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RICERCATORI UNIBA SCOPRONO ANALOGIA PROTEINE BATTERICHE-UMANE

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Un gruppo di ricercatori, coordinati dal Dottore Ciro Leonardo Pierri del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, riporta per la prima volta l’inattesa somiglianza strutturale e funzionale tra alcune proteine batteriche (ossidoreduttasi FAD/NADH dipendenti) ed importanti proteine umane.
I risultati della ricerca, frutto del finanziamento delle Associazioni AIRM (www.mitoairm.it) e Mitocon e del MIUR, sono stati pubblicati sul “Journal of Clinical Medicine” ed hanno almeno due implicazioni per la salute umana.
“La prima implicazione – si legge nella nota – riguarda la riduzione degli effetti collaterali di nuovi antibiotici. Le proteine batteriche analizzate nello studio hanno un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle cellule batteriche e, ad oggi, sono oggetto di ricerca in diversi laboratori internazionali come target di nuovi antibiotici, al fine di arginare il fenomeno dell’antibiotico resistenza. In tal senso lo studio dei ricercatori baresi identifica le sole regioni di tali proteine batteriche che possono essere target di antibiotici, riducendo i pericolosi effetti collaterali dovuti a somiglianze, sin’ora inaspettate, con le proteine umane. Lo studio propone, inoltre, un metodo, attualmente depositato come brevetto, per comparare la struttura di proteine di microorganismi ed umane, affinché proteine umane non divengano bersaglio indesiderato di nuovi antibiotici”.

“La seconda implicazione riguarda le patologie mitocondriali e, piu’ in generale, le malattie neuro-muscolo degenerative, attualmente senza cura, in cui si osserva un deficit della respirazione mitocondriale. In tal senso, lo studio identifica, per la prima volta in una importante proteina umana (AIF), una struttura tale da poter contribuire attivamente alla respirazione mitocondriale. Ciò, quindi, rende AIF un possibile bersaglio, nuovo ed alternativo, di stimolazione della respirazione mitocondriale nei pazienti affetti da severe patologie neuromuscolo degenerative con disfunzione mitocondriale” conclude la nota.
(ITALPRESS).

BRONZINI “LA SFIDA? UN ATENEO PIÙ INTERNAZIONALE E COMPETITIVO”

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Due mesi da rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” per Stefano Bronzini. Sono un periodo troppo breve per tracciare bilanci, ma non per scattare una fotografia dell’avvio di questa esperienza iniziata il 1° ottobre scorso quando il professore di Letteratura inglese ha preso il testimone dal suo predecessore, il professore Antonio Uricchio, nel frattempo passato alla guida dell’ANVUR, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca.
“Infatti, più che un bilancio posso raccontare lo start – ha detto il rettore Bronzini – È stato molto emozionante e ricco di sorprese. Ho trovato un’università molto vivace ed anche particolarmente attenta ai nuovi temi come quelli della sostenibilità che è uno dei cavalli di battaglia della ricerca al giorno d’oggi”.
Il momento istituzionalmente più alto per Bronzini è stato fino ad ora l’inaugurazione dell’anno accademico, il 29 ottobre scorso.

In quell’occasione emersero principalmente due argomenti dal discorso del neorettore: il bilancio dell’università penalizzato di circa due milioni per la scelta di allargare la no tax area, con la beffa che gli indicatori ministeriali hanno catalogato come un segno di criticità il decremento delle entrate fiscali, e il tema dell’Autonomia differenziata. “Ho approfittato e ringrazio ancora il ministro Boccia per essere stato presente quel giorno e per avermi dato dei chiarimenti riguardo all’Autonomia differenziata delle regioni. Eravamo molto preoccupati. Devo dire che i chiarimenti sono andati nella direzione giusta. Non possiamo dire di essere tranquilli ma guardiamo con molto rispetto alle manovre che il Governo sta facendo. E mi fa piacere ricordare che il ministro ha apprezzato l’idea dell’osservatorio sul Mezzogiorno che noi abbiamo fondato, costituito, proprio per studiare i flussi di danaro, soprattutto per quanto riguarda i fondi, sia ministeriali sia europei. Invece per quanto riguarda l’aspetto delle tasse, questa è una di quelle ingiustizie tipiche”.

“Noi – continua il rettore – abbiamo fatto politiche di contenimento della dispersione studentesca e questo ha causato con, una no tax aerea a 18mila euro, una perdita di entrate. Questa operazione invece di essere considerata una premialità è diventata una penalizzazione. Oggi le questioni del bilancio dell’università pubblica in Italia sono questioni molto serie cui il Paese dovrebbe prestare maggiore attenzione se veramente si vuole parlare di sviluppo”.
Il percorso del rettore Bronzini è ancora all’inizio, periodo in cui si fissano sfide e traguardi. “La sfida che principalmente vorrei avere, oltre a raggiungere gli obiettivi, è di una università ancora più internazionale, più competitiva nei campi soprattutto europei ma non solo. Devo dire però che se ci sono queste premesse, l’università e tutto il sistema pubblico italiano, sono messi a dura prova. Bisogna considerare che l’Italia è il Paese in cui si investe meno in ricerca e formazione, in un momento in cui in tutto il mondo si richiede maggiore ricerca e maggiore formazione. Credo che la sfida sarà cercare di tenere la barca in buon equilibrio fra le due funzioni fondamentali che sono appunto quelle della ricerca e della formazione, senza dimenticare il rapporto con il territorio. Un territorio quello pugliese che ha bisogno fortemente di una università molto più agile, e qui ci aspettiamo dei miglioramenti normativi, e di un tessuto imprenditoriale che insieme all’università potrebbe far fare quel necessario salto di qualità”.

“Richieste dagli studenti? Sì molte – ha detto il rettore Bronzini -. Taranto per esempio è una città che ha fortemente bisogno che l’università si collochi al centro del futuro sviluppo. Per quanto riguarda l’immediato, io credo che il problema dei servizi, un problema che condividiamo nelle politiche del diritto allo studio con la Regione, debba essere un obbligo per noi. Una migliore qualità della quotidianità per i nostri studenti. Non so se loro me la chiedono, penso proprio di sì, ma penso che ci stiamo muovendo in questa direzione”.
Tra le criticità già affrontate dal nuovo rettore, pochi giorni dopo il suo insediamento, il caso delle lezioni di Medicina e Chirurgia a Taranto, avviate, poi interrotte e poi riprese, anche se la soluzione non è ancora definitiva. “La questione Taranto – ha spiegato Bronzini – è una questione in progress, ovvero nei prossimi anni dobbiamo mettere le basi. Credo che siamo partiti in modo un po’ affrettato, ma abbiamo adesso accorciato le distanze da quelle difficoltà anche grazie a tutti i soggetti come Regione, sindaco, Asl, il vescovo stesso. Adesso si tratta di costruire in maniera più seria. Prima forse si era pensato di trovare, per un eccesso di generosità, scorciatoie. Adesso invece vogliamo davvero formare un corso di studio per gli studenti che vogliono davvero fermarsi a Taranto a studiare Medicina e Chirurgia”
(ITALPRESS).

INTITOLATA AULA AD ANTIFASCISTA PETRONE UCCISO 42 ANNI FA

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A distanza di 42 anni dall’omicidio di Benedetto Petrone, che ha segnato una delle pagine più drammatiche della storia della città, l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” ha intitolato la sala studio del Centro Polifunzionale al giovane operaio antifascista ucciso a Bari il 28 novembre del 1977 in un agguato compiuto da militanti del Movimento sociale italiano.
“È un’intitolazione fatta alla memoria – ha detto il rettore Stefano Bronzini -. È importante che i giovani non dimentichino, ma è importante che tutta la città di Bari non dimentichi quegli anni e in particolare Benedetto Petrone che di quegli anni fu vittima. Era doveroso che l’università, luogo dove si raccolgono i giovani, riconoscesse questo ruolo ad una immagine simbolo qual è quella di Benedetto Petrone, un operaio antifascista ucciso da squadracce uscite da sedi fasciste”.
Alla commemorazione ha partecipato Porzia Petrone, sorella di Benedetto. “Finalmente Benedetto è venuto all’università – ha detto la donna -, era il suo sogno ma nostra madre all’epoca non se lo poteva permettere. Oggi il rettore e voi studenti avete fatto in modo che questo sogno si realizzasse. Benedetto ora sta tra voi. Mi piacerebbe che voi abbiate i sogni che aveva lui. Voleva rompere gli schemi che c’erano 42 anni fa e invece i fascisti lo uccisero”.
“Le sue parole – ha aggiunto il rettore – rimarranno indelebili per me, hanno rappresentato il significato dello studiare. Studiare vuol dire capire, capire vuol dire andare verso la democrazia e salvaguardare la democrazia da imbarazzanti derive”.
L’iniziativa è partita da una proposta avanzata da studenti. “Quest’anno come coordinamento antifascista e come Link Bari – ha spiegato Alessandro Di Gregorio, senatore accademico Link Bari – abbiamo portato in Senato accademico questa richiesta di intitolazione che è stata accolta all’unanimità. Oggi è stato un momento importantissimo perché lo spazio che abbiamo intitolato è un’aula-studio, ogni giorno vissuta da studenti e studentesse della nostra università. Pensiamo che questa intitolazione sia un simbolo, soprattutto in questo periodo in cui i neofascismi avanzano. Il sapere e la conoscenza devono essere il motore pulsante della nostra società perché non si torni indietro nel passato, perché non si rinnovi l’odio e la violenza che il nostro Paese ha vissuto negli anni del fascismo”.
(ITALPRESS).

NUOVA SCOPERTA ‘DEI RICERCATORI BARESI’ NELLA LOTTA CONTRO I TUMORI

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Attraverso un semplice prelievo di sangue è possibile prevedere con molto anticipo se il tumore al seno può generare metastasi e diffondersi ad altri organi. E’ il risultato di una serie di studi condotti dalla Scuola di Medicina dell’Università di Bari e pubblicati dalla rivista Scientific Reports affiliata a Nature https://www.nature.com/articles/s41598-019-53660-x.
La scoperta è stata compiuta presso il Centro ricerche oncogenomiche (CROG) diretto da Franco Silvestris e afferente alla cattedra di Oncologia medica del Policlinico. E’ basata sull’applicazione della cosiddetta ‘biopsia liquida’ allo studio delle caratteristiche biologiche dei tumori. In pratica, isolando dal sangue le cellule tumorali circolanti (CTC) e studiando le caratteristiche molecolari del loro genoma, cioè ricercando se sono espressi determinati geni tra cui quelli preposti a formare le metastasi, è possibile riconoscere precocemente se le CTC potranno invadere altri organi e favorire la diffusione del tumore.

Lo studio ha riguardato per ora il cancro mammario, ma certamente potrà essere applicato ad altri tumori, soprattutto a quelli con elevato potenziale nella formazione delle metastasi che notoriamente costituiscono la complicanza di maggiore gravità nella biologia dei tumori.
I risvolti applicativi di queste ricerche, sostengono i Ricercatori del CROG, sono piuttosto significativi nella lotta contro il cancro sia dal punto di vista scientifico, sia da quello umano nella vita dei pazienti.
Infatti, poter anticipatamente conoscere le proprietà metastatiche del tumore tramite un semplice prelievo di sangue, consentirà di attivare nuove strategie cliniche nella sorveglianza della recidiva del tumore, mentre nei casi in cui le CTC non presentano le caratteristiche genomiche della invasione di vari organi e della formazione delle metastasi, i pazienti potranno ragionevolmente essere meno angosciati dalla paura della ricomparsa del tumore che costituisce uno dei principali motivi di sofferenza psicologica nella loro vita di relazione.
(ITALPRESS).

LAUREA HONORIS CAUSA IN BENI CULTURALI ALL’AMMIRAGLIO RICCI

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“L’iniziativa nasce da una collaborazione che ormai va avanti da anni e che è sicuramente meritoria e virtuosa per la nostra università. Lavorare nel territorio di Taranto, lavorare con la Marina è per noi un titolo di pregio”. Lo ha detto il rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Stefano Bronzini riferendosi alla laurea honoris causa in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali che questo pomeriggio ha consegnato all’ammiraglio a riposo Francesco Ricci per l’opera di valorizzazione del castello Aragonese di Taranto
“Ho prestato servizio in Marina per 44 anni – ha raccontato l’ammiraglio Ricci – la maggior parte dei quali come sommergibilista. Negli ultimi 4 anni in Marina sono stato comandante in capo a Taranto e in quel periodo ho iniziato l’opera di valorizzazione del castello Aragonese di Taranto. Quando sono andato in pensione la Marina mi ha lasciato come curatore del castello Aragonese e dal 2007, quindi, continuo ad interessarmi del castello come curatore del castello stesso. Questo riconoscimento è molto importante. La valorizzazione del castello Aragonese è un’opera essenzialmente culturale. Se la massima istituzione culturale, l’università, conferisce questo riconoscimento, questa laurea honoris causa, è come se dà come un certificato di validità alla nostra opera, l’opera mia e dei miei collaboratori. E credo comunque che questo riconoscimento vada condiviso con tutti coloro, militari e civili, che al mio fianco hanno partecipato a questa impresa”.

La lettura del dispositivo del conferimento della laurea honoris causa è stato affidato al Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali di Uniba, Giuseppe Mastronuzzi, che a margine ha detto: “L’Italia, e Taranto in parte, è custode della stragrande maggioranza dei beni culturali di origine antropica, cioè costruiti dall’uomo, che sono presenti sul pianeta. La conservazione, il restauro e la valorizzazione di questi beni rappresentano sicuramente una ricchezza economica per il Paese, ma principalmente rappresentano la nostra storia, significa poter rappresentare alle generazioni presenti e future le radici della nostra civiltà. Qualsiasi azione tesa a conservare il bene culturale, che non è solo quello archeologico, architettonico, storico, ma anche quello naturale, geologico e paesaggistico, è evidentemente un’azione che tende a conservare il passato per accendere l’entusiasmo delle generazioni future, per tutto ciò che riguarda la conoscenza che fa l’uomo diverso da qualsiasi altra presenza sul pianeta”.
(ITALPRESS).

RETTORE CONSEGNA PERGAMENA A STUDENTE LAUREATO RIFUGIATO

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“Facciamo un lavoro silenzioso. È molto difficile portare a questi traguardi uno dei nostri quindici rifugiati che sono iscritti alla nostra Università e per questo vorrei che si valorizzassero aspetti virtuosi come questo”. Così Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari, questo pomeriggio, durante la consegna della pergamena di laurea a Afewerki Ghebremichael, in occasione del seminario “Valorizzazione dei titoli e delle competenze di migranti e rifugiati”. Afewerki si è laureato in tre anni in Scienze Politiche e, originario dell’Eritrea, è il primo “studente-rifugiato laureato” dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. “Questa terra è ospitale – ha aggiunto il Rettore – ma per esserlo c’è bisogno della fatica di tutti. La prima cosa che mi piacerebbe dire è che nell’Università si fanno iniziative a favore della civiltà. Portare qui studenti che sono cacciati dai loro Paesi d’origine e farli laureare con lo sforzo di tutti credo sia uno sforzo civile. L’Università è un posto senza barriere, senza frontiere e senza confini. Mi piacerebbe tanto che lo intendessero tutti, soprattutto le Istituzioni con cui collaboriamo, non siamo un altro luogo, un’altra Istituzione, siamo un luogo di convergenza, di linguaggi, culture, religioni e pensieri diversi. Questa è l’Università”.

Lo studente appena laureatosi è in Italia dal 2010 dove, qualche anno dopo, ha vinto la borsa di studio Crui/Ministero dell’Interno/Andisu, grazie alla quale ha potuto iscriversi al Corso di laurea in Scienze Politiche, Relazioni internazionali e Studi europei del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari per poi laurearsi con una tesi sull’Eritrea nella politica estera italiana dal 1949 al ’91.
(ITALPRESS).

RIPRISTINO ATTIVITÀ DIDATTICA DI MEDICINA A TARANTO

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Il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Bari ha deliberato che dal 20 novembre 2019 verranno ripristinate le attività didattiche presso il canale formativo (sede didattica di Taranto) del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, già accreditato presso la sede di Bari.
“Gli studenti che vorranno – si legge nella nota – potranno svolgere presso la suddetta sede esclusivamente le attività didattiche che non necessitano di frequenza di laboratori o tirocini pratici. Il Rettore Stefano Bronzini ringrazia il M.I.U.R., la Regione Puglia, il Comune, la Provincia, la ASL e il Vescovado di Taranto che hanno lavorato all’avvio di questo progetto e auspica che si possa arrivare, in tempi brevi, alla definizione di un nuovo corso di laurea nella sede decentrata di Taranto”.
“Dopo aver ricevuto la lettera dal Ministero sono contento perché possono riprendere le attività nel canale formativo di Taranto – ha commentato il rettore Stefano Bronzini –  Oggi lo possiamo dire il canale formativo di Taranto è attivato. Noi avevamo predisposto tutto per aprirlo fin dall’anno scorso perché abbiamo sempre pensato, lo pensiamo dal 2008 da quando abbiamo aperto il primo dipartimento a Taranto, che l’Università debba avere un suo presidio in un luogo così in difficoltà, soprattutto in questo momento”.

(ITALPRESS).

RIAVVIO CANALE FORMATIVO DI MEDICINA A TARANTO

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“In data odierna è pervenuta a questo Ateneo la nota ministeriale che autorizza la riattivazione del canale formativo del corso di laurea in Medicina presso il Polo dell’area Jonica” Lo annuncia in una nota Uniba.
“L’Università di Bari, sentita la Scuola di Medicina provvederà quanto prima ad adottare le opportune deliberazioni acquisito il parere favorevole del Senato Accademico per ciò che concerne le modalità di frequenza delle lezioni. Appena formalizzato questo passaggio, presumibilmente nei primi giorni della prossima settimana, sulla home page della Scuola di Medicina sarà pubblicato il calendario delle attività che saranno erogate nel canale formativo di Taranto”.
(ITALPRESS).

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