Uno degli aspetti più promettenti e affascinanti che caratterizzano la ricerca nel campo delle nanotecnologie è la possibilità di progettare e sintetizzare in laboratorio strutture e macchine molecolari di dimensioni nanometriche che in futuro potranno essere impiegate in numerose applicazioni, inclusa quella clinica. Tra i vari modi in cui è possibile creare queste nanostrutture recentemente è stato dimostrato che l’utilizzo di DNA sintetico presenta molti vantaggi. Innanzitutto, sfruttando le semplici e ben note interazioni tra basi complementari, si possono progettare sequenze di DNA che, proprio come dei mattoncini Lego, sono in grado di auto-assemblarsi in strutture ben definite in maniera altamente controllata e programmata. Sfruttando questo principio negli ultimi anni sono state create diverse strutture sia a due che a tre dimensioni in cui il DNA sintetico veniva utilizzato come “mattoncino” molecolare.
Per fare in modo che queste strutture possano essere applicate in ambito clinico è però importante riuscire a controllare il loro assemblaggio o disassemblaggio con marker di rilevanza clinica. In questo modo si potrebbe, ad esempio, rilasciare un carico terapeutico contenuto nella nanostruttura solo in presenza di un marker clinico caratteristico di una determinata malattia.
In un lavoro appena pubblicato nella prestigiosa rivista Nature Communications, un gruppo di ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata ha dimostrato che questo è possibile utilizzando degli anticorpi come strumenti molecolari che guidano l’assemblaggio o disassemblaggio di nanostrutture.
Gli anticorpi sono proteine che possono essere utilizzate come marker per numerose patologie; gli anticorpi sono infatti prodotti dal nostro organismo in risposta alla presenza di sostanze estranee o potenzialmente pericolose e hanno il compito di riconoscere tali sostanze e disattivare la loro potenziale pericolosità.
“Questo progetto è iniziato due anni fa quando abbiamo realizzato che lo straordinario e regolato meccanismo con cui gli anticorpi rispondono ad agenti esogeni di varia natura potesse essere utilizzato nel campo delle bio-nanotecnologie”, afferma Francesco Ricci, Professore Ordinario all’Università di Roma Tor Vergata. “La nostra idea è stata quindi quella sfruttare gli anticorpi come strumenti molecolari per guidare la costruzione di nanostrutture a DNA”.
“Abbiamo utilizzato mattoncini di DNA progettati per legarsi l’uno all’altro a formare delle strutture tubulari, che chiamiamo nanotubi”, dice Simona Ranallo, ricercatrice post-doc nel gruppo del Prof. Ricci e primo autore della pubblicazione. “Affinché l’assemblaggio di tali strutture fosse promossa dalla presenza di anticorpi, abbiamo introdotto in queste unità degli elementi di riconoscimento (antigeni) specifici per gli anticorpi di interesse. In questo modo solo quando l’anticorpo specifico è presente nel campione la formazione dei nanotubi ha inizio!”.
“Gli anticorpi sono strumenti molecolari altamente specializzati” aggiunge il Prof. Ricci, “e abbiamo sfruttato la loro capacità di riconoscere in maniera specifica diversi antigeni per progettare mattoncini di DNA che potessero formare nanotubi in presenza di anticorpi diversi”.
“Abbiamo fatto poi un ulteriore passo avanti” continua il Prof. Ricci, “siamo riusciti non solamente ad assemblare queste nanostrutture in presenza di uno specifico anticorpo, ma anche a disassemblarle con un diverso anticorpo”.
Questa strategia dimostra che è possibile progettare nanostrutture intelligenti in grado di formarsi e distruggersi in presenza di uno specifico marker e pertanto potrebbe avere potenziali applicazioni in ambito biomedico, diagnostico e terapeutico.
(ITALPRESS).
ANTICORPI COME STRUMENTI MOLECOLARI PER NANOSTRUTTURE
TOR VERGATA FA PARTE DI “ASTROBIOLab”
Il Laboratorio di Astrobiologia e Biologia Molecolare dei Cianobatteri dell’Ateneo “Tor Vergata” è stato valutato tra le strutture di eccellenza nella ricerca di base e applicata in Astrobiologia
È nato IAI-ASTROBIOLab, Istituto Astrobiologico Italiano con la Rete dei Laboratori Nazionali di Astrobiologia specializzati nella ricerca dell’origine della vita e della ricerca della vita nello Spazio, e Il Laboratorio di Astrobiologia e Biologia Molecolare dei Cianobatteri dell’Università di Roma “Tor Vergata” ne fa parte.
I laboratori nella Rete, che conta diverse Università italiane e Centri di Ricerca, sono stati coinvolti grazie alla loro elevata competenza e professionalità nella ricerca fondamentale e applicata nei principali settori dell’ Astrobiologia, che comprendono: l’origine della vita, l’astrochimica, la chimica prebiotica, la radiobiologia, la biologia sintetica, gli estremofili, l’abitabilità, la ricerca della vita nello spazio, la ricerca della vita nei pianeti extra-solari, la panspermia, lo sviluppo di nuove procedure analitiche, e l’identificazione di biomarcatori della vita.
La Società Italiana di Astrobiologia (SIA) ha promosso la fondazione dell’Istituto Astrobiologico Italiano-Rete dei laboratori Nazionali di Astrobiologia IAI-ASTROBIOLab (www.astrobiologia.weebly.com) al fine di sostenere le conoscenze di base e applicate dell’Astrobiologia e agevolare il coordinamento e lo sviluppo congiunto di diverse discipline scientifiche e dei relativi programmi di ricerca.
IAI-ASTROBIOLab rappresenta attualmente l’unica struttura nazionale avente come unico obiettivo lo studio dell’ Astrobiologia. L’istituto nasce per il raggiungimento dei seguenti obiettivi nella ricerca fondamentale e applicata: promuovere il progresso delle conoscenze; sviluppare e coordinare la ricerca del settore; stimolare la collaborazione tra i ricercatori di diverse discipline; favorire lo sviluppo di tecnologie abilitanti per applicazioni terrestri e spaziali.«La nascita dell’Istituto Italiano di Astrobiologia, con la Rete dei Laboratori Nazionali di Astrobiologia, è una tappa importante per lo sviluppo e il consolidamento di questa area di ricerca in Italia e come Ateneo siamo davvero orgogliosi di farne parte – afferma la prof. ssa Daniela Billi, responsabile del Laboratorio di Astrobiologia e Biologia Molecolare dei Cianobatteri. Lo studio dell’origine e distribuzione della vita nell’universo necessita di conoscenze scientifiche così diverse che un coordinamento dei laboratori coinvolti in vario modo è indispensabile per raggiungere risultativi innovativi e di rilievo per le missioni di esplorazione spaziale».
Alla fondazione dello IAI-ASTROBIOLab hanno partecipato numerosi laboratori di ricerca selezionati, tramite apposito bando pubblico, da un panel di esperti nazionali e internazionali che hanno verificato la qualità delle competenze astrobiologiche dei richiedenti. La struttura, oltre al Laboratorio di Astrobiologia e Biologia Molecolare dei Cianobatteri di “Tor Vergata”, comprende i laboratori specializzati delle Università di Viterbo, “Federico II” di Napoli; “Sapienza” di Roma; Università di Torino; Università di Bologna; Università di Trento; Università dell’Aquila; Università di Parma; il Laboratorio di Astrobiologia del INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri e l’ Istituto di Bioscienze e BioRisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Sede di Napoli.
I risultati già conseguiti nell’ambito di questi studi sono testimoniati dai numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali, attualmente in corso, i cui risultati trovano importanti applicazioni oltre che in ambiente spaziale anche nello sviluppo della tecnologia e nella definizione di nuovi protocolli e procedure per la salute e il benessere umano.
L’Istituto Astrobiologico Italiano-Rete dei laboratori Nazionali di Astrobiologia IAI-ASTROBIOLab avrà anche l’importante funzione di educare alla ricerca una nuova generazione di esperti di Astrobiologia con una formazione interdisciplinare e multisettoriale.
UNIVERSITÀ IN CARCERE, RINNOVATA L’INTESA
E’ stato rinnovato il protocollo d’intesa tra l’Ateneo di Roma “Tor Vergata”, il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Lazio e il Provveditorato regionale Lazio-Abruzzo-Molise dell’Amministrazione Penitenziaria. La firma è avvenuta presso la Macroarea di Lettere e Filosofia dell’ateneo, nell’ambito dell’incontro “In carcere oggi-Rieducazione, Ordinamento penitenziario, Ergastolo ostativo”. Viene così consolidata la collaborazione, iniziata oltre dieci anni fa, che ha dato l’avvio all’iniziativa “Teledidattica-Università in Carcere”, grazie alla collaborazione dell’allora Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio, Angiolo Marroni, e la Casa circondariale di Rebibbia, con l’allora direttore del carcere Carmelo Cantone, oggi Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria. La firma è avvenuta alla presenza di Marina Formica, responsabile del progetto “Università in carcere” per l’Università Roma “Tor Vergata”.
All’incontro, al quale hanno partecipato numerosi studenti, sono intervenuti Paolo Canevelli, magistrato della Procura generale della Corte di cassazione, già presidente del Tribunale di Sorveglianza di Perugia ed esperto di Diritto penitenziario; Stefano Anastasia, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Lazio; Carmelo Cantone, provveditore delle regioni Lazio-Abruzzo-Molise del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria; Angiolo Marroni, avvocato, già Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Lazio, che ha presentato il volume “Passami a prendere, racconti sul carcere scritti in collaborazione con Stefano Liburdi, Marta Mengozzi, docente di Istituzioni di Diritto pubblico, Università Roma “Tor Vergata, tutor nel progetto “Università in carcere” e Giacomo Silvano, detenuto laureato di “Tor Vergata”, oggi in regime di semilibertà, che ha presentato il libro “Dal calcio al carcere”, racconto-testimonianza del suo personale di crescita personale e culturale che lo ha portato nel 2014 a laurearsi in Giurisprudenza, con una tesi sull’ articolo 27 della Costituzione e gli aspetti problematici delle sanzioni penali. Giacomo Silvano è stato il primo laureato magistrale col progetto Università in Carcere a “Tor Vergata”.
L’incontro è stata l’occasione per affrontare temi di grande attualità come la risocializzazione dei detenuti, la cosiddetta “rieducazione”, la riforma del diritto penitenziario e l’introduzione di pene alternative, la funzione di difesa civica e di mediazione esercitata dalla figura del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale e la questione dell’ergastolo ostativo. E proprio il giorno in cui la Corte Costituzionale, poche settimane fa, anticipava in un comunicato stampa la pronuncia di incostituzionalità dell’ergastolo ostativo, nel teatro della Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso, Filippo Rigano, studente detenuto iscritto all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, si laureava in Giurisprudenza, con una tesi in Diritto Costituzionale dal titolo “Sopra la Costituzione… l’ergastolo ostativo: per chi ha sete di diritti”.
“Alla discussione della tesi – ha raccontato Cristina Gobbi, ricercatrice e cultore della materia in “Diritto penale”, tutor nel progetto “Università in carcere” e presente oggi alla firma del Protocollo – ha assistito anche il gruppo degli altri detenuti del reparto Alta Sicurezza, iscritti presso l’Università Roma ‘Tor Vergata’, che formano una piccola ma vivace comunità studentesca all’interno della struttura penitenziaria”.
“L’Università Roma ‘Tor Vergata’ è stata tra i primi poli universitari in Italia ad aver aperto le porte ai detenuti – ha detto Formica -. Da quando è iniziato, in via sperimentale, pur tra innumerevoli difficoltà finanziarie, il progetto non solo ha continuato a vivere ma ha preso gradualmente corpo grazie al coinvolgimento, sempre più partecipato, di numerosi docenti, volenterosi neolaureati e dottorandi di ricerca e, soprattutto, all’impegno costante di altrettanti numerosi detenuti. Grazie poi all’esperienza di ‘Università in carcere’ – ha proseguito – l’Ateneo di ‘Tor Vergata’ nell’anno accademico 2018-2019 ha avviato il Master di I livello, ‘Mediatori del disagio penitenziario’, rivolto a tutte quelle figure professionali impegnate nel lavoro nel mondo carcerario per accrescerne le competenze e offrire strumenti idonei ad affrontare le relative complessità e le diverse forme di disagio che si manifestano nelle carceri. A breve, partirà la seconda edizione, prevista per l’a.a. 2020-2021”.
Il tema del diritto allo studio e delle attività di formazione universitaria in carcere sarà oggetto di un convegno “Libertà di studiare: l’Università in carcere”, organizzato dalla CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (il prossimo 28 novembre), al quale parteciperà anche l’Università di Roma “Tor Vergata” e dove sarà presente la Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari (CNUPP), istituita presso la CRUI.
Le macroaree/facoltà coinvolte nel progetto “Università in carcere” all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” sono:
Giurisprudenza, con i corsi di laurea in Giurisprudenza (laurea magistrale a ciclo unico) e Scienze dell’Amministrazione e delle Relazioni Internazionali (laurea triennale); Lettere e Filosofia, con i corsi in Beni Culturali, Lettere (laurea triennale) , Scienze dell’Informazione, della comunicazione e dell’editoria, Musica e Spettacolo (laurea magistrale); Economia, con i corsi in Economia e Management ed Economia e Finanza (laurea triennale); Medicina e Chirurgia con il corso di laurea triennale in Scienze Motorie.
I detenuti della Casa Circondariale di Frosinone possono accedere, almeno per il momento, soltanto al corso di laurea triennale in Lettere (Macroarea di Lettere e Filosofia), e al corso di laurea in Scienze Motorie (Medicina e Chirurgia).
Nell’anno accademico 2018/2019, che si è appena concluso, si sono iscritti 59 detenuti iscritti all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, di cui 50 in regime di detenzione presso la Casa Circondariale di Rebibbia e 9 presso quella di Frosinone.
(ITALPRESS).
TOR VERGATA TRA I MIGLIORI 100 ATENEI ‘GIOVANI’ AL MONDO
Riconoscimento per l’Università Tor Vergata. Nature Index ha infatti piazzato quello romano tra i 100 migliori ‘giovani’ – ovvero sotto i 50 anni – atenei al mondo nel campo delle scienze naturali.
“Tor Vergata tra le migliori 100 giovani Università al mondo su Nature Index”, scrive su Twitter il rettore, Giuseppe Novelli. Tor Vergata si piazza al 59esimo posto della speciale graduatoria che vede al comando la University of Chinese Academy of Sciences (UCAS) davanti alla Nanyang Technological University (Singapore) e all’elvetica Swiss Federal Institute of Technology di Losanna. Oltre a Tor Vergata, che ha iniziato la propria attività didattica nel 1982, l’Italia è rappresentata da altre tre Università: la Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste, l’università Bicocca di Milano e l’università Roma Tre, rispettivamente in 33^, 34^ e 99^ posizione.
NASCE ISIS@MACH, A TOR VERGATA LA RICERCA SUI MATERIALI COMPOSITI
All’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” nasce “Isis@Mach”, un’infrastruttura che si occuperà dell’analisi dei materiali compositi, ovvero quei materiali che presentano più sostanze con caratteristiche differenti, come, ad esempio, le leghe, i laminati o le plastiche rinforzate. La Regione Lazio, rappresentata dal vicepresidente Daniele Leodori, ha finanziato la realizzazione del progetto con 6 milioni di euro tramite il programma Por-Fesr 2014-2020 per il potenziamento delle infrastrutture di ricerca. La struttura – come spiegato da Aldo Di Carlo, coordinatore Isis@ Mach – è composta da vari laboratori, alcuni già esistenti, altri in fase di realizzazione, che dall’area di Tor Vergata collaboreranno con la sede centrale di Isis Pulsed Neutron and Muon Source, situata nello Oxfordshire (Uk). In Inghilterra saranno svolte le analisi fatte con sorgenti di neutroni, mentre i ricercatori di Tor Vergata effettueranno tutte le analisi complementari.
Il risultato finale, composto da una considerevole mole di dati, sarà nuovamente elaborato da Tor Vergata che stilerà un’analisi finale dell’oggetto da poter sottoporre al committente.
“Supponiamo che un utente abbia bisogno di analizzare alcuni materiali compositi – spiega Di Carlo a Italpress – come ad esempio dei polimeri caricati con applicazioni metalliche per applicazioni biomediche, come una protesi. Noi effettueremo delle analisi meccaniche, strutturali, elettroniche e ottiche del materiale, che risulteranno poi essere complementari a quelle fatte, in Inghilterra, tramite sorgenti di neutroni. Alla fine, avremo un risultato che consentirà di migliorare la protesi in durabilità, resistenza, e compatibilità biologica”. La struttura di Isis@Mach potrà dunque collaborare con il mondo industriale, fornendo risposte alle imprese che lavorano in campi come l’ingegneria aerospaziale, le telecomunicazioni, i biomateriali o l’energia. “È entusiasmante porre questa pietra miliare nel rapporto tra la sorgente di neutroni e muoni Isis e ‘Tor Vergata’, che continua ad essere il partner accademico italiano con la maggiore capacità di utilizzo delle linee di fascio di Isis”, ha commentato Giuseppe Novelli, rettore dell’ateneo romano. “Sarà il primo nodo dell’hub britannico in un campus italiano. Sono convinto che consentirà alla comunità di ricerca regionale, italiana e europea di rafforzarsi, ampliando le aree di collaborazione e gli scambi tra i due Paesi nei prossimi anni”, ha invece osservato Leodori.
“ROMA MAKER FAIRE”, TOR VERGATA PRESENTE CON 26 PROGETTI
Anche quest’anno l’Ateneo di Roma “Tor Vergata” partecipa a Maker Faire Rome, la più grande fiera dell’innovazione che si terrà presso la nuova Fiera di Roma, dal 18 al 20 ottobre. Maker Faire è nato nel 2006 nella zona di Bay Area di San Francisco come un progetto della rivista “Make: magazine”. Da allora è cresciuto, dando vita a una grande rete mondiale di eventi di punta e di eventi indipendenti. In questi anni, anche lo spazio espositivo di “Tor Vergata” è cresciuto. Lo stand dell’Ateneo, ospite in questa VII edizione del “Padiglione 7 Discover”, presenta 26 progetti, che coprono diverse aree, dall’automotive alla realtà aumentata, dai sensori indossabili per uso medico-riabilitativo e ludico a biosensori anti-inquinamento, dalle tecnologie innovative per l’accesso tattile e sensoriale alle opere artistiche all’impiego di nuovi materiali biodegrabili, come la plastica ecologica.
I progetti sono stati realizzati nello spirito “maker”, prediligendo dunque prototipi, manufatti, stampe 3D. “L’obiettivo – spiega Giovanni Saggio, docente di Elettronica all’Università Roma ‘Tor Vergata’ e coordinatore per l’organizzazione dei makers e dei progetti di Ateneo – è quello di far conoscere le eccellenze della nostra Università, con dimostrazioni tangibili di quanto di innovativo si realizza nei diversi Dipartimenti. Chi visiterà il nostro stand potrà interagire con i nostri ricercatori, fare domande, e sperimentare di persona nuove tecnologie”.
Il progetto “SmartBench”, realizzato dall’Università di Roma “Tor Vergata” in collaborazione con l’Inail, sarà invece presente a Maker Faire presso lo spazio espositivo Inail.
Si tratta di una piattaforma progettata per la sicurezza integrata degli stabilimenti industriali ad alta affidabilità. Allo stand Inail sarà possibile interagire con un impianto industriale in miniatura, realizzato con mattoncini di Lego, assumendo il ruolo di supervisori della sicurezza per avere sotto controllo tutte le attrezzature, monitorate in tempo reale.
TOR VERGATA, ORAZIO SCHILLACI NUOVO RETTORE
Il preside di Medicina dell’Università Roma “Tor Vergata” Orazio Schillaci, classe 1966, vince la corsa a tre e diventa il nuovo rettore dell’ateneo. Nella seconda votazione, che si è tenuta il 14 e 15 ottobre, ha ottenuto 750 voti, aggiudicandosi il quorum necessario previsto dallo Statuto di Ateneo per la seconda tornata, ovvero la maggioranza relativa dei votanti. Una specializzazione in Medicina nucleare, dal 2008 direttore dell’Unità Operativa Complessa (UOC) di Medicina nucleare del Policlinico Tor Vergata di Roma, Schillaci guiderà l’ateneo romano per i prossimi sei anni, a partire dal 1° novembre 2019, giorno in cui avrà termine il mandato del rettore uscente, il professore Giuseppe Novelli.
Ha votato l’83% degli aventi diritto al voto, ovvero 2.075, tra personale docente, personale non docente e rappresentanti degli studenti, su 2.490.
Orazio Schillaci ha avuto la meglio sugli altri due candidati: Antonella Canini, ordinario di Botanica, Dipartimento di Biologia, Macroarea di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Claudio Franchini, ordinario di Diritto Amministrativo, Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
(ITALPRESS)
IL MISTERO DEL VOYNICH TORNA A VILLA MONDRAGONE
Una copia del famoso “Manoscritto di Voynich” ha fatto ritorno a Villa Mondragone, la sede di rappresentanza dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Il codice – che sarebbe stato ritrovato nel 1912 proprio a Villa Mondragone, ma il cui originale è oggi custodito presso l’Università di Yale – è stato già definito come «uno dei libri più misteriosi al Mondo», sia a causa della sua struttura che per il linguaggio indecifrabile. Il manoscritto, composto sia di illustrazioni che di elementi apparentemente testuali, è stimato come risalente al 1408-1436, secondo la datazione effettuata con il Carbonio 14. Per presentare la copia fedele, che sarà esposta nella villa di Monte Porzio Catone, l’Ateneo romano ha organizzato una lectio del professor Alain Touwaide, storico dell’University of California Los Angeles (Ucla), preceduta dai saluti del Rettore Giuseppe Novelli e dall’introduzione della professoressa Marina Formica. All’interno del manoscritto si trovano sezione di grande eterogeneità: botanica, astronomia, iconografia femminile, farmacologia e asterischi presumibilmente collegati a un indice.
Nonostante l’attenzione di studiosi internazionali, la codificazione del manoscritto di Voynich – definito così in onore all’antiquario polacco Wilfrid Voynich che lo avrebbe rinvenuto – è ancora distante. «Sono molto orgoglioso di aver organizzato questa giornata e di avere qui il “libro più misterioso del Mondo”, recuperato grazie alla scelta, fatta all’inizio del mio mandato, di chiedere al rettore di Yale di poter effettuare una copia del manoscritto. Un editore spagnolo (Editorial Museo del Libro – Siloé, ndr) ha riprodotto per noi una copia identica e con lo stesso materiale. Per Tor Vergata è importante, poiché costituisce un ritorno alle origini nella Villa in cui il manoscritto si trovava. Esiste un certo mistero su come sia giunto qui, ma per noi rappresenta un elemento culturale molto importante. Rimarrà qui esposto per chiunque lo voglia sfogliare, leggere, tradurre ed eventualmente codificarlo. L’idea è proprio quella di incentivare il contributo degli studiosi del nostro Ateneo e di tutte le altre università italiane», ha spiegato Novelli a margine del seminario.
Per Formica, il libro rappresenta «un unicum» a livello mondiale e sarebbe sbagliato considerarlo «privo di senso». Fra le pagine del manoscritto si alternano disegni di piante, che farebbero propendere per un erbario, e immagini di carattere religioso, che invece ne rimettono in discussione l’intero impianto stilistico. «Nel Voynich trovo una coerenza, ma soprattutto una incoerenza. Il manoscritto prende in prestito alcuni motivi iconografici, ma li assemblea in figure che non sono realistiche. Dunque, c’è una coerenza dal punto di vista del linguaggio iconografico, ma un’incoerenza nell’assemblaggio. Ed è questo aspetto che mi fa dire che non era un erbario da utilizzare nella pratica medica, ma una creazione, una caricatura, un’imitazione, un gioco», ha spiegato Touwaide.
(ITALPRESS).














