L’Università si apre alle aziende: mercoledì 23 ottobre torna “Campus&Leaders&Talents”, il Career Day dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, giunto alla XII edizione. L’evento, realizzato grazie alla collaborazione fra ufficio placement di Ateneo, Alet-Associazione Laureati Economia Tor Vergata e ufficio laureati Deskimprese, è un’opportunità che l’Ateneo offre gratuitamente ai propri studenti e laureati e che negli anni anche studenti e laureati provenienti dalle altre Università romane e del centro sud hanno saputo cogliere. Oltre diecimila i visitatori che in questi 12 anni anni si sono fatti conoscere e apprezzare dalle numerose e prestigiose aziende che hanno aderito all’iniziativa. Il Career Day di “Tor Vergata”, anche per l’edizione 2019 rimane fedele alla sua anima sostenibile, in linea con la missione e visione dell’Ateneo, proponendosi in modalità green&paperless, all’insegna dell’innovazione e della tutela ambientale: per partecipare è sufficiente caricare il CV nella pagina dedicata.
Al termine dell’operazione si riceverà un QrCode personale che permetterà ai recruiter di visualizzare e salvare il profilo di ogni candidato sul proprio dispositivo. In questo modo, attraverso il sistema di registrazione e caricamento dei CV nel periodo precedente la manifestazione, verrà limitato l’uso della carta per la stampa dei CV.
A rendere l’evento un’esperienza ancora più ricca e formativa per i giovani laureati e laureandi, la possibilità di partecipare a seminari di orientamento al lavoro, incontri di presentazione, workshop e colloqui di selezione con i responsabili delle risorse umane delle aziende partner, con il racconto di esperienze e case histories.
Per prepararsi all’incontro con le aziende del 23 ottobre e mettere a punto un curriculum efficace, l’appuntamento da non perdere è martedì 22 ottobre, ore 16 (Aula TL, Facoltà di Economia, via Columbia 2), con il seminario CV Lab Waiting for Campus&Leaders&Talents durante il quale Jobadvisor fornirà preziosi consigli, anche su come affrontare al meglio il colloquio.
IL 23 OTTOBRE TORNA IL ‘CAREER DAY’
TUMORI, POSSIBILE PREVENZIONE PRECOCE GRAZIE A DNA
La strada verso una sua applicazione nella pratica clinica è già stata aperta. L’approccio che permette di studiare i tumori analizzando i frammenti di Dna in circolo nel sangue è stato proposto per analizzare le caratteristiche genetiche dei tumori resistenti alle terapie. L’analisi del Dna libero circolante (cell-free DNA, cfDNA) può però essere utile molto prima, in assenza di tumori. A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Cell Death & Disease da un gruppo internazionale di esperti coordinato dai ricercatori di Bioscience Genomics, spin-off partecipato dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e da Bioscience Institute di San Marino.
Gli autori di questa nuova pubblicazione scientifica hanno infatti dimostrato la validità dell’approccio basato su un algoritmo brevettato da Bioscience che si avvale delle più moderne tecniche di sequenziamento del Dna nell’individuazione delle alterazioni genetiche che precedono lo sviluppo del cancro (prodromiche) e quindi in individui sani e asintomatici che non hanno ancora sviluppato alcun tumore.
Lo studio sottolinea le nuove potenzialità della genomica applicata all’oncologia e svela l’approccio metodologico proposto da Bioscience Genomics. Nuovi investimenti permetteranno di espandere nel mondo questo approccio innovativo affinché gli individui sani possano intraprendere uno programma di prevenzione che evidenzi le fasi della malattia tumorale prima che sia sviluppata.
Nello studio pubblicato su Cell Death & Disease, un gruppo di ricercatori e clinici dell’Ospedale Universitario di Basilea (Svizzera), Roma Tor Vergata e Trieste, degli ospedali di Cremona e del Memorial Sloan Kettering Cancer Centre di New York (Stati Uniti), insieme al gruppo di ricerca di Bioscience Genomics, hanno analizzato la possibilità di utilizzare l’algoritmo brevettato da Bioscience Genomics per effettuare il monitoraggio delle alterazioni genetiche che, se presenti in individui sani e asintomatici, sono indicatori della fase prodromica del tumore.
L’obiettivo di HELIXAFE, questo programma di prevenzione precoce, è identificare sottopopolazioni di individui sani e asintomatici che non hanno ancora sviluppato un cancro e che potrebbero cominciare a combattere i tumori ancora prima di una diagnosi precoce. Gli attuali approcci diagnostici, infatti, consentono di individuare il tumore solo quando è già sviluppato e ha una dimensione tangibile. Al contrario, l’approccio proposto da Bioscience Genomics permette di studiare la cosiddetta fase prodromica del tumore, cioè la fase totalmente asintomatica in cui il tumore non è ancora presente ma alcune cellule nell’organismo hanno iniziato ad accumulare alterazioni genomiche, manifestando un fenomeno associato allo sviluppo del cancro: l’instabilità genomica. Sono tanti, oramai, i farmaci e i prodotti biologici che hanno un efficacia chemio-preventiva e che quindi possono essere usati per scopi preventivi rispetto a un alto rischio di tumore, ciò che potrebbe verificarsi nella fase prodromica del tumore.
Gli autori dello studio hanno dapprima dovuto affrontare gli ostacoli insiti nell’analisi del cfDNA nel sangue di individui sani, primo fra tutti la sua scarsa abbondanza. Il primo obiettivo è stato quindi dimostrare la fattibilità tecnica dell’analisi del cfDNA in individui sani. Per raggiungerlo sono stati analizzati, per un periodo di 1-10 anni, campioni di sangue raccolti da 114 individui inizialmente tutti sani. Dapprima è stato escluso che la qualità del cfDNA potesse influenzare la buona riuscita del sequenziamento.
Successivamente è stata confermata la validità della strategia mediante il confronto dei risultati dell’analisi di Bioscience Genomics, ottenuti dai campioni di sangue dei pazienti oncologici, con quelli dell’analisi dei tessuti ottenuta dalle biopsie di tumore degli stessi pazienti.
Infine, la presenza e lo sviluppo delle alterazioni genetiche sono stata valutate in parallelo al monitoraggio dello stato di salute per un periodo variabile tra 1 e 10 anni.
In questo modo è stato possibile confrontare i risultati della biopsia liquida in individui che non hanno sviluppato alcun tumore, in individui che hanno sviluppato un tumore benigno e in individui che hanno sviluppato un tumore maligno. In generale, lo studio ha dimostrato che Bioscience Genomics è riuscita a mettere a punto un approccio rapido e affidabile, basato su un semplice prelievo di sangue, che permetterà di valutare la presenza di alterazioni genomiche in individui sani e asintomatici che non hanno ancora sviluppato un tumore con un limite di rilevazione della frequenza di varianti alleliche pari a solo lo 0,08%. Questo studio rappresenta quindi un primo importante traguardo nella strada verso lo sviluppo di nuove applicazioni per la biopsia liquida. Studi prospettici di più ampie dimensioni permetteranno di confermare l’utilità clinica di questo approccio.
“Siamo entusiasti che il lavoro di validazione sia stato pubblicato su una rivista così importante – ha detto Giuseppe Mucci, CEO di Bioscience Institute -. A breve assoceremo a HELIXAFE, che monitora l’instabilità genetica, anche la valutazione dell’infiammazione cronica e dell’equilibrio batterico intestinale che sinergicamente contribuiscono allo sviluppo del tumore. Il nostro concetto di medicina si basa sull’analizzare, monitorare e combattere le condizioni fisiopatologiche che promuovono le malattie per migliorare la qualità della vita e ridurre l’impatto delle cure nelle persone che si ammalano”.
Per Giuseppe Novelli, rettore dell’Università “Tor Vergata” e responsabile dello studio, “si tratta di un primo importante passo nella strada verso una rapida applicazione clinica della genomica in oncologia. Ora sappiamo di avere a disposizione una solida tecnologia che permetterà il passaggio dal laboratorio alla pratica”.
“Oltre a effettuare studi di questo tipo – ha però aggiunto Novelli – è essenziale anche assicurarsi che l’attuale e le nuove generazioni di medici abbiano a disposizione tutti gli strumenti necessari per comprendere l’immenso potenziale della genomica in ambito medico. Mentre progrediamo con nuovi studi, dobbiamo anche aumentare la loro consapevolezza”.
Mucci è dello stesso avviso. “Siamo pronti a investire ancora di più nel campo della genomica e della medicina di precisione, ma allo stesso tempo vogliamo assicurarci che i medici siano pronti a recepire il nostro approccio altamente tecnologico. Per questo la formazione è essenziale. Prossimamente organizzeremo corsi di educazione continua in medicina (ECM) focalizzati sui test molecolari, sulla caratterizzazione genomica e sulla medicina di precisione. Sarebbe questo – conclude – un obiettivo da condividere con le aziende farmaceutiche che tanto stanno investendo nello sviluppo di farmaci personalizzati e che per essere utilizzati hanno bisogno di un approccio biomolecolare come il nostro e quindi sono aperto a ogni collaborazione con il settore pharma per iniziative di educazione condivise”.
ALLE PORTE DI ROMA NASCERA’ UNA SILICON VALLEY SMART
Una Silicon Valley nel cuore del Lazio, alle porte di Roma, dove poter sperimentare un nuovo modello di economia basato sul principio delle smart city, fatto di ricerca, investimenti privati, mobilità sostenibile, green economy e turismo. Questo il senso del progetto “Distretto dell’Economia della Scienza per una Smart Sustainable City”, voluto dal ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, e presentato nella facoltà di Economia dell’Università degli studi Tor Vergata, dallo stesso responsabile del dicastero, dal rettore Giuseppe Novelli, e dal presidente della Fondazione Economia dell’Ateneo, Luigi Paganetto.
Il progetto, nato dall’intesa tra enti di ricerca, università, istituzioni locali del quadrante sud-est della Capitale, VI e VII Municipio, vuole generare coesione sociale ed economica, promuovendo lo sviluppo della ricerca scientifica a livello territoriale, costituendo una rete di centri per una città intelligente, promuovendo in questo quadrante un forte investimento in infrastrutture pubbliche digitali, progetti di mobilità sostenibile e promozione del turismo congressuale-scientifico.
“Vogliamo creare uno strumento di governance nuovo – ha spiegato il ministro Fioramonti -, una volta sperimentato in quest’area, vogliamo poterlo replicare in altre parti d’Italia, vogliamo realizzarlo a Taranto e nell’hinterland napoletano. Il sesto municipio ha in media un laureato su 10 il centro di Roma un laureato su due. Quando si parla di Smart city non si parla soltanto di mobilità elettrica ma anche di posti di lavoro di qualità. Questa è anche una grande idea per far ripartire l’economia dei territori a più livelli – ha proseguito il ministro -. Gli obiettivi del progetto sono una governance sperimentale; mettere a sistema tutte le risorse e coinvolgere le imprese. Anche il privato investe poco in ricerca quindi lo Stato faccia da apripista”.
“L’idea del distretto dell’economia – ha detto ancora Fioramonti – sarà una delle sperimentazioni per testare questa collaborazione. Mobilità sostenibile, energie rinnovabili, turismo scientifico, con un’area che possa avere una grande capacità di attrarre grandi eventi scientifici di carattere internazionale, dove ci sia un ritorno per i castelli a livello turistico. Abbiamo bisogno di una stagione politica diversa, credo molto nella capacità del governo di sperimentare. I governi che osano sono quelli che riescono a fare meglio e per osare dobbiamo testare. Lo sviluppo economico di questo paese senza ricerca e innovazione non avverrà”.
Secondo Lorenzo Paganetto “si apre uno scenario che sfida quello che sono i veri nodi dell’economia italiana. Ce ne siamo occupati in tante occasioni, adesso bisogna cercare di verificare le opinioni, mettendo insieme il mix di accademia con innovazione e ricerca e il mondo della finanza. Questa sfida riguarda l’ambiente ma non solo. Riguarda il cambiamento tecnologico, la capacità del sistema di fare per la società quello che l’economia, da sola, non riesce a fare. Per questo bisogna cogliere l’opportunità che il cambiamento ci offre per agire su due versanti: quello della tecnologia e quello della società”.
“Il risultato più bello è quello che è arrivato qualche settimana fa – ha raccontato il rettore Novelli -: ho ricevuto una lettera di un ricercatore americano che lascerà la Nasa per venire a Tor Vergata. Gli ho chiesto perché lo facesse e lui mi ha risposto che guardando su google e ha capito la densità scientifica in questa area, con i migliori centri di ricerca che si occupano di spazio e di fisica. Questa è la testimonianza più bella di come, facendo sviluppo insieme, si possano attrarre i cervelli”.
LA CAPITALE VISTA CON GLI OCCHI DEGLI STUDENTI
Al via la 71esima edizione del Prix Italia, il concorso internazionale per programmi di qualità, Radio, Tv e Web organizzato dalla Rai, che si tiene a Roma fino al 28 settembre. Tema centrale di questa edizione è la diversità culturale in un mondo mediatico globale. È in questo contesto che si svolge il contest Ylab – Young Laboratory, la piattaforma educativa aperta dal Prix Italia agli studenti della città, che ha come tema centrale “Roma e il suo territorio”.
Studenti dell’Università Roma Tor Vergata, Sapienza, Roma Tre e John Cabot hanno realizzato brevi racconti multimediali, ciascuno della durata di 90 secondi, per raccontare Roma e i romani, da un punto di vista originale, a emittenti radiotelevisive e giornalisti di tutto il mondo.
I dieci studenti di Roma “Tor Vergata”, che partecipano al concorso, rappresentano un gruppo eterogeneo, provengono infatti da Economia, Lettere e Filosofia, Giurisprudenza. Guidati da Simonetta Pattuglia, docente di Marketing, Comunicazione e Media alla facoltà di Economia di Tor Vergata, e coordinatrice per l’Ateneo del progetto Ylab, hanno collaborato tra loro, all’interno di gruppi o individualmente, all’ideazione e alla realizzazione dei video oggetto del contest.
“Da questi video-racconti è emerso uno spaccato di una nuova sensibilità delle nuove generazioni”, ha spiegato la professoressa Pattuglia. “Da questi video – ha continuato – si vede che Roma e Lazio non sono solo gladiatori o imperatori, si vede che Roma ha delle ombre interessanti, perché è proprio dalle ombre che escono delle opportunità e dei modi di ripensare la città”.
TOR VERGATA RICORDA TOMMASO CLAUDIO MINEO
Una giornata di grande scienza per rendere omaggio al professor Tommaso Claudio Mineo, fondatore della Chirurgia toracica di Tor Vergata scomparso nel dicembre del 2018. L’ateneo ha ospitato oggi, nella sede di rappresentanza di Villa Mondragone, a Monteporzio, il convegno “From genes to environment in thoracic cancers”. I lavori sono stati aperti dal rettore Giuseppe Novelli. “Mineo ha rappresentato il senso di appartenenza. Oggi abbiamo dimostrato cosa significa basarsi sui fatti. Immaginiamo un mondo senza fatti. Abbiamo dimostrato che la scienza si basa sui fatti ed è ciò a cui dobbiamo guardare per il progredire della società”, ha detto Novelli all’Italpress.
Al convegno ha preso parte anche Bruce Beutler, immunologo statunitense, che nel 2011 ha ricevuto il premio Nobel per la medicina insieme a Jules Hoffmann e Ralph M. Steinman. Tutti i relatori hanno ribadito la necessità di far prevalere un approccio scientifico che possa allontanare fake news e pregiudizi dal dibattito pubblico.
Uno degli argomenti su cui molti pazienti tendono a fare confusione sono i vaccini: “Non riesco davvero a comprendere perché le persone abbiano timore. Si è discusso molto del fatto che i vaccini causassero l’autismo, ma è un’associazione che le persone sono portate a fare, erroneamente, dal momento che i vaccini vengono somministrati nei primi anni dell’infanzia e l’autismo si manifesta nello stesso periodo. Ma le cose non stanno così. Il dato di fatto è che senza vaccini morivano moltissimi bambini o subivano danni cerebrali o altri gravi problemi derivanti infezioni infantili, come ad esempio il morbillo”, ha chiarito Beutler.
Giuseppe Tisone, direttore del dipartimento di chirurgia di Tor Vergata, ha ricordato come, per Mineo, fosse centrale la formazione universitaria: “Per lui l’accademia è sempre stata la cosa più importante. È l’unica via che ci consentirà – come universitari e come sistema paese – di crescere, mostrandoci all’esterno come un popolo di grande orgoglio e tradizione. Cultura e accademia erano il suo credo”. La giornata è stata caratterizzata, fra gli altri, dagli interventi del professor Gerry Melino, direttore del dipartimento di medicina sperimentale e chirurgia di “Tor Vergata” e del professor Michele Carbone dell’University of Hawaii Cancer Center.
MALARIA, NASO ELETTRONICO CAPTA MESSAGGIO CHIMICO DEI GLOBULI ROSSI INFETTI
Si dibatte da tempo sul ruolo che i composti volatili giocano nel ciclo vitale del parassita del genere Plasmodium, responsabile della malaria. In particolare, da tempo è stata avanzata l’ipotesi che il parassita, raggiunto lo stadio di maturità sessuale nell’organismo umano, emetta un messaggio chimico, sotto forma di composti volatili, che agisce da richiamo per la zanzara anofele, a cui si deve la trasmissione e la diffusione della malattia. Il recente lavoro del “Sensors Group” dell’Università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”, fornisce un sostegno sperimentale a questa ipotesi.
La malaria è una malattia che tutt’oggi affligge le popolazioni dei paesi tropicali, provocando centinaia di migliaia di morti ogni anno, principalmente in Africa. La specie più letale per l’uomo è il Plasmodium Falciparum. Il ciclo vitale di questo parassita è molto complesso e si serve di due ospiti: l’esemplare femmina della zanzara Anopheles e l’essere umano. Quando la zanzara infetta punge un individuo, rilascia nel sangue il Plasmodium che, in una prima fase, si moltiplica nel fegato, senza dare alcun sintomo. A maturazione avvenuta, in un seconda fase, il parassita invade i globuli rossi, dove si replica provocandone la rottura e determinando così la comparsa dei sintomi caratteristici della malaria (febbre alta, emicrania etc.). Con la rottura del globulo rosso vengono rilasciate nel sangue due forme di parassita: le forme asessuate e i gametociti, ovvero forme sessuate. Le forme asessuate saranno responsabili della permanenza dei sintomi nell’individuo ospite, mentre la forma sessuata, chiamata gametocita, sarà quella responsabile della trasmissione della malattia dal momento che, rimanendo nel circolo sanguigno, potrà essere prelevata quando l’individuo subirà la puntura della zanzara anofele.
Una volta all’interno della zanzara, la forma sessuata andrà incontro a processi che porteranno alla formazione della forma infettante del plasmodio, cosiddetta “sporozoita”, e ricomincerà il ciclo vitale del parassita.
I ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata, Istitituto Superiore di Sanità e Fondazione Edmund Mach, hanno misurata l’emissione di composti volatili da parte di colture di globuli rossi infettati con entrambe le forme di Plasmodium Falciparum, asessuate e sessuate. Le misure sono state effettuate mediante l’utilizzo di una innovativa combinazione di strumenti composta dal PTR-MS (Proton Transfer Reaction – Mass Spectrometr) e attraverso il naso elettronico sviluppato presso Tor Vergata.
“La Proton Transfer Reaction – Mass Spectrometry è una tecnica analitica complessa in grado di individuare, in tempo reale, i composti volatili che costituiscono un campione gassoso – spiega Rosamaria Capuano, ricercatrice, dipartimento di Ingegneria Elettronica di Roma Tor Vergata -. Il naso elettronico, invece, è costituito da una matrice di sensori di gas in grado di fornire un’informazione qualitativa del campione, consentendo la discriminazione di differenti miscele gassose”.
I risultati hanno mostrato una chiara differenza nei composti volatili emessi dai globuli rossi infettati dalle forme sessuate del parassita, riscontrando un’elevata produzione di esanale, un composto noto come attraente di molte specie di insetti.
“La ricerca – afferma il professor Corrado Di Natale – oltre a evidenziare un interessante aspetto della biologia del parassita, ha un forte potenziale applicativo”.
La maggior parte dei farmaci utilizzati per la cura della malaria vanno ad agire unicamente sull’eliminazione delle forme asessuate presenti nell’organismo, che è quella che dà origine ai sintomi. “Esiste solo un principio attivo, la primachina – continua Di Natale – in grado di agire sulle forme sessuate, ma viene utilizzato raramente perché può causare seri effetti collaterali. Molto spesso la fase di trasmissibilità del parassita può perdurare oltre la scomparsa dei sintomi nel soggetto infetto, nel caso in cui quest’ultimo sia stato preventivamente sottoposto a terapia, dal momento che restano in circolo i gametociti, le forme sessuate del parassita”.
“Lo studio – conclude – pone le basi per lo sviluppo di un dispositivo che possa essere orientato alla messa a punto di metodi di analisi rapidi e non invasivi per l’identificazione dei pazienti potenzialmente infettivi, attraverso l’analisi dei composti volatili emessi da un individuo infetto”.
BIOMEDAQU, PROGETTO PER FORMARE NUOVA GENERAZIONE RICERCATORI
Il Laboratorio di Ecologia Sperimentale e Acquacoltura dell’Università di Roma “Tor Vergata” è tra i partner del progetto “BIOMEDAQU” (finanziato dalla Comunità Europea, nell’ambito di Horizon2020 – Marie Sklodowska-Curie Innovative Training Network MCSA-ITN), nato per far incontrare la biomedicina con l’acquacoltura. L’obiettivo di “BIOMEDAQU” caratterizzato da un’elevata mobilità dei partecipanti, è di formare giovani ricercatori caratterizzati da competenze innovative in grado di condurre ricerche e analisi interdisciplinari applicate alla riduzione delle osteopatologie. Quindici ricercatori, provenienti dai Paesi dell’Unione Europea, verranno formati da un gruppo di scienziati in un corso di dottorato che vedrà la confluenza di conoscenze, competenze e approcci scientifici derivanti dagli studi applicati al miglioramento della qualità in acquacoltura e dal settore della ricerca biomedica. Nell’ambito del progetto “BIOMEDAQU” sono previste cinque Summer School.
L’Università di Roma “Tor Vergata”, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e l’Associazione Italiana dei Piscicoltori, ha organizzato, dal 23 al 25 settembre, e nella giornata del 30, la II Summer School internazionale “Monitoring of Fish Skeletal Anomalies”, un corso sulle procedure più adeguate per il monitoraggio delle anomalie scheletriche in pesci, utilizzabili sia nella ricerca applicata all’acquacoltura che alle osteopatologie umane.
La Summer School si terrà presso il Laboratorio di Ecologia Sperimentale e Acquacoltura dell’Università di Roma “Tor Vergata”, in via Cracovia, e si rivolge, oltre che ai 15 studenti selezionati per partecipare al progetto, anche a studenti di dottorato, ricercatori pubblici o tecnici dell’industria coinvolti nello studio delle anomalie scheletriche in pesci e umani. Il Laboratorio di Ecologia Sperimentale e Acquacoltura di “Tor Vergata” ha arruolato due dei 15 giovani ricercatori che svolgeranno il periodo di tirocinio di 36 mesi presso la Scuola di Dottorato di Biologia Evoluzionistica ed Ecologia dell’Ateneo Roma “Tor Vergata”. Uno di loro si occuperà della ricerca applicata alle specie ittiche allevate in acquacoltura, con l’obiettivo di investigare le basi biologiche degli effetti di fattori ambientali (densità di stoccaggio e volumi delle vasche di allevamento) sullo scheletro dei pesci allevati, al fine di migliorare la qualità, sostenibilità e competitività del settore della Acquacoltura europea. L’altra ricercatrice si occuperà invece di individuare marcatori anatomici, cellulari e molecolari in medaka, zebrafish e orata, per l’individuazione precoce di patologie ossee in pesci di acquacoltura e umani.
«Le anomalie scheletriche nei pesci allevati rappresentano uno dei fattori limitanti la produzione in acquacoltura – racconta Clara Boglione, responsabile scientifica del progetto BIOMEDAQU per l’Università di Roma Tor Vergata e organizzatrice della Summer School -, provocando effetti negativi sul benessere, sulla crescita e sulla qualità estetica degli animali prodotti, con conseguente riduzione dei profitti economici. Le cause delle malformazioni scheletriche possono essere attribuite a diversi fattori, ad esempio a carenze nutrizionali, alla dimensione delle vasche, alla densità dei pesci nelle vasche, all’idrodinamismo o alla temperatura, che possono agire singolarmente o in modo sinergico. La Federazione degli Acquacoltori Europei (FEAP) stima una perdita minima annuale per la presenza di pesci con anomalie scheletriche pari a circa 50 miliardi di euro. Allo stesso tempo, le patologie muscolo-scheletriche umane colpiscono il 25% della popolazione Europea, con conseguenze di disabilità, perdita di lavoro e pensionamento precoce. Secondo l’ultimo rapporto presentato dalla Firmo (Fondazione Italiana sulla Ricerca delle Malattie dell’Osso) e dalla IOF (International Osteoporosis Foundation), nel 2017, nella sola Italia, l’onere associato all’osteoporosi ha raggiunto i 9,4 miliardi, destinato ad arrivare a 11,9 miliardi entro il 2030».
Finora il mondo della ricerca biomedica e quello applicato al miglioramento della qualità dei pesci allevati hanno lavorato in modo separato, senza scambi di conoscenze e/o esperienza: l’unico fattore in comune è che entrambe le comunità scientifiche utilizzano per le loro ricerche dei piccoli pesci “da laboratorio”, lo zebrafish e il medaka. Il progetto “BIOMEDAQU” ha deciso non solo di mettere al servizio degli studenti i maggiori esperti Europei di patologie ossee appartenenti alle due comunità scientifiche ma di aggiungere anche la possibilità di usufruire dell’esperienza e conoscenza acquisita da ricercatori applicati allo studio dei tessuti scheletrici provenienti da altre discipline, come la Biofisica, l’Ecologia, l’Evoluzione, la Morfometria Geometrica, la Nutrizione e la Socio-economia, e di applicare approcci innovativi e di nuova generazione al trattamento dei dati tramite tecniche di Intelligenza Artificiale e Machine Learning (l’apprendimento automatico da parte dei computer)».
L’Unione Europea con “BIOMEDAQU” ha scelto di finanziare un progetto di formazione al fine di preparare una nuova generazione di giovani ricercatori, creativa, imprenditoriale e innovativa, in quanto dotata di una serie di abilità utili per valutare e comprendere, da un lato, la biologia della formazione e la rigenerazione dello scheletro e, dall’altro, di trasformare conoscenze consolidate e idee innovative in servizi e strumenti utili per il controllo a lungo termine delle patologie scheletriche.
Il network di formazione intersettoriale di “BioMedaqu” è un consorzio costituito da 8 Università Europee (Université de Liege, Università Degli Studi Di Roma Tor Vergata, Universidad de Las Palmas de Gran Canaria con i Dipartimenti di Biologia e di Economia, Universidade do Algarve, Universiteit Gent, Westfaelische Wilhelms- Universitaet Muenster, Università Politecnica Delle Marche), dal settore di ricerca di un ospedale (University Paris-Diderot PARIS 7 UPD7) e da un Ente di Ricerca (Instituto Português do Mar e da Atmosfera, I.P.). Affiancano il consorzio nelle attività di supervisione e di formazione degli studenti il settore ricerca di un ospedale degli Stati Uniti (Harvard Medical School/Boston Children’s Hospital) e uno spin-off di R&D dell’Università di Liegi (Artialis); il settore industriale è rappresentato dall’Associazione Italiana Piscicoltori API, da una industria (Skretting) e una società (Sparos) mangimistica, una società di sviluppo di software basati sul machine learning (Cytomine) e una società di produzione di additivi alimentari (Necton).
«Il progetto fornisce un elevato e unico livello di formazione, per una nuova generazione di ricercatori caratterizzati da abilità trasferibili a contesti multipli – e quindi migliori prospettive di carriera – finalizzati ad implementare lo sviluppo efficiente di strategie future di controllo e miglioramento della salute. La particolarità di questi ricercatori sarà quella di essere stati formati in un contesto multidisciplinare che permetterà loro di utilizzare tecniche provenienti dalle più diverse discipline, risparmiando così tempo e risorse. In un mondo dove prevale la specializzazione, in cui i ricercatori si limitano a considerare solo gli aspetti relativi al loro campo di indagine, ignorando eventuali conoscenze per loro indispensabili già ottenute in altre discipline, acquisire la capacità di conoscere e interagire con ambiti scientifici diversi donerebbe loro un potenziale unico nello scenario europeo», conclude Clara Boglione.
TOR VERGATA CON ART BONUS PER LA VILLA DELLE TERME DEGLI STUCCHI DIPINTI
L’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” aderisce al programma di incentivi al mecenatismo culturale Art Bonus per le attività di recupero e restauro della Villa delle “Terme degli stucchi dipinti”, sito archeologico rinvenuto in un’area limitrofa al Campus, nel Municipio VII di Roma Capitale.
Dal 2014, in questo sito, l’Università conduce attività di scavo didattico e di ricerca attraverso l’azione costante di docenti e ricercatori del Dipartimento di Storia, patrimonio Culturale, Formazione e Società.
“Le attività di indagine, condotte unitamente con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, sono state finora finanziate attraverso una pluralità di fondi derivanti da diversi progetti di ricerca del Dipartimento e dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, ma è necessario reperire nuovi finanziamenti per la campagna di scavo 2019 – si legge nella nota – Ora, dunque, anche privati cittadini e imprese possono contribuire alla valorizzazione di questo sito archeologico, aderendo alla campagna straordinaria di raccolta fondi attraverso la Legge n. 106/2014 – cosiddetta “Art Bonus” – che consente un credito di imposta pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano”.
Ad oggi sono venuti alla luce dipinti, affreschi e mosaici su una superficie di circa 500 mq, appartenenti a terme sicuramente collegate a una lussuosa villa probabilmente di un facoltoso romano vissuto nel I sec. d.C.
“La nuova campagna di scavo – continua la nota – prevede l’indagine della parte meridionale del complesso, la messa in sicurezza degli ambienti e delle pareti rinvenute, il recupero dell’ultima parte del crollo del soffitto e delle pareti dell’ambiente triclinium. Ulteriori e successivi interventi di recupero riguarderanno il restauro dei pavimenti in marmo e a mosaico e delle pareti affrescate rinvenute in situ.
L’Università di ‘Tor Vergata’ ha deciso di aderire al programma Art Bonus non solo per dare modo agli studenti di proseguire la campagna di scavo, ma anche per restituire alla città un sito archeologico di grandissimo valore, generando ricadute positive per il territorio e per la sua comunità”.














