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Salute

Covid, 28.900 nuovi casi e 129 decessi nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Secondo il bollettino del ministero della Salute, i nuovi positivi sono 28.900 (rispetto ai 48.886 di ieri). I tamponi processati sono 204.877 che portano il tasso di positività al 14%. Oggi si registrano 129 decessi (ieri erano 86). I guariti sono 25.834 mentre per gli attualmente positivi si registra un incremento di 3.735 unità per un totale di 1.003.239.
Per quanto riguarda i ricoveri nei reparti ordinari, sono 8.468 i degenti mentre in terapia intensiva i pazienti sono 518 con 32 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 994.253 persone. Il Lazio è la prima regione per numero di contagi (3.739), seguita da Puglia (3.346) e Campania (2.806). La regione Abruzzo comunica che dal totale dei positivi sono stati eliminati 10 casi: 9 in quanto duplicati e 1 in quanto paziente non COVID-19. La regione Campania comunica che 4 dei decessi registrati oggi risalgono ad un periodo compreso tra il 19/02 e l’11/03 2022. La regione Emilia Romagna comunica che dal totale dei positivi sono stati eliminati 4 casi, positivi a test antigenico ma non confermati da test molecolare.
(ITALPRESS).

Covid, 53.825 nuovi casi e 133 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 53.825 i nuovi casi di Coronavirus in Italia (l’11 marzo 53.127) a fronte di 417.777 tamponi effettuati su un totale di 192.230.588 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità. Nelle ultime 24 ore sono stati 133 i decessi (l’11 marzo 156), che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 156.782. Con quelli di oggi diventano 13.323.128 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 985.622 (+9.143), 976.875 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 8.234 di cui 513 in Terapia intensiva. I dimessi/guariti sono 12.180.724 con un incremento di 45.393 unità nelle ultime 24 ore.
La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è il Lazio (6268), poi la Lombardia (5501), la Sicilia (5335), la Campania (5189) e il Veneto (4584).
(ITALPRESS).

Covid, Salmassi: “Più contagi per effetto delle minori restrizioni”

ROMA (ITALPRESS) – “Il 13 febbraio i nuovi positivi erano solo 22 mila circa e anche la nostra associazione Aie aveva ritenuto plausibile un’evoluzione di rapido declino dell’incidenza con una riduzione del 30% di nuovi casi ogni settimana. Invece nei giorni successivi si è avuto un incremento e l’8 marzo siamo arrivati a quota 60 mila». E’ l’analisi al Corriere della Sera di
Stefania Salmaso, Associazione italiana di epidemiologia.
“Accelerazione imprevista? Purtroppo è così. Ora l’incidenza è di 500 casi settimanali su 100 mila abitanti, potremmo raggiungere i 600 già dal 14 marzo. L’aumento è presente in tutte le Regioni, in alcune è particolarmente significativo. Oggi in Italia ci sono almeno 970 mila persone cui è stata accertata l’infezione e sono contagiose. L’allentamento di molte misure restrittive e dei comportamenti individuali certamente ha avuto un ruolo determinante nell’inversione di tendenza. Bambini e ragazzi, specie tra 6 e 10 anni, sono stati particolarmente colpiti nella prima metà di febbraio, poi il numero è rapidamente sceso. Tra gli adulti invece il declino è stato meno rapido».
«Il Covid resterà a lungo con noi e non è scontato che sarà stagionale. Ricordiamo che in Sud Africa la variante Omicron è emersa in estate. Abbiamo però sempre più strumenti per curare la malattia e ormai gran parte della popolazione, grazie soprattutto ai vaccini, ha sviluppato almeno una parziale immunità che ci farà uscire dalla fase pandemica» conclude.
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Covid, 53.127 nuovi casi e 156 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Lieve calo dei casi Covid in Italia nelle ultime 24 ore. I nuovi positivi – secondo quanto emerge dal bollettino del Ministero della Salute – sono 53.127 (-103) con 425.638 tamponi processati determinando un tasso di positività pari al 12,4%. I decessi sono 156 (+20). I guariti sono 48.481. Riprendono a salire gli attualmente positivi, con 5.324 unità in più attestandosi su un totale di 976.479. Calo dei ricoverati nei reparti ordinari; i pazienti ospitati sono 8.274 (-140), i degenti in terapia intensiva sono 527 (-18) con 35 nuovi ingressi. Le persone in isolamento domiciliare sono 967.479.
I guariti sono 48.481. Riprendono a salire gli attualmente positivi, con 5.324 unità in più attestandosi su un totale di 976.479. Calo dei ricoverati nei reparti ordinari; i pazienti ricoverati sono 8.274 (-140; i degenti in terapia intensiva sono 527 (-18) con 35 nuovi ingressi. Le persone in isolamento domiciliare sono 967.479.
(ITALPRESS).

Ucraina, Cittadini (Aiop) “Nostre strutture sostengono la Croce Rossa”

ROMA (ITALPRESS) – “Il conflitto Russo-Ucraino è una ferita al cuore dell’Europa e non può non farci sentire direttamente coinvolti, umanamente e civilmente. Per questo, abbiamo sentito il bisogno di farci parte attiva nel sostegno che il nostro Paese sta offrendo in questo drammatica situazione, garantendo il nostro pieno sostegno all’azione della CRI”. E’ quanto affermato da Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, che aggiunge: “Gli ospedali sono presidi di salute, sono un fronte d’aiuto irrinunciabile. Come Aiop, quindi, abbiamo rivolto un forte appello alle nostre strutture affinchè si mettano a disposizione, su tutto il territorio nazionale, per aiutare la popolazione ucraina in fuga dalla guerra”.
“Siamo pronti ad assicurare l’accoglienza, il soccorso e l’assistenza a chi sta scappando dalla guerra . Un sostegno concreto, il nostro che vuole e deve sostanziarsi nell’erogazione da parte delle singole strutture associate ad AIOP delle prestazioni sanitarie necessarie, come vaccini, tamponi, visite mediche, l’assistenza sanitaria, anche specialistica e complessa – continua Cittadini -. Un aiuto che abbiamo voluto, altresì, valorizzare come a AIOP Nazionale, con una prima donazione di 50.000 mila euro alla Croce Rossa Italiana”.
“Ho invitato, inoltre, i nostri Presidenti delle sedi Regionali e delle Province Autonome a prendere contatti con i rispettivi Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome – precisa Cittadini – per conoscere quali misure logistico-organizzative stanno approntando a favore delle popolazioni colpite dalla guerra e comprendere insieme quale possa essere il miglior supporto che le strutture associate, presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale, possono offrire, coinvolgendo in questo modo la nostra base associativa in un’azione di solidarietà sanitaria ed economica robusta e ben organizzata”.
Per la presidente di Aiop “occorre moltiplicare gli sforzi: dal punto di vista sanitario la situazione è gravissima ed è urgente adoperarsi per finanziare e sostenere con ogni mezzo le attività a supporto della popolazione civile colpita dal conflitto, per la gestione dei profughi presenti in Ucraina e per quelli che stanno cercando riparo nei Paesi vicini”.
“Quanto sta avvenendo – prosegue Cittadini – necessita un impegno importante del nostro Paese e del nostro Servizio Sanitario Nazionale, al quale, sia nel quotidiano che nei momenti più gravi, Aiop e le sue strutture associate non hanno mai fatto mancare il proprio contributo”.
Aiop, infine, ricorda le diverse iniziative di trasporto di farmaci e presidi medici che in queste ore, grazie al supporto finanziario e non solo delle proprie strutture, stanno avendo luogo, soprattutto nei territori di confine agli scenari di guerra.
“Nei momenti di crisi, l’Italia è sempre stata capace, storicamente, di dare il meglio di sè e di essere generosamente attiva, dimostrandosi un Paese coeso e solidale, soprattutto, nei confronti dei più deboli e disorientati.
Anche questo infausto appuntamento con la storia, come componente di diritto privato del SSN e, sono certa, anche come Paese, ci vedrà altrettanto coinvolti a sostegno della Pace”, conclude Cittadini.
(ITALPRESS).

Sanità, Fnopi “Gli infermieri le prime vittime delle aggressioni”

ROMA (ITALPRESS) – Gli infermieri sono i professionisti della Sanità in assoluto più colpiti dagli atti di violenza sugli operatori sanitari.
L’89% è stato vittima di violenza sul lavoro e nel 58% dei casi si è trattato di violenza fisica: hanno subito violenza in generale sul posto di lavoro circa 180mila infermieri e per oltre 100mila si è trattato di un’aggressione fisica.
La situazione poi si sta aggravando perchè accanto alle usuali violenze, durante la pandemia si sono create situazioni come quelle in cui non è stato possibile far avvicinare persone ai ricoverati che ha generato fortissime tensioni e numerose aggressioni e ci sono poi i no-vax che sono autori di continue aggressioni e minacce, anche di morte.
Di tutte le aggressioni al personale sanitario secondo l’INAIL, il 46% sono a infermieri e il 6% a medici (gli infermieri sono i primi professionisti a intercettare le persone che si rivolgono ai servizi, sia nel triage ospedaliero che a domicilio). Quindi le aggressioni a infermieri sarebbero circa 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali non sono neppure denunciate), 13-14 al giorno in media. Ma le mancate denunce e gli episodi non rilevati dimostrano che il numero è sicuramente sottostimato e in realtà le violenze (verbali e fisiche) sono almeno 10-15 volte più numerose.
Per questo, grazie al co-finanziamento della FNOPI, è stato realizzato da otto Università italiane lo studio nazionale multicentrico sugli episodi di violenza rivolti agli infermieri sul posto di lavoro (ViolenCE AgainSt nursEs In The workplace CEASE-IT).
Dalla ricerca – i cui dati complessivi saranno presentati all’Osservatorio contro la violenza sul personale sanitario – emerge che più della metà (il 54,3%) ha segnalato l’episodio, ma chi non l’ha fatto (l’altra metà dei professionisti coinvolti) si è comportato così perchè, nel 67% dei casi ha ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio, nel 20% convinto che tanto non avrebbe ricevuto nessuna risposta da parte della struttura in cui lavora, il 19% ritiene che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perchè si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire.
Le conseguenze in un’aggressione ci sono sempre: il 24.8% degli infermieri che ha segnalato di aver subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta un danno fisico o psicologico, e per il 96.3% il danno è a livello psicologico, compromettendo spesso anche la qualità dell’assistenza.
Il 10.8% dichiara poi che i danni fisici o psicologici hanno causato disabilità permanenti e modifiche delle responsabilità lavorative o inabilità al lavoro.
Ma la conseguenza professionale prevalente riguarda il “morale ridotto” (41%) e “stress, esaurimento emotivo, burnout” (33%).
“La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. E questo studio è il primo passo”.
Le cause del fenomeno sono multifattoriali e includono: personale ridotto (la carenza), elevato carico di lavoro, tipologia di pazienti. I principali fattori di rischio sono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza, che portano a danni fisici, ma anche disturbi psichici, negli operatori che subiscono violenza.
“Con lo studio – aggiunge Mangiacavalli – si descrivono le caratteristiche degli episodi di violenza vissuti dagli infermieri sul posto di lavoro negli ospedali italiani e sul territorio, per meglio identificare i fattori predittivi di violenza. Oggi purtroppo, nonostante le evidenze emerse durante la pandemia, si stanno affermando messaggi culturali che inducono la popolazione a coltivare una rabbia crescente verso gli operatori delle strutture. A questo concorrono le notizie spesso scandalistiche e molte volte false, sui servizi sanitari, che creano a priori un’aspettativa negativa nei confronti dei servizi, che a sua volta fomenta la frustrazione e la rabbia e mina il rapporto di fiducia tra cittadini e operatori”.
Contro la violenza, in particolare sulle donne che nella professione infermieristica sono quasi il 77% dei professionisti, FNOPI ha anche aderito alla campagna di sensibilizzazione e di promozione della salute #LOTTOcontrolaviolenza da poco avviata da Federsanità ANCI e Asl di Viterbo. “Un’iniziativa – chiosa Mangiacavalli – che dà il senso di un impegno che va oltre le semplici celebrazioni di facciata”.
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Aggressioni ai sanitari, Cimo-Fesmed “Serve un punto di ascolto anonimo”

ROMA (ITALPRESS) – Sono 2.500 i casi di violenza, aggressione o minaccia che si verificano ogni anno in sanità. Più di 12mila quelli accertati dall’Inail tra il 2016 ed il 2020. Questi, tuttavia, sono i numeri ufficiali, che non possono includere i tanti, troppi, eventi non denunciati. Medici, professionisti e operatori sanitari, infatti, ormai ritengono le aggressioni verbali e le pressioni psicologiche parte del proprio lavoro; spesso hanno paura di ritorsioni da parte degli aggressori o preferiscono non puntare i riflettori sulle cause delle violenze quando sono legate a tempi e liste di attesa, che potrebbero “imbarazzare” le direzioni generali. Molti, allora, scelgono il silenzio, lavorando nella paura, che inevitabilmente influenza in senso negativo anche la relazione con i pazienti. E’ dunque impossibile quantificare le aggressioni in sanità, che vanno ben al di là dei Pronto soccorso distrutti o delle violenze fisiche che finiscono sui giornali. Un fenomeno tanto grave da spingere il Parlamento ad istituire la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, che da quest’anno ricorre ogni 12 marzo.
«Per poter intervenire efficacemente, il fenomeno deve emergere con chiarezza – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, sindacato dei medici ospedalieri -. Proporremo dunque all’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute, di cui fanno parte anche i rappresentanti dei sindacati che compongono la Federazione CIMO-FESMED, di istituire un punto di ascolto in cui denunciare le aggressioni anche in forma anonima. Riteniamo inoltre necessario che le aziende organizzino corsi di formazione obbligatori per tutti i dipendenti su eventi sentinella, prevenzione e gestione di episodi di conflitto. Infine, oltre a stipulare protocolli operativi con le forze di polizia, sarebbe opportuno installare nelle aree più a rischio, come i Pronto soccorso, dei sistemi di videosorveglianza con adeguati strumenti che garantiscano la privacy. Sono solo alcune proposte, ma dobbiamo a tutti i costi trovare il modo per proteggere i colleghi».
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Al Gemelli in sala operatoria il robot Hugo

ROMA (ITALPRESS) – Per la prima volta in Europa, presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS a Roma, è stato effettuato un intervento di chirurgia ginecologica con Hugo, il nuovo sistema di chirurgica robot-assistita (RAS) messo a punto da Medtronic, azienda leader di HealthCare Technology. A effettuare questo primo intervento di istero-annessiectomia (asportazione di utero e ovaie) su una donna di 62 anni è stato il professor Giovanni Scambia, Direttore del Dipartimento Universitario Scienze della Vita e di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica e Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
‘Quello effettuato oggi presso la Fondazione Policlinico Gemelli – spiega il professor Scambia – è il primo intervento di chirurgia ginecologica realizzato in Europa con il nuovo sistema di chirurgia robot-assistita Hugo, una nuova piattaforma robotica che, oltre a essere frutto di tecnologie avanzate e innovative, ha costi molto competitivi rispetto alla robotica precedente. E questo potrebbe finalmente sdoganare e far decollare questa branca della chirurgia, nata vent’anni fa e ancora utilizzata in appena il 3% di tutti gli interventi chirurgici effettuati ogni anno nel mondo. Avere a disposizione questa nuova strumentazione rende il Policlinico Gemelli ancora più all’avanguardia a livello internazionale. Abbiamo in programma di utilizzare il nuovo sistema di chirurgia robot-assistita Hugo, non solo per patologie ginecologiche benigne di crescente complessità, ma anche per la patologia oncologica, arrivando pian piano ad effettuare interventi sempre più complessi e mininvasivì.
Durato appena un’ora, il primo intervento di chirurgia ginecologica effettuato in Europa con il sistema di chirurgia robot-assistita Hugo è una istero-anniessectomia profilattica su una paziente di 62 anni con mutazione BRCA (il cosiddetto gene di Angelina Jolie), che espone ad un rischio aumentato di neoplasie ginecologiche. Le diverse fasi dell’intervento sono le stesse utilizzate anche nel caso di un intervento di questo tipo effettuato dall’èquipe del professor Scambia in laparotomia o in laparoscopia. Non è dunque la tecnica operatoria che si adatta al robot, ma viceversa. Il primo step (si inizia a sinistra) è la resezione del legamento rotondo dell’utero, che consente di accedere agli organi retroperitoneali, in particolare all’uretere, per metterlo in sicurezza. Si identifica quindi l’arteria uterina, che viene chiusa con una clip chirurgica all’origine; successivamente si individua il legamento influndibolo-pelvico (che contiene i vasi diretti all’ovaio) che viene isolato dall’uretere, quindi coaugulato e sezionato. L’operatore si sposta a lavorare nel compartimento anteriore, dove scolla il setto vescico-uterino, per far scivolare la vescica verso il basso, allontanandola dall’utero; quindi si coagulano e si sezionano vena e arteria uterina a livello del corpo dell’utero. Queste stesse operazioni vengono ripetute sul lato destro.
A questo punto, l’utero è isolato da tutti i suoi “agganci”. Si fa quindi un’incisione circolare della vagina con le forbici elettrificate, al di sotto del collo dell’utero; a questo punto si estraggono per via vaginale utero, ovaie e tube. Si completa l’intervento facendo una sutura a punti continui del moncone vaginale. (commento a cura del dottor Nicolò Bizzarri)
Una nuova era nella chirurgia robotica. Il sistema di chirurgia robot-assistita Hugo è stato realizzato per rendere disponibili i benefici della chirurgia robotica a più pazienti in tutto il mondo, sia in ambito ginecologico che in ambito urologico, che rappresentano oggi circa la metà degli interventi con tecnologia robotica eseguiti oggi. Questo grazie al fatto di avere dei costi più sostenibili e una maggior flessibilità (è un sistema a ‘modulì che ben si adatta a tutte le tipologie di intervento e di sala operatoria). Insomma: è un sistema di chirurgia robotica “democratico”.
“L’indissolubile legame fra evoluzione tecnologica ed eccellenza clinica – commenta l’Ingegner Giovanni Arcuri, Direzione Tecnica e Innovazione Tecnologie Sanitarie, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – rappresenta l’unica strada possibile per garantire ai pazienti cure allo stato dell’arte. Per questo il Policlinico Gemelli continua ad investire in soluzioni tecnologiche, con le quali i nostri specialisti possono far evolvere i processi di cura, offrendo interventi chirurgici sempre più mini-invasivi ed efficaci. Il sistema di chirurgia robot-assistita Hugo è una piattaforma innovativa e tecnologicamente molto avanzata che si candida a divenire un riferimento per la chirurgia del futuro, anche grazie a costi di esercizio che ne rendono sostenibile l’adozione. Il nostro obiettivo come Policlinico è coniugare l’eccellenza clinica e tecnologica con la sostenibilità economica, nella consapevolezza che l’innovazione rappresenta un valore aggiunto, solo quando rende i benefici accessibili a tutti i pazienti”.
(ITALPRESS).