vita ed è l’esperienza dei nostri due compagni di squadra Michele e Paolo insieme a Stefano che si offrono questa Luce a vicenda, delicatissimo ascolto dell’altro per correre la Via della Luce, la Via della Gioia insieme! Sì davvero la Luce, Cristo, vince le tenebre, e ci lancia nella corsa della nostra vita, insieme. La nostra corsa di giorno come di notte, possa seminare scintille di luce e affermare senza paura: “Io credo, Signore!”.
(ITALPRESS).

Mons. Palmieri “L’emergenza spinge alla conversione”

In questa Quaresima così “particolare”, Athletica Vaticana continua a proporre un “allenamento spirituale” suggerito dal ritmo essenziale della preghiera. Dopo la prima riflessione proposta da Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, e quella di Don Giovanni Buontempo, per la terza domenica di Quaresima il “coach” è monsignor Andrea Palmieri, sottosegretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. La sua meditazione scaturisce dalla ferma convinzione che, come scrisse Alessandro Manzoni, “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa è più grande”. “Con la terza domenica giungiamo a metà di questa “strana” Quaresima, senza messe e funzioni religiose nelle nostre parrocchie” scrive Mons. Palmieri. “La situazione di emergenza che stiamo attraversando non ci esime dal cercare di accogliere e di vivere in pienezza l’invito che la Quaresima ci propone: “Convertitevi!”. Anzi, paradossalmente, potremmo dire che, poiché ogni conversione implica un cambiamento, l’appello che ci giunge continuamente a cambiare stili di vita per fronteggiare e rallentare la diffusione del contagio da Covid-19 offre un contesto particolarmente adatto al nostro cammino quaresimale”.

“La conversione alla quale la Quaresima ci chiama, però, è qualcosa di più profondo, di più interiore, rispetto ad un semplice cambiamento di comportamenti pubblici o privati. Nel Nuovo Testamento quando si parla di conversione si usa il vocabolo greco meta-noeo, che contiene in sé la stessa radice della parola nous, mente. La conversione è dunque primariamente un cambiamento di mentalità, ossia del modo di comprendere ciò che ci circonda, chi siamo noi, chi sono gli altri e chi è Dio. Solo da un cambiamento radicale di mentalità scaturisce un cambiamento del proprio modo di agire, che, a sua volta, è rivelatore di quello che noi veramente pensiamo e crediamo. Questo rimando ad una maggiore cura della propria interiorità non deve essere confuso con una fuga da una realtà che non ci piace o che ci fa paura. Un autentico rinnovamento interiore infatti ci consente di interpretare meglio la realtà che stiamo vivendo e di cogliere il senso di responsabilità che ci lega gli uni agli altri nel momento presente”.

L’invito di Mons. Palmieri per questa settimana è di lasciarsi guidare dal Vangelo domenicale “che ci offre un suggerimento prezioso per compiere questo cammino dentro noi stessi e poi verso Dio e i nostri fratelli, potrà essere utile chiederci di cosa abbiamo veramente sete, e cioè cosa cerchiamo, quale risposta diamo ai desideri che abitano nel profondo del nostro cuore. Rispondere con sincerità a questa domanda ci aiuterà a riconoscere la vanità di tanti nostri modi di vedere realizzato il desiderio di amore, di gioia, di vita, e, forse, ci farà sentire forte più che mai la sete di “acqua viva”, che è Gesù Cristo. Ricordiamoci anche di pregare per le persone ammalate e per i medici e gli infermieri che si stanno prendendo cura di loro”.
(ITALPRESS).

Kostner “Con la fede ho un rapporto intenso”

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“Con la fede ho un rapporto abbastanza intenso, perché comunque, come atleta, il fatto di credere, di credere in particolare in te stesso, nelle tue capacità, ti porta spesso anche a credere in una forza molto più grande di te”. Lo afferma la pattinatrice artistica, Carolina Kostner, nella quinta puntata del programma ‘Io credo’, in onda su Tv2000 (canale 28 e 157 Sky) lunedì 16 marzo ore 21.10, condotto da don Marco Pozza e per la regia di Andrea Salvadore. “Non nego – aggiunge la Kostner a Tv2000 – che ci sono ovviamente dei momenti in cui ti chiedi: ma come funziona questa cosa? Perché io mi impegno, faccio questo e quell’altro e poi, ovviamente, nella vita, come tutti, incontriamo delle difficoltà, dei momenti difficili, dove non è facile mantenere né la calma, né la serenità, che tutto vada sempre bene”. “Mia nonna, che purtroppo quando è morta ha sofferto – racconta ancora Kostner – si è fermata un attimo, ed eravamo al punto in cui tutta la famiglia era in pace col fatto che potesse andare in paradiso, perché stava soffrendo. C’è voluto un po’, ma ha detto: ‘Guarda, non dimenticare mai, che pure morire te lo devi guadagnare'”.
(ITALPRESS).

Don Buontempo “Momento per guardarci dentro”

Un itinerario quaresimale di “allenamento interiore” affidato ad una meditazione di un sacerdote maratoneta. E’ quanto propone Athletica Vaticana che in questa seconda settimana (nella prima è intervenuto Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura) propone la riflessione di Don Giovanni Buontempo. “So bene che tutti voi avete la testa altrove e condividete la preoccupazione che domina in tutti, perciò molti non avranno lo stato d’animo per tenere la propria mente impegnata con altro. In questi giorni, un po’ strani per tutti, la Chiesa, nostra madre, con la liturgia di cui essa vive, ci viene in aiuto (come al solito) aiutandoci ad indirizzare lo sguardo nella giusta direzione” scrive Don Buontempo alla vigilia della seconda domenica di Quaresima nella quale si ascolta il Vangelo della Trasfigurazione. “Gesù mostra qualcosa di splendido, di luminoso, di misterioso… ma solo a tre discepoli. Non a tutti”.

“Con tutti gli amici di Athletica Vaticana stiamo cercando di fare un ritiro “a pezzi” o “a puntate”, e “a distanza. Ma è essenziale anche per noi, nonostante queste limitazioni, che facciamo come questi tre discepoli: che troviamo alcuni momenti per abbandonare la gente, i rumori, i parenti, il solito tran-tran, il caos interiore che ci portiamo dentro (e il martellamento con gli ultimissimi aggiornamenti sull’emergenza …) per ritirarsi un po’ in disparte… … e una volta che siamo lì, in disparte, pensare a quello che abbiamo dentro, soprattutto interrogarsi sul perché di tante ansie e di tante insoddisfazioni” esorta Don Buontempo. “Non è facile guardarsi dentro! Il più delle volte lo evitiamo. Non ci piace farlo. È faticoso e fastidioso. Infatti, quelle poche volte che ci guardiamo dentro, dobbiamo riconoscere che c’è in noi, quasi sempre, un senso di vuoto. Qualcosa manca. E la cosa che forse ci spaventa ancora di più è che abbiamo la vaga percezione del fatto che niente riesce, e niente riuscirà mai, a colmare questo vuoto. E cosa facciamo? Il più delle volte cerchiamo di non farci caso pensando ad altro. Altre volte scappiamo via di corsa da questi “pensieri deprimenti” finendo per riempire le nostre giornate di mille cose, il che è alla fine non è altro che un fuggire a noi stessi. Altre volte ancora, cerchiamo di colmare questo vuoto con “tentativi di felicità”. Quali sono? Ognuno ha i suoi. Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che nonostante tutto, quel senso di vuoto spesso rimane … … forse, in questi giorni, questo “vuoto” è persino amplificato dalla frustrazione di veder sfumare la possibilità di una gara alla quale ci si era preparati a lungo. A questo proposito, per essere brutalmente onesti fino in fondo, dobbiamo riconoscere che anche quando queste gare le abbiamo corse… e anche quando abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi… e anche quando questi obiettivi sono andati ben al di là delle nostre aspettative… anche allora il temibile “vuoto” ha fatto capolino ed è riaffiorato dal profondo dell’anima. Sembra che sia qualcosa che non ci lascia mai”.

Don Buontempo invita anche anche ad ascoltare “la lucida confessione di un grande campione dello sport, il pallavolista Andrea Lucchetta, che racconta il suo stato d’animo dopo una grande vittoria sportiva. La sua sincera ammissione è disarmante: ‘…cosa ti rimaneva? La tristezza di quell’attimo fuggente! Per cui mi sono sentito svuotare completamente …’. Ecco! Questo è il punto. Anche i più grandi traguardi sportivi non riescono ad eliminare del tutto né il vuoto, né la tristezza che spesso alberga nel nostro cuore! Io me la ritrovo sempre fra i piedi, mi da fastidio e il più delle volte mi illudo di sbarazzarmene nella maniera sbagliata. Con che cosa si potrà “riempire” questo vuoto? Questa è la grande domanda. Proprio qui viene in nostro aiuto il Vangelo della Trasfigurazione”. Quindi, l’invito finale di Duon Buontempo di interrogarsi nel pronfondo, “aprirsi”, “trasfigurarsi”, vale anche per chi pratica sport. “Un atleta che raggiunge grandi traguardi ma rimane del tutto chiuso in sé e nel suo mondo di ambizioni, alla fine non emana nessuna luce e finisce per spegnersi come persona”.
(ITALPRESS).

Rinviata la prima giornata della Clericus Cup

Annunciata e attesa con il nuovo motto “Pray and Play!”, la Clericus Cup 2020 non gioca ancora. Resta solo la preghiera ai 330 seminaristi e sacerdoti iscritti. Con l’inizio previsto nel prossimo week end, erano tutte pronte a scendere in campo le 16 squadre protagoniste del Mondiale calcistico della Chiesa, promosso dal Centro Sportivo Italiano con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale del tempo libero, turismo e sport della Cei, del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano, quest’anno sostenuto dai Cavalieri di Colombo. Il decreto del Governo sull’emergenza sanitaria in Italia, per prevenire il rischio di diffusione del Coronavirus, ha invece preteso il rinvio a data da destinarsi della prima giornata dell’edizione numero 14 del torneo, che vedeva il seguente programma:

GIRONE A
Collegio Urbano – Urbi Et Orbi Team
North American Martyrs – Collegio Ucraino
GIRONE B
Altomonte – Collegio Argentino
Gregoriana – Collegio Pio Latinoamericano
GIRONE C
Mater Ecclesiae – Sedes Sapientiae
Consolata Guanelliani – OMI
GIRONE D
Alleanza Luso Brasiliana – Collegio Spagnolo
Collegio San Paolo – Collegio Messicano

Il rinvio arriva dopo la nota emessa a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020, dal Centro Sportivo Italiano, che, nel rispetto delle disposizioni in esso contenute, ha dichiarato la sospensione delle attività ufficiali fino al 15 marzo 2020.
(ITALPRESS).

Mons. Sanchez “Quaresima come un programma di allenamento”

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Un itinerario quaresimale settimanale affidato ad una meditazione di un sacerdote maratoneta. E’ quanto propone Athletica Vaticana da questa e per le prossime settimane: in questa prima settimana c’è anche la coincidenza con la preparazione della Maratona di Roma. “Nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale – testo programmatico del Pontificato – Papa Francesco ricorda un principio fondamentale da applicare sia nei rapporti sociali sia anche nella vita personale: “Il tempo è superiore allo spazio”. Con questo principio, Francesco indica l’importanza dei processi” (processi nel senso di nuovi percorsi) rispetto al controllo effettivo dello spazio, delle cose o, peggio, delle persone. Un processo è qualcosa che richiede tempo, e che giunge a compimento solo gradualmente attraverso una crescita ordinata. Dare la dovuta importanza ai processi ci libera dall’ansia dei risultati immediati, ci insegna a progettare con visione di futuro e ad attendere, pazientemente, i frutti” scrive Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha tracciato il primo itinerario quaresimale. “Anche la Quaresima, a ben guardare, è un processo: i testi della liturgia la descrivono come un cammino di preparazione verso la Pasqua, un itinerario di purificazione interiore, finalizzato alla celebrazione della Pasqua. Considerare la Quaresima come processo – di cambiamento, di conversione a Dio – significa che se anche, sin dall’inizio, mettiamo tutto l’impegno, gli obiettivi si raggiungeranno solo gradualmente, passo dopo passo. La conversione non è opera di un istante, ma il risultato di un processo che tende verso l’abbraccio con Cristo, morto e risorto per noi” scrive Mons. Sanchez, presidente di Athletica Vaticana.

“Sotto questa prospettiva, la Quaresima come processo non è molto diversa da un programma di allenamento in vista di una grande prova. Un piano di allenamento, se è ben fatto, richiede tutto l’impegno sin dall’inizio, ma prevede un aumento progressivo e graduale del carico e dello sforzo. Molti di noi lo hanno già sperimentato più volte: una maratona non s’improvvisa, ci si arriva solo faticosamente; all’inizio del programma non sei pronto a correre i 42km195, ma se cominci a saltare allenamenti, solo perché sono facili, stai compromettendo il risultato finale. Una maratona si costruisce passo dopo passo.
Un programma di allenamento può diventare così anche metafora della Quaresima, non diversamente da come san Paolo parlava della corsa nelle sue lettere per spiegare lo sforzo del cristiano. Il passo più famoso è tratto dalla prima Lettera ai Corinzi (9, 24): “Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!”. Ma anche alla fine della sua vita, quando sta per essere condannato e giustiziato, san Paolo parla ancora della sua vita come una corsa lunga, di cui si vede già il traguardo. Nella seconda Lettera a Timòteo (4, 7) scrive: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato corsa, ho conservato la fede”” si legge ancora nella riflessione.

“Ora noi ci troviamo in una felice e fortunata condizione: per noi l’allenamento è più di una semplice metafora della vita cristiana. Spesso e volentieri il nostro allenamento si sovrappone all’impegno quaresimale, soprattutto per chi – proprio in questo periodo – si sta preparando per la Maratona di Roma: l’alzarsi presto per correre, lasciare il tepore del letto o della poltrona per andare a fare le ripetute, la privazione del cibo, i lunghi tempi di corsa in solitudine… tutto ciò disciplina il corpo, ma anche la mente; imbriglia le passioni e le riduce al dominio dello spirito. Si lavora sulle gambe e sulla capacità di resistenza, ma anche l’anima ne trae un vantaggio. Per noi, la corsa può essere anche un momento di preghiera, di glorificazione di Dio, e l’allenamento un’opera penitenziale. Ecco l’invito: fare della nostra attività sportiva un momento di preghiera, di digiuno, di mortificazione. Ma non solo: sarà un’occasione di glorificazione a Dio se sapremo applicare alla nostra attività quello che con belle parole dice uno dei prefazi (la prima parte della preghiera eucaristica della Messa) della Quaresima: “Tu, o Dio, vuoi che ti glorifichiamo con le opere della penitenza quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri”. Possa il nostro correre in questo tempo di Quaresima diventare vittoria sull’egoismo, sulla mollezza, sulla sensualità, per renderci disponibili agli altri e arrivare con il cuore purificato all’incontro con Cristo sul Monte Calvario. Di corsa, come gli apostoli Pietro e Giovanni – simul currebant – la mattina di Pasqua, con il Cristo Risorto”.
(ITALPRESS).

“Pray and play”, al via la Clericus Cup edizione 2020

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Sedici squadre in campo per l’Alleluja finale. Con l’arrivo della Quaresima sboccia per la 14^ volta all’ombra del Cupolone la Clericus Cup, il Mondiale calcistico della Chiesa, della Cei, del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano, quest’anno sostenuto dai Cavalieri di Colombo. L’edizione 2020, presentata al Centro Sportivo Pio XI, vedrà al via 16 squadre divise in 4 gironi, con le migliori due formazioni di ciascun raggruppamento promosse alla fase successiva. I calciatori pronti a scendere in campo sono 330 e il Messico è lo Stato più rappresentato con 31 giocatori, seguito da Nigeria (20), Camerun (19), Argentina (18), Stati Uniti e Ucraina (17), mentre sono soltanto otto gli italiani. Confermata la novità introdotta lo scorso anno, ovvero l’inserimento di seminaristi e sacerdoti in gironi differenti nella prima fase della competizione: un modo per vivere le gare di qualificazione “inter pares” rispettando i distinti percorsi formativi e le tappe intermedie per arrivare ai ministeri. Sulle maglie dei 330 atleti del torneo campeggia quest’anno il motto “Pray and Play”, inno alla preghiera e al gioco.
“Il gioco di squadra è la caratteristica principale della Clericus Cup – ha dichiarato Don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del Csi – Sentire di appartenere a un mondo è uno dei messaggi più importanti che trasmette questa manifestazione”. Il torneo partirà sabato 7 marzo e vedrà subito in campo i campioni in carica del Pontificio Collegio Urbano. La seconda fase a eliminazione diretta comincerà invece sabato 9 maggio con i quarti di finale per proseguire con le semifinali del 23 maggio e le finali del 30 maggio. “La Clericus Cup è una delle iniziative più caratteristiche a livello sportivo che si svolgono all’ombra del Cupolone, su un campo sportivo che ha una vista impressionante – ha osservato monsignor Melchor Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura – È un piccolo Mondiale dei seminaristi e dei giovani sacerdoti che in questi anni di formazione studiano a Roma e diventeranno poi nel mondo ambasciatori dello sport come strumento educativo e al servizio della pastorale. In fondo l’esperienza dell’oratorio è la grande intuizione dei grandi santi educatori”.
(ITALPRESS).

Una Messa terra’ a battesimo la 14ma Clericus Cup

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Nel nome del padre, del figlio e …della Clericus Cup! La croce, la preghiera, il pallone ed il gioco sono gli elementi che quest’anno caratterizzeranno il rito introduttivo del Mondiale pontificio, che il Csi promuove all’ombra del Vaticano da 14 anni. L’antifona d’ingresso sarà infatti in una chiesa, presso la Cappella dei Cavalieri di Colombo (Via di Santa Maria Mediatrice, 22) dove giovedì 27 febbraio alle ore 10, don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico nazionale del Centro Sportivo Italiano, officerà la Messa, concelebrata dai sacerdoti calciatori iscritti al torneo ecclesiastico. A seguire sarà il momento per conoscere, squadre e protagonisti del Mondiale della Chiesa, con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale del tempo libero, turismo e sport della Cei, del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano, sostenuto nell’edizione numero 14 dai Cavalieri di Colombo. Il campionato di calcio per seminaristi e sacerdoti di tutto il mondo, sarà presentato alla stampa, alle ore 11 presso il Centro Sportivo Pio XI, quando la Clericus Cup sarà rimessa in gioco. I campioni in carica del Collegio Urbano riconsegneranno il trofeo posseduto dal maggio scorso nella bacheca del Collegio di Propaganda Fide, dopo aver vinto la finale per 3-0 sul Sedes Sapientiae. Cresce l’attesa, per il battesimo nel torneo del Collegio Argentino, l’albiceleste dei sacerdoti di piazza Buenos Aires, dove Papa Francesco è spesso di casa.
(ITALPRESS).

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