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Gli Oasis tornano insieme dopo 15 anni, tour mondiale nel 2025

LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Di nuovo insieme, 15 anni dopo. E’ ufficiale, gli Oasis sono pronti a tornare: Liam e Noel Gallagher hanno messo da parte i conflitti che li hanno portati a smantellare la leggendaria band britannica nell’agosto del 2009 e, dopo i rumours dei giorni scorsi, hanno annunciato il tour che li rivedrà sul palco insieme nel Regno Unito nell’estate del 2025. “Ecco, sta succedendo”, hanno scritto i fratelli Gallagher sui rispettivi account X, insieme a un montaggio dei loro concerti e video musicali più iconici.
Il tour inizierà il 4 luglio, al Principality Stadium di Cardiff, dove suoneranno anche il giorno dopo; quindi toccherà alla loro città natale, Manchester: quattro date all’Heaton Park tra l’11 e il 20 luglio. Tre le date a Londra, a Wembley (25 e 26 luglio, 2 e 3 agosto), quindi Edimburgo (8 e 9 agosto, Scottish Gas Murrayfield Stadium) e chiusura il 16 e 17 agosto al Croke Park di Dublino. Biglietti in vendita dalle 9 di sabato 31 agosto.
“Saranno le uniche date europee – precisano dalla band -. Lavori in corso per la diffusione di Oasis Live ’25 in altri continenti al di fuori dell’Europa entro la fine del prossimo anno”.
“Le armi hanno taciuto. Le stelle si sono allineate. La grande attesa è finita. Venite a vedere. Non sarà trasmesso in Tv”, ha scritto la band, capace di creare capolavori assoluti come “Wonderwall”, “Don’t look back in anger”, “Live Forever” e “Champagne Supernova”.
L’annuncio è arrivato n giorno prima del 15esimo anniversario della lite a Parigi che portò Noel ad abbandonare la band. Furono annullate le date successive di quel tour, tra cui quella di Milano di pochi giorni dopo. Agosto segna anche un importante anniversario per la storia della band, i 30 anni dall’uscita di Definetely Maybe, l’album d’esordio che condusse subito gli Oasis al successo.

– foto: Ipa Agency –
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Renzi “Fare come i Democratici Usa, ora va costruita un’alleanza”

ROMA (ITALPRESS) – “Conte ha avuto un’estate difficile. E’ stretto tra l’incudine Grillo, che potrebbe sfiduciarlo, e il martello Travaglio, che lo sogna alleato della Meloni. Con me ha un conto aperto perchè mi ritiene ‘colpevolè della sua sostituzione con Draghi: responsabilità che mi prendo volentieri, con grande orgoglio. Ma ora il tema è il futuro. E per il futuro servono voti, non veti”. Così, in una intervista al Corriere della Sera, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che aggiunge: “I nostri voti non sono tanti, ma sono decisivi nei collegi marginali, dove il risultato si gioca sull’1-2%. Per questo ha ragione Elly Schlein a tenere tutti insieme e ha torto chi mette veti: dovrebbe bastare il fallimento di Enrico Letta nel 2022 per capire che vince chi si allea, non chi fa le pulci ai propri compagni di strada. La Meloni ha capito il valore della nostra mossa: non a caso ha passato agosto a farci attaccare dai suoi”.
“La posizione in politica estera di Conte è imbarazzante per il Pd ma anche per parte dei 5 Stelle o della sinistra radicale – prosegue Renzi -. Chi si definisce progressista non può stare con Trump contro la Harris. Lo ha spiegato Bonaccini proprio sul suo giornale ieri e ho apprezzato l’uscita di molti amministratori locali, a cominciare dal sindaco di Bari Vito Leccese. Proprio la convention di Chicago è il modello per superare le divisioni”. Nel palco di Chicago, “c’erano i Clinton e gli Obama, la Ocasio-Cortez e i sindaci repubblicani delusi da Trump, Nancy Pelosi e Joe Biden che hanno rotto sulla ricandidatura del presidente ma adesso lavorano nella stessa direzione per far vincere Kamala Harris. Persino Bernie Sanders ha accettato il compromesso”. “Già – ricorda Renzi -, nella seconda serata Sanders ha fatto il suo discorso, solito, contro i ricchi. E subito dopo sul palco è salito il governatore dem dell’Illinois, Pritzker, che ha spiegato come lui sia un vero miliardario, non come Trump definito un volgare parvenu senza troppe risorse. Insomma: per vincere si mettono insieme anche storie radicalmente diverse. Negli Stati Uniti l’hanno capito e se la giocano. In Italia noi ci proviamo: se non ci riusciamo vincerà di nuovo la Meloni con i Salvini, i Vannacci, i pistoleri e compagnia brutta”. E alla domanda se si fida di Tajani sullo Ius scholae, risponde: “No. Tajani è in campagna elettorale permanente perchè pensa di essere candidabile per il Quirinale. E dunque strizza l’occhio alla sinistra su certi temi, pur sapendo che non avrà mai la forza di litigare con la Meloni. Tutti conosciamo Tajani e sappiamo che quando hanno distribuito il coraggio, lui era già in aspettativa. Piuttosto mi sconvolge che mentre il mondo brucia la Farnesina segua Tajani in questa campagna elettorale sul territorio nazionale e nessuno chieda al ministero degli Esteri di prendere un’iniziativa diplomatica”.
“Ma possibile – si chiede Renzi – che il nostro ministro degli Esteri sia sempre in tour in Italia? Non una iniziativa in Medio Oriente o tra Russia e Ucraina, o per contestare lo scandalo in Venezuela. Tajani è il ministro degli Esteri che ha viaggiato meno negli ultimi trent’anni: lui fa post e comunicati. Abbiamo la presidenza del G7 e potremmo lanciare una grande iniziativa sui temi del terrorismo internazionale, quanto mai urgente visto ciò che è accaduto in queste ore in Europa. La Farnesina una volta era una cosa seria di cui andare orgogliosi nel mondo ma oggi tanti ambasciatori sono frustrati dalla politicizzazione del ministero”. Poi, alla domanda se l’hanno amareggiato le accuse di avere complottato con i magistrati contro Arianna Meloni, risponde: “No. Le barzellette non mi amareggiano mai. Al massimo non fanno ridere, come questa. Abbiamo capito solo dopo che attaccare me sul complotto era l’ennesima arma di distrazione di massa, anzi di masseria: deve essere stato un Ferragosto difficile quello pugliese per la famiglia della premier. Ma io come è ovvio non c’entro niente”. Per Renzi, inoltre, non c’è del sessismo da parte dell’opposizione nei confronti delle sorelle Meloni: “No – commenta -. C’è del vittimismo da parte loro, nessun sessismo. Anzi: il continuo piagnisteo serve a nascondere la mancanza di risultati. E’ il governo del Paese, non Temptation Island o il Grande Fratello. Giorgia ci mostri che cosa è capace di fare, se ne è capace, anzichè gridare al complotto ogni tre settimane. Perchè alla Meloni vittima della magistratura non crede nessuno. Cara premier, parliamo di salari, di sanità e liste d’attesa, di accise e inflazione, di spesa al supermercato. Su questo ci vogliamo confrontare. Attaccare un capo del governo per le vicende della propria famiglia è una cosa che non si fa: lo ha fatto Giorgia Meloni contro di me e ancora non si è scusata. Ma io sono orgoglioso di non essere come lei. Io non sarò mai giustizialista come lei è stata con me”.
– foto Agenzia Fotogramma –
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Calderoli “Referendum sull’Autonomia dividerebbe il Paese, Sud contro Nord”

ROMA (ITALPRESS) – “No. Non sono affatto sorpreso dalle dichiarazioni di Antonio Tajani”. Così, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, in merito alle dichiarazioni del leader di Forza Italia che detto che “vigilerà” sull’Autonomia. “Il suo ruolo di bilanciamento tra esigenze del Sud e del Nord richiede questo atteggiamento – sottolinea -. Io, con il testimone della mia coscienza, credo possa stare tranquillo. Le esigenze espresse sono contenute nella legge, modificata con emendamenti e ordini del giorno di Roberto Occhiuto e del suo partito. Io intendo mantenere completamente gli impegni, inclusi quelli degli ordini del giorno”. “Ho letto Tajani con attenzione – aggiunge -. E la mia priorità è appunto quella di fare i Lep il prima possibile: i primi arriveranno entro l’anno”. “Quelli più vicini alla definizione sono ambiente, sanità, tutela dei diritti del lavoro, governo del territorio – annuncia -. Anche istruzione. Poi, oggi non so ancora dire quali matureranno prima”. “Tajani dice che bisogna procedere con il buon senso. E’ quello che applicheremo”, aggiunge Calderoni, che alla domanda se non è che la cautela di Forza Italia trovi più di una sponda in Fratelli d’Italia, risponde: “Se c’è, nei fatti io non l’ho mai trovata. Ogni volta procediamo cum grano salis, di resistenze non ne ho colte”. E sul possibile referendum, “posso dirlo? Non me ne frega niente. Le firme sono state raccolte sulle piattaforme digitali attivate dal governo. Ma questo per me rappresenta un vulnus rispetto a una Costituzione che aveva fissato il numero delle firme quando si dovevano raccogliere in cartaceo, non dal divano”. “Io temo – spiega Calderoli – che, qualunque sia il risultato, la frattura del Paese ce l’avrai. In ogni caso. Ammesso e niente affatto concesso che il referendum si celebri e passi l’abrogazione, diventerebbe automaticamente il referendum del Sud contro il Nord. Qualcuno vuole assumersi la responsabilità di spaccare il Paese? Io sono contrarissimo a uno scontro del genere, credo davvero che sia un esito che non conviene a nessuno”.
In merito al presidente Zaia, che ha chiesto subito alcune materie: “Chiedere è assolutamente legittimo, e la sua battaglia politica è sempre stata chiarissima. Mi faccia peraltro dire che il trasferimento delle competenze non è in blocco, sono singole funzioni dentro una materia. Nessun rischio per il sistema unitario del Paese. Me lo faccia dire: Zaia ha costruito insieme agli altri governatori una legge tutelativa anche del Sud. Ma una parte del Sud, per motivi ideologici, non ha voluto capirlo. Normale che oggi Zaia chieda quello che può chiedere”. Ed a proposito di Veneto ed a Forza Italia che chiede che il candidato presidente, l’anno prossimo, sia Flavio Tosi: “Chiederlo è legittimo – commenta -, non è una proposta fuori dalle righe. Peccato che il Veneto sia guidato dalla Lega e debba rimanere alla Lega. Con un leghista, non un ex leghista”. Mentre sul terzo mandato per i governatori, “alle elezioni manca un anno, e un anno è lungo – dichiara -. Le cose potrebbero cambiare”. “Io sono convinto – aggiunge – che su questo argomento, qualche riflessione in più andrebbe fatta. Zaia è un asso sul territorio, con un consenso popolare che si avvicina all’80%. Perchè rinunciarvi?”.
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La Juve batte 3-0 il Verona, è da sola al comando

VERONA (ITALPRESS) – La Juventus espugna il Bentegodi, si impone per 3-0 sul Verona, con doppietta di Vlahovic e rete di Savona, e si porta da sola al comando della classifica della Serie A. Il team affidato da poco alla guida di Thiago Motta è l’unico ad essere a punteggio pieno in campionato dopo due giornate. Sei punti all’attivo, sei reti fatte e nessun gol subito.
Dopo l’impatto devastante al debutto, Zanetti promuove a titolare Mosquera, mentre Thiago Motta conferma Mbangula e lancia dal primo minuto Savona. Il giovane terzino si fa notare anche per i suoi inserimenti in attacco, come al 23′, quando raccoglie una spizzata di Vlahovic su cross di Locatelli e insacca in rete, annullata per chiaro fuorigioco. Tutto questo in una fase in cui è la Juventus a farsi preferire, dopo aver domato l’intraprendenza iniziale del Verona, che ha attuato un atteggiamento aggressivo, creando anche qualche grattacapo ai bianconeri con Livramento e Mosquera, ben chiusi da Bremer, ma senza creare vere occasioni da rete.
La Juventus trova poi spazio centralmente e passa in vantaggio al 28′: Locatelli recupera palla su Duda, serve Yildiz che a sua volta imbecca Vlahovic, abile a resistere a tre difensori e a battere Montipò. Undici minuti più tardi, altra azione in rapidità dei bianconeri, con Cambiaso che allarga per Mbangula, il quale fa partire un cross su cui arriva Savona per firmare il raddoppio. Il colpo del KO arriva a inizio ripresa, con il solito Mbangula che salta di netto Tchatchoua: il difensore del Verona tenta l’intervento ma finisce per sgambettare l’avversario, concedendo un rigore trasformato da Vlahovic. E’ l’episodio che di fatto chiude il match, visto che la formazione di Zanetti sembra non avere più energie per reagire. Harroui prova a riaccendere i suoi con alcuni spunti interessanti, ma senza rendersi pericoloso, mentre Di Gregorio chiude senza problemi sul tocco ravvicinato di Tengstedt su cross di Tchatchoua.
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Cutrone risponde a Piccoli, Cagliari-Como finisce 1-1

CAGLIARI (ITALPRESS) – Pari ed equilibrio all’Unipol Domus tra Cagliari e Como, in un match con diverse occasioni e potenzialmente dal peso specifico significativo sul lungo periodo, in ottica salvezza. Alla rete siglata da Piccoli allo scadere del primo tempo ha risposto quella di Cutrone nella ripresa: un gol e un punto per parte, quindi, che rendono giustizia a quanto visto in campo.
Avvio di gara intenso da parte di entrambe le squadre, con il Como che trova dopo tre minuti la via della rete grazie a Belotti – ma il tutto vano per posizione di offside -, e il Cagliari che risponde con l’iniziativa dalla destra di Luvumbo che si accentra e calcia trovando le mani di Reina. Partita viva e Como che si fa rivedere pericolosamente in avanti, al 33′, con la conclusione incrociata dalla distanza di Strefezza sulla quale deve impegnarsi Scuffet in tuffo. A trovare il gol sarà però il Cagliari, con l’inserimento offensivo di Luperto che di testa prolunga il pallone per la deviazione vincente di Piccoli, bravo a sorprendere un Reina indeciso nell’uscita alta. Si va all’intervallo con i sardi in vantaggio, che però dura solo per otto minuti dall’inizio della ripresa: è Cutrone, infatti, a pareggiare i conti all’Unipol Domus, sugli sviluppi del corner spizzato da Dossena e spinto in rete da sotto misura dall’ex attaccante del Milan. 1-1 e ritmi che vanno progressivamente assestandosi, con cambi da una parte e dall’altra attuati da Nicola e Fabregas alla ricerca di nuove trame avanzate. Una nuova occasione per il Como nasce infatti grazie al neo entrato Nico Paz, che al 70′ riceve il corner battuto da Strefezza e calcia di destro, reattivo Scuffet. Equilibrio che regge anche nel finale di partita, con il Como che nel recupero va vicinissimo al gol del sorpasso con la bella giocata di Nico Paz, che dalla sinistra si libera di un difensore e mette al centro il cross per Cerri, ex della gara, non puntuale all’appuntamento col tap-in. E’ l’ultimo lampo della sfida di Cagliari, con i sardi al secondo pari consecutivo e il Como al primo punto in questa Serie A.
– foto Ipa Agency –
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Vaiolo delle scimmie, OMS lancia piano strategico globale

ROMA (ITALPRESS) – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un Piano strategico di preparazione e risposta globale per fermare i focolai di trasmissione da uomo a uomo del vaiolo delle scimmie attraverso sforzi coordinati a livello globale, regionale e nazionale.
Il piano attuale è soggetto ai contributi degli Stati membri e copre il periodo di sei mesi da settembre 2024 a febbraio 2025, prevedendo un finanziamento da 135 milioni di dollari per la risposta dell’OMS, degli Stati membri, dei partner tra cui i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa CDC), delle comunità e dei ricercatori, tra gli altri.
A breve verrà lanciato un appello per raccogliere fondi per le risorse di cui l’OMS ha bisogno per realizzare il piano.
Il piano, che si basa sulle raccomandazioni temporanee e sulle raccomandazioni permanenti emanate dal Direttore generale dell’OMS, si concentra sull’attuazione di strategie complete di sorveglianza, prevenzione, prontezza e risposta; sulla promozione della ricerca e dell’accesso equo alle contromisure mediche come test diagnostici e vaccini; sulla riduzione al minimo della trasmissione da animale a uomo; e sulla responsabilizzazione delle comunità affinchè partecipino attivamente alla prevenzione e al controllo delle epidemie.
Gli sforzi strategici di vaccinazione si concentreranno sugli individui a più alto rischio, tra cui i contatti stretti dei casi recenti e gli operatori sanitari, per interrompere le catene di trasmissione.
A livello globale, l’enfasi è posta sulla leadership strategica,
su una guida tempestiva basata sulle prove e sull’accesso alle contromisure mediche per i gruppi più a rischio nei paesi colpiti.
L’OMS sta lavorando con un’ampia gamma di partner e reti internazionali, regionali, nazionali e locali per migliorare il coordinamento tra aree chiave di preparazione, prontezza e risposta.
“I focolai di vaiolo delle scimmie nella Repubblica Democratica del Congo e nei paesi limitrofi possono essere controllati e fermati”, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. “Per farlo è necessario un piano d’azione completo e coordinato tra agenzie internazionali e partner nazionali e locali, società civile, ricercatori e produttori e i nostri Stati membri”.
-foto Agenzia Fotogramma-
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Gentiloni “Da disinformazione online pericolo per le democrazie”

ROMA (ITALPRESS) – “La nostra democrazia si basa su un confronto pacifico tra idee. Si tratta di convincere una maggioranza a sostenere questa o quella politica non attraverso la paura o l’intimidazione, ma attraverso il potere della persuasione – un soft power per eccellenza”. Lo ha detto il commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari Paolo Gentiloni durante il suo intervento a Venezia, alla quinta conferenza del Soft Power Club, organizzata da Francesco Rutelli. “La persuasione – ha proseguito Gentiloni – può assumere varie forme. Aristotele le aveva identificate più di duemila anni fa: logos – fare appello alla ragione, utilizzando fatti e prove; pathos – fare appello alle emozioni; ethos – fare leva sul carattere e sulla credibilità di una persona. Nelle speranze di molti, l’ascesa dei social media avrebbe dovuto democratizzare l’accesso alle informazioni e fornire un nuovo mercato digitale delle idee. Oggi vediamo fin troppo chiaramente che questa visione era a dir poco ingenua. La diffusione della disinformazione online ha prodotto l’incapacità di mettersi d’accordo persino sui fatti di base, con algoritmi che premiano chi fa appello alle nostre emozioni peggiori – alla paura, all’odio. I progressi dell’intelligenza artificiale ci permettono di disporre di video deepfake indistinguibili dalla realtà. E questi progressi sono troppo spesso sfruttati da attori malintenzionati, intenzionati a seminare discordia nelle nostre società. Questa maggiore polarizzazione rischia di creare campi contrapposti che vivono nelle proprie torri d’avorio, incapaci di trovare un terreno comune”.
Per Paolo Gentiloni “questa preoccupante tendenza è particolarmente evidente negli Stati Uniti, ma non va sottovalutata anche in Europa. La fiducia, come ha detto Robert Putnam, è una componente essenziale della coesione sociale. Se non ci si può più fidare di ciò che si vede e si sente, anche questo può iniziare a incrinarsi. Questi sviluppi, se non controllati, rischiano in definitiva di minare le nostre democrazie. Infatti, l’86% degli intervistati nell’ultimo sondaggio di Eurobarometro ha rilevato che la rapida diffusione della disinformazione è un grosso problema per la democrazia. che fare? Credo che dobbiamo tornare ad Aristotele e al valore dell’ethos. Le nostre istituzioni rimarranno credibili se saranno in grado di affrontare le grandi sfide economiche e sociali del nostro tempo: crescita sostenibile, clima, sicurezza, IA. Vorrei citare l’AI Act, che ha reso l’UE la prima giurisdizione al mondo a regolamentare l’intelligenza artificiale e a richiedere, tra l’altro, un’etichetta chiara per i contenuti audio e video artificiali o manipolati. Dare l’esempio è fondamentale per mantenere la capacità di persuasione e quindi esercitare il nostro soft power. Le altre giurisdizioni prestano molta attenzione a ciò che facciamo in Europa. Lo abbiamo visto chiaramente anche nella nostra legislazione sul clima: negli ambiziosi obiettivi per il 2030 e il 2050 che molti Paesi hanno emulato, e nell’introduzione storica di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, che ora viene preso in considerazione anche da diversi Paesi importanti. Per questo – ha concluso Gentiloni – è importante che la prossima Commissione abbia un programma ambizioso, che rafforzi la posizione economica europea all’interno e quella geopolitica all’estero. Con il potere di persuasione, che deriva dai nostri valori e dalle nostre politiche, l’UE può continuare a svolgere il suo ruolo di soft power preminente a livello mondiale”.

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E’ morto a 76 anni Sven Goran Eriksson

LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – E’ morto a 76 anni Sven Goran
Eriksson. A comunicarlo in una nota sono stati i suoi cari: Dopo una lunga malattia, si è spento stamattina a casa, circondato dalla famiglia. Con lui la figlia Lina, il figlio Johan con la moglie Amana e la nipote Sky, il padre Sven, la compagna Yanisette col figlio Alcides, il fratello Lars-Erik con la moglie Junmong. La famiglia chiede che venga rispettato il desiderio di vivere privatamente il suo lutto e di non essere contattata”. Il
tecnico svedese aveva fatto sapere a gennaio di avere un cancro al pancreas e che gli sarebbe rimasto al massimo un anno di vita.
Eriksson ha allenato in Italia Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio, conquistando 4 Coppe nazionali (una con i giallorossi, una con i blucerchiati e due con i biancocelesti) oltre allo scudetto, le due Supercoppe Italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea alla guida della stessa Lazio. Primo ct straniero nella storia dell’Inghilterra, come club ha allenato – fra gli altri – anche Benfica e Manchester City mentre a livello di nazionali è stato commissario tecnico anche di Messico e Costa d’Avorio. Nei giorni scorsi era stato presentato il documentario “Sven”, che andrà in onda su Amazon Prime, in cui l’ex tecnico svedese ripercorreva i momenti più importanti della sua carriera mentre a marzo il Liverpool gli aveva regalato la possibilità di coronare il suo sogno, allenare i Reds, in occasione della sfida di Anfield fra le Legends del club inglese e quelle dell’Ajax.
– foto Ipa Agency –
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