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Movimento Fezzan a Italpress, chiuso giacimento di El Sharara in Libia

ROMA (ITALPRESS) – Un gruppo di uomini ha chiuso nella notte il giacimento petrolifero di El Sharara, nel sud-ovest della Libia. Ad annunciarlo a Italpress è Bashir Al-Sheikh, capo del Movimento Fezzan. “Un gruppo che non si è ancora annunciato” ha chiuso il giacimento petrolifero dopo aver ricevuto l’ordine di chiudere il campo”. Si tratta di un giacimento importante per la Libia la cui produzione raggiunge i 350.000 barili al giorno.
Non è la prima volta che il giacimento subisce una chiusura, poichè gruppi di manifestanti hanno chiuso il giacimento di El Sharara all’inizio di quest’anno, chiedendo il miglioramento delle loro condizioni di vita, la costruzione di una raffineria nel sud, il mantenimento di strade fatiscenti e la fine della carenza di carburante nel sud della Libia, prima di riprendere la produzione, due settimane dopo, il 21 gennaio.
Secondo Al-Sheikh, però, questa volta dietro la chiusura del sito non ci sarebbe il suo movimento ma Saddam Haftar, figlio dell’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, il quale avrebbe impartito istruzioni telefoniche di chiudere il campo di Sharara perchè gestito dalla compagnia petrolifera spagnola “Repsol”. “Saddam ha impartito istruzioni immediate per telefono e senza l’uso della forza militare di chiudere il sito in risposta al tentativo di arrestarlo venerdì scorso in Italia, sulla base di un mandato di arresto emesso contro di lui in Spagna. Nessuno dei nostri militanti ha partecipato alla chiusura del campo di El Sharara, gestito dalla società spagnola Repsol, e nessuno può parlarne. Non ho nulla a che fare con la chiusura del giacimento e rifiuto di essere accusato di questo”.
Secondo questa fonte Saddam Haftar si trovava a Roma venerdì scorso e al suo rientro a Bengasi sarebbe stato fermato per un’ora dalle autorità italiane in quando penderebbe sul suo capo un mandato di cattura delle autorità spagnole. Saddam Haftar quindi sarebbe stato informato dell’esistenza di un mandato di arresto emesso contro di lui durante il suo ritorno in Libia dalla capitale italiana. Il mandato sarebbe in considerazione del suo coinvolgimento nel contrabbando di un carico di armi bloccato dalla polizia spagnola diversi mesi fa. Le stesse fonti affermano che sono in corso tentativi occidentali e libici per fare pressione sulla Spagna affinchè revochi il mandato di arresto emesso contro Saddam, con l’obiettivo di riprendere i lavori nel giacimento petrolifero di Sharara, che è uno dei più importanti giacimenti petroliferi della Libia. Questa versione è stata confermata a Italpress da ambienti giornalistici di Tripoli e Bengasi anche se al momento non ci sono conferme ufficiali da parte del Comando generale di Haftar con sede a Rajma.
L’estate scorsa, Saddam Haftar aveva minacciato la chiusura del campo di El Sharara, dopo che la polizia spagnola ha confiscato attrezzature militari e armi che erano dirette negli Emirati e poi nella Libia orientale, secondo quanto riportato dalla stampa spagnola. All’epoca Saddam Haftar era riuscito a ottenere licenze per trasportare merci e materiale commerciale dalla Spagna agli Emirati, ma la polizia spagnola avrebbe scoperto che il carico consisteva in armi ed equipaggiamento militare.
– foto ufficio stampa movimento Fezzan, Bashir Al-Sheikh –
(ITALPRESS).

Malta, svelata frode per l’approvazione di 18.000 carte d’identità

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LA VALLETTA (ITALPRESS/MNA) – Le autorità maltesi stanno indagando su un’operazione di frode su larga scala che prevede il rilascio di circa 18.000 carte d’identità maltesi a cittadini stranieri, tra cui libici ed egiziani, sulla base di documenti falsi e false dichiarazioni.
L’ex deputato nazionalista, l’avvocato Jason Azzopardi ha presentato una richiesta urgente di indagine giudiziaria. Queste carte sono state emesse in meno di 30 giorni, molto più rapidamente dei soliti tre o quattro mesi.
La frode ha coinvolto migliaia di certificati falsi, per lo più certificati di matrimonio, che documentavano matrimoni fittizi tra cittadini di paesi come la Libia e l’Egitto e cittadini britannici quando il Regno Unito era ancora membro dell’UE. Questi documenti contraffatti sono stati poi utilizzati per richiedere le carte d’identità maltesi.
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Malta è il primo paese Ue a recepire la direttiva Anti-SLAPP

LA VALLETTA (MALTA) (ITALPRESS/MNA) – Malta è il primo paese dell’UE a recepire la direttiva anti-SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) dell’Unione Europea nella legislazione nazionale. La legislazione, volta a proteggere i giornalisti e i partecipanti pubblici da azioni legali abusive, è stata annunciata dal ministro della Giustizia Jonathan Attard, pochi giorni dopo che l’Irlanda ha pubblicato la propria legge globale anti-SLAPP. Il ministro della Giustizia Jonathan Attard ha annunciato la pubblicazione dell’ordinanza che recepisce la direttiva sulla protezione delle persone che partecipano alla partecipazione pubblica da pretese manifestamente infondate o procedimenti giudiziari abusivi ai sensi della legge europea, capitolo 460, comunemente nota come direttiva anti-SLAPP. Le azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica (SLAPP) sono azioni legali intentate da individui ed entità per dissuadere i propri critici. Tale ordinanza, ha spiegato il governo maltese in una nota, introdurrà diversi rimedi e garanzie e si applicherà a questioni di natura civile o commerciale con implicazioni transnazionali portate in procedimenti civili, comprese le procedure per misure provvisorie e cautelari e richieste riconvenzionali, indipendentemente dalla natura della corte o del tribunale competente.
Le ordinanze stabiliscono che per procedimento giudiziario abusivo contro la partecipazione del pubblico si intendono procedimenti giudiziari che non sono intentati per far valere o esercitare realmente un diritto, ma hanno come scopo principale la prevenzione, la restrizione o la penalizzazione della partecipazione del pubblico, spesso sfruttando uno squilibrio di potere tra le parti, e che avanzano pretese infondate. Le principali garanzie e rimedi che verranno introdotti con il recepimento della direttiva, ha affermato il governo, sono: garanzia per i costi stimati del procedimento; archiviazione anticipata della causa se il tribunale è convinto che la richiesta sia manifestamente infondata; nei casi in cui la Corte dichiara il procedimento abusivo contro la partecipazione del pubblico, può procedere a condannare l’attore a pagare al convenuto tutte le spese legali della causa. Il tribunale può anche imporre al ricorrente una sanzione dissuasiva fino a 10.000 euro. L’ordinanza stabilisce inoltre che chiunque si trovi ad affrontare un procedimento cui si applica la presente ordinanza può beneficiare del gratuito patrocinio previsto dal Codice di organizzazione e procedura civile. Il ministro Attard ha affermato che questa direttiva fa seguito a una serie di discussioni a livello europeo in cui il governo maltese è stato attivo nel contribuire a vari incontri, compreso il Consiglio dei ministri. Il ministro della Giustizia ha spiegato che, ora che Malta è il primo paese a recepire la direttiva, garantirà la partecipazione e l’assistenza ad altri paesi, e che il prossimo passo sarà avviare la consultazione pubblica sulla relazione del comitato di esperti sui media rafforzare ulteriormente il quadro per proteggere la libertà dei media e il giornalismo.
Mentre il governo lo saluta come un significativo passo avanti nella salvaguardia della libertà di stampa, l’opposizione e gli osservatori dei media sostengono che Malta ha semplicemente implementato il minimo indispensabile richiesto dalla direttiva UE, perdendo l’opportunità di riforme più radicali. L’Istituto dei giornalisti maltesi (IGM) ha espresso soddisfazione per l’ordinanza, ma ha indicato che studierà la legislazione in modo più dettagliato per raccomandare ulteriori miglioramenti. Ha inoltre chiesto riforme costituzionali, cambiamenti nella legge sulla diffamazione e nel codice penale, “con l’obiettivo di creare un ambiente in cui i giornalisti possano lavorare con più tranquillità”. Sono necessarie modifiche anche alla legge sulla libertà d’informazione, affinchè possa effettivamente fungere da strumento per una maggiore trasparenza, afferma l’istituto. L’IGM ha anche espresso disappunto per il fatto che il governo non abbia ancora pubblicato un Libro bianco su riforme più ampie dei media, come promesso nove mesi fa. L’opposizione nazionalista è stata più critica, sostenendo che il governo ha implementato la direttiva con riluttanza, e in modo affrettato, e solo perchè era stato incaricato dall’UE. “Se davvero avesse voluto proteggere i giornalisti, il governo avrebbe fatto questo passo molto prima e avrebbe attuato più raccomandazioni che aveva lasciato in sospeso per tre anni interi.” In aggiunta alla controversia, l’opposizione ha sottolineato che la Nota Legale sembra essere in conflitto con diverse altre leggi esistenti e ha affermato che i tempi e le modalità di attuazione della direttiva sono strategici, con l’obiettivo di ridurre al minimo il controllo pubblico e parlamentare in piena estate.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

Gemellaggio Diocesi Mazara-Tunisi, “Presenza come operatori di pace”

MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) (ITALPRESS) – E’ in corso a Tunisi la nuova visita del Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Angelo Giurdanella, che è tornato nella Chiesa gemellata con quella mazarese per incontrare il nuovo Arcivescovo della città monsignor Nicolas Lhernould, ordinato da poche settimane. Le due Chiese locali – Tunisi e Mazara del Vallo – sono gemellate da decenni, intrattenendo rapporti fervidi di collaborazione da una sponda all’altra.
Monsignor Giurdanella e monsignor Lhernould stanno visitando alcune realtà ecclesiastiche che si occupano di carità, di giovani e bambini. “Insieme possiamo oggi rinnovare il nostro patto di sorernità ecclesiale per uno stile di presenza testimoniale nel Mediterraneo come operatori di pace, attraversando con la sapienza mite del Vangelo il polverone della violenza e della guerra che quotidianamente minano ogni certezza, con la speranza di un mondo dove ognuno si senta fratello e sorella per rianimare la vocazione del nostro Mediterraneo all’incontro e alla costruzione della pace. Ogni incontro è generativo di vita buona, santa e beata”, ha scritto il Vescovo di Mazara del Vallo nel suo messaggio rivolto a monsignor Lhernould. Monsignor Giurdanella ha evidenziato come “la minorità è il nostro comune luogo necessario. Non possiamo stare in silenzio o, vorrei dire, non schierarci di fronte al grido e ai drammi che accadono nell’umanità”. E il Vescovo di Mazara ha ribadito, altresì, come “le due Chiese sorelle stanno dalla parte degli ultimi, stanno dalla parte delle vittime innocenti, stanno dalla parte di Dio perchè ragionano con l’esserci del Crocifisso-Risorto in ogni storia di ingiustizia e di innocenza perseguitata”.
Ad accompagnare il Vescovo Giurdanella ci sono anche don Marco Laudicina e don Francesco Fiorino, direttore dell’Ufficio del gemellaggio tra le due Chiese. In occasione di queste nuove attività del gemellaggio (già qualche mese addietro un gruppo di fedeli e presbiteri è stato in visita a Tunisi) in Diocesi sono stati raccolti 3.070,40 euro per sostenere le attività del gemellaggio.
– foto ufficio stampa Diocesi di Mazara del Vallo –
(ITALPRESS).

Onu stanzia 5,3 mln di dollari per 195mila rifugiati sudanesi in Libia

ROMA (ITALPRESS/MNA) – Le Nazioni Unite hanno stanziato 5,3 milioni di dollari dal Fondo centrale di risposta alle emergenze (CERF) per sostenere 195 mila rifugiati sudanesi che vivono in condizioni difficili in Libia. Questo finanziamento fornirà anche aiuti essenziali alle comunità ospitanti che li accolgono.
Questa decisione era presa nel contesto di un crescente afflusso di rifugiati in fuga dal conflitto in Sudan, che si è intensificato da aprile. Molti rifugiati sudanesi hanno intrapreso viaggi pericolosi, alcuni anche a piedi, in cerca di sicurezza nella vicina Libia. Secondo le Nazioni Unite, questo nuovo finanziamento mira a fornire assistenza umanitaria immediata ai rifugiati, compresi cibo, medicine e alloggio. Sosterrà inoltre i servizi essenziali nelle comunità ospitanti che si trovano ad affrontare una maggiore pressione. Le Nazioni Unite e i suoi partner umanitari stanno cercando di raccogliere un totale di 1,5 miliardi di dollari per finanziare questo ambizioso piano. Le Nazioni Unite hanno sottolineato che questo piano di risposta deve affrontare una grave carenza di finanziamenti, con solo 313 milioni di dollari raccolti finora, che rappresentano solo il 21% dell’importo richiesto. Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha sottolineato che il conflitto in corso in Sudan ha provocato lo sfollamento di oltre un quinto della popolazione del paese. Le Nazioni Unite hanno chiesto alla comunità internazionale di mostrare solidarietà ai rifugiati colpiti dalla crisi in Sudan e Libia e di fornire il sostegno finanziario necessario per finanziare il piano di risposta umanitaria. L’organizzazione ha sottolineato che questa crisi umanitaria richiede sforzi internazionali concertati per fornire aiuti urgenti e lavorare verso soluzioni politiche sostenibili ai conflitti nella regione. La crisi dei rifugiati sudanesi si è intensificata drammaticamente dallo scoppio del conflitto in aprile, costringendo milioni di persone ad abbandonare le proprie case. I combattimenti, principalmente tra le forze armate sudanesi (SAF) e le forze di supporto rapido (RSF), hanno causato devastazioni diffuse, sconvolgendo vite e mezzi di sussistenza in tutto il paese. Molti rifugiati hanno cercato rifugio nei paesi vicini, con la Libia che emerge come una delle principali destinazioni grazie alla sua vicinanza geografica. Tuttavia, la stessa Libia è alle prese con sfide interne, tra cui l’instabilità politica e le difficoltà economiche, che le rendono difficile accogliere l’afflusso di rifugiati.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

Medio Oriente, Tajani “La guerra non diventi inevitabile”

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ROMA (ITALPRESS/MNA) – “La guerra non deve diventare inevitabile. E per questo ci stiamo impegnando con contatti continui, dobbiamo lavorare giorno e notte”. Lo dice il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera. “Abbiamo chiesto attraverso il ministro Crosetto all’Onu – aggiunge – che venga valutata la situazione e garantita la sicurezza dei nostri soldati sul posto, con un mandato chiaro e non equivoco. Non dipende da noi quello che si può fare sul campo, ma dal mandato internazionale. Siamo ben attenti a che nulla venga lasciato all’improvvisazione. Allo stato però, lo ripeto, non sembra ci siano rischi imminenti”.
In merito a Israele afferma: “Non so e non voglio giudicare nello specifico se questo gesto sia più grave di altre ritorsioni o azioni di guerra: ma insisto, noi abbiamo il compito di lavorare per evitare in ogni modo l’escalation. E anche oggi, come già abbiamo fatto in passato, ad Israele diciamo che il diritto all’autodifesa è indiscutibile, ma che non si deve cadere nella trappola di reazioni alle azioni di Hamas e Hezbollah che siano sproporzionate. Adesso che di fatto è finita l’offensiva a Gaza contro Hamas (che è stato sostanzialmente sconfitto sul territorio, tanto che sono ripresi gli aiuti alla popolazione), bisogna lavorare per liberare gli ostaggi, per il cessate il fuoco, non rendere impossibile una stabilizzazione dell’area”.
“È evidente che siamo sul filo del rasoio, ma se da Teheran si chiede l’intervento dell’Onu – quindi si coinvolge la comunità internazionale sul piano politico – potrebbe significare che non si assisterà a una reazione sproporzionata”.
-foto Agenzia Fotogramma-
(ITALPRESS).

Sahara: Macron annuncia sostegno Francia a piano autonomia Marocco

In una lettera indirizzata al Re del Marocco, Mohammed VI, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato ufficialmente che “ritiene che il presente e il futuro del Sahara Occidentale rientrino nel quadro della sovranità marocchina”.

Nello stesso messaggio, che coincide con il 25° anniversario della Giornata del Trono, il Presidente della Repubblica francese ha assicurato “la stabilità della posizione francese su questa questione relativa alla sicurezza nazionale del Regno” e che il suo Paese “intende muoversi in armonia con questa posizione a livello nazionale e internazionale”.

A tal fine Macron ha sottolineato che “per la Francia, l’autonomia sotto sovranità marocchina è il quadro all’interno del quale la questione deve essere risolta. Il nostro sostegno al piano di autonomia presentato dal Marocco nel 2007 è chiaro e fermo”, aggiungendo che esso “costituisce, d’ora in poi, l’unica base per raggiungere una soluzione politica giusta, sostenibile e negoziata, in conformità con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

Per quanto riguarda il progetto di autonomia sotto sovranità marocchina, il Capo di Stato francese ritiene che “oggi si sta cristallizzando un consenso internazionale e la sua portata si espande sempre più”, sottolineando che “la Francia svolge pienamente il suo ruolo in tutti gli organismi competenti”, soprattutto attraverso il sostegno del suo Paese agli sforzi del Segretario Generale delle Nazioni Unite e del suo inviato personale.

Il presidente Macron ha sottolineato nel suo messaggio: “È ora di andare avanti, invito quindi tutte le parti a riunirsi per una soluzione politica, che è a portata di mano”.

D’altro canto, dopo aver preso atto degli sforzi del Marocco per lo sviluppo economico e sociale del Sahara marocchino, il Presidente della Repubblica francese ha espresso il suo impegno affinché “la Francia accompagnerà il Marocco in questi passi a beneficio della popolazione locale”.

La dichiarazione della Repubblica francese, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, rappresenta uno sviluppo importante e di grande significato a sostegno della sovranità marocchina sul Sahara.

Si inserisce nel quadro della dinamica nella quale sono coinvolti numerosi paesi di varie regioni del mondo, a beneficio dell’integrità territoriale del Marocco e del progetto di autonomia come iniziativa esclusiva quadro per la risoluzione di questa controversia regionale.

La decisione assunta da Parigi è il culmine dell’azione diplomatica di Mohammed VI che ha già dato i suoi frutti con altri paesi. Questa posizione annunciata da Macron è una posizione nazionale della Francia, espressa dalla sua massima autorità costituzionale e caratterizzata dalla sua continuità istituzionale, al di là delle circostanze politiche. Si inserisce in una dinamica avviata negli ultimi anni, con il riconoscimento da parte degli Stati Uniti, avvenuta nel dicembre 2020, della sovranità del Regno sulle sue Province del Sud, e il sostegno di una quindicina di paesi europei al Piano di Autonomia e all’apertura di una trentina di consolati a Laâyoune e Dakhla. Attraverso questa decisione, la Francia sostiene lo sviluppo della regione del Sahara marocchino e si avvia verso una soluzione rifiutando le politiche di blocco.

La decisione della Francia riflette quindi la giustizia della causa nazionale del Marocco e il crescente sostegno all’integrità territoriale del Marocco e arriva in coincidenza con la Celebrazione della Festa del Trono. Con questa decisione, il Presidente francese, il cui paese conosce molto bene la questione del Sahara marocchino, conferma l’impegno della Francia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nei confronti del Regno del Marocco e la rettitudine della sua sacra causa nazionale , dando così nuova vita a relazioni strategiche multidimensionali. Secondo diversi osservatori, questa decisione è conforme allo spirito delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che dal 2007, qualificano la Proposta di Autonomia come seria e credibile e invitano le parti a trovare una soluzione politica equa dimostrando realismo e buona volontà fede.

 

Malta, ex capo segreteria del primo ministro indicato come commissario Ue

LA VALLETTA (MALTA) (MNA/ITALPRESS) – Il primo ministro maltese Robert Abela ha nominato Glenn Micallef, suo ex capo della segretaria presso l’ufficio del primo ministro, come prossimo commissario europeo di Malta. La sua nomina arriva pochi giorni dopo che i tribunali hanno infranto le speranze di Abela di reintegrare la nomina dell’ex vice primo ministro ed ex ministro della Sanità Chris Fearne che si è dimesso in seguito alle accuse di frode. Era consuetudine di vecchia data che il governo maltese nominasse un politico al ruolo di commissario europeo. Secondo gli osservatori politici, la decisione di nominare Micallef porterà quasi certamente Malta a ricevere uno dei portafogli meno ricercati all’interno del gabinetto dell’UE. Micallef è cresciuto rapidamente all’interno degli ambienti governativi, avendo trascorso gli ultimi anni a capo della segreteria del Primo Ministro. Micallef era responsabile della gestione quotidiana dell’ufficio del Primo Ministro. Ha anche rappresentato Malta, insieme al ministro degli Esteri maltese Ian Borg, in un vertice di pace guidato dall’Ucraina alla fine dello scorso anno.
Prima di entrare nell’ufficio del Primo Ministro, ha ricoperto il ruolo di direttore generale del dipartimento di coordinamento UE di Malta, un organismo all’interno del Ministero degli Esteri responsabile della gestione della posizione di Malta nelle discussioni con le istituzioni dell’UE e di assicurarsi che le leggi e le politiche europee siano incluse nel sistema politico maltese. E’ generalmente considerato un esperto di politica europea, essendo stato anche consigliere di Abela per gli affari europei. Tutti i candidati commissari affronteranno i parlamentari europei per una selezione prima di essere accettati formalmente. Secondo una prima stima, finora 10 dei 27 Stati membri dell’UE hanno presentato la loro candidatura. Quattro di questi – la Slovacchia, la Lettonia, la Croazia e i Paesi Bassi – hanno scelto di riconfermare il loro attuale Commissario. Dei restanti sei paesi, quattro nomineranno attuali o ex ministri, mentre un quinto, la Finlandia, opterà per uno dei loro eurodeputati. L’unico non politico del gruppo è lo sloveno Tomaž Vesel, un avvocato di 57 anni che ha trascorso gran parte degli ultimi dieci anni a presiedere la Corte dei conti del paese.

– Foto Doi (Dipartimento per l’informazione) –

(ITALPRESS).