L’ecumenismo va di corsa. Athletica Vaticana – la rappresentativa podistica ufficiale della Santa Sede – sarà a Wittenberg, in Germania, la città di Martin Lutero, dal 10 al 13 maggio, su invito della squadra di atletica locale che ha così voluto ricambiare l’accoglienza a Roma e in Vaticano dello scorso marzo. Sarà l’occasione per uno storico debutto internazionale per la prima Associazione sportiva costituita in Vaticano: momento centrale della trasferta biancogiallo in terra tedesca sarà, nella serata di sabato, la partecipazione alla nona edizione della gara notturna “Wittenberger Nachtlauf” di 10 km. Si tratta un circuito affascinante di 2,5 km, da ripetere cinque volte, proprio nel cuore della vittà. Athletica Vaticana sarà in Germania con 30 rappresentanti, fra cui due atleti con disabilità: la piccola Sara Vargetto, che col suo sorriso combatte una grave malattia neurodegenerativa, e Gianluca Palazzi, dipendente vaticano, costretto sulla sedia a rotelle. A guidare la delegazione sarà Monsignor Sanchez de Toca, presidente di Athletica Vaticana e sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Con lui ci saranno altri cinque sacerdoti maratoneti, due guardie svizzere, un professore della Biblioteca Apostolica Vaticana, un giornalista dell’Osservatore Romano, insieme a dipendenti delle Ville Pontificie, della Tipografia Vaticana, dell’Ospedale Bambino Gesù e dei diversi servizi del Governatorio della Città del Vaticano. A dare il benvenuto alla rappresentativa sportiva della Santa Sede saranno, tra gli altri, il primo ministro della Sassonia-Anhalt, Reiner Hasseloff, e il sindaco di Wittenberg, Jochen Kirchner. Nei tre giorni in Germania, oltre alla gara di sabato, Athletica Vaticana visiterà il centro per disabili Augustinuswerk, della diocesi di Magdeburgo, e incontrerà la comunità luterana e cattolica per uno scambio di esperienza e una preghiera ecumenica. Non mancherà l’incontro con l’arcivescovo Nikola Eterovic, nunzio apostolico a Berlino. La Conferenza episcopale tedesca sarà rappresentata da Elisabeth Keilmann, responsabile dell’Ufficio pastorale giovanile e dello sport. “Dopo i recenti e sanguinosi attentati contro i cristiani durante la celebrazione della Pasqua, e le sparatorie contro sinagoghe e moschee nei giorni di culto, diventa più urgente che mai rafforzare il dialogo e l’amicizia tra i credenti, tanto più tra i cristiani in questa ora decisiva per l’Europa e per il mondo – ha detto il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, delineando i contenuti di questa iniziativa non solo sportiva – Con questo spirito Athletica Vaticana vuole semplicemente condividere con i concittadini di Lutero la passione per la corsa e la gioia dello sport”.
MONS. SANCHEZ “LO SPORT E’ IN TUTTE LE CULTURE”
“Lo sport appartiene alla condizione umana, lo si trova in tutte le culture e in tutti i tempi: tutti i tentativi di sopprimere e di limitare lo sport sono falliti miseramente. Quando un fenomeno è una cosa così popolare che tocca così profondamente emozioni e vite delle persone, significa che deve avere delle radici molto profonde e se sono radici profonde significa che allora appartiene alla condizione di creature”. Questo il pensiero di Monsignor Melchor Josè Sànchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, intervenuto nel corso del convegno “Saving Sport – Uno sport da salvare” svoltosi all’Università Lumsa, a Roma. “Se vogliamo rinnovare lo sport e parlare di valori, i valori devono avere un fondamento e credo che serva una maggiore ricerca sul fondamento dei valori dello sport sui quali tutti siamo d’accordo” ha spiegato il sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura.
“Questo fondamento è metafisico e anche teologico e dunque io ho fatto una difesa di una teologia dello sport – ha proseguito il presidente dell’Athletica Vaticana, Monsignor Melchor Jose’ Sanchez de Toca y Alameda -: in fondo perché lo sport dovrebbe essere importante o interessante da un punto di vista credente? Perché lo sport che è gratuità e che in sé è un’attività inutile ci ricollega con la nostra condizione di creature create liberamente da Dio”.
(ITALPRESS).
CSI FESTEGGIA 75 ANNI IN UDIENZA DAL PAPA
Il Centro Sportivo Italiano celebra 75 anni di impegno sportivo educativo in tutto il Paese. Lo farà sabato 11 maggio in Vaticano, incontrando Papa Francesco, in un’udienza privata, proseguendo così quel cammino associativo, cominciato nel primo dopoguerra e quella tradizione di raccogliersi nelle grandi ricorrenze intorno al Pontefice. Un modo efficace per testimoniare un’appartenenza alla Chiesa suffragata dall’essere oggi “associazione di animazione cristiana”. «Da capitano vi sprono a non chiudervi in difesa, ma a venire in attacco, a giocare insieme la nostra partita, che è quella del Vangelo – ebbe a dire Papa Francesco il 7 giugno 2014, in occasione dei festeggiamenti del 70° di fondazione del Centro Sportivo Italiano – Lo sport rimanga un gioco!» il monito del Santo Padre con l’invito ai ragazzi a «mettersi in gioco, nella vita come nello sport con coraggio ed entusiasmo». Si può immaginare che sarà simile l’atmosfera che regnerà sabato prossimo nella sala Clementina. Non potrebbe essere diversamente: il Csi guarda infatti al traguardo dei 75 anni non come un puro fatto anagrafico, quanto come occasione per assicurare a se stesso, alla Chiesa, alle istituzioni pubbliche e al mondo dello sport italiano il proprio impegno a continuare a proporre uno sport ispirato ai valori cristiani e orientato ad educare alla vita ragazzi e giovani.
«L’udienza concessaci da Papa Francesco è certamente il momento più bello e significativo nell’ambito delle celebrazioni del 75° anno di vita del Centro Sportivo Italiano – afferma il presidente nazionale del Csi, Vittorio Bosio – In questi anni gli interventi dei Pontefici, sono sempre stati momenti di guida nel nostro percorso. Se abbiamo camminato su strade sicure è perché abbiamo beneficiato di una luce straordinaria emanata dalla presenza della Chiesa nel nostro servizio. Settantacinque anni fa abbiamo ricevuto un mandato ricco di fatiche ma traboccante di fiducia, di amore, di sostegni morali e anche concreti. Il nostro servizio è diventato il dono più grande che abbiamo ricevuto perché ha consolidato i valori della nostra vita costituendone il senso più profondo». Assieme ai vertici associativi saranno presenti circa 400 dirigenti ciessini, rappresentanti del tessuto e del territorio associativi. C’è grande attesa anche ora per le parole che Papa Francesco, di cui è nota l’attenzione per lo sport in genere, pronuncerà in questa ricorrenza.
Al Pontefice il Csi consegnerà in dono degli zainetti, contenenti prodotti per l’igiene personale, destinati alle persone bisognose, ed ai senza tetto accolti dal Papa. «È un gesto concreto, che vogliamo offrire – ha spiegato l’assistente ecclesiastico nazionale don Alessio Albertini – per essere complici della carità di Francesco che si fa vicino ai poveri. Abbiamo invitato a compierlo singolarmente e con semplicità, attraverso un gesto apparentemente banale, ma che diventa una vicinanza a Gesù stesso che si identifica nel bisogno di ogni povero, dando loro così dignità».
(ITALPRESS).
CONI-SCHOLAS OCCURRENTES PER CULTURA SPORTIVA TRA I GIOVANI
Il CONI e la Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes fanno squadra per contrastare il disagio giovanile e favorire la diffusione tra i ragazzi di una vera cultura sportiva. Il Protocollo, siglato al Foro Italico dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò, i Direttori Mondiali di Scholas Occurrentes, José Maria del Corral ed Enrique Palmeyro avvia la collaborazione tra il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e la Fondazione creata da Sua Santità Papa Francesco per trasformare il mondo in una società inclusiva, attraverso il miglioramento dell’educazione e l’integrazione delle comunità. Alla cerimonia della firma, svoltasi nella Sala delle Fiaccole, erano presenti Mario Del Verme, Coordinatore Sport per l’Italia della Scholas Occurrentes e l’olimpionico del taekwondo, Carlo Molfetta, membro della Commissione Nazionale Atleti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, in rappresentanza della Presidente Raffaella Masciadri. Il CONI, in linea con i principi sanciti dalla Carta Olimpica, detta i criteri fondamentali per la disciplina delle attività sportive per la tutela della salute degli atleti ed è impegnato nel coniugare la dimensione agonistica dello sport con quella popolare, sociale, educativa e culturale.
La Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, tramite la sua rete mondiale, ha come obiettivo la promozione della cultura dell’incontro per la pace attraverso l’educazione avvalendosi della tecnologia, dell’arte e dello sport al servizio della persona e del bene comune. L’intesa triennale, sostenuta da Melchor Sanchez de Toca, Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura e Presidente dell’associazione Athletica Vaticana, prevede la cooperazione tra i due Enti nel sensibilizzare e informare gli atleti sui temi della prevenzione e del contrasto al disagio giovanile, attraverso momenti di condivisione nell’educazione al rispetto e alla messa in pratica dei principi di tolleranza e armonia. Nell’ambito dei programmi educativi di Scholas Occurrentes “FutVal” e “BoxVal”, finalizzati a trasmettere i valori della solidarietà nel calcio e nel pugilato, è prevista anche la nascita del progetto SYNERGO che, mettendo in sinergia la Fondazione con la Commissione Nazionale Atleti del CONI e altri stakeholder esterni, creerà iniziative a carattere etico con appositi laboratori di idee e un percorso formativo che unirà sport, arte e tecnologia.
Il progetto, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, agli oratori, alle associazioni e alle società sportive, si ispira ai concetti chiave universali di Papa Francesco e traccia la via a una collaborazione che, grazie alle capacità uniche dello sport e dei suoi campioni, saprà svolgere nella maniera più proficua una missione educativa nei giovani affinché essi diventino cittadini maturi e consapevoli.
(ITALPRESS).
PAPA FRANCESCO “SPORT NON FACCIA PERDERE IL SORRISO”
“Lo sport è una grande scuola a condizione che lo si viva in un agonismo che non faccia perdere il sorriso”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza con i membri del Centro Sportivo Italiano, ricevuti oggi nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, nel 75° anniversario dalla sua fondazione. Il pontefice ha segnalato il “grande impegno di animazione sportiva” attraverso cui il Csi “porta avanti la sua missione”, quella di “offrire ai giovani, attraverso lo sport, uno stile di vita sano e positivo, che abbia alla base la visione cristiana della persona e della società”. “Lo sport, infatti – ha segnalato Francesco -, è una grande scuola, a condizione che lo si viva nel controllo di sé e nel rispetto dell’altro, in un impegno per migliorarsi che insegni la dedizione e la costanza, e in un agonismo che non faccia perdere il sorriso e alleni anche ad accettare le sconfitte”.
Il Papa ha poi considerato la “pratica sportiva” come “occasione di aggregazione, di crescita e di fraternità”. Richiamando lo Statuto del Csi, ne ha segnalato come intenda “testimoniare il valore dello sport come strumento per promuovere l’accoglienza, la salute, l’occupazione, le pari opportunità, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, la coesione e l’integrazione sociale”. Altro passaggio significativo del discorso ai dirigenti del Csi quello sul cuore della visione cristiana dell’uomo, alla base dell’attività sportiva. “Sogniamo e vogliamo costruire un mondo sulla base di un agonismo sano, che veda sempre nell’avversario anche un amico e un fratello. Con questo atteggiamento, con questo cuore così allargato, ogni attività sportiva può essere chiamata gioco. Giocano i bambini; il gioco è l’attività della gioia, sempre”. E infine l’ultimo monito ai 350 rappresentanti dell’associazione riuniti in Vaticano è stato sul cammino e sulla strada da seguire.
“La vostra attività deve essere ispirata alla gratuità: dare! E per questo è importante nello sport custodire la dimensione amatoriale. È molto importante, perché custodisce la gratuità, la gratuità dell’essere, del darsi”. Il numero uno ciessino, Vittorio Bosio nel presentare il Csi al Santo Padre aveva usato queste parole: “Ci dedichiamo a tutti coloro che bussano alla nostra porta: bambine e bambini, giovani e non più giovani, abbiamo a cuore i diversamente abili, i carcerati, gli emarginati, gli immigrati. Per il Csi l’accoglienza non ha età, né condizione sociale, né terra di provenienza: è per tutti! Con il compimento dei 75 anni per noi si apre una nuova primavera: Le chiediamo di aiutarci, con il Suo paterno affetto, a tracciare idealmente la strada del nostro futuro. Il nostro impegno è semplice: facciamo sport. Il nostro modo di farlo è accogliente: forse non abbiamo mai convertito nessuno, ma abbiamo accolto tutti, bravi e meno bravi perché al centro del nostro impegno c’è la persona, non l’atleta”.
Al Pontefice il Csi, per mano del presidente nazionale, Vittorio Bosio e dell’assistente ecclesiastico nazionale, don Alessio Albertini, ha poi donato un crocefisso, “Nello” l’asinello mascotte del Csi e simbolicamente uno dei 500 zainetti contenenti prodotti per l’igiene personale, destinati alle persone bisognose, ed ai senza tetto accolti dal Papa.
DOPPIO SUCCESSO PER ATHLETICA VATICANA IN GERMANIA
Non poteva andare meglio lo storico debutto internazionale di Athletica Vaticana. Protagonista assoluto don Vincenzo Puccio, parroco di Santa Venere a Barcellona Pozzo di Gotto: ieri il successo nella Wittenberger Nachtlauf, nella città di Martin Lutero, col tempo di 32’34” sui 10 km davanti a don Giovanni Buontempo; oggi il bis nella mezza maratona dell’Elba (Wolritz-Wittemberg) in 1h12’32”. Nella gara odierna Athletica Vaticana monopolizza il podio: secondo infatti Thierry Roch in 1h19’07”, terzo Emiliano Morbidelli in 1h19″38.
CLERICUS CUP ENTRA NEL VIVO COI QUARTI DI FINALE
Sabato 11 maggio Papa Francesco ha incontrato in udienza privata tutti i dirigenti e i collaboratori del Centro Sportivo Italiano. Tra gli spunti di riflessione lanciati dal Pontefice quello su “una pratica sportiva vissuta come occasione di aggregazione, di crescita e di fraternità”, “lo sport vissuto nel controllo di sé, nel rispetto degli altri”, o ancora “l’impegno a migliorarsi che insegni la dedizione e la costanza” e infine “lo sport in un agonismo che non faccia perdere il sorriso e alleni anche ad accettare le sconfitte”. Tanti gli assist offerti dal “capitano” delle 16 squadre della Clericus Cup, validi anche per i preti e seminaristi del torneo, che domani, sabato 18 maggio, in un periodo post pasquale molto fitto d’impegni torneranno in campo per sfide, d’ora in poi, decisive. Tra adorazioni, vespri, messe e celebrazioni, sui campi di calcio, non c’è più tempo per fare calcoli come nelle qualificazioni; ora sono tutti scontri diretti fino alla finale più ambita del 1° giugno. Sorteggiati su Tv 2000 gli accoppiamenti delle imminenti sfide. C’è grande attesa per l’Altomonte, collegio sacerdotale che mai prima di questa edizione aveva raggiunto i quarti di finale e che ora sfiderà la rivelazione del Girone D, il San Guanella Amici. Match inedito che vedrà affrontarsi anche due attaccanti che hanno ben figurato nella fase a gironi: l’indiano Kurian Kokto per l’Altomonte e il congolese Serge Ngandu per i rosanero guanelliani. Il match clou è indubbiamente la sfida, tutta fra seminaristi, che fa incontrare North American Martyrs e Redemptoris Mater: un “classico” ecclesiale, tra due squadre pluristellate, vincitrici di tre coppe a testa. Tante le sfide nel passato, in particolare nelle finali del 2009 e del 2010 dove il Red Mat la spuntò entrambe le volte, superando 1-0 gi statunitensi del collegio nordamericano. Papabili come protagonisti due nomi su tutti, uno per squadra: l’eterno William Nyce tra i campioni Usa, e l’ivoriano Rudolphe Kouamé, omonimo del calciatore del Genoa per i neocatecumenali. Il lanciatissimo Sedes Sapientiae affronta invece il Collegio Spagnolo. I trasteverini del Sedes sperano che questo sia l’anno della consacrazione, le tre vittorie del girone hanno portato entusiasmo e certezze, ma l’ostacolo iberico non sarà facile da superare. Ci crede infatti anche la Spagna, guidata dallo stratega argentino don Gustavo Gatto, più motivato che mai a raggiungere un traguardo importante. Pedine importanti nella “Roja” vaticana, saranno i suoi connazionali, Alfredo Acevedo, difensore centrale e Lucas Smiriglia, centrocampista che ha dimostrato di avere un notevole talento. Il Sedes dal canto suo, risponde con il bomber tanzaniano Deogratias Nyamwihula, capocannoniere del torneo con 4 reti all’attivo. Altra sfida tutta da vivere quella tra il Collegio San Paolo e il Pontificio Collegio Urbano, nel superderby di Propaganda Fide, che porrà di fronte i sacerdoti paolini e i seminaristi della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Nelle rose dei missionari ci sono tanti paesi africani rappresentati: i rossoneri paolini hanno come giocatori chiave l’ex Urbano Cristian Sieland, Davy Gildas Gbeni, il capitano Eugene Diatta e il centravanti Miyoba Maanya. I vicecampioni in carica, seppur apparsi in difficoltà nell’ultima sfida, daranno battaglia per ottenere l’ennesima semifinale, potranno contare sul bomber ugandese Kayiwa e nell’estro del playmaker camerunense Avidi.
ATHLETICA VATICANA AI GIOCHI DEI PICCOLI STATI D’EUROPA
Athletica Vaticana sarà presente alla 18esima edizione dei Giochi dei Piccoli Stati d’Europa che si svolgeranno nella Repubblica di Montenegro dal 27 maggio all’1 giugno. La prima associazione sportiva costituita in Vaticano, rappresentativa podistica ufficiale della Santa Sede, è stata invitata dal Comitato Olimpico Europeo e dal Comitato Olimpico della Repubblica del Montenegro: dal punto di vista sportivo questa “prima volta” è un fatto storico, che fa seguito all’intesa bilaterale firmata con il Coni nel settembre 2018.
Athletica Vaticana sarà presente ai Giochi Piccoli dei Stati d’Europa con lo status di “osservatore”, per poi procedere con l’adesione a pieno titolo nella prossima edizione, tra due anni, secondo i regolamenti internazionali. Patrocinati dal Cio, i Giochi dei Piccoli Stati d’Europa sono una vera e propria “mini Olimpiade” (oltre all’atletica sono in calendario altri nove sport) a cui prendono parte gli Stati del Vecchio Continente con meno di un milione di abitanti: Andorra, Cipro, Islanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, San Marino oltre ai padroni di casa del Montenegro.
“E’ un primo, simbolico, passo verso una piena partecipazione degli atleti vaticani alle competizioni internazionali dove porteranno un messaggio concreto di amicizia, fraternità e lealtà per rilanciare i valori più autentici dello sport”, afferma il presidente, monsignor Melchor Sanchez de Toca, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Con lui saranno in Montenegro il direttore tecnico Vittorio Di Saverio – storico coach del Gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, gemellato con Athletica Vaticana – e quattro atleti, due donne e due uomini: Thierry Roch, alabardiere della Guardia svizzera Pontificia, Camille Chenaux, studentessa universitaria, Sara Carnicelli, figlia di un dipendente del Governatorato e il parroco don Vincenzo Puccio, tutti mezzofondisti, capaci di cimentarsi tra i 1500 e i 10.000 metri, fino alla maratona. “Forte anche dell’esperienza in Montenegro – fa presente monsignor Sanchez – Athletica Vaticana intende procedere a piccoli passi a livello internazionale: anzitutto perfezionando le affiliazioni alla Iaaf e alla Eaf. Per Atheltica Vaticana, che non è nata per correre e basta ma anche e soprattutto creare con la spiritualità ponti solidali e culturali tra i popoli, l’obiettivo è privilegiare le competizioni di alto valore simbolico, come ad esempio i Giochi del Mediterraneo che nel 2021 si svolgeranno a Oran in Algeria. Oltretutto il vescovo di quella città, monsignor Jean-Paul Vesco, è un ottimo maratoneta ed è già tesserato con la nostra squadra”.
Per quanto riguarda una possibile partecipazione ai Giochi Olimpici il presidente di Athletica Vaticana è ottimista. “Perché no? La nostra rappresentativa di atletica, regina di tutti gli sport, vuole testimoniare i valori cristiani a più persone possibili. E dunque il contesto olimpico universale, che ben si sposa con la naturale vocazione ‘cattolica’ della Santa Sede, è ideale. Ma ciò non significa, però, che a Tokyo 2020 ci saranno atleti vaticani. Ci sarà un osservatore – come già avvenuto per le Olimpiadi invernali del 2018 in Corea – che parteciperà ai lavori del Cio con cui la Santa Sede ha in corso l’elaborazione di un vero e proprio accordo. Ma a Parigi 2024 o a Los Angeles 2028 potremmo fare progetti più concreti, sempre con un itinerario comune insieme al Cio”.
Quello in Montenegro non sarà comunque il debutto assoluto a livello internazionale avendo Athletica Vaticana partecipato alle prove che si sono tenute a Wittenberg, la città di Martin Lutero, nel weekend dell’11 e 12 maggio. E nel futuro a breve termine, oltre alla mezza maratona interreligiosa “Via Pacis” del 22 settembre, “saremo al via, come squadra, alle maratone di Berlino e Valencia, con le nostre famiglie e, in collaborazione anche con le Maratone di New York e Firenze, continueremo a organizzare la ‘Messa del maratoneta’ alla viglia di questi grandi eventi podistici, recitando insieme la ‘Preghiera del maratoneta’ che abbiamo composto e tradotto in 37 lingue”.






















