ROMA (ITALPRESS) – “Il Cts è stato importante in questi due anni di gestione di pandemia, perchè ha permesso di raccogliere intorno ad un tavolo le domande più importanti e le esperienze più diverse”. A dirlo, a margine dell’ultima riunione del Cts il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.
“Oggi però – aggiunge – siamo ancora nella pandemia contro la quale dobbiamo continuare a rispondere. In questo senso la rete di sorveglianza che vede il Ministero, tutte le regioni, le Asl e tutti gli operatori, è l’impegno che questo Paese continua a dare attraverso i suoi professionisti, i suoi organi centrali e periferici per rispondere a questa emergenza”.
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Covid, Brusaferro “Siamo ancora in pandemia”
Al via studio sull’impatto dell’inquinamento nei luoghi di lavoro
ROMA (ITALPRESS) – Valutare gli effetti sulla salute dei livelli di particolato atmosferico in relazione al microclima nei diversi ambienti di lavoro al chiuso. E’ questo l’obiettivo dello studio avviato dall’Inail con Enea, Sapienza Università di Roma, Università di Cagliari e Cnr. “Si tratta di una nuova indagine scientifica nell’ambito del nostro progetto ‘VIEPI – Valutazione Integrata dell’Esposizione al Particolato Indoor’ che si occupa di studiare le correlazioni esistenti tra le misure di particolato atmosferico e le condizioni micro climatiche negli ambienti indoor, per la comprensione delle implicazioni legate alle esposizioni lavorative”, sottolinea Armando Pelliccioni, ricercatore dell’Inail e coordinatore scientifico del progetto VIEPI.
“Per ENEA questo è il primo progetto che la vede coinvolta sul tema della qualità dell’aria in ambienti confinati, come quelli di lavoro e studio. E il nostro compito riguarderà, in particolare, l’analisi tossicologica del particolato ultrafine”, spiega Maria Giuseppa Grollino, ricercatrice del Laboratorio Salute e Ambiente di Enea.
La concentrazione degli inquinanti può variare nel tempo e dipendere non solo dalla natura delle sorgenti ma anche dalla ventilazione, dalle abitudini e dalle attività svolte dagli occupanti stessi. Inoltre, l’esposizione è un aspetto fondamentale nella valutazione degli effetti dell’inquinamento dell’aria. Nei Paesi industrializzati e, in particolare, negli ambienti urbani la popolazione trascorre più del 90% del proprio tempo in ambienti chiusi, ossia in casa, ufficio, auto e nei luoghi di istruzione come scuole e università.
“Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di approfondire le conoscenze sull’inquinamento indoor, soprattutto di fronte all’aumento di evidenze scientifiche sugli effetti dannosi per la salute dell’uomo. E per questo – sottolinea il ricercatore dell’Inail – abbiamo deciso di approfondire ulteriormente questo aspetto dell’inquinamento dando il via a una nuova collaborazione, che prevede uno studio integrato dell’esposizione dei lavoratori al particolato atmosferico in ambienti indoor, con la simulazione numerico-sperimentale di campi fluidodinamici e di concentrazione, in scala reale e di laboratorio, e la caratterizzazione chimica, morfologica e tossicologica del particolato fine ed ultrafine”.
“Per il progetto VIEPI, l’inquinante indoor che andremo a studiare è il particolato ultrafine, che è la frazione dimensionale che merita maggiore attenzione per la sua capacità di penetrare nel corpo umano colpendo diversi organi, come polmoni, cuore, fegato, reni e cervello. Queste particelle, costituite da un complesso cocktail di componenti chimici, possono esercitare la loro azione tossica sugli organi bersaglio e provocare una serie di patologie importanti perchè generano stress ossidativo, indebolimento delle difese immunitarie e aumento delle infiammazioni delle vie aeree e dell’organismo in generale”, sottolinea la ricercatrice dell’ENEA.
Inoltre, di recente è stato messo in luce come anche la presenza e il movimento degli individui costituiscano una sorgente importante di particolato indoor, che si aggiunge alle altre sorgenti interne e alle infiltrazioni provenienti dall’esterno, in particolare dal traffico veicolare. Gli individui costituiscono, quindi, sia una fonte sia un recettore dell’inquinamento stesso.
Il team di ricercatori ENEA è già al lavoro in laboratorio per la coltura in vitro di cellule bronchiali umane sane; una volta pronte, le colture cellulari saranno trasferite in un’aula di università, attraverso un espositore portatile, e “respireranno”, per un intero giorno, la stessa aria di studenti e professori. “Utilizzeremo una tecnica innovativa nel campo della tossicologia ambientale in vitro che permette un contatto diretto del sistema cellulare con l’aria dell’ambiente. In questo modo, riusciremo a studiare la potenziale tossicità di inquinanti ambientali in condizioni di reale esposizione umana e non più solo in laboratorio”, spiega Grollino.
Successivamente, le cellule bronchiali torneranno in laboratorio, dove il team di ricerca ENEA svolgerà test biochimici e molecolari per analizzare la risposta tossicologica legata all’esposizione all’inquinamento indoor, attraverso la valutazione dell’espressione di geni legati a stress ossidativo, infiammazione e risposta a composti organici. Questo permetterà ai ricercatori di comprendere il potenziale impatto nocivo dell’inquinamento indoor sulla salute, mettendo in correlazione le risposte biologiche messe in atto dalle cellule bronchiali e le caratteristiche chimico-fisiche del particolato.
“Inoltre, attraverso la realizzazione di mappe di concentrazione di materiale particolato indoor, curate essenzialmente dall’Inail e dalle Unità Operative della Sapienza Università di Roma e dell’Università di Cagliari, riusciremo a individuare le dinamiche all’origine della distribuzione spaziale delle concentrazioni in ambienti confinati di lavoro. Questo ci permetterà di fornire elementi utili alla stesura di linee guida per individuare la collocazione ottimale delle postazioni di lavoro e della strumentazione potenzialmente inquinante”, conclude la ricercatrice Enea.
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Covid, 77.621 nuovi casi e 170 decessi in 24 ore
ROMA (ITALPRESS) – Flessione dei contagi in Italia. E’ quanto riporta il bollettino del Ministero della Salute, secondo cui i nuovi positivi sono 77.621 (in discesa rispetto ai 99.457 rilevati nelle 24 ore precedenti), ma con un numero inferiore di tamponi processati, 524.899 e che produce un tasso di positività in lieve calo al 14,7%. Lieve flessione dei decessi, 170 (-7) . I guariti sono 55.503, il numero degli attualmente positivi si incrementa a 1.282.816 (+15.938).
Continua a crescere il numero dei ricoverati nei reparti ordinari: oggi le persone ospitate nelle aree mediche sono 9.871 (+131), lieve calo invece nelle terapie intensive, 481 (-6) con 50 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 1.272.464 persone. La Lombardia si conferma prima regione per numero di contagi (9.479), seguita da Lazio (8.957) e Campania (8).
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Arriva la App che guida il paziente all’interno del Policlinico Gemelli
ROMA (ITALPRESS) – Le grandi strutture ospedaliere agli occhi del pubblico assomigliano a un vero e proprio labirinto dove, nonostante la presenza della segnaletica tradizionale (cartelli, strisce colorate sul pavimento per indicare i percorsi) non è facile orientarsi. Ma l’accoglienza è un punto fondamentale dell’attenzione al paziente e al pubblico in generale. Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS ha dunque pensato di attivare un percorso di ‘navigazione digitalè all’interno dell’ospedale, in grado di prendere per mano i pazienti, come appunto ‘Arianna e il suo filò del mito greco; lo scopo è quello di aiutare i pazienti a raggiungere lo specialista di riferimento in ambulatorio o i servizi dove effettuare i diversi esami diagnostici. Nasce da questa necessità l’idea di progettare una ‘app’, che non poteva che chiamarsi ‘Ariannà. Il progetto, frutto di una illuminata e costruttiva partnership tra Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Novartis, si sta inoltre arricchendo di una serie di ulteriori funzionalità, che vanno ben oltre il semplice orientamento.
“Il Policlinico Gemelli – sottolinea il professor Marco Elefanti, direttore generale Fondazione Policlinico Gemelli – è un grandissimo ospedale, molto orientato all’innovazione e dunque fortemente digitalizzato. Negli ultimi anni abbiamo rafforzato il sistema di digitalizzazione delle cartelle cliniche e di tutti i processi a valenza interna e i percorsi interessanti il paziente. Oggi facciamo un ulteriore passo, quello dell’accoglienza del paziente con soluzioni tecnologicamente avanzate, il progetto Arianna. Si tratta di una App che guida il paziente all’interno del nostro Policlinico. E’ una soluzione di indoor navigation, che abbiamo sviluppato in collaborazione con Novartis; siamo sempre molto grati alle grandi aziende che collaborano con noi, sostenendo questi processi di forte innovazione tecnologica, che assorbono risorse importanti. La collaborazione con queste grandi aziende è uno degli assi portanti dei nostri processi di innovazione e orientamento alla digitalizzazione”.
“Il Progetto Arianna – sottolinea il dottor Luigi Boano, General Manager Novartis Oncology Italia – è frutto di una proficua collaborazione tra Novartis e il Policlinico Gemelli, che da anni ci vede impegnati sia sul fronte della ricerca che dei servizi. Questa App nasce dalla volontà e dalla missione di Novartis di reimmaginare la medicina non solo grazie a soluzioni terapeutiche innovative, ma anche attraverso servizi a supporto dei pazienti, che sempre di più rispondono ai loro bisogni. Un nuovo modello di partnership, volta a favorire percorsi di accesso a cure più veloci e mirate, per una sanità più vicina ai cittadini e digitale, volta al miglioramento del Sistema Salute”.
“Il tema dell’accoglienza in una struttura come il Policlinico Gemelli dove ogni giorno entrano 20-25.000 persone – commenta il dottor Andrea Cambieri, sirettore sanitario di Fondazione Policlinico Gemelli – è fondamentale, al punto che ne monitoriamo anche la soddisfazione, la patient experience, attraverso dei questionari”.
“Ma navigare all’interno del Policlinico Gemelli è a volte percepito dal paziente come perdersi in un labirinto, malgrado l’intenso lavoro ingegneristico sulla segnaletica, svolto negli anni passati. Più di recente – sottolinea – in un’ottica di umanizzazione, abbiamo introdotto un plus, in collaborazione con UNITALSI. Il progetto GO-Gemelli Orientamento, prevede la presenza all’ingresso e in altri snodi del Policlinico di operatori volontari del Servizio Civile Universale che offrono indicazioni ai pazienti e accompagnano quelli più fragili dove desiderano arrivare. Ma oggi viviamo in un’epoca sempre più digitalizzata; tutti ormai hanno familiarità con servizi come Google maps, per trovare una strada e un negozio. E dunque abbiamo pensato di implementare una App di indoor navigation, che guida il paziente, tramite geolocalizzazione, fino al punto di destinazione”.
“La digitalizzazione sta entrando sempre più negli ospedali – riflette il professor Giovanni Scambia Direttore Scientifico di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS -. L’indoor navigator dell’App Arianna è un passo fondamentale per mettere in collegamento i pazienti con i medici, per guidarli all’interno dell’ospedale. E non solo. Nelle sue implementazioni future consentirà un rapporto digitale tra medici con altri medici (teleconsulto) e sempre più fornirà ai pazienti uno strumento importante per dialogare con l’ospedale anche a distanza, in forma digitale”.
Il GPS, quello utilizzato per intenderci da sistemi come Google Maps o Waze, non aiuta all’interno di grandi complessi multipiano come il Policlinico Gemelli. In questi contesti è necessario ricorrere ai sistemi detti di Indoor Navigation (IN) o di Indoor Position System (IPS). Questo ‘filo d’Ariannà del terzo millennio offre agli utilizzatori una serie di benefici come il risparmio di tempo (un vantaggio sia dal lato del paziente che del medico che lo attende presso l’ambulatorio), una maggior vivibilità dell’esperienza e una maggior sicurezza.
Appena varcata la soglia del Policlinico il paziente scarica gratuitamente la App “Arianna-Policlinico Gemelli” (disponibile su Apple store e su Google Play), si registra al sistema (il login è possibile anche attraverso i social), sceglie la lingua (per ora disponibile l’italiano o l’inglese), indica la destinazione e avvia l’indoor navigation. I percorsi di navigazione mappati ad oggi sono quelli del Dipartimento Salute della Donna, dell’Oncologia, dell’Ematologia, dell’Oculistica, della Reumatologia, della Dermatologia e della Neurologia, ma a breve se ne aggiungeranno altri, fino a mappare tutto il Policlinico. Una volta impostata la destinazione, sul cellulare compare una mappa con il percorso più veloce, indicato da una linea blu. Che è il famoso ‘filo d’Ariannà da seguire per arrivare a colpo sicuro a destinazione.
Giunto alla meta, il paziente o il suo accompagnatore in sala d’attesa possono intrattenersi con le news di Fondazione Policlinico Gemelli, con informazioni sui dipartimenti, navigare sulle pagine Facebook e Lindekin di FPG e alla fine della prestazione si può anche decidere di fare una donazione benefica.
La progettazione della App è stata affidata a Kotuko e a Native Media che ne hanno curato i vari aspetti, dal naming, alla tecnologia più adatta agli ambienti, al design, allo sviluppo software.
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Aiop, Cittadini “Disponibilità ad assumere medici dall’Ucraina”
ROMA (ITALPRESS) – “La disponibilità espressa a Bruxelles dal ministro della Salute, Roberto Speranza, a ospitare e assistere i rifugiati ucraini è pienamente condivisa da Aiop, che si è già attivata per assicurare il supporto necessario a chi sta fuggendo dalla guerra, garantendo prestazioni sanitarie come vaccini, tamponi, visite mediche e assistenza specialistica e complessa”. Così Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, in merito alla riunione dei ministri della Salute Ue. “Grazie alle misure introdotte con il decreto legge ‘Ucrainà per contrastare gli effetti economici e umanitari del conflitto in atto – aggiunge – oltre a salvaguardare la sanità, intesa come uno degli assetti strategici del Paese, attraverso l’adozione di nuovi poteri speciali, si prevede un finanziamento aggiuntivo straordinario alle Regioni proprio per favorire l’assistenza sanitaria ai profughi. Il decreto, inoltre, riconosce le qualifiche professionali dei sanitari ucraini e per questo le strutture associate ad Aiop, che sono presenti in modo capillare sull’intero territorio italiano, sono pronte ad assumere i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che provengono dall’Ucraina”. Cittadini ricorda che Aiop ha già “avviato numerose iniziative, come ad esempio il sostegno all’attività della Croce Rossa e il trasporto di farmaci e presidi medici nei territori di confine agli scenari di guerra. Come componente di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale continuiamo a impegnarci con grande determinazione, per offrire un contributo valido e qualificato anche in questa drammatica crisi umanitaria. Siamo orgogliosi del nostro Ssn, che, con il Dpcm firmato dal premier Mario Draghi permetterà ai profughi ucraini di ricevere la necessaria assistenza”, conclude.
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Vaccino, Speranza “L’Ue assuma una posizione unica sulla quarta dose”
ROMA (ITALPRESS) – “Siamo in una fase nuova grazie ai vaccini. Abbiamo messo alle spalle le misure restrittive degli anni precedenti proprio grazie a questo altissimo livello di vaccinazione”. Lo ha detto Roberto Speranza, intervenendo al Consiglio dei ministri Ue della Salute. “Penso che sia arrivato il momento di discutere insieme, a livello europeo, su come affrontare le prossime settimane e, in modo particolare, lavorare per avere una posizione univoca su tempi e fasce generazionali a cui somministrare la quarta dose – ha detto il ministro -. Io lo chiedo formalmente, chiedo che ci sia una posizione unitaria, dei paesi europei, delle nostre agenzie, della Commissione sulla quarta dose. Scelte non omogenee nei diversi Paesi europei finiscono solo per disorientare e non aiutano le campagne vaccinali. Chiedo si dia mandato alla Commissione, d’intesa con la presidenza di turno, di fare in tempi stretti una proposta in tal senso basata esclusivamente sull’evidenza scientifica”.
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Necrosi delle ossa mascellari, pubblicato studio di ricercatori Palermitani
PALERMO (ITALPRESS) – Un team di ricercatori del Dipartimento DiChirOnS-Discipline Chirurgiche, Oncologiche e Stomatologiche dell’Università degli Studi di Palermo ha contributo alla stesura delle prime raccomandazioni per igienisti dentali sul tema dell’osteonecrosi delle ossa mascellari da farmaci.
L’articolo, dal titolo “The preventive care of medication-related osteonecrosis of the jaw (MRONJ): a position paper by Italian experts for dental hygienists”, è stato pubblicato in forma open access sulla rivista internazionale Supportive Care in Cancer.
Alla redazione del paper hanno partecipato Giuseppina Campisi, Rita Coniglio, Rodolfo Mauceri, Olga Di Fede e Vera Panzarella del DiChirOnS, un team di esperti europei e un gruppo di igienisti dentali afferenti all’Associazione igienisti dentali italiani (AIDI) e all’Unione Nazionale Igienisti Dentali (UNID).
«Il position paper – commenta Giuseppina Campisi – è stato realizzato nell’ambito delle attività del gruppo di ricerca clinica “Valerio Margiotta” dell’Università di Palermo, ricoprendo dal 2007 un ruolo guida in Italia nello studio e nella cura della osteonecrosi delle ossa mascellari. UniPa è, infatti, tra gli Atenei protagonisti della stesura delle recenti Raccomandazioni Italiane sull’argomento. L’articolo – conclude la docente – è il primo position paper in cui gli autori forniscono delle utili indicazioni per gli igienisti dentali, protagonisti, come gli odontoiatri e i prescrittori dei farmaci, della reale prevenzione della malattia mediante il controllo dei fattori di rischio, principalmente locali. Questo studio, dunque, colma una lacuna, cioè l’assenza in letteratura di un position paper dedicato alla professione dell’igienista dentale, figura cardine della tutela della salute orale nel terzo millennio».
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Epatocarcinoma, il microbiota intestinale incide sull’immunoterapia
ROMA (ITALPRESS) – L’immunoterapia ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per tanti pazienti affetti da tumore; purtroppo però un paziente su tre non mostra una risposta soddisfacente a questo trattamento. Per questo, gruppi di ricerca di tutto il mondo sono alla ricerca delle cause di questo fenomeno. Tra i vari filoni di ricerca in questo campo, uno riguarda la composizione del microbiota intestinale che molti studi indicano ormai come forte ‘influencer’ della risposta agli immunoterapici. Uno studio di Francesca Ponziani e colleghi, pubblicato su Hepatology Communications è andato a valutarne il ruolo nel trattamento del carcinoma epatocellulare (HCC), dimostrando che nei pazienti affetti da questo tumore del fegato, uno stato infiammatorio e una composizione sfavorevole del microbiota si associano ad una scarsa risposta alla terapia. Gli studiosi hanno in particolare individuato come marcatori di risposta all’immunoterapia bassi livelli di calprotectina fecale (una proteina che segnala la presenza di un’infiammazione a livello del tratto intestinale) e un microbiota ricco di batteri ‘buonì come Akkermansia.
Al contrario, elevati livelli di calprotectina e un microbiota nel quale abbondano batteri ‘sfavorevolì come Enterobacteriaciae, rappresentano indici prognostici negativi di risposta al trattamento. Lo studio appena pubblicato ha valutato undici pazienti con HCC, trattati con tremelimumab e/o durvalumab (due immunoterapici). Tutti sono stati sottoposti di base e durante il trattamento con questi immunoterapici ad una serie di indagini: dosaggio di calprotectina fecale, di zonulina, di PD-L1, valutazione della composizione del microbiota intestinale. Gli autori concludono che una composizione favorevole del microbiota intestinale e un basso grado di infiammazione intestinale sono associati ad una buona risposta all’immunoterapia e al raggiungimento di un controllo della malattia tumorale.
“Siamo uno dei primi centri in Italia – ricorda la dottoressa Francesca Ponziani, dirigente medico presso l’Ambulatorio di Epatologia del CEMAD della Fondazione Policlinico Gemelli e ricercatrice di Medicina Interna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – che ha cominciato a trattare i pazienti affetti da HCC con l’immunoterapia, ancora sperimentale in questa forma di tumore. Oltre a valutare l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci, siamo andati a valutare i parametri prognostici di risposta, attraverso una serie di variabili cliniche e non. La cirrosi epatica, malattia sulla quale insorge l’epatocarcinoma, è fondamentalmente una malattia infiammatoria, che si associa ad un’alterazione dell’asse intestino-fegato molto importante. In un’ottica di medicina traslazionale, cioè di fare uno sforzo per unire tutti i pezzi del puzzle, abbiamo deciso di indagare il ruolo del microbiota intestinale nella risposta al trattamento immunoterapico in questi pazienti, per gestirli al meglio”.
“Non solo abbiamo studiato la composizione del microbiota all’inizio della terapia, come parametro prognostico di risposta, ma ne abbiamo seguito l’evoluzione anche ad ogni ciclo di trattamento (ogni 4 settimane) – ha aggiunto -. Abbiamo inoltre preso in esame parametri di infiammazione (calprotectina, una proteina infiammatoria che deriva dai neutrofili intestinali, che dà una misura dell’infiammazione intestinale) e indici di permeabilità intestinale attraverso il dosaggio della proteina che lega il lipopolisaccaride (che dà la misura della traslocazione batterica, cioè del passaggio di batteri dall’intestino al sangue) e della zonulina (indice di permeabilità dell’intestino, cioè di compromissione della barriera intestinale)”.
I pazienti che di base presentavano calprotectina elevata (cioè con un’elevata infiammazione intestinale) e un microbiota caratterizzato da un elevato indice di disbiosi (rapporto sfavorevole tra batteri ‘buonì come l’Akkermansia e batteri ‘cattivì come le Enterobacteriacee) sono quelli che rispondevano meno alla terapia. Ma la composizione del microbiota è un sistema dinamico che si modifica nel corso della terapia.
“Abbiamo evidenziato nel tempo – prosegue la dottoressa Ponziani – delle oscillazioni e una variazione consensuale di questi parametri (es. i parametri sfavorevoli di disbiosi, di infiammazione intestinale e di compromissione della barriera andavano tutti nello stesso senso). Al momento in cui il paziente presentava un problema (ad esempio uno scompenso della malattia del fegato o una perdita di risposta all’immunoterapia e la doveva interrompere), abbiamo notato che i parametri sfavorevoli di disbiosi e infiammazione prendevano tutti il sopravvento”.
Ma è dunque ipotizzabile ‘pre-condizionarè un microbiota che si presenta in assetto sfavorevole, prima della somministrazione dell’immunoterapia per migliorare la risposta a questa?
“Per altre forme di tumore – spiega Ponziani – questo è stato già tentato su modelli animali, somministrando ad esempio dei Bifidobatteri; e questo sembra favorire la risposta alla terapia. In Fondazione Policlinico Gemelli stiamo già lavorando alla modulazione del microbiota, nei pazienti che hanno eventi avversi da immunoterapia (enteriti, diarrea). Visto che l’epatocarcinoma è un tumore che insorge sulla cirrosi, che è il modello della disbiosi, molto probabilmente in futuro progetteremo studi che avranno come target la modulazione del microbiota e della barriera intestinale con l’obiettivo di migliorare la risposta all’immunoterapia”.
Il microbiota è un importante priming per il sistema immunitario; modularlo e potenziarlo in maniera vantaggiosa per l’uomo potrebbe offrire vantaggi anche nella risposta contro il tumore nei pazienti trattati con immunoterapia. E nel frattempo suggeriamo a questi pazienti di condurre uno stile di vita sano e di essere molto prudenti con le terapie antibiotiche, perchè un loro uso non strettamente necessario potrebbe essere nocivo in caso di trattamento con immunoterapici”.
“I risultati di questo studio – commenta il professor Antonio Gasbarrini, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Medicina Interna all’Università Cattolica – suggeriscono che il microbiota intestinale rappresenta uno strumento promettente per personalizzare la terapia nel paziente affetto da epatocarcinoma. Saranno naturalmente necessari ulteriori studi per definire con precisione e validare l’efficacia di questo intervento”.
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